Cosa provo per te

x Neko

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    Un viaggio tra le dimensioni forse è economico, ma proprio come quei vecchi aerei di linea mezzi trasandati e incapaci di restare stabili per più di due minuti, risulta sfiancante anche per i fisici e i combattenti più allenati. Jadis non dovette solo affrontare quell'interminabile giornata e quel viaggio devastante, ma aveva ancora addosso quel potere strano e disturbante che era fluito dentro di lei mentre strappava l'occhio alla mostruosità che aveva sostituito Uzumaki, la ricetta di un sonno febbrile ma ristoratore che non l'avrebbe lasciata svegliare presto. Baiken non era messa meglio: una volta scaricata l'adrenalina della battaglia e sigillata la sua forma demoniaca, aveva subito tutti i contraccolpi che fino a quel momento aveva incassato tanto bene, perdendo i sensi ma con la serenità di chi sapeva di aver portato tutti in salvo. Lo sforzo finale di Sho per aprire il portale assieme a Grandmarg costò anche a lui uno svenimento poco elegante, e l'ultima cosa che riuscì a vedere furono Traesto e il Maestro Mugen che li accoglievano finalmente in salvo. Ci volle qualche ora di riposo prima di uscire dallo svenimento e la zombificazione che ne seguì fece sentire tutti e tre i viaggiatori come dei vecchietti, tanto che dovettero ascoltare le spiegazioni di Traesto con le coperte addosso e un'abbondante tazza di qualsiasi cosa di caldo fosse disponibile a quel punto. Fare domande sarebbe stato impossibile per i tre, ma meritavano comunque una spiegazione.
    Il buon Traesto riassunse loro la situazione: allo scuro del mortificato ma troppo tsundere per scusarsi Maestro Mugen, Uzumaki aveva tramato alle spalle del Patto dei Custodi per accaparrarsi di poteri proibiti per conto di sconosciuti, aiutato dal mostruoso criminale capace di trasformarsi nello spaventoso tirannosauro che aveva dato loro la caccia durante il viaggio. Il piano di Uzumaki era semplice: eliminare pezzi grossi del patto, rubare conoscenze proibite e far ricadere tutta la colpa su Baiken e Jadis, che erano utili ad un altro rituale sconosciuto e che quindi avrebbe potuto sfruttare a pieno. Gli scopi di quel piano erano un mistero, ma se non altro erano riusciti a sventarlo. Tutto quello che sapevano era che in un modo o nell'altro anche Vidocq era coinvolto, e cose terrificanti stavano succedendo nelle dimensioni prossime alla loro, quindi avrebbero dovuto prestare attenzione, ma per ora potevano starsene tranquilli per un pò. Non riuscì a trovare nessuna spiegazione per la condizione di Jadis, che in realtà non era affatto preoccupante, semplicemente sembrava sovraccarica di potere e forse la cosa poteva anche andarle bene, c'era solo da domandarsi come una tipa come lei potesse sfogare tanto vigore, ma l'ingenuo Traesto si limitò a raccomandarle solo tanto riposo. Li salutò dicendo loro che si sarebbero tenuti in contatto per ulteriori informazioni, ma per non annoiarli con i dettagli e concedergli la meritata pace, avrebbe evitato lunghi spiegoni inutili.
    Seguì una calma irreale: sembrava tutto così assurdo dopo un viaggio del genere. Non che la pace e la tranquillità della villa di Baiken fossero malviste, ma dava quasi l'idea che la quiete di cui erano testimoni non fosse meritata, o quantomeno non naturale. Sho si ritrovò a pensare molto ai suoi sentimenti in quel breve periodo. Aveva quasi perso le persone più importanti della sua vita, ma era soddisfatto di essere riuscito a fare la sua parte. Aveva combattuto per qualcosa di importante e non gli fregava nulla di quanto avesse faticato o sofferto per riuscirci. Il suo unico rammarico era che lui e Baiken si erano ripromessi di terminare ciò che avevano iniziato una volta fuori dalla prigione, ma il ragazzo non sarebbe mai stato capace di farsi avanti pensando che la sua maestra potesse essere troppo stanca. Lo stesso valeva per lui, certo... ma ardeva di desiderio. Non poteva smettere di pensare alla sua carne, al suo respiro, allo sguardo languido che gli aveva lanciato quando si erano confessati quei sentimenti senza filtri, abbattendo il muro che si era creato quasi naturalmente e diventando più che semplici maestra e allievo. E Sho avrebbe voluto tantissimo dimostrarle quanto era importante per lui, farle sentire il suo amore, i suoi sentimenti, come se dare la vita per salvare lei e la sua protetta non fosse abbastanza, come se non portare sulle spalle Jadis non avesse dimostrato ancora niente. Perché diventava così insicuro quando pensava a lei? Amava Baiken, ne era certo, era innamorato pazzo di lei dal momento in cui l'aveva vista e aveva conosciuto quella donna straordinaria... ma non era lei che aveva portato sulle spalle tutto il tempo. Non era lei che aveva stretto a sé come un disperato mordendo la polvere e la disperazione, superando i propri limiti per tenerla al sicuro. Quando Jadis si era stretta a lui, affidandogli la sua vita, sapeva che qualcosa era cambiato. Tra di loro non c'era solo rivalità e un rapporto tra adolescenti problematici. Possibile che provasse qualcosa anche per Jadis? No, forse si stava sbagliando, forse era solo quell'eccitazione insoddisfatta a condannarlo a quei pensieri, forse Jadis vedeva in lui solo un giocattolo sessuale alla quale si era affidata volentieri per non morire. Ma quelle mani strette intorno a lui... non erano serrate solo dalla paura. Se ne stava lì a rimuginare con le gambe conserte davanti a una tazza di tè, in origine caldo ma che adesso risultava meno che tiepido. Il sole dell'alba si era alzato oramai da un pò e il rosso non ebbe il coraggio di svegliare nessuna delle due, lasciandole riposare. Indossava solo i pantaloni di un pigiama molto leggero, di un colore verdastro con strisce nere sopra, mentre il petto era coperto unicamente da una canotta nera senza maniche, molto attillata, di quelle che si usano negli allenamenti. Anche se piegato su sé stesso, Sho aveva ancora i muscoli tesi per quella situazione assurda, come se fosse ancora all'erta, mettendo in mostra il suo fisico martoriato dalle cicatrici ma pronto a combattere. Ancora nessuno gli aveva messo una mano sulla spalla dicendogli di stare calmo, e mentre si perdeva in quei pensieri confusi, si riprometteva che se quel mostro verde si fosse fatto vedere ancora, avrebbe combattuto fino alla morte per difendere le sue ragazze. Le sue ragazze... Baiken... Jadis... come poteva scegliere? Anzi aveva forse il diritto di scegliere? Che situazione assurda...
     
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    Il suo sonno era stato agitato. Si rigirava nel letto senza tregua e la sottile sottoveste che portava addosso le strusciava sulla pelle in un modo che pizzicava. Dopo essersi pseudo ripresa dal discorso di Traesto ed essersi ritirata nella sua stanza, ricordava solamente di aver acchiappato le prime mutandine che le fossero capitate a tiro e aver indossato sopra una sottoveste che lasciava ben poco spazio all'immaginazione ma almeno la "copriva" fino ai fianchi e, beh, nella confusione e sonnolenza del momento l'era sembrava che fosse abbastanza. Il letto era più caldo del solito. Il piumone le dava fastidio, facendola sudare, tanto che lo aveva scostato fino a scoprirsi i piedi e e i suoi lunghissimi capelli erano sparsi ovunque intorno a lei e le si appiccicavano addosso, frustandole la pelle. Non sapeva di preciso quando, ma a un certo punto realizzò vagamente di star torturando le labbra, di stringere le lenzuola con i pugni tremanti e di inarcare la schiena perché sentiva qualcosa tra le sue cosce muoversi e toccarla ovunque. Era una lingua o... un tentacolo? Qualunque cosa fosse la faceva stare bene e quando abbassò lo sguardo e intravide una chioma rossa che la fece sorridere e mordersi il labbro, decise che le andava di lasciarlo fare. Anche se non l'aveva supplicata... La scena cambiò di colpo. Ancora e ancora, le immagini si fecero sempre più caotiche: lei baciava qualcuno, lo afferrava, gli graffiava la schiena. E quel qualcuno faceva al contempo una cosa stupenda tra le sue gambe, così bella che le veniva da piangere e invocare il suo nome. Poi d'improvviso cambiava tutto. Erano in mezzo a quell'Inferno che aveva già vissuto; c'era un mostro sopra di lei e non più quella figura tanto dolce che la faceva sentire protetta e adorata. Il mostro orrendo la toccava. La fissava con quel suo occhio gigantesco e vacuo, così vuoto che al suo interno poteva vedere solamente se stessa: ricoperta di sangue scarlatto. I suoi tentacoli le risalivano sulla carne, uno la faceva soffocare, gli altri si arrampicavano sulle sue gambe e le stringevano, creando rotolini di carne invitanti che la rendevano sicuramente più bella ma la facevano anche mugolare per il... dolore? E invece che sentirsi sconvolta per il fatto che stesse per venir stuprata da un mostro così orrendo, riusciva solo a pensare una cosa, stupida, futile: non voleva che fosse lui. Non doveva essere lui.
    Un ricordo.
    Devi trovare la tua metà, figlia mia. Anche se nel Grande Continente pensano che sia una leggenda. Anche se ti diranno che è sciocco crederci... Tu sei una Taimanin di sangue puro. La mia bambina perfetta. E quando troverai quella metà, allora e solo allora apparterrai a qualcuno. Forse ci vorrà del tempo a riconoscerlo, ma quando accadrà lo sentirai. Sperimenta, se vuoi. Non dar retta a quei vecchi stolti che ti dicono che sia sbagliato. Puoi baciare quanti e più individui ritenga opportuno, durante la tua vita... Ma ricorda questo: la tua parte più intima la darai a lui. E in quel momento il legame sarà completo ed entrambi riceverete un dono così potente, che niente potrà più separarvi o fermarvi. Ricorda però, di non fare il mio stesso errore. Perché ciò accada, per diventare uno solo, LEI dovrà essere la prima: L'altra parte del tuo filo rosso.
