Sognavo o ero desto?

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    Videogiocatore vecchio stampo!

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    Sognavo o ero desto?

    <<uff....uff.....uff...>>.Fermai la macchina sul ciglio della strada desolata di campagna.
    Non ce la facevo più dal caldo cocente,non avevo l'aria condizionata e l'aria era immobile e calda;inoltre stavo finendo la benzina.
    Tutto era cominciato quando il volo che avrei dovuto prendere era stato annullato.
    Dovevo raggiungere i miei amici in Calabria, come ogni estate, e mi ero recato all'aereoporto anche in anticipo.
    Arrivata l'ora del mio volo mi ero recato al gate ed ero stato avvisato che il mio volo era stato annullato per qualche problema e non si sapeva niente del prossimo.
    Per fortuna ero riuscito a farmi rimborsare dopo aver scatenato un putiferio, comunque restava il problema di come viaggiare.
    Il treno lo avevo escluso subito poichè, per una brutta esperienza, non mi fidavo neanche un po'.
    Allora optai per l'unica altra opzione ovvero la macchina anche se sarebbe stato un suicidio;innanzitutto essa era una baracca, presa nell'usato, secondo non avevo tanti soldi a disposizione per la benzina, terzo dovevo partire dalla Liguria e quarto non avevo un gps.
    Ora mi chiedo se qualcuno mi avesse drogato in qualche modo, fatto sta che decisi comunque per la macchina poichè avevo le ferie contate e non potevo rimandare.
    Caricai i bagagli sul mezzo e partii.

    Il viaggio fu di una noia e di un caldo mortale ma alla fine arrivai ai margini della Calabria, da li la strada non doveva essere tanta.
    Proseguii in strade sempre più desolate finchè non incontrai nessun'altra auto per chilometri.
    Ad un certo punto la macchina inizio a sbuffare e la spia della riserva si accese, ero nei guai perchè non avevo incontrato un benzinaio da parecchio tempo.
    Accostai sbattendo una mano sul volante arrabbiato maledicendo quell'auto e la campagna che mi circondava.
    Afferrai il cellulare per chiamare i miei amici ma non c'era nemmeno una tacca di rete; mi venne in mente la pubblicità di Aldo, Giovanni e Giacomo nella quale veniva detto "in un campo c'è sempre campo" e maledissi pure loro.
    Come ultima risorsa tirai fuori una cartina che avevo comprato ma non c'erano segnati i benzinai.
    Allora accesi la macchina che mi preoccupò parecchio per i rumori che emise, partii e procedetti a velocità costante sperando in un miracolo.
    Così non fu infatti dopo qualche chilometro dal cofano iniziò a fuoriuscire del fumo nero allora la fermai di nuovo.
    Non ne sapevo niente di motori ma il fumo non era un buon segno, mi restava solamente da procedere a piedi e sperare.
    Presi il mio zaino con il cibo e l'acqua, controllai un ultima volta il cellulare e partii sudando come non mai.

    Dopo un eternità arrivai ad un bivio, ovviamente senza indicazioni, così decisi a caso e presi la strada che portava a destra.
    Procedetti a lungo sempre più sconsolato oltre al fatto che la pelle scoperta mi cominciava a bruciare e i piedi mi facevano male.
    Stavo iniziando ad impazzire dal caldo quando in lontananza vidi degli edifici che mi diedero forza e nuova speranza.
    Raggiunsi i primi casolari di un paesello di campagna senza nome, dove però pareva non esserci nessuno;magari la gente era in giro a pascolare le bestie e a coltivare.
    Avendo finito l'ultima bottiglietta d'acqua da un po' avevo molta sete e vedendo un pozzo lo raggiunsi, tirai sù il secchio con la corda e bevvi l'acqua purtroppo tiepida che bastò però a rinfrescarmi.
    Mi guardai intorno più accuratamente ma ancora mi saltò all'occhio la desolazione di quel luogo dove non si sentiva nemmeno un uccello cinguettare.
    Decisi allora di provare a bussare ad una casa e mi avvicinai a quella più vicina titubante;arrivato all'uscio battei le nocche sul legno e la porta si socchiuse, non era chiusa.
    Non sapevo bene se entrare ma avevo bisogno di aiuto e quindi spinsi la porta ed entrai.
    Mi ritrovai in una cucina rudimentale con al centro un tavolo sgombro e quattro sedie ai lati.
    <<c'è nessuno?>>chiesi ma non ricevetti alcuna risposta.
    Mi avvicinai al tavolo e voltandomi in un angolo dietro ad un mobile sussultai dicendo:<<io....mi scusi...>>.
    Però mi accorsi che stavo parlando con la mia immagine riflessa in uno specchio che non avevo riconosciuto subito.
    Mi osservai un attimo sistemandomi i capelli spettinati per quel lungo viaggio;avevo dei capelli ne troppo lunghi ne troppo corti castani e gli occhi marroni.
    I miei 25 anni erano accentuati da lievi rughe sulla fronte arrossata per colpa del sole così come per le mie spalle e le mie braccia.
    Distolsi lo sguardo e notai che sui mobili c'era parecchia polvere come se nessuno abitasse lì da un po' di tempo.
    Uscii di nuovo al sole e mi diressi verso quella che doveva essere una stalla.
    Infatti lo era ma degli animali non c'era nessun segno, allora mi sedetti su un cumulo di fieno per riposare poi mi sdraiai e di li a poco il sonno mi travolse.

