Posts written by atbmatus

  1. .
    CITAZIONE (Cerejia @ 11/1/2014, 17:12) 
    Molto carina! Grazie

    Grazie a te! :)
  2. .
    Daniela la parrucchiera

    Daniela era una donna bassetta coi capelli neri,corti e riccioli;
    occhi castani, qualche lentiggine sul viso, un bel naso e una
    bella bocca.
    Di mestiere faceva la parrucchiera sia in negozio che a domicilio,
    almeno per noi dato che era una conoscente di famiglia.
    Io, a cui per un lungo periodo era sempre stata sulle palle perchè
    cicaleggiava un po' troppo, l'avevo sempre sfottuta alle spalle
    dicendo che era solo una milf arrapata in cerca di uccelli.
    A quel tempo non avevo la minima idea di quanto mi fossi avvicinato
    alla verità.
    Ma sto correndo troppo, facciamo un passo indietro.

    La prima volta che cominciai ad avere sospetti sulla sua indole, se
    così vogliamo definirla, fu quando avevo 16 anni.
    Un giorno mia madre le aveva chiesto di venire e ella non si era
    fatta attendere, desiderosa di stressarci come sempre con le sue
    chiacchiere.
    Come solito si sistemò in salotto e servì uno alla volta i membri
    della mia famiglia; al mio turno entrai nella stanza e mi sedetti,
    poi ella mi avvolse con un telo legandomelo al collo e, dopo la mia
    conferma, iniziò a sferruzzare sulla mia testa.
    Dopo un po' squillò il suo cellulare e lei si fermò per rispondere.
    Terminata la chiamata, prima di riprendere mi disse: -Hai visto
    quanto è cresciuta la mia bambina?- ; senza aspettare risposta mi
    venne di fianco e mi mostrò il telefono, che però era in una
    posizione scomoda e non vedevo bene; allora lei mi circondò la
    testa con il braccio dal mio lato e con la mano mi avvicinò la
    il volto verso di lei; mi ritrovai la parte sinistra della faccia
    spiacciccata contro la 3° del suo morbido davanzale, e il cazzo
    rizzato come un palo.
    Mi tenne così per chissà quanto con la scusa di farmi vedere altre
    foto della figlia quindicenne, la quale era propio un bella
    vacchetta.
    Per fortuna non c'erano i miei famigliari nei paraggi.

    Un altro giorno durante l'anno dei miei 16 anni, Daniela venne a
    casa sempre per i capelli.
    E, dato che era diventato ormai un rito almeno quando eravamo soli,
    ella mi volle mostrare ancora le foto della figlia, questa volta
    sulla vacanza che avevano fatto in estate.
    E questa volta, sempre da un mio lato, si appoggiò con una mano
    sulla mia coscia, con le dita ad un palmo dai miei gioielli.
    Tentai di pensare ad altro ma non resistetti nemmeno un minuto,
    grazie anche alle foto di lei e sua figlia in costume da bagno;
    di sicuro doveva aver sentito il rigonfiamento nei miei pantaloni
    ma non lo diede a vedere e rimase in quella posizione.

    Arrivato a 17 anni entrai in una fase in cui portai i capelli lungi
    e quindi per un po' non la vidi più, perchè ero molto spesso fuori
    casa.
    Ma arrivata l'estate crepavo letteralmente dal caldo torrido che
    c'era, così decisi di farmeli rasare ancora.
    Anche in quell'occasione, mi volle fare vedere le foto della figlia
    con la scusa che era parecchio cresciuta ancora, infatti si era fatta
    ancora più gnocca ma pareva anche più porca.
    Questa volta temetti veramente di combinare un disastro nelle
    mutande: Innanzitutto lei era vestita leggera, non propiamente
    provocante ma comunque leggera; portava una vestito estivo lungo fino
    a meta coscia, di un tessuto fine che lasciava poca immaginazione
    a cosa c'era sotto.
    Poi si era messa una profumo esotico che inebriava la stanza che,
    unito al caldo, mi fece subito eccitare.
    Ancora prima di iniziare con il taglio, mi si avvicinò con il
    cellulare e questa volta mi si posizionò davandi, chinandosi verso di
    me e mostrandomi le foto con l'apparecchio rivolto verso di me.
    La prima cosa che noti fu la parte superiore del suo vestito, cadente
    verso il basso, che mi mostrava le sue tettone coperte dal reggiseno;
    accorgendomi poi che stavo fissando quel bendidio alzai in fretta lo
    sguardo accorgendomi che Daniela aveva le guance arrossate e iniziava
    a sudare; pareva propio arrapata e vogliosa.
    Comunque finite le foto non accadde nient'altro di particolare, se
    non forse per il fatto che ancora un attimo e sarei venuto nelle
    mutande.

    Accaddero altri episodi di quel gener successivamente ma niente che
    non potesse passare come noncuranza da parte della donna.
    Invece nell'estate dell'anno dei miei 18 anni, arrivò il giorno del
    giudizio; persi la mia "verginità", se così si può dire.
    Ma procediamo con calma.
    Quell'estate il clima era veramente torrido ed io passavo la
    maggior parte in casa tra ghiaccioli, doccie e seghe.
    Avevo bisogno di un bel taglio corto perchè i capellacci che portavo
    non miglioravano di certo la situazione, così Daniela venne convocata
    nuovamente.
    Fino a qui si trattava del solito ma quella volta, i miei genitori
    ebbero un improvviso ritardo a causa di un'improvvisa grandinata
    estiva.
    Quindi quando la pettinatrice arrivò, prima dello scoppio della
    tempesta, ero solo a casa.
    Come solito mi ritrovai sulla sedia, questa volta molto sudato poichè
    l'afa pareva aumentata.
    Daniela quel giorno indossava un altro abito leggero, questa volta
    un po' più corto, e notai con stupore nascosto che pareva propio non
    portare il reggiseno e, speranza mia, anche le mutandine; quello e il
    fatto che fosse sudata anche lei mi fece l'effetto dell'alzabandiera
    istantaneo.
    Comunque la donna pareva un tantino strana poiché disse più volte che
    faceva un gran caldo, aveva le guance rosse e ogni tanto si lasciava
    sfuggire uno strano sospiro.
    In quel momento la mia eccitazione si mitigò un poco perchè temevo
    che potesse svenire.
    La donna si mise subito all'opera, ma ad un certo punto si staccò da
    me come per prendere uno strumento; ci impiegò un po' più del dovuto
    se era per quello ma avevo dei dubbi perchè sentii l'aria prodotta
    dai suoi movimenti e mi pareva che eseguisse un movimento ripetitivo;
    e poi il rumore che sentivo era strano, era come se qualcosa
    strusciasse si qualche cosa d'altro.
    Dopo qualche istante torno da me e per spostarmi la testa nella
    posizione più adatta, mi toccò con una sua mano che era parecchio
    calda e per qualche motivo bagnata di una sostanza viscosa; non
    feci domande ma la mia fantasia galoppava.
    Per distrarmi feci una battuta sul tempo atmosferico e poi tra una
    domanda e l'altra iniziammo a conversare.
    In un attimo di silenzio mi venne in mente una questione mi
    incuriosiva, avendone letto al riguardo, ma che mi imbarazzava
    parecchio.
    Quando la parrucchiera era arrivata praticamente a compimento del suo
    lavoro, in un barlume di coraggio, sollevai la questione: -C'è una
    cosa che mi incuriosisce ma è un po' imbarazzante- e ella rispose
    divertita: -Sii uomo e sputa il rospo.- ; allora io titubante
    ripresi: -Vedi, ho letto in giro che alcune persone si radono...
    diciamo nei bassifondi...e mi chiedevo se se lo fanno fare da
    qualcuno...non so...tipo da voi parrucchiere...- ; la donna sempre
    con quel tono divertito rispose: -Bé non è una cosa che mi hanno mai
    chiesto ma c'è sempre una prima volta no? Perchè? Tu sei interessato?- ;
    Io riuscii solo a dire: -No be io...- che ella mi venne davanti e
    prendemomi per un braccio mi fece alzare in piedi; lo sguardo mi sfuggi
    sulle sue gambe e notai che alcune goccie le colavano sulla gambe
    dall'interno coscia, certo poteva essere sudore ma ricordandomi della
    stana pausa di prima e di quello che mi era parso di sentire, avevo
    qualche dubbio; comunque immaginando cosa poteva effettivamente essere
    tale liquido bastò ad eccitarmi ancora di più.
    Daniela disse:- Sarei capace benissimo di farlo, dai ti do una
    dimostrazione, non fare il timido.- e senza tante cerimonie mi afferrò
    pantaloncini e mutande insieme e me le tirò giù, liberandomi il cazzo
    che rimase duro ed eretto all'aria calda del salotto; la donna me
    l'osservò qualche istante senza fare commenti ma nei suoi occhi potevo
    leggere quanto era vogliosa, anche se forse era solo la mia
    immaginazione, forse era in calora la cagna.
    Ella prese le fobici e disse: -Hai un bel cespuglio qua sotto, ti darò
    una bella spuntatina.- poi, mentre con una mano mi afferrò e sorresse
    il cazzo, iniziò a tagliarmi un po' di peli pubici; io non volevo essere
    rasato li sotto ma ero troppo ansioso di scoprire cosa poteva accadere
    dopo per ribattere, poi la sua mano attorno al mio coso mi eccitava
    talmente da non ragionare più lucidamente.
    Quando l'opera sembrò soddisfarla si allontanò da me e disse: -Sai, con
    questo caldo potresti avere delle irritazioni li sotto, ma io ho giusto
    giusto un gel naturale che ti può aiutare- e si avvicinò alla sua borsa.
    La vidi estrarre un tubetto, che a me ricordò vagamente una sostanza
    lubrificante e commestibile che avevo visto su un sito di articolì
    osè, poi si spalmò una cospiqua dose su una mano, richiuse il tubetto e
    tornò da me; mi mise la sostanza sull'inguine poi iniziò a spalmarmela
    attorno al cazzo, poi sui testicoli facendomi quasi impazzire dall'
    eccitazione e poi prese l'eccesso e me lo mise sulla cappella.
    Rimasi paralizzato quando me la ricoprì e quando mi afferrò l'uccello
    con una mano per poi iniziare a segarmi per spalmarmelo su tutto esso.
    Dopo un po' di segate Daniela disse: -Ecco fatto! Se vuoi, io conosco
    anche un metodo per combattere il caldo...dai ora te lo mostro- ; con
    una mano mi afferrò la base del cazzo saldamente ma non così tanto
    da farmi male, poi avvicinò il viso e, un secondo dopo che capissi
    cosa stava per succedere, me lo prese in bocca ed iniziò a leccarmi la
    cappella velocemente; era propio come mi ero immaginato, era una cagna
    arrapata e vogliosa!
    Ciò evidentemente non le bastava perchè si spostò per tutto il cazzo
    insalivandomelo slinguazzando, poi tornò su alla cappella e me la prese
    in bocca di nuovo, questa volta però si dedicò a farmi pompini veri e
    propi prima leggeri poi sempre più profondi.
    Io ero immobile a occhi semi chiusi, godendo come un porco, quando ad
    un certo punto lei si fermò e staccò la bocca da me per poi dire con
    tono sensuale solamente: -Vieni- .
    Io quasi stregato la seguii e lei mi portò davanti al divano dove mi
    fece sedere con una spintarella, poi si afferrò i lembi inferiori del
    suo vestitino e se lo sollevò fino alla cintura che le cingeva la
    pancia, dove se lo fissò arrotolandolo.
    Liberatasi anche dei sandali che indossava, le sue gambe ora erano nude
    fino alla loro congiunzione dove delle mutandine di pizzo le coprivano
    la sua vagina.
    Lei mi posò una mano sotto il mento e mi sollevò la testa, come per
    fissarla in alto, poi si chinò evidentemente per togliersele.
    Dopo ciò si rialzò e con fare sensuale mi venne in braccio, le gambe
    aperte attorno alle mie, ed io sentii chiaramente le mutandine
    arrotolate attorno ad una sua gamba; poi quando si schiacciò contro di
    me, sentii la sua figa bagnata contro il mio cazzo, schiacciato a sua
    volta contro il mio inguine; provavo una tale eccitazione che poco
    più mi avrebbe fatto svenire.
    Daniela per prima cosa mi baciò ed io ricambiai, finendo ad usare
    anche la lingua, poi si staccò con uno scocchio dalla mia bocca e si
    alzò sulle gambe; le sue mani presero le mie e me le portò alle
    spalline del suo vestito ed io presi l'iniziativa e gliele abbassai,
    facendole scendere la parte superiore fino alla cintura; così pareva
    che ella avesse un salvagente attorno alla vita.
    Avevo indovinato, non portava il reggiseno, e le sue tette ora erano
    libere con i capezzoli duri che mi attraevano fortemente; con una
    mano tremante le circondai una tetta ed iniziai a palpargliela poi
    feci lo stesso con l'altra mano e l'atro seno.
    Daniela piego la testa all'indietro evidentemente godendo ed io
    avvicinai la bocca ad un capezzolo ed presi a succhiarglielo facendola
    gemere, fino a quando non le uscì del liquido da esso e lei si lasciò
    sfuggire un gridolino.
    Allora mi staccai e lei tornata alla posizione iniziale, mi prese con
    una mano il cazzo e senza preamboli se lo infilò nella sua figa
    bollente; era la prima volta per me e la trovai una sensazione
    paradisiaca sentendo il mio uccello a contatto con il suo interno; la
    donna non indugiò ancora, vogliosa com'era, ed portando lei il giocò
    iniziò a farsi scopare sempre più velocemente, come se volesse la
    forza bruta, mentre le sue tette accompagnavano il movimento
    ballonzolando su e giù, alcune volte strusciando contro la mia faccia.
    Mentre la trombavo ormai duramente, Daniela mugugnò con la voce
    ansante: -Dimmi quando stai per venire!- poi sentii del liquido caldo
    schizzarle fuori dalla vagina mentre lei urlava di goduria, ma non ci
    fermammo.
    Dopo chissà quanto tempo iniziai a sentire lo sperma risalire, quindi
    seppure controvoglia dissi boccheggiando: -Sto per venire-.
    Per poco, quando lei si tolse dal mio cazzo ormai fradicio dei suoi
    liquidi, non venni riuscendo a trattenere lo spasmo; la donna scese
    dal divano e si inginocchiò tra le mie gambe, poi si chinò verso di me,
    prese il mio cazzo tra le sue tette e iniziò a segarmelo; non ci volle
    molto, ero troppo vicino alla fine, ed infatti non ce la feci più e
    ansimando, dalla mia cappella partì un primo schizzo di sperma che la
    colpì in faccia, seguito da altri sempre più deboli coi quali le
    imbrattai gran parte del collo e sopra le sue tette.
    Lei non mi lasciò andare, prima si leccò attorno alla bocca, poi mi
    succhiò tutto il cazzo ingoiando lo sperma.

    Questa è stata la storia di Daniela la parrucchiera, milf in calore;
    dopo quella volta non capitò mai più niente per vari motivi ma lei
    fu la mia musa quando mi segai per parecchi anni.

    Edited by atbmatus - 13/1/2014, 14:01
  3. .
    L'apprendista fortunato

    Salve a tutti, sono Marco un ragazzo ventenne, capelli castani corti, occhi marroni, un fisico normale.
    Perchè vi dico questo? Il motivo è che voglio farvi capire che non sono niente di speciale.
    Sono un tipo nella media, anzi un po' più sfigato dato che sono vergine e disoccupato. Questa è
    sicuramente una brutta cosa però quest'ultimo fatto mi ha permesso di avere una bella esperienza,
    anzi una super esperienza, di sicuro non comune ai molti; qualcosa di positivo che mi ha risollevato
    di molto il morale. Ma lasciate che vi racconti.

