Notte tra le stelle

Alien

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    Videogiocatore vecchio stampo!

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    Notte tra le stelle


    Tra colline e pianure verdeggianti, boschi rigogliosi e limpidi fiumi sorgeva pacifica la cittadina di Greenstone.
    I suoi abitanti erano persone semplici e abitavano, ad eccezione del sindaco e della sua famiglia, in graziose
    villette a schiera, ordinatamente disposte attorno al centro città.
    In una di queste vivevano una coppia e la loro unica figlia sedicenne di nome Jennifer.
    Quest'ultima era una bella ragazza sull'uno e sessanta con bel corpo curato, curve al punto giusto, capelli
    lunghi e biondi con due splendidi occhi azzurri.
    Ma la sua bellezza finiva li infatti in pochi avrebbero accettato di esserle amica perchè Jennifer era
    un'autentica snob.
    Nonostante non vivessero nel lusso, i suoi genitori si erano sempre comportati da borghesi e avevano dato il
    brutto esempio anche a lei; a scuola faceva parte di una cerchia ristretta di ragazzi con il suo carattere e non
    degnava di uno sguardo chi non riteneva meritevole della sua attenzione.
    Ma più di tutti erano gli appassionati di fantascienza e fantasy a non riuscire a sopportarla.
    Ogni volta che Jennifer incontrava nei corridoi uno "sfigatello", come li chiamavano lei e i suoi amici, la cui
    colpa era solo che gli piacevano ufo, o elfi, o mostri o cose così, si cimentava sempre ad umiliarli.
    Chiunque avrebbe pensato che il motivo fosse il semplice disprezzo, ma se si avesse potuto conoscerla a
    fondo si sarebbe scoperto che ella in verità era invidiosa perchè sotto sotto quelle avventure fantastiche
    l'attiravano.
    Ma aveva sotterrato quei sentimenti da tempo perchè di sicuro, se avesse avuto gli stessi hobby degli
    "sfigatelli", avrebbe perso la popolarità che possedeva e non sarebbe stata più venerata come una dea.

    Una sera, mentre una sua amica la stava accompagnando a casa in macchina, Jennifer ebbe un brutto
    litigio cone essa a causa dell'attenzione di un ragazzo che piaceva ad entrambe.
    La discussione degenerò fino al punto in cui la sua amica decise di abbandonarla per strada e andandose
    via la lasciò al buio, in una strada secondaria e isolata.
    Dopo qualche istante di panico, Jennifer tentò di chiamare i genitori per farsi venire a prendere, ma scoprì
    con dispiacere che stranamente non c'era campo.
    La ragazza cercò di calmarsi e acquisito un minimo di controllo decise di avviarsi a piedi per trovare un posto
    idoneo alla chiamata.
    Proseguiva da qualche minuto, guardando attentamente dove metteva i piedi al solo pallido chiarore lunare,
    quando una strana luce argentea illuminò dall'alto il terreno per poi sparire.
    Sorprese Jennifer si guardò in torno poi volse lo sguardo al cielo.
    La notte nera era punteggiata da un'infinità di stelle e dalla luna piena ma nient'altro era visibile in
    quell'insieme.
    Riprese il cammino e dopo qualche istante la luce tornò ma la ragazza era pronta e alzò subito la
    testa; prima che il bagliore scomparisse ancora riusci a vedere un qualcosa di indefinito che pareva di
    forma circolare.
    Tornata al buio rimase immobile cercando quella cosa misteriosa finchè non distinse un suo movimento,
    sembrava propio che si stesse avvicinando.
    Jennifer pensò subito ad un'elicottero anche se il silenzio era totale ma dovette ricredersi quando l'oggetto
    fu più vicino.
    Sbattè più volte le palpebre incredula perchè sopra di lei c'era un auntentico disco volante; dopo un attimo
    di esitazione, l'istinto ebbe il soppravvento e la ragazza si mise a correre spaventata.
    Non sapeva quanto aveva percorso ne se lo strano affare le fosse ancora alle calcagna, ma dovette fermarsi
    a riprendere fiato.
    Quando si riprese osservò attentamente il cielo cercando disperata il cellulare nella boretta; quando lo trovò
    sospirò vedendo la barra della linea completa.
    Fece per digitare il numero di casa quando nuovamente la luce argentea la circondò, molto più intensa.
    Non ebbe il tempo di fare qualsiasi cosà che si sentì sollevare da terra e poi perse conoscenza.

