Posts written by MidoriNoBakeneko

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    Hanna reagì anche meglio di quanto Gabriel si aspettasse: abbassò quel suo adorabile visetto paffuto, sbattendo le folte ciglia bionde e mostrandogli due occhioni da gattina che lo fecero sorridere inebetito. Al contempo fece una cosa che rischiava letteralmente di mandarlo fuori di testa: si portò le dita delicate ai capelli e scostò un ciuffo dorato, mettendolo dietro la piccola orecchia. Persino quella parte di lei era perfetta, leggermente a punta, piccola e carina... doveva essere morbidissima e gli venne voglia di toccarla. Doveva trattenersi però, e lo fece fingendo nonchalance mentre lei parlava e lui non faceva altro che fissarle le labbra.
    Va benissimo per me... Mi andrebbe molto di uscire con te anche fuori da scuola, caro Gabriel.
    I seni ondeggiarono mentre la giovane faceva un passo in avanti, Gabriel arrossì per averli guardati, purtroppo per un corpo così minuto, Hanna era decisamente troppo dotata per non ritrovarsi a fissarla nei punti sbagliati come un vero pervertito. Fortunatamente la guardò negli occhi subito dopo, occhioni che si stavano avvicinando mentre la giovane gli posava le mani al petto, si metteva in punta di piedi e...
    Cucciolo mio...
    Bastò quelle parole a paralizzarlo sul posto. Non avrebbe mai saputo cosa Hanna stesse per fare perché la giovane si ritrasse immediatamente, imbarazzata quanto lo era stato lui poco prima, facendo un passo indietro e ricomponendosi per la presenza del nuovo venuto. Gabriel, invece, era immobile, gli occhi sgranati, le sopracciglia alte, la bocca completamente serrata in un'espressione di shock. Probabilmente era sbiancato completamente, non solo per la paura, ma perché nel preciso momento in cui la mano che aveva tormentato così assiduamente i suoi incubi gli cingeva la natica marchiata, tutto il suo sangue era defluito per andare a concentrarsi in un solo e preciso punto, gonfiandolo sotto i pantaloni. In un mondo dove esistevano bestie come Hecarim e soprattutto "attrezzature" come la sua, il membro che andò a gonfiare i pantaloni di Gabriel era appena visibile, un gonfiore contenuto che probabilmente la maggior parte delle persone avrebbe potuto ignorare, persone abituate a vedere appunto mostri come quello che il ragazzo sentiva premergli sulla schiena, ma Hanna... no. Per sua sfortuna Hanna era davvero pura come sembrava, a quanto pareva, e anche il suo normalissimo cazzo che più di una volta l'incubo dietro di lui aveva ridicolizzato con vezzeggiativi imbarazzanti, attirò il suo sguardo innocente facendolo sgranare. Gabriel sentì il sangue tornare immediatamente a colorargli il viso: divenne completamente rosso dalle guance fino alle orecchie, e si schiarì la voce mentre cercava di stringere le cosce per mascherare la propria reazione all'uomo. Ma era troppo tardi... la sua Hanna l'aveva visto fin troppo bene e dopo aver sgranato gli occhioni schiuse le labbra, iniziando a indietreggiare prima ancora che Hecarim (ancora non poteva credere che fosse davvero lui) potesse parlare. Gabriel lo capì distintamente: avrebbe voluto chiedergli spiegazioni. Se solo ne avesse avuto la forza, avrebbe lottato per lui, perché a quella splendida ragazza lui piaceva davvero. LUI. Non il suo corpo... non ciò che poteva darle... Ma Hanna era dolce e pura, non avrebbe mai parlato davanti a una figura scolastica, neppure di fronte alla prova che qualcosa in quella stessa figura non andasse assolutamente bene. Neppure di fronte all'erezione del ragazzo... che non era assolutamente dedicata a lei. Era palese.
    L-le chiedo scusa, Signor Custode... i-io... stavo giusto andando via! Il passo indietro divenne uno, poi due, poi tre, finché la giovane non si voltò e quasi iniziò a correre pur di fuggire a quella scena imbarazzante, riuscendo solo a svariati metri dalla scena a voltarsi per fare un minimo, piccolissimo cenno del capo, dando un ultimo sguardo al ragazzo a cui solo due minuti prima aveva dato appuntamento per venerdì sera. G-gabriel... ci-ci vediamo. Per venerdì ho ricordato che ho... il progetto di fisica da c-consegnare... sabato. Hem. Sì. R-riguardati!
    E sparì come se non fosse mai esistita. Probabilmente dalla sua vita... ma non prima di rivolgergli uno sguardo che somigliava fin troppo all'apprensione o alla pena. Aveva capito tutto? Aveva capito cosa fosse successo e cosa probabilmente sarebbe capitato di lì a poco se non fosse scappato anche lui il più velocemente possibile, come un codardo? Improvvisamente Gabriel si sentì furioso, più che sconvolto, eppure il trauma era ancora troppo fresco per permettergli di parlare... Infatti quando aprì bocca, urlò.
    L-LASCIAMI! N-non mi devi toccare!
    Ciò che fece fu scansarsi in malo modo dalla presa del centauro... se lui glielo avesse permesso, complice anche (sperava) l'inaspettato grido, voltandosi a guardarlo. Avrebbe voluto rivolgergli uno sguardo furioso, ma davanti a lui sembrò più un gattino intento a soffiare a un gorilla o... a un elefante, viste le dimensioni di quell'uomo... di TUTTO quell'uomo. Hecarim... il suo peggiore incubo... la sua notte di sesso più bella di sempre... esisteva davvero. Non era mai stato una finzione, ed era lì davanti a lui dopo mesi passati a soffrire le pene dell'inferno dietro ai suoi ricordi. Sapeva perfettamente come il centauro reagisse ai "no" e alla disobbedienza, ma erano in un luogo pubblico e lui... non gli faceva paura! Quel maledetto bastardo... Se solo fosse stato almeno il doppio, lo avrebbe preso a pugni nonostante le dimensioni, porca miseria! Custode... Hanna lo aveva chiamato custode. Della biblioteca? Ma da quando? Pensieri su pensieri si susseguivano nella sua mente, rendendolo solamente più confuso e furioso ogni istante che passava.
    Tu... T-tuuu..! Non sapeva di preciso cosa dire. Inizialmente le parole gli morirono in gola mentre lo guardava, squadrandolo da capo a... decisamente non i piedi, per poi tornare al petto e chiedersi se fosse sempre stato così grosso, anche negli incubi che lo tormentavano quasi ogni notte, anche in quei sogni del loro primo incontro che... non erano mai stati sogni. E mentre ricordava, mentre realizzava che TUTTO ciò che avevano vissuto insieme in quelle notti di sesso sfrenato era vero, si sentiva sempre più arrabbiato... furioso, sconvolto e... dannatamente arrapato come mai era stato in quei mesi senza di lui. La sua parlantina esplose.
    Sei sparito! Mi hai lasciato svenuto dentro... dentro quella gogna... mezzo morto... con il culo ancora spanato e... sei sparito!!! E ora osi tornare dopo mesi da me e mi rovini la piazza con la tipa che mi piace!? Fingendoti un Custode poi! Da quando sei così astuto?! S-Sei un fottuto mostro bastardo! Un maledetto a-animale! Cos'era?! UN GIOCO DEL CAZZO PER TE? Ovvio che sì... ma non sono più il tuo giocattolino!
    Cercava di non urlare, alzando la voce solamente nell'enfasi di qualche parolaccia, abbassandola a un sussurro furioso quando doveva dire qualcosa di terribilmente imbarazzante, continuando a guardarsi in giro tutto il tempo, con il culetto che ancora doleva e fremeva per la presa dell'uomo. Bruciava, addirittura, tutto il tempo... e forse anche per questo quella sua sfuriata risultava così ridicola: perché mentre il suo corpo sussultava ad ogni frase "gridata a bassa voce", le sue cosce ora leggermente più toniche e muscolose ma comunque minute si sfregavano fra loro dentro quei pantaloni dal taglio assolutamente maschile, così diverso dall'abbigliamento con cui lui l'aveva conosciuto. E proprio lì, nascosto a malapena da quel tessuto ruvido, la sua erezione spiccava e sussultava puntando proprio alla figura contro cui quello scricciolo si ostinava a urlare, quasi volesse richiamarne le attenzioni... o anzi, invocarle disperatamente. Gabriel non aveva affatto finito di sfogarsi, e anzi continuò a blaterare e farfugliare la propria arringa sgangherata, almeno finché non si rese conto della situazione: era vestito da uomo. Era Gabriel lo studente insospettabile, non Carnelia l'Offerta, e stava sbraitando e parlando di quanto adorasse prenderlo in culo (non proprio in quei termini) mentre parlava con un colosso di quasi tre metri che lo fissava... probabilmente sorridendogli sadico come suo solito. Non aveva il coraggio di guardarlo in faccia a quel punto. Abbassò ulteriormente la voce.
    N-non... non devi avvicinarmi quando sono vestito così. N-non sono... in servizio. E in ogni caso n-non ti servirò più! Non te!
    Lo disse con tutta la convinzione del mondo... e immediatamente, proprio come il naso di Pinocchio, il suo cazzo sussultò nei pantaloni.

    Edited by MidoriNoBakeneko - 12/4/2023, 12:58
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    In un altro contesto Hazel avrebbe sollevato gli occhi al cielo rispondendo un secco "Ne dubito fortemente" al commento del non morto sulla propria abilità coi coltelli, ma in quella precisa situazione l'unico modo che aveva la demone per sollevare gli occhioni al cielo era ribaltarli per il piacere che cresceva, con tanto di folte ciglia tremolanti. Era davvero difficile starlo ad ascoltare e inseguire un qualche tipo di pensiero coerente quando l'unica cosa a cui riusciva a pensare era il cazzo di un mostriciattolo da quattro soldi che pompava con fin troppa foga dentro al suo anfratto più sensibile. Cercare di non sbavare le richiedeva tutto il proprio controllo dei muscoli facciali, ma non stava facendo un buon lavoro: la saliva le colava dagli angoli delle labbra gonfie fino al seno ancora severamente costretto dentro quella biancheria da combattimento che decisamente si stava rivelando inutile nel tenere ferme le forme generose di cui la natura l'aveva dotata, forme che ad ogni singolo sussulto o gemito si gonfiavano ancora di più, fremendo e ondeggiando oscenamente. Sentiva di aver completamente finito il tempo per le chiacchiere e per questo aveva fatto quella richiesta allo zombie, non solo perché desiderasse il suo cazzo (o qualsiasi cosa potesse porre fine alla sua agonia), ma anche e soprattutto per concedersi un ultimo moto di pudore e coprire un minimo l'imminente orgasmo. A quanto pareva però quel mostro maledetto non aveva intenzione di concederle neppure quella gioia: temporeggiò ancora, un tempo che lei decisamente stava esaurendo, chiedendole di essere più esplicita nella sua richiesta e di succhiargli il cazzo neanche dovesse sigillare con le labbra una dannata missiva da consegnarli. Era odioso... così odioso che avrebbe voluto spaccargli la faccia, se solo il suo corpo non si fosse trovato in uno stato tale di eccitazione che il fatto stesso di essere brutalizzata la eccitasse ulteriormente.
    M-mi chiedevo... gh-giusto se... ti portassi... la parlata da lord... anche a letto. Lietah... che non siah... così.
    La sua parlantina irritante sarebbe dovuta servire a qualcosa, in teoria, ma l'unico reale risultato sarebbe stato quello di rendere ancora più invitante l'idea di soffocarla e farla tacere, probabilmente. Il peggio? Nell'istante in cui la demone abbassò gli occhi ancora una volta per guardare il cazzo che avrebbe dovuto leccare le sue sopracciglia si aggrottarono e una leggera ruga si formò sulla sua fronte mentre le palpebre si abbassavano "inspiegabilmente". Sapeva fin troppo ben che nell'istante in cui l'avesse assaggiato sarebbe stata completamente persa... e probabilmente per questo, la sua "gentile richiesta" fu più un ordine biascicato con voce irritata.
    Scopami... il culo... dannato zombie.
    E poi fece esattamente ciò che lui aveva richiesto: avvolse quell'abominio con la lingua dalle palle fino al glande. Non aveva neppure bisogno di muovere la testa perché semplicemente la sua lingua demoniaca era abbastanza lunga da avvolgere completamente ogni singolo centimetro di quell'enormità, partendo dal strizzargli le palle in una specie di simbolo dell'infinito, leccandogli il perineo e premendovi contro per stimolarlo, arrivando al contempo per tutta la lunghezza fino a circondare il glande con le labbra carnose. Lo fece con immensa maestria e dedizione... almeno finché le sue labbra non si chiusero in un tocco finale proprio sulla punta, e lei fece l'enorme errore di succhiare sentendo dunque il sapore dello zombie. Fu la fine. L'espressione di Hazel si fece completamente patetica e la richiesta di essere scopata venne completamente dimenticata. Piuttosto, la demone soffocò un grido disperato provando a infilarsi il cazzo completamente in gola, perché semplicemente aveva bisogno di averne di più, dimentica che accogliere una simile abnormità l'avrebbe potuta facilmente soffocare fino alla morte. Nello stesso istante, la schiena si inarcò e Thresh avrebbe potuto osservare le sue natiche tremare e la sua coda sollevarsi rigida e con ogni singolo pelo ritto mentre il suo culo oscenamente spalancato da un cazzo che, ahilui, non era il suo, iniziava a pulsare entusiasta per un orgasmo che, già solo dalla visione e dalle grida soffocate, sembrava assolutamente intenso. Il sigillo che tanto aveva sperato di non spezzare si ruppe con un suono magico acuto, simile a vetri rotti e da esso un membro ridicolmente lungo per il corpo della donna schizzò in alto iniziando a ondeggiare oscenamente mentre eruttava, imbrattando totalmente non solo lei stessa, fino alla faccia e al seno, ma anche il terreno e le cosce stesse dello zombie. Cosce sulle quali per inciso si sarebbe sicuramente aggrappata fino a graffiarle, se solo avesse potuto.
    Nnngh... NNNNH....
    Avrebbe voluto dire "Non guardarmi", forse... ma era davvero possibile non guardarla mentre veniva in quel modo vergognoso, e al tempo stesso si strozzava volutamente col cazzo dell'uomo che "assolutamente" "odiava" e mai avrebbe voluto avvicinare?
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    Perdona il ritardo! Sono stata indaffarata. @.@

