Posts written by atbmatus

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    Mi spiace gente, il motivo è che tra malattie e impegni vari non ho il tempo materiale per scrivere, ne la mente sveglia e creativa per poter continuare, visto che sono sempre stanco morto... :(
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    Chiedo cortesemente l'eliminazione del racconto, se qualcuno\a vuole trarne spunto o riprendere da dove ho interrotto faccia pure.
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    Cancellate per favore... Come sempre tra impegni e ora l'influenza non ho avuto tempo di finirlo. Grazie.
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    Testo per il contest
    Attenzione: Non è concluso, sono costretto ad interrompere la scrittura che terminerò nei prossimi giorni, quindi vi consiglio di non leggerlo, grazie.



    Eden Accademy

    Anno terrestre 2326 - L'essere umano esegue il primo salto spaziale al di fuori del
    sistema solare.

    Anno terrestre 2330 - Avviene il primo incontro con una razza aliena intelligente.

    Anno terrestre 2359 - Viene creata la Lega delle cinque razze, tra cui l'essere umano.

    Anno terrestre 2364 - Il pianeta Kletus-01 viene terraformato.

    Anno terrestre 2371 - Viene creata Eden, la prima accademia multi-specie e multi-culturale
    sulla superficie di Kletus-01.


    Mikrel era nato e cresciuto su Amibal, un piccolo pianeta insignificante al margine dei
    confini della Lega, in una delle più recenti colonie terrestri.
    Ogni anno arrivavano i rappresentanti delle ormai sette specie del Consiglio per il
    reclutamento per Eden, l'accademia che ogni giovane sognava e per la quale si doveva
    passare per diventare qualcuno di valore; quello era il motivo principale e ufficiale ma
    tra i ragazzi di Amibal correvano voci e leggende sulle svariate femmine delle altre
    specie, in particolare per quanto riguardava il fattore sessuale.
    Si diceva ad esempio che le giovani Ukrex, al culmine del piacere, squirtassero così
    copiosamente da riempire una intera piscina olimpica; oppure che le giovani Angflessit,
    nei momenti di piacere, diventassero leggermente trasparenti e si potesse vedere il
    proprio membro dentro di esse; o anche che le femmine della specie Majerinie,
    iniettassero nel partner un potente stimolatore e che ciò, in caso si trattasse di un
    essere umano, provocasse uno stupefacente incremento del piacere e nella produzione del
    liquido seminale.
    Mikrel aveva raggiunto da poco i 18 anni, divenendo maggiorenne, quindi fu il suo turno
    di essere valutato; al di la delle sue aspettative, venne scelto perciò ben presto si
    trovò su un trasportatore interstellare diretto a Kletus-01.
    Il primo periodo ad Eden passò molto velocemente, tra presentazioni, introduzioni e
    molte altre cose che finivano in -ioni; notostante questo il ragazzo non potè fare a
    meno di guardarsi intorno, specialmente sul fronte "ragazze"; tra le altre specie
    presenti c'erano molti elementi femminili interessanti, e in molti casi attraenti ed
    eccitanti; allo stesso tempo ce ne erano di spaventosi come ad esempio le Buljormul,
    degli armadi tutti muscoli, che assomigliavano vagamente agli orchi della fantasia
    terrestre.
    A Mikrel venne impiantato un traduttore sopra un orecchio, un piccolo affarino per
    nulla invadente, quindi iniziate le lezioni poté interagire con le altre creature
    aliene, notando però che non c'era poi così molta apertura tra una specie e l'altra.
    Dopo qualche settimana, in cui crebbe la sua frustrazione per gli insuccessi nella
    socializzazione multi-specie, incontrò dei vecchi conoscenti umani, provenienti dalla
    sua stessa colonia, i quali lo introdussero nel mondo segreto dell'accademia, il così
    detto "mondo delle feste per lo scambio culturale".
    Tali feste si tenevano nel sottosuolo dell'accademia, una immensa diramazione di
    corridoi e stanzoni adibiti ai più vari utlizzi; vi era un vero e proprio manuale
    per orientarsi in tale labirinto, per sapere i giorni e gli orari degli eventi e in
    quale stanza venivano ospitati, così come il tema della festa.
    Il primo evento disponibile avvenne dopo qualche giorno, fissato in termini terrestri
    a mezzanotte in punto; Mikrel ebbe qualche difficoltà in quei corridoi angoscianti ma
    alla fine raggiunse la meta; seguendo le istruzioni riportate sul manuale busso in
    modo strano alla porta di ingresso e a seguire un numero indefinito di mani e zampe lo
    tirarono all'interno, in mezzo ad un fracasso incredibile.
    All'interno passo in mezzo ad una vera e propria masssa di corpi che si dimenava a
    stretto contatto li uni con gli altri al ritmo di una musica bizzarra ad alto volume.
    Sbucando dalla parte opposta di quel casino, si trovò in uno spazio più areggiato,
    pieno di tavoli, divanetti e distributori di bevande e cibi vari; eccitatò e allo
    stesso tempo confuso il ragazzo si guardò in giro cercando qualche bella aliena sola
    ed infine notò seduta su un divano una dimlassaquem; era una creatura umanoide con
    però la pelle di un azzurro acceso, tre dita per mano,
  5. .
    Oh grazie, non pensavo che codesta tipologia di racconto potesse interessare, non mi convinceva molto...
    Quando per miracolo avrò un po' di tempo libero tra gli impegni scrivero il proseguimento.

    :)
  6. .
    CUMLAND

    -Premessa:

    Questo racconto lo sto scrivendo come tributo ad un fantastico flash game: Season Breeding.

    Di cosa tratta?

    (Da quanto ho capito) Il o la protagonista riceve in eredità una fattoria sperduta in mezzo
    alla campagna, con vicino solamente un piccolo villaggio; in tale luogo esistono gli umani ma anche
    creature ibride che forniscono lo sperma o liquidi vaginali, i quali prodotti sono utili per vari
    scopi; oltre a questo il sesso e tutto ciò che lo riguarda non sono tabù, anzi sono l'opposto, e
    vi partecipano anche le creature ibride.
    Il o la protagonista dovrà gestire tali creature facendole accoppiare o spremendole per ottenere
    i loro fluidi utilizzando il proprio corpo per incentivarle.
    Tali creature ibride sono di svariati tipi e possono avere vari tratti, stranezze, fattezze oltre
    ad avere un sistema di livellaggio.
    Man mano che si progredirà si avranno richieste da vari clienti che vorranno una creatura in
    particolare piuttosto che un'altra, si faranno soldi utili per far costruire nuove stalle e
    poter ospitare altri tipi di creature, o per comprare queste ultime.

    Probabilmente ci sono altre cose da dire ma vi consiglio di giocare l'ultima versione del
    gioco disponibile.
    Ma perchè il tributo?

    Il motivo è che sfortunatamente gli sviluppatori hanno chiuso il progetto e quindi tale opera è
    rimasta inconclusa, pur avendo grandi potenzialità... Un vero peccato.


    - Capitolo 1: CUMLAND

    La terra di Cumland è un luogo lontanto, sperduto tra colline e pianure.
    In essa vivono creature misteriose, di varia natura, di varie fattezze e grandezze; gli
    abitanti che vivono in Cumland convivono con esse, le allevano e ottengono da loro
    dei preziosi fluidi che commerciano e utilizzano per innumerevoli scopi, pratica che ha
    dato il nome alla loro terra.
    Su di essa circolano svariate voci e leggende, ma pochi avventurieri affrontano il viaggio
    per raggiungerla.


    Stella era una donna di 30 anni, di bell'aspetto con occhi azzurri, capelli tra il biondo
    e il ramato, e una leggere spruzzata di lentiggini al posto giusto; nonostante questo
    lei aveva sempre lavorato in agricoltura e non si era curata di cercare un compagno.
    Persi sfortunatamente i genitori in un incidente, ricevette in eredità un ranch in una
    terra di nome Cumland, quindi partì con l'unico treno diretto in tale luogo.
    Ad accoglierla trovò una donna di nome Margot, più o meno della sua età, con corti capelli
    castani e occhi azzurri, vestita in una uniforme elegante; si presentò come
    l'amministratrice della gilda locale di allevatori, espresse il dispiacere per la sua
    perdita e le chiese conferma per l'interesse del ruolo da ricoprire.
    Nel mezzo del discorso vennero interrotte da un'altra donna, Delilah una inquisitrice
    di una certa legione imperiale, accompagnata da un cavaliere di nome Ferris; ne seguì
    un battibecco con Margot su ruoli e comando, con in mezzo delle imbarazzanti questioni
    legate al cazzo del cavaliere, che fece arrossire Stella e la rese confusa.
    Alla fine la lasciarono da sola e se ne andarono sempre litigando.
    La ragazza si trovò da sola al ranch, composto da una bella casa e due stalle dalla forma
    strana: la prima delle due era una struttura a forma di trespolo per gatti, con una grande
    zampa di gatto dipinta sopra l'ingresso; la seconda invece pareva proprio una cuccia di
    cane a dimensioni giganti, circondata da un recinto a forma di guinzaglio, aperto davanti
    all'ingresso.

    Non avendo niente da fare la donna si avviò al villaggio, che si vedeva lontato su di una
    collina e distava qualche chilometro.
    Arrivata, le venne incontro un'altra donna che si prensentò come Roxie, la quale la
    accompagnò senza tante cerimonie al suo negozio di "animali"; l'edifico che esteriormente
    non pareva molto grande, all'interno si rivelò davvero spazioso; al primo piano c'erano
    delle gabbie nelle quali Stella vide due delle creature più strane che avesse mai visto:
    La prima aveva le fattezze di una donna molto attraente, ma le braccia e le gambe erano
    pezzate interamente di pelo bianco e terminavano in zampe da gatta, di dimensione umana
    però; dai capelli in testa, dello stesso colore della peluria, spuntavano due orecchie
    dello stesso animale; la cosa più sconcertante era però che essa era completamente nuda,
    con seno e parti intime umane, mentre sul retro si intravedeva una flessuosa coda nera.
    La seconda creatura invece era alta, con un corpo possente da uomo, anche se la pelle
    aveva tonalità di blu, con zampe di lupo sia superiori che inferiori; sopra il petto
    scolpito spuntava un pelliccia bluastra che proseguiva sul collo, mentre la testa era
    propriamente quella di un lupo; anche esso era nudo e il suo enorme e lungo pene canino
    dondolava ad ogni suo movimento; entrambe le creature portavano un collare di diverso
    tipo e sulla gabbia c'erano scritte le razze: Catgirl e Dickwolf.
    Stella rimase stupefatta e una parte di lei si scaldò alla vista di quelle nudità; Roxie
    le disse che quelle erano solo due delle svariate creature che lei avrebbe dovuto
    allevare e che come inizio gliele avrebbe vendute con uno sconto.
    Alla fine Stella li comprò e la venditrice si offrì di portarglieli al ranch, mentre
    lei avrebbe fatto meglio a conoscere gli altri abitanti.