    Mentre ancora quelle parole le rimbombavano nella mente, alla creatura volò via la testa. Una katana insanguinata invase la sua visuale. Il sangue le schizzò addosso, ma non fu un dispiacere, sembrò quasi che potesse lavar via la paura, il dolore. Dall'altra parte del filo di quella splendida arma che sapeva di casa, una chioma di capelli rossi sventolava per il colpo inferto. Jadis sorrise alla figura... e lo fece anche tra le lenzuola. Ma per quanto si sforzasse di guardarlo negli occhi, non ne distingueva lineamenti, solo quei capelli rossi che conosceva tanto bene. La figura le sorrise, ma aveva solo una lunga luna bianca al posto dei denti che aveva sempre considerato carini, brillanti. Perché non riusciva a vedere il suo viso?
    Sono io, Jadis. La tua metà. Lo senti vero? Invoca il mio nome...

    Jadis si svegliò di soprassalto, mettendosi a sedere. Un grido soffocato tra le labbra schiuse le rimase bloccato in gola e lei vi portò la mano per controllare che ancora l'avesse, una gola. Non aveva un singolo millilitro di saliva in bocca, un po' come se fosse stata prosciugata totalmente durante la notte. Si sentiva in fibrillazione. Sveglissima, si guardò comunque intorno per assicurarsi che niente di ciò che aveva sognato fosse reale. Non credeva ai sogni premonitori, non era tanto stupida, ma il fatto che avesse sognato distintamente una vecchia conversazione avvenuta con sua madre le aveva messo i brividi. Il resto era molto confusa, ma quella testa rossa... era Shouta, giusto? Che idiozia! Un irritante, scorbutico... e leale, coraggioso... che l'aveva salvata...
    Sbuffò, scostando le coperte per allontanare i pensieri e rendendosi conto di sentirsi piena di energie, fin troppe energie, nonostante avesse ancora la puzza di sangue di mostro addosso e non sentisse nessun rumore per la casa. Era forse la prima ad essersi svegliata? La cosa la riempiva di orgoglio e in verità, le faceva anche piacere. Sebbene, come tutti probabilmente, sentisse il bisogno di essere accolta in un abbraccio e rassicurata, non voleva nessuno intorno finché non avesse fatto una lunga doccia calda e si fosse lavata via di dosso tutta l'apprensione accumulata. Avrebbe avuto tantissime cose da fare da quel giorno in poi, ma invece che farla sentire in ansia, quella consapevolezza soddisfava l'inspiegabile sensazione di potere che l'aveva avvolta come una coperta calda da quando aveva ucciso il mostro. Di Syornha non c'era l'ombra. In qualche modo durante quell'orrenda esperienza si era unita a lei per proteggerla, ma Jadis non si era accorta di nulla finché non aveva visto l'insettoide uscire dal suo corpo come se fosse un portale evanescente. Una scena raccapricciante, che per fortuna era durata poco poiché il demone l'aveva guardata, muovendo ogni segmento di quella bocca terrificante a pochi centimetri dalla sua faccia, solo per dirle che le aveva dato parecchio da fare e che quindi sarebbe andata nella sua dimensione per riprendere le forze. Buffo pensare che l'avesse immaginata per tutto il tempo proprio altrove, fregandosene di lei nel momento del bisogno. L'aveva proprio sottovalutata. Comunque sia, ormai più che sveglia, Jadis decise che era tempo di lavarsi di dosso se non quell'esperienza, quantomeno gli innumerevoli odori che le aveva lasciato. Quindi si alzò per recarsi in uno dei bagni interni, un classico bagno alla giapponese ma con una bella vasca/doccia moderna, degna di un hotel di lusso, con tanto di idromassaggio, lucine e persino musica soffusa, volendo. Già si pregustava l'acqua calda sulla pelle... sennonché, quando uscì: lo vide. Da lontano, solo nell'ampio salone a bere una tazza di qualcosa che non fumava neppure. Jadis camminava in punta di piedi e non aveva una presenza energetica che potesse essere percepita facilmente, per cui pensò (e sperò) di non essere udita, soprattutto perché Lui le dava le spalle. La testa rossa che aveva appena sognato spiccava dallo schienale del divano e lei si ritrovò a sorridere teneramente nell'osservare quei ciuffi scarmigliati a distanza. Quando se ne accorse, tornò subito seria e aggrottò le sopracciglia, guardandosi il petto con una punta di disappunto e rimprovero, come se potesse intimare al suo cuore di non battere così forte e lo volesse fermare con un ordine diretto neanche fosse uno dei suoi ex-schiavetti. Che diamine le prendeva? Era forse stata catapultata in uno di quegli shojo che una volta, di nascosto, aveva letto alla biblioteca del villaggio? Ritrovarsi a sorridere senza motivo mentre si pensava alla propria cotta, o sognarlo durante la notte mentre le faceva cose indicibili e meravigliose, non era forse un chiaro sintomo di pieno dramma adolescenziale da manga di serie C? Ebbene, Jadis Akane non aveva tempo per simili futilità. Durante la follia del giorno appena passato, aveva avuto il sentore che le lanterne potessero c'entrare con la sparizione dei suoi genitori e non poteva assolutamente lasciarsi distrarre da una cosa stupida quanto, beh...
    Mentre pensava, si ritrovò a camminare in punta di piedi verso quei capelli rossi, un po' come se fossero un faro in mezzo al mare e lei dovesse assolutamente raggiungerlo per schivare la tempesta. Quando se ne accorse era già vicina al divano, a qualche metro, ed era troppo tardi per tornare indietro senza farsi sentire. Non aveva fatto molto rumore e il suo odore era così pieno di altri odori, tra quello di Baiken, quello del sangue e quello dell'ammorbidente di cui era pregno il letto sul quale si era rotolata durante l'incubo bagnato, che non c'era assolutamente modo di distinguere chi fosse senza vederla. E fu lì che Jadis prese la propria decisione. La curiosità e il bisogno vinsero per abbastanza istanti su dovere e apprensione e si avvicinò alle spalle di Shouta senza dire nulla, più silenziosa possibile. Solo una volta vicina, lo avrebbe "afferrato" da dietro posandogli una mano delicata sugli occhi, cercando di guidarlo a posare la schiena sul divano e, se lo avesse fatto, gli avrebbe circondato il petto con l'altro braccio, in una stretta che non aveva nulla della sfrontatezza che la caratterizzava, ma solo il puro e semplice bisogno di stringerlo a sé. Tra loro c'era lo schienale, ma lei posò la guancia contro la sua, quasi trattenendo il respiro nell'attesa che la riconoscesse... o meno. Non aveva parlato né fiatava per un semplice motivo. Molti lo avrebbero definito stupido, ma per qualche arcana ragione a lei, in quel momento, sembrava la cosa più importante di tutte. A cosa pensava, Shouta, così assorto da non accorgersi di lei? A CHI, pensava? Ma soprattutto... di chi avrebbe voluto che fossero le braccia che lo stringevano?
     
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    Non si era accorto del tè che si era freddato, figurarsi percepire la presenza di una ninja addestrata per non farsi trovare, in caso non avesse voluto farlo. Forse i suoi odori l'avrebbero tradita ma non in quel momento, non che Sho era completamente assorto nei suoi pensieri. Si sentì molto stupido: al suo rientro Mugen gli aveva fatto i complimenti dicendogli che si era comportato da vero Maestro, ma un VERO maestro non si sarebbe mai incantato in quel modo pensando solo ai suoi stramaledetti problemi di cuore. Ma soprattutto non si sarebbe lasciato cogliere di sorpresa alle spalle. Forse era ancora un pò stanco, si disse mentre provava a giustificarsi in maniera infantile, cosa che non fece altro che buttarlo ulteriormente giù. Alla fine si era trattato solo di una lunga serie di incidenti comodi. Avevano trovato una via di fuga da quel mostro verde perché non riusciva a saltare bene, avevano trovato quel folle di Grandmarg che per qualche motivo aveva aperto un passaggio per loro e per di più la battaglia finale l'aveva vinta Baiken. Che aveva fatto Sho per loro oltre a correre come un somaro? Forse gli era stato affidato il fardello più importante, ma non si sentiva affatto un Maestro degno di quel nome. No, Shouta, mi dispiace: anche se ci sospiri sopra quel tè non tornerà caldo. Quando Jadis fu vicina, Sho non percepì né lei, né il suono dei suoi passi, ma solo l'odore come prima cosa. E prima ancora dell'odore... una sensazione. Strano da definire, in realtà neanche lui avrebbe saputo descriverlo sul momento, ma col senno di poi gli avrebbe ricordato una corda o... no, più sottile, un piccolo filo che gli stringeva delicatamente la gola e lo tirava all'indietro. Senza fargli male, solo un modo delicato per attirare la sua attenzione. Aprì meglio gli occhi ma prima che potesse riprendere perfettamente i sensi quelle mani delicate gli chiusero la vista spezzandogli il fiato. Si sentì ancora più stupido per essersi pietrificato in quel modo proprio dopo essere stato colto di sorpresa alle spalle, ma non sentì il bisogno di difendersi, anzi tutto l'opposto. Inspirò profondamente e quella mole immensa di odori gli ricordò tutto quello che avevano passato. Sentì un forte istinto di combattere mentre veniva trascinato contro lo schienale della poltrona, e non riconobbe Jadis né dalle delicate mani o dall'odore forte, ma da quella sensazione morbida e calda sulla sua schiena. Il fardello che aveva disperatamente protetto con tutte le sue forze e che aveva riportato a casa sano e salvo. Quando Sho allungò la mano verso di lei, non lo fece per liberarsi o per scacciarla, ma perché sentì di nuovo l'impulso di stringerla a sé per tenerla al sicuro da ogni pericolo.