    La prima volta che aveva messo piede in quell'ufficio, Juri aveva immediatamente scosso la testa, fatto dietrofront e annunciando con tutta la serenità che la caratterizzava: "Ah-ah Shaggy, io non ci entro là dentro. Hai visto quante cazzo di persone?! Quando hai detto "piccolo" pensavo saremmo stati noi due e al massimo un collega... Perché paghi così tanta gente?!" solo per ritrovarsi un'enorme muro di muscoli neri (che stava imparando a conoscere un po' troppo bene) a bloccarle la strada. Muscoli serrati in abbigliamento da avvocato, per giunta! Da lì aveva finalmente realizzato di essere fottuta. La sua libertà era finita, spacciata, e doveva scegliere se fare la brava ragazza e dimostrarsi collaborativa con l'unico cristo che l'aveva aiutata dopo il traumatico risveglio o... beh, fare la stronza e fottersene. La cosa assurda? Per quanto la seconda cosa le venisse fottutamente naturale, doveva aver avuto un qualche tipo di danno al cervello oltre alla perdita della memoria perché... beh, aveva scelto di collaborare. Ebbene sì, la giovane, "esuberante" (per non dire schizzata) Juri Han, palese punkettona mancata che diventava una donna d'affari assolutamente rispettabile. Ovviamente, il suo abbigliamento da segretaria con acconciatura annessa diceva chiaramente che no, non era una rispettabile donna d'affari come sarebbe dovuta apparire, però se qualcuno l'avesse conosciuta un minimo si sarebbe reso conto ben presto che, sotto alle risposte secche, al continuo sarcasmo, alle innumerevoli battute a sfondo sessuale assolutamente fuori luogo e probabilmente perseguibili per molestie... si stava davvero impegnando. O perlomeno, faceva di tutto per guadagnarsi lo stipendio. E lavorava davvero! Segnava ogni appuntamento, rispondeva ad ogni telefonata (pur facendo espressioni buffe e seccate per tutto il tempo) e faceva persino le fotocopie quando le veniva richiesto. Si era resa conto di avere un memoria discreta, per quanto fosse ironico e la parlantina formale le veniva decisamente bene quando si impegnava. L'unica cosa che aveva messo in chiaro fin da subito con i colleghi era una: lei non portava i caffè. Lo aveva fatto con abbastanza sicurezza e fino a quel momento nessuno l'aveva contraddetta, anche se non sapeva con certezza se avessero recepito. Stessa cosa non si poteva dire di colui che era diventato il suo "Capo", nonché suo coinquilino, a lui portava i caffè ben volentieri e anche qualsiasi cosa avesse bisogno. Lo faceva forse perché era impazzita? Per buon cuore? Ma certo che no. In quanto egoista cronica Juri aveva SEMPRE un secondo fine e in quel caso era solo uno: provocarlo per vedere quanto avrebbe impiegato a esplodere. Da quando era lì non aveva perso una sola occasione per far impazzire il suo draghetto preferito, quasi sperasse di farsi cacciare per l'esasperazione, cosa che ancora non era successa. A volte era una penna caduta raccolta con un po' troppa enfasi, magari un bottone della camicetta misteriosamente strappato per il seno troppo gonfio o una gamba accavallata con autoreggenti in mostra e gonne decisamente troppo corte per quell'ambiente che puntualmente salivano un po' troppo vicine all'inguine, prontamente tirate giù quando qualcuno che non fosse Shagaru la guardava. Di una cosa bisognava darle atto: era decisamente portata a dissimulare. Un secondo prima poteva leccarsi le labbra lascivamente o mandare qualche email ammiccante e ricca di porcate al portatile privato del "Capo", e l'istante dopo era seduta composta alla propria scrivania, schiena dritta e gambe chiuse, con tanto di occhiali da vista di cui non aveva assolutamente bisogno sistemati sul nasino perfetto. Una cazzo di attrice perfetta. Del resto, doveva dare atto a Shagaru della sua pazienza. Starle dietro era un'impresa degna di un santo, lei stessa lo sapeva e non si faceva minimamente problema ad ammetterlo, almeno con se stessa, eppure il drago era sempre il solito tutto d'un pezzo. A lavoro aveva scoperto che nonostante il suo temperamento focoso e ferino a letto, il suo essere estremamente burbero e anche un po' tirannico con lei, rimaneva comunque un inguaribile bonaccione senza speranza, proprio come aveva pensato la prima volta che l'aveva visto. Se fossero stati in un racconto di fantasia, lui sarebbe sicuramente stato l'eroe della storia, e lei... beh, di sicuro non una buona senza macchia e senza paura. Solo tra le lenzuola riuscivano a trovare un accordo... e sul divano, sul piano cucina, contro il muro, in bagno... va beh insomma, entrambi non erano sicuramente frigidi e il loro appetito sessuale andava alla grande, un po' troppo alla grande, tanto che più di una volta suo malgrado Juri aveva dovuto invocare pietà e chiedergli di darle tregua. Ok, più che chiedergli supplicarlo sarebbe stata una descrizione più adeguata. Proprio al momento era da un bel po' che aveva dovuto prendersi una pausa per dare tempo al suo corpo di riprendersi completamente dall'ultima scopata, alla fine della quale il suo orgoglio bruciava decisamente meno del suo culo, quello era certo. Eppure, nonostante gli alti e i bassi, in qualche modo quella convivenza forzata tra loro stava funzionando, e tanto bastava per farle decidere che tutto sommato poteva collaborare con lui e stare buona, anche quando doveva fingere di consolare qualche cliente in lacrime, mentre in cuor suo sollevava gli occhi al cielo e sperava che la giornata finisse al più presto.
    Ed eccoci qui, anche quel sabato indossava il suo immancabile outfit da ufficio: una camicetta bianca sbottonata abbastanza da mostrare una scollatura generosa ma contenuta, diciamo fino al terzo bottone, con sotto una specie di reggiseno intricato che appariva tanto come una legatura in perfetto stile sadomaso; un tallier con gonna a 8 cm dal ginocchio, tacchi alti ma comodi e un sacco di piercing alle orecchie che non servivano assolutamente a nulla se non a farsi sgridare dal "Capo" stesso. Come trucco aveva scelto anche quel giorno un rossetto quasi nero e della matita nera sugli occhi. Mascara et voilà... non proprio la segretaria modello a vedersi, era certo. In compenso sembrava quasi aver imparato le buone maniere, tanto che si ritrovò ad accettare il caffè che le apparve magicamente tra le mani ringraziando con un cenno del capo. Si voltò verso il grosso drago che l'aveva riparata da freddo e intemperie fino a quel momento, rivolgendogli un enorme e innocente sorriso. Sorriso che sfoggiava spesso quando si trovavano davanti al suo personale, un po' come se avesse sempre qualche idea maliziosa in mente e volesse tenerlo sulle spine riguardo al fatto che, presto o tardi, lo avrebbe messo in imbarazzo in qualche modo. Cosa che puntualmente non faceva... fuori dall'ufficio perlomeno.
    Grazie dell'ombrello, Capo. È sempre così gentile con me... Vuole che gli elenchi il programma del giorno?
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    Ultimamente il sonno di Gabriel era decisamente tormentato. Da settimane, forse più di un mese, ogni notte faceva lo stesso identico incubo che si era consumato tempo prima e gli aveva lasciato segni tangibili sul corpo: lo zoccolo di un centauro infernale. Ancora non si spiegava cosa diavolo fosse successo, e quando chiedeva a Thresh spiegazioni lo trovava sempre impegnato con una delle sue innumerevoli conquiste, cosa che gli faceva pensare che non tirava decisamente l'aria giusta per una chiacchierata. A parte il sonno agitato, però, la sua vita scorreva bene. Sua sorella era al sicuro, per il momento e lui doveva giusto compiere qualche lavoretto sporadico, alcuni decisamente impegnativi o... beh, disgustosi, ma ormai aveva raggiunto un tale stato di consapevolezza che, semplicemente, quando indossava un vestitino da donna si sentiva un'altra persona, Carnelia. Per lui era come indossare una maschera, con quella poteva essere qualsiasi cosa volesse (o meno) e niente di ciò che faceva durante quei momenti poteva raggiungerlo quando invece era a scuola, da semplice studente, vestito da se stesso. Gabriel era un comune studente come tanti, forse leggermente meno palestrato, forse un pochino androgino, visto che portava i suoi lunghi e voluminosi capelli rossi legati spesso in una treccia posata sulla spalla, ma ecco... un tipo normale capace di passare inosservato nonostante la benda sull'occhio. Cercava dunque di tenere separate il più possibile le sue "due" vite e nonostante una fosse decisamente scabrosa e terribile, l'altra era così tranquilla che il giovane poteva finalmente abbassare la guardia. Ogni volta che beccava qualcuno che lo conosceva quando era Carnelia e sapeva chi fosse realmente, semplicemente allungava il passo, salutava cordialmente nascondendo i rossori o più precisamente erano gli altri a ignorarlo, rispettando il suo volere... anche se quest'ultima cosa era molto più rara. Insomma, era il quadro perfetto per concedersi il lusso di vivere normalmente almeno per la maggior parte del tempo. Ultimamente poi, i "clienti" e gli alunni da premiare erano diminuiti parecchio, come se una specie di quiete surreale avesse avvolto la Sapienza e questo gli permise di rilassarsi. E c'era una ragazza. Sì, una ragazza... finalmente. Era così bella che aveva attirato subito il suo sguardo. Gli piaceva osservarla quando consumava da sola la sua colazione, vegana, cosa che lo aveva convinto del suo animo gentile, o quando leggeva in biblioteca testi perlopiù su attivismo e clima. L'aveva osservata così a lungo che ogni tanto capitava che lei, da sotto le ciglia, gli regalasse uno sguardo. Puntualmente, quello sguardo si trasformava in sorriso e poi, in modo quasi automatico, in un dolce rossore. Questi scambi continui l'avevano convinto che in qualche modo ricambiasse e, piano pino, aveva preso coraggio e "da uomo" della situazione si era fatto avanti. Era così raro per lui, vivere una storia normale, che ancora oggi, a distanza di ben 5 incontri e scambi, si chiedeva cosa dovesse fare di preciso per conquistarla. Con... beh, con i suoi affari era facile. La gente che incontrava nell'altra vita era interessata al suo corpo e basta: prendeva ciò che doveva, lo lasciava a metà e andava via soddisfatto senza che lui dovesse fare chissà cosa, se non subire. Ma con lei conversava, doveva trovare argomenti, spesso ostentava buone maniere in onore del ragazzo innocente che era stato quando si era preso una cotta per la professoressa Lucia e, beh, doveva anche essere mascolino. Ultimamente si era messo a fare sport, in tal senso. Le sue spalle erano cresciute un pochino, la pancia si era scolpita leggermente insieme alle braccia e persino il petto risultava gonfio, per non parlare del suo sedere, ormai sodissimo. Quel giorno doveva essere importante. Indossava la divisa scolastica e teneva aperta la camicia per mostrare le clavicole e un principio di pettorali. Le maniche di giacca e camicia erano arrotolate per mettere in risalto gli avambracci, la benda aveva un tribale particolare ricamato sopra e aveva tenuto persino alcuni piercing che dei clienti l'avevano costretto a fare di recente: sui capezzoli e alcuni sul membro, anche se non pensava di poterli sfoggiare proprio quel giorno. Aveva deciso che si sarebbe finalmente fatto avanti fisicamente, ma si aspettava al massimo qualche bacio ed effusione, nonostante ultimamente da quel punto di vista... beh, andasse sempre malissimo. Aveva un po' timore, perché quell'assurda difficoltà a venire era tornata insieme all'incubo che continuava a tormentarlo la notte, e proprio come se Hecarim fosse realmente esistito, non solo nei suoi sogni, spesso e volentieri si ritrovava a gridare nel bel mezzo della notte, completamente fradicio di sudore e con un'erezione da record che, puntualmente, non riusciva a sfogare. Aveva dimenticato l'ultima volta che fosse riuscito ad avere un orgasmo completo, ma aveva dato la colpa ai clienti irrispettosi e menefreghisti e al suo stress, quando non riusciva da solo. C'era anche il particolare che da quell'incubo erano le lanterne a poter controllare i suoi orgasmi... ma nessuna di loro si era interfacciata a lui di recente e quindi quella teoria non aveva senso. Con Hanna, così si chiamava la sua cotta, era certo che sarebbe stato diverso. In quel momento si trovavano in biblioteca, l'uno davanti all'altro, appartati tra gli scaffali. Lui era appoggiato a una libreria col gomito, incombendo su di lei e sfoggiando la sua nuova muscolatura leggera. Aveva la mano dietro la testa e le sorrideva con denti perfettamente bianchi, mentre ridacchiavano e chiacchieravano del più e del meno come quasi ognuno dei loro precedenti incontri.
    Sai... penso che dovremmo uscire qualche volta, se ti va. Fuori da scuola dico... Magari potremmo andare al karaoke, se ti piace. Che ne pensi? Si ricordò solo in quel momento che forse doveva essere più deciso, si sentiva come se quell'approccio facesse pena. Così... "molliccio". No, serviva decisione con le ragazze... o almeno così le aveva detto un compagno di classe a cui aveva chiesto consiglio. Uno dei pochi che non sapeva del suo "segreto". Ti passo a prendere alle sette?
    Ecco. Lo aveva fatto. Trattenne il fiato in attesa di una risposta, ma vide il sorriso di lei e a propria volta si ritrovò a ridacchiare come un completo idiota, cosa che lo portò ad avvicinarsi con tutto il corpo, sempre stando in quella posa da "macho" mancato. L'altra mano andò lentamente al braccio di Hanna, carezzandola con l'indice e il dorso delle dita, mentre aspettava una risposta. Quella giornata sarebbe finita bene. Stavolta avrebbe dormito sereno... Se lo sentiva. Doveva solo essere paziente...

