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La stanza 14
I miei genitori mi volevano fuori casa, non c'era dubbio, altrimenti
non sarebbero andati a contattare la parente più inculata al mondo
per farmi trovare lavoro.
Avevo 22 anni e all'epoca ero uno dei tanti giovani senza impiego.
Nel mio caso trascorrevo le giornate a fare niente e i miei me lo
facevano pesare ogni giorno, per invogliarmi a cercare una
occupazione; come se fosse facile...
Comunque un bel giorno si ricordaro di una certa zia Gianna, la
quale possedeva un dormitorio in un'altra città, che gestiva quasi
da sola.
La cosa non mi toccò minimamente, era una di quelle parenti alla
lontana che forse poteva saltare fuori nei discorsi durante i
cenoni natalizi; questo fino a quando non fui sequestrato in
salotto e posto sotto torchio, con i miei che mi raccontavano
allegramente che la zia aveva da poco perso un aiutante e quindi
mi offriva niente di meno che un lavoro con alloggio.
Che bello... Grazie...
Dopo ore di viaggio in treno arrivai finalmente nella città
indicatami, della quale non voglio neanche pronunciare il nome, e
dopo un corsa in autobus di mezz'ora giunsi in periferia, davanti
al famoso dormitorio: una edificio antico e decadente, che pareva
uscito da un film in bianco e nero di vecchissima data.
La zia non era da meno: una donnona sulla settantina, vestita
alla stra antica; insomma una brutta vecchia racchia zitella che
aveva i baffi e puzzava di spezie da cucina.
Essa mi accompagnò nel suo appartamento, il quale preferisco non
descrivere; scambiammo qualche frase di cortesia, più come
introduzione che per interesse, poi iniziò a spiegarmi il tutto:
Il suo dormitorio era riservato esclusivamente a ospiti femminili,
solitamente studentesse che cercavano una sistemazione economica;
l'edificio era strutturato su due piani e aveva sette alloggi
ognuno, più un monolocale per la zia al piano terra e un altro,
il mio, in fondo al secondo piano.
Il suo vecchio aiutante e mio predecessore, un certo signor
Ponzi, aveva raggiunto una certa età e incapace di continuare
aveva lasciato il lavoro.
Tale occupazione consisteva all'occorrenza nel fare piccole
riparazioni, di fare rifornimento e nel lavaggio di lenzuola e
cose simili, insomma lo sguattero; riguardo al mantenimento
dei servizi del dormitorio, dovevo basarmi su di una bacheca
nell'atrio, sulla quale le ospiti mettevano gli avvisi e
richieste. Io avrei avuto un giorno libero alla settimana e nei
restanti dovevo giostrarmi da solo le ore di riposo e quelle di
sgobbo.
Terminata la presentazione la zia Gianna si fece oscura, assumendo
un espressione da cane incazzato, come se volesse sbranarmi.
Con tono che non ammetteva repliche mi avvisò che essendo io un
maschio e un "giovanotto schiavo dell'apparato genitale", dovevo
seguire dei comandamenti ferrei:
1 - Niente contatti con le ospiti, se non strettamente necessario.
2 - In caso di contatto è assolutamente vietato parlare di altro
che non sia il problema da risolvere.
3 - In caso di riparazioni negli alloggi delle ospiti, chiedere
tassativamente il permesso per procedere ed eseguirle in
piena solitudine, chiedendo ad esse di uscire.
4 - Nell'orario di riposo e nel giorno libero è vietato stare
a zonzo nel dormitorio, o dentro la mia sistemzione o fuori
dall'edificio.
Insomma la dittatrice mi trattò come un maniaco arrapato.
Subito dopo quella spaventosa scenetta mi accompagnò di filato
lungo il corridoio al pian terreno, sulla scala che portava
di sopra, lungo tutto il corridoio al secondo piano e infine
rimase in attesa fino a che non entrai nel mio alloggio e chiusi
la porta a chiave; anzi no, prima rimase in attesa ancora per
dieci minuti fuori dalla porta come un cane da guardia in allerta,
come potei constatare spiando dal buoco della serratura.
Quando infine se ne andò mi misi a studiare quel buco in cui
dovevo vivere: era un piccolo monolocale con lo stretto necessario
ma nulla più; sulle pareti la carta da parati pareva avere 100 anni
sia per lo stile che per lo stato in cui era, la cucina non era da
meno; non c'era il televisore ne nient'altro con cui svagarsi e il
portatile che mi ero portato dietro necessitava di un adattatore
per la spina per funzionare, cosa che non avevo.
Le uniche note positive erano il bagno, pulito e funzionale, e il
letto in condizioni accettabili.
Sbuffando sconsolato mi lasciai cadere su di esso.
Il primo mese fu tremendo, il periodo peggiore della mia vita.
Non ci furono faccende di manutenzione e non incontrai nemmeno una
delle ospiti; passavo quindi le giornate tra lavaggi, rifornimenti
e l'essere segregato nella mia stanza.
Riguardo alle ospiti sapevo che ne erano presenti poche, e tutte al
piano terra, in quanto era inizio autunno e l'università vicina era
ancora chiusa.