    Proseguendo per il villaggio incrociò una giovane ragazza, probabilmente attorno ai 20
    anni, che si presentò come Kai e imbarazzò maggiormente Stella quando le rivelò che
    gestiva il negozio di sperma; la portò al suo locale, adiacente a quello di Roxie, e
    per iniziare le consegnò dei vasetti contenenti i fluidi di alcune creature di nome
    Holstaurus, dicendole che erano un ottimo nutrimento per le creature; poi le spiegò
    tutta la questione dello sperma e liquidi vaginali: allevando le creature doveva
    bilanciare gli accoppiamenti con le "spremiture" in modo da ottenere fluidi sia
    da vendere che per uso di nutrimento. Ogni tipo di fluido aveva proprietà particolari;
    le conisgliò infine di aiutare le creature ad espellere incentivandole con "prestazioni
    corporali", cosa che scandalizzò maggiormente Stella.

    La donna proseguì poi la visita del villaggio, incontrando Levi il non troppo loquace
    costruttore di stalle e Cordelia, una donna sulla 40 con un seno enorme che gestiva
    il laboratorio alla gilda ed era esperta di dildo.
    Infine Stella, stanca e sconvolta tornò al ranch, chiedendosi dove fosse capitata.

    - Capitolo 2: La vita dell'allevatrice

    Visto che la giornata non era ancora finita, Stella si decise infine a visitare le
    creature per sfamarle.
    Si recò per prima cosa da Vivienne la catgirl e scoprì che la stalla appariva come
    il paradiso dei gatti: divani, cuscini, postazioni sopraelevate e sifoni d'aria calda.
    La donna gatto era seduta su di un cuscino e quando entrò la fissò con curiosità, e nei
    suoi occhi le parve di scorgere intelligenza; la donna le si avvicinò titubante, prese
    uno dei vasetti di liquido seminale, lo stappò odorando un strano odore dolciastro e
    lo tese verso l'altra; la creatura fiutò l'aria, si alzò agilmente e le corse incontro
    con le tette formose che sballonzolavano da una parte all'altra;
    le prese gentilmente il contenitore dalla mano, se lo portò alla bocca e bevve tutto
    il fluido d'un sorso, mentre una lacrima di esso fuoriuscì e le colò sul mento.
    La catgirl posò poi a terra il barattolo e raggiunse un divano, vi si sedette e
    divaricò e alzò le gambe le gambe guardando la donna in attesa; Stella non sapeva che
    fare ma notò che la vagina dell'altra era arrossata e pareva gonfia e intuì che cosa
    poteva voler dire l'incentivare l'espulsione.
    Da un lato la donna provava repulsione a quello che chiaramente doveva fare, mentre
    dall'altro la eccitava; volente o nolente raggiunse la creatura adagiata in posizione
    provocante, e con la mano guantata tremante le sfiorò la suà intimità che era molto
    calda e fece fremere la catgirl; quest'ultima però non pareva contenta del guanto e
    con una mano artigliata glielo graffio leggermente.
    Stella, facendosi forza, se lo tolse e le pose nuovamente la mano sulla vagina dalle
    labbra gonfie; Vivienne fu visibilmente contenta quindi la donna iniziò a
    massaggiargliela piano per poi aumentare in modo graduale seguendo l'aumento dei
    gemiti e degli ansimi dell'altra.
    Troppo tardi Stella si chiese come avrebbe dovuto fare per il liquido, quando infine
    la vagina della catgirl spruzzò a getto un liquido biancastro ma non troppo
    appiccoso che la investì in pieno.
    La donna rimase stupefatta immobile mentre Vivienne, la cui vagina era tornata alla
    normalità, si piegò su se stessa e prese a leccarsela per pulirsi.
    Stella si ricordò che i suoi ricambi di vestiti non erano ancora arrivati ed essendo
    la maglietta che aveva indosso fradicia se la dovette togliere, rimanendo con il suo
    seno abbondandate al vento; un po' del liquido della catgirl le era finito in bocca
    e si stupì del fatto che non aveva un cattivo sapore, anzi pareva panna nel gusto.
    Si ripulì e fece per tornare a casa, sperando di non avere visitatori che vedessero
    il suo davanzale, poi si ricordò del dickwolf.
    Raggiunse la grande cuccia per cani ed entrò, trovandosi in un largo ambiente il cui
    pavimento era cosparso di paglia, mentre in un uno spazio c'era una pila di ossi per
    cani.
    Cecil il dickwolf era accucciato in un angolo a sgranocchiare un osso ma quando
    la donna entrò si alzò in tutta la sua stazza e le si avvicinò sulle sue zampe
    arcuate da lupo; la donna si sentì terribilmente in imbarazzo con le tette al vento
    specialmente quando il pene della creatura si ingrossò e si allungò eretto; svitò
    un vasetto e glielo porse tremante e il dickwolf lo prese per poi anche lui berne
    il contenuto; terminata la bevuta gettò il contenitore vuoto di lato e con il muso
    lupesco prese a fiutare la donna da cima in fondo, mentre ella si coprì il seno
    con le braccia.
    Lei prese ad indietreggiare imbarazzata con la creatura che continuava a seguirla
    e che aveva preso a fiutarla nei pressi delle zone intime, ed ad un certo punto
    notò che sulla parete vicino all'ingresso c'era affisso un biglietto, allora lo
    raggiunse e con una mano lo recuperò; su di esso vi era scritta una nota firmata
    da Kai che le diceva tra le righe, anche se pareva un regola vera e propria,
    che i dickwolf arrapati volevano espellere solo all'interno di un'altra creatura.
    Stella rimase pietrificata e intanto Cecil iniziava ad essere spazientito,
    prendendo a strusciare il suo pene pulsante sulla pelle scoperta della donna.
    Essa non aveva mai avuto un rapporto sussuale con un umano, e l'idea di farlo
    con una creatura del genere la terrorizzava, in parte la disgustava e in parte
    la eccitava; intanto però capii che la creatura doveva essere "spremuta", poiché
    altrimenti probabilmente l'avrebbe costretta con la forza.
    Cecil nel mentre dei suoi ragionamenti era divenuto ancora più invasivo,
    iniziando a strusciare il suo membro sulle mani della donna e a leccarla dove
    poteva; ella riuscii infine ad eccettare l'inevitabile ma prima si guardò in giro
    e notò infine un poco visibile armadio nel quale trovo dei vasetti vuoti; ne
    afferrò uno e si portò in centro alla stanza, alzò un mano verso Cecil e gli
    disse chiaramente di fermarsi, cosa che esso fece, poi con titubanza si slacciò
    i pantaloni e se li levò restando completamente nuda, visto che non le era mai
    piaciuto portare l'intimo sotto, poi si mise lentamente a carponi allargando le
    gambe; chiuse gli occhi e sentì il dickwolf posizionarsi dietro di lei, lo sentì
    inginocchiarsi e poi sentìì il suo grosso membro bollente strusciarsi tra le sue
    natiche lentamente per qualche secondo per poi distaccarsi; Stella spaventata
    ed eccitata allo stesso tempo senti che la sua vagina le si era bagnata e
    dalla consistenza probabilmente c'era anche un po' di sangue; non accadde nulla
    per qualche istante e lei quasi sperò che se ne fosse andato, poi sentì la punta
    del possente pene che le premeve sulla vagina e infine venne penetrata per la
    prima volta lasciandosi sfuggire un grido. Era una sensazione dolorosa,
    considerata anche la mole di ciò che la stava possedendo, ma allo stesso tempo
    piacevole almeno fino a quando Cecil non aumentò il ritmo, facendole più male.
    Si lasciò sfuggire molti gridolini mentre la creatura le entrava profondamente
    dentro, il suo membro era così lungo che nel ritiro non ne uscivà nemmeno la
    metà dalla vagina; infine il dickwolf le eiaculò copiosamente dentro, e lei
    sentì benissimo il liquido caldissimo nella sua intimità, che nella sua gran
    quantità strabordò anche all'esterno colandole nell'interno coscia.
    Cecil si staccò da lei facendola gemere, le diede una annusata e una lunga
    leccata al suo fiore, poi si allontanò in cerca di ossa.
    La ragazza rimase ansante nella stessa posizione fino a quando non si fu un
    po' ripresa, poi ricordandosi dello sperma posizionò il baratto tra le gambe
    vi si sedette sopra e spinse, facendo sgorgare l'abbondante sostanza dalla
    sua vagina, riempendo il contenitore fino all'orlo, che poi richiuse.
    Infine si alzò, raccolse i pantaloni e barcollando se ne andò a casa a
    dormire.