    Edited by MidoriNoBakeneko - 28/3/2023, 13:16
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    Jadis non era il tipo di persona capace di perdersi in un semplice bacio, di solito. Abituata a controllare tutto, a essere sempre perfetta, a fare sempre più di quanto gli altri si aspettassero da lei e di quanto anzi, lei stessa si aspettava, era davvero difficile far spegnere quella mente iperattiva salvo toccarla in punti specifici e difficili da raggiungere senza le adeguate premesse. Questo però non valse per QUEL bacio. Fu tutto. Come lei mise tutta se stessa in quella singola effusione, aspettandosi di trascinare Shouta in un circolo che magari neanche voleva, venne a sua volta trascinata con tale violenza da perdersi completamente. Alla fine non sapeva dire con precisione dove iniziasse il suo corpo, o finisse quello di lui... si sentiva come se fossero uniti, da qualcosa di molto più profondo di un semplice abbraccio. Entrambi erano fradici; non di sudore, ma del tè versato dalla tazza che chissà come era finita a rotolare sul tappeto, per fortuna senza fare rumore, presto dimenticata. E lei si ritrovò spalmata sul suo grembo, ansante, in fibrillazione, con le pupille dilatate e la gola secca perché... ne voleva ancora. Ne aveva bisogno. Fu come assaggiare un piatto delizioso: non avrebbe voluto fermarsi al primo morso ma divorare tutto in una volta sola; trascinare Sho sul tappetto e prendere esempio dalla ceramica per rotolarsi insieme... Attirarlo, baciarlo ancora, cavalcarlo e chissà quante altre innumerevoli cose, tutte che non potevano assolutamente aspettare... ma dovevano. Alla fine disse comunque ciò che voleva dire; chiese ciò che DOVEVA sapere, perché anche se in quel bacio aveva sentito un barlume di ciò che lei stessa provava, non poteva affidarsi alle semplici sensazioni. E anche se nel vederlo ridacchiare soddisfatto per la sua "non-dichiarazione" avrebbe voluto da una parte dargli un buffetto sulla guancia e dall'altra punirlo per la sua impudenza... arrossì senza dire nulla. Troppo rossa e troppo in ansia per proferir parola. No, non stava tremando mentre aspettava quella fatidica risposta, non poteva dargli quella soddisfazione... eppure trattenne il fiato. Anche e soprattutto quando venne trascinata contro il suo petto, lasciandosi sfuggire un mugolio di sorpresa mentre le sue dita finivano un po' troppo vicine all'interno dei suoi glutei. Le palpebre si fecero immediatamente pesanti, le mutandine umide (e non per la tisana), ma si morse il labbro e si aggrappò a lui, stringendogli le spalle per non farsi distrarre. Si strinsero a vicenda, nascondendosi l'uno nell'altra e viceversa, un po' come se entrambi avessero trovato il proprio posto nel mondo. Era una situazione davvero bizzarra, specialmente perché Jadis si aspettava di sentirlo pronunciare le parole che avrebbero ucciso il suo sentimento sul nascere... o almeno, avrebbero potuto farlo, se si fosse impegnata. Inconsciamente, forse era stato proprio quello il suo obiettivo: togliersi dalla testa quella distrazione, concentrarsi totalmente sul proprio dovere e dimenticarsi, col tempo, di quella giornata assurda che li aveva uniti così tanto. A quanto pare però, il suo Kuma non aveva alcuna intenzione di renderle le cose facili, figurarsi. Le disse esattamente ciò che non si aspettava, le parole perfette per accendere in lei lo stato d'animo più pericoloso di tutti: la speranza. Speranza di essere ricambiata. Speranza che un giorno sarebbe stata l'unica... Che forse... lo fosse già, semplicemente lui non lo aveva ancora capito e allora, che diamine, glielo avrebbe insegnato lei. Adesso era Jadis a trattenere il sorriso, mentre lui la teneva stretta, nascondendo le labbra contro la sua spalla e sentendosi improvvisamente, se possibile, ancora più euforica di prima. Lo strinse forte, più forte che poteva. Che diavolo, avrebbe voluto marchiarlo a fuoco o mettergli addosso un collare, qualcosa che gridasse al mondo "sono suo", talmente si sentiva avida ed eccitata... ma non voleva staccarsi da lui. Ciò che voleva fare era guardarlo negli occhi mentre la sceglieva, non importava che fosse solo per quel momento, perché per quanto potesse credere di non essere ancora intrappolato, lei lo voleva e... beh, Jadis Akane otteneva sempre ciò che desiderava. Si mise seduta, premendo sui suoi pettorali per far sì che ammorbidisse la presa, mordicchiandosi il labbro nel sentire la sua mano ancora addosso. Il suo tocco sembrava così possessivo... esattamente come lo era il suo. Lui poteva anche fare il codardo e non guardarla negli occhi, ma lei avrebbe cercato il suo sguardo, senza costringerlo, semplicemente guidandolo con le sue parole. La sua voce era un mix irresistibile: roca, ma anche decisa; maliziosa ma anche amorevole. Esattamente come il loro bacio.
    Non posso... Non ti aiuterò più con Fumiko, lo sai vero? Da ora in poi... Giocherò per me stessa. E non credere che ti renderò le cose facili solo perché a breve andrò via... No. Non perderò contro di lei. Non importa che sia una "Maestra", che sia così potente o che ci abbia... col mio aiuto, salvati entrambi. Alla fine non ricorderai neppure chi sia, Fumiko Maeda... perché ci sarà solo il mio nome, scritto a fuoco sulla tua pelle. Qui... Enfatizzò la parola indicandogli la testa, premendo col polpastrello al centro della sua fronte, in modo che se anche fino a quel momento non l'avesse guardata, ora sarebbe stato costretto a farlo e seguire proprio quel dito. Qui... Scese sul petto, sfiorandogli un capezzolo con l'unghia, che faceva capolino da sotto la canotta, per poi puntare al centro, proprio sul cuore. Adorava il suo corpo, ma non si lasciò distrarre, perché voleva che quella scena gli si imprimesse in testa, così come la promessa che gli stava facendo. Il suo sguardo era più determinato che mai: lo sguardo di chi non solo non vuole perdere, ma non può. E persino qui. All'improvviso, come un prestigiatore che magistralmente aveva spinto la sua attenzione altrove, per rendere ancora più incisivo l'effetto a sorpresa, afferrò la sua splendida eccitazione da sopra i pantaloni. La strinse come se fosse già sua, percorrendola in toto e accarezzandola non per soddisfarla ma anzi, per affamarla il più possibile. Fu con quella presa che sancì la propria promessa, non tanto al suo Kuma, perché in fondo un po' bluffava, anche se lui non poteva saperlo. Persino Jadis nascondeva insicurezze, e il suo più grande pregio era saperlo fare molto, fin troppo bene. Quindi non lo promise solo a lui, ma a se stessa. Promise che da quel momento in poi, avrebbe combattuto duramente. Basta giochetti da quattro soldi. Basta andarci piano. Perché in fondo Kuma non aveva neppure idea di cosa fosse capace quando voleva DAVVERO qualcosa... e lei era decisa a mostrarglielo. Si promise che un giorno sarebbe stato suo, così profondamente legato a lei che non sarebbe più contato niente, a parte loro due. Decisamente troppo smielato in effetti... ma in fondo, forse, il suo sogno non era stato un caso. E se invece lo era, valeva sicuramente la pena scoprirlo. Abbassò lo sguardo sui loro corpi: il suo era esposto, fradicio, i capezzoli così turgidi che potevano bucare da un momento all'altro quella sottile sottoveste, mentre la canotta di Sho mostrava perfettamente i suoi pettorali, così come gli addominali scolpiti. Aveva voglia di leccargli il tè di dosso, ma ricordò solo in quel momento che aveva ancora sangue e puzza di mostro addosso. Prima di qualsiasi cosa, bisognava rimediare.
    Quindi sì, mio caro Kuma, asseconderò il tuo desiderio. Ma ora voglio che mi prendi in braccio, esattamente come hai fatto quando pensavi che se mi avesse lasciata avresti perso tutto... e mi porti in doccia per lavarmi via di dosso qualsiasi odore che non sia il tuo.
    Lo disse con una malizia tale da rendere chiaro che, anche se aveva proposto una semplice doccia, in realtà si aspettava molto di più. Forse gli avrebbe risparmiato i giochetti che le piacevano tanto per una volta. Aveva voglia di vederlo senza fronzoli. Lui senza spada, lei senza Syornha. Solo loro due.
  6. .
    Sentirlo così teso sotto il suo braccio minuto fu un colpo al cuore per Jadis. Un ennesimo colpo di troppo. Ma piuttosto che chiedersi cosa le stesse succedendo e perdersi ancora una volta nei propri sproloquio interiori, si concentrò su di lui. L'aveva riconosciuta immediatamente, e la cosa non poté che farla sorridere, uno di quei sorrisi che anche se a labbra a malapena socchiuse emettono un piccolo rumore, un principio di risata simile a uno sbuffo felice. No che non stava bene... ma stringerlo la faceva sentire sicuramente meglio. Non tolse subito la mano, quasi volesse accarezzargli il viso con quelle dita delicate, ma quando lo sentì tendersi e quasi singhiozzare sotto al suo tocco mentre farfugliava scuse non dovute, lo liberò immediatamente, facendo scivolare la mano dai suoi occhi alla sua guancia. Lo avrebbe costretto a guardarla, mettendosi più dritta e sporgendosi per poter incombere su di lui, non importava che non fosse forte e non avrebbe accettato un no come risposta. Semplicemente, sarebbe successo: lo avrebbe fissato negli occhi, intensamente, più decisa che mai. Era quasi possibile distinguere l'aura della sua determinazione intorno al suo corpo, come se la sua pelle rilucesse di un sottile strato di energia. Si sentiva ancora potente. Anche di fronte a lui. Anche lontano dal loro personale inferno.
    Stai zitto.
    E lì lo avrebbe baciato, spezzando qualsiasi altra cosa avesse da dire. Esattamente come lui non aveva avuto il coraggio di fare, avrebbe soffocato le sue scuse, le sue giustificazioni e, si rese conto quando le loro labbra si toccarono, che con esse avrebbe voluto divorare non solo lui o la sua lingua, ma anche ogni sua più piccola preoccupazione. Capendolo, le sue dita affondarono nella sua chioma rossa, attirandolo a sé in quel bacio storto e disarticolato. Quella era la prova definitiva: si era innamorata di Shouta Minazuki. E non lo aveva fatto per il suo splendido corpo. Non lo aveva fatto per il modo in cui le obbediva a letto o assecondava tutte le sue più profonde perversioni... E neppure per tutte le volte che aveva provato a farla ragionare su Fumiko, o a proteggerla dalla sua decisione di cavarsela da sola alla Sapienza, verso l'ignoto. No. Si era innamorata di lui perché l'aveva stretta a sé come se ne andasse della sua stessa vita, quando erano entrambi in pericolo. Si era innamorata di lui perché quando era rimasto con Grandmarg, in quella grotta terrificante, anche con l'apprensione nel cuore, l'aveva guardata negli occhi e lei ci aveva visto una semplice verità: sarebbe morto per lei. Non solo per Fumiko. Non solo per la donna fantastica che era, anche se personalmente non lo avrebbe mai ammesso. Ma per LEI. E quella... quella era una consapevolezza che non si poteva semplicemente ignorare. Una volta che l'era entrata dentro, era penetrata così a fondo che se avesse provato a toglierla da lì... semplicemente anche un pezzo di lei se ne sarebbe andato. Mise in quel bacio tutto questo e anche di più. Lo baciò con un'energia tale che quando avessero finito, in qualche modo lei si era arrampicata al divano e gli era finita in braccio come una principessa. Probabilmente la tazza avrebbe fatto un disastro se fosse caduta, ma non importava. E quando finalmente si accorse di essersi persa in quell'effusione, dentro di sé e dentro di lui, si staccò con il viso arrossato, il petto sussultante per l'affanno. Il dettaglio che fosse praticamente nuda non la scompose di un singolo sussulto. Si mise a cavalcioni su di lui e gli posò entrambe le mani sulle guance.
    Non... farlo. Non trattarmi come Fumiko. Tu lo sai che non sono una ragazzina ingenua e indifesa, anche con questo corpo minuto e privo di energia fisica. NON sei tu che devi salvarmi. Non siete le mie guardie del corpo. E soprattutto NON ho bisogno di essere salvata da voi. Tu sai chi sono.
    Fece una pausa, guardandolo, come se volesse imprimergli quella verità nella testa e costringerlo a ragionare, anche se in realtà lei sentiva che in qualche modo lui non la sottovalutava come facevano tutti. La vedeva. Perché anche se la maggior parte dei momenti che avevano condiviso era stato profondamente infilato dentro di lei in un modo tutt'altro che romantico, c'era qualcosa di più a legarli, e non era per forza quello stupido sogno...
    E io so chi sei TU. So di cosa sei capace e che hai dato tutto te stesso in questa missione. Che diamine, ho sventrato un mostro a mani nude per tornare da te... Rimase un attimo basita per averlo detto a voce alta. Non voleva uscisse così, come una dichiarazione, ma continuò come se nulla fosse, sperando quasi che passasse inosservata, incespicando a malapena nelle successive parole. E sono ancora qui. Siamo qui. Quindi, da questo momento in poi, non voglio sentire una sola parola da queste labbra così abili che non siano "Grazie" "Prego" "Sei stata fantastica" oppure ancora: "Sono stato bravo?". Ma questa sarebbe la domanda più sciocca di tutte, non credi? Gli sorrise. Ancora rossa, sistemandosi ancora meglio su di lui perché potessero guardarsi dritti negli occhi. Mi hai salvata, mi hai protetta... E soprattutto sei tornato da me, vivo, esattamente come ti avevo ordinato. Non hai forse fatto esattamente ciò che dovevi? Esattamente ciò che desideravo io? Domande retoriche che non richiedevano risposte, solo la verità. E chi sono io, per te, Shouta Minazuki?
    Lo guardò dritto negli occhi, tenendogli le guance perché lo facesse anche lui. Non lo chiamò Kuma, non era l'aspirante Mistress dai gusti perversi a fargli quella domanda con qualche fine perverso, ma una semplice ragazza. La stessa che aveva appena pronunciato il suo nome per intero, chiarendo una volta per tutte che sapeva bene chi fosse lui. Si era informata su di lui. E conosceva più del suo fisico scultoreo o del suo tocco perfetto. La stessa ragazza con cui aveva attraversato l'inferno... insieme alla donna che probabilmente amava davvero, a differenza di lei. Eppure voleva che rispondesse. Aveva bisogno di sentirglielo dire. E se da una parte voleva sentirsi chiamare "Padrona" ancora una volta, perché la faceva sentire bene, e la illudeva di appartenere a qualcuno... A qualcosa... Dall'altra, la più sincera e intima, desiderava che rispondesse con la verità e nient'altro. Nessuna frase preimpostata, nessun gioco perverso tra loro: solo la verità, per quanto dolorosa sarebbe potuta essere.
    Gli lasciò il suo tempo, accarezzandogli le guance distrattamente mentre lo fissava in modo così intenso che avrebbe dovuto spaventarlo. Un po' come se volesse leggergli dentro la risposta, quella vera però... qualunque essa fosse. Perché se per la prima volta in vita sua aveva preso una cotta così potente da credersi innamorata di uno che stravedeva per un'altra... Beh, doveva sentirglielo dire.