    Jadis... ti senti bene?
    Domanda stupida, non era quello che voleva chiederle, non davvero. In realtà si aspettava che la prima a riprendersi sarebbe stata Baiken ma per qualche ragione fu sollevato di sentire prima lei. La mano stretta sulla nuca della giovane Taimanin si alleggerì per non indispettirla ma la guancia del ragazzo non si allontanò da lei, anzi per un attimo parve muoversi come se volesse voltarsi ma non ebbe il coraggio di farsi avanti. Stesso discorso di Baiken... insomma quelle due erano quasi morte, non era proprio il caso di pensare alle effusioni che gli attraversavano la testa. Timoroso di sentire una risposta annoiata o che lo lasciasse andare per qualche ragione, Sho la incalzò, singhiozzando con un nodo alla gola forse perché aveva paura di iniziare quel discorso, ma sentì il bisogno di non lasciarla andare.
    Io...! Volevo dirti che... mi dispiace. Avevo promesso di proteggerti ma ti ho lasciata andare da sola con Baiken, sei stata in pericolo... avrei dovuto esserci. Scusami.
    Anche quel discorso, stupido. Ci stava girando intorno ma voleva dirle qualcosa, farle un discorso. Ma la verità era che anche lui aveva bisogno di qualcuno che gli facesse un discorsetto, che mettesse ordine nella sua testa e soprattutto nel suo cuore. Già, quel cuore che stava battendo così forte per l'emozione che perfino una non combattente sarebbe riuscita a distinguerlo chiaramente. Che cazzo di disastro...
     
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    Sentirlo così teso sotto il suo braccio minuto fu un colpo al cuore per Jadis. Un ennesimo colpo di troppo. Ma piuttosto che chiedersi cosa le stesse succedendo e perdersi ancora una volta nei propri sproloquio interiori, si concentrò su di lui. L'aveva riconosciuta immediatamente, e la cosa non poté che farla sorridere, uno di quei sorrisi che anche se a labbra a malapena socchiuse emettono un piccolo rumore, un principio di risata simile a uno sbuffo felice. No che non stava bene... ma stringerlo la faceva sentire sicuramente meglio. Non tolse subito la mano, quasi volesse accarezzargli il viso con quelle dita delicate, ma quando lo sentì tendersi e quasi singhiozzare sotto al suo tocco mentre farfugliava scuse non dovute, lo liberò immediatamente, facendo scivolare la mano dai suoi occhi alla sua guancia. Lo avrebbe costretto a guardarla, mettendosi più dritta e sporgendosi per poter incombere su di lui, non importava che non fosse forte e non avrebbe accettato un no come risposta. Semplicemente, sarebbe successo: lo avrebbe fissato negli occhi, intensamente, più decisa che mai. Era quasi possibile distinguere l'aura della sua determinazione intorno al suo corpo, come se la sua pelle rilucesse di un sottile strato di energia. Si sentiva ancora potente. Anche di fronte a lui. Anche lontano dal loro personale inferno.
    Stai zitto.
    E lì lo avrebbe baciato, spezzando qualsiasi altra cosa avesse da dire. Esattamente come lui non aveva avuto il coraggio di fare, avrebbe soffocato le sue scuse, le sue giustificazioni e, si rese conto quando le loro labbra si toccarono, che con esse avrebbe voluto divorare non solo lui o la sua lingua, ma anche ogni sua più piccola preoccupazione. Capendolo, le sue dita affondarono nella sua chioma rossa, attirandolo a sé in quel bacio storto e disarticolato. Quella era la prova definitiva: si era innamorata di Shouta Minazuki. E non lo aveva fatto per il suo splendido corpo. Non lo aveva fatto per il modo in cui le obbediva a letto o assecondava tutte le sue più profonde perversioni... E neppure per tutte le volte che aveva provato a farla ragionare su Fumiko, o a proteggerla dalla sua decisione di cavarsela da sola alla Sapienza, verso l'ignoto. No. Si era innamorata di lui perché l'aveva stretta a sé come se ne andasse della sua stessa vita, quando erano entrambi in pericolo. Si era innamorata di lui perché quando era rimasto con Grandmarg, in quella grotta terrificante, anche con l'apprensione nel cuore, l'aveva guardata negli occhi e lei ci aveva visto una semplice verità: sarebbe morto per lei. Non solo per Fumiko. Non solo per la donna fantastica che era, anche se personalmente non lo avrebbe mai ammesso. Ma per LEI. E quella... quella era una consapevolezza che non si poteva semplicemente ignorare. Una volta che l'era entrata dentro, era penetrata così a fondo che se avesse provato a toglierla da lì... semplicemente anche un pezzo di lei se ne sarebbe andato. Mise in quel bacio tutto questo e anche di più. Lo baciò con un'energia tale che quando avessero finito, in qualche modo lei si era arrampicata al divano e gli era finita in braccio come una principessa. Probabilmente la tazza avrebbe fatto un disastro se fosse caduta, ma non importava. E quando finalmente si accorse di essersi persa in quell'effusione, dentro di sé e dentro di lui, si staccò con il viso arrossato, il petto sussultante per l'affanno. Il dettaglio che fosse praticamente nuda non la scompose di un singolo sussulto. Si mise a cavalcioni su di lui e gli posò entrambe le mani sulle guance.
    Non... farlo. Non trattarmi come Fumiko. Tu lo sai che non sono una ragazzina ingenua e indifesa, anche con questo corpo minuto e privo di energia fisica. NON sei tu che devi salvarmi. Non siete le mie guardie del corpo. E soprattutto NON ho bisogno di essere salvata da voi. Tu sai chi sono.
    Fece una pausa, guardandolo, come se volesse imprimergli quella verità nella testa e costringerlo a ragionare, anche se in realtà lei sentiva che in qualche modo lui non la sottovalutava come facevano tutti. La vedeva. Perché anche se la maggior parte dei momenti che avevano condiviso era stato profondamente infilato dentro di lei in un modo tutt'altro che romantico, c'era qualcosa di più a legarli, e non era per forza quello stupido sogno...
    E io so chi sei TU. So di cosa sei capace e che hai dato tutto te stesso in questa missione. Che diamine, ho sventrato un mostro a mani nude per tornare da te... Rimase un attimo basita per averlo detto a voce alta. Non voleva uscisse così, come una dichiarazione, ma continuò come se nulla fosse, sperando quasi che passasse inosservata, incespicando a malapena nelle successive parole. E sono ancora qui. Siamo qui. Quindi, da questo momento in poi, non voglio sentire una sola parola da queste labbra così abili che non siano "Grazie" "Prego" "Sei stata fantastica" oppure ancora: "Sono stato bravo?". Ma questa sarebbe la domanda più sciocca di tutte, non credi? Gli sorrise. Ancora rossa, sistemandosi ancora meglio su di lui perché potessero guardarsi dritti negli occhi. Mi hai salvata, mi hai protetta... E soprattutto sei tornato da me, vivo, esattamente come ti avevo ordinato. Non hai forse fatto esattamente ciò che dovevi? Esattamente ciò che desideravo io? Domande retoriche che non richiedevano risposte, solo la verità. E chi sono io, per te, Shouta Minazuki?
    Lo guardò dritto negli occhi, tenendogli le guance perché lo facesse anche lui. Non lo chiamò Kuma, non era l'aspirante Mistress dai gusti perversi a fargli quella domanda con qualche fine perverso, ma una semplice ragazza. La stessa che aveva appena pronunciato il suo nome per intero, chiarendo una volta per tutte che sapeva bene chi fosse lui. Si era informata su di lui. E conosceva più del suo fisico scultoreo o del suo tocco perfetto. La stessa ragazza con cui aveva attraversato l'inferno... insieme alla donna che probabilmente amava davvero, a differenza di lei. Eppure voleva che rispondesse. Aveva bisogno di sentirglielo dire. E se da una parte voleva sentirsi chiamare "Padrona" ancora una volta, perché la faceva sentire bene, e la illudeva di appartenere a qualcuno... A qualcosa... Dall'altra, la più sincera e intima, desiderava che rispondesse con la verità e nient'altro. Nessuna frase preimpostata, nessun gioco perverso tra loro: solo la verità, per quanto dolorosa sarebbe potuta essere.
    Gli lasciò il suo tempo, accarezzandogli le guance distrattamente mentre lo fissava in modo così intenso che avrebbe dovuto spaventarlo. Un po' come se volesse leggergli dentro la risposta, quella vera però... qualunque essa fosse. Perché se per la prima volta in vita sua aveva preso una cotta così potente da credersi innamorata di uno che stravedeva per un'altra... Beh, doveva sentirglielo dire.