    - Capitolo 3: Nuove creature

    La mattina seguente Stella si svegliò con un gran dolore nelle parti intime,
    quindi fu con malavoglia che si alzò per dedicarsi alle sue creature; mentre
    si dirigeva da Vivienne però le venne un'altra idea.
    Cinque minuti dopo la donna si appoggiò al recinto centrale del ranch, nel
    quale aveva accompagnato le due creature con l'intenzione di farle accoppiare.
    Il dickwolf non si fece attendere e si fiondò subito adosso alla catgirl
    iniziando a fiutarla nelle parti basse la quale non sembrò spaventata, anzi
    si piegò in avanti mostrando la sua vagina nuovamente gonfia e arrossata;
    Cecil subito le si portò dietro, le afferrò le braccia e senza tante cerimonie
    le infilò in tutta la sua lunghezza il membro facendola gridare, poi la montò
    con grande lena come aveva fatto con Stella, la quale provò un involontario
    dolore di solidarietà; comunque tutto sommato quella scena la eccitò
    specialmente al culmine dell'atto, quando il dickwolf venne dentro Vivienne
    così copiosamente che il seme le sgorgò fuori a fiotti.
    La donna si avvicinò ai due in fretta con i barattoli, ma poi pensò che il
    misto dei fluidi probabilmente non sarebbe andato bene per il commercio,
    quindi non le restò da fare che riaccompagnarli nelle loro rispettive stalle,
    dando poi ad ognuno come nutrimento i restanti vasetti che gli aveva dato Kai.
    Non avendo molto altro da fare in giornata, decise allora di recarsi al lago
    non troppo distante dal ranch per pescare.
    Dopo il viaggio faticoso raggiunse la riva e notò che vi era stato costruito
    sopra un pontile di legno, perfetto per ciò che aveva in mente; raggiunto il
    bordo al termine di esso, noto che nelle acque limpide nuotavano dei pesci
    stranissimi, di varie forme e dimensioni; si sedette con i piedi nudi a pochi
    centimetri dall'acqua, preparò la canna e fece il primo lancio.
    Dopo poco abboccò il primo, Stella non trovò molta resistenza e alla fine
    pescò una creatura con il corpo di un normale pesce, terminante però con un
    gigantesco occhio; riuscii a pescare altri tipi, uno più strano dell'altro
    ma quello che catturò maggiormente la sua attenzione fu un grosso pesce dalla
    forma allungata con la testa uguale alla cappella di un pene umano.
    Al ritorno, prima di rincasare, allungo il tragitto e si fermò al villaggio
    per vendere il bottino conquistato e le cum ricavete il giorno prima dalle
    creature, cosa che le procurò un po' di soldi.
    Tornata a casa cenò, poi si recò di corsa in bagno portandosi dietro l'unico
    pesce salvato dalla vendita, che nel frattempo aveva messo in un a boccia
    d'acqua: il pesce-pene; l'ecceitazione provata al mattino, per
    l'accoppiamento delle sue creature, era cresciuta con il proseguimento della
    giornata anche se la vagina le doleva ancora, quindi vista la forma del suo
    nuovo conquilino aveva pensato bene di usufruirne; riempì la vasca di acqua
    calda, anche se non troppo per non cuocere il pesce, vi entrò posando la
    boccia per terra lì vicino, poi prese a massaggiarsi la sua intimità
    mordendosi le labbra per non gemere per il dolore, che comunque la faceva
    eccitare maggiormente; smise dopo poco per afferrare il pesce, cosa che le
    risultò più facile del previsto in quanto esso non era molto viscido, poi
    lo trasportò nella vasca, divaricò le gambe e se lo premette sulla vagina
    gemendo, fino a quando la testa-cappella la violò; se lo spinse dentro
    ancora un poco e come aveva sperato quello iniziò a dimenarsi nella sua
    profondità.
    La creatura era però troppo energetica e Stella presto venne sopraffatta
    dal piacere tanto quanto dal doloro, puntandosi sui piedi si spinse con
    il bacino fuori dall'acqua; all'aria, tra le sue gambe divaricate c'era
    la coda del pesce che evasa dalla sua stressa iniziò a dimenarsi in ogni
    direzione schizzando ovunque, non essendo da meno della testa nella cavità
    della donna; inevitabilmente agitandosi dopo poco il pesce-pene sgusciò
    fuori dalle labbra vaginali e volò dall'altra parte del bagno, mentre la
    donna grido mentre la sua vagina spruzzò un grande getto mentre lei veniva
    dolorosamente.
    Ricadde nell'acqua e ci impiegò un bel po' a riprendersi, poi corse a
    recuperare il pesce fortunatamente ancora vivo rimettendolo nella boccia,
    terminò il bagno ed andò a dormire.
    Il giorno dopo le riservò un grande sorpresa; quando entrò nella stalla
    di Vivienne vi trovò una seconda catgirl, di pelo azzurro, notando che
    era imbrattata di uno strano liquido appicicoso; Stella notò una scia di
    tale fluido che da essa arrivava a Vivienne, più precisamente dalla sua
    vagina; intuì allora, per quanto incredibile fosse, che quest'ultima aveva
    partorito, e tale nuova arrivata era cresciuta a età adulta in una sola
    notte.
    Stella le si avvicinò catturando la sua attenzione e decise di chiamarla
    Lyn, la quale però non pareva essere ancora pronta per la "spremitura"; la
    aiutò quindi a ripulirsi ma poi si chiese quale nutrimento le avrebbe
    potuto dare essendo "appena nata"; la risposta arrivò da sola, quando Lyn
    raggiunse Vivienne sul divano la quale aprì le gambe e lei prese a leccarle
    la vagina, succhiandole a tratti il clitoride; Stella si avvicinò piano alle
    due un po' curiosa e un po' eccitata, ed si trovò praticamente seduata vicino
    quando alla fine la catgirl venne, schizzando direttamente in bocca della
    figlia i suoi liquidi.
    La donna, tranquilla del fattore cibo per la nuova creatura, si recò dal
    dickwolf; non essendo affatto pronta ad un nuovo rapporto vaginale, si portò
    davanti a Cecil al quale si ingrossò subito il membro che Stella afferrò e
    prese a masturbarglielo, tenendo con una mano il vasetto davanti; non ci
    volle molto, era una creatura che raggiungeva il culmine molto presto, ma
    riuscì a riempire solo un contenitore; probabilmente anche il dickwolf ha i
    suoi limiti.
    Stella si avviò al villaggio e nel mentre si azzardò di assaggiare un
    piccolo sorso del cum di Cecil, che però era molto salato e la fece tossire.
    Al villaggio vendette il fluido che però non frutto molto, poi raggiunse la
    casa di Levi, per chiedere la costruzione di una nuova stalla; esso le porse
    un catalogo e lei vide che poteva permettersi quella per il già sentito
    holstaurus e così gliela commissionò.
    Il giorno uscendo di casa notò una nuova costruzione al ranch, una vera e
    propria stalla con un campanaccio da mucca gigante appeso sopra l'ingresso,
    La donna pensò che di sicuro a Cumland erano molto veloci a lavorare.
    Si dedicò velocemente alle spremiture, notando che anche Lyn era pronta, poi
    si recò al villaggio da Roxie, chiedendole degli holstaurus che si immaginava
    come possenti tori, ma la venditrice rise su quel pensiero e la accompagnò sul
    retro dove alloggiavano altre creature; tra varie gabbie coperte da un telo,
    ne raggiunsero una contenente parecchio fieno; in mezzo stava una creatura
    bipede dall'aspetto di una donna alta e molto formosa, con le gambe pezzate
    di grigio macchiate qua e la di nero, una coda terminante in un ciuffo folto
    di peli, il viso attraente era incorniciato da lunghi capelli grigi dal quale
    sbucavano delle orecchie e delle corna da mucca, in versione ridotta; ma
    le particolarità che attiravano di più l'attenzione era le tette prominenti
    e in mezzo alle coscie una vagina molto visibile; oltre a questo la creatura
    aveva un collare con un campanaccio attaccato, e dei polsini di bronzo sulle
    braccia umane; si chiamava Ira.
    Stella la comprò e poi insieme alla holstaurus prese la via del ritorno;
    la creatura la seguiva docilmente, con il seno davvero abbondante che le
    sballonzolava a destra e a sinistra.
    La donna si sentiva assetata, grazie anche all'assaggio del cum del dickwolf,
    e ad un certo punto si ricordò di quando beveva il latte dalle mammelle
    delle mucche, nella sua vecchi vita; il pensiero successivo fu ovviamente che
    Ira era di base una mucca, quindi si bloccò in mezzo alla strada colpita da
    quel pensiero. La holstaurus le venne addosso, senza farla cadere però, e la
    donna sentì il contatto di uno dei grandi capezzoli della creatura contro la
    sua schiena; allora sia eccitata che assetata si voltò, le afferrò una tetta
    con due mani, e anche così faceva fatica a tenerla, poi avvicinò la bocca al
    capezzolo e prese a succhiare, prima delicatamente poi con foga visto che
    non usciva niente.
    Alla fine Ira lanciò un piccolo verso tra il grido e il muggito, e la donna
    sentì scorrere in bocca un denso fluido che aveva il sapore del latte con
    un poco di vaniglia; ne assaporò ogni goccia fino a quando terminò.
    Ripresero poi il viaggio e arrivati al ranch, Stella accompagno Ira nel suo
    nuovo alloggio.