Non che avessi la possibilità di fare alcun che, visto che bene o
male spunatava fuori la zia a controllarmi con una certa frequenza.
Ero quindi vicino all'impazzire quando feci una scoperta
senzazionale: quel caro e dolce nonnino del mio predecessore, come
lo amava chiamare zia Gianna, era in verità un maialone.
In uno dei miei andirivieni nel mio alloggio passai un po' troppo
vicino ad un lembo della carta da parati, la quale mi si impigliò
nei pantaloni e quindi ne strappai un bel pezzo; dietro di essa
c'era un grosso foro, chiaramente di opera umana, il quale dava
un'ottima visibilità all'alloggio adiacente al mio ovvero il
numero 14, precisamentedove c'era i due letti. Riflettendoci sopra
arrivai alla conclusione che la carta da parati lo copriva
perfettamente ed essendo spessa dall'altro lato pareva un buco
chiuso; se poi nel mio appartamento avessi spento le luci e mi
fossi accostato ad esso avrei potuto spiare indisturbato.
Per provare la mia tesi un giorno feci un salto nell'alloggio 14
e constatai che avevo ragione; inoltre il misero monolocale non
aveva la carta da parati e le pareti erano tapezzate da buchi e
scrostamenti di varia grandezza e misure.
Esaminando la parete incriminata del mio alloggio notai altri
due lembi sporgenti a distanza uguale da quello centrale; notai
allora che il vecchio volpone aveva strategicamente creato una
posizione di spionaggio che dava sul bagno, il quale essendo
piccolo era totalmente visibile, e una sulla parte iniziale
dell'alloggio, nello specifico mostrante il divanetto.
Per fortuna riuscii a trovare della carta da parati di riserva
nel ripostiglio in cantina, quindi mi fu facile riparare lo
strappo sul primo foro, mantentendo ovviamente la possibilità
di poterne usufruire.
Inutile dire che avevo trovato uno scopo nel dormitorio.
Mancava meno di una settimana all'apertura dell'accademia quando
iniziarono ad arrivare un mucchio di ragazze e il dormitorio prese
un poco di vita; ogni tanto sentivo della musica da qualche
alloggio, o semplicemente risatine e vociare indefinito.
Gli alloggi potevano ospitare due donne ciascuno ma non in tutti
fu così; comunque tutti gli alloggi furono occupati.
Quando anche il numero 14 venne occupato potei finalmente testare
il mio sistema di spionaggio, ma ovviamente dovetti attendere la
sera perchè la luce del giorno entrante dalla finestra mi avrebbe
sicuramente smascherato.
Giunto il buio pesto di fuori, finalmente spensi il lampadario e
fremente snudai la parete sul foro centrale, sbirciando poi in
esso.
Dall'altra parte inizialmente vidi solo i due letti vuoti così
mi spostai sulla visuale del divanetto e riuscii finalmente a
vedere la occupante dell'alloggio: era una ragazza abbastanza
carina, probabilmente sui 20 anni, con un bel viso da topa,
con i capelli neri lunghi che le ricadevano sulle spalle,
non vedevo benissimo dalla mia postazione ma mi pareva che
avesse un pinsir sul naso, un trucco marcato attorno agli occhi
che mi parevano verdi; aveva un corpo normale e in quel momento
vestiva con jeans neri e un maglioncino bianco.
Maledissi la vecchia zitella della zia che non aveva ancora
acceso il riscaldamento, perchè da quanto mi aveva detto quando
lo faceva partire nell'edificio faceva parecchio caldo;
mi appuntai mentalmente di convincerla a farlo partire.
La ragazza si alzò mostrandomi che era un po' bassetta e che
probabilmente non aveva molto seno; uscì dalla mia visuale e
quindi ritornai al foro centrale e la vidi passare diretta alla
cucina.
Un po' deluso feci passare i fori per qualche minuto poi decisi
di rimandare al giorno seguente e quindi ritappai il tutto.
CONTINUA.... -
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carino, bella premessa, aspetto il continuo . -
hania.
User deleted
Eheh carino . -
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Molto intrigante... le storie di spy condite da "guardiani antipeccato" sono piuttosto eccitanti. :-D
non vedo l'ora di leggere il seguito!. -
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Oh grazie, non pensavo che codesta tipologia di racconto potesse interessare, non mi convinceva molto...
Quando per miracolo avrò un po' di tempo libero tra gli impegni scrivero il proseguimento.
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Chiedo cortesemente l'eliminazione del racconto, se qualcuno\a vuole trarne spunto o riprendere da dove ho interrotto faccia pure. . -
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NOOOOOO!!!!! ma perchè!?!?!? . -
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Perché????? che peccato aspetta il seguito . -
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Mi spiace gente, il motivo è che tra malattie e impegni vari non ho il tempo materiale per scrivere, ne la mente sveglia e creativa per poter continuare, visto che sono sempre stanco morto... . -
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vabbè ma mica abbiamo fretta...! se ti torna l'ispirazione saremmo ben felici di leggere XD .