    Mi svegliai nell'oscurità, segno che era calata la notte.
    Uscii a tentoni dalla stalla e vidi il cielo stellato e la luna splendente che almeno rischiaravano i dintorni.
    Le case però erano tutte avvolte nel buio e cominciai a pensare che nessuno abitasse quel posto.
    Mi avviai in mezzo alle case finchè, con mio grande sollievo vidi un casolare dalle cui finestre si vedeva accesa una qualche fonte di illuminazione.
    Sollevato avanzai fino alla porta d'ingresso e battei più volte la mano;dopo qualche secondo sentii dei passi avvicinarsi e la porta si aprì.
    Sulla soglia, con in mano una lampada a gas e in camicia da notte, c'era una donna ad occhio e croce sui 40 anni che mi guardava con aria sorpresa e interrogativa.
    <<signora, per fortuna ho trovato qualcuno, sono rimasto a piedi a qualche chilometro di distanza e ho viaggiato fino a qui in cerca di aiuto.Mi dispiace disturbare a quest'ora ma non so che fare.Avete un telefono o meglio ancora un po' di benzina da prestarmi?>>dissi agitato.
    La donna mi guardò per un po' poi disse:<<scusami per lo stupore ma non riceviamo visite da tanto tempo.Non abbiamo un telefono ne la benzina ma posso portarti dove ti possono aiutare.Però non adesso, di notte ci sono cani randagi molto aggressivi.Se vuoi puoi restare qua fino a domani mattina e intanto puoi mangiare qualcosa, non vorrei che un bel faccino come il tuo divenisse troppo magro.>>.
    Lei mi fece spazio e io, pensando potesse essere una buona idea, entrai.
    Appena entrato notai come quella cucina fosse molto simile a quella nell'altra casa, benchè più curata,pulita e più accogliente.
    La donna mi fece sedere al tavolo ed iniziò a armeggiare con i fornelli.
    La guardai con più attenzione e notai che nonostante la probabile età aveva un bel corpo, leggermente intravedibile attraverso il suo vestito.
    Distolsi subito lo sguardo quando si voltò chiedendomi se mi poteva andare una zuppa di verdure e annuendo notai che aveva anche un viso carino.
    Ma non erano pensieri adatti dato che era molto grande e mi stava ospitando così, anche per distogliere il pensiero, chiesi:<<mi scusi signora non mi sono presentato, mi chiamo Andrea.>>Lei rispose che si chiamava Agata e io ripresi:<<non ho potuto fare a meno di notare che non ci sono ne animali ne altri abitanti in giro.Posso chiedere come mai?>>.
    Lei sempre voltata verso la pentola rispose:<<semplice, qualcuno è lontano a pascolare gli animali.Gli altri sono andati nel paese vicino per la fiera del contadino.>>.
    Non seppi il perchè ma quella risposta non mi convinse molto me non obbiettai.
    Passato circa un quarto d'ora mi ritrovai a mangiare un buonissimo piatto che finii velocemente, essendo affamato;di sicuro con le poche cose nel mio zaino non avrei potuto avere un buon pasto.
    La donna mi propose di fare un bagno e io, avendone propio bisogno, accettai e lei dicendo di dover scaldare l'acqua se ne andò in un altra stanza.
    Dopo dieci minuti tornò scusandosi per l'attesa e mi accompagno in una stanzetta nella quale c'era una vasca, di quelle rudimentali dei film western, piena di acqua calda collegata ad una stufa.
    Lei mi porse un asciugamano pulito e mi disse che i vestiti li avrebbe lavati in seguito al mio bagno poi se ne andò.
    Io un po' imbarazzato, poichè non c'era la porta, mi spogliai e mi immersi nell'acqua sentendomi subito meglio, chiusi gli occhi e mi rilassai.
    Ad un certo punto sentii dei passi leggeri vicini ed aprii gli occhi vedendo una ragazza, più o meno sui 17 anni, china sui miei vestiti che in quel momento mi osservava parecchio imbarazzata.
    Io balbettai:<<c...c..chi sei?>> e lei abbassando subito lo sguardo e raccimolando i miei vestiti rispose con una vocina flebile:<<s..s..scusi signore mi chiamo Annetta, mia madre mi ha mandato a prendere i suoi vestiti per lavarli.Non ho visto niente.>>poi corse fuori dalla stanza.
    Io ripreso dallo stupore pensai che era molto carina: capelli a treccia biondi, occhi che parevano azzurri e un bel corpo avvolto in una camicia da notte.
    Ancora una volta distolsi il pensiero ed uscii dalla vasca guardingo, mi avvolsi nell'asciugamano e chiamai Agata ma non ricevetti risposta.
    Allora mi asciugai bene e tornai nella cucina che era però deserta;allora presguii nell'altra stanza, una camera da letto, nella quale c'erano un letto matrimoniale, uno singolo e una branda, sistemata per me.
    Sentii la porta d'ingresso aprirsi e madre e figlia entrarono, rimasero stupite a fissarmi per qualche secondo poi Agata disse:<<scusaci, eravamo fuori a stendere i tuoi vestiti lavati.Domani mattina li troverai asciutti.Mi spiace che non ho vestiti da darti intanto ma se vuoi possiamo andare a dormire adesso, così starai sotto le coperte.>>;io constatando improvvisamente che magari le avevo svegliate al mio arrivo annuii e mi avvicinai alla branda ma lei disse:<<no Andrea non li.Sei un ospite, dormirai sul letto doppio.>>.
    Io protestai ma alla fine dovetti cedere e mi coricai sul letto coprendomi con le lenzuola, mentre Agata si sistemava sulla branda e Annetta nel letto singolo.
    Le due dissero delle preghiere poi spensero le lampade e mi agurarono la buonanotte e io ricambiai.