    - Capitolo 4: I Doppi

    Passò qualche giorno e Stella si impegnò a far fruttare le sue creature per
    farsi un po' di soldi; provò a fare accoppiare la holstaurus con il dickwolf
    nella speranza di una nuova nascita ma quest'ultimo pareva aver sviluppato
    la preferenza per le catgirl, quindi negli accoppiamenti la sua compagna
    era Vivienne, anche se però non generava più figli; Lyn invece era molto
    interessata ad Ira, o per meglio dire alla sua copiosa fornitura di fluidi
    e quando si trovavano nel ranch le assaliva sempre i capezzoli per nutrirsi.
    Quindi Stella era a corto di procreazioni e quindi infine ritorno da Roxie
    per l'acquisto di un nuovo dickwolf; essa le disse che sfortunatamente ne
    era rimasto solo uno, il quale però era particolare in quanto era un
    portatore di Cambio, cioè molto probabilmente poteva generare un Doppio.
    Alla richiesta di spiegazioni su cosa ciò volesse dire, Roxie sorrise e
    e le disse di scoprirlo da sola.
    Stella lo comprò comunque e sul tragitto del ritornò studiò la creatura;
    si chiamava Jol e non era molto differente da Cecil, anzi solo il tono
    di blu della pelliccia era leggermente diverso; pensò infine che Roxie
    semplicemente l'avesse presa in giro.
    Il giorno seguente attuò la spremitura su Vivienne, Cecil e Lyn, poi
    portò nel recinto Ira e il nuovo arrivato per farli accoppiare; il rapporto
    fu strano in quanto la holstaurus non poteva mettersi prona, visto il
    grosso ingombro che portava davanti, quindi semplicemente rimase in piedi
    a zampe divaricate e il dickwolf riuscì a penetrarla dal dietro anche se
    con qualche difficoltà.
    Quella sera Stella si servì ancora del pesce pene, poi soddisfatta andò
    a letto.
    La mattina seguente fece accoppiare i dickwolf con le catgirl, essendo
    i primi due molto arrapati e le altre due in calore; poi si recò dalla
    holstaurus e per l'ennesima volta da quando era arrivata a Cumland, rimase
    di stucco; nella stalla c'era una nuova holstaurus, dal pelo viola a macchie
    nere, solo che ella oltre alla vagina aveva appena più sopra un grosso pene
    umano eretto; era ancora coperta del liquido appiccicoso della nascita.
    Ripresa un poco dallo shock, la donna capì quello che gli aveva accennato
    Roxie; si recò prima da Ira, le massaggiò i capezzoli fino a che non uscì
    il prezioso liquido che raccolse in due barattoli; infine si avvicinò
    titubante alla seconda holstaurus, che in seguito chiamo Clara, la quale
    era seduta su di una cassa ed era intenta a cercare di ripulirsi.
    Stella la osservò e la vista del suo grosso membro abbinato al più
    gigantesco seno la fece eccitare così tanto che la sua vagina si bagnò.
    Aiutò la creatura a pulirsi poi non potendo più trattenersi si tolse
    scarpe e pantaloni e le si arrampicò sopra, trovandosi faccia a faccia,
    mentre con una mano le afferrò il pene e senza preamboli gli si sedette
    sopra; gemette insieme a Clara mentre il grosso membro le risaliva dentro
    poi prese a masturbarsi con esso mentre con le mani si teneva alle corna
    della holstaurus; quest'ultima possedeva delle grandi mani femminili e
    con esse afferrò le tette della donna e prese a palpargliele.
    Ad un certo punto Stella si fermò, per riprendere fiato e tra una boccata
    e un altra ne approfittò per succhiare un capezzolo all'altra, continuò
    fino a quando il denso e dolce fluido le riempi la bocca.
    La donna ne ingoiò un poco ma il resto lo trattenne e prese a berlo poco
    alla volta mentre riprendeva con foga a farsi penetrare; tale liquido
    le pareva afrodisiaco.
    Raggiunse il culmine del piacere squirtando, così che il pene di Clara
    venne ricoperto dei suoi liquidi; la donna si abbandonò con la testa tra
    le tettone della holstaurus qualche istante, poi fece per alzarsi quando
    l'altra la blocco afferrandola per i fianchi; Clara dimostrò di avere una
    grande forza quando lei tentò di liberarsi senza riuscirci, poi la
    holstaurus la costrinse a riprendere la penetrazione, contribuendo anche
    lei questa volta al ritmo dell'azione; Stella si dovette aggrappare ancora
    alle corna mentre le pareva quasi di essere trapanata, dalla foga
    dell'azione; Clara durò molto più del dickwolf ma alla fine giunse anche
    lei al culmine e la donna sentì dei getti potenti e bollenti che
    esplosero dentro di lei.
    Clara la liberò dalla stretta e Stella si alzò in piedi, con il seme
    dell'altra che le colava fuori; si recò all'esterno e nell'erba si liberò
    dai residui con una pisciatina, si ripulì e poi andò a dormire sfinita.

    - Capitolo 5: Gli elfi

    Continua...



    Edited by atbmatus - 19/11/2016, 02:23
  7. .
    La stanza 14

    I miei genitori mi volevano fuori casa, non c'era dubbio, altrimenti
    non sarebbero andati a contattare la parente più inculata al mondo
    per farmi trovare lavoro.
    Avevo 22 anni e all'epoca ero uno dei tanti giovani senza impiego.
    Nel mio caso trascorrevo le giornate a fare niente e i miei me lo
    facevano pesare ogni giorno, per invogliarmi a cercare una
    occupazione; come se fosse facile...
    Comunque un bel giorno si ricordaro di una certa zia Gianna, la
    quale possedeva un dormitorio in un'altra città, che gestiva quasi
    da sola.
    La cosa non mi toccò minimamente, era una di quelle parenti alla
    lontana che forse poteva saltare fuori nei discorsi durante i
    cenoni natalizi; questo fino a quando non fui sequestrato in
    salotto e posto sotto torchio, con i miei che mi raccontavano
    allegramente che la zia aveva da poco perso un aiutante e quindi
    mi offriva niente di meno che un lavoro con alloggio.
    Che bello... Grazie...

    Dopo ore di viaggio in treno arrivai finalmente nella città
    indicatami, della quale non voglio neanche pronunciare il nome, e
    dopo un corsa in autobus di mezz'ora giunsi in periferia, davanti
    al famoso dormitorio: una edificio antico e decadente, che pareva
    uscito da un film in bianco e nero di vecchissima data.
    La zia non era da meno: una donnona sulla settantina, vestita
    alla stra antica; insomma una brutta vecchia racchia zitella che
    aveva i baffi e puzzava di spezie da cucina.
    Essa mi accompagnò nel suo appartamento, il quale preferisco non
    descrivere; scambiammo qualche frase di cortesia, più come
    introduzione che per interesse, poi iniziò a spiegarmi il tutto:
    Il suo dormitorio era riservato esclusivamente a ospiti femminili,
    solitamente studentesse che cercavano una sistemazione economica;
    l'edificio era strutturato su due piani e aveva sette alloggi
    ognuno, più un monolocale per la zia al piano terra e un altro,
    il mio, in fondo al secondo piano.
    Il suo vecchio aiutante e mio predecessore, un certo signor
    Ponzi, aveva raggiunto una certa età e incapace di continuare
    aveva lasciato il lavoro.
    Tale occupazione consisteva all'occorrenza nel fare piccole
    riparazioni, di fare rifornimento e nel lavaggio di lenzuola e
    cose simili, insomma lo sguattero; riguardo al mantenimento
    dei servizi del dormitorio, dovevo basarmi su di una bacheca
    nell'atrio, sulla quale le ospiti mettevano gli avvisi e
    richieste. Io avrei avuto un giorno libero alla settimana e nei
    restanti dovevo giostrarmi da solo le ore di riposo e quelle di
    sgobbo.

    Terminata la presentazione la zia Gianna si fece oscura, assumendo
    un espressione da cane incazzato, come se volesse sbranarmi.
    Con tono che non ammetteva repliche mi avvisò che essendo io un
    maschio e un "giovanotto schiavo dell'apparato genitale", dovevo
    seguire dei comandamenti ferrei:

    1 - Niente contatti con le ospiti, se non strettamente necessario.
    2 - In caso di contatto è assolutamente vietato parlare di altro
    che non sia il problema da risolvere.
    3 - In caso di riparazioni negli alloggi delle ospiti, chiedere
    tassativamente il permesso per procedere ed eseguirle in
    piena solitudine, chiedendo ad esse di uscire.
    4 - Nell'orario di riposo e nel giorno libero è vietato stare
    a zonzo nel dormitorio, o dentro la mia sistemzione o fuori
    dall'edificio.

    Insomma la dittatrice mi trattò come un maniaco arrapato.
    Subito dopo quella spaventosa scenetta mi accompagnò di filato
    lungo il corridoio al pian terreno, sulla scala che portava
    di sopra, lungo tutto il corridoio al secondo piano e infine
    rimase in attesa fino a che non entrai nel mio alloggio e chiusi
    la porta a chiave; anzi no, prima rimase in attesa ancora per
    dieci minuti fuori dalla porta come un cane da guardia in allerta,
    come potei constatare spiando dal buoco della serratura.
    Quando infine se ne andò mi misi a studiare quel buco in cui
    dovevo vivere: era un piccolo monolocale con lo stretto necessario
    ma nulla più; sulle pareti la carta da parati pareva avere 100 anni
    sia per lo stile che per lo stato in cui era, la cucina non era da
    meno; non c'era il televisore ne nient'altro con cui svagarsi e il
    portatile che mi ero portato dietro necessitava di un adattatore
    per la spina per funzionare, cosa che non avevo.
    Le uniche note positive erano il bagno, pulito e funzionale, e il
    letto in condizioni accettabili.
    Sbuffando sconsolato mi lasciai cadere su di esso.

    Il primo mese fu tremendo, il periodo peggiore della mia vita.
    Non ci furono faccende di manutenzione e non incontrai nemmeno una
    delle ospiti; passavo quindi le giornate tra lavaggi, rifornimenti
    e l'essere segregato nella mia stanza.
    Riguardo alle ospiti sapevo che ne erano presenti poche, e tutte al
    piano terra, in quanto era inizio autunno e l'università vicina era
    ancora chiusa.
    Non che avessi la possibilità di fare alcun che, visto che bene o
    male spunatava fuori la zia a controllarmi con una certa frequenza.
    Ero quindi vicino all'impazzire quando feci una scoperta
    senzazionale: quel caro e dolce nonnino del mio predecessore, come
    lo amava chiamare zia Gianna, era in verità un maialone.
    In uno dei miei andirivieni nel mio alloggio passai un po' troppo
    vicino ad un lembo della carta da parati, la quale mi si impigliò
    nei pantaloni e quindi ne strappai un bel pezzo; dietro di essa
    c'era un grosso foro, chiaramente di opera umana, il quale dava
    un'ottima visibilità all'alloggio adiacente al mio ovvero il
    numero 14, precisamentedove c'era i due letti. Riflettendoci sopra
    arrivai alla conclusione che la carta da parati lo copriva
    perfettamente ed essendo spessa dall'altro lato pareva un buco
    chiuso; se poi nel mio appartamento avessi spento le luci e mi
    fossi accostato ad esso avrei potuto spiare indisturbato.
    Per provare la mia tesi un giorno feci un salto nell'alloggio 14
    e constatai che avevo ragione; inoltre il misero monolocale non
    aveva la carta da parati e le pareti erano tapezzate da buchi e
    scrostamenti di varia grandezza e misure.
    Esaminando la parete incriminata del mio alloggio notai altri
    due lembi sporgenti a distanza uguale da quello centrale; notai
    allora che il vecchio volpone aveva strategicamente creato una
    posizione di spionaggio che dava sul bagno, il quale essendo
    piccolo era totalmente visibile, e una sulla parte iniziale
    dell'alloggio, nello specifico mostrante il divanetto.
    Per fortuna riuscii a trovare della carta da parati di riserva
    nel ripostiglio in cantina, quindi mi fu facile riparare lo
    strappo sul primo foro, mantentendo ovviamente la possibilità
    di poterne usufruire.
    Inutile dire che avevo trovato uno scopo nel dormitorio.