    Era un giorno di fine primavera quando fui contattato da un'azienda a cui avevo spedito il curriculum
    in precedenza.
    Il giorno seguente ebbi il colloquio nel quale però non mi diedero molte informazioni; conluso, la cosa
    chiara era che avrei dovuto presentarmi il lunedì seguente per una giornata di prova.
    Non ero molto convinto di quella faccenda, non mi avevano dato una buona impressione, ma avevo
    bisogno di trovare lavoro quindi accettai.
    Nel giorno concordato mi presentai all'appuntamento e dopo un altro breve colloquio fui assegnato
    ad una presentatrice che mi avrebbe dovuto seguire e mostrare il lavoro.
    La mattina non era partita per il verso giusto ma quando vidi la mia accompagniatrice mi rallegrai un
    poco: si chiamava Concetta ed era una ragazza siciliana davvero molto bella, capelli lunghi castani,
    occhi mediterranei marroni con un bel corpo snello e più bassa di me di un po' di centimentri.
    Era davvero molto attraente grazie anche a com'era vestita: indossava una camicetta quasi attillata
    che mostrava le forme dei suoi seni, sopra una giacca elegante, sotto portava una gonna stretta
    dalla quale spuntavano due belle gambe coperte da collant che terminavano in due scarpe coi tacchi.
    Il luogo di lavoro era in una provincia della mia città e quindi salimmo sulla macchina aziendale e
    partimmo.
    Raggiungemmo la meta per le 9.00 e nel frattempo ero venuto a conoscenza del tipo di lavoro che
    avremmo dovuto eseguire. In pratica era uno di quegli odiosissimi impieghi porta a porta per
    presentare delle offerte, sicuramente imbrogli riguardanti una compagnia telefonica, alle case
    residenziali della zona.
    Iniziammo subito ma la faccenda non mi pesava in quanto avevo continuamente davanti a me
    quel suo bel culetto che ondeggiava ad ogni passo e me lo faceva venire duro.
    Dopo alcuni isolati si erano già fatte le 12.00 e quindi ci fermammo a mangiare.
    Tra una chiacchera e l'altra conobbi un po' meglio la ragazza e mi lasciò sconcertato scoprire che
    aveva 29 anni pur dimostrandone 20; riuscii a scoprire anche che era single.
    Dopo la pausa ricominciammo e intanto le temperature si erano alzate e faceva molto caldo.
    Arrivati alle 15.00 eravamo entrambi accaldati ma era lei a soffrire di più in quanto le scarpe le
    facevano dolere i piedi.
    Le proposi quindi di fermari, sperando di poter parlare di più con lei, ma lei disse che non potevamo
    interrompere il lavoro; allora lo offri di portarla a spalle, lei rifiutò per un po' ma io insistetti e alla
    fine la convinsi, grazie anche al fatto che giravamo in strade campane non tanto frequentate.
    Appena mi si appoggiò sulla schiena sentii i suoi seni contro di me e subito il mio membro si rizzò
    nuovamente.
    Procedemmo per un po' così poi, per il troppo caldo, mi chiese di farla scendere e si tolse la giacchetta.
    Io, anche per la calura, ero molto arrapato e non troppo lucido; continuavo a pensare di flertare con
    lei quasi ossessivamente e alla fine la ragione cedette.
    Iniziai a chiedere qualche informazione su di lei poi presi a farle dei complimenti ed infine la fermai.
    Le dissi che non ce la facevo più e che mi faceva male la testa per il caldo, e che avevo bisogno
    di riposare.
    Lei sembrava contrariata, evidentemente per il lavoro, ma mi assecondo.

    Lasciammo la strada su cui eravamo ed entrammo nei campi vicini in cerca di un albero sotto cui
    fermarci.
    Trovato uno molto prominente ci sedemmo alla sua base. Iniziai a lanciarle delle occhiate di tanto
    in tanto e alla fine lei se ne accorse e mi chiese cosa avevo.
    Io in preda all'eccitazione mi girai verso di lei e dissi una cosa che molto probabilmente mi avrebbe
    garantito il ritorno a piedi fino a casa, per chilomentri e chilomentri, ma ormai non ragionavo quasi
    più; le confessai che mi attraeva molto e che mi sarebbe piaciuto baciarla, poi mi ci avvicinai e
    presi un suo labbro tra le mie.
    Lei tentò debolmente di allontanarmi ma si abbandonò quando iniziai a baciarle il collo; portai poi
    le mani sulle sue spalle e dopo sui bottoni della camicetta, iniziando a sbottonargliela.
    arrivando con la bocca sulle sue scapole le slacciai il reggiseno e poi la liberai dagli scomodi
    indumenti, scoprendo i suoi bei seni all'aria primaverile.
    Presi poi a baciarle il seno e a succhiarle i capezzoli, facendola sospirare di piacere, mentre
    passavo con le mani alla gonna che a scattoni le tirai su, arrotolandogliela alla vita; dopo
    mentre le solleticavo con la lingua la pancia snella, le strappai i collant a livello delle mutandine
    nelle quali poi le misi una mane, e le infilai due dita in una vera vagina per la prima volta, la
    quale era depilata e matura.
    A quel punto non resistetti più, mentre la baciavo tra le coscie, mi sfilai pantaloni e mutande
    liberando il mio cazzo caldo e grosso.
    Le afferrai le gambe per i polpacci e gliele allargai fino a che non sembrarono due ali aperte, poi
    finalmente mi inserii dentro di lei, penetrando di colpo il suo frutto proibito e facendola gridare.
    Era una sensazione incredibile e fu più intensa quando inizia a scoparla ritmicamente; su e giù,
    fuori e dentro, propio come in quei video porno con cui mi ammazzavo a casa.
    Il mio cazzo sembrava esultare e io ero eccitato al massimo anche grazie ai suoi seni dondolanti.
    Dopo un po' di colpi cambiammo posizione, lei si mise girò e si mise con il sedere in aria, allora
    le varcai di nuovo la vagina e iniziai a montarla sempre più violentemente.
    Ad un certo punto lei pregò ansante di non venirle dentro ma non ragionavò più ed arrivai a
    penetrarla con velocità degna di un pornostar, afferrandogli i seni con le mani.
    Arrivai al culmine dopo circa 20 minuti di scopata e non riscuii a fermarmi, le venni abbondantemente
    dentro mentre ululavo di piacere; negli ultimi spasmi del mio membro glielo tirai fuori e le sborrai un
    anche sul culo, poi ansante mi lasciai andare sull'erba. Concetta allargo le gambe e spinse facendo
    colare lo sperma dalla sua vagina, come una piccola cascatella che preso si estinse; poi, come
    tornando alla realtà, recuperò dalla sua borsetta dei fazzoletti e si ripulì.
    Così feci anche io poi ci rivestimmo.
    Tornando al lavoro lei mi disse soltanto che non avrei dovuto dirlo a nessuno poi finimmo e tornammo
    indietro.
  4. .
    Storia di un pene: le origini di Azzo.

    Azzo era un pene, sì propio un pene in carne e muscolo.
    Per un tragico incidente era stato rimosso dal suo propietario, con i testicoli inclusi, e
    abbandonato in un laboratorio.
    Poi, non si sa come, Azzo ottenne una vita propia.
    La fuga dal luogo in cui si trovava non fu affatto facile; esso non aveva gambe e quindi
    dovette saltellare nascondendosi alla vista delle persone, tra corridoi e corridoi.
    Intanto dentro di lui cresceva un bisogno, un impulso come lo è la sete per gli esseri umani.
    L'occasione per soddisfare tale necessità si presentò già durante la fuga, precisamente in una
    stanza adibita al ricovero, quando fu costretto a nascondersi.

    Azzo si ritrovò bloccato in essa in quanto, nel corridoio fuori dalla porta, si era radunata una
    folla di persone quasi sicuramente in visita ai pazienti.
    Comunque lui era allo scoperto e se qualcuno fosse entrato, sarebbe stato sicuramente notato.
    Allora, per quanto furtivo gli fosse possibile, si avvicinò ad uno dei letti ospedalieri, sul
    quale c'era una donna, abbastanza giovane e con una gamba ingessata, che evidentemente
    stava dormendo.
    Tutti i letti erano occupati quindi uno valeva l'altro perciò, grazie ad una sedia lì vicino, Azzo
    riuscì a raggiungere la sua meta, quindi pian piano si intrufolò sotto le coperte.
    Lì sotto faceva parecchio caldo e questo, insieme alle cosce nude della donna, fece uno strano
    effetto su di lui; all'improvviso iniziò a crescere, a indurirsi e ad allungarsi mentre i testicoli si
    ingrossarono; in più sentì la fessura sulla sua testa inumidirsi di una strana sostanza; si sentiva
    forte.
    Dovette procedere nella semi oscurità, chinato per non muovere le coperte sopra di lui, e girò
    intorno alla gamba di lei per poi trovarsi in mezzo alle due che erano semi allargate.
    Azzo procedette finche potè e sarebbe potuto rimanere nascosto lì se qualcosa non l'avesse
    attratto.
    Nella fioca luce che traspariva dalle coperte, esso potè scorgere una fessura, una stana linea
    dove le cosce della donna si univano.
    Essa lo attraeva, come una lampadina con le falene notturne, e perciò doveva scoprire cosa
    fosse; senza più ragionare, Azzo si insinuò tra le gambe spingendo con la sua testa.
    La donna, che per fortuna doveva essere sotto sedativo, non si svegliò ma allargò un po' le
    gambe rivelando a lui la sua vagina depilata, stranamente non portava le mutandine; le sue
    labbra erano invitanti come la porta del paradiso, come se chiedessero di essere aperte.
    Azzo titubante si avvicinò lentamente a quella visione meravigliosa e quando si appoggiò
    ad essa, il contatto lo fece fremere.
    Non poteva fermarsi, doveva entrare, quindi iniziò a spingere con la testa e la fessura si aprì
    man mano che procedeva fino a quando non vi entrò.
    Azzo si ritrovò in una specie di tunnel completamente buio e molto caldo; poteva solo basarsi
    sul tatto e sentiva intorno a lui delle pareti morbide, umide di una qualche sostanza che attutiva
    leggermente la sua "sete".
    Doveva assolutamente procedere e quindi si spinse con forza coi testicoli ed entrò per tre quarti
    della sua lunghezza.
    Però così non bastava e non riuscivà più a darsi una spinta, allora sgusciò a ritroso e riuscì alla
    luce, sentendosi tutto bagnato.
    Doveva provare di nuovo per raggiungere il fondo di quel tunnel, così si rituffò all'interno.
    Riprovò più volte e intanto dentro la fessura si era creata una sostanza più densa; era scivoloso
    lo dissetava maggiormente, e gli rendeva più facile l'accesso.
    Dopo un ennesimo tentativo Azzo provò qualcosa di nuovo, una sensazione che gli procurava un
    intenso piacere. Ricominciò quindi a penetrare quella porta celestiale con maggiore foga sentendosi
    più vicino alla fine del tunnel ad ogni tentativo.
    Quando pensò che fosse la volta buona, la sensazione era così intensa che gli offuscava qualsiasi
    tipo di pensiero e quando si dette la spintà e scivolò all'interno, sentì un qualcosa di indefinito
    salirgli dal profondo fino alla testa; Azzo pensò di esplodere e in un certo senso fu così dato che
    un liquido caldo e densissimo gli scizzò fuori innondando il tunnel e provocandogli un piacere infinito.
    Ci volle un minuto di spasmi e contrazioni perchè il tutto iniziasse ad attenuarsi, fino ad estinguersi.
    Il liquido che aveva espulso era così abbodante che lui stesso ne era stato sommerso.
    Azzo impiegò un po' di tempo per riprendersi e per riacquistare le forze per uscire dal tunnel;
    sfilando la testa potè osservare una lenta cascatella di liquido, che l'aveva seguito, colare giù dalla
    fessura, mentre lui tornava pian piano alla sua forma originale.

    Il pene tornò a ragionare e si ricordò della situazione di pericolo in cui era.
    Raggiunse un margine delle lenzuola spiò se c'erano pericoli; non sembrava esserci nessuno quindi
    uscì dal suo nascondiglio, si rotolò per pulirsi e poi raggiunse il pavimento.
    Dopo molte ore riuscì finalmente a raggiungere una via di fuga dall'ospedale, attraverso una finestra
    aperta al pian terreno.
    Ora Azzo era libero, libero in un mondo pieno di cancelli celesti e tunnel da esplorare.
  5. .
    Notte tra le stelle


    Tra colline e pianure verdeggianti, boschi rigogliosi e limpidi fiumi sorgeva pacifica la cittadina di Greenstone.
    I suoi abitanti erano persone semplici e abitavano, ad eccezione del sindaco e della sua famiglia, in graziose
    villette a schiera, ordinatamente disposte attorno al centro città.
    In una di queste vivevano una coppia e la loro unica figlia sedicenne di nome Jennifer.
    Quest'ultima era una bella ragazza sull'uno e sessanta con bel corpo curato, curve al punto giusto, capelli
    lunghi e biondi con due splendidi occhi azzurri.
    Ma la sua bellezza finiva li infatti in pochi avrebbero accettato di esserle amica perchè Jennifer era
    un'autentica snob.
    Nonostante non vivessero nel lusso, i suoi genitori si erano sempre comportati da borghesi e avevano dato il
    brutto esempio anche a lei; a scuola faceva parte di una cerchia ristretta di ragazzi con il suo carattere e non
    degnava di uno sguardo chi non riteneva meritevole della sua attenzione.
    Ma più di tutti erano gli appassionati di fantascienza e fantasy a non riuscire a sopportarla.
    Ogni volta che Jennifer incontrava nei corridoi uno "sfigatello", come li chiamavano lei e i suoi amici, la cui
    colpa era solo che gli piacevano ufo, o elfi, o mostri o cose così, si cimentava sempre ad umiliarli.
    Chiunque avrebbe pensato che il motivo fosse il semplice disprezzo, ma se si avesse potuto conoscerla a
    fondo si sarebbe scoperto che ella in verità era invidiosa perchè sotto sotto quelle avventure fantastiche
    l'attiravano.
    Ma aveva sotterrato quei sentimenti da tempo perchè di sicuro, se avesse avuto gli stessi hobby degli
    "sfigatelli", avrebbe perso la popolarità che possedeva e non sarebbe stata più venerata come una dea.