    Edited by MidoriNoBakeneko - 24/3/2023, 12:31
  7. .
    Se non è di disturbo chiedo l'archiviazione di questa scheda, in modo da averla per poter spostare i compensi della rottamazione a Baiken e poter anche postare la versione non combattente di Seeu in una scheda nuova. Grazie mille
  8. .
    Il suo sonno era stato agitato. Si rigirava nel letto senza tregua e la sottile sottoveste che portava addosso le strusciava sulla pelle in un modo che pizzicava. Dopo essersi pseudo ripresa dal discorso di Traesto ed essersi ritirata nella sua stanza, ricordava solamente di aver acchiappato le prime mutandine che le fossero capitate a tiro e aver indossato sopra una sottoveste che lasciava ben poco spazio all'immaginazione ma almeno la "copriva" fino ai fianchi e, beh, nella confusione e sonnolenza del momento l'era sembrava che fosse abbastanza. Il letto era più caldo del solito. Il piumone le dava fastidio, facendola sudare, tanto che lo aveva scostato fino a scoprirsi i piedi e e i suoi lunghissimi capelli erano sparsi ovunque intorno a lei e le si appiccicavano addosso, frustandole la pelle. Non sapeva di preciso quando, ma a un certo punto realizzò vagamente di star torturando le labbra, di stringere le lenzuola con i pugni tremanti e di inarcare la schiena perché sentiva qualcosa tra le sue cosce muoversi e toccarla ovunque. Era una lingua o... un tentacolo? Qualunque cosa fosse la faceva stare bene e quando abbassò lo sguardo e intravide una chioma rossa che la fece sorridere e mordersi il labbro, decise che le andava di lasciarlo fare. Anche se non l'aveva supplicata... La scena cambiò di colpo. Ancora e ancora, le immagini si fecero sempre più caotiche: lei baciava qualcuno, lo afferrava, gli graffiava la schiena. E quel qualcuno faceva al contempo una cosa stupenda tra le sue gambe, così bella che le veniva da piangere e invocare il suo nome. Poi d'improvviso cambiava tutto. Erano in mezzo a quell'Inferno che aveva già vissuto; c'era un mostro sopra di lei e non più quella figura tanto dolce che la faceva sentire protetta e adorata. Il mostro orrendo la toccava. La fissava con quel suo occhio gigantesco e vacuo, così vuoto che al suo interno poteva vedere solamente se stessa: ricoperta di sangue scarlatto. I suoi tentacoli le risalivano sulla carne, uno la faceva soffocare, gli altri si arrampicavano sulle sue gambe e le stringevano, creando rotolini di carne invitanti che la rendevano sicuramente più bella ma la facevano anche mugolare per il... dolore? E invece che sentirsi sconvolta per il fatto che stesse per venir stuprata da un mostro così orrendo, riusciva solo a pensare una cosa, stupida, futile: non voleva che fosse lui. Non doveva essere lui.
    Un ricordo.
    Devi trovare la tua metà, figlia mia. Anche se nel Grande Continente pensano che sia una leggenda. Anche se ti diranno che è sciocco crederci... Tu sei una Taimanin di sangue puro. La mia bambina perfetta. E quando troverai quella metà, allora e solo allora apparterrai a qualcuno. Forse ci vorrà del tempo a riconoscerlo, ma quando accadrà lo sentirai. Sperimenta, se vuoi. Non dar retta a quei vecchi stolti che ti dicono che sia sbagliato. Puoi baciare quanti e più individui ritenga opportuno, durante la tua vita... Ma ricorda questo: la tua parte più intima la darai a lui. E in quel momento il legame sarà completo ed entrambi riceverete un dono così potente, che niente potrà più separarvi o fermarvi. Ricorda però, di non fare il mio stesso errore. Perché ciò accada, per diventare uno solo, LEI dovrà essere la prima: L'altra parte del tuo filo rosso.
    Mentre ancora quelle parole le rimbombavano nella mente, alla creatura volò via la testa. Una katana insanguinata invase la sua visuale. Il sangue le schizzò addosso, ma non fu un dispiacere, sembrò quasi che potesse lavar via la paura, il dolore. Dall'altra parte del filo di quella splendida arma che sapeva di casa, una chioma di capelli rossi sventolava per il colpo inferto. Jadis sorrise alla figura... e lo fece anche tra le lenzuola. Ma per quanto si sforzasse di guardarlo negli occhi, non ne distingueva lineamenti, solo quei capelli rossi che conosceva tanto bene. La figura le sorrise, ma aveva solo una lunga luna bianca al posto dei denti che aveva sempre considerato carini, brillanti. Perché non riusciva a vedere il suo viso?
    Sono io, Jadis. La tua metà. Lo senti vero? Invoca il mio nome...