    Mancava meno di una settimana all'apertura dell'accademia quando
    iniziarono ad arrivare un mucchio di ragazze e il dormitorio prese
    un poco di vita; ogni tanto sentivo della musica da qualche
    alloggio, o semplicemente risatine e vociare indefinito.
    Gli alloggi potevano ospitare due donne ciascuno ma non in tutti
    fu così; comunque tutti gli alloggi furono occupati.
    Quando anche il numero 14 venne occupato potei finalmente testare
    il mio sistema di spionaggio, ma ovviamente dovetti attendere la
    sera perchè la luce del giorno entrante dalla finestra mi avrebbe
    sicuramente smascherato.
    Giunto il buio pesto di fuori, finalmente spensi il lampadario e
    fremente snudai la parete sul foro centrale, sbirciando poi in
    esso.
    Dall'altra parte inizialmente vidi solo i due letti vuoti così
    mi spostai sulla visuale del divanetto e riuscii finalmente a
    vedere la occupante dell'alloggio: era una ragazza abbastanza
    carina, probabilmente sui 20 anni, con un bel viso da topa,
    con i capelli neri lunghi che le ricadevano sulle spalle,
    non vedevo benissimo dalla mia postazione ma mi pareva che
    avesse un pinsir sul naso, un trucco marcato attorno agli occhi
    che mi parevano verdi; aveva un corpo normale e in quel momento
    vestiva con jeans neri e un maglioncino bianco.
    Maledissi la vecchia zitella della zia che non aveva ancora
    acceso il riscaldamento, perchè da quanto mi aveva detto quando
    lo faceva partire nell'edificio faceva parecchio caldo;
    mi appuntai mentalmente di convincerla a farlo partire.
    La ragazza si alzò mostrandomi che era un po' bassetta e che
    probabilmente non aveva molto seno; uscì dalla mia visuale e
    quindi ritornai al foro centrale e la vidi passare diretta alla
    cucina.
    Un po' deluso feci passare i fori per qualche minuto poi decisi
    di rimandare al giorno seguente e quindi ritappai il tutto.


    CONTINUA...
  8. .
    Assalto a Zia Alice

    All'epoca ero un ragazzo di 20 anni ed essendo piena
    estate ero sempre arrapato, anche dopo la solita
    segata giornaliera.
    Ero senza lavoro e passavo le giornate afose a guardare
    porno ed hentai a tutto spiano, grazie anche al fatto che
    per la maggior parte della giornata ero a casa da solo.
    Abitavo in un condominio di quelli strani, da sobborgo,
    dalla struttura quadrata con uno spazio aperto centrale,
    così che se ti affacciavi dal balconcino che dava sul
    cortile interno potevi vedere negli appartamenti di fronte,
    i quali erano molto ravvicinati l'uno con l'altro.
    Il mio essere arrapato non era aiutato dal fatto che la
    notte solitamente si sentivano le scopate dei vicini.

    Comunque nella casa di fronte abitava zia Alice, la quale
    non era propriamente mia zia, ma era la sorella della
    mia matrigna.
    Era una di quelle donne 40enni che può essere definita
    stragnocca, anche perchè dimostrava di averne 30 di anni.
    Aveva un corpo stupendo, pur non essendo troppo formosa,
    con un culetto celestiale e gambe lunghe, lisce e
    toniche; quando gli occhi si decidevano a risalire quel
    paradiso ti ritrovavi in un altro, perché il suo viso era
    semplicemente divino, da modella, tutto al naturale senza
    trucchi o altri ornamenti; il volto era bellissimo, tutto
    in perfetta proporzione, con una leggera spruzzata di
    lentiggini sulla parte centrale; riguardo ai suoi capelli,
    sempre profumati di buono, erano ramati ne troppo lunghi
    ne troppo corti, che portava spesso in una coda di cavallo.

    Ho perso il conto di quante volte mi sono segato al suo
    pensiero, o semplicemente spiandola da dietro le tende
    della finestra; ai tempi aveva divorziato da un anno, e
    lavorava part time più che altro il pomeriggio.
    Quindi la mattina era tutta per me, o comunque era il
    soggetto delle mie attenzioni, specialmente il venerdì.
    Il venerdì, quella gran gnocca di zia Alice, si dedicava
    alle pulizie di casa e durante l'estate ciò si traduceva
    in una goduria visiva.
    Innanzi tutto ella apriva tutte le tende che coprivano
    il balconcino e la finestra che davano sul cortile interno;
    così facendo mi dava totale visibilità del suo salotto e
    del suo bagno.
    Poi, visto il caldo afoso, si abbigliava sempre in modo
    molto leggero: non mancavano mai un paio di pantaloncini
    attillati da palestra, mentre sulla parte superiore di
    solito indossava un top di quelli semplici anche se
    fortunamente certe volte restava semplicemente con il
    reggiseno, probabilmente quando faceva le lavatrici.

    Fu in uno di quei venerdì, nel quale io ero
    particolarmente eccitato e lei era in reggiseno, che
    ideai un piano folle e, forse per alcuni, malato.
    Iniziò tutto come ogni venderdì estivo: mi svegliai
    più presto del solito, sapendo la visione che mi attendeva,
    quasi non feci colazione e mi fiondai in salotto,stando
    bene attento a non muovere le tente chiuse del balconcino;
    mi appostai davanti alla solita fessura tra la tenda e la
    parete e attesi.
    Zia Alice non mi fece attendere molto e finalmente spalancò
    le tende del suo salotto, esibendo il suo "davanzale"
    contenuto nel reggiseno; il mio cazzo diventò un palo
    all'istante, e me lo presi in mano iniziando lentamente a
    segarmi vedendo la mia musa ispiratrice voltarsi e chinarsi
    per raccogliere un tappeto, mostrandomi il suo fantastico
    culetto; da un orlo dei pantaloncini notai che pendeva un
    filo bianco contro l'interno coscia, e sapendo che faceva
    parte dell'assorbente la cosa mi eccitò maggiormente, se
    possibile.
    Ero certo che la donna non si sarebbe esibita così se
    fosse stato un altro momento del giorno, ma lo poteva fare
    la mattina presto perchè teoricamente non c'era nessun
    uomo nei paraggi.
    La vidi destreggiarsi tra i mobili di casa sua, dandomi
    varie occasioni di goduria, come quando si alzava di scatto
    facendo sballonzolare le sue tette, o quando si piegava
    in posizioni che io reputavo eccitanti.
    Poi finalmente passò al bagno; quello era uno dei miei
    momenti preferiti perchè, prima di iniziare le pulizie, zia
    Alice si concedeva una pisciatina; ella lo faceva a finestre
    spalancate perchè nei bagni del nostro condominio si cuoceva
    letteralmente, ma anche per il già citato motivo che in
    teoria non c'erano spettatori indesiderati di fronte.
    Io aspettavo sempre con impazienza quel momento, perchè
    riuscivo a scorgere per poco la sua vagina, che a quanto
    pareva teneva sempre rasata; ma oltre quel breve scorcio di
    natura, mi eccitava vederla accomodata sul wc, con i
    pantaloncini e le mutandine tesi tra le sue gambe, la
    posizione delle quali era stupendamente femminile ed
    eccitante; poi prendeva un po' di carta igienica, le
    allargava e si dava una bella ripulita.
    Terminato il bagno proseguì le pulizie nel resto della casa
    che però mi era impossibile vedere, ma comunque rimasi in
    attesa sempre segandomi quasi senza accorgermene.
    Quel giorno probabilmente la ruota della fortuna mi scelse,
    perchè zia Alice, dopo aver passato anche l'aspirapolvere
    terminando così le pulizie, ritornò in bagno e decise di
    farsi una doccia, senza chiudere le tende.
    Quasi mi venne un infarto mentre la osservavo liberarsi
    dei suoi pochi indumenti, rimandendo totalmente nuda anche
    se voltata; il suo meraviglioso culetto mi sembrò ancora
    più invitante, con le sue rotondità perfette; tra le cosce
    semichiuse riuscii anche a notare vagamente il delineamento
    della sua vagina cosa che quasi mi fece sborrare all'istante.
    Riuscii a trattenermi e vidi la donna entrare nel box doccia
    che però era offuscato.
    All'improvviso sentii l'arrivo imminente del culmine
    dell'erezione e dovetti abbandonare la mia postazione da
    guardone e corsi in bagno dove venni abbondatemente nel bidet,
    provando un piacere immensamente intenso, che provavo solo
    quando di mezzo c'era la mia musa.
    Dieci minuti dopo ero di nuovo arrapato, probabilmente ero
    davvero un caso clinico, ma quel giorno dopo aver visto la
    nudità di zia Alice, capii che non mi bastava più la sua
    sola visione, dovevo accarezzarla, dovevo leccarle la sua
    intimità, dovevo succhiarle i suoi capezzoli, dovevo
    possederla e venirle dentro come un idrante.

    Formulare il mio piano mi portò via quasi due settimane, per
    non parlare di una non troppo modica parte dei miei risparmi.
    Studiai, o forse dovrei dire ripassai, anche la routine della
    donna per capire quando attuare il tutto.
    Sapevo che zia Alice doveva fare degli straordinari la
    domenica, che si traduceva in sgobbare tutto il giorno, quindi
    di sicuro doveva tornare stanchissima a casa.
    Inoltre sapevo che lei aveva il sonno pesante, grazie ad una
    innocente conversazione con la mia matrigna.

    La fatidica domenica fu un'altra giornata fortunata, in quanto
    per pura coincidenza mia madre mi mandò a portare alcuni
    prodotti della spesa a zia Alice, come accadeva più volte;
    tra tali doni c'era uno sciroppo aromatico, che piaceva molto
    alla zia, il quale mi andava proprio a pennello.
    Era sera e bussai alla sua porta poco dopo il suo ritorno a
    casa; dovetti richiamare tutto il mio autocontrollo perchè
    non mi si rizzasse il cazzo, specialmente quando mi baciò
    sulla guancia.
    Le porsi uno a uno i prodotti e vidi che sorrise davanti allo
    sciroppo; come in ogni simile occasione mi propose di fermarmi
    a bere qualcosa; di solito non accettavo, altrimenti sarei
    andato fuori di testa, ma in quell'occasione dissi di sì.
    Prima lei andò in camera sua a cambiarsi e ritornò con uno di
    quei vestitini semplici e leggeri estivi, che lasciavano poca
    fantasia alla sua linea; mi spostati sulla sedia in modo da non
    mostrare il rigonfiamento dei pantaloni.
    Nel frattempo comunque avevo versato in due bicchieri il tanto
    apprezzato liquido; ne bevemmo un po' parlando del più e del
    meno, poi ci salutammo con un altro bacio; appena rientrai a
    casa mia mi fiondai in bagno, attendendo che la situazione nei
    pantaloni si rasserenasse.
    La serata passò più lentamente del dovuto, visto che ero in
    febbricitante attesa, poi andammo tutti a dormire; o per meglio
    dire io finsi di andare a dormire.
    Senza fare rumore uscii sul balconcino e trassi un sospiro nel
    vedere che le luci esterne del condominio erano quasi tutte
    spente.