    Una sera, mentre una sua amica la stava accompagnando a casa in macchina, Jennifer ebbe un brutto
    litigio cone essa a causa dell'attenzione di un ragazzo che piaceva ad entrambe.
    La discussione degenerò fino al punto in cui la sua amica decise di abbandonarla per strada e andandose
    via la lasciò al buio, in una strada secondaria e isolata.
    Dopo qualche istante di panico, Jennifer tentò di chiamare i genitori per farsi venire a prendere, ma scoprì
    con dispiacere che stranamente non c'era campo.
    La ragazza cercò di calmarsi e acquisito un minimo di controllo decise di avviarsi a piedi per trovare un posto
    idoneo alla chiamata.
    Proseguiva da qualche minuto, guardando attentamente dove metteva i piedi al solo pallido chiarore lunare,
    quando una strana luce argentea illuminò dall'alto il terreno per poi sparire.
    Sorprese Jennifer si guardò in torno poi volse lo sguardo al cielo.
    La notte nera era punteggiata da un'infinità di stelle e dalla luna piena ma nient'altro era visibile in
    quell'insieme.
    Riprese il cammino e dopo qualche istante la luce tornò ma la ragazza era pronta e alzò subito la
    testa; prima che il bagliore scomparisse ancora riusci a vedere un qualcosa di indefinito che pareva di
    forma circolare.
    Tornata al buio rimase immobile cercando quella cosa misteriosa finchè non distinse un suo movimento,
    sembrava propio che si stesse avvicinando.
    Jennifer pensò subito ad un'elicottero anche se il silenzio era totale ma dovette ricredersi quando l'oggetto
    fu più vicino.
    Sbattè più volte le palpebre incredula perchè sopra di lei c'era un auntentico disco volante; dopo un attimo
    di esitazione, l'istinto ebbe il soppravvento e la ragazza si mise a correre spaventata.
    Non sapeva quanto aveva percorso ne se lo strano affare le fosse ancora alle calcagna, ma dovette fermarsi
    a riprendere fiato.
    Quando si riprese osservò attentamente il cielo cercando disperata il cellulare nella boretta; quando lo trovò
    sospirò vedendo la barra della linea completa.
    Fece per digitare il numero di casa quando nuovamente la luce argentea la circondò, molto più intensa.
    Non ebbe il tempo di fare qualsiasi cosà che si sentì sollevare da terra e poi perse conoscenza.

    Jennifer si svegliò in un curioso e piacevole tepore, tenne gli occhi chiusi convinta di essere nella sua stanza
    non ricordando momentaneamente cosa le era capitato.
    Fu solo quando cercò di muovere un braccio che si accorse che qualcosa non andava.
    Aprì gli occhi e rimase abbagliata; riacquistò piano piano la visibilità vedendo che si trovava in una stanza
    completamente bianca e molto illuminata nella quale non si vedevano neppure le pareti.
    Tentò di alzarsi ma notò con orrore che degli strani fasci di luce dorata le bloccavano gambe e braccia; era
    sdraiata su una tavola bianca e liscia che sembrava sospesa a mezzaria.
    Tremendamente spaventata si mise a urlare chiedendo aiuto e agitandosi disperatamente ma ogni tentavivo
    era vano.
    Trovandosi infine con la voce roca cercò di ragionare, di sicuro c'era una spiegazione logica.
    Raggiunse poi la conclusione più probabile, era un brutto scherzo organizzato da tutti quegli "sfigatelli" che la
    odiavano.
    Allora cominciò a minacciare delle conseguenze che ci sarebbero state sbeffeggiando i pochi cognomi di
    quest'ultimi che si ricordava ma si zittì quando in una delle invisibili pareti si aprì una strana apertura
    rettangolare, dietro la quale si intravedeva solo buio.
    Gli insulti che stava per esprimere gli morirono in gola quando vide chi entrò.
    Erano sicuramente alieni: alti, magrissimi, grigi, con due grossi occhi neri, tre dita per mano e per piede; erano
    nudi, se così si potevano definire, ma la loro pelle era tutta liscia e a quanto parevano non aveva un organo
    riproduttivo.
    Entrarono in tre esemplari muovendosi leggeri e la raggiunsero circondandola.
    Jennifer terrorizzata chiese balbettando che cosa volevano da lei e che cosa volevano fare ma non ottenne
    risposta, se non delle occhiate di curiosità.
    Senza lasciare attesa l'alieno davanti a lei bisbigliò qualcosa di incomprensibile e dall'indefinito soffitto emerse,
    come dall'acqua, una sorta di piccolo cannone; al muto ordine di uno dei suoi rapitori, sparò un raggio dorato
    sulla ragazza e i suoi vestiti si disintegrarono senza lasciare traccia.
    Jennifer in preda al panico totale urlò nuovamente e si dimenò ancora invano infastidento chiaramente
    le tre creature.
    Uno di loro sussurrò qualcosa e un quinto fascio dorato le bloccò la testa a la zittì, ora era completamente
    inerme.
    I tre alieni presero a girarle intorno studiandola, poi uno di essi diede un altro ordine e dal pavimento comparve
    un braccio meccanico sulla cui estremità era presente una specie di piccolo microfono bianco con strane luci
    azzurre ai lati.
    Senza indugi lo strumento si portò a livello del corpo della ragazza e si insinuò tra le sue gambe aperte, poi
    senza farsi attendere le penetrò dentro la sua vagina.
    Jennifer non poteva urlare e fu costretta a sentire quello strano microfono allungarsi dentro di lei provocandole
    dolore e piacere allo stesso tempo.
    Lo strumento le toccò un punto al suo interno che le provocò un intenso piacere e sentì la sua vagina bagnarsi;
    poi l'oggetto iniziò a muoversi avanti e indietro come se la stesse studiando in più punti e facendola godere
    maggiormente, nonostante il terrore che aveva.
    Terminato il suo compito il bracciò meccanico si ritirò e la ragazza schizzò un po' di liquido quando il microfono
    le uscì.
    Due degli alieni se ne andarono molto probabilmente per visionare gli studi fatti mentre quello rimasto
    fece emergere un secondo macchinario dal pavimento.
    Questa volta si trattava di due cavi bianchi con alle estremità delle specie di ventose giganti; l'alieno diede un altro
    ordine e i due strumenti si posizionarono sui bei seni della ragazza avvolgendoli.
    Inizialmente non accadde nulla poi altro dolore e piacere insieme la sovrastarono; era come se un ragazzo le
    stesse palpando concitatamente le mammelle.
    Qualcosa di indefinito le afferrò i capezzoli e iniziò a muoverli e a tirarli finchè Jennifer sentì chiaramente il latte
    uscirle da essi, facendola nuovamente godere.
    Dopo chissà quanto i due strumenti si separarono dai suoi seni, lasciandoglieli arrossati, e si ritirarono nuovamente
    nel pavimento.
    Poi a comando dell'alieno sbucò da chissà dove un altro cavo, questa volta poco più spesso e con all'estremita
    quello che sembrava un vibratore, il quale le si posizionò propio sopra alla sua testa, a misura della bocca.
    Il terrore fu troppo e la ragazza svenne.

    Jennifer si risvegliò ancora nella stanza bianca, o almeno una che era tale e quale, e scoprì di potersi muovere.
    Era ancora nuda ma non era più legata; si alzò ed iniziò a vagare rasente le indefinite pareti cercando
    qualsiasi cosa potesse farla uscire, ma infine non trovo niente e ci rinunciò.
    Dopo poco si aprì una fessura ed entrò uno degli alieni, chiudenosela alle spalle.
    L'essere le si avvicinò piano e lei indietreggiò coprendosi le nudità con le braccia ma infine raggiunse il capolinea.
    Esso la raggiunse, lei tentò allora di colpiro con pugni e calci ma quasi aspettandoselo, l'alieno alzò un braccio
    e Jennifer fu obbligata ad obbedire immobilizzandosi.
    Poi lui sempre senza proferire verso le ordinò di posare le mani alla parete e di divaricare le gambe e subito le
    fu chiara la sua intenzione, ma non poteva fare niente per ribellarsi.
    La ragazza osservò impotente l'alieno avvicinarsi ancora di più e, dall'intersezione delle sue gambe, spuntò
    quello che appariva come un lungo pene grigio e viscido che si muoveva come un serpente.
    Quest'ultimo si mosse autonomo, le strisciò prima sulle cosce poi salì più su ed infine la penetrò senza tanti
    complimenti lasciandole all'esterno una leggera bava viscida e colante.
    Il pene-serpente le sgusciò dentro finchè ne ebbe modo poi iniziò ad agitarsi facendo godere Jennifer come
    non mai, nonostante il forte dolore.
    Ad un certo punto la ragazza senti alleggerirsi il controllo sulla sua mente e subito afferrò quella sorta di
    verme che l'aveva violata stringendolo forte.
    L'alieno indietreggo chiaramente sofferente e il suo pene si ritirò violentemente facendo alzare in aria di
    qualche centimetro la ragazza, che poi si accasciò sulla parete.
    L'essere non riprovò a violentarla ma se ne andò subito via dalla stanza.
    Dopo qualche istante la stanza si riempi di un qualche gas incolore che la fece svenire.

    Jennifer si svegliò per la terza volta e notò subito un cambiamento.
    Era ancora in una stanza bianca dalle pareti indistinguibili, ma in essa c'erano delle vasche verticali
    dentro le quali galleggiavano, attaccate a dei respiratori, delle altre persone.
    Corse subito ad una vasca e iniziò a bussare al vetro sperando di svegliare l'occupante ma non
    accadde niente.
    Fece per tentare con le altre vasche quando si accorse che oltre ad esse, nella stanza era presente
    una specie di monitor incassato in una parete.
    Lo raggiunse di corsa e ci posò sopra di istinto la mano; lo schemo si attivò e comparvero in ordine delle
    immagini con alcuni volti di esseri umani.
    Confrontandoli con quelli presenti nelle vasche notò che combaciavano tranne che per una, ovvero la sua.
    Incuriosità la selezionò con un dito e immediatamente udì uno strano suono alla sua destra.
    Volgendo lo sguardò rimase stupita a bocca aperta: dal nulla si stava creando un corpo.
    Dovette attendere qualche minuto per intuire i suoi tratti e rimase ancora più sconvolta quando il volto
    della figura si delineava nel suo, si stava creando un suo clone.
    Finito il procedimento il suo doppio cadde a terra scossa da brividi anche se era vestita con gli abiti
    che Jennifer aveva appena arrivata.
    Indecisa sul da farsi quest'ultima osservò ancora per lungo tempo la sua copia perfetta poi titubante
    decise di avvicinarsi.
    Quando la raggiunse le si inginocchiò accanto senza sapere bene cosa dire e le mise una mano sulla spalla.
    Questo gesto sembrò scuotere il suo clone che alzò il volto e la guardò come fosse uno specchio.
    Jennifer ritrasse la mano e rimase di stucco quando l'altra lei si alzò, la prese per un braccio e la fece alzare.
    All'improvviso la ragazza fu sollevata a mezz'aria con un urlo di spavento e si ritrovò seduta come su una
    poltrona invisibile, che comunque non riusciva a toccare.
    Non era bloccata o legata quindi Jennifer inizialmente non cercò di ribellarsi; semplicemente era sospesa
    nell'aria.
    La sua clone le si posizionò davanti e confondendola ancora di più iniziò a sbottonarsi i jeans; se li tolse e
    già in quel momento Jennifer notò qualcosa di strano: un rigonfiamento nelle mutandine.
    L'altra con noncuranza si afferrò anche quell'abito e se li sfilò facendo urlare Jennifer.
    Dove normalemente ci sarebbe dovuta essere una vagina si ergeva ritto un enorme pene umano.
    La ragazza tentò allora di fuggire ma non poteva muoversi da quella posizione anche perchè ora
    le sue gambe erano immobilizzate da forze sconosciute.
    Con un gesto della mano la sua clone le spalancò magicamente le gambe e le mise il suo membro
    contro le labbra della sua vagina.
    Jennifer aveva intuito allora che quelle immagini sullo schermo non erano altro che scelte per
    creare un corpo che la mettesse più a suo agio, almeno così pensavano gli alieni. Scegliendo
    se stessa le avevano creato una copia con il sesso adeguato all'accoppiamento.
    Tentò di allontanare la sua clone con le mani ma ella era incredibilmente forte e le bloccò le braccia.
    Poi senza preamboli la penetrò forte facendole male e iniziò a violarla ritmicamente sempre più veloce.
    Grossi spruzzi di una strana sostanza bianca le uscivà ai lati della vagina e provava un piacere che
    quasi la faceva impazzire.
    Dopo un eternità il pene si immobilizzò e una quantità enorme di sperma alieno la innondò l'interno e
    le fuoriuscì abbondantemente a schizzi dai lati della vagina.
    La sua clone si separò da lei poi com'era venuta sparì semplicemente nel nulla.
    Jennifer, liberata da quella forza invisibile che la immobilizzava, cadde nella pozzangherà di liquido seminale
    poi venne ancora il gas e lei svenne.

    Jennifer venne ritrovata smarrita vicina a Greenstone senza memoria dell'accaduto della ormai passata
    notte.
    Tornò alla solita vita di sempre con l'unico cambiamento che ora quando si masturbava le fuoriusciva un
    liquido bluastro.
    Passato qualche mese fece la sconvolgente scoperta di essere rimasta incinta, anche se non aveva mai
    fatto sesso senza protezioni.
    Nessuno le credette, persino i suoi genitori e cominciò una vita rinchiusa in casa passando ore e ore a
    leggere storie di fantasia.
    Il giorno in cui doveva recarsi in ospedale per vedere il feto, stava guidando su una strada secondaria
    quando dovette inchiodare perchè una luce intensa e argentea la circondava abbagliandola.
    Poi si senti sollevare.
  6. .
    L'ospite inatteso

    Prologo

    Paesaggi confusi scorrevano via veloci mentre guardavo distrattamente fuori dal finestrino, immerso
    nei mie pensieri.
    Viaggiavo su un treno, diretto finalmente verso casa mia. Erano passati due anni da quando ero partito
    per frequentare l'accademia informatica di Collefino, una località molto lontana dalle montagne che mi
    avevano visto crescere.
    I corsi che seguivo duravano cinque anni e quindi non ero neanche arrivato alla metà dei miei studi.
    Ma in quel periodo mi sentivo veramente stanco emotivamente, quindi avevo deciso che una pausa
    mi avrebbe sicuramente giovato; oltre alle materie particolarmente pesanti e difficili pesava molto
    anche la mancanza femminile nell'istituto. C'era solo un'infermiera non giovane e neanche
    particolarmente bella che veniva sbattutta dal preside in "segreto".
    In tutta la mia vita avevo avuto il piacere e dispiacere di spassarmela solamente con una
    ragazza, del paese vicino a casa mia; un po' perchè nella valle ci conoscevamo tutti, un po' perchè
    dovevo spesso aiutare mio zio in vari lavori, non avevo potuto fare di meglio.
    Comunque ora ero cresciuto e, nonostante fossi diventato un po' più timido, magari avrei potuto
    combinare qualcosa con qualche ragazza del paese.
    Una leggera scossa del treno mi riportò alla realtà e guardando l'orologio mi accorsi che non mancava
    molto. Certo, arrivato in stazione mi sarei dovuto fare una bella camminata, ma ne valeva la pena
    solamente per buttarmi sul mio letto morbido, dopo tutte quelle notti sulla dura brandina dell'accademia.
    Mi alzai dal sedile, mi stiracchiai e girandomi osservai il mio riflesso in uno dei due specchi ai lati della
    porta dello scompartimento; effettivamente ero cresciuto:
    Mi ero alzato parecchio e ormai raggiungevo un metro e ottanta, ero più grosso grazie alla palestra
    dell'accademia e i miei capelli castani, che una volta portavo abbastanza lunghi, ora erano cortissimi.
    Sotto i miei occhi marroni c'erano due occhiaie dovute al poco riposo degli ultimi giorni.
    Tutto sommato potevo considermi cambiato per il meglio.
    Uscii dal mio scompartimento e mi avviai lungo il corridoio.Il tempo di raggiungere il vagone ristorante
    e il treno stava già rallentando fino a fermarsi del tutto mentre il buio della notte era oramai padrone.
    Recuperai il mio bagaglio, lasciai la stazione e raggiunsi il sentiero che mi avrebbe condotto alla mia
    meta.