    Jadis si svegliò di soprassalto, mettendosi a sedere. Un grido soffocato tra le labbra schiuse le rimase bloccato in gola e lei vi portò la mano per controllare che ancora l'avesse, una gola. Non aveva un singolo millilitro di saliva in bocca, un po' come se fosse stata prosciugata totalmente durante la notte. Si sentiva in fibrillazione. Sveglissima, si guardò comunque intorno per assicurarsi che niente di ciò che aveva sognato fosse reale. Non credeva ai sogni premonitori, non era tanto stupida, ma il fatto che avesse sognato distintamente una vecchia conversazione avvenuta con sua madre le aveva messo i brividi. Il resto era molto confusa, ma quella testa rossa... era Shouta, giusto? Che idiozia! Un irritante, scorbutico... e leale, coraggioso... che l'aveva salvata...
    Sbuffò, scostando le coperte per allontanare i pensieri e rendendosi conto di sentirsi piena di energie, fin troppe energie, nonostante avesse ancora la puzza di sangue di mostro addosso e non sentisse nessun rumore per la casa. Era forse la prima ad essersi svegliata? La cosa la riempiva di orgoglio e in verità, le faceva anche piacere. Sebbene, come tutti probabilmente, sentisse il bisogno di essere accolta in un abbraccio e rassicurata, non voleva nessuno intorno finché non avesse fatto una lunga doccia calda e si fosse lavata via di dosso tutta l'apprensione accumulata. Avrebbe avuto tantissime cose da fare da quel giorno in poi, ma invece che farla sentire in ansia, quella consapevolezza soddisfava l'inspiegabile sensazione di potere che l'aveva avvolta come una coperta calda da quando aveva ucciso il mostro. Di Syornha non c'era l'ombra. In qualche modo durante quell'orrenda esperienza si era unita a lei per proteggerla, ma Jadis non si era accorta di nulla finché non aveva visto l'insettoide uscire dal suo corpo come se fosse un portale evanescente. Una scena raccapricciante, che per fortuna era durata poco poiché il demone l'aveva guardata, muovendo ogni segmento di quella bocca terrificante a pochi centimetri dalla sua faccia, solo per dirle che le aveva dato parecchio da fare e che quindi sarebbe andata nella sua dimensione per riprendere le forze. Buffo pensare che l'avesse immaginata per tutto il tempo proprio altrove, fregandosene di lei nel momento del bisogno. L'aveva proprio sottovalutata. Comunque sia, ormai più che sveglia, Jadis decise che era tempo di lavarsi di dosso se non quell'esperienza, quantomeno gli innumerevoli odori che le aveva lasciato. Quindi si alzò per recarsi in uno dei bagni interni, un classico bagno alla giapponese ma con una bella vasca/doccia moderna, degna di un hotel di lusso, con tanto di idromassaggio, lucine e persino musica soffusa, volendo. Già si pregustava l'acqua calda sulla pelle... sennonché, quando uscì: lo vide. Da lontano, solo nell'ampio salone a bere una tazza di qualcosa che non fumava neppure. Jadis camminava in punta di piedi e non aveva una presenza energetica che potesse essere percepita facilmente, per cui pensò (e sperò) di non essere udita, soprattutto perché Lui le dava le spalle. La testa rossa che aveva appena sognato spiccava dallo schienale del divano e lei si ritrovò a sorridere teneramente nell'osservare quei ciuffi scarmigliati a distanza. Quando se ne accorse, tornò subito seria e aggrottò le sopracciglia, guardandosi il petto con una punta di disappunto e rimprovero, come se potesse intimare al suo cuore di non battere così forte e lo volesse fermare con un ordine diretto neanche fosse uno dei suoi ex-schiavetti. Che diamine le prendeva? Era forse stata catapultata in uno di quegli shojo che una volta, di nascosto, aveva letto alla biblioteca del villaggio? Ritrovarsi a sorridere senza motivo mentre si pensava alla propria cotta, o sognarlo durante la notte mentre le faceva cose indicibili e meravigliose, non era forse un chiaro sintomo di pieno dramma adolescenziale da manga di serie C? Ebbene, Jadis Akane non aveva tempo per simili futilità. Durante la follia del giorno appena passato, aveva avuto il sentore che le lanterne potessero c'entrare con la sparizione dei suoi genitori e non poteva assolutamente lasciarsi distrarre da una cosa stupida quanto, beh...
    Mentre pensava, si ritrovò a camminare in punta di piedi verso quei capelli rossi, un po' come se fossero un faro in mezzo al mare e lei dovesse assolutamente raggiungerlo per schivare la tempesta. Quando se ne accorse era già vicina al divano, a qualche metro, ed era troppo tardi per tornare indietro senza farsi sentire. Non aveva fatto molto rumore e il suo odore era così pieno di altri odori, tra quello di Baiken, quello del sangue e quello dell'ammorbidente di cui era pregno il letto sul quale si era rotolata durante l'incubo bagnato, che non c'era assolutamente modo di distinguere chi fosse senza vederla. E fu lì che Jadis prese la propria decisione. La curiosità e il bisogno vinsero per abbastanza istanti su dovere e apprensione e si avvicinò alle spalle di Shouta senza dire nulla, più silenziosa possibile. Solo una volta vicina, lo avrebbe "afferrato" da dietro posandogli una mano delicata sugli occhi, cercando di guidarlo a posare la schiena sul divano e, se lo avesse fatto, gli avrebbe circondato il petto con l'altro braccio, in una stretta che non aveva nulla della sfrontatezza che la caratterizzava, ma solo il puro e semplice bisogno di stringerlo a sé. Tra loro c'era lo schienale, ma lei posò la guancia contro la sua, quasi trattenendo il respiro nell'attesa che la riconoscesse... o meno. Non aveva parlato né fiatava per un semplice motivo. Molti lo avrebbero definito stupido, ma per qualche arcana ragione a lei, in quel momento, sembrava la cosa più importante di tutte. A cosa pensava, Shouta, così assorto da non accorgersi di lei? A CHI, pensava? Ma soprattutto... di chi avrebbe voluto che fossero le braccia che lo stringevano?
  9. .
    10 tiri per post conclusivo missione Terminus
    1 per role hentai Afferra il tuo destino a due mani
    Lancio dado: 94
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    • Inviato il
      22/3/2023, 19:17
      MidoriNoBakeneko
    Lancio dado: 73
    • 1d100
      73
    • Inviato il
      22/3/2023, 19:17
      MidoriNoBakeneko
    Lancio dado: 67
    • 1d100
      67
    • Inviato il
      22/3/2023, 19:17
      MidoriNoBakeneko
    Lancio dado: 8
    • 1d100
      8
    • Inviato il
      22/3/2023, 19:17
      MidoriNoBakeneko
    Lancio dado: 91
    • 1d100
      91
    • Inviato il
      22/3/2023, 19:17
      MidoriNoBakeneko
    Lancio dado: 37
    • 1d100
      37
    • Inviato il
      22/3/2023, 19:17
      MidoriNoBakeneko
    Lancio dado: 45
    • 1d100
      45
    • Inviato il
      22/3/2023, 19:17
      MidoriNoBakeneko
    Lancio dado: 58
    • 1d100
      58
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      22/3/2023, 19:17
      MidoriNoBakeneko
    Lancio dado: 98
    • 1d100
      98
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      22/3/2023, 19:17
      MidoriNoBakeneko
    Lancio dado: 89
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      22/3/2023, 19:17
      MidoriNoBakeneko
    Lancio dado: 20
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      20
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      22/3/2023, 19:17
      MidoriNoBakeneko
  10. .
    Jadis continuò senza pensarci due volte, come se fosse entrata in trance. E più continuava a scavare in quella carne rivoltante, più il disgusto si trasformava in un sentimento del tutto opposto, una sensazione di forza e onnipotenza che le diede alla testa e la fece sentire benissimo. La carne dentro cui infilava le unghie era ripugnante e le schizzava addosso sangue denso che colava sul suo viso, sul petto, sull'addome persino, facendola sentire bollente in quei punti, eppure... niente sembrava quietare quell'emozione fortissima, neppure la consapevolezza di quanto dall'esterno potesse risultare mostruosa la sua azione. Persino ai suoi stessi occhi lo era, lo sarebbe sicuramente stato davanti allo specchio, più tardi, ma per ora si sentiva invicibile. Anche se fu Baiken, di fatto, a infliggere senza remore il colpo di grazia mandando al creatore quell'orrendo mostro, per una volta Jadis si sentì come se fosse stata LEI la vera eroina della situazione, poco importava quanto quella consapevolezza fosse o meno dovuta all'inspiegabile energia che la stava investendo. Quando finalmente tutto fu concluso e la carne dentro cui era affondata divenne liquame, si riscosse solamente perché due braccia calde e forti la strinsero all'improvviso, sollevandola da terra. Era Baiken, ancora trasformata ma con un'espressione dolce nonostante l'aspetto mostruoso e tutti gli occhi da incubo increspati e lucidi puntati verso di lei. Accettò l'abbraccio inerte, come una bambola di pezza, con lo sguardo ancora pregno di qualcosa di oscuro e gli occhi vuoti.
    Ce l'hai fatta, piccola! Sei salva. Sei stata fortissima!
    Salva? Era salva? Sì, era finita. Quella consapevolezza la portò a rilassarsi immediatamente e riscuotersi dalla follia che l'aveva sconvolta. Non sapeva esattamente cosa fosse successo, ma la prese come l'euforia del momento. Quando venne liberata dall'abbraccio, era completamente sporca di sangue e aveva imbrattato anche Fumiko stessa, ma lei sembrava quasi non farci caso e presto non importò più nulla. Dal nulla, come un angelo in loro soccorso arrivato troppo tardi sulla scena, apparve la testa rossa che nel tempo aveva imparato dapprima ad odiare, e poi ad apprezzare, e sia lei che Baiken gli si fiondarono addosso senza pensare troppo a chi dovesse abbracciare chi.
    KUMA! SHO-CHAN!
    Erano salvi. Tutti. E anche se ormai era difficile capire esattamente chi avesse salvato chi, quando salirono verso il cielo la visione nella quale si specchiarono chiarì solamente che in fondo non importava, perché il vero miracolo era uscire vivi da un'ambientazione tanto terrificante. Probabilmente Jadis avrebbe avuto gli incubi per tanto, troppo tempo, ma anche Baiken non sarebbe stata da meno ed era così sconvolta che si dimenticò persino di aver accolto il suo prezioso pupillo con lo stesso aspetto mostruoso che avrebbe voluto nascondergli. Quel giorno aveva perso un'amica, e raggiunto consapevolezze che forse, in cuor suo, egoisticamente avrebbe preferito non avere. Finalmente sarebbero tornati a casa, certo, ma il suo cuore era tutt'altro che leggero e la voce di Grandmarg fece da perfetto memento, testimoniando quella verità. Era davvero finita?