    Jennifer si svegliò in un curioso e piacevole tepore, tenne gli occhi chiusi convinta di essere nella sua stanza
    non ricordando momentaneamente cosa le era capitato.
    Fu solo quando cercò di muovere un braccio che si accorse che qualcosa non andava.
    Aprì gli occhi e rimase abbagliata; riacquistò piano piano la visibilità vedendo che si trovava in una stanza
    completamente bianca e molto illuminata nella quale non si vedevano neppure le pareti.
    Tentò di alzarsi ma notò con orrore che degli strani fasci di luce dorata le bloccavano gambe e braccia; era
    sdraiata su una tavola bianca e liscia che sembrava sospesa a mezzaria.
    Tremendamente spaventata si mise a urlare chiedendo aiuto e agitandosi disperatamente ma ogni tentavivo
    era vano.
    Trovandosi infine con la voce roca cercò di ragionare, di sicuro c'era una spiegazione logica.
    Raggiunse poi la conclusione più probabile, era un brutto scherzo organizzato da tutti quegli "sfigatelli" che la
    odiavano.
    Allora cominciò a minacciare delle conseguenze che ci sarebbero state sbeffeggiando i pochi cognomi di
    quest'ultimi che si ricordava ma si zittì quando in una delle invisibili pareti si aprì una strana apertura
    rettangolare, dietro la quale si intravedeva solo buio.
    Gli insulti che stava per esprimere gli morirono in gola quando vide chi entrò.
    Erano sicuramente alieni: alti, magrissimi, grigi, con due grossi occhi neri, tre dita per mano e per piede; erano
    nudi, se così si potevano definire, ma la loro pelle era tutta liscia e a quanto parevano non aveva un organo
    riproduttivo.
    Entrarono in tre esemplari muovendosi leggeri e la raggiunsero circondandola.
    Jennifer terrorizzata chiese balbettando che cosa volevano da lei e che cosa volevano fare ma non ottenne
    risposta, se non delle occhiate di curiosità.
    Senza lasciare attesa l'alieno davanti a lei bisbigliò qualcosa di incomprensibile e dall'indefinito soffitto emerse,
    come dall'acqua, una sorta di piccolo cannone; al muto ordine di uno dei suoi rapitori, sparò un raggio dorato
    sulla ragazza e i suoi vestiti si disintegrarono senza lasciare traccia.
    Jennifer in preda al panico totale urlò nuovamente e si dimenò ancora invano infastidento chiaramente
    le tre creature.
    Uno di loro sussurrò qualcosa e un quinto fascio dorato le bloccò la testa a la zittì, ora era completamente
    inerme.
    I tre alieni presero a girarle intorno studiandola, poi uno di essi diede un altro ordine e dal pavimento comparve
    un braccio meccanico sulla cui estremità era presente una specie di piccolo microfono bianco con strane luci
    azzurre ai lati.
    Senza indugi lo strumento si portò a livello del corpo della ragazza e si insinuò tra le sue gambe aperte, poi
    senza farsi attendere le penetrò dentro la sua vagina.
    Jennifer non poteva urlare e fu costretta a sentire quello strano microfono allungarsi dentro di lei provocandole
    dolore e piacere allo stesso tempo.
    Lo strumento le toccò un punto al suo interno che le provocò un intenso piacere e sentì la sua vagina bagnarsi;
    poi l'oggetto iniziò a muoversi avanti e indietro come se la stesse studiando in più punti e facendola godere
    maggiormente, nonostante il terrore che aveva.
    Terminato il suo compito il bracciò meccanico si ritirò e la ragazza schizzò un po' di liquido quando il microfono
    le uscì.
    Due degli alieni se ne andarono molto probabilmente per visionare gli studi fatti mentre quello rimasto
    fece emergere un secondo macchinario dal pavimento.
    Questa volta si trattava di due cavi bianchi con alle estremità delle specie di ventose giganti; l'alieno diede un altro
    ordine e i due strumenti si posizionarono sui bei seni della ragazza avvolgendoli.
    Inizialmente non accadde nulla poi altro dolore e piacere insieme la sovrastarono; era come se un ragazzo le
    stesse palpando concitatamente le mammelle.
    Qualcosa di indefinito le afferrò i capezzoli e iniziò a muoverli e a tirarli finchè Jennifer sentì chiaramente il latte
    uscirle da essi, facendola nuovamente godere.
    Dopo chissà quanto i due strumenti si separarono dai suoi seni, lasciandoglieli arrossati, e si ritirarono nuovamente
    nel pavimento.
    Poi a comando dell'alieno sbucò da chissà dove un altro cavo, questa volta poco più spesso e con all'estremita
    quello che sembrava un vibratore, il quale le si posizionò propio sopra alla sua testa, a misura della bocca.
    Il terrore fu troppo e la ragazza svenne.