    Edited by MidoriNoBakeneko - 24/3/2023, 12:31
     
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    Perché quella ragazzina così dannatamente minuta riusciva a tenere sotto scacco un maestro esperto come Sho? Era lui troppo debole al suo fascino? No, niente di così riduttivo, perché relegare tutto a una debolezza di Sho sarebbe stato insultare Jadis. Quella ragazza aveva una fermezza incredibile, una volontà incrollabile, il fare di chi sapeva esattamente cosa voleva e come poteva prenderselo. Non era Sho ad essere debole ma lei ad essere carismatica, tanto che quando lo costrinse al silenzio fissandolo dritto negli occhi, per poco Sho non ingoiò la sua stessa lingua mentre una grossa goccia di sudore gli scendeva dalla tempia al mento. Fortuna che la sua bocca venne investita in qualcosa di più costruttivo, mettersi a balbettare in quella situazione sarebbe stato umiliante. Un bacio invece ci stava molto, molto meglio. Quello che non poteva sapere però era che in quel bacio Jadis ci avrebbe messo tutta la sua passione, tutti i sentimenti che non sarebbe mai stata capace di confessargli a voce e ogni singola emozione che aveva provato da quando Sho l'aveva presa in braccio per proteggerla a qualsiasi costo. Fu travolgente, inebriante. Sho aveva sentito dei baci passionali, ma un bacio così pieno di... amore, mai. Era amore quello? Come poteva riconoscerlo, non lo aveva mai provato in vita sua, eppure adesso era chiaro come la cosa più palese della sua esistenza. Perché se fosse stato semplicemente un bacio lascivo, lui si sarebbe sciolto e basta, vittima del fascino di una donna che sapeva come prenderlo, riducendolo in un brodo di giuggiole. Quello che voleva in quel momento però non era abbandonarsi a lei, ma ricambiare. Prima ancora di potersene rendere conto la stava già tirando verso di sé, afferrandola prima per le spalle e poi per le guance in modo che non potesse più sottrarsi a quello che aveva iniziato. La baciò intensamente, smettendo di respirare, tanto che quando le loro bocche si separavano dei lunghi sospiri sfiatavano dalla sua gola e neanche in quei momenti riprendeva fiato. Non c'era tempo per respirare, voleva solo baciarla, ecco di cosa aveva bisogno per vivere. Ricambiò quel sentimento, col cuore impazzito nel petto, afferrandola per la nuca e per i fianchi come quando erano stati insieme in quell'inferno, finalmente non per disperazione ma perché era in salvo e poteva godersela tra le sue braccia come il premio migliore che potesse trovare sulla faccia della terra. Che stava facendo? Non aveva mai confessato un sentimento così forte per nessuno, nemmeno a gesti, e adesso gli veniva naturale come respirare, no anzi di più. La baciò non per succhiarle la lingua o per morderle le labbra, non solo, la baciò per farle sentire quanto quella bocca fosse capace di dirle Ti Amo. Quando si separarono furono uno davanti all'altra, Sho riuscì a stento a richiudere la bocca e il labbro finì inevitabilmente tra i denti, non perché volesse sfogare la sua frustrazione ma perché altrimenti la sua lingua sarebbe caduta in avanti ritrovandosi a boccheggiare come un cane accaldato. Che gli aveva fatto Jadis? Approfittando di quel profondo stordimento che il rosso stava provando, Jadis continuò ad ammonirlo, ricordandogli che non aveva a che fare con una ragazzina indifesa e che non aveva bisogno del loro aiuto. Avrebbe voluto correggerla ma... Sho forse la conosceva meglio di chiunque altro in quel contesto. Anche col sangue più prezioso del mondo nelle vene, lei non avrebbe mai accettato l'aiuto di nessuno, perché non era così che aveva scelto di vivere. Abbassò il capo come se stesse per annuire, senza però staccarle gli occhi di dosso. per una volta non era perso sul suo corpo ma concentrato unicamente sui suoi occhi, come se stesse aspettando che pronunciasse qualcosa che li liberasse da quella tensione. Quando gli fece quel complimento celato molto male, Sho si ritrovò a sorridere come un'ebete tanto che dovette portarsi una mano davanti alla bocca e girare il capo verso sinistra per non farsi vedere così contento di sentirle pronunciare qualcosa di così spontaneo. Sventrare un mostro per tornare da lui... restare all'inferno pur di essere certo di poter tornare da lei. Suonava così melenso a pensarci, ma in quel momento lo rendeva maledettamente felice. Quei sospiri innamorati divennero flebili risate mentre si teneva la mano stretta sulla bocca e cercava di evitare il suo sguardo, era bello sentire che era rimasta la stessa di sempre nonostante quello che avevano passato e nonostante quello che stesse cercando di dirgli. Neanche lei aveva avuto la forza di pronunciare quelle parole in maniera chiara ma quando Jadis lo fissò dritto negli occhi, sistemandosi per bene su di lui e chiedendogli chi fosse per lui, Sho venne letteralmente travolto, in tutti i sensi. Troppa roba tutta insieme! Anzitutto sentì il ventre della ragazza schiacciargli il membro sul ventre. Dopo un bacio del genere era impossibile non eccitarsi e divenne più duro del marmo, ma non gli interessava di imbarazzarsi per quello, non adesso. Jadis voleva una risposta e Sho era già pronto ad ammonirla perché in quel modo stava rendendo le cose strane, che lui era lì per Baiken e si erano anche alleati per raggiungere quell'obbiettivo! Era innamorato di Baiken, lo era sempre stato, ma non era lei che stringeva tra le mani in quel momento, non era lei che si stava confessando a lui. Non era a lei che voleva pronunciare quelle parole. Perché? Era così frivolo da innamorarsi di chiunque fosse disposto a guardarlo dritto in faccia ed estorcergli quelle parole? No, non era così. Lo sapeva bene. E il modo in cui le labbra di Jadis tremavano gli diceva lo stesso. Anche lei stava aspettando che Sho mettesse fine a tutto ricordandole l'amara verità, e non ci sarebbero stati sensi di colpa, amici come prima. E forse anche lei tremava, perché non glielo aveva ancora detto. Il volto di Sho divenne paonazzo e finalmente per una volta abbassò lo sguardo. Aprì le labbra cercando di dire qualcosa ma non riuscì al primo colpo, sospirando, quasi gemendo in realtà, stringendo ancora una volta quel buco inutile nella speranza di riprendersi. Poi prese un lungo respiro, e con entrambe le mani la afferrò: un abbraccio deciso, ma anche possessivo, quasi lascivo per certi versi visto che una mano si stava quasi infilando tra le sue natiche e l'altra invece le spingeva la schiena con forza per attirarla sul suo petto. Non era sicuro di poterglielo dire mentre la guardava negli occhi, quindi si strinse a le infilandole la bocca e il naso tra i capelli vicino all'orecchio, mugugnando all'inizio, ma poi riprendendo un tono di voce deciso.
    Tu sei Jadis Akane... sei quella con cui ho stretto un patto, un patto che per me è importante... che era importante. Adesso ha... ha perso un pò di valore.
    Perché era così difficile. Si lasciò sfuggire un mezzo ruggito infantile, sfregando la faccia sulla sua pelle alla ricerca della forza per pensare lucidamente, e ancora le impediva di sottrarsi al suo abbraccio perché sapeva che guardandola negli occhi avrebbe detto una stronzata, si sarebbe lasciato influenzare e non sarebbe stato sincero. Voleva dirle quello che provava.
    Cavolo cavolo cavolo! Maledizione... dovrebbe essere sbagliato e invece io... non riesco a pensare a niente se non a questo. Ho viaggiato per Baiken ma... ho combattuto per te! Ti ho stretta più forte della mia vita perché sapevo che se ti avessi persa lì, avrebbe perso di significato qualsiasi altra cosa. Quindi adesso te lo dico ma... non montarti la testa d'accordo?
    C'era una punta di frustrazione nella sua voce mentre sospirava, ma non quella di uno che si stava per pentire, piuttosto quella di uno che non voleva dargliela vita. Era il suo Kuma, ma non esattamente un servitore fedele.
    Io non voglio te... io ho BISOGNO di te... quindi trattami male se vuoi, dimmi quello che ti pare, tienimi sveglio tutta la notte però... stai con me... stai con me maledizione...
    Difficile per lui farle capire quanto forte fosse quel sentimento, quasi disperato, ma non perché avesse bisogno di aggrapparsi a qualcosa ma perché non sapeva se fosse in grado o meno di farle capire cosa davvero desiderasse, cosa davvero provasse per lei. La presa delle mani si fece meno decisa, se Jadis avesse obbligato Sho a guardarla egli occhi ci sarebbe riuscita. Lo avrebbe trovato con gli occhi lucidi, rosso in volto, con la cicatrice che era diventata praticamente rossa, ma aveva l'espressione tipica di uno che voleva ancora battersela, che voleva tenerle testa, che non voleva dargliela vita. La faccia che aveva mostrato solo ed esclusivamente a lei, quando erano diventati rivali, senza rendersi conto di aver fatto i primi passi verso l'innamorarsi perdutamente. Avrebbe voluto maledirsi per cosa stava facendo a Baiken ma... non si sentiva in colpa nemmeno un pò. Anzi... si sentiva benissimo.
