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Assalto a Zia Alice
All'epoca ero un ragazzo di 20 anni ed essendo piena estate ero sempre arrapato, anche dopo la solita segata giornaliera. Ero senza lavoro e passavo le giornate afose a guardare porno ed hentai a tutto spiano, grazie anche al fatto che per la maggior parte della giornata ero a casa da solo. Abitavo in un condominio di quelli strani, da sobborgo, dalla struttura quadrata con uno spazio aperto centrale, così che se ti affacciavi dal balconcino che dava sul cortile interno potevi vedere negli appartamenti di fronte, i quali erano molto ravvicinati l'uno con l'altro. Il mio essere arrapato non era aiutato dal fatto che la notte solitamente si sentivano le scopate dei vicini.
Comunque nella casa di fronte abitava zia Alice, la quale non era propriamente mia zia, ma era la sorella della mia matrigna. Era una di quelle donne 40enni che può essere definita stragnocca, anche perchè dimostrava di averne 30 di anni. Aveva un corpo stupendo, pur non essendo troppo formosa, con un culetto celestiale e gambe lunghe, lisce e toniche; quando gli occhi si decidevano a risalire quel paradiso ti ritrovavi in un altro, perché il suo viso era semplicemente divino, da modella, tutto al naturale senza trucchi o altri ornamenti; il volto era bellissimo, tutto in perfetta proporzione, con una leggera spruzzata di lentiggini sulla parte centrale; riguardo ai suoi capelli, sempre profumati di buono, erano ramati ne troppo lunghi ne troppo corti, che portava spesso in una coda di cavallo.
Ho perso il conto di quante volte mi sono segato al suo pensiero, o semplicemente spiandola da dietro le tende della finestra; ai tempi aveva divorziato da un anno, e lavorava part time più che altro il pomeriggio. Quindi la mattina era tutta per me, o comunque era il soggetto delle mie attenzioni, specialmente il venerdì. Il venerdì, quella gran gnocca di zia Alice, si dedicava alle pulizie di casa e durante l'estate ciò si traduceva in una goduria visiva. Innanzi tutto ella apriva tutte le tende che coprivano il balconcino e la finestra che davano sul cortile interno; così facendo mi dava totale visibilità del suo salotto e del suo bagno. Poi, visto il caldo afoso, si abbigliava sempre in modo molto leggero: non mancavano mai un paio di pantaloncini attillati da palestra, mentre sulla parte superiore di solito indossava un top di quelli semplici anche se fortunamente certe volte restava semplicemente con il reggiseno, probabilmente quando faceva le lavatrici.
Fu in uno di quei venerdì, nel quale io ero particolarmente eccitato e lei era in reggiseno, che ideai un piano folle e, forse per alcuni, malato. Iniziò tutto come ogni venderdì estivo: mi svegliai più presto del solito, sapendo la visione che mi attendeva, quasi non feci colazione e mi fiondai in salotto,stando bene attento a non muovere le tente chiuse del balconcino; mi appostai davanti alla solita fessura tra la tenda e la parete e attesi. Zia Alice non mi fece attendere molto e finalmente spalancò le tende del suo salotto, esibendo il suo "davanzale" contenuto nel reggiseno; il mio cazzo diventò un palo all'istante, e me lo presi in mano iniziando lentamente a segarmi vedendo la mia musa ispiratrice voltarsi e chinarsi per raccogliere un tappeto, mostrandomi il suo fantastico culetto; da un orlo dei pantaloncini notai che pendeva un filo bianco contro l'interno coscia, e sapendo che faceva parte dell'assorbente la cosa mi eccitò maggiormente, se possibile. Ero certo che la donna non si sarebbe esibita così se fosse stato un altro momento del giorno, ma lo poteva fare la mattina presto perchè teoricamente non c'era nessun uomo nei paraggi. La vidi destreggiarsi tra i mobili di casa sua, dandomi varie occasioni di goduria, come quando si alzava di scatto facendo sballonzolare le sue tette, o quando si piegava in posizioni che io reputavo eccitanti. Poi finalmente passò al bagno; quello era uno dei miei momenti preferiti perchè, prima di iniziare le pulizie, zia Alice si concedeva una pisciatina; ella