    Quello che stavo per fare era molto pericoloso e se fossi stato
    lucido probabilmente non lo avrei fatto, ma il mio essere
    arrapato mi spinse ad ignorare il buon senso e mi issai sulla
    ringhiera; per fortuna erano strutture solide sotto di essi
    passava una grondaia; riuscii quindi a passare da appartamento
    a appartamento fino ad arrivare a quello dei Sansoni.
    Quella era una delle coppie che trombavano come maiali, facendo
    un gran baccano, e in quel momento ci stavano dando dentro.
    Sfortunatamente il loro balconcino era l'accesso all'esterno
    della loro camera da letto, quindi avrebbero potuto vedermi.
    Mi sporsi un poco dalla finestra aperta e vidi che il sig.
    Sansoni tutto sudato che stava penetrando come una trivella
    la sua compagna dal dietro,facendo scricchiolare il letto
    che si confondeva con il loro ansimare e vari gridolini
    della ragazza; tutto ciò era meglio di un porno e quasi persi
    il mio appiglio per quanto ero eccitato.
    Comunque i due erano rivolti alla parte opposta quindi mi fu
    facile passare oltre il loro balconcino, poi la strada per
    l'appartamento di mio interesse fu breve.

    Atterrai sul balcone di zia Alice, che come sempre aveva
    lasciato le finestre aperte.
    Cercando di non fare rumore entrai nel salotto e mi aggirai
    furtivo tra il divano e i mobili.
    Se i miei calcoli erano corretti la mia musa doveva essere
    nel mondo dei sogni già da un po' di tempo, anche se non
    credo avesse fatto dei sogni quella notte.
    La trovai distesa a pancia in giù sul letto, negli stessi
    vestiti con cui l'avevo lasciata, quindi capii che il
    sonnifero che le avevo somministrato nello sciroppo avesse
    fatto effetto prima del previsto, anche se comunque mi
    rimaneva ancora tutta la notte prima che potesse
    svegliarsi.
    Mi tremavano le mani dall'eccitazione ma anche dalla
    tensione di quello che stavo per fare, anche se la mia poca
    lucidità mi offuscava il ragionamento.
    Per prima cosa mi tolsi i pantaloni del pigiama e le mutande,
    lasciando libera la mia erezione, anche se non volevo
    conlcudere subito.
    Mi avvicinai lentamente al letto, e una microscopica parte di
    me aveva paura che si svegliasse di colpo, cosa che ovviamente
    non accadde; le sfiorai una gamba con le dita tremanti, poi
    appoggiai la mano e l'accarezzari risalendola pian piano fino
    al suo apice; lì presi l'orlo del suo vestitino e che tirai
    lentamente su, rivelando il suo sederino coperto in parte
    dalle sue mutandine di pizzo.
    Le afferrai con entrambe le mani le natiche e iniziai a
    tastarle come massaggiandole, poi ci avvicinai il viso e le
    baciai quella di sinistra, poi le diedi un morsetto
    affettuoso lasciandole un leggero segno.
    Riafferrai l'orlo del suo abito e ripresi a sfilarglielo verso
    l'altro, baciandole ogni tratto che si scopriva al passaggio.
    Arrivai al livello del seno e dovetti rigirarla dolcemente
    schiena perchè iniziavo a fare fatica, non prima di averle
    slacciato il reggiseno.
    Riuscii finalmente a sfilarle del tutto l'abito, lasciandola
    in mutandine e reggiseno.
    Con tutta calma le afferrari i lati di quest'ultimo e glielo
    feci scorrere sulle braccia, liberandole finalmente le sue
    meravigliose tette, che mai avevo avuto il piacere di poter
    spiare prima; anche esse erano simmetriche, di perfetta forma
    ne troppo grandi ne troppo piccole, e di perfetta rotondità.
    Le presi un capezzolo tra le labbra e inizia a succhiarglielo
    con gusto mentre con una mano le palpavo il seno rimasto.
    Non mi sarei staccato da lì molto presto se con la mano libera
    non le avessi sfiorato le mutandine, rammentandomi che c'era
    di meglio.
    Mi staccai con un'ultima succhiata dal suo capezzolo
    insalivato, con un sonoro schiocco; spezzai un filo di saliva
    che ancora mi collegava ad esso e ripresi a baciarla, con
    qualche leccatina di tanto in tanto, questa volta verso il
    basso.
    Arrivai fino all'inguine depilato alla perfezione, tant'è che
    non c'erano parti ruvide, poi afferrai i bordi delle mutandine,
    ai suoi lati, e lentamente presi a sfilargliele un millimetro
    alla volta.
    Volendo ritardare la visione di quello che più mi premeva
    vedere, afferrai il vestitino e coprii l'intimità di zia Alice
    man mano che le sfilavo gli slip.
    Per rimuoverle del tutto dovetti trafficare piacevolmente con
    le sue gambe, mettendole diritte ed infine gliele tolsi; una
    delle cose che mi eccitano particolarmente è quando la donna
    si tiene le mutandine arrotolate ad una coscia, quindi
    provvedetti a tale mancanza, anche se prima mi concedetti
    un'annusata: odoravano di detergente intimo.
    Finalmente riportai l'attenzione sul suo fiore, al momento
    ancora celato; sempre con tutta calma, le scostai poco a poco
    il vestitino fino a che finalmente non mi trovai dinnanzi la
    sua vagina.
    Era una figa matura ma non troppo, con le labbra vaginali un
    poco sporgenti e il clitoride visibile; dal suo antro sporgeva
    il filo dell'assorbente che le sfilai quasi a rallentatore.
    Non era sporco di sangue come mi aspettavo, ma comunque era
    umido dei suoi fluidi; la mia quasi annullata lucidità mi
    portò ad avvicinare l'oggetto alla bocca e a dargli una
    leccata; il sapore era strano, a tratti sgradevole ma non me
    ne feci un problema.
    Lo gettai sul letto e poi mi portai a distanza ravvicinata
    del clitoride della donna, che mi invitava come un faro per
    le falene; glielo coprii direttamente con la lingua e presi a
    leccarglielo, prima lentamente ma poi sempre più veloce,
    mentre allargavo sempre di più la zona da insalivare, fino
    ad infilarle la punta della lingua nella sua vagina,
    mettendo a contatto la mia saliva con il suo interno caldo.
    Iniziai dunque a passare dall'esterno all'interno fino a che
    mi accorsi che la sua figa non era bagnata solo dalla mia
    saliva: era il segno giusto.
    Mi tirai su dalla grazie di zia Alice e poi le acoompagnai
    le gambe fino ad allargagliele, nella posizione più
    classica per una scopata; la trascinai poi più vicina
    all'orlo del letto e finalmente le avvicinai alla sua
    vagina il mio cazzo, che pareva pulsare da quanto ero
    arrapato, e presi a strusciarle contro la cappella che già
    si era un po' bagnata dai miei fluidi lubrificanti; portai
    lo strusciamento attorno all'entrata del sua intimità e poi
    con un'ansimata profonda le penetrai dentro piano piano,
    assaporando ogni centimetro che raggiungevo.
    Il mio istinto animale stava per prendere del tutto il
    soppravvento, perciò iniziai a possederla dolcemente
    per poi acquisire più ritmo; il letto iniziò a cigolare
    mentre il contatto tra i nostri due corpi prendeva a
    fare uno dei suoni che più mi eccitavano, come un "pap-pat".
    Non ci volle molto che iniziai a sentire il culmine
    dell'erezione e quindi aumentai il ritmo al limite, acutendo
    i suoni con ora l'aggiunta del mio respiro affannoso; dopo poco
    non ce la feci più e gemendo le venni dentro copiosomente tra
    mille spasmi, continuando per un po' a penetrarla anche dopo
    l'esaurimento.
    Mi lasciai andare sfinito accanto a lei sul letto, con il cazzo
    ancora impennato e luccicante di sperma e liquidi vari.
    Mi ripresi dopo qualche minuto, anche se il mio uccello era
    ancora sull'attenti.
    La zia Alice si era addormentata con la bocca semi aperta,
    quindi riuscii ad aprirgliela un poco di più e poi le infilai
    il cazzo dentro, facendoglielo ruotare dentro per pulirlo;
    ne uscii tutto insalivato ma almeno mi ero tolto lo sperma.
    Non ero ancora del tutto soddisfatto, quindi le rigirai il
    corpo sulla pancia, le posizionai le gambe piegate sulle
    ginocchia, in modo tale che avesse il culetto un poco sollevato
    e le rinfilai l'uccello nella vagina, riprendendo a penetrarla.
    Prima che riniziassi a sentire il piacere passò un mezz'ora, o
    forse un ora, e nel frattempe si stava schiarendo il cielo.
    Non riuscii mai a raggingere il culmine perchè ad un certo punto
    zia Alice sospirò, facendomi quasi cagare addosso. La riaccomodai
    cautamente, coprendola con il lenzuolo, mi rivestii e tornai
    il più velocemente possibile a casa.

    Non so se zia Alice si accorse di essere stata scopata senza la
    sua volontà, ma di sicuro non diede a vedere.