     
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    Jadis non era il tipo di persona capace di perdersi in un semplice bacio, di solito. Abituata a controllare tutto, a essere sempre perfetta, a fare sempre più di quanto gli altri si aspettassero da lei e di quanto anzi, lei stessa si aspettava, era davvero difficile far spegnere quella mente iperattiva salvo toccarla in punti specifici e difficili da raggiungere senza le adeguate premesse. Questo però non valse per QUEL bacio. Fu tutto. Come lei mise tutta se stessa in quella singola effusione, aspettandosi di trascinare Shouta in un circolo che magari neanche voleva, venne a sua volta trascinata con tale violenza da perdersi completamente. Alla fine non sapeva dire con precisione dove iniziasse il suo corpo, o finisse quello di lui... si sentiva come se fossero uniti, da qualcosa di molto più profondo di un semplice abbraccio. Entrambi erano fradici; non di sudore, ma del tè versato dalla tazza che chissà come era finita a rotolare sul tappeto, per fortuna senza fare rumore, presto dimenticata. E lei si ritrovò spalmata sul suo grembo, ansante, in fibrillazione, con le pupille dilatate e la gola secca perché... ne voleva ancora. Ne aveva bisogno. Fu come assaggiare un piatto delizioso: non avrebbe voluto fermarsi al primo morso ma divorare tutto in una volta sola; trascinare Sho sul tappetto e prendere esempio dalla ceramica per rotolarsi insieme... Attirarlo, baciarlo ancora, cavalcarlo e chissà quante altre innumerevoli cose, tutte che non potevano assolutamente aspettare... ma dovevano. Alla fine disse comunque ciò che voleva dire; chiese ciò che DOVEVA sapere, perché anche se in quel bacio aveva sentito un barlume di ciò che lei stessa provava, non poteva affidarsi alle semplici sensazioni. E anche se nel vederlo ridacchiare soddisfatto per la sua "non-dichiarazione" avrebbe voluto da una parte dargli un buffetto sulla guancia e dall'altra punirlo per la sua impudenza... arrossì senza dire nulla. Troppo rossa e troppo in ansia per proferir parola. No, non stava tremando mentre aspettava quella fatidica risposta, non poteva dargli quella soddisfazione... eppure trattenne il fiato. Anche e soprattutto quando venne trascinata contro il suo petto, lasciandosi sfuggire un mugolio di sorpresa mentre le sue dita finivano un po' troppo vicine all'interno dei suoi glutei. Le palpebre si fecero immediatamente pesanti, le mutandine umide (e non per la tisana), ma si morse il labbro e si aggrappò a lui, stringendogli le spalle per non farsi distrarre. Si strinsero a vicenda, nascondendosi l'uno nell'altra e viceversa, un po' come se entrambi avessero trovato il proprio posto nel mondo. Era una situazione davvero bizzarra, specialmente perché Jadis si aspettava di sentirlo pronunciare le parole che avrebbero ucciso il suo sentimento sul nascere... o almeno, avrebbero potuto farlo, se si fosse impegnata. Inconsciamente, forse era stato proprio quello il suo obiettivo: togliersi dalla testa quella distrazione, concentrarsi totalmente sul proprio dovere e dimenticarsi, col tempo, di quella giornata assurda che li aveva uniti così tanto. A quanto pare però, il suo Kuma non aveva alcuna intenzione di renderle le cose facili, figurarsi. Le disse esattamente ciò che non si aspettava, le parole perfette per accendere in lei lo stato d'animo più pericoloso di tutti: la speranza. Speranza di essere ricambiata. Speranza che un giorno sarebbe stata l'unica... Che forse... lo fosse già, semplicemente lui non lo aveva ancora capito e allora, che diamine, glielo avrebbe insegnato lei. Adesso era Jadis a trattenere il sorriso, mentre lui la teneva stretta, nascondendo le labbra contro la sua spalla e sentendosi improvvisamente, se possibile, ancora più euforica di prima. Lo strinse forte, più forte che poteva. Che diavolo, avrebbe voluto marchiarlo a fuoco o mettergli addosso un collare, qualcosa che gridasse al mondo "sono suo", talmente si sentiva avida ed eccitata... ma non voleva staccarsi da lui. Ciò che voleva fare era guardarlo negli occhi mentre la sceglieva, non importava che fosse solo per quel momento, perché per quanto potesse credere di non essere ancora intrappolato, lei lo voleva e... beh, Jadis Akane otteneva sempre ciò che desiderava. Si mise seduta, premendo sui suoi pettorali per far sì che ammorbidisse la presa, mordicchiandosi il labbro nel sentire la sua mano ancora addosso. Il suo tocco sembrava così possessivo... esattamente come lo era il suo. Lui poteva anche fare il codardo e non guardarla negli occhi, ma lei avrebbe cercato il suo sguardo, senza costringerlo, semplicemente guidandolo con le sue parole. La sua voce era un mix irresistibile: roca, ma anche decisa; maliziosa ma anche amorevole. Esattamente come il loro bacio.
    Non posso... Non ti aiuterò più con Fumiko, lo sai vero? Da ora in poi... Giocherò per me stessa. E non credere che ti renderò le cose facili solo perché a breve andrò via... No. Non perderò contro di lei. Non importa che sia una "Maestra", che sia così potente o che ci abbia... col mio aiuto, salvati entrambi. Alla fine non ricorderai neppure chi sia, Fumiko Maeda... perché ci sarà solo il mio nome, scritto a fuoco sulla tua pelle. Qui... Enfatizzò la parola indicandogli la testa, premendo col polpastrello al centro della sua fronte, in modo che se anche fino a quel momento non l'avesse guardata, ora sarebbe stato costretto a farlo e seguire proprio quel dito. Qui... Scese sul petto, sfiorandogli un capezzolo con l'unghia, che faceva capolino da sotto la canotta, per poi puntare al centro, proprio sul cuore. Adorava il suo corpo, ma non si lasciò distrarre, perché voleva che quella scena gli si imprimesse in testa, così come la promessa che gli stava facendo. Il suo sguardo era più determinato che mai: lo sguardo di chi non solo non vuole perdere, ma non può. E persino qui. All'improvviso, come un prestigiatore che magistralmente aveva spinto la sua attenzione altrove, per rendere ancora più incisivo l'effetto a sorpresa, afferrò la sua splendida eccitazione da sopra i pantaloni. La strinse come se fosse già sua, percorrendola in toto e accarezzandola non per soddisfarla ma anzi, per affamarla il più possibile. Fu con quella presa che sancì la propria promessa, non tanto al suo Kuma, perché in fondo un po' bluffava, anche se lui non poteva saperlo. Persino Jadis nascondeva insicurezze, e il suo più grande pregio era saperlo fare molto, fin troppo bene. Quindi non lo promise solo a lui, ma a se stessa. Promise che da quel momento in poi, avrebbe combattuto duramente. Basta giochetti da quattro soldi. Basta andarci piano. Perché in fondo Kuma non aveva neppure idea di cosa fosse capace quando voleva DAVVERO qualcosa... e lei era decisa a mostrarglielo. Si promise che un giorno sarebbe stato suo, così profondamente legato a lei che non sarebbe più contato niente, a parte loro due. Decisamente troppo smielato in effetti... ma in fondo, forse, il suo sogno non era stato un caso. E se invece lo era, valeva sicuramente la pena scoprirlo. Abbassò lo sguardo sui loro corpi: il suo era esposto, fradicio, i capezzoli così turgidi che potevano bucare da un momento all'altro quella sottile sottoveste, mentre la canotta di Sho mostrava perfettamente i suoi pettorali, così come gli addominali scolpiti. Aveva voglia di leccargli il tè di dosso, ma ricordò solo in quel momento che aveva ancora sangue e puzza di mostro addosso. Prima di qualsiasi cosa, bisognava rimediare.
    Quindi sì, mio caro Kuma, asseconderò il tuo desiderio. Ma ora voglio che mi prendi in braccio, esattamente come hai fatto quando pensavi che se mi avesse lasciata avresti perso tutto... e mi porti in doccia per lavarmi via di dosso qualsiasi odore che non sia il tuo.
    Lo disse con una malizia tale da rendere chiaro che, anche se aveva proposto una semplice doccia, in realtà si aspettava molto di più. Forse gli avrebbe risparmiato i giochetti che le piacevano tanto per una volta. Aveva voglia di vederlo senza fronzoli. Lui senza spada, lei senza Syornha. Solo loro due.
     
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    Quando aveva lasciato cadere la tazza? Quando Jadis lo aveva toccato? Oppure quando Sho aveva capito che ogni cosa aveva perso di senso dopo il bacio di quella ragazza? Neanche riusciva a ricordarselo, dopotutto quella bevanda era diventata tiepida e forse fredda un bel pezzo fa, quindi che importanza aveva? Anzi se serviva a rendere i loro corpi più umidi, così che potessero unirsi meglio, allora nessun problema. Ma la testa di Sho non era neanche lontanamente attraversata da simili pensieri, c'era solo spazio per il suo imbarazzo e per quella piccola parte di sé che andava trattenuta con ogni grammo di forza per non dire a Jadis quanto diavolo era carina mentre arrossiva in quel modo. Non l'aveva mai vista in un simile stato, neanche quando prossima alla morte, ed era finita così per lui... per ciò che provava per LUI! Non le impedì di sciogliersi da quell'abbraccio, ma mentre la stringeva si sentiva bene, dannatamente bene. Aveva abbracciato molte altre ragazze in vita sua, ma quel momento era unico, non aveva niente da spartire con tutte le altre, perché il cuore di Sho batteva davvero forte, davvero sincero, solo per lei. Forse il suo petto l'aveva già scelta, era solo la mente del rosso ad essere maledettamente confusa, ma questo non gli impedì di confessare ciò che provava, e di esprimere cosa desiderasse davvero in un momento del genere. Prima ancora di rendersene conto, mentre stringeva quella minuta ma irresistibile figura, Sho stava già respirando profondamente, quasi in affanno, e gli venne praticamente impossibile evitare quello sguardo seducente di Jadis, incapace di nascondere il suo rossore e i veri sentimenti che trasparivano dallo sguardo innamorato che Sho le stava rivolgendo. La dichiarazione di Jadis fu molto, molto diversa da quella di Sho, ma il ragazzo non si aspettava niente di meno e le prestò la massima attenzione proprio come quando facevano i loro giochi erotici, dandole esattamente ciò che voleva: la sua più totale devozione. neanche per un istante si tirò indietro mentre quell'indice lo toccava in maniera possessiva, continuando a stringerla e anzi sussultando quando la sentiva dichiarare con tanto vigore che presto Shouta Minauzki sarebbe stato solamente suo, cancellando ogni traccia di Baiken nella sua maestra. Prima profondi respiri mentre toccava la sua mente, poi dei mugugni stretti tra le labbra serratissime arrivata al suo petto, gli occhi di Sho la fissavano così intensamente, a metà tra una supplica e un osanna, avrebbe voluto gridare "SI" con fermezza ad ogni sua affermazione ma sapeva che Jadis non aveva bisogno di adulazione, solo del giusto contrasto che stuzzicasse la vena più gelosa che cercava così talentuosamente di nascondere. Poi però afferrò la sua verga come se fino a quel momento lo avesse ipnotizzato, e lì trattenere lgi spasmi fu impossibile: la bocca di Sho si aprì e un verso strozzato iniziò ad uscire, se non si fosse portato la mano destra sulla bocca girando il capo nella direzione opposta di sicuro lo avrebbe sentito anche tutto il vicinato, ma Jadis che era così vicina poté comunque godersi il suono osceno della sua gola che si dilatava, del fiato bollente uscito a forza dal naso che si infrangeva sulle dita, e il turgore di quella verga che rispondeva allo stimolo diventando più calda, più massiccia, piena di quel sangue oramai defluito completamente dal cervello e dal cuore come se il corpo stesso di Sho obbedisse agli stimoli di Jadis senza che ci fosse bisogno di pronunciare una singola parola. Non la amava solo sentimentalmente, questo era evidente, e per chi cerca un romanticismo anche più fisico quella non era che una seconda dichiarazione di spassionato sentimento per lei. Si aspettò un altro bacio ma con quella mano sulla bocca non potevano farlo, Jadis però non perse tempo e gli disse esattamente cosa doveva fare, attirando per l'ennesima volta lo sguardo su di sé come un magnete. Le sue prole spinsero Sho a fissarla con più attenzione, non solo con gli occhi innamorati ma anche con quelli di un ragazzo eccitato. L'aveva già vista nuda, avevano giaciuto assieme più volte oramai, ma non si stancava mai di quel corpo perfetto e come appariva adesso sotto quel velo bagnato e osceno era ancora più erotico. Dato che lo teneva per un discreto "guinzaglio", Jadis capì che la proposta gli piaceva non poco da come il suo membro pulsò tra le dita della ragazza, ed iniziò a fissarla con uno sguardo sempre meno imbarazzato e sempre più deciso. Non si guardò attorno: non gli importava di cosa lo circondava, in un momento come quello se Baiken li avesse visti avrebbe detto alla sua maestra che stava per andare a consumare il suo matrimonio con Jadis senza neanche rifletterci sopra, sorpassandola e andando fino in fondo, ma fortunatamente non ce ne fu bisogno. Si alzò di colpo, così velocemente che per poco non penetrò Jadis sul momento con tutti i vestiti, la ragazza avrebbe sentito quel sellino di carne piazzarsi sotto di lei mentre le braccia di Sho si stringevano forte, proprio come aveva chiesto lei, sul suo corpo. Non smise un solo istante di stringerla facendole sentire il corpo forte e allenato che si sforzava per non farla muovere di un solo centimetro mentre la teneva su di lui, per un viaggio non solo sicuro, ma anche confortevole. Si, non gli fu difficile ricordare i momenti in cui aveva temuto di perderla, e stringerla di nuovo con lo stesso vigore, con la stessa passione, con la medesima determinazione. La voleva, e la voleva adesso, senza fronzoli e giochi di ruolo. Almeno per ora.