    Capitolo 1: Il ritorno a casa

    Avrei fatto una bella sorpresa alla mia famiglia quando l'indomani mattina mi avrebbero trovato
    seneramente addormentato nel mio letto. Di sicuro mio zio mi avrebbe preparato la sua frittata
    speciale alle erbe e mia cugina, che era più piccola di me di sei anni e quindi ne aveva sedici, mi
    avrebbe annoiato a morte parlandomi di tutto quello che aveva fatto quando non c'ero.
    Raggiunsi il portone di casa circa verso mezzanotte e sbadigliando la aprii felice fiutando l'odore
    famigliare.
    Avrei dovuto cenare ma il mio letto mi reclamava così, piano piano nella semioscurità, passai
    dall'atrio spazioso alla cucina per raggiungere più velocemente il salotto e le scale per i piani
    superiori.
    Ero appena entrato nella stanza quando sentii aprire il frigorifero che con la sua luce illuminò una figura
    femminile vestita probabilmente da una camicia da notte: la mia cuginetta.
    Già pregustando lo spavento che le avrei fatto prendere, accesi di colpo la luce abbagliando entrambi.
    Riacquistai velocemente la visibilità sbattendo le palpebre e mi accorsi con mio grande stupore che ne
    avevo azzeccata una su tre: era di sesso femminile ma non era mia cugina e non indossava una
    camicia da notte, bensì un asciugamano che faceva fatica a nascondere i suoi seni di media taglia; era
    una ragazza più o meno di sedici anni, bassetta ma con quello che aveva tutta l'aria di essere un bel
    corpo, capelli rossi ondulati e lunghi avvolti in un asciugamano e occhi verdi che ora strizzava per il flash
    della luce.
    Appena riottenne la vista rimase a sua volta di stucco e si portò d'istinto le braccia strette al petto.
    Rimanemmo per qualche istante a guardarci immobili poi lei scorse la valigia che mi portavo dietro,
    sembrò capire chi potevo essere e rossa in volto balbettò qualche cosa di indefinito, poi si voltò e si
    avviò velocemente verso il piano di sopra; senza quasi rendermene contò il mio pene si rizzò mentre
    la guardavo allontanarsi, di sicuro grazie ai due anni che avevo passato tra soli maschi.
    Pensando a quel viso lentigginoso e a quei due occhi smeraldo, raggiunsi finalmente la mia camera, mi
    misi il pigiama e mi infilai sotto le lenzuola sprofondando quasi subito nel dolce abbraccio del sonno.

    Capitolo 2: Alyssa

    -Svegliati scemotto! Perchè non hai avvertito che tornavi?
    Mi svegliai di soprassalto quando le urla di gioia di mia cugina mi esplosero nei timpani.
    Stordito mi misi seduto e lei ne approfittò per saltarmi addosso abbracciandomi. Poi, dopo un bacione
    sulla guancia si staccò dal letto per osservarmi e lasciarmi un attimo di respiro.
    Stropicciandomi gli occhi scostai le coperte e mi alzai pigramente stirandomi e Silvia fischiò,
    evidentemente per i miei cambiamenti. Feci finta di avvicinarmi al guardaroba poi al giusto momento
    la sollevai di peso e la buttai sul letto e iniziai a farle il sollettico alla pancia come facevo fin da bambini.
    Lei si dimenò ridendo e urlando di smetterla finchè non riuscì a sgusciare via e chiese la tregua.
    -Volevo farvi una sorpresa e magari anche un bel sano spavento- le dissi ridendo a mia volta poi
    ricordando improvvisamente la sera prima continuai:-Ma lo spavento me lo sono preso io! Abbiamo per
    caso un ospite?- Silvia mi guardò per un instante poi scoppiò a ridere fino a quando, tra le lacrime, riuscì
    a parlare:- E' Alyssa, una mia amica e compagna di scuola. Mi ha raccontato del vostro incontro appena
    sveglie, c'è da morire dal ridere! Si è trasferitaqua da un anno e papà mi ha dato il permesso per
    invitarla per le vacanze estive, dato che lui sta sempre via per lavoro- .
    Scossi la testa dispiaciuto, quella mattina non ci sarebbe stata nessuna frittata.
    Comunque dopo un altro abbraccio, mia cugina mi lasciò solo. Dopo dieci minuti ero già pronto e scesi
    per la colazione.
    Silvia era ai fornelli e ora che la guardavo meglio notai che anche lei era un po' cambiata; pur essendo
    ancora più bassa di me si era alzata di qualche centimentro, i suoi capelli castani erano più lunghi di
    quanto mi ricordavo e li teneva legati in una coda. Osservandola passai dai suoi occhi marroni intenti
    a cucinare, al resto del corpo che non era cambiato molto se non forse per una taglia in più di seno,
    comunque pur ancora piccolo e il suo sedere che ora aveva delle belle curve.
    Il mio membro si agitò e subito puntai con tutto me stesso ad altri pensieri, lei era mia cugina!
    Chiaccherammo di tutto e di più fino a che fece il suo ingresso la sua amica che salutò con un timido
    ciao. Silvia allegramente si dedicò subito alle presentazioni:- Martin lei è Alyssa, Alyssa lui è Martin!-.
    Entrambi ci scambiammo una leggera stretta di mano ed un timido:- Piacere- poi aspettammo la
    colazione che non tardò ad arrivare.

    Capitolo 3: Il pomeriggio al lago

    Nei giorni seguenti ebbi modo di conoscere meglio la nostra ospite e scoprii con piacere che era una
    bella persona. Non solo era simpatica e intelligente ma avevamo anche molti gusti in comune, quindi
    andammo subito daccordo.
    Per fortuna trascorravamo la maggior parte della giornata con vari passatempi perchè appena
    abbassavo la guardia mi si gonfiavano le mutande. Quando propio non riuscivo a distrarmi dovevo
    ricorrere alla masturbazione. Dovevo lasciarla perdere perchè lei era più giovane di me di molto ed
    in più era la migliore amica di mia cugina.
    Dopo una settimana dal mio arrivo Silvia ebbe la bella idea di fare una gita al lago e di invitare i nostri
    coetanei del paese vicino. Era la scusa ideale per incontrare delle ragazze con cui riuscire finalmente
    a combinare qualcosa.
    Il giorno fatidico mi svegliai carico e speranzoso, seppure leggermente nervoso. Dopo una colazione
    abbondante, tra scherzi e grida di felicità eravamo pronti ad andare.
    Il viaggio fu piacevole, anche per il fatto che potevo rivedere quei luoghi a me cari, ed infine
    giungemmo al lago dove già ci aspettavano gli altri partecipanti.
    Dopo un'infinità di saluti, abbracci e strette di mano notai contento che molte delle ragazze si erano
    fatte davvero bellissime; ma fu momentaneo perchè scoprii mio malgrado che erano tutte fidanzate,
    dalla prima all'ultima.
    L'entusiasmo che mi accompagnava dall'inizio di quel giorno ora stava filando via come un ruscello
    d'acqua; parlare con gli altri ragazzi mi distrasse per un po' ma alla fine mi trovai annoiato a morte.
    E quando decisero di fare il bagno nelle fredde acque del lago io avevo già voglia di tornare a casa.
    Comunque per non rovinare l'umore alle stelle di mia cugina mi misi in costume e scesi con loro fino
    alla riva. Ovviamente l'acqua era freddissima, forse meno del solito per via del sole, quindi non ci
    pensai nemmeno ad immergermi.
    Ad un certo punto trovai una scusa accettabile per allontanarmi, ovvero che volevo fare una
    passeggiata nei vecchi sentieri della nostra infanzia, e lasciai quella piccola folla squazzante per
    rifugiarmi nel silenzio della natura.
    Avevo percorso solo qualche metro quando mi accorsi di essere seguito.
    Mi voltai e vidi Alyssa che avanzava guardandosi in giro; indossava un costume a due pezzi
    verde che si intonava benissimo coi suoi occhi e mostrava il suo bel corpo, e sopra una coperta
    per ripararsi dall'arietta fresca tipica degli ambienti montani. Si vedeva che si era appena
    trasferita.
    Io puntai lo sguardo sul suo viso per evitare il solito "problema" e le dissi con un sorriso:- A quanto
    pare non sono l'unico che si annoia, eh?- .
    - Sì è vero. Ti posso fare compagnia?- disse sorridendo a sua volta e io in risposta le porsi
    scherzosamente il braccio per invitarla.
    Camminammo fianco a fianco per un po' in silenzio tra la natura mentre io facevo di tutto per non
    pensare a lei. Ma lentamente i pensieri indesiderati mi insinuarono in testa quasi autonomamente.
    Era una ragazza che mi attraeva fisicamente quanto per il carattere ma per i motivi che già mi ero
    posto non potevo provarci. Eppure una vocina in testa mi diceva che non c'era niente di male e
    che dovevo tentare.
    E già mi venivano in mente vari modi per tentare di avvicinarmi a lei mentre il cuore mi batteva
    forte. Infine quasi del tutto convinto optai per uno semplice.
    Eravamo arrivati ad una parte di sentiero più stretto dove dal lato di lei si trovavano dei cespugli
    abbastanza folti. Erano dei normalissimi cespugli ma lei non lo sapeva e questo poteva giocare a
    mio favore. Quando fummo vicinissimi ad essi notai che dalla mia parte c'era uno spazio erboso
    quindi afferrai Alyssa tirandola verso di me e cademmo dritti su esso, io sotto e lei sopra.
    La ragazza si alzò leggermente fino a posizionare il volto a qualche centimetro dal mio ma non si
    scostò ed io rosso in volto, consapevole della stupidità e banalità del mio gesto, cercai di esporre
    la mia scusa quasi balbettando; finii solo per tacere osservando quegli smeraldi davanti a me
    in cui mi stavo perdendo e, senza quasi accorgermi, mi avvicinai fino a toccare con le labbra le
    sue e in men che non si dica ci trovammo aggrappati in un vortice di passione.
    Non pensavo a niente se non a quella ragazza stupenda che con una mano era scesa nel mio
    costume da bagno e iniziava ad accarezzarmi il membro.
    Le mie mani seguirono le sue curve e gliele misi sulle sue belle natiche massaggiandogliele poi, con
    la mia destra, seguii il laccio della parte inferiore del suo costume e feci per slegarglielo quando
    una voce in lontananza ci interruppe.
    Fu come se una bolla creata intorno a noi scoppiasse rompendo la magia di quel momento.
    Alyssa, come rendendosi conto all'improvviso di quello che stavamo facendo si alzò di scatto
    senza guardarmi, si ricompose e corse verso il lago.
    Io rimasi immobile come stordito fino a quando mia cugina chiamò il mio nome da lontano.
    Ora mai il mio pene era tornato docile e quindi sistemandomi tornai indietro.

    Capitolo 4: L'ultima chance

    Erano passati alcuni giorni da quel fatidico pomeriggio al lago. Il ritorno era stato stranissimo in
    quanto ridavamo e scherzavamo come sempre ma tra me e Alyssa c'era una sorta di gelo che
    solo noi due potevamo sentire.
    Dopo di quell'avvenimento restavamo nella stessa stanza solo il minimo indispensabile.
    Soltanto una volta avevo tentato di parlare con lei, quando Silvia non era nei paraggi, ma Alyssa
    era corsa via. Oramai era tutto finito, qualunque cosa fosse successa.
    Poi arrivarono gli ultimi giorni in cui sarei rimasto a casa per poi ripartire per l'accademia.
    Non volevo andarmene lasciando quella questione aperta, dovevo chiarire con Alyssa.
    L'occasione propizia si presentò due giorni prima della partenza, quando mia cugina decise di
    attuare il suo "momento relax", come le piaceva chiamarlo; una volta ogni tanto a Silvia piaceva
    rinchiudersi in bagno per un bel lungo bagno caldo, per sistemarsi le unghie e altre attività da
    donna. A quanto pare la sua amica non avrebbe partecipato.
    Così quella sera aspettai di sentire che Silvia avesse riempito la vasca e si fosse immersa per
    sgattaiolare nel corridoio diretto alla sua camera che condivideva con Alyssa.
    Ero quasi giunto alla porta giusta quando, grazie al mio buono udito, sentii dei sospiri sommessi
    venire dal bagno.
    Temendo che mia cugina stesse male mi avvicinai alla porta per bussare quando sentii
    chiaramente un suo gemito di piacere. Lo riconobbi subito perchè erano gli stessi di quando
    gustava un piatto che le piaceva particolarmente, solo più intenso.
    Nella mia testa lottarono accanitamente la curiosità e la ragione ma aimè quest'ultima fu
    sconfitta; mi inginocchiai davanti alla porta e sbirciai dal buco della serratura.
    Quello che vidi mi lasciò scioccato ed eccitato allo stesso tempo: la mia dolce e cara cuginetta
    era nella vasca con le game divaricate sui lati mente si stava chiaramente masturbando.
    Inizialmente pensai che si stava toccando con le mani ma ad un certo punto di godimento
    tirò fuori la mano dall'acqua e vidi che stringeva un vibratore, che nascondeva evidentemente
    da qualche parte.
    Inconsciamente la mia mano mi scese nei pantaloncini ma mi accorsi in tempo e mi staccai scrollando
    la testa dalla porta, non potevo era mia cugina nonostante in quel momento avrei voluto penetrarla.
    Aspettai che l'eccitazione scemasse e mi diressi alla mia meta che aveva aspettato fin troppo.
    Avrei dovuto bussare ma non lo feci, aprii la porta, entrai e la richiusi alle spalle.
    Alyssa, che era distesa sul letto ad ascoltare il lettore mp3 con adosso solamente una maglietta e le
    mutandine, si voltò di scatto sorridente credendo fosse mia cugina ma appena mi vide il sorriso le
    morì subito e si mise frettolosamente sotto le coperte.
    Io stetti fermo lì dov'ero e dissi:- Scusa se non ho bussato ma dobbiamo assolutamente parlare di
    quanto è accaduto. Dopodomani partirò e non ci vedremo per chissà quanto, quindi voglio
    chiarire questa situazione. Non so cosa sia successo quel giorno al lago ma è chiaro che sotto sotto
    c'è qualcosa. Tu mi piaci e molto ma c'è il problema dell'età e che sei una cara amica di mia
    cugina. Non so cosa fare ma dimmi almeno se io ti piaccio.- .
    Non so da dove mi venissero le parole e il coraggio ma di sicuro non sarei riuscito a ripeterle.
    Comunque sembravano aver avuto un qualche effetto perchè lei abbassò le coperte fino alle spalle
    e mi osservò a lungo. Nonostante fosse coperta per la maggior parte dalle coperte la trovai più
    carina del solito grazie anche al fatto che aveva i suoi bei capelli rossi sciolti e non legati come
    sempre.
    Lei però continuava a non dire niente e aveva uno sguardo indecifrabile. Allora io mi avvicinai
    lentamente al suo letto e, vedendo che non reagiva, arrivai a sedermi vicino a lei.
    Alyssa mi guardava fisso ed io con mano quasi tremante afferrai le coperte e le abbassai finchè
    lei tornò completamente scoperta.
    Tra le gambe semi aperte potevo vedere le mutandine nera con un pizzo provocante che comunque
    lasciavano vedere la strisci centrale della sua vagina.
    Mi avvicinai ancora di più e posai nuovamente le labbra sulle sue; sulle prime sembrò non rispondere
    poi mi baciò più profondamente e ci ritrovammo sdraiati sul letto, di nuovo avvinghiati.
    Questa volta lo sapevo saremmo andati fino in fondo e questo aumentò la mia iniziativa; mentre
    ci baciavamo appassionatamente la mie mani scesero sulle sue cosce e raggiunsero le sue mutandine.
    Poi lentamente iniziai a sfilargliele finche non liberai le sue belle gambe; ora esse erano avviluppate
    ad una sola sua gamba. Poi passai alla maglietta che al contrario le sfilai velocemente liberandole
    i suoi bei seni morbidi che subito inizia a baciare mentre con le dita della mano destra le penetravo
    la sua calda vagina. Lei iniziò a sospirare mentre con le mani iniziava a palparsi il petto.
    Ma non era abbastanza, io volevo di più, volevo entrarle dentro con tutto me stesso.
    Scesi con la bocca smpre baciandola giù fino alla pancia ed oltre fino ad arrivare al suo tesoro e
    mentre gliela leccavo mi sfilai i pantaloncini liberando il mio membro già preda dell'eccitazione.
    Era arrivato il momento ed io con il cuore palpitante le allargai dolcemente le gambe e mi issai
    su di lei.
    Il mio pene le entrò piano mentre tornavo a baciarla sulla bocca poi iniziai a spingere prima piano,
    dolcemente, poi ritmicamente aumentai e lei si aggrappò con gambe e braccia a me mentre iniziava
    a gemere piano.
    La penetrai per chissà quanto tempo poi sentendomi leggermente stanco in quella posizione mi fermai
    sfilandole il mio membro e la guidai per cambiarci di posto.
    Io mi sdraiai di schiena sul letto e lei mi si mise sopra guardandomi e ancora una volta mi persi
    nei suoi occhi.
    Poi Alyssa con una mano mi cercò il pene, lo afferrò delicatamente e se lo infilò nuovamente poi
    prendendo il comando iniziò ritmicamente ad muoversi su e giù sempre più veloce mentre i suoi seni
    seguivano il ritmo facendomi eccitare di più se possibile.
    Ad un certo punto arrivò il momento fatidico in cui sentivo di stare per venire e gli sussurrai:- Sto per
    venire!-. Anche in quella situazione sotto sotto c'era la paura di farla rimanere in cinta ma non
    sembrava importarle e io soffocai all'istante quel dubbio. Lei si tolse il mio membro facendomi quasi
    concludere poi si posizionò prona davanti a me e io subito le fui dietro.
    La penetrai per la terza volta e iniziai subito con foga a spingere mentre entrambi ansimavamo
    insieme; non ci volle motlo ed infatti poco dopo arrivai al culmine e le venni dentro abbondantemente.
    Poi con il mio pene ancora dentro di lei ci abbandonammo sul letto respirando affannosamente.
    Il tempo dove essere volato perchè mentre stavamo li a riprenderci sentimmo chiaramente Silvia
    che canticchiando si stava chiaramente preparando ad uscire.
    Non avrei fatto in tempo ad uscire senza farmi vedere così fui costretto a rimettermi velocemente
    i pantaloncini e a nascondermi sotto il letto, mentre Alyssa si puliva e si rivestitva altrettanto
    velocemente e si rimetteva sul letto.
    Come previsto arrivò quasi subito mia cugina che si cimentò in una serie di complimenti per chi aveva
    inventato il teleriscaldamento. Mentre l'amica non guardava sollevò un'asse del pavimento e ci ficco
    dentro rapida il suo giocattolo, poi richiuse.
    Ci misero una vita ad addormentarsi intanto che io avevo ogni istante il timore di essere scoperto.
    Alla fine riuscii a sgattaiolare fuori in corridoio, in bagno per lavarmi ed infine pure io a dormire.