    Non riuscii a dormire e girandomi e rigirandomi non potei fare a meno di iniziare a fantasticare prima sulla madre e poi sulla figlia e il mio pene si rizzò.
    Ad un certo punto sentii qualcosa posarsi sul bordo del letto e pensai inizialmente di stare sognando;però ero troppo lucido e sentivo tutto realmente così rimasi immobile con il pene che sollevava il lenzuolo che nella quasi totale oscurita sembrava un fantasma.
    All'improvviso una mano tasto piano il letto cercandomi e trovandomi si posò sulla mia pancia, poi mi raggiunse la sua propietaria che riconobbi come Agata.
    Io emisi un lamento strozzato di eccitazione e lei mi mise un dito sulla bocca poi mi si avvicinò con la sua all'orecchio e sussurrò:<<sono una donna sola da troppo tempo, ho bisogno di piacere, ti prego accontentami.Fallo come ringraziamento della mia ospitalità.>>.
    Io annuii e lo avrei fatto anche senza la richiesta di ringraziamento;lei allora mi baciò e così vicina sentii un aroma strano ma piacevole che mi inebriò e mi fece eccitare di più.
    Lei si staccò dalle mie labbra ed iniziò a leccarmi sul collo ed io raggiunsi con le mani i suoi seni abbondanti, scoprendo che era nuda, ed iniziai a palparli sempre più forte.
    Lei gemette piano e prosegui leccandomi e baciandomi il petto per poi passare alla pancia, poi con una mano si intrufulò sotto le coperte e mi prese il pene cominciando a muoverlo sù e giù.
    Io tirai giù le coperte aiutandomi anche coi piedi e lei emanando calore si posizionò a gambe aperte sul mio membro e aiutandosi con una mano se lo infilò nella vagina facendolo sprofondare poi nei suoi meandri.
    Iniziò a muoversi sù e giù ed io godevo come non mai fino a quando la stanza venne illuminata all'improvviso e fui accecato.
    Quando riuscii a mettere a fuoco vidi inizialmente Agata su di me tutta nuda e sudata immobile con lo sguardo rivolto alla fonte della luce.
    Io mi girai e vidi Annetta che innorridita e stupefatta ci fissava dal suo letto, coi capelli sciolti era molto più bella;da un lato provai imbarazzo ma dall'altro l'eccitazione aumentò se possibile.
    Agata si alzò sfilandosi il mio pene e disse:<<annetta, cosa fai?Non è bello interrompere le persone così.Dato che ci hai visto e sarebbe ora, vieni qui che ti insegno.>>;la figlia sembrava non avere intenzione di obbedire ma dopo l'occhiataccia della madra si avvicinò tremante e a testa bassa e salì sul letto.
    La madre senza tante cerimonie afferrò il braccio della figlia e la trascinò al suo posto sopra di me poi mi disse:<<ti chiedo ancora un favore.Chissà quando verrà qualcun'altro, aiutami ad insegnare a mia figlia come diventare donna.>>.
    Io ebbi vari dubbi ma riuscii a seppellirli con l'eccitazione e annuii, allora Agata mise in posizione Annetta, le divaricò le gambe e la spinse giù.
    La vagina della ragazza era quasi sicuramente vergine ed infatti non poteva competere con quella dell'altra ma le entrai lo stesso e lei urlò.
    Goccioline di sangue le caddero fuori ma non ci badai, la afferrai per i fianchi ed issandomi la ribaltai in modo da essere sopra io poi iniziai a penetrarla.
    Lei urlava ma mi faceva godere di più ed aumentai il ritmo mentre Agata, spostatasi dietro di me mi leccava il collo e la schiena masturbandosi intanto con una mano.
    Dopo poco, forse percependo che stavo raggiungendo il limite, mi sussurrò:<<non preoccuparti, finiscile dentro>>;io, che a testa lucida avrei obbiettato, le obbedii e dopo qualche secondo esplosi dentro ad Annetta gemendo insieme a lei.
    Aspettai qualche attimo poi sfilai il pene e mi staccai dalla ragazza lasciandomi ricadere sul letto e Agata mi afferrò il membro ed me lo leccò tutto spremendolo bene e ripulendomelo dallo sperma.Il resto di quella notte lo passammo dormendo tutti in quel letto io in mezzo e le due ai miei fianchi.