    Edited by Hikaru Fumi - 4/10/2016, 21:21
  9. .
    Potrebbe essere... :rock: controllerò! Intanto grazie mille e sì, ti do ragione, mtv una volta era molto interessante.
  10. .
    Salute a tutti\e!
    Come da titolo sto cercando un film o una serie televisiva, non saprei dire, che io vidi in passato su mtv, quando ancora quel canale era interessante; si parla quindi di un bel po' di anni fa.
    Non ricordo titolo, ne protagonisti ne niente se non una singola scena: ci sono una ragazza ed un ragazzo, la prima è chiusa in bagno mentre il secondo è in un antibagno adiacente. Lui da consigli a lei come masturbarsi e ella lo fa.
    Purtroppo ricordo solo questo, e lo sto cercando perchè mi è venuto in mente il ricordo di tale scena e vorrei approfondire sul film\serial in questione.
    Grazie in anticipo.
  11. .
    Tutor d'ufficio

    Salve, mi chiamo... anzi no, facciamo che per queste memorie io sarò
    semplicemente X.
    Finite le superiori ho passato parecchi anni senza trovare lavoro, fino a quel
    giorno in cui sono stato chiamato per iniziare uno stage con un'associazione.
    Nella selezione si poteva scegliere il campo di preferenza, all'interno di
    tale ambiente e io ho scelto amministrazione e segreteria, sentendomi più
    portato per esse.
    Dopo un periodo di scartoffie e colloqui iniziai finalmente l'attività, nella
    quale dovevo affiancare una ragazza che aveva cinque anni più di me.
    Chiara era simpatica e con il passare del tempo scoprii essere una brava
    ragazza; anche di aspetto, che all'inizio non mi attirava tanto, diventò più
    famigliare e attrattivo.
    Arrivai ad un determinato punto, in cui ella diventava spesso la protagonista
    delle mie fantasie erotiche.
    Ovviamente non dissi nulla, un po' per l'età e un po' perchè dovevamo passare
    ancora molto tempo insieme.
    Come se esistesse il destino, un giorno rianemmo in ufficio un po' più del
    solito; i miei genitori mi avvisarono che quella sera non sarebbero stati a
    casa, e che dovevo arrangiarmi con il mangiare; esclamai il mio disappunto e
    Chiara sentendomi, mi invitò a casa sua per cena, visto che abitava da sola
    in un appartamento; io, preso alla sprovvista, rifiutai ma lei insistette e
    alla fine accettai.
    Finito il turno lavorativo, uscimmo e dopo un lento tragitto in autobus,
    arrivammo alla sua abitazione.
    Entrando nel suo piccolo atrio, mi disse di accomodarmi in salotto, mentre
    lei si sarebbe cambiata; dopo poco mi raggiunse in vesti più casalinghi:
    una maglietta larga e pantaloncini; le curve che tali abiti non nascondevano
    bene, mi fecero rizzare il membro.
    Il poco restante del pomeriggio lo passammo in cucina, e alla fine fummo
    pronti a cenare.
    Dopo il pasto ritornammo in sala, e lei mi chiese se avevo voglia di vedere
    un film, prima di andarmene; accettai e ci sedemmo sull'unico divano a due
    posti, con il mio imbarazzo per quella vicinanza.
    Il film scelto da lei era noioso e ben presto iniziai a dare occhiatine di
    sfuggita al suo davanzale.
    Ad un certo punto Chiara mise in pausa il film, e mi chiese senza troppi
    problemi perchè continuavo a guardarla di sott'occhi; ancora oggi non so
    cosa mi spinse a farlo, fatto sta che mi avvicinai a lei e la baciai.
    Probabilmente per lo stupore non reagì per qualche secondo, poi stupì me
    ricambiandomi; quasi senza accorgermene le mie mani raggiunsero i suoi
    seni pieni e gli strinsero per poi iniziare a palparli, mentre i capezzoli
    diventarono pian piano turgidi.
    Prendendo sempre più coraggio staccai una mano e la feci scendere sull'orlo
    della sua maglietta, che poi sollevai snudandola pian piano; con l'aiuto
    dell'altra mano, e staccandomi pochi istanti dalla sua bocca, gliela levai
    del tutto, lasciando Chiara in reggiseno; quest'ultimo non ci mise tanto
    a cadere, e mi ritrovai nuovamente sui suoi seni, che ora erano liberi
    nella mia presa; la cosa fece piacere alla ragazza, che portò la sua mano
    destra fino ai miei pantaloni, mi slacciò la cintura e si intrufolò nelle
    mie mutande, afferrandomi il membro e iniziando a masturbarmi.
    Continuammo così per un tempo indefinito, poi quando il mio pene iniziò
    lubrificarsi lei si staccò da me, prese la sua maglietta da terra e mi
    circondò la testa, comprendomi gli occhi; poi la sentii alzarsi dal divano
    e dopo poco mi stava tirando i pantaloni per togliermeli; l'aiutai e poi
    rimasi in attesa con il cuore che batteva.
    Dopo forse un'eternità sentii una sua mano su una mia coscia e poi lei mi
    venne in braccio, ed io capii dal contatto dei nostri corpi che era tutta
    nuda.
    Chiara mi porto una suo seno davanti alla faccia, con il suo capezzolo
    contro le mie labbra, che io accolsi in bocca ed iniziai a succhiare; lei
    intanto afferrò ancora il mio membro e la mia cappella strusciò contro la
    sua vagina, prima di affondare nella sua oscurità.
    La ragazza prese a cavalcarmi prima dolcemente per poi crescere
    costantemente il ritmo, bagnandomi sempre più il membro dei sui umori;
    arrivai ben presto in prossimità del mio limite, mentre ora i suoi seni
    strusciavano su e giù sul mio torace.
    Forse avvertendo il mio prossimo culmine, Chiara si fermò, si staccò da me
    e si portò a terra tra i miei piedi, poi prese il mio membro in bocca e
    iniziò a masturbarmi nuovamente, fino a che non ce la feci più e venni
    con più spasmi innondandogliela tutta.
    Da quel che sentii, lei ingoiò poi in fretta mi tornò in braccio, mi
    riprese nella sua grazia e ricominciò a cavalcarmi anche se il mio membro
    stanco stava lentamente tornando alla dimensione da riposo.
    Chiara fece in tempo a raggiungere l'orgasmo, e me ne accorsi perchè si
    strinse a me mentre dalla sua vagina colavano i suoi liquidi, che
    raggiunsero il mio inguine e più giù, sui miei testicoli.
    Rimanemmo attaccati così finchè entrambri non ci addormentammo.
    Da quel giorno abbiamo un legame più che lavorativo.
  12. .
    Spia volante

    Salve a tutti, mi chiamo Marco.
    Un bel giorno dei miei 22 anni ho deciso di ordinare un bel
    drone quadricottero; lo so, lo so, un ragazzo della mia età
    potrebbe essere considerato infantile ad interessarsi di
    questi giocattoli, ma credetemi se vi dico che questi sono
    tutto e per tutto strumenti di spionaggio.
    Ed ora sono qui, pronto a raccontarvi della mia carriera
    di spia volante di quartiere.

    Giorno 1

    Era un lunedì e alle otto in punto di mattina mi trovavo
    fremente in attesa, dietro alla porta di ingresso; dopo
    un'eternità ecco arrivare il camioncino delle consegne.
    Cinque minuti dopo ero chiuso in camera mia, con le
    dita tremanti d'eccitazione che tentavano di aprire il
    pacco con tutto l'ambaradam che gli stava intorno.
    Dopo poco liberai quel meraviglioso drone, e finalmente
    iniziai il montaggio.
    Passato un quarto d'ora, uscii finalmente in giardino
    con il giocattolino in una mano e il telecomando con
    schermo integrato nell'altra.
    Accesi il tutto, posizionai il quadricottero sul prato e
    via!
    Era propio come mi ero immaginato: libertà.
    Lo feci salire in alto, mentre dal monitorino del
    controller potevo osservare tutto il quartiere intorno,
    un ammasso di villette divise da staccionate.
    L'unico problema del drone era la batteria, che di durata
    teneva sì e no dieci minuti; al giungere del termine di
    quel breve volo, decisi di sprecare l'ultimo minuto
    nel giardino dei vicini, al di la della barriera.
    Portai il quadricottero propio sopra di essa e sorpresa:
    c'era la moglie del vicino, una gran bella milf, che
    prendeva ignara il sole senza il pezzo sopra del bikini,
    di schiena e quindi con le tettone al vento.
    Per poco non persi il drone, visto che mi ero incantato
    della visione e quello stava esaurendo l'energia; per
    fortuna ebbi i riflessi di farlo indietreggiare, ed esso
    atterrò sfinito sull'erba morbida.
    Come primo volo non era stato male, bhe a parte il finale,
    e mi aveva dato lo spunto per un suo futuro utilizzo.
    Di sicuro, non sarebbe stata l'ultima volta che avrei
    spiato la vicina.

    Giorno 2

    continua...
  13. .
    Marta della porta accanto

    Mi chiamo Max, o almeno così mi chiamano gli amici, e ho 24
    anni; vivo in un paese di provincia, in una vietta di case a
    schiera, ma praticamente non conosco nessuno dei miei
    vicini; li saluto quando li vedo, ma nulla più.
    Io sono un single, arrapato cronico, e nella mia via c'è
    qualche gnocchetta più o meno della mia età con cui non sono
    mai riuscito a combinare niente; sono tutte delle fighe di
    legno.
    Poi c'è Marta, una ragazza diciottenne con la quale non ho
    mai neanche scambiato una parola, che vedo di sfuggita
    raramente; ella non è una gran topa, ma comunque è del
    genere che mi farei: Snella, magra ma non stecca, bel corpo
    e bel sedere, tette un po' di taglia piccola ma non
    troppo, capelli castani tenuti stretti in una coda, occhi
    marroni e delle belle labbra da baciare, se non per
    qualcos'altro.
    A dire la verità su di lei mi sono fatto qualche
    fantasia, ma per la differenza di età non ho neanche
    tentato di stringere amicizia.
    Fatto sta che un bel giorno, o per meglio dire brutto visto
    che diluviava, io mi trovavo a non fare niente in camera mia,
    la quale si affaccia all'interno della via, quando alzandomi
    e guardando fuori dall finestra vidi la ragazza davanti
    alla porta di casa; ella era evidentemente fradicia e dopo
    qualche istante di attesa intuii che doveva aver dimenticato
    le chiavi di casa, e che i suoi genitori non c'erano.
    Era un giorno estivo, ma fuori si era scatenato un temporale
    che aveva abbassato drasticamente le temperature, quindi
    Marta doveva avere un freddo cane; questo pensiero mi fece
    scattare in testa un'idea assurda, che poteva anche essere
    fattibile visto che pure la mia famiglia era fuori casa.
    Mi fiondai alla porta di ingresso, l'aprii, e prima di
    ripensarci uscii e raggiunsi la ragazza.

    - Ciao, tu sei Marta giusto? - Le chiesi stupidamente.
    - S s sì - Rispose lei balbettando, poichè stava tremando.
    - Sei rimasta fuori casa? - Fu la mia seconda domanda.
    - S sì - Rispose ancora lei.
    - Senti, a stare qua fuori ti becchi qualcosa, intanto che
    aspetti i tuoi genitori, ti ospito io - Buttai lì, con falsa
    indifferenza.
    - N n no, g g grazie - mi rispose.
    - Avanti, non disturbi mica, chissà per quanto andrà avanti
    a piovere - tentai di convincerla poi.

    Marta ci riflette sopra per qualche istante, poi annuì e
    finalmente mi seguì in casa.
    Chiusa la porta, rimanemmo fermi sul posto, perchè entrambi
    eravamo grondanti; lei era evidentemente imbarazzata e a
    quanto pareva molto timida.