    Conclusione

    Se il giorno dopo avessi potuto fare qualcos'altro con Alyssa fu stroncato di netto dall'arrivo di mio
    zio. Anche se in parte ero felice dall'altra avrei preferito non tornasse. Già era stato un miracolo che
    Silvia non ci sentisse, anche se era impegnata di suo ma con due famigliari a casa era impossibile
    poter tentare altro.
    Arrivò purtroppo il giorno dopo e tra abbracci e saluti mi avviai alla stazione.
    Alyssa con la scusa che avevo dimenticato una cosa mi raggiunse poco prima che la raggiungessi.
    Ci guardammo per un po' chiaramente tristi di quella separazione poi lei mi baciò e le risposi.
    Poi lei girandosene per andarsene disse:- Non so quando ci rivredremo ma non so se potrò
    aspettarti.- poi corse via non prima che riuscissi a vedere che stava piangendo.
    Ed io stupido raggiunsi il treno e partii.

    Edited by atbmatus - 6/10/2013, 18:26
  7. .
    Qualcuno può spiegarmi come mai alcuni dialogi mi vengono sostituiti da <> ? Se faccio modifica li vedo.
  8. .
    Anni dodici - "La bambinaia" parte prima.

    Le prime luci del sole si mostrarono alla facciata nord dell'antico maniero dei Walford, sulla cima del colle, prima al tetto dal bel colore grigio scuro per poi
    passare al secondo piano e alle sue finestre ornate da linee dorate che formavano bellissimi disegni fantasiosi.
    La luce solare non ebbe accesso ad ogni stanza, venendo bloccata da spesse tende bianche, ad eccezione di quella più a est dove ebbe fortuna e la innondò
    svegliando il suo propietario.
    Il piccolo conte Danny si stropicciò gli occhi e sbadigliò a bocca spalancata;aveva compiuto i dodici anni da pochi giorni e aveva tutti i suoi regali ancora
    sparpagliati sul pavimento.
    Avrebbe dovuto metterli a posto, lo sapeva bene, ma era troppo noioso e poteva ritardare qualche altro giorno prima che i suoi genitori lo costringessero con le
    solite minaccie, riguardanti la sparizioni dei suoi giocattoli.
    Alzandosi guardò distrattamente lo specchio di fronte al letto che restitui l'immagine di un ragazzino coi capelli castano corti e gli occhi marrone scuro ancora
    assonati.
    Viveva in quella enorme dimora lontana dalla guerra con la sua famiglia e molta servitù che doveva occuparsi della grande mole di lavoro necessaria a mantenerla e
    doveva occuparsi dei padroni.
    Come per esempio Danny era stato affidato alle cure di una badante, o "bambinaia" come l'aveva sopprannominata lui, che lo avrebbe dovuto servire in tutto per
    tutto fino alla sua età adulta;ella era una donna di bell'aspetto, di media statura, più o meno sui trent'anni, bionda con occhi azzurri
    che era troppo buona per avere il polso fermo con lui il quale ne approfittava.
    Consapevole di quella sua posizione agiata non si degnò nemmeno di preparare i suoi vestiti e si mise subito a giocare con la sua nuova fionda, tirando le palline
    di ferro dalla finestra mirando a quello che più gli andava.
    Il tempo passò velocemente e il famigliare bussare della bambinaia, il cui vero nome era Mirabelle, fermò il suo gioco.
    La donna entrò sorridendo e salutando affetuosamente ma comunque educatamente il ragazzino poi come solito aprì il grande armadio guardaroba per scegliere i
    vestiti del piccolo conte.
    Solitamente Danny avrebbe continuato a giocare ma da qualche tempo si fermava di nascosto ad osservare la sua badante provando una misteriosa sensazione;
    infatti rimase fermo a guardare la donna piegarsi per aprire i cassetti, guardando le sue forme coperte dal vestito da cameriera non capendone il motivo.
    Distolse lo sguardo appena in tempo riprendendo a giocare quando lei si girò con in mano una pila di vestiti;Mirabelle gli disse di seguirlo ma lui le corse avanti
    ridendo sapendo che era l'ora del bagno mattutino;come sempre la vasca da bagno era già colma di acqua calda e sapone e lui spogliandosi in fretta ci entrò e si
    immerse immaginando di essere un pirata in cerca di avventura nelle acque profonde di un qualche oceano.
    Dopo qualche secondo la bambinaia lo raggiunse nel bagno e appoggiò i vestiti su una sedia poi cercò la spugna per lavare il ragazzino ma bastò qualche istante per
    ricordarsi che quel monello l'aveva usata in uno dei suoi giochi in giardino ricoprendola di fango, quindi avrebbe dovuto usare le mani.
    Si apprestò alla vasca rimboccandosi le maniche ma dovette assecondare Danny nel suo gioco per parecchi minuti prima che lui le permettesse di lavarlo.
    Mirabelle impiegò qualche minuto con la parte superiore grazie ai tentativi del conte di immergersi nuovamente, poi dovette farlo alzare per continuare;iniziò dai
    piedi e dalle gambe strofinando tutto per bene poi passò al sederino ed infine al piccolo pene;non appena lo sfiorò però esso si ingrossò e
    Danny si immobilizzò guardandolo con un espressione mista di confusione,spavento e curiosità.
    La donna rimasta inizialmente stupefatta si riprese e sorridendo al ragazzino gli disse semplicemente:<<che ometto, non preoccuparti stai solo crescendo>>;poi
    rimase ferma pensierosa per qualche istante e, come avesse deciso qualcosa, arrossì leggermente aggiungendo:<<ascolta Danny ti faccio vedere una cosa bellissima che ti farà sentire bene, ma deve rimanere un segreto tra di noi va bene?>>;il piccolo conte al quale piacevano molto le sorprese, seppure confuso, annuì.
    Allora la bambinaia riavvicinò la mano al piccolo pene e afferratolo delicatamente iniziò a muoverglielo verso l'alto e poi verso il basso ritmicamente;Danny
    guardò sbigottito sentendo una sensazione simile a quella misteriosa che provava da tempo ma più intensa fino a che,da dove gli usciva la pipì, schizzò fuori una
    sostanza bianca provocandogli un piacere immenso che durò pochi secondi.
    Danny rimase immobilizzato continuando a guardare il suo pipino, come lo chiamava lui, ancora ingrossato dal quale colava quella specie di muco biancastro, fino a
    quando Mirabelle non disse:<<ti è piaciuto vero piccolo mio?Questo significa che sei diventato grande.Ma non devi parlarne a nessuno va bene?E' un nostro
    segreto.>>;il ragazzino annuì e la donna finì di lavarlo.
    Nel resto della giornata il giovane conte non si comportò come solito, ovvero come un birbantello, ma rimase nella sua stanza a pensare;era ancora incerto su cosa
    fosse successo quella mattina e in più la sua badante, che era sempre stata tranquilla e docile come un agnellino, aveva mostrato un nuovo carattere che non
    conosceva.Alla sera la bambinaia si comportò normalmente, come non fosse accaduto nulla, lo fece mangiare, gli fece un altro bagno senza incidenti questa volta, e
    lo mise a dormire leggendogli prima una storiella e poi dandogli il bacio della buona notte, che richiamò la misteriosa sensazione.

    Anni quattordici - "La bambinaia" parte seconda.

    Come quel giorno lontano la luce si introdusse nella stanza di Danny svegliandolo, ma era più offuscata e cupa;fuori si stava preparando un temporale di grande dimensione.
    Il piccolo conte si alzò stirandosi e lo specchio mostrò l'immagine di un ragazzo che tanto piccolo non era più;in quei due anni era cresciuto sia di altezza che nel fisico, le lezioni di scherma che il padre lo aveva praticamente costretto a seguire avevano dato buoni risultati.
    Non solo l'aspetto fisico era maturato ma anche il carattere, cosa dimostrata a partire dalla sua stanza ora sempre in ordine.
    Si sedette alla scrivania per finire un compito che il suo insegnante personale gli aveva assegnato, in attesa dell'arrivo di Mirabelle;oramai il ragazzo non pensava più al fatto accaduto nel passato e non essendo accaduto nessun'altro strano episodio le cose erano tornate alla normalità almeno in apparenza.
    Alle sette in punto la donna bussò alla porta, entrò e lo salutò come sempre, poi gli scelse i vestiti.
    Il conte sotto richiesta della madre doveva farsi il bagno da solo perchè, secondo lei, era grande e quindi certe cose doveva svolgerle lui.
    Fino a mezzogiorno il ragazzo passò il tempo a giocare con il suo nuovo fucile ad aria compressa;poi mentre consumava il pranzo con i genitori, il temporale previsto si abbattè con tutta la sua potenza sulla dimora.
    Il ragazzo ne fu felice poichè le varie lezioni che si svolgevano all'esterno vennero sospese, e lo fu ancora di più quando gli venne riferito che il suo insegnante delle varie materie si era ammalato;aveva quindi tutta la giornata libera e poteva fare quello che voleva.
    Passò del tempo a giocare a scacchi con il padre poi decise di farsi una nuotata nella piscina interna;ovviamente venne fatto seguire dalla bambinaia.
    Il ragazzo fece alcune vasche fino a quando si stancò, allora uscì e prese l'asciugamano che la donna gli porgeva e si asciugò, poi andò in uno dei bagni al piano terra per lavarsi dalla sostanza utilizzata per la pulizia della piscina.
    Finito il bagno rilassante, Danny iniziò ad asciugarsi ma gli dolevano le braccia per lo sforzo della nuotata e quindi non riusciva ad arrivare alla schiena;fu così costretto a chiedere a Mirabelle di entrare in bagno per aiutarlo.
    Muovendosi però per passare l'asciugamano alla donna colpì di striscio con il pene il bordo della vasca da bagno, procurandosi un leggero taglietto sulla punta;gli sfuggì un lamento e la bambinaia preoccupata gli venne vicino per guardare la ferita.
    Ella prese velocemente uno straccio dal mobile del bagno e iniziò a tamponare il taglietto tenendo il membro con l'altra mano;come era accaduto tempo addietro esso si ingrossò ma Danny era cresciuto e il suo pene era più grosso e lungo;Mirabelle lo lasciò crescere nella sua mano meravigliata ed esclamò:<<danny, piccolo mio!Sei un uomo ormai!>>.
    Il ragazzo arrossì ma non fece niente, si ricordò improvvisamente di quando era successo nel passato e in fondo sapeva di volere riprovare quella sensazione, in fondo era sempre un segreto tra loro due;non ne aveva mai parlato di quello che era accaduto nemmeno con lei ma ora titubante disse:<<ti ricordi tempo fà, quando era accaduto quel fatto?Il nostro segreto?>>;Mirabelle alzò lo sguardo sul suo viso incuriosita e disse:<<certo che mi ricordo Danny, perchè?>>, lui sembrò riflettere per qualche istante poi disse:<<cos'è successo?Come faccio a riprovare quella sensazione?>>.
    La donna allora sorrise e disse: <>;Danny lo ricordò e una strana scena tra il suo pipino e la bocca della donna gli attraversò la mente ma comunque rispose:<<ci soffiavi sopra e mi davi un bacio>>;Mirabelle annui contenta poi avvicinò il viso al suo membro e ci soffio piano sopra facendolo ingrossare ancora di più se possibile;poi lo strinse piano e baciò con le labbra calde la ferità.
    Si staccò dopo qualche secondo e disse:<<non ci siamo ancora, continua a sanguinare.>>, così dicendo riavvicinò la bocca e aprendola la accostò alla ferita e con la lingua iniziò a leccarla.
    La misteriosa sensazione che mai aveva abbandonato Danny ritornò subito.
    Dopo chissà quanto tempo la donna si staccò e guardando in faccia il ragazzo disse:<<così va meglio vero?Vedo che ti piace, ora ti farò riprovare la bella sensazione propio come vuoi tu.>>;prese con una mano la base del pene poi per la terza volta portò le labbra vicino ad esso e aprendole se lo mise in bocca ed iniziò a succhiarlo movendolo su e giù.
    Danny rimase fermo per un po' con la solita sensazione che stava crescendo, poi chiuse gli occhi e si lasciò travolgere dal piacere di quel contantto, di quel calore che avvolgeva il suo pipino.
    Arrivò al culmine del godimento e afferrò per i capelli la bambinaia sentendo la strana sostanza che le stava invadendo la bocca.
    Rimasero fermi per qualche istante con il solo rumore del ragazzo che ansimava piano, poi la donna si staccò dal pene con un rivolo di quella sostanza che li univa;Mirabelle si pulì la bocca poi leccò via il rimanente sul membro di Danny e lo succhiò, poi lo lavò e finì di asciugare la schiena del giovane.