    Giuro sto pensando a una risposta sagace ma... cazzo, guarda come mi hai ridotto...!
    Lo disse senza un briciolo di cattiveria, per poi stringerla a sé, baciarla di nuovo sul collo ed iniziare letteralmente a correre verso il bagno come gli aveva chiesto Jadis. Aprì le porte in maniera sgraziata e a un certo punto sbatté addirittura il piede su uno dei mobili per quanto andava di fretta, ma non esitò un solo istante, non poteva permetterselo, non adesso che Jadis lo stava aspettando. La lasciò andare solo quando furono in bagno, tenendola lì in attesa, separandosi con dispiacere dal suo corpo ma lasciandole lo spazio per prepararsi. Lui si voltò e chiuse la porta del bagno in modo che non ci fossero vie di fuga, né di entrata. Quando fu sul punto di sigillarlo esitò, come se ci stesse ripensando, ma in realtà non era affatto indeciso. Voleva semplicemente fare la sua parte, e dare a Jadis il modo di vedere quanto fosse deciso a ricambiare i suoi sentimenti. Dopo aver chiuso la porta infatti, si piegò leggermente in avanti per sfilarsi lentamente la maglietta di dosso, senza voltarsi verso di lei. Jadis avrebbe potuto ammirare la schiena del rosso scolpita da muscoli e cicatrici che lentamente si snudava per lei, già serrata come se si stesse preparando a combattere, ma in quel caso era una battaglia per il suo amore, non di certo contro di lei. Quella schiena che tanto ferocemente l'aveva protetta fino alla fine e che adesso era solo per lei. Si sarebbe voltato iniziando a togliersi i pantaloni, senza fretta, o meglio dissimulandola molto bene, e per come Jadis lo aveva trattato il suo membro faceva già capolino dall'elastico delle mutande turgido ed eccitato come non mai, schiacciato sui suoi addominali coperti di cicatrici e impaziente di fare la sua parte. Quella forse era una risposta più sagace di qualsiasi altra mole di parole.
    Jadis... non hai intenzione di trattarmi con riguardo adesso, vero?
    Quella era una domanda molto stupida, ma voleva sentirglielo dire come solo lei sapeva fare. Sho non si era di certo innamorato della ragazzina fragile che aveva protetto mentre erano in difficoltà. Si era innamorato della stronzetta che dal primo momento in cui ha visto un potente guerriero ed esperto di arti magiche lo ha trattato come il suo orsacchiotto, decisa a trasformarlo in uno schiavetto del sesso. Quella che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, neanche da Baiken, e che dopo essere stata quasi divorata viva ha alzato un paio di medi verso il mostro che le dava la caccia sfidandolo a viso aperto. Quella era la Jadis che voleva, quella che lo aveva costretto a dire "cazzo" in un singolo giorno perla frustrazione, per la disperazione e l'eccitazione, che non aveva esitato un solo istante a ricattarlo e darlo in pasto ad una demone pervertita solo per divertirsi. Non avrebbe accettato niente di meno.
     
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    Vederlo contorcersi per lei, sentire la sua carne rispondere al suo tocco e suo soltanto, ascoltando poi la sua bocca dirgli, anche semplicemente col cambio di respiro, cosa significasse per lui essere toccato proprio da lei, era la migliore dichiarazione di sempre per Jadis, nonché l'unica che contasse davvero qualcosa. Più delle parole, più delle bugie che avrebbe potuto dirle per non deluderla o, peggio, delle verità malcelate che ogni fremito dei suoi muscoli, o degli organi, sembrava invece gridarle a gran voce. Come quando da piccola usava un bicchiere cavo per amplificare i suoni dei suoi genitori mentre cercava di spiarli, in quel momento la giovane si tese verso l'oggetto del suo desiderio con l'orecchio e con l'intero corpicino, ascoltando ogni minimo suono che gli stava strappando. Era come se fosse uno strumento nelle sue mani, in grado di creare una melodia meravigliosa. E se anche prima di allora aveva pensato la medesima cosa di qualcuno che non fosse lui, non era mai stato tanto emozionante. E no, non fu gentile nell'afferrare il cazzo che ormai considerava suo. Non ci fu alcun riguardo nelle dita che ancora una volta gli si infilarono tra i riccioli rossi, tirandolo verso di lei e graffiandolo appena. Tantomeno l'altra mano che disperata si ancorò alle sue spalle, carezzandole per l'intero tragitto, sembrava intenzionata ad andarci leggera, affatto: sembrava più volesse scavargli la schiena, il petto, fino a incidere il suo nome anche lì. Più Sho la stringeva, tenendola ferma sul suo cazzo, più Jadis si dimenava e ancheggiava lascivamente cercando lei stessa di cavalcarlo e accarezzarlo in quella strana posizione che solo un guerriero come lui poteva reggere così a lungo e con tanta fermezza. Solo quando le baciò il collo la presa si fece meno selvaggia ma altrettanto passionale, divenendo una carezza piuttosto che un semplice arpionarlo con le unghie curatissime pur di non lasciarlo fuggire via. Ammesso che lui avesse voluto fuggire. Si inarcò sotto la carezza della sua lingua, lasciando cadere la testa ed esponendo il collo perché lo succhiasse. Non si preoccupò neppure di eventuali segni e anzi, quasi sperò che gliene lasciasse... una cosa decisamente inconsueta per lei. Amava lasciare i marchi ma, solitamente... detestava riceverne uno.
    Mi... piace... toglierti le parole di boccah.
    Lo sentì sbattere contro qualcosa e il fatto che non cedesse di un solo passo la fece sorridere e la costrinse a dimenarsi di più, impaziente tanto quanto lui. Di sicuro non gli rese il tragitto più facile, anzi, i suoi capezzoli minacciavano di ferirlo talmente erano eccitati per lui e cercarono la sua pelle a ogni singolo passo, strusciandovisi sopra tanto quanto le sue grandi labbra, perfette e glabre, contro il suo cazzo. Quando la lasciò a terra, Jadis ansimava visibilmente, il petto che si alzava e si abbassava mentre lui armeggiava con la porta, le labbra che si schiusero di fronte allo spettacolo della sua schiena senza maglietta. Chissà come, leccare ognuna di quelle cicatrici le sembrava l'unica cosa che avesse senso nella sua vita in quel momento... ma quando Shouta si voltò verso di lei, il suo sguardo di sfida la fece tornare in sé brutalmente. Oh... se n'era quasi dimenticata. Per un momento si era dimenticata che mentre lui si innamorava di lei per il suo carattere indomito e dispettoso, lei faceva esattamente lo stesso per il suo modo di tenerle testa, disobbedirle persino... facendo comunque, sempre, esattamente ciò che desiderava, esplicitamente o meno che fosse. Per questo nel voltarsi Shouta avrebbe potuto trovarla con un sorriso malizioso che lentamente si apriva in quel viso da bambolina, mentre il suo corpo minuto diceva tutt'altro. Lì, in mezzo alla stanza, non c'era affatto una ragazzina innamorata, ma una giovane donna determinata a divorarlo per intero. In modo tutt'altro che amorevole. Mentre era voltata si era liberata velocemente della sottile sottoveste, e mentre parlava la fece ondeggiare di lato sull'indice, lasciandola cadere alla fine delle proprie parole un po' come se si stesse esibendo in un piccolo spettacolo burlesque.
    Oh, capisco... Il mio Kuma ha bisogno che lo riporti al proprio posto? Non temere: non sarà MAI gentile con te. E non voglio neppure che tu lo sia con me, anzi...