    Jennifer si risvegliò ancora nella stanza bianca, o almeno una che era tale e quale, e scoprì di potersi muovere.
    Era ancora nuda ma non era più legata; si alzò ed iniziò a vagare rasente le indefinite pareti cercando
    qualsiasi cosa potesse farla uscire, ma infine non trovo niente e ci rinunciò.
    Dopo poco si aprì una fessura ed entrò uno degli alieni, chiudenosela alle spalle.
    L'essere le si avvicinò piano e lei indietreggiò coprendosi le nudità con le braccia ma infine raggiunse il capolinea.
    Esso la raggiunse, lei tentò allora di colpiro con pugni e calci ma quasi aspettandoselo, l'alieno alzò un braccio
    e Jennifer fu obbligata ad obbedire immobilizzandosi.
    Poi lui sempre senza proferire verso le ordinò di posare le mani alla parete e di divaricare le gambe e subito le
    fu chiara la sua intenzione, ma non poteva fare niente per ribellarsi.
    La ragazza osservò impotente l'alieno avvicinarsi ancora di più e, dall'intersezione delle sue gambe, spuntò
    quello che appariva come un lungo pene grigio e viscido che si muoveva come un serpente.
    Quest'ultimo si mosse autonomo, le strisciò prima sulle cosce poi salì più su ed infine la penetrò senza tanti
    complimenti lasciandole all'esterno una leggera bava viscida e colante.
    Il pene-serpente le sgusciò dentro finchè ne ebbe modo poi iniziò ad agitarsi facendo godere Jennifer come
    non mai, nonostante il forte dolore.
    Ad un certo punto la ragazza senti alleggerirsi il controllo sulla sua mente e subito afferrò quella sorta di
    verme che l'aveva violata stringendolo forte.
    L'alieno indietreggo chiaramente sofferente e il suo pene si ritirò violentemente facendo alzare in aria di
    qualche centimetro la ragazza, che poi si accasciò sulla parete.
    L'essere non riprovò a violentarla ma se ne andò subito via dalla stanza.
    Dopo qualche istante la stanza si riempi di un qualche gas incolore che la fece svenire.