    Anni quindici - Lezione sul sesso

    Era passato un anno e il piccolo conte si era alzato ancora di qualche centimetro;si era anche molto irrobustito ed era divenuto davvero un bel ragazzo, tanto che la maggior parte delle donne della servitù lo guardavano con altri occhi, seppure di nascosto.
    In quanto a Mirabelle, da quel fatidico bagno, accompagnava il ragazzo ogni volta che se ne faceva uno, finendo nell'ormai solito modo.
    Una mattina Danny si svegliò molto prima del solito, dopo una notte di sogni non tanto santi, provando la solita sensazione e sentendo il suo pipino alzato e ingrossato.
    Avrebbe voluto andare direttamente dalla bambinaia ma, come avevano accordato, non dovevano farsi scoprire e quindi non poteva farsi vedere nelle stanze della servitù per incontrarla.
    Così troppo eccitato per riaddormentarsi si alzò, si vestì e uscì piano dalla stanza per farsi un giro.
    La dimora era ancora immersa nel buio ma lui, conoscendola come le sue tasche, si mosse senza problemi;non aveva una meta precisa e camminando arrivò al piano terra.
    Guardando il grosso antico orologio nell'atrio scoprì che era soltanto un quarto alle cinque e si ricordò che le cameriere e le domestiche si sarebbero svegliate tra pochi minuti, come solito per preparsi al giorno di lavoro.
    Danny era ancora eccitato e un idea strana gli passò per la mente;mentre Camilla, la più carina delle cameriere secondo lui, fosse andata a farsi un bagno si sarebbe nascosto nella sua stanza per spiarla;era un cosa stupida ma la crescente eccitazione non gli permetteva di essere completamente lucido ma invece lo elettrizava.
    Perciò si nascose in uno sgabuzzino nel corridoio delle stanze della servitù femminile e attese impaziente;finalmente dopo qualche minuto le donne uscirono per andare nei bagni del personale e così anche Camilla, lasciando le camere vuote.
    Il ragazzo attese qualche istante per sicurezza poi uscì dal suo nascondiglio e raggiunse la porta della sua meta, abbassò la maniglia e fece per aprirla quando una voce che pareva arrabbiata lo interruppe e lo fece spaventare quasi a morte:<<danny costa stai facendo?>>.
    Danny si voltò e si tranquillizò un poco quando si trovò faccia a faccia con Mirabelle la quale, dopo essersi guardata in giro nervosa, prese per il braccio il ragazzo e lo portò veloce nella sua camera, poi chiuse la porta.
    L'interno della stanza consisteva in un letto singolo che pareva comodo, un armadio a un anta per i vestiti, una scrivania ordinata con una sedia e uno scaffale su cui c'era qualche libro.
    Il conte disse l'unica scusa possibile:<<so che avevamo stabilito di non vederci qua ma non potevo resistere e cercandoti ho sbagliato stanza>> indicando il grosso rigonfiamento che si notava visibilmente nei suoi pantaloni;la donna lo guardò in modo strano poi disse:<<tu lo sai benissimo qual'è la mia stanza, la verità è che volevi guardare di nascosto Camilla, non mentirmi>>, poi si sedette sul letto e riprese:<<ma in fondo hai ragione.I tuoi genitori ti ritengono ancora un bambino, non come me.Io invece so che sei un uomo oramai e sei giustamente curioso di conoscere le cose.Ma spiare le persone è una brutta cosa.C'è una lezione che avrebbero già dovuto insegnarti a quest'età ma non l'hanno fatto.E' una cosa importantissima e forse è meglio se te la insegno io, così sarai già preparato>>.
    Detto questo fece cenno a Danny di sedersi sul letto accanto a lei e lui obbedì, quindi la donna sorrise cominciò la lezione:<>disse mettendo una mano sul suo pipino, poi la tolse e prosegui:<<mentre la seconda l'ha la donne e diciamo che è come un buco.Quindi l'uomo entra nella donna fino a quando dal pene non esce la sostanza bianca che tu non conosci, chiamata sperma, e fa provare il piacere che a te piace tanto>>;Mirabelle sorrise ancora al ragazzo che la guardava a bocca aperta e chiese:<<hai capito, piccolo mio?>>, e lui riuscì solo ad annuire.
    La donna allora disse:<<forse è un po' difficile per te immaginare come è fatta la vagina, forse è meglio se ti faccio vedere>>;detto ciò si alzò in piedi e, davanti allo sguardo ipnotizzato del conte, si sbottonò la gonna e se la sfilò mostrando delle bellissime gambe e delle mutande bianche con il pizzo;lo sguardo di Danny si soffermarono su di esse per poco perchè Mirabelle se le sfilò dolcemente chinandosi con il busto;tolto quell'indumento si mise eretta e lui potè vedere finalmente cosa avevano tra le gambe le donne.
    Non aveva parole per descriverla, rimase ad osservare quella forma deliziosa e perfetta sentendo l'eccitazione aumentare a mille e i pantaloni gonfiarsi di più.
    La donna sembrò contenta, si rimise sul letto questa volta con le gambe semi aperte rivolte verso il ragazzo, e disse:<<avanti non ti morde mica, non fare il timido e toccala, devi conoscere>>;allora lui tremante portò una mano tra le cosce di lei ed infine la toccò.
    Era qualcosa di bellissimo la sensazione di quel tatto e il ragazzo non sì fermò iniziando a passare le dita su quella meraviglia fino a che non si spinse in mezzo a quelle che sembravano labbra e, spingendo leggermente, ci sprofondò dentro con la mano e la donna gemette.
    Pensando di averle fatto male, Danny si ritrasse subito ma si stupì vedendo Mirabelle sorridere, poi lei disse:<<non preoccuparti, come l'uomo prova piacere anche la donna lo può provare.Anzi te lo chiedo, non vorresti fare provare piacere alla donna che si è sempre presa cura di te?>>;Il ragazzo non ci pensò neanche e subito annui, allora lei disse:<<devi sapere che ci sono tanti modi per fare provare piacere ad una donna.Puoi usare le mani ma anche la bocca>> e allargò di più le gambe poi riprese:<<avanti prova>>.
    Allora lui mise le mani sulle sue cosce e avvicinò la bocca alla sua vagina poi, ricordandosi cosa aveva fatto la donna al suo pene, iniziò a leccarla prima lentamente poi più velocemente su e giù;Mirabelle gli lasciò fare accarezzandolo sulla testa e gemendo piano per parecchi minuti, poi quando sembrò arrivare al limite lo fermò spingendo piano la sua testa.
    Danny la guardò e lei accaldata disse:<<sei propio un bravo ometto, Danny.Ma è ora di fare pratica con il sesso vero e propio.Così proveremo piacere insieme.Avanti fidati di me, togliti i pantaloni e le mutande>>;lui obbediente si alzò dal letto e si sfilò entrambi i vestiti in un colpo solo lasciando libero un pene adulto.
    <> disse la donna portandosi sul bordo del letto e allargando le belle gambe e il ragazzò si avvicinò.
    Si trovava davanti a lei quando una voce disse:<<mirabelle, potresti prestarmi un grembiule percortesia>>e la portà si spalancò mostrando Agata, una domestica magrolina, che prima rimase immobile con sguardo indecifrabile, poi corse via urlando.
    I due rimasti nella stanza allarmati si rivestirono velocemente poi il ragazzo si avviò veloce verso la sua stanza mentre la donna corse dietro all'altra.
    Le cose dopo quel fatto andarono davvero male:Mirabelle venne licenziata dopo ore e ore di umiliazione nell'incontro coi signori Walford e cacciata malamente dalla dimora;Danny, nonostante fosse ritenuto la vittima di quell'avvenimento, provava un forte dolore per la perdita di quella donna che lo aveva sempre accudito e lo aveva fatto crescere.

    Anni sedici - La cugina Sofia

    Il conte Danny si svegliò tardi la mattina del suo sedicesimo compleanno.
    Da quel giorno sarebbero cambiate molte cose perchè sarebbe divenuto a tutti gli effetti un uomo adulto;avrebbe innanzitutto dovuto seguire gli insegnamenti per apprendere come gestire gli affari di famiglia, poi gli sarebbero state assegnate più responsabilità e compiti ovvero era finito il tempo dei giochi.
    In verità il tempo del gioco era terminato molto prima per lui ma il ricordo di Mirabelle lo faceva ancora soffrire, anche perchè non aveva più provato quel meraviglioso piacere che lei gli donava da tempo e il suo pipino ormai si ingrossava anche in situazioni scomode.
    Comunque si alzò e aprì l'armadio per scegliersi i vestiti;dall'accaduto con la bambinaia i genitori non gli avevano più assegnato nessuno con la scusa che era grande, ma lui sapeva che avevano paura di un altro spiacevole episodio.
    Erano più preoccupati che potesse offrire una notizia di dominio pubblico che li screditasse che a quello che effettivamente poteva accadere a lui.
    Comunque prima di vestirsi si recò in bagno e si lavò cercando di non pensare alle volte in cui c'era con lui Mirabelle.
    Fatto ciò indossò gli abiti eleganti scelti e si sistemò i capelli;quel giorno sarebbero arrivati molti parenti da ogni dove per la sua festa e quindi doveva fare bella figura, almeno per i genitori.
    I primi ospiti arrivarono verso l'una di pomeriggio, i suoi nonni materni, poi fu un susseguirsi di arrivi e saluti a non finire;verso le sei di sera l'enorme salone della dimora Walford era colmo di persone e Danny fu sballottato da un lato all'altro fino a che non fu il momento della torta, una immenso dolce alla panna decorato con la frutta più gustosa, e finalmente potè fermarsi per soffiare le candeline.
    Poi finalmente arrivò il momento dei regali ed infine i parenti formarono vari gruppi divisi per salutarsi e per parlare del più e del meno.
    Il ragazzo si ritrovò in mezzo tra il gruppo delle cugine che non finivano di ammirarlo e quello dei cugini che volevano congratularsi e scherzare con lui;si accorse comunque di una cugina in particolare, "Sofia la stecca" come la chiamava lui da bambino per via della sua corporatura magrissima, che ora era divenuta una ragazza bellissima con le curve al posto giusto;era più piccola di lui di un anno, aveva un bel vestito elegante giallo che si intonava perfettamente con la sua carnagione chiara e con i suoi capelli biondi, occhi azzurri come il cielo in cui ci si poteva perdersi dentro.
    Il resto della sera passò piacevole ma troppo in fretta ed alla fine gli invitati se ne andarono via tranne qualcuno che rimase per la notte;Danny fu felice nel sapere che la famiglia di Sofia e quindi anche lei rimaneva anche se era un po' spaventato per quell'attrazione che provava per lei, essendo sua cugina.
    Con quella preoccupazione andò a dormire o almeno ci provò, rimanendo a guardare il buio soffitto per chissà quanto tempo.
    Durante la notte però, nonostante i sensi di colpa, si eccitò pensando alla ragazza e iniziò a fantasticare su possibili piani per provare il tanto sognato sesso che la sua mentore gli aveva spiegato.
    Ad un certo punto si convinse a fare qualcosa, anche se non sapeva cosa, quindi si alzò e piano piano uscì dalla sua stanza e si fermò davanti a quella di Sofia;
    con il cuore che batteva forte strinse la mano a pugno e bussò piano ma non ricevette risposta, allora bussò altre tre volte e alla fine sentì dei rumori e dopo quelche secondo la porta si socchiuse.
    Danny rimase paralizzato e la ragazza vedendo chi era sembrò agitarsi e disse con voce assonnata:<<danny?!Cosa succede?Perchè mi hai svegliata?>>;Lui si riscosse e disse quasi sussurrando:<<mi dispiace molto Sofia di averti svegliata.Non riuscivo a dormire così ho pensato di venire a trovarti per parlare un po'.So che è tardi e che il riposo è importante ma resterai qua poco e poi non ci vedremo più>>.
    La ragazza sembrò tranquillizarsi e disse piano anche lei:<<va bene cugino, aspetta che mi copro>> poi chiuse la porta, dalla quale spuntava solo la testa, e dopo qualche istante la aprì del tutto e fece entrare Danny.
    I due passarono qualche ora a parlare del più e del meno a bassa voce ma il ragazzo, che nascondeva il gonfiore nei pantaloni del pigiama con le lenzuola, era sempre più eccitato tanto che ad un certo punto lei gli chiese se stesse bene.
    Danny che in quelle ore aveva meditato su possibili modi per provarci con la cugina rispose:<<in effetti c'è qualcosa che mi turba.Mi vergogno un po' a parlarne con te ma ti devo chiedere se ti hanno mai parlato del sesso>>;la ragazza lo guardò interrogativa e rispose di no allora lui si fece coraggio e le spiegò la lezione che Mirabelle gli aveva insegnato senza ovviamente parlare della donna.
    Alla fine Sofia, che aveva ascoltato incredula con la bocca aperta, arrossì visibilmente e si coprì la faccia con le mani;allora Danny non sapendo che fare disse:<<mi spiace davvero, non volevo turbare anche te davvero.Perdonami.Il fatto è che è volevo parlarne con qualcuno della mia età>>.
    La ragazza scosse la testa e si tolse le mani dal volto ancora rosso e riprendendo il contegno disse timida:<<non scusarti Danny.Scusa la mia reazione invece, capisco benissimo il tuo turbamento ma non saprei cosa dire ne come aiutarti>>.
    Il ragazzo allora fece appello a tutto il coraggio che possedeva e disse:<<vorrei proporti una cosa ma ti prego, non spaventarti, se non ti piacerà ti prego dimentica tutto quello che sto per dire.Io ci penso da un po' e vorrei provare questo "sesso".Ho sentito di nascosto che è un esperienza che dà un piacere immenso
    sia agli uomini che alle donne.Sarei quindi onorato se tu vorresti provarlo con me>> poi taccue.
    Sofia lo guardò con una strana espressione poi balbettando disse un debole no non troppo convinto;allora Danny pensò di potercela fare a convincerla e disse:<<avanti ormai siamo grandi, dobbiamo sapere come si fanno queste cose.E poi potresti farmi un altro regalo di compleanno.Sarebbe davvero apprezzato>>.
    La ragazza si guardò in torno rossa come un pomodoro e disse debomente:<<ma fa male?>> e lui, che sinceramente non lo sapeva, disse di no.
    Sofia non disse più niente guardando il cugino il quale, ormai impaziente, lo intese come un consenso e le si avvicinò piano;la prese per le braccia e spingendola piano la fece sdraiare poi più delicatamente possibile slegò la cintura della veste che lei teneva addosso, gliela tolse e rimase fermo a ammirarla, bellissima nella sua camicia da notte che non le arrivava nemmeno alle ginocchia, mostrando le gambe perfette.
    Riscuotendosi Danny prosegui sollevando poco a poco il vestito fino a che non furono visibili le mutandine della ragazza;allora il ragazzo desideroso di rivedere la forma paradisiaca afferrò le estremità e gliele sfilò assaporando la vista di ogni parte della giovane vagina che veniva mostrata poco alla volta.
    Era più piccola di quella di Mirabelle e tutt'attorno c'era una piccola macchia di peli ma al ragazzo non importava così avvicino piano il viso e iniziò a leccarla bramos;Sofia gemette al contatto ma non si ritrasse ed iniziò a respirare ansimando leggermente mentre lui le percorreva la sua farfalla, come la chiamava lei, con la lingua calda.
    Ma a Danny non bastava più quello, voleva provare ciò che era stato interrotto quel fatidico giorno così si staccò da lei accarezzandole l'interno coscia e si alzò, poi si tolse i pantaloni e le mutande facendo imbarazzare ancora di più Sofia, la quale si ricoprì la faccia con le mani;fatto ciò il ragazzo torno sul letto e questa volta si avvicinò alla vagina con il suo pene ben eretto e ingrossato, si posizionò con il busto sopra quello della cugina e poi finalmente raggiunse con la punta del suo pipino quelle specie di labbra così invitanti.
    La ragazza gemette di nuovo ma rimase nascosta tra le mani e Danny spinse piano il suo pene entrandole sempre più dentro finchè non senti un ostacolo seppure morbido;ma ormai era dentro e spinse più forte sentendo come se quell'impedimento si fosse spezzato e Sofia urlò.
    Danny allarmato la mise una mano sulla bocca, soffocando il suono e fece per tirare fuori il suo membro ma la ragazza tornata ora silenziosa lo fermò come se volesse continuare;il ragazzo tranquillizato tornò a spingere finchè potè poi dovette per forza ritirare il pene ma non lo fece uscire del tutto e riprese a spingere.
    Era come un ritmo che crebbe di velocità ad ogni spinta e ad un certo punto Sofia prese svelta un cuscino e se lo mise sulla bocca per soffocare i gemiti dell'immenso piacere che stava provando, essendo arriva al limite;ma così non era per Danny il quale continuò il meraviglioso ritmo tra le cosce della ragazza e arrivato al culmine anche lui lasciò che lo sperma le innondasse l'interno, lasciandosi poi abbandonare sulla ragazza ansimando con lei.
    Rimasero in quella posizione per chissà quanto tempo, fino a quando il pene del ragazzo tornò normale e si separarono.
    Il ragazzo notò che il suo membro oltre che allo sperma era coperto di sangue ma la ragazza non sembrava ferita e quindi non se ne preoccupò più.
    Sofia non riuscì a parlare ma lo accarezzò sulla guancia e lui capì che le era piaciuto allora tornò furtivo nella sua stanza.
    Il giorno dopo la famiglia di Sofia partì non prima che i due giovani si scambiassero uno sguardo complice di nascosto.