    - Accidenti, che palle sto tempo! Se hai un attimo di
    pazienza vado a recuperare qualcosa per asciugarci - Detto
    ciò mi spogliai, rimanendo in mutande, e la ragazza girò
    ancora di più la testa dall'altro lato.
    -Scusami, ma se innondo la casa i miei mi ammazzano - dissi
    fintamente dispiaciuto io, poi mi scappò: - Forse è meglio
    se ti togli i vestiti pure tu -

    La ragazza si strinse d'istinto le braccia al petto, più
    probabilmente spaventata che per il freddo.

    - Era solo un consiglio, rischi di beccarti una polmonite
    con quei vestiti fradici - Cercai di salvarmi in estremo.
    - Vado a cercare qualcosa per asciugarci - Le dissi poi
    voltandomi, e attraversando il salotto raggiunsi il bagno.

    Subito il mio cervello prese a girare a mille, per cercare
    di trovare un modo per farmi la ragazza.
    Iniziai con il nascodere tutti i salviettoni e tutte le
    salviette più grandi, con le quali Marta avrebbe potuto
    coprirsi tutto il corpo, poi agguantai degli asciugamani
    di piccola grandezza e tornai in salotto.
    La ragazza era ancora dove l'avevo lasciata, e notai che
    la sua maglietta bagnata lasciava vedere il reggiseno
    bianco; la scena mi fece rizzare di brutto il cazzo ma
    tanto lei nascondeva ancora lo sguardo quindi nessun
    problema.

    - Mi spiace ma tutti gli asciugamano grandi sono a
    lavare, ho solo queste - Le dissi, poi senza tante
    storie la raggiunsi e le misi in mano quelli che mi
    ero portato dietro.

    - Puoi andare in bagno se vuoi, ma ti prego non bagnare
    il pavimento. Senti, io mi giro e non guardo, tu togliti
    gli indumenti più bagnati e poi vai pure di la. Fatti pure
    una doccia se vuoi. Io ti cerco qualcosa da mettere
    intano che sei qui -

    Detto ciò girai la testa e mi coprii la faccia con le mani.
    Dopo qualche attimo, sentii la ragazza fare quello che le
    avevo detto, e poi i suoi passi leggeri fino al bagno, nel
    quale si chiuse dentro.
    Di corsa, anche se furtivamente, raggiunsi camera mia e
    trovai una maglietta larga e dei pantaloncini corti estivi
    poi tornai in salotto; appoggiai il tutto sul divano e poi
    mi rivolsi alla porta del bagno.
    Anche se un parte di me mi disse di non farlo, raggiunsi
    piano l'uscio e inginocchiandomi appostai l'occhio alla
    serratura; per fortuna la stanza era abbastanza stretta e
    quindi potei inquadrare la ragazza quasi interamente.
    Marta era intenta a passarsi addosso le piccole
    salviette; era in reggiseno e mutandine, entrambi bianchi,
    che mettevano in risalto le sue curve giovanili; però la
    parte migliore fu quando ella si tolse il reggiseno,
    lasciando libere le sue tette dai bei capezzoli rosei; poi
    si voltò dandomi la schiena e io potei ammirare anche il
    suo fondoschiena meraviglioso, che mi fece rizzare ancora
    di più il membro; la ragazza proseguì ad asciugarsi ma
    purtroppo non si tolse le mutandine.
    Quando finì, mi scostati velocemente dalla porta e tornai
    in camera mia, dove indossai una maglietta senza maniche
    e pantaloni corti, poi tornai in salotto dove scoprì che
    Marta era uscita dal bagno giusto il tempo di recuperare
    i vestiti, poi era rientrata.
    Rimasi in attesa per poco, poi ella riuscì dalla stanza
    e notai che con quegli abiti adosso mi fecero arrapare
    maggiormente; lei fece qualche passo poi si fermò e
    rimase fissa in quel punto, guardando per terra.

    - Guarda che non mordo mica, eh! Siediti pure - Le dissi
    per smuoverla, e mentre mi passava vicino, prima ancora
    di pensare l'azione, le diedi una pacca leggera sul
    sedere.
    - Ti stanno bene - Dissi poi velocemente, per tentare di
    salvarmi da quell'atto.

    Marta proseguì fino all'altro capo del divano e si
    sedette, era troppo timida per dire qualsiasi cosa;
    normalmente non ne avrei approfittato ma ormai non ero
    totalmente lucido, visto quanto ero arrapato.
    Così mi alzai, e raggiungendola mi sedetti propio di
    fianco a lei.

    - Stai tremando ancora, hai freddo? - Le chiesi.
    - Purtroppo i miei hanno messo via tutte le coperte, mi
    spiace - Aggiunsi, scusandomi falsamente.

    Poi le misi un braccio dietro al collo, e lei sollevò le
    gambe da terra e se le strinse al petto, cingendole con
    le braccia, come se fosse un riccio che si appallottola.

    - Senti, fa davvero freddo, dobbiamo scaldarci in qualche
    modo, altrimenti ci becchiamo davvero qualcosa - Le dissi
    io, mettendomi contro di lei.

    - Non so tu, ma io conosco un buon modo per riscaldarsi -
    Le dissi poi, e facendo così presi ad accarezzarle la gamba
    più vicina a me.

    La ragazza ebbe come una scossa, e cercò di appallottolarsi
    di più, ma io non rinunciai e cominciai a scendere con la
    mano lungo la sua gamba; arrivato alla caviglia mi staccai
    per poi riapporgiari sull'interno coscia e da lì scesi fino
    a sfiorarle i pantaloncini, i quali erano abbastanza larghi
    da permettermi di vedere le mutandine; ci infilai sempre
    lentamente la mano e le toccai l'attaccatura della gamba,
    poi mi intrufolai di più nell'indumento, e le raggiunsi
    l'inguine dove scoprii con sorpresa che era depilata; poi
    mi ricordai che ella era una pallavolista, quindi magari
    si era rasata per questioni sportive.
    Finalmente raggiunsi l'orlo delle mutandine, che ovviamente
    erano ancora bagnate, lo sollevai con tutta calma e poi
    vi ci inserii dentro un dito, poi un altro, e un altro...
    Di colpo la ragazza mi afferrò d'istinto il braccio
    incriminato, come per fermarmi, prima saldamente ma poi
    allentandola un poco.
    Io le tolsi l'altro braccio da dietro la testa, e con
    sicurezza le tolsi del tutto la presa; poi ripresi da dove
    avevo interrotto, infilandole tutta la mano nelle
    mutandine; le tastai la figa, all'inizio superficialemente
    scoprendola giovane, senza labbra vaginali in evidenza,
    poi le feci scorrere un dito sulla linea d'apertura ed
    infine glielo infilai dentro quasi a rallentatore, gustando
    quel momento in ogni suo nanosecondo.
    Marta fremette e tentò una fragile resistenza, ma io la
    tenevo per il braccio, e subito smise; assicurato che
    ella rimanesse ferma, estretti la mia mano dal mezzo delle
    sue gambe e mi alzai, mettendomi di fronte a lei; le
    afferrai i pantaloncini e presi a tirarli, con piccoli
    strattoni quando non scivolavano, e finalemente gleli tolsi.
    Le afferrai poi le mutandine e senza problemi le feci
    scorrere su quel percorso eccitante che erano le gambe della
    ragazza; però le feci sgusciare via da solo un piede, e
    gliele arrotolai su una gamba, cosa che mi aveva sempre
    fatto arrapare nelle mie fantasie, e che non venne smentita.
    Ora, in mezzo alle gambe strette della ragazza, potevo
    ammirare la sua vagina libera all'aria; subito le afferrai
    le gambe e senza troppa resistenza da parte sua, gliele
    scollai didosso e gliele divaricai; mi inginocchiai davanti
    a lei e mi portai la faccia a distanza ravvicinata con il
    suo fiore, e presi a leccarla mentre con una mano presi
    a masturbarmi.
    Marta mi portò le mani ai capelli, come per cercare di
    scostarmi, ma con scarsissima convinzione; era così timida
    da non ribellarsi neppure a ciò che stavo facendo.
    Comunque io non avevo intenzione di fermarmi, e infatti le
    avevo inumidito di saliva tutta la parte di vagina esterna.
    Ad un certo punto, il richiamo al mio cazzo si fece troppo
    insistente, così mi scostai da lei, mi rialzai e poi di
    peso la sollevai e la feci voltare, a pecora.
    Senza indugi mi abbassai i pantaloni e portai a tiro il mio
    cazzo ritto e bramoso, poi con moderata lentezza mi
    avvicinai sempre più al suo didietro, e raggiunsi la sua
    figa con la mia cappella, che poi la penetrò come un
    trivella, facendo strada al resto del mio membro che a poco
    a poco le sparì dentro.
    La penetrai a fondo, e la ragazza lanciò un fiebile
    gridolino, poi estretti il membro e ripetei l'azione,
    leggermente più veloce, e poi ancora e ancora, sempre più
    rapido; ad una certa estrazione, mi accorsi che il mio cazzo
    era sporco di sangue, e intuii che la ragazza doveva essere
    stata vergine, prima del mio intervento, quindi non mi
    fermai, anche se prima approfittai di quella breve pausa per
    raddrizzarmi meglio, afferrandomi stretto alle suo bacino.
    La penetrazione proseguì per troppo pochi istanti di puro
    piacere, almeno da parte mia, poi si presentò il fatidico
    punto di piacere che presto raggiunse il suo culmine, ed
    io le venni dentro tra spasmi e schizzate interne di sperma.
    Estraetti quasi del tutto il cazzo da Marta, ma prima di
    uscire, me lo masturbai per liberarmi delle ultime colate
    di seme.

    - Stai ferma lì - Le dissi, staccandomi da lei.

    Raggiunsi il bagno e afferai una salvietta, poi tornai da
    lei, che aveva obbedito, la feci alzare dritta in piedi con
    le gambe semidivaricate e glela misi tra di esse.

    - Ora spigni - Le ordinai.

    Ella eseguì e lo sperma prese a colarle dalla vagina; quando
    quella cascatella si esaurì, le dissi di vestirsi.

    Finito l'eccitamento, si fece strada il rimorso e il
    dispiacere, così l'abbracciai cercando un modo per consolarla.

    Quando arrivarono i suoi genitori, ella se ne andò, ovviamente
    senza dire nulla.
  14. .
    Grazie mille, è stato un parto lungo e difficile :asd:
    No scherzo, il problema è sempre la mancanza di tempo.
  15. .
    Racconto terminato.
88 replies since 30/6/2012
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