    Grazie mille della missione!
  11. .
    Thresh non capiva. Proprio perché Hazel CONOSCEVA la situazione, si stava appendendo ad ogni barlume di razionalità rimastale per non cedere all'umiliazione più cruda. Ma in fondo, lei stessa si rendeva conto secondo dopo secondo, spinta dopo spinta, di quanto non avessero il minimo senso i suoi sforzi. Perché si sforzava tanto di resistere? Aveva passato decenni, secoli anzi, intrappolata all'inferno a fare da concubina ai demoni più disparati, subendo umiliazioni tra le più disgustose senza batter ciglio e anzi divertendosi anche, tutto con l'obiettivo finale di fuggire e tornare da suo figlio... e ora non riusciva a gestire LUI? Solo perché era uno zombie con poteri quasi ultratterreni? Non era forse la prova che avesse ragione lui? Quando le chiese se fosse davvero un demone fu come incassare un pugno allo stomaco e il gorgoglio che le sfuggì dalle labbra colanti di saliva somigliò effettivamente a un mugolio di dolore soffocato. No, non c'entrava niente lo Shambler nel suo culo. Non totalmente perlomeno. Da quando... Aveva perso di vista la passione? Lei stessa non era forse terribilmente egoista con i suoi protetti? Non amava con egoismo a propria volta, volendo i propri amanti tutti per sé? Era solo perché si parlava di Lucia che non era riuscita a essere dalla parte di quel bastardo, no? Perché davanti a qualsiasi altra persona al mondo si sarebbe procurata birra demoniaca e carne di drago al sangue e avrebbe assistito con gioia allo spettacolo, dalle quinte, senza fare un bel niente. Ahhh, forse era l'influenza di quel dannato angelo che l'era piombato in casa di recente ad averla resa una simile pappamolle! Ma certo, se non fosse stato per Iris, non si sarebbe sicuramente ritrovata in una situazione tanto imbarazzante… o almeno le piaceva crederlo. Era sempre facile riversare la colpa su qualcun altro dopotutto. Soprattutto mentre uno "Shambler Dimensionale" cercava di trapanarle il culo... e il cazzo migliore che avesse mai visto le si parava davanti agli occhi senza preavviso. Aspetta- Cosa? Quando venne afferrata per le corna Hazel era ancora sconvolta da ciò che aveva intravisto per tirar su le difese in tempo, tanto che le sfuggì un mugolio entusiasta nel sentire le dita strette intorno al corno sensibile. Le si rizzò la coda, ogni singolo pelo in essa scattò sull'attenti come se fosse spaventata, ma subito dopo anche quella parte di lei iniziò a fremere quasi volesse mettersi a scodinzolare e solo per miracolo non iniziò a ondeggiare in modo indecente. Il ghigno malefico che si ritrovò davanti la riportò appena un momento alla realtà, facendola rabbrividire, e Thresh avrebbe potuto notare distintamente la sua pelle bronzea incresparsi in ogni centimetro del suo corpo, dai pori della fronte ormai ricoperta da goccioline di sudore, alle braccia muscolose tese per lo sforzo, fino e soprattutto sugli enormi e gonfissimi capezzoli che penzolavano dal suo seno sproporzionato, premendo sulla stoffa del suo inesistente abbigliamento come se potessero lacerarlo da un momento all'altro. Hazel stava perdendo ogni volontà di opporsi al suo triste destino e anzi, ogni pensiero coerente minacciava ogni secondo di abbandonarla e probabilmente erano solo le cosce strette in quella prigione a impedire al sigillo di rompersi e far uscire la sua più grossa vergogna. Se davvero si fosse arresa sarebbe stato noioso per lo zombie... ma fortunatamente un demone come lei non era così facile da distruggere. Lo stesso non si poteva dire purtroppo della sua strafottenza. Thresh avrebbe potuto vedere distintamente le sue narici fremere quando si avvicinò così tanto e quell'odore pungente iniziò fin da subito a darle alla testa. Quando la lasciò non poté neppure tirare un sospiro di sollievo, perché si ritrovò di nuovo davanti a quell'affare assurdo che premeva compulsivamente contro la patta dei suoi pantaloni per liberarsi. La sua espressione divenne un po' meno ebete, in qualche modo le parole del nemico riuscivano a tenerla ancorata alla ragione, ma non sapeva ancora per quanto. Ciò che disse la fece irritare ancora una volta, ma dalla sua posizione il massimo che poteva vedere lo zombie non era il suo sguardo che tentava, tra una colata di saliva e l'altra, di incenerirlo, quanto più il suo culo gonfio che ondeggiava ad ogni affondo perverso e frenetico, gridando praticamente di essere sculacciato. La sua pelle era ormai lucida e sbrilluccicante per lo sforzo di trattenersi che stava durando decisamente troppo, e quando ebbe finito di ascoltare quell'ultima arringa, nonostante l'irritazione, tutto ciò che riuscì a pensare fu che non poteva sprecare la possibilità che le veniva concessa.
    G-grazieh... della ngh... gentileh concessione. Ah-accettoh... l'offertah.
    Avrebbe voluto ostentare tutto il proprio sarcasmo ma le parole oramai le uscivano dalla bella bocca sottoforma di gorgoglii ansimanti, seguiti subito da un fiotto colante di saliva e umori, che ormai imbrattavano completamente anche l'inquietante piramide dov'era intrappolata. P-però... non puoi... romperle... o tagliarle. Sah-sarebbe come bah- Non sapeva esattamente cosa le avesse dato la spinta per aggiungere quella clausola non scontata, a cui probabilmente non sarebbe stata tenuta fede esattamente come quel "patto", ma qualsiasi cosa le avesse concesso quel barlume di ingenua furbizia, si sciolse come neve al sole insieme alla sua espressione che divenne semplicemente sorpresa; quasi imbambolata. Oh!
    Fu l'unica espressione che riuscì a fare. Per un attimo si sentì sul baratro dell'orgasmo solamente a quella vista, tanto che strinse le cosce ancora più forte della loro prigione, se possibile, rimandando così il piacere ancora una volta. Come poteva ragionare con un affare simile davanti alla faccia? Ma soprattutto... doveva? Si era dimenticata il motivo. L'unica cosa che riuscì a fare fu leccarsi le labbra. Di sicuro odiava l'individuo a cui quell'affare era attaccato ma quello... beh, rimaneva comunque uno spettacolo inaspettato e decisamente gradito. Sembrava quasi che fosse QUELLO l'artefatto magico a cui aveva dato la caccia e con la poca logica che le restava in quel momento le venne quasi da pensare che attraverso esso avrebbe avuto il potere che cercava. Probabilmente stava solo vaneggiando.
    Seh... adessoh... abbiamo finitoh... di chiacchierare. Ti andrebbe di sostituire quello stu-gh-pido mostricciatoloh, con un m-mostro più grosso? Sahi, mi sta... facendo... il solletico.
    Non era vero. Lo sapevano entrambi. Ma sollevò comunque lo sguardo a guardarlo, mordendosi il labbro per non perdere controllo sulla lingua che iniziava a penzolare fuori dalla sua bocca invitante ad ogni minima occasione.
    Se non potevano ragionare, non potevano venire a patti, capirsi, né tantomeno le avrebbe concesso la misericordia... tanto valeva divertirsi, proprio come aveva fatto all'Inferno. Si rifiutava di godere per un mostriciattolo da quattro soldi, senza contare che nascondere la rottura del sigillo allo sguardo dello zombie continuava a non dispiacerle come idea. Anche con il cervello (quasi) completamente fottuto, le rimaneva uno straccio di vergogna: che cosa buffa. Non che quella reticenza sarebbe durata molto: ormai iniziava a dimenticare con precisione perché si fosse ostinata tanto a impiegare le forze in quel battibecco inutile, quando per tutto quel tempo aveva avuto davanti agli occhi la soluzione a tutti i loro problemi.
  12. .
    Risposta alla Missione Terminus (5 tiri)
    Lancio dado: 22
    • 1d100
      22
    • Inviato il
      22/3/2023, 11:39
      MidoriNoBakeneko
    Lancio dado: 14
    • 1d100
      14
    • Inviato il
      22/3/2023, 11:39
      MidoriNoBakeneko
    Lancio dado: 96
    • 1d100
      96
    • Inviato il
      22/3/2023, 11:39
      MidoriNoBakeneko
    Lancio dado: 3
    • 1d100
      3
    • Inviato il
      22/3/2023, 11:39
      MidoriNoBakeneko
    Lancio dado: 54
    • 1d100
      54
    • Inviato il
      22/3/2023, 11:39
      MidoriNoBakeneko
  13. .
    Rendendosi conto di non riuscire a scalfire quel mostro enorme né tantomeno a infilarsi nelle sue difese, Baiken continuò a restare vigile ma cercò di riprendere fiato, portando la coda in difesa, lasciandola ondeggiare sulle loro teste, pronta a tutto in caso quella bestia si fosse mossa. Nel frattempo però, vedendo l'occhio muoversi in quel modo al tentativo di Jadis, capì che solo la ragazza era abbastanza vicino da colpire l'unica parte di lui che sembrasse quantomeno morbida. Forse, se lo avesse fatto, il nemico avrebbe dovuto toccarsi o comunque si sarebbe scoperto e a quel punto lei sarebbe stata pronta ad attaccare con tutto ciò che aveva. Qualsiasi punto avesse eventualmente portato alla luce, qualsiasi mossa avesse fatto che potesse aiutarla a colpirlo, si preparò per attaccarlo, restando in difesa ma attaccata a lui per poter essere vicina e pronta a infilare di nuovo la sua spada nella sua carne o la sua coda-ascia in faccia con tutta la forza che aveva, per quel che la riguardava. Ma ora non era sua la mossa. Per quanto si vergognasse di essere inerme davanti a una situazione simile, dove era la piccola ad aver bisogno d'aiuto, non poté far altro che dar voce alla propria idea. Digrignò i denti, furiosa e preoccupata. Ogni gesto di quei tentacoli sulla carne innocente di Jadis erano benzina sulla sua ira.
    Non... non riesco a scalfirlo, Jacchan. Mi dispiace chiedertelo ma... Mi serve un'apertura. Forse potresti..?
    Jadis iniziava a dover trattenere la voce per non emettere suoni imbarazzanti che non avevano niente a che fare con la paura o il disgusto. Se solo Fumiko avesse saputo che non era minimamente la ragazzina innocente che lei pensava, forse non avrebbe avuto quella faccia disperata mentre la guardava dimenarsi contro quella carne orrenda. Sembrava che la donna la guardasse con chissà quale senso di colpa. La vedeva stringere i denti e digrignarli con le lacrime agli occhi e avrebbe voluto ridere istericamente. Anche lei aveva paura che quei tentacoli arrivassero dove assolutamente non doveva, ma il suo corpo non sembrava della stessa idea. La cosa ironica era che, se solo in quel momento fosse stata nella propria stanza con Kuma ai suoi ordini, il tentacolo che la stava strozzando l'avrebbe fatta godere all'istante. Il contatto diretto del tentacolo con il suo clitoride avrebbe dovuto disgustarla, e invece soffocò un mugolio, dimenticandosi per un istante dove si trovasse. Furono le parole di Fumiko a riportarla alla realtà, facendole spalancare gli occhi solo per trovarci davanti la cruda verità: non era nel bel mezzo di una sessione divertente con un ragazzo sexy che le aveva salvato la vita in una situazione disperata e per il quale iniziava a provare un affetto che non voleva assolutamente soffermarsi ad analizzare, ma davanti all'occhio freddo, terrificante e grottesco, di una delle creature più brutte che avesse mai visto in vita propria. Fu più che pronta a rispondere, la voce resa leggermente acuta e malferma dalla situazione, ma non per questo meno determinata.
    Nh-non serve... anf... che tu me lo dica!
    Sapeva già cosa fare. Aveva usato i piedi che ormai erano sempre più stretti perché lo shock l'aveva distratta, ma quel cretino di un mostro non aveva ancora raggiunto le sue braccia e invece che usare le mani per tentare di liberarsi il collo, sempre più stretto in una presa soffocante che rendeva tutto ancora più intenso per il suo corpicino sensibile, si avventò immediatamente sull'occhio con l'intento di attaccare la base di quelle escrescenze: avrebbe provato a colpirlo in ogni modo, a piene mani, con le unghie, con i pugni, cercando addirittura di afferrarlo e strapparlo o strappare i tentacoli stessi, se avesse potuto, tutto pur di far scomporre quell'enorme montagna di carne che non sembrava neppure senziente. La sensazione sarebbe stata disgustosa, lo sapeva, ma era pronta a tutto pur di creare l'apertura che serviva a Baiken per colpirlo. Provò anche a strappare i tentacoli dalle radici o comunque a debilitarli per fargli perdere la presa su di lei e porre fine così al suo nutrimento. E se ciò non fosse servito, almeno avrebbe avuto la soddisfazione di far sanguinare quel bastardo rivoltante. La parte della ragazzina indifesa era finita. Se Baiken non poteva fare nulla per salvarla, era pronta a salvarsi da sola. Era una Akane dopotutto.
    D-di solito mi piacciono i mostri ma tu... tu sei indegno anche solo di respirare la mia stessa aria! LEVAMI. LA TUA CARNE. DI DOSSO.
    E quando una come lei pronunciava un ordine in quel modo, si aspettava di essere ascoltata.
    Baiken era così concentrata che non sentì il borbottio iniziale della ragazza, quasi lo avesse impostato per parlare solo con il mostro. Non aveva senso dal suo punto di vista, ma non ci fece praticamente caso, era troppo concentrata. Se la mossa avesse sortito qualche effetto, la donna era infatti pronta ad agire repentinamente. Le sue lame fremevano esattamente come tutto il suo corpo e lei le percepiva come se facessero parte di lei. L'impulso di infilarle nella carne del nemico era quasi irrefrenabile nonostante la fatica... Non avrebbe perso l'occasione.