    Anni diciassette - Vendetta dolce vendetta

    A Danny il sesso con la cugina era piaciuto molto ma purtoppo era rimasto solo e non poteva riprovare quella paradisiaca esperienza ne qualsiasi altro tipo di simile piacere.
    Passava le giornate tra le noiosissime lezioni di storia, di diritto e sul commercio sentendo addosso il peso del tempo che non passava mai e nascondendo il solito gonfiore nei pantaloni dovuto alle sue fuge nelle solite fantasie.
    Nel tempo libero rimaneva chiuso nella sua stanza e, mentre la sua famiglia credeva stesse studiando, rimaneva sdraiato sul letto a fantasticare o ad addolorarsi per quello che desiderava ardentemente ma che non poteva avere.
    Tutto rimase così fino ad un pomeriggio quando finirono le lezioni.
    Danny prese un percorso diverso per tornare in camera sua, perchè non ne poteva più di quella monotonia, e passando in un corridoio si trovò faccia a faccia con Agata, o "Dannata" come la chiamava lui, la quale lo salutò educatamente inchinandosi come non fosse mai accaduto nulla.
    Il ragazzo proseguì ma l'assopita rabbia che provava per lei si risvegliò improvvisamente travolgendolo, si dovette trattenere con tutte le forze per non tornare indietro per fargliela pagare.
    Tornato nella sua stanza pensò che almeno aveva qualcos'altro su cui riflettere ovvero come punire quella donna;doveva trovare qualcosa per umiliarla profondamente, era colpa sua se la dolce Mirabelle se ne era andata.
    Ma per quanto si spremesse le meningi, Danny non riusciva a trovare nessun piano fattibile, niente che potesse ferirla pesantemente nell'orgoglio.
    Passò qualche giorno e lui era sempre più distratto, cosa che non sfuggi al suo insegnante il quale, convinto che il motivo fosse la stanchezza, gli lasciò una settimana di pausa nella quale avrebbe comunque dovuto studiare.
    Il ragazzo seppure più sollevato superò i primi cinque giorni a riflettere senza toccare un libro.
    Il sesto giorno accadde un fatto che lo sorprese;era come solito disteso nella sua stanza quando suo padre bussò alla porta e, dopo il consenso del figlio, entrò.
    L'uomo pareva in qualche modo imbarazzato ma si sedette accanto al figlio e dopo qualche secondo di esitazione iniziò a parlare con voce ferma.
    Dopo un ora lasciò la camera di Danny salutandolo mentre il ragazzo rimase fermo sbigottito;in quella che gli era parsa un eternità suo padre, che pensava fosse quello il motivo del suo recente comportamento, gli aveva tenuto una lezione sul sesso considerandolo pronto durante la quale il figlio aveva dovuto fingere incredulità e imbarazzo.
    Prima di tutto il padre non gli aveva mai parlato in modo così confidenziale, secondo gli aveva riportato alla mente il ricordo della lezione della bambinaia così doloroso per lui.
    Ma fu propio quest'ultimo a dare uno spunto per il piano di Danny;avrebbe soddisfatto la sua brama di piacere e di vendetta in un colpo solo;l'unico elemento che gli mancava era qualcosa per ricattare la domestica.
    Passarono altri giorni nei quali il ragazzo si costrinse a prestare attenzione alle lezioni, per non destare sospetto, fino a quando non si presentò la situazione ideale.
    Un pomeriggio stava camminando in un corridoio del primo piano pensieroso quando udì improvvisamente degli strani rumori in una stanza e svelto si nascose dietro ad una delle grosse tende che coprivano in parte le finestre;se fosse passato in un altro momento non se ne sarebbe curato ma a quell'ora quella parte della dimora doveva essere deserta poichè c'erano solo le camere per gli ospiti e le domestiche pulivano la mattina.
    Dopo qualche minuto, probabilmente un quarto d'ora, la porta di quella camera si aprì e furtivamente vi uscì Agata seguita dal mastro cuoco, un uomo sovvrappeso con la testa calva, il quale le diede un carezza sul sedere poi si separarono prendendo le vie oppeste del corridoio.
    Danny che aveva sbirciato, e quindi visto la scena, capì cosa era appena successo nella stanza e rammentò che le regole della servitù non permettavano rapporti tra il personale, sopprattutto di quel genere e in una delle stanze degli ospiti;così decise di attuare finalmente il suo piano la mattina seguente.
    Come accadde la mattina della sua prima lezione sul sesso, il ragazzo si svegliò molto presto grazie alla sveglia;si vestì senza pensare a farsi un bagno e raggiunse senza intoppi le camere della servitù femminile e si nascose nello stesso sgabuzzino del passato.
    Come solito ad una certa ora le donne uscirono per il bagno mattutino e lui ne approfittò per entrare nella camera del suo obbiettivo, nascondendosi sotto il letto per fortuna tenuto pulito.
    Dopo quella che parve una mezz'ora la porta della stanza si aprì e si chiuse dopo che lui vide i piedi nudi della donna entrare;ella si avvicinò al suo armadio lasciando cadere l'asciugamano e il ragazzo sporse la testa per osservare;era davvero magra e normalmente non l'avrebbe attratto ma non vedeva una donna nuda da troppo tempo, infatti il suo pene si ingrossò quando lei si piegò per prendere i vestiti dal cassetto mostrando una vagina adulta con le labbra che sporgevano verso il basso.
    Danny si ritrasse e lasciò che la donna raggiunse il letto e si vestisse poi, quando ella fu pronta e si avviò alla porta, uscì svelto dal suo nascondiglio, la raggiunse e le mise una mano sulla bocca.
    Agata spaventata si dimenò ma Danny era molto più forte e la tenne stretta sentendo che le altre donne della servitù si avviavano verso le loro faccende;solo quando ci fu silenzio fece girare la domestica la quale riconoscendolo si immobilizzò subito.
    Dopo averla lasciata libera, sicuro che non tentasse più di gridare, il ragazzo la guardò attentamente e disse :<<perdonami se sono entrato di nascosto nella tua stanza e se ti ho spaventata, ma c'è un argomento di cui vorrei discutere in privato.Sai, qualche giorno fà ho avuto la sventura di passare nell'ala ovest del primo piano nel tardo pomeriggio.Normalmente quel corridoio avrebbe dovuto essere deserto ma dei rumori in una camera mi hanno incuriosito.Temendo fossero dei ladri mi sono nascosto ed immagina la mia sorpresa quando due persone di mia conoscenza sono uscite accaldate dalla porta.Tu ne sai qualcosa per caso?>>;Danny aveva fatto centro infatti la donna era sbiancata provocando un immenso piacere al giovane.
    Agata tremante si lasciò cadere in ginocchio sul pavimento e guardandolo prossima alle lacrime disse:<<signore la prego, è stato solo un errore.Conosco le regole e non le ho mai infrante in venticinque anni di servizio.La prego mi perdoni, non accadrà più lo giuro.Non lo dica a nessuno la scongiuro>>
    Danny avrebbe provato pena per lei ma la rabbia era troppo forte e non si impetosi, anzi disse:<<perchè dovrei tenere segreta questa cosa?Perchè non dovrei comportarmi come te due anni fa?Se non sbaglio sei corsa a fare la spia, no?>>.
    La donna lo guardava aprendo e chiudendo la bocca con le lacrime che le scorrevano sul viso non riuscendo a parlare e il ragazzo continuò:<<ma oggi mi sento buono, potrei chiudere un occhio sull'accaduto se tu prometti di fare qualcosa per me>>;lei, ripreso un po' di colore sulle guance disse quasi singhiozzando:<<qualsiasi cosa padrone, qualsiasi>>, allora il conte sorrise e disse:<<bene allora, se vuoi il mio silenzio mettiti sul letto rivolta verso di esso sollevando il tuo sedere con le ginocchia e tenendo le braccia davanti a te>>;Agata lo guardò sbalordita senza muoversi ma quando il ragazzo si mostrò impaziente si alzò mogia dal pavimento e obbedì.
    Danny, eccitato al massimo, non indugiò e si mise dietro alla donna poi le sollevò la gonna facendola sussultare, le strappò i collant con un gesto brusco e le tolse anche le mutande di pizzo;fatto ciò si tolse i pantaloni e le sue mutande lasciando libero finalmente dopo tanto tempo il suo pene eretto e ingrossato.
    L'idea di penetrarle brutalmente la vagina lo attirava ma al contempo pensare all'altro uomo che vi aveva avuto accesso lo ripugnava;indeciso sul da farsi spostò lo sguardo sul buco del sedere che in quella posizione era leggermente dilatato e allora pensò di provare quello.
    Afferrò con le mani le natiche della donna allargandole maggiormente poi appoggiò la punta del suo membro su quell'entranza e spinse;all'inizio ebbe qualche difficoltà poichè era un buco stretto ma continuò a provare finchè non si allargò e riuscì a penetrarlo facendo gemere di dolore la domestica.
    Iniziò il dolce ritmo che aveva già provato, pensando che non era molto diverso dal passaggio sottostante, ma man mano che aumentava il movimento sentiva che quello non gli bastava;voleva farle più male per quello che aveva fatto.
    Mentre continuava la sua cavalcata si guardò in giro ed infine notò che sulla scrivania vicina c'era una tavola, utilizzata per sbattere i panni, e subito la prese;era liscia, non tanto grossa e sembrava fatta apposta per picchiare.
    Ovviamente non voleva ferirla facendola sanguinare ma si ricordava ancora delle sculacciate che aveva preso da bambino e quindi senza pensarci due volte iniziò a praticarlo sulle natiche di Agata;lei urlò non aspettandoselo ma si tappò la bocca, consapevole di essere alla mercè del conte, il quale stava godendo come non mai.
    Danny continuò a sculacciarla fino a che non le lasciò il sedere tutto rosso, allora lasciò cadere lo strumento e tornò a concentrarsi sulla penetrazione ansimando;arrivato al culmine si abbandonò al piacere lasciando che il suo sperma le innondasse l'interno poi si staccò da lei, la fece voltare e le ordinò di aprire la bocca e di pulirgli il suo membro succhiandolo ed ella fu costretta ad obbedire.
    Quando ebbe finito il conte sembrò soddisfatto di quello che aveva fatto e senza rivolgerle una parola o altro si rivestì ed uscì dalla stanza, lasciando Agata che piangeva in silenzio per l'umiliazione, la vergogna e il dolore che provava.


    Continua.....

    Edited by atbmatus - 16/11/2012, 18:17
  9. .
    Grazie.
  10. .
    Bella storia ed è scritta bene.
    Promette davvero bene!
  11. .
    Sognavo o ero desto?

    <<uff....uff.....uff...>>.Fermai la macchina sul ciglio della strada desolata di campagna.
    Non ce la facevo più dal caldo cocente,non avevo l'aria condizionata e l'aria era immobile e calda;inoltre stavo finendo la benzina.
    Tutto era cominciato quando il volo che avrei dovuto prendere era stato annullato.
    Dovevo raggiungere i miei amici in Calabria, come ogni estate, e mi ero recato all'aereoporto anche in anticipo.
    Arrivata l'ora del mio volo mi ero recato al gate ed ero stato avvisato che il mio volo era stato annullato per qualche problema e non si sapeva niente del prossimo.
    Per fortuna ero riuscito a farmi rimborsare dopo aver scatenato un putiferio, comunque restava il problema di come viaggiare.
    Il treno lo avevo escluso subito poichè, per una brutta esperienza, non mi fidavo neanche un po'.
    Allora optai per l'unica altra opzione ovvero la macchina anche se sarebbe stato un suicidio;innanzitutto essa era una baracca, presa nell'usato, secondo non avevo tanti soldi a disposizione per la benzina, terzo dovevo partire dalla Liguria e quarto non avevo un gps.
    Ora mi chiedo se qualcuno mi avesse drogato in qualche modo, fatto sta che decisi comunque per la macchina poichè avevo le ferie contate e non potevo rimandare.
    Caricai i bagagli sul mezzo e partii.