    Mi svegliai sotto il sole mezzo rimbambito dal sonno;la seconda cosa che constatai era che ero vestito ed ero sdraiato su qualcosa di duro.
    Mi alzai dolorante e scoprii con stupore che ero sulla strada dove avevo lasciato la macchina la quale era ancora li e c'era anche il mio zaino.
    Non poteva essere stato tutto un sogno quello che avevo vissuto però pareva propio essere così.
    Presi le mie cose e salii in macchina.
    Inserii le chiavi e avviai il motore, la macchina incredibilmente si accese e l'indicatore del carburante segnava il pieno.
    Ancora più stupito mi chiesi se poteva davvero essere stato un colpo di sole e guardai il cellulare;esso segnava la stessa ora in cui si era fermata la macchina.
    Guidai per la strada cercando il bivio che avevo trovato ma dopo un po'constatai che non esisteva, dunque era propio stato un sogno.
    Raggiunsi i miei amici dopo varie ore e alla sera mi sdraiai nella mia stanza da letto per pensare.
    Poteva essere stato solo un sogno eppure era stato così vivido;mi tastai il pene ma non riscontrai nessuna particolarità.
    Mi preparai a dormire spogliandomi e l'occhio mi cadde nella tasca sul retro dei pantaloni dalla quale sbucava un foglietto.
    Lo presi e vidi che sullo sfondo bianco c'era una sola parola, scritta con calligrafia femminile, e un bacio stampato con il rossetto.
    La parola era "Grazie".

    Edited by atbmatus - 5/8/2012, 11:42
     
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