    CITAZIONE
    BAIKEN

    Status Fisico: Perfetto
    - Graffi superficiali sul corpo rigenerati
    - Ferita lieve polpastrello SX rigenerata
    - Braccio destro lievemente danneggiato
    Status Psicologico: Concentrata/Furiosa
    Energia: 50/120

    Potere: Attivato
    Livello 3
    - Il Braccio di Baiken è sempre considerato un'arma convenzionale e ripristina completamente i danni subiti ogni volta che cambia forma. In questo livello la sua resistenza è superiore all'acciaio.
    - Finché la riserva energetica di Baiken è superiore a quella avversaria, il suo braccio è molto più resistente all'energia generata dal nemico in difetto energetico. Se l'energia di Baiken è doppia rispetto a quella del nemico, la resistenza aumenterà ulteriormente.
    - Se Baiken riesce ad infliggere una ferita di almeno media entità con il suo braccio ad un nemico, lo contaminerà con tenebrose visioni che diminuiscono la sua capacità di concentrarsi e lo renderanno vulnerabile. In questo modo risulta sempre come se avesse la metà dell'energia rispetto a Baiken. Questo stato dura un massimo di 4 turni che viene resettato ogni volta che Baiken infligge nuovamente una ferita di almeno media entità.
    Note:
    Equipaggiamento in campo:

    - Gael sulle spalle
    - Armi ed Equipaggiamento a casa, non evocate
    Note:
    Tecniche attive:
    2) Lama demoniaca (悪魔の刃 - Akuma no ha) BRACCIO DESTRO
    Con questa tecnica Baiken può trasformare il suo avambraccio in una vera e propria arma, una lama ricurva allungabile fino a 2 metri da lei, sebbene di base la spada mantenga le stesse dimensioni di una comune katana (100 cm). La lama è rossa, larga 30 cm alla base che poi vanno ad assottigliarsi sulla punta. Tutta la sua lunghezza risulta frastagliata ad eccezione del filo, più simile a una katana di fattura pregiata. La spada così creata rispetta la resistenza del potere e risulta molto versatile poiché può essere piegata su se stessa come se fosse una lama da impugnare, inoltre Baiken può eseguire una torsione del braccio completa per poterla muovere in ogni direzione. La lama, così come le sue escrescenze, possono essere ritirate da Baiken in qualsiasi momento per eseguire movimenti senza timore di ferirsi.
    Costo: 5
    7) Tsunami (津波) (CODA - Evoluzione attiva)
    Questa tecnica trasforma l'avambraccio di Baiken in una grossa mazza tozza dall'aspetto demoniaco lunga 150 cm, all'estremità della quale ci sono due lame ai lati opposti che formano un'ascia bipenne. Le due lame sono curve e appuntite ai lati, garantendo la tipica forma ad ascia delle armi di questo tipo perfetta per incastrare armi e aprire gli scudi. Misurano in lunghezza 120 cm e sommate hanno una larghezza complessiva di 80 cm. Il braccio in questo stato è saturo di energia oscura, che pulsa al centro delle due asce all'interno dell'asta, aumentando la forza fisica di Baiken con quel braccio del 50% per qualsiasi azione che compie.
    Costo: 10
    11)Evoluzione: Incubo Primordiale (主要な悪夢 - Shuyōna akumu)
    Con questa tecnica Baiken abbraccia completamente il proprio sangue demoniaco, rimasto sopito per fin troppo tempo all'interno del suo corpo di Taimanin, rivelandone la natura bramosa. L'energia psichica che compone il braccio creato da Muramasa inizia velocemente a risalire dalla spalla fino a tutto il suo corpo, espandendosi come un parassita rampicante sotto forma di filamenti di oscurità e sangue, avvolgendola velocemente fino a ricoprire ogni centimetro della sua pelle candida, facendo di lei e Muramasa un Tutt'uno. Con questa tecnica Baiken prende la forma della Paura più primordiale, divenendo ella stessa, una visione oscura: un demone femminile estremamente prosperoso, dai molteplici occhi (7 in totale), la chioma tentacolare e parti di corpi deformi che penzolano dal suo collo inermi, come se non appartenessero a lei ma alle vittime che ha mietuto (sono infatti una mera visione). La chioma è composta da un grosso tentacolo principale che ricopre tutta la sua testa e può allungarsi fino a 2 metri da essa, diminuendo via via il proprio diametro, collimando in una punta affilata di 20 cm circa. Questo tentacolo può muoversi come se fosse una coda e vale come se fosse a tutti gli effetti un secondo braccio di Muramasa su cui possono essere applicate tecniche mutative. Con questa mutazione il corpo di Baiken ottiene una resistenza pari a quella del braccio stesso, ma sempre di un livello in meno rispetto al suo attuale potere, mentre l'arto principale e la coda ottenuta mantengono l'effettivo potere e le capacità psichiche di Muramasa, moltiplicando l'utilità bellica di Baiken. NB: Durante questa tecnica, se Baiken non ha attivato nessuna tecnica durante il turno, il mantenimento per quel turno decade.
    Costo: 35 + 5 mantenimento (Decaduto)


    JADIS

    Fisico Jadis: Bellissimo
    Graffi superficiali sulla mano
    Psiche: Concentrata/Determinata
    Potere: Attivato - Cerchio intorno a Jadis. Braccio di Baiken incantato

    Il potere di Jadis è racchiuso nel suo sangue di Taimanin, esso è in grado di reagire quando si trova nelle vicinanze di un'entità malvagia, lo sente letteralmente nelle vene come se questo ribollisse, inoltre possiede proprietà deleterie per tutto ciò che è corrotto dal male, similmente all'Argento per le creature inumane. Di base, il sangue le dona un istinto pressoché infallibile nel comprendere l'indole (Allineamento) di qualcuno e coglierne anche le più minimi sfumature.
    In combattimento, Jadis viene circondata da un'aura borgogna molto intensa e luminosa, mentre intorno a lei si disegna velocemente un circolo magico color sangue, con un raggio di 5 metri partendo dal centro (per un totale di 10 di diametro). L'aura assume una forma cilindrica che va verso il cielo. Dopo che ciò avviene, Jadis può rilasciare il suo sangue all'interno del cerchio, facendolo gocciolare sul terreno. Ogni singola goccia, anche la più piccola, si dirama iniziando a disegnare dei glifi all'interno del sigillo che vanno a formare il simbolo dei Taimanin, con alcuni kanji a scriverne il nome. I disegni si formano molto velocemente, riempendosi di sangue similmente all'acqua di un fiume che scorre sugli argini, tuttavia il potere non ha bisogno che vengano completati per essere attivo, la chiave è il cerchio. Ogni essere che attraversi questo circolo e non venga ritenuto "alleato" da Jadis, al suo interno subisce gli effetti del suo sangue, ciò si traduce in un calo di resistenza che li rende più deboli agli attacchi degli alleati di Jadis, proprio come se fossero indeboliti dall'argento. Questo effetto si espande anche a eventuali armi, evocazioni o derivati del potere nemico. Eventualmente, la ragazza può decidere di incantare le armi di massimo 2 alleati in campo, perché questi ottengano gli effetti della sua aura. In questo caso, il buff si estenderà alle armi impugnate dagli alleati e si muoverà con esse, disegnando lo stesso identico cerchio sotto l'utilizzatore. Se questi viene disarmato, l'aura rimarrà collegata all'oggetto intriso di sangue, non a chi la impugna. Se Jadis riceve una ferita critica o che ne mini le capacità mentali, il suo potere si disattiva all'istante ed ella cadrà a terra inerme, tuttavia grazie a Syornha e al loro legame, potrà sempre tornare in forma dopo un adeguato riposo.

    Note:

    [/QUOTE]
  14. .
    C'è sempre una scelta a questo mondo. Se sei qui è perché hai fatto quella sbagliata. Ora ne hai una nuova, quindi vedi di scegliere me-
    Vedere Uzumaki piangere non poté che risvegliare un barlume di dispiacere in Baiken che tuttavia cercò di non mostrare in alcun modo. Le sue nefandezze non potevano essere cancellate da un pianto quando ormai era troppo tardi per redimersi. Si chiedeva cosa intendesse con il dire che si sbagliavano su di lei, avrebbe voluto chiedergli spiegazioni ma dovette cambiare ben presto piani. Il suo prima istinto fu sussultare quando lo vide pronto a uccidersi, dopodiché avvenne tutto così velocemente che non ebbe il tempo di avvicinarsi. Il ragazzo venne inghiottito dal suo stesso potere. Sapeva che avrebbe dovuto disintegrare quella disgustosa scolopendra, ma il fato sembrava avere altri piani per lei e lasciarle il tempo di compiere quell'impresa non rientrava in essi.
    JADIS, NO!
    Gridò quando venne respinta, con le immagini raccapriccianti di Uzumaki che veniva divorato ancora in mente e il pensiero chiarissimo di Jadis che subiva la stessa sorte a renderle pesante il respiro, mentre le grida agonizzanti diventavano gorgoglii di sottofondo. Fece di tutto per bloccarsi il più vicino possibile e non perdere equilibrio, sollevata almeno di essere rimasta in quella forma orribile che ancora non riconosceva come propria ma che perlomeno poteva rivelarsi utile. Soprattutto perché Uzumaki aveva subito una ferita consistente prima di venir inglobato in quel costrutto grottesco e ciò risvegliò la sete di vendetta ed emozioni di Muramasa, che avvolse Baiken con una coltre di energie illusoria che iniziò a mostrare visioni terrificanti al nemico, rendendo la donna ancora più resistente del normale. La carapace che componeva la creatura dinanzi a lei sembrava forte, ma la sua non era da meno: acciaio contro acciaio, e il suo braccio e la coda erano ancora più potenti. Quale mezzo migliore per sconfiggere un mostro, se non un altro mostro? Ma nonostante quella consapevolezza, niente poté impedirle di rabbrividire quando si riassestò in tempo per vedere Jadis tra le grinfie di quell'orrore. Assistere a ciò che quel mostro stava per farle fece ribollire il suo sangue demoniaco, tanto che un ringhio ferino si fece strada nella sua gola come il sibilo di una creatura gigantesca e decisamente molto arrabbiata, moltiplicandosi e riecheggiando intorno a lei come se le visioni di Muramasa fungessero da eco. Con una voce che non aveva nulla di umano ma sembrava piuttosto uscita dai più profondi incubi lovecraftiani, il suo primo pensiero andò comunque a rassicurare la sua protetta, mettendo da parte rabbia e timore per non mostarglieli. Quanto la faceva ingenua?
    Stai tranquilla piccola, sono qui! Guarda me ok? Sono qui!
    Jadis al tempo stesso aveva urlato a propria volta, cercando di divincolarsi e il suo primo istinto quando i tentacoli cercarono di risalirle addosso fu di provare a sferrare un pestone all'occhio gigantesco dal quale stavano uscendo, con tutte le forze che il suo piccolo corpicino da non combattente possedeva. Forse poteva considerarsi una fortuna che portasse sempre dei tacchi, per quanto non altissimi, ai piedi, ma in fondo era troppo anche per lei sperare che quell'occhio fosse molle come appariva o che lei fosse abbastanza veloce da provare a calciarlo nonostante i tentacoli che volevano avvolgerla. Ma si sa, la disperazione rende stupidi. Nonostante tutto, tolta la difficoltà a respirare e la sensazione di repulsione che provò quando quelle protuberanze le risalirono lungo il corpo senza consenso, strappandole a forza umori che decisamente non stillò con alcun piacere, fece il possibile per non mostrarsi debole o impreparata. Era Jadis Akane dopotutto.
    Levami le tue zampe di dosso, lurido mostro!
    Dal canto suo, vedendo quella disperazione, Baiken non indietreggiò di un passo ma anzi, andò in contro alla carica del mostro decisa a dare il tutto per tutto: mentre Jadis avrebbe tentato di divincolarsi e sferrare quel pestone, lei avrebbe intercettato il braccio sinistro del mostro (quello che teneva in difesa e dunque più vicino a lei) con il suo braccio libero, ora duro come l'acciaio come tutto il resto del suo suo corpo, cercando di afferrarlo e trattenerlo a sé con tutte le forze così da creare anche solo una minima apertura. Se anche stavolta avesse cercato di lanciarla via, avrebbe avuto qualche chance di rimanerci attaccata. Inoltre in questo modo sarebbe stata anche pronta a intercettare l'ira del mostro qualora, per assurdo, il tentativo di Jadis fosse andato al buon fine causandogli dolore e facendolo agire. Mentre lo tratteneva infatti, la coda/tentacolo che spuntava dalla sua testa invece che tenersi dietro di lei avrebbe attaccato dall'alto, cercando di intrufolarsi tra lo stesso braccio del mostro e il suo enorme corpo per dare una violenta mazzata alla corazza di denti al centro del suo petto. Voleva capire se potesse essere danneggiata in qualche modo, contando anche che la mazza aveva una forza del 50% superiore alla sua. Nel compiere quell'attacco avrebbe anche spinto il coltello di Uzumaki ancor più dentro la sua carne, altro dettaglio che le avrebbe permesso di raccogliere informazioni sul nemico: la corazza era anche interna? Il coltello sarebbe affondato maggiormente? Poteva sfruttare l'apertura in qualche modo, se lo avesse rimosso, o la rigenerazione era troppo veloce? Doveva raccogliere più info possibili e non poteva permettersi di lasciare niente al caso, ma del resto non poteva rimanere con le mani in mano di fronte a quella scena, per questo il braccio destro avrebbe invece puntato a colpire il mostro da sotto, allungandosi e piegandosi quanto bastava da tentare di tagliare i tentacoli che avevano afferrato Jadis e anche l'occhio stesso, inclinandosi in modo che non potesse ovviamente colpire la ragazza ma concentrarsi soprattutto sui tentacoli e nella porzione di occhio dove la piccola non poteva arrivare.
    Prendi me, fottuto mostro! Non lo vedi?! Ho molta più energia!
    Non era poi così vero, ma davanti all'incolumità di Jadis Baiken non aveva paura di venir ferita, rapita o brutalizzata, e sebbene proprio per questo avesse attaccato senza pensare a tenersi una difesa aperta, era totalmente concentrata sul nemico e aveva comunque dalla sua ancora un po' di energia e tantissime Arti Magiche e Occulte su cui fare affidamento. Non era più questione di vittoria o perdita a quel punto. DOVEVA liberare Jadis... esattamente come voleva riprendere a respirare.


    CITAZIONE
    BAIKEN

    Status Fisico: Perfetto
    - Graffi superficiali sul corpo rigenerati
    - Ferita lieve polpastrello SX rigenerata
    - Braccio destro lievemente danneggiato
    Status Psicologico: Concentrata/Furiosa
    Energia: 50/120

    Potere: Attivato
    Livello 3
    - Il Braccio di Baiken è sempre considerato un'arma convenzionale e ripristina completamente i danni subiti ogni volta che cambia forma. In questo livello la sua resistenza è superiore all'acciaio.
    - Finché la riserva energetica di Baiken è superiore a quella avversaria, il suo braccio è molto più resistente all'energia generata dal nemico in difetto energetico. Se l'energia di Baiken è doppia rispetto a quella del nemico, la resistenza aumenterà ulteriormente.
    - Se Baiken riesce ad infliggere una ferita di almeno media entità con il suo braccio ad un nemico, lo contaminerà con tenebrose visioni che diminuiscono la sua capacità di concentrarsi e lo renderanno vulnerabile. In questo modo risulta sempre come se avesse la metà dell'energia rispetto a Baiken. Questo stato dura un massimo di 4 turni che viene resettato ogni volta che Baiken infligge nuovamente una ferita di almeno media entità.
    (TURNO EFFETTO: 2/4)
    Note:
    Equipaggiamento in campo:

    - Gael sulle spalle
    - Armi ed Equipaggiamento a casa, non evocate
    Note:
    Tecniche attive:
    2) Lama demoniaca (悪魔の刃 - Akuma no ha) BRACCIO DESTRO
    Con questa tecnica Baiken può trasformare il suo avambraccio in una vera e propria arma, una lama ricurva allungabile fino a 2 metri da lei, sebbene di base la spada mantenga le stesse dimensioni di una comune katana (100 cm). La lama è rossa, larga 30 cm alla base che poi vanno ad assottigliarsi sulla punta. Tutta la sua lunghezza risulta frastagliata ad eccezione del filo, più simile a una katana di fattura pregiata. La spada così creata rispetta la resistenza del potere e risulta molto versatile poiché può essere piegata su se stessa come se fosse una lama da impugnare, inoltre Baiken può eseguire una torsione del braccio completa per poterla muovere in ogni direzione. La lama, così come le sue escrescenze, possono essere ritirate da Baiken in qualsiasi momento per eseguire movimenti senza timore di ferirsi.
    Costo: 5
    7) Tsunami (津波) (CODA - Evoluzione attiva)
    Questa tecnica trasforma l'avambraccio di Baiken in una grossa mazza tozza dall'aspetto demoniaco lunga 150 cm, all'estremità della quale ci sono due lame ai lati opposti che formano un'ascia bipenne. Le due lame sono curve e appuntite ai lati, garantendo la tipica forma ad ascia delle armi di questo tipo perfetta per incastrare armi e aprire gli scudi. Misurano in lunghezza 120 cm e sommate hanno una larghezza complessiva di 80 cm. Il braccio in questo stato è saturo di energia oscura, che pulsa al centro delle due asce all'interno dell'asta, aumentando la forza fisica di Baiken con quel braccio del 50% per qualsiasi azione che compie.
    Costo: 10
    11)Evoluzione: Incubo Primordiale (主要な悪夢 - Shuyōna akumu)
    Con questa tecnica Baiken abbraccia completamente il proprio sangue demoniaco, rimasto sopito per fin troppo tempo all'interno del suo corpo di Taimanin, rivelandone la natura bramosa. L'energia psichica che compone il braccio creato da Muramasa inizia velocemente a risalire dalla spalla fino a tutto il suo corpo, espandendosi come un parassita rampicante sotto forma di filamenti di oscurità e sangue, avvolgendola velocemente fino a ricoprire ogni centimetro della sua pelle candida, facendo di lei e Muramasa un Tutt'uno. Con questa tecnica Baiken prende la forma della Paura più primordiale, divenendo ella stessa, una visione oscura: un demone femminile estremamente prosperoso, dai molteplici occhi (7 in totale), la chioma tentacolare e parti di corpi deformi che penzolano dal suo collo inermi, come se non appartenessero a lei ma alle vittime che ha mietuto (sono infatti una mera visione). La chioma è composta da un grosso tentacolo principale che ricopre tutta la sua testa e può allungarsi fino a 2 metri da essa, diminuendo via via il proprio diametro, collimando in una punta affilata di 20 cm circa. Questo tentacolo può muoversi come se fosse una coda e vale come se fosse a tutti gli effetti un secondo braccio di Muramasa su cui possono essere applicate tecniche mutative. Con questa mutazione il corpo di Baiken ottiene una resistenza pari a quella del braccio stesso, ma sempre di un livello in meno rispetto al suo attuale potere, mentre l'arto principale e la coda ottenuta mantengono l'effettivo potere e le capacità psichiche di Muramasa, moltiplicando l'utilità bellica di Baiken. NB: Durante questa tecnica, se Baiken non ha attivato nessuna tecnica durante il turno, il mantenimento per quel turno decade.
    Costo: 35 + 5 mantenimento (Decaduto)


    JADIS

    Fisico Jadis: Bellissimo
    Graffi superficiali sulla mano
    Psiche: Concentrata/Disgustata
    Potere: Attivato - Cerchio intorno a Jadis. Braccio di Baiken incantato

    Il potere di Jadis è racchiuso nel suo sangue di Taimanin, esso è in grado di reagire quando si trova nelle vicinanze di un'entità malvagia, lo sente letteralmente nelle vene come se questo ribollisse, inoltre possiede proprietà deleterie per tutto ciò che è corrotto dal male, similmente all'Argento per le creature inumane. Di base, il sangue le dona un istinto pressoché infallibile nel comprendere l'indole (Allineamento) di qualcuno e coglierne anche le più minimi sfumature.
    In combattimento, Jadis viene circondata da un'aura borgogna molto intensa e luminosa, mentre intorno a lei si disegna velocemente un circolo magico color sangue, con un raggio di 5 metri partendo dal centro (per un totale di 10 di diametro). L'aura assume una forma cilindrica che va verso il cielo. Dopo che ciò avviene, Jadis può rilasciare il suo sangue all'interno del cerchio, facendolo gocciolare sul terreno. Ogni singola goccia, anche la più piccola, si dirama iniziando a disegnare dei glifi all'interno del sigillo che vanno a formare il simbolo dei Taimanin, con alcuni kanji a scriverne il nome. I disegni si formano molto velocemente, riempendosi di sangue similmente all'acqua di un fiume che scorre sugli argini, tuttavia il potere non ha bisogno che vengano completati per essere attivo, la chiave è il cerchio. Ogni essere che attraversi questo circolo e non venga ritenuto "alleato" da Jadis, al suo interno subisce gli effetti del suo sangue, ciò si traduce in un calo di resistenza che li rende più deboli agli attacchi degli alleati di Jadis, proprio come se fossero indeboliti dall'argento. Questo effetto si espande anche a eventuali armi, evocazioni o derivati del potere nemico. Eventualmente, la ragazza può decidere di incantare le armi di massimo 2 alleati in campo, perché questi ottengano gli effetti della sua aura. In questo caso, il buff si estenderà alle armi impugnate dagli alleati e si muoverà con esse, disegnando lo stesso identico cerchio sotto l'utilizzatore. Se questi viene disarmato, l'aura rimarrà collegata all'oggetto intriso di sangue, non a chi la impugna. Se Jadis riceve una ferita critica o che ne mini le capacità mentali, il suo potere si disattiva all'istante ed ella cadrà a terra inerme, tuttavia grazie a Syornha e al loro legame, potrà sempre tornare in forma dopo un adeguato riposo.

    Note:

    Avevo dimenticato di iniziare il conteggio dei turni per l'effetto dovuto alla ferita inflitta a Uzumaki. Ho aggiornato lo status in questo post, fammi sapere se devo correggere anche nel precedente o non c'è bisogno, grazie.


    Edit. 01:11 Corretti alcuni refusi

    Edited by MidoriNoBakeneko - 18/3/2023, 01:11
  15. .
    Risposta alla Missione Terminus (5 tiri)






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