    Il viaggio fu di una noia e di un caldo mortale ma alla fine arrivai ai margini della Calabria, da li la strada non doveva essere tanta.
    Proseguii in strade sempre più desolate finchè non incontrai nessun'altra auto per chilometri.
    Ad un certo punto la macchina inizio a sbuffare e la spia della riserva si accese, ero nei guai perchè non avevo incontrato un benzinaio da parecchio tempo.
    Accostai sbattendo una mano sul volante arrabbiato maledicendo quell'auto e la campagna che mi circondava.
    Afferrai il cellulare per chiamare i miei amici ma non c'era nemmeno una tacca di rete; mi venne in mente la pubblicità di Aldo, Giovanni e Giacomo nella quale veniva detto "in un campo c'è sempre campo" e maledissi pure loro.
    Come ultima risorsa tirai fuori una cartina che avevo comprato ma non c'erano segnati i benzinai.
    Allora accesi la macchina che mi preoccupò parecchio per i rumori che emise, partii e procedetti a velocità costante sperando in un miracolo.
    Così non fu infatti dopo qualche chilometro dal cofano iniziò a fuoriuscire del fumo nero allora la fermai di nuovo.
    Non ne sapevo niente di motori ma il fumo non era un buon segno, mi restava solamente da procedere a piedi e sperare.
    Presi il mio zaino con il cibo e l'acqua, controllai un ultima volta il cellulare e partii sudando come non mai.

    Dopo un eternità arrivai ad un bivio, ovviamente senza indicazioni, così decisi a caso e presi la strada che portava a destra.
    Procedetti a lungo sempre più sconsolato oltre al fatto che la pelle scoperta mi cominciava a bruciare e i piedi mi facevano male.
    Stavo iniziando ad impazzire dal caldo quando in lontananza vidi degli edifici che mi diedero forza e nuova speranza.
    Raggiunsi i primi casolari di un paesello di campagna senza nome, dove però pareva non esserci nessuno;magari la gente era in giro a pascolare le bestie e a coltivare.
    Avendo finito l'ultima bottiglietta d'acqua da un po' avevo molta sete e vedendo un pozzo lo raggiunsi, tirai sù il secchio con la corda e bevvi l'acqua purtroppo tiepida che bastò però a rinfrescarmi.
    Mi guardai intorno più accuratamente ma ancora mi saltò all'occhio la desolazione di quel luogo dove non si sentiva nemmeno un uccello cinguettare.
    Decisi allora di provare a bussare ad una casa e mi avvicinai a quella più vicina titubante;arrivato all'uscio battei le nocche sul legno e la porta si socchiuse, non era chiusa.
    Non sapevo bene se entrare ma avevo bisogno di aiuto e quindi spinsi la porta ed entrai.
    Mi ritrovai in una cucina rudimentale con al centro un tavolo sgombro e quattro sedie ai lati.
    <<c'è nessuno?>>chiesi ma non ricevetti alcuna risposta.
    Mi avvicinai al tavolo e voltandomi in un angolo dietro ad un mobile sussultai dicendo:<<io....mi scusi...>>.
    Però mi accorsi che stavo parlando con la mia immagine riflessa in uno specchio che non avevo riconosciuto subito.
    Mi osservai un attimo sistemandomi i capelli spettinati per quel lungo viaggio;avevo dei capelli ne troppo lunghi ne troppo corti castani e gli occhi marroni.
    I miei 25 anni erano accentuati da lievi rughe sulla fronte arrossata per colpa del sole così come per le mie spalle e le mie braccia.
    Distolsi lo sguardo e notai che sui mobili c'era parecchia polvere come se nessuno abitasse lì da un po' di tempo.
    Uscii di nuovo al sole e mi diressi verso quella che doveva essere una stalla.
    Infatti lo era ma degli animali non c'era nessun segno, allora mi sedetti su un cumulo di fieno per riposare poi mi sdraiai e di li a poco il sonno mi travolse.

    Mi svegliai nell'oscurità, segno che era calata la notte.
    Uscii a tentoni dalla stalla e vidi il cielo stellato e la luna splendente che almeno rischiaravano i dintorni.
    Le case però erano tutte avvolte nel buio e cominciai a pensare che nessuno abitasse quel posto.
    Mi avviai in mezzo alle case finchè, con mio grande sollievo vidi un casolare dalle cui finestre si vedeva accesa una qualche fonte di illuminazione.
    Sollevato avanzai fino alla porta d'ingresso e battei più volte la mano;dopo qualche secondo sentii dei passi avvicinarsi e la porta si aprì.
    Sulla soglia, con in mano una lampada a gas e in camicia da notte, c'era una donna ad occhio e croce sui 40 anni che mi guardava con aria sorpresa e interrogativa.
    <<signora, per fortuna ho trovato qualcuno, sono rimasto a piedi a qualche chilometro di distanza e ho viaggiato fino a qui in cerca di aiuto.Mi dispiace disturbare a quest'ora ma non so che fare.Avete un telefono o meglio ancora un po' di benzina da prestarmi?>>dissi agitato.
    La donna mi guardò per un po' poi disse:<<scusami per lo stupore ma non riceviamo visite da tanto tempo.Non abbiamo un telefono ne la benzina ma posso portarti dove ti possono aiutare.Però non adesso, di notte ci sono cani randagi molto aggressivi.Se vuoi puoi restare qua fino a domani mattina e intanto puoi mangiare qualcosa, non vorrei che un bel faccino come il tuo divenisse troppo magro.>>.
    Lei mi fece spazio e io, pensando potesse essere una buona idea, entrai.
    Appena entrato notai come quella cucina fosse molto simile a quella nell'altra casa, benchè più curata,pulita e più accogliente.
    La donna mi fece sedere al tavolo ed iniziò a armeggiare con i fornelli.
    La guardai con più attenzione e notai che nonostante la probabile età aveva un bel corpo, leggermente intravedibile attraverso il suo vestito.
    Distolsi subito lo sguardo quando si voltò chiedendomi se mi poteva andare una zuppa di verdure e annuendo notai che aveva anche un viso carino.
    Ma non erano pensieri adatti dato che era molto grande e mi stava ospitando così, anche per distogliere il pensiero, chiesi:<<mi scusi signora non mi sono presentato, mi chiamo Andrea.>>Lei rispose che si chiamava Agata e io ripresi:<<non ho potuto fare a meno di notare che non ci sono ne animali ne altri abitanti in giro.Posso chiedere come mai?>>.
    Lei sempre voltata verso la pentola rispose:<<semplice, qualcuno è lontano a pascolare gli animali.Gli altri sono andati nel paese vicino per la fiera del contadino.>>.
    Non seppi il perchè ma quella risposta non mi convinse molto me non obbiettai.
    Passato circa un quarto d'ora mi ritrovai a mangiare un buonissimo piatto che finii velocemente, essendo affamato;di sicuro con le poche cose nel mio zaino non avrei potuto avere un buon pasto.
    La donna mi propose di fare un bagno e io, avendone propio bisogno, accettai e lei dicendo di dover scaldare l'acqua se ne andò in un altra stanza.
    Dopo dieci minuti tornò scusandosi per l'attesa e mi accompagno in una stanzetta nella quale c'era una vasca, di quelle rudimentali dei film western, piena di acqua calda collegata ad una stufa.
    Lei mi porse un asciugamano pulito e mi disse che i vestiti li avrebbe lavati in seguito al mio bagno poi se ne andò.
    Io un po' imbarazzato, poichè non c'era la porta, mi spogliai e mi immersi nell'acqua sentendomi subito meglio, chiusi gli occhi e mi rilassai.
    Ad un certo punto sentii dei passi leggeri vicini ed aprii gli occhi vedendo una ragazza, più o meno sui 17 anni, china sui miei vestiti che in quel momento mi osservava parecchio imbarazzata.
    Io balbettai:<<c...c..chi sei?>> e lei abbassando subito lo sguardo e raccimolando i miei vestiti rispose con una vocina flebile:<<s..s..scusi signore mi chiamo Annetta, mia madre mi ha mandato a prendere i suoi vestiti per lavarli.Non ho visto niente.>>poi corse fuori dalla stanza.
    Io ripreso dallo stupore pensai che era molto carina: capelli a treccia biondi, occhi che parevano azzurri e un bel corpo avvolto in una camicia da notte.
    Ancora una volta distolsi il pensiero ed uscii dalla vasca guardingo, mi avvolsi nell'asciugamano e chiamai Agata ma non ricevetti risposta.
    Allora mi asciugai bene e tornai nella cucina che era però deserta;allora presguii nell'altra stanza, una camera da letto, nella quale c'erano un letto matrimoniale, uno singolo e una branda, sistemata per me.
    Sentii la porta d'ingresso aprirsi e madre e figlia entrarono, rimasero stupite a fissarmi per qualche secondo poi Agata disse:<<scusaci, eravamo fuori a stendere i tuoi vestiti lavati.Domani mattina li troverai asciutti.Mi spiace che non ho vestiti da darti intanto ma se vuoi possiamo andare a dormire adesso, così starai sotto le coperte.>>;io constatando improvvisamente che magari le avevo svegliate al mio arrivo annuii e mi avvicinai alla branda ma lei disse:<<no Andrea non li.Sei un ospite, dormirai sul letto doppio.>>.
    Io protestai ma alla fine dovetti cedere e mi coricai sul letto coprendomi con le lenzuola, mentre Agata si sistemava sulla branda e Annetta nel letto singolo.
    Le due dissero delle preghiere poi spensero le lampade e mi agurarono la buonanotte e io ricambiai.

    Non riuscii a dormire e girandomi e rigirandomi non potei fare a meno di iniziare a fantasticare prima sulla madre e poi sulla figlia e il mio pene si rizzò.
    Ad un certo punto sentii qualcosa posarsi sul bordo del letto e pensai inizialmente di stare sognando;però ero troppo lucido e sentivo tutto realmente così rimasi immobile con il pene che sollevava il lenzuolo che nella quasi totale oscurita sembrava un fantasma.
    All'improvviso una mano tasto piano il letto cercandomi e trovandomi si posò sulla mia pancia, poi mi raggiunse la sua propietaria che riconobbi come Agata.
    Io emisi un lamento strozzato di eccitazione e lei mi mise un dito sulla bocca poi mi si avvicinò con la sua all'orecchio e sussurrò:<<sono una donna sola da troppo tempo, ho bisogno di piacere, ti prego accontentami.Fallo come ringraziamento della mia ospitalità.>>.
    Io annuii e lo avrei fatto anche senza la richiesta di ringraziamento;lei allora mi baciò e così vicina sentii un aroma strano ma piacevole che mi inebriò e mi fece eccitare di più.
    Lei si staccò dalle mie labbra ed iniziò a leccarmi sul collo ed io raggiunsi con le mani i suoi seni abbondanti, scoprendo che era nuda, ed iniziai a palparli sempre più forte.
    Lei gemette piano e prosegui leccandomi e baciandomi il petto per poi passare alla pancia, poi con una mano si intrufulò sotto le coperte e mi prese il pene cominciando a muoverlo sù e giù.
    Io tirai giù le coperte aiutandomi anche coi piedi e lei emanando calore si posizionò a gambe aperte sul mio membro e aiutandosi con una mano se lo infilò nella vagina facendolo sprofondare poi nei suoi meandri.
    Iniziò a muoversi sù e giù ed io godevo come non mai fino a quando la stanza venne illuminata all'improvviso e fui accecato.
    Quando riuscii a mettere a fuoco vidi inizialmente Agata su di me tutta nuda e sudata immobile con lo sguardo rivolto alla fonte della luce.
    Io mi girai e vidi Annetta che innorridita e stupefatta ci fissava dal suo letto, coi capelli sciolti era molto più bella;da un lato provai imbarazzo ma dall'altro l'eccitazione aumentò se possibile.
    Agata si alzò sfilandosi il mio pene e disse:<<annetta, cosa fai?Non è bello interrompere le persone così.Dato che ci hai visto e sarebbe ora, vieni qui che ti insegno.>>;la figlia sembrava non avere intenzione di obbedire ma dopo l'occhiataccia della madra si avvicinò tremante e a testa bassa e salì sul letto.
    La madre senza tante cerimonie afferrò il braccio della figlia e la trascinò al suo posto sopra di me poi mi disse:<<ti chiedo ancora un favore.Chissà quando verrà qualcun'altro, aiutami ad insegnare a mia figlia come diventare donna.>>.
    Io ebbi vari dubbi ma riuscii a seppellirli con l'eccitazione e annuii, allora Agata mise in posizione Annetta, le divaricò le gambe e la spinse giù.
    La vagina della ragazza era quasi sicuramente vergine ed infatti non poteva competere con quella dell'altra ma le entrai lo stesso e lei urlò.
    Goccioline di sangue le caddero fuori ma non ci badai, la afferrai per i fianchi ed issandomi la ribaltai in modo da essere sopra io poi iniziai a penetrarla.
    Lei urlava ma mi faceva godere di più ed aumentai il ritmo mentre Agata, spostatasi dietro di me mi leccava il collo e la schiena masturbandosi intanto con una mano.
    Dopo poco, forse percependo che stavo raggiungendo il limite, mi sussurrò:<<non preoccuparti, finiscile dentro>>;io, che a testa lucida avrei obbiettato, le obbedii e dopo qualche secondo esplosi dentro ad Annetta gemendo insieme a lei.
    Aspettai qualche attimo poi sfilai il pene e mi staccai dalla ragazza lasciandomi ricadere sul letto e Agata mi afferrò il membro ed me lo leccò tutto spremendolo bene e ripulendomelo dallo sperma.Il resto di quella notte lo passammo dormendo tutti in quel letto io in mezzo e le due ai miei fianchi.

    Mi svegliai sotto il sole mezzo rimbambito dal sonno;la seconda cosa che constatai era che ero vestito ed ero sdraiato su qualcosa di duro.
    Mi alzai dolorante e scoprii con stupore che ero sulla strada dove avevo lasciato la macchina la quale era ancora li e c'era anche il mio zaino.
    Non poteva essere stato tutto un sogno quello che avevo vissuto però pareva propio essere così.
    Presi le mie cose e salii in macchina.
    Inserii le chiavi e avviai il motore, la macchina incredibilmente si accese e l'indicatore del carburante segnava il pieno.
    Ancora più stupito mi chiesi se poteva davvero essere stato un colpo di sole e guardai il cellulare;esso segnava la stessa ora in cui si era fermata la macchina.
    Guidai per la strada cercando il bivio che avevo trovato ma dopo un po'constatai che non esisteva, dunque era propio stato un sogno.
    Raggiunsi i miei amici dopo varie ore e alla sera mi sdraiai nella mia stanza da letto per pensare.
    Poteva essere stato solo un sogno eppure era stato così vivido;mi tastai il pene ma non riscontrai nessuna particolarità.
    Mi preparai a dormire spogliandomi e l'occhio mi cadde nella tasca sul retro dei pantaloni dalla quale sbucava un foglietto.
    Lo presi e vidi che sullo sfondo bianco c'era una sola parola, scritta con calligrafia femminile, e un bacio stampato con il rossetto.
    La parola era "Grazie".

    Edited by atbmatus - 5/8/2012, 11:42
  12. .
    Io penso che sarà un'ennesima porcata commerciale.
    Hanno iniziato a rovinare la saga con il 4°capitolo, con il 5 è divenuto uno sparatutto completo e con il 6 scacazzeranno tutto.
  13. .
    Io ho giocato tutti i 3 capitoli.
    Il primo è stata un'esperienza stupenda, semplicemente un capolavoro.
    Gli altri 2 invece mi hanno fatto davvero cacare essendo divenuti i soliti fps patocchi.
    Li hanno commercializzati al massimo soppratutto nel 3 che mi ha totalmente smerdato la serie.
    Mi fermo all'uno e gli altri non li considero neanche giochi ma spazzatura.
  14. .
    Grazie :D
  15. .
    Un bel po' troppo oltre la soglia della perversione per i miei gusti.
88 replies since 30/6/2012
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