lo faceva a finestre spalancate perchè nei bagni del nostro condominio si cuoceva letteralmente, ma anche per il già citato motivo che in teoria non c'erano spettatori indesiderati di fronte. Io aspettavo sempre con impazienza quel momento, perchè riuscivo a scorgere per poco la sua vagina, che a quanto pareva teneva sempre rasata; ma oltre quel breve scorcio di natura, mi eccitava vederla accomodata sul wc, con i pantaloncini e le mutandine tesi tra le sue gambe, la posizione delle quali era stupendamente femminile ed eccitante; poi prendeva un po' di carta igienica, le allargava e si dava una bella ripulita. Terminato il bagno proseguì le pulizie nel resto della casa che però mi era impossibile vedere, ma comunque rimasi in attesa sempre segandomi quasi senza accorgermene. Quel giorno probabilmente la ruota della fortuna mi scelse, perchè zia Alice, dopo aver passato anche l'aspirapolvere terminando così le pulizie, ritornò in bagno e decise di farsi una doccia, senza chiudere le tende. Quasi mi venne un infarto mentre la osservavo liberarsi dei suoi pochi indumenti, rimandendo totalmente nuda anche se voltata; il suo meraviglioso culetto mi sembrò ancora più invitante, con le sue rotondità perfette; tra le cosce semichiuse riuscii anche a notare vagamente il delineamento della sua vagina cosa che quasi mi fece sborrare all'istante. Riuscii a trattenermi e vidi la donna entrare nel box doccia che però era offuscato. All'improvviso sentii l'arrivo imminente del culmine dell'erezione e dovetti abbandonare la mia postazione da guardone e corsi in bagno dove venni abbondatemente nel bidet, provando un piacere immensamente intenso, che provavo solo quando di mezzo c'era la mia musa. Dieci minuti dopo ero di nuovo arrapato, probabilmente ero davvero un caso clinico, ma quel giorno dopo aver visto la nudità di zia Alice, capii che non mi bastava più la sua sola visione, dovevo accarezzarla, dovevo leccarle la sua intimità, dovevo succhiarle i suoi capezzoli, dovevo possederla e venirle dentro come un idrante.
Formulare il mio piano mi portò via quasi due settimane, per non parlare di una non troppo modica parte dei miei risparmi. Studiai, o forse dovrei dire ripassai, anche la routine della donna per capire quando attuare il tutto. Sapevo che zia Alice doveva fare degli straordinari la domenica, che si traduceva in sgobbare tutto il giorno, quindi di sicuro doveva tornare stanchissima a casa. Inoltre sapevo che lei aveva il sonno pesante, grazie ad una innocente conversazione con la mia matrigna.
La fatidica domenica fu un'altra giornata fortunata, in quanto per pura coincidenza mia madre mi mandò a portare alcuni prodotti della spesa a zia Alice, come accadeva più volte; tra tali doni c'era uno sciroppo aromatico, che piaceva molto alla zia, il quale mi andava proprio a pennello. Era sera e bussai alla sua porta poco dopo il suo ritorno a casa; dovetti richiamare tutto il mio autocontrollo perchè non mi si rizzasse il cazzo, specialmente quando mi baciò sulla guancia. Le porsi uno a uno i prodotti e vidi che sorrise davanti allo sciroppo; come in ogni simile occasione mi propose di fermarmi a bere qualcosa; di solito non accettavo, altrimenti sarei andato fuori di testa, ma in quell'occasione dissi di sì. Prima lei andò in camera sua a cambiarsi e ritornò con uno di quei vestitini semplici e leggeri estivi, che lasciavano poca fantasia alla sua linea; mi spostati sulla sedia in modo da non mostrare il rigonfiamento dei pantaloni. Nel frattempo comunque avevo versato in due bicchieri il tanto apprezzato liquido; ne bevemmo un po' parlando del più e del meno, poi ci salutammo con un altro bacio; appena rientrai a casa mia mi fiondai in bagno, attendendo che la situazione nei pantaloni si rasserenasse. La serata passò più lentamente del dovuto, visto che ero in febbricitante attesa, poi andammo tutti a dormire; o per meglio dire io finsi di andare a dormire. Senza fare rumore uscii sul balconcino e trassi un sospiro nel vedere che le luci esterne del condominio erano quasi tutte spente.