    Ancheggiando, con un portamento a dir poco felino e camminando sulle punte un po' come se indossasse dei tacchi invisibili, si avvicinò a lui guardandolo negli occhi. Voleva che lui la fissasse, esattamente come quando lo aveva ammaliato prima di afferrargli il cazzo a tradimento e Shouta avrebbe potuto riconoscere lo stesso trucchetto, ma non per questo, da bravo amante, poteva ignorare il suo corpo quasi completamente nudo, coperto solamente da slip succinti, che si muoveva verso di lui. Il seno minuto sussultava ad ogni singolo passo mentre i muscoli delle cosce si tendevano ogni volta che la punta dei piedi perfetti si abbassava verso il pavimento, creando una danza ipnotica. Se anche il suo petto poteva considerarsi una secondo scarsa, i suoi capezzoli erano gonfi e invitanti e lei aveva sempre amato il modo in cui li aveva succhiati in passato, quindi rese particolarmente eloquente il fatto che ci stesse pensando in quel preciso momento, mordicchiandosi le labbra e mettendoli in mostra. Se Shouta l'avesse guardata come desiderava, sarebbe arrivata a un passo da lui in un istante, il tempo dilatato e al tempo stesso compresso all'improvviso dallo spettacolo che gli offriva. Lì, tenendo ancorati gli occhi ai suoi, Jadis gli posò le mani al petto, premendovi il palmo completamente e promettendogli un bacio che non sarebbe mai arrivato, perché avrebbe avvicinato il viso al suo per poi scendere in ginocchio in una carezza completa lungo tutto il suo corpo, senza mai posare le labbra carnose su di lui. Durante il tragitto delle sue mani avrebbe afferrato i boxer, abbassandoli con un unico movimento del suo piccolo corpo che strusciava sul suo, centimetro dopo centimetro, prima che andasse in ginocchio davanti a lui, il tutto senza staccare un solo istante gli occhi dai suoi. Lo avrebbe invitato a guardarla anche da quella posizione, dove teoricamente la stava sovrastando: accovacciata, le labbra schiuse, i lunghi capelli sciolti con alcuni ciuffi che formavano quasi un perverso vestito sulla sua pelle segnata dal sole, con indosso solamente delle mutandine visibilmente zuppe e tese sulla vulva perfetta. Il suo clitoride era piccolo ma così gonfio che ormai si intravedeva persino della mutandine. Ed era solo colpa sua.
    Scavalcale e metti le mani dietro ai gomiti, come se avessi le mie corde intorno. Ricordi come ti ho legato per l'allenamento con Fumiko, vero? Voglio che le tieni ferme così finché non ti dico diversamente. Puoi farlo per me... Kuma?
    Gli sorrise maliziosa, senza interrompere il contatto visivo. Voleva che sollevasse i piedi per poter lanciare via i boxer, ancora in quella posizione oscena davanti a lui e anzi, spalancando bene le gambe perché la potesse vedere tutta, accovacciata ai suoi piedi ma dal portamento fin troppo vittorioso e impaziente, un po' come se sapesse di avere la vittoria in pugno. Alla fine delle sue parole si leccò le labbra, inumidendole lentamente, quasi pregustasse qualcosa. Sapeva perfettamente che quelle semplici parole avrebbero risvegliato in lui ricordi che non appartenevano soltanto a lei. Quel giorno lui e Fumiko si erano scambiati il primo bacio, li aveva visti... e lei voleva esattamente che ci ripensasse, quasi potesse sovrascrivere quel ricordo con ciò che si apprestava a fargli. Decisamente Shouta si era preoccupato inutilmente: l'amore non rendeva Jadis gentile, ma solamente più spietata e decisa a prendersi ciò che considerava già suo.
     
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    Di solito i graffi e le prese forzute gli ricordavano i larghi solchi che aveva subito su tutto il corpo, che non apprezzava perché dimostravano quanti errori aveva fatto e quanto in realtà fosse inesperto, ma soprattutto quanto fosse doloroso subirli. Mentre la baciava però, mentre la stringeva a sé, i graffi di Jadis non facevano male, e i segni che lasciavano non erano umilianti né tristi, solo una meravigliosa testimonianza della loro passione. E ne voleva ancora. Si sarebbe lasciato infliggere tutte le cicatrici che lei voleva se era Jadis ad imparatigliele, e anche lui sentì il bisogno di fare lo stesso, mordendola con più vigore, succhiandole la pelle così dal asciarle segni evidenti, così che si sentisse sua, marchiata a fuoco non solo nel cuore ma anche sulla pelle. Era impaziente, forse non riusciva neanche a pensare a come muoversi effettivamente, e aveva paura di deluderla proprio sul più bello. Al tempo stesso però, sentiva di non poterle saltare addosso e basta, spingendola a strillare ogni insulto possibile mentre lo rimetteva al suo posto e scopavano senza alcun rispetto per i reciproci corpi. No, ma non perché fosse sbagliato o immorale, che importanza poteva avere! Semplicemente sentiva che non era abbastanza, e che a lei doveva di più. Alla sua donna... doveva di più. Rimase ipnotizzato mentre la guardava, e ogni pensiero venne scacciato via come se quella sottoveste usata come uno spettacolo circense potesse lavare via ogni sua indecisione. Perché era così attratto da lei? Certo per essere minuto aveva un corpo davvero mozzafiato, ma non era solo quello. Era come si muoveva, come lo provocava, come lo guardava. Jadis era più piccola e debole di lui, ma sembrava pronta a mangiarlo vivo da un momento all'altro... e dio solo sa quanto Sho desiderava farsi mangiare da lei. Ogni sillaba che Jadis scandiva mentre si avvicinava a lui, rallentava sempre di più il respiro del ragazzo: le dita tremavano impazienti di afferrarla ancora ma il solo ostacolare quel passo sensuale e felino era per lui una blasfemia imperdonabile. Dannazione che impazienza! Jadis avrebbe potuto vedere le palpebre del ragazzo invocare pietà, come se potesse svenirle davanti da un momento all'altro, e a tenerlo in piedi ci fosse solo quella colossale erezione che non poteva più nascondere, e che ben presto sarebbe stata in balia della ragazza. Ogni parte di lui lo faceva sussultare, ma nulla come le sue labbra che si ritrovò davanti alla bocca. Aprì le sue, respirando affannosamente, e prima di poterla baciare la vide scivolare in avanti. Quasi crollò per seguirla e le sue ginocchia si piegarono, non tanto da abbassare la sua posizione ma abbastanza da farlo tentennare. Trattenersi a quel punto fu impossibile.
    Cazzo...
    Non lo disse una volta sola, ne seguirono altri più sottili ed acuti, quasi strozzati, perché si stava rendendo conto di essere caduto per l'ennesima volta nella trappola micidiale di Jadis, quella con la quale o aveva tenuto sotto scacco da sempre, dal primo momento in cui si erano incontrati. Solo che stavolta... ci era finito di sua iniziativa. Quando Jadis gli scoprì il membro, Sho riprese finalmente a respirare e divenne così rosso in faccia che perfino la cicatrice che divideva in quattro il suo volto divenne paonazza, tanto che per un istante ebbe la tentazione di coprirsi, nascondersi, celare la sua vergogna. Ma Jadis lo guardava. vedeva quelle ciocche rosse nascondere uno sguardo voglioso, impaziente, affamato di lei, poteva vedere le sue braccia che pur ritraendosi si tendevano e mettevano in evidenza la muscolatura perfetta, quella che l'aveva tenuta in salvo e che adesso la stringeva per portarla come una novella sposina. Avrebbe visto anche gli addominali e la linea dei muscoli del ventre che si piegava come se volesse ritrarsi da lei e nascondere quella vergogna, e al tempo stesso voleva mettersi in mostra per farle vedere con quanto vigore l'avrebbe fatta sua. Prima che potesse portarsi le mani sul volto, Jadis lo ammonì, rievocando in lui un ricordo molto vivido nella sua mente, e obbligandolo a trattenersi. Per un istante venne colto da un grande sconforto, tanto che accennò un sorrisetto nervoso. Non era cambiata per niente... era ancora la stronzetta con maniera di grandezza e di controllo che ci godeva ad umiliarlo e farlo letteralmente nero... allora perché era così felice di averlo capito?
    Ho capito cosa vuoi fare, sai...? Vuoi farmela pagare per tutte le volte che ho preferito la Maestra a te...
    Sembrava quasi che volesse smascherarla per accusarla di qualcosa, ma proprio come lei non aveva perso la faccia tosta, lui non avrebbe smesso di essere il suo sfacciato Kuma: il sorrisetto nervoso si allargò ma al tempo stesso le braccia del ragazzo si chiusero, bloccandosi come se Jadis lo avesse legato, una posizione perfetta perché... Sho ricordava benissimo ogni sensazione legata a quel ricordo. Piazzandosi in quel modo, il fisico venne messo ulteriormente in mostra e anche se risultava imbarazzante, anche i suoi capezzoli turgidi svettavano in avanti proprio come quella verga eccitata, un'offerta per la sua Jadis che di sicuro non avrebbe trascurato.
    Vediamo se ci riesci...
    Non c'era disprezzo in quelle parole, solo la sfida di cui una dominatrice aveva bisogno per imporsi con tutte le sue forze. Non fece nessun altro sforzo se non quello di sollevare le gambe per permetterle di gettare via i boxer, poi sarebbe stato suo e suo soltanto. Il corpo del ragazzo sarebbe stato devoto a lei, mentre la sua lingua le sarebbe ivnece stata nemica, decisa a rispondere colpo su colpo. Questo era icò che erano dopotutto... anche da innamorati, il rapporto che li legava non sarebbe cambiato. Erano pur smepre due folli pervertiti...