    Jennifer si svegliò per la terza volta e notò subito un cambiamento.
    Era ancora in una stanza bianca dalle pareti indistinguibili, ma in essa c'erano delle vasche verticali
    dentro le quali galleggiavano, attaccate a dei respiratori, delle altre persone.
    Corse subito ad una vasca e iniziò a bussare al vetro sperando di svegliare l'occupante ma non
    accadde niente.
    Fece per tentare con le altre vasche quando si accorse che oltre ad esse, nella stanza era presente
    una specie di monitor incassato in una parete.
    Lo raggiunse di corsa e ci posò sopra di istinto la mano; lo schemo si attivò e comparvero in ordine delle
    immagini con alcuni volti di esseri umani.
    Confrontandoli con quelli presenti nelle vasche notò che combaciavano tranne che per una, ovvero la sua.
    Incuriosità la selezionò con un dito e immediatamente udì uno strano suono alla sua destra.
    Volgendo lo sguardò rimase stupita a bocca aperta: dal nulla si stava creando un corpo.
    Dovette attendere qualche minuto per intuire i suoi tratti e rimase ancora più sconvolta quando il volto
    della figura si delineava nel suo, si stava creando un suo clone.
    Finito il procedimento il suo doppio cadde a terra scossa da brividi anche se era vestita con gli abiti
    che Jennifer aveva appena arrivata.
    Indecisa sul da farsi quest'ultima osservò ancora per lungo tempo la sua copia perfetta poi titubante
    decise di avvicinarsi.
    Quando la raggiunse le si inginocchiò accanto senza sapere bene cosa dire e le mise una mano sulla spalla.
    Questo gesto sembrò scuotere il suo clone che alzò il volto e la guardò come fosse uno specchio.
    Jennifer ritrasse la mano e rimase di stucco quando l'altra lei si alzò, la prese per un braccio e la fece alzare.
    All'improvviso la ragazza fu sollevata a mezz'aria con un urlo di spavento e si ritrovò seduta come su una
    poltrona invisibile, che comunque non riusciva a toccare.
    Non era bloccata o legata quindi Jennifer inizialmente non cercò di ribellarsi; semplicemente era sospesa
    nell'aria.
    La sua clone le si posizionò davanti e confondendola ancora di più iniziò a sbottonarsi i jeans; se li tolse e
    già in quel momento Jennifer notò qualcosa di strano: un rigonfiamento nelle mutandine.
    L'altra con noncuranza si afferrò anche quell'abito e se li sfilò facendo urlare Jennifer.
    Dove normalemente ci sarebbe dovuta essere una vagina si ergeva ritto un enorme pene umano.
    La ragazza tentò allora di fuggire ma non poteva muoversi da quella posizione anche perchè ora
    le sue gambe erano immobilizzate da forze sconosciute.
    Con un gesto della mano la sua clone le spalancò magicamente le gambe e le mise il suo membro
    contro le labbra della sua vagina.
    Jennifer aveva intuito allora che quelle immagini sullo schermo non erano altro che scelte per
    creare un corpo che la mettesse più a suo agio, almeno così pensavano gli alieni. Scegliendo
    se stessa le avevano creato una copia con il sesso adeguato all'accoppiamento.
    Tentò di allontanare la sua clone con le mani ma ella era incredibilmente forte e le bloccò le braccia.
    Poi senza preamboli la penetrò forte facendole male e iniziò a violarla ritmicamente sempre più veloce.
    Grossi spruzzi di una strana sostanza bianca le uscivà ai lati della vagina e provava un piacere che
    quasi la faceva impazzire.
    Dopo un eternità il pene si immobilizzò e una quantità enorme di sperma alieno la innondò l'interno e
    le fuoriuscì abbondantemente a schizzi dai lati della vagina.
    La sua clone si separò da lei poi com'era venuta sparì semplicemente nel nulla.
    Jennifer, liberata da quella forza invisibile che la immobilizzava, cadde nella pozzangherà di liquido seminale
    poi venne ancora il gas e lei svenne.

    Jennifer venne ritrovata smarrita vicina a Greenstone senza memoria dell'accaduto della ormai passata
    notte.
    Tornò alla solita vita di sempre con l'unico cambiamento che ora quando si masturbava le fuoriusciva un
    liquido bluastro.
    Passato qualche mese fece la sconvolgente scoperta di essere rimasta incinta, anche se non aveva mai
    fatto sesso senza protezioni.
    Nessuno le credette, persino i suoi genitori e cominciò una vita rinchiusa in casa passando ore e ore a
    leggere storie di fantasia.
    Il giorno in cui doveva recarsi in ospedale per vedere il feto, stava guidando su una strada secondaria
    quando dovette inchiodare perchè una luce intensa e argentea la circondava abbagliandola.
    Poi si senti sollevare.
     
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