Quello che stavo per fare era molto pericoloso e se fossi stato lucido probabilmente non lo avrei fatto, ma il mio essere arrapato mi spinse ad ignorare il buon senso e mi issai sulla ringhiera; per fortuna erano strutture solide sotto di essi passava una grondaia; riuscii quindi a passare da appartamento a appartamento fino ad arrivare a quello dei Sansoni. Quella era una delle coppie che trombavano come maiali, facendo un gran baccano, e in quel momento ci stavano dando dentro. Sfortunatamente il loro balconcino era l'accesso all'esterno della loro camera da letto, quindi avrebbero potuto vedermi. Mi sporsi un poco dalla finestra aperta e vidi che il sig. Sansoni tutto sudato che stava penetrando come una trivella la sua compagna dal dietro,facendo scricchiolare il letto che si confondeva con il loro ansimare e vari gridolini della ragazza; tutto ciò era meglio di un porno e quasi persi il mio appiglio per quanto ero eccitato. Comunque i due erano rivolti alla parte opposta quindi mi fu facile passare oltre il loro balconcino, poi la strada per l'appartamento di mio interesse fu breve.
Atterrai sul balcone di zia Alice, che come sempre aveva lasciato le finestre aperte. Cercando di non fare rumore entrai nel salotto e mi aggirai furtivo tra il divano e i mobili. Se i miei calcoli erano corretti la mia musa doveva essere nel mondo dei sogni già da un po' di tempo, anche se non credo avesse fatto dei sogni quella notte. La trovai distesa a pancia in giù sul letto, negli stessi vestiti con cui l'avevo lasciata, quindi capii che il sonnifero che le avevo somministrato nello sciroppo avesse fatto effetto prima del previsto, anche se comunque mi rimaneva ancora tutta la notte prima che potesse svegliarsi. Mi tremavano le mani dall'eccitazione ma anche dalla tensione di quello che stavo per fare, anche se la mia poca lucidità mi offuscava il ragionamento. Per prima cosa mi tolsi i pantaloni del pigiama e le mutande, lasciando libera la mia erezione, anche se non volevo conlcudere subito. Mi avvicinai lentamente al letto, e una microscopica parte di me aveva paura che si svegliasse di colpo, cosa che ovviamente non accadde; le sfiorai una gamba con le dita tremanti, poi appoggiai la mano e l'accarezzari risalendola pian piano fino al suo apice; lì presi l'orlo del suo vestitino e che tirai lentamente su, rivelando il suo sederino coperto in parte dalle sue mutandine di pizzo. Le afferrai con entrambe le mani le natiche e iniziai a tastarle come massaggiandole, poi ci avvicinai il viso e le baciai quella di sinistra, poi le diedi un morsetto affettuoso lasciandole un leggero segno. Riafferrai l'orlo del suo abito e ripresi a sfilarglielo verso l'altro, baciandole ogni tratto che si scopriva al passaggio. Arrivai al livello del seno e dovetti rigirarla dolcemente schiena perchè iniziavo a fare fatica, non prima di averle slacciato il reggiseno. Riuscii finalmente a sfilarle del tutto l'abito, lasciandola in mutandine e reggiseno. Con tutta calma le afferrari i lati di quest'ultimo e glielo feci scorrere sulle braccia, liberandole finalmente le sue meravigliose tette, che mai avevo avuto il piacere di poter spiare prima; anche esse erano simmetriche, di perfetta forma ne troppo grandi ne troppo piccole, e di perfetta rotondità. Le presi un capezzolo tra le labbra e inizia a succhiarglielo con gusto mentre con una mano le palpavo il seno rimasto. Non mi sarei staccato da lì molto presto se con la mano libera non le avessi sfiorato le mutandine, rammentandomi che c'era di meglio. Mi staccai con un'ultima succhiata dal suo capezzolo insalivato, con un sonoro schiocco; spezzai un filo di saliva che ancora mi collegava ad esso e ripresi a baciarla, con qualche leccatina di tanto in tanto, questa volta verso il basso. Arrivai fino all'inguine depilato alla perfezione, tant'è che non c'erano parti ruvide, poi afferrai i bordi delle mutandine, ai suoi lati, e lentamente presi a sfilargliele un millimetro alla volta. Volendo ritardare la visione di quello che più mi premeva vedere, afferrai il vestitino e coprii l'intimità di zia Alice man mano che le sfilavo gli slip. Per rimuoverle del tutto dovetti trafficare piacevolmente con le sue gambe, mettendole diritte ed infine gliele tolsi; una delle cose che mi eccitano particolarmente è quando la donna si tiene le mutandine arrotolate ad una coscia, quindi provvedetti a tale mancanza, anche se prima mi concedetti un'annusata: odoravano di detergente intimo. Finalmente riportai l'attenzione sul suo fiore, al momento ancora celato; sempre con tutta calma, le scostai poco a poco il vestitino fino a che finalmente non mi trovai dinnanzi la sua vagina. Era una figa matura ma non troppo, con le labbra vaginali un poco sporgenti e il clitoride visibile; dal suo antro sporgeva il filo dell'assorbente che le sfilai quasi a rallentatore. Non era sporco di sangue come mi aspettavo, ma comunque era umido dei suoi fluidi; la mia quasi annullata lucidità mi portò ad avvicinare l'oggetto alla bocca e a dargli una leccata; il sapore era strano, a tratti sgradevole ma non me ne feci un problema. Lo gettai sul letto e poi mi portai a distanza ravvicinata del clitoride della donna, che mi invitava come un faro per le falene; glielo coprii direttamente con la lingua e presi a leccarglielo, prima lentamente ma poi sempre più veloce, mentre allargavo sempre di più la zona da insalivare, fino ad infilarle la punta della lingua nella sua vagina, mettendo a contatto la mia saliva con il suo interno caldo. Iniziai dunque a passare dall'esterno all'interno fino a che mi accorsi che la sua figa non era bagnata solo dalla mia saliva: era il segno giusto. Mi tirai su dalla grazie di zia Alice e poi le acoompagnai le gambe fino ad allargagliele, nella posizione più classica per una scopata; la trascinai poi più vicina all'orlo del letto e finalmente le avvicinai alla sua vagina il mio cazzo, che pareva pulsare da quanto ero arrapato, e presi a strusciarle contro la cappella che già si era un po' bagnata dai miei fluidi lubrificanti; portai lo strusciamento attorno all'entrata del sua intimità e poi con un'ansimata profonda le penetrai dentro piano piano, assaporando ogni centimetro che raggiungevo. Il mio istinto animale stava per prendere del tutto il soppravvento, perciò iniziai a possederla dolcemente per poi acquisire più ritmo; il letto iniziò a cigolare mentre il contatto tra i nostri due corpi prendeva a fare uno dei suoni che più mi eccitavano, come un "pap-pat". Non ci volle molto che iniziai a sentire il culmine dell'erezione e quindi aumentai il ritmo al limite, acutendo i suoni con ora l'aggiunta del mio respiro affannoso; dopo poco non ce la feci più e gemendo le venni dentro copiosomente tra mille spasmi, continuando per un po' a penetrarla anche dopo l'esaurimento. Mi lasciai andare sfinito accanto a lei sul letto, con il cazzo ancora impennato e luccicante di sperma e liquidi vari. Mi ripresi dopo qualche minuto, anche se il mio uccello era ancora sull'attenti. La zia Alice si era addormentata con la bocca semi aperta, quindi riuscii ad aprirgliela un poco di più e poi le infilai il cazzo dentro, facendoglielo ruotare dentro per pulirlo; ne uscii tutto insalivato ma almeno mi ero tolto lo sperma. Non ero ancora del tutto soddisfatto, quindi le rigirai il corpo sulla pancia, le posizionai le gambe piegate sulle ginocchia, in modo tale che avesse il culetto un poco sollevato e le rinfilai l'uccello nella vagina, riprendendo a penetrarla. Prima che riniziassi a sentire il piacere passò un mezz'ora, o forse un ora, e nel frattempe si stava schiarendo il cielo. Non riuscii mai a raggingere il culmine perchè ad un certo punto zia Alice sospirò, facendomi quasi cagare addosso. La riaccomodai cautamente, coprendola con il lenzuolo, mi rivestii e tornai il più velocemente possibile a casa.
Non so se zia Alice si accorse di essere stata scopata senza la sua volontà, ma di sicuro non diede a vedere.
Edited by Hikaru Fumi - 4/10/2016, 21:21
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