     
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    Se c'era una cosa in grado di farla impazzire sempre e comunque, era vedere i propri interlocutori rimanere ipnotizzati da lei. Guardarla come se potessero impazzire senza averla subito, addirittura morire senza un suo tocco. Quella sensazione le piaceva sempre, senza eccezioni, non importava chi avesse davanti... Eppure niente era paragonabile a come la fece sentire vedere quello stesso effetto su Shouta in persona. Era come moltiplicare la bontà del proprio piatto preferito con una nota squisita mai provata fino ad allora, e probabilmente per questo guardava quella giovane testa rossa come se avesse voluto divorarne il proprietario per intero. Era speciale, semplicemente, ed era liberatorio ammetterlo almeno con se stessa, per una volta. Non per questo lo avrebbe trattato con riguardo però, soprattutto quando era lui stesso a non volerne. Non c'era dunque da sorprendersi per il ghigno malefico che le si stampò in viso mentre gli occhi di Shouta rimanevano incastrati nelle sue movenze. Il suo sguardo fisso la faceva sentire potente, invincibile, ma anche terribilmente... calda, bagnata dove contava e fremente per il desiderio che il "tocco" di quegli occhi si trasformasse piuttosto in mani che la afferravano e la veneravano come meritava. Prima però intendeva cancellare ogni traccia di Fumiko dalla testa di Shouta, e per farlo non poteva concentrarsi sul proprio piacere... non solo, perlomeno. Si leccò prontamente le labbra nel vederlo mentre si metteva in quella posizione vulnerabile da solo, stringendo la presa sulle proprie braccia virtualmente "legate" e mettendosi in mostra per lei. Improvvisamente sentì la gola secca e al tempo stesso l'acquolina, indecisa se avventarsi subito sul piatto principale o giocare un po'. Conoscendola, la risposta era scontata no? Specie quando il suo Kuma non ne volle proprio sapere di essere ubbidiente fino alla fine, anzi, si mise a stuzzicarla, sfidandola persino... Il ghigno di Jadis si allargò in risposta, più malizioso che mai. Fortunatamente aveva aspettato prima di rispondergli, come se si aspettasse che ci fosse appunto molto più di quella domanda retorica, e infatti aveva avuto ragione. Nonostante la provocazione, non perse la posizione, anzi, quando riprese a parlare lo fece tenendo volutamente il viso vicino all'erezione di Sho, ormai liberata, in modo che ogni suo soffio o sospiro stuzzicasse la pelle esposta mentre parlava. Non smise un solo istante di guardarlo negli occhi mentre distrattamente gettava i suoi boxer lontano da loro, liberandolo da ogni altra costrizione che non fosse quell'unico ordine di restare fermo così. Sarebbe riuscito a tenervi fede?
    Non posso negare che sia esattamente questo il mio piano... La cosa ti spaventa?
    Mentre parlava, posò finalmente le sue mani su di lei, sempre accovacciata ai suoi piedi, sempre stando ben attenta a guardarlo in viso così da non perdersi un solo cambiamento nelle sue espressioni. Quel sorriso nervoso la lusingava, e al contempo la spazientiva... Perché era l'ultimo ostacolo tra lei e la completa resa del ragazzo che desiderava. Se aveva tempo di essere nervoso, non era abbastanza perso per lei. Un tempo si sarebbe sentita gelosissima a usare quello stratagemma con lui. Fargli pensare volutamente a Fumiko era davvero un azzardo... Ma in quel momento aveva bisogno di risposte ed era decisamente fin troppo sicura di sé per non mettere in pratica il suo malefico piano. Peccato che Kuma non avesse ancora esattamente capito cosa intendesse fare per "fargliela pagare". Succhiargli l'anima era solamente la ciliegina sulla torta... e gliela avrebbe fatta penare.
    Mi stai davvero sfidando in questo momento, Kuma? Quando ho appena dichiarato di volerti punire? Bene. Allora ti sfido anche io: Voglio che pensi a lei... se ci riesci. Immaginala proprio qui, al mio posto. In ginocchio davanti a te, che ti sussurra parole d'amore e ti bacia. Magari... Senza preavviso, tirò fuori la lingua e assestò una profonda, lenta leccata sul suo glande, prima di concludere la frase. ... Così.
    Nel frattempo prese ad accarezzarlo: dapprima sulle cosce tese, quasi graffiandolo come una gattina, risalendo a palmo aperto sulle gonadi gonfie, che prese a massaggiare mentre parlava. Un'altra avrebbe sentito il peso della competizione, ma non lei. Se prima aveva voluto sapere con certezza se lui stesse pensando alla sua rivale, scoprendo di aver vinto almeno su quel punto, ora voleva che ci pensasse... o che almeno ci provasse, mentre lei avrebbe fatto tutto il possibile per non lasciarglielo fare. Era un gioco perverso che non metteva alla prova solo la parte fisica ma anche i sentimenti. Un test, forse, ma anche una tortura...
    Guardami... riesci a visualizzarla? Forse ti accarezzerebbe, come sto facendo io... O magari prima ti avrebbe concesso il bacio che ti ho negato? Sì, decisamente lei lo avrebbe fatto...
    Tornò all'attacco, stavolta imitando effettivamente un bacio, solo che ancora una volta si concentrò su quella parte di lui che rimaneva tesa di fronte alla sua faccia durante ogni parola: schiuse le labbra gonfie e umide per tutte le volte che se l'era leccate, guardandolo con le palpebre pesanti mentre lo accoglieva in bocca, non fino in fondo, solo un assaggio, concentrandosi sulla punta come se fosse un gelato irresistibile. Vi scivolò una sola volta, risucchiando e abbandonandolo come dopo, esattamente come se avesse voluto baciarlo. Il gesto produsse un rumore osceno e bagnato mentre risucchiava, ma lei sembrò non rimanere affatto scossa dalla cosa.
    Probabilmente si prenderebbe cura anche di questa parte qui... Così allenata. Durante il bacio le carezze si erano spostate, risalendo lungo il suo bacino, sugli addominali scolpiti, passando per ogni singola cicatrice, che trovava meravigliosa e che carezzò con piacere, giungendo infine ai pettorali fantastici che si ritrovava e a quei capezzoli che, dannazione a lui, accendevano in lei il forte istinto di pizzicarli. Se avesse potuto leggerle nel pensiero avrebbe visto dei piercing su quelle piccole punte sensibili, e magari anche sotto al glande che lei aveva appena gustato. Jadis adorava gli ornamenti di quel genere, non solo perché l'idea di lasciare marchi tangibili sul corpo di uno schiavo l'aveva sempre fatta impazzire, appunto, ma anche per una questione funzionale: un giorno aveva visto per errore cosa suo padre si fosse fatto al membro come "dono" alla madre e, per quanto perverso e incestuoso, il ricordo non l'aveva mai abbandonata. Mentre parlava si aggrappò al petto del giovane come se stesse per cadere, strusciando la guancia sul suo cazzo in modo perverso quanto affettuoso, quasi venerante. Poteva sembrare che volesse coccolarlo e tranquillizzarlo per ciò che si apprestava a fargli, ma era facile intuire che in realtà stesse ancora usando i suoi trucchetti ipnotici: gli aveva ordinato di pensare a Fumiko, se ci fosse riuscito, ma non aveva alcuna intenzione di lasciargli il tempo di essere ubbidiente. Non per quell'ordine in particolare. Salì con il busto quanto bastava per portare una mano a stringergli l'erezione e premere la cappella su un proprio seno, iniziando a masturbarla lentamente e stimolandosi al contempo per la frizione. Shouta avrebbe potuto vederla arrossire e fremere, mentre il capezzolo pulsava sotto quella lenta masturbazione. Al contempo sollevò il mento per leccargli un capezzolo, con la stessa lentezza ipnotica che aveva usato per il suo cazzo. Se vedeva una cicatrice la baciava pigramente, quasi non si rendesse conto di farlo. Di certo non penserebbe mai, a quanto vorrebbe morderli fino a lasciarvi il segno... E se facesse ciò che sto facendo io, proprio in questo momento, il tuo cazzo sparirebbe in pochi istanti- nnh. È per questo che la trovi così attraente, forse?
    Più continuava a toccarlo e strusciarlo contro il suo seno, più le palpebre le si facevano pesanti tanto che fu costretta a mordersi il labbro per trattenere un piccolo gemito. Era così eccitata che probabilmente sarebbe potuta venire solo attraverso il suo seno, piccolo certo, ma non per questo meno sensibile, anzi, forse molto più di tanti altri ben più grossi. Solo che, ancora una volta... non era il suo turno di godere. Gli leccò l'altro capezzolo, fissandolo, mentre d'un tratto tornava accovacciata, tenendo una mano proprio su quel petto che aveva così ampiamente stuzzicato.
    Ma la sua lingua sarebbe così calda? Così affamata? La vedresti bagnata per te mentre ti succhia via anche l'anima? Pensa a lei, Kuma... avanti.
    Gli sorrise con espressione malefica e furbesca, leccandolo sulle gonadi che poco prima aveva massaggiato... poi a tradimento strinse forte il capezzolo che teneva tra le dita, pizzicandolo abbastanza da procurargli una fitta di dolore mentre, dopo aver finito la frase ed essere risalita con la lingua lungo l'intera asta, lo accoglieva in gola tutto d'un tratto, affondando fin da subito fin dove quell'abnormità poteva arrivare al primo colpo. Impossibile prenderla tutta, ma c'era quasi. Ammesso che... te ne dia il tempo. Quella frase la finì solamente nella sua testa, mentre iniziava a fare una delle sue magie. Cercando di non roteare gli occhi per il piacere, incapace tuttavia di trattenere mugolii soddisfatti, ben presto iniziò a muovere la testa e usare l'intera bocca e la gola stessa per togliere il fiato al suo Kuma. Sì, perché anche se era lei quella che cercava di soffocarsi con un cazzo decisamente troppo grosso per lei, doveva essere lui a subirne gli effetti. Jadis era una maestra nel dare piacere. Ogni suzione, ogni pulsazione o movimento, erano studiati per infliggere il maggior piacere possibile e il tutto era condito dalla passione che la muoveva, in quel momento più forte che mai proprio perché si trattava di Lui. Non si sarebbe dimenticata del resto del suo corpo: con una mano gli massaggiò i testicoli che non aveva alcuna intenzione di ignorare e con l'altra gli strinse la coscia per trascinarlo sempre più in fondo ogni volta che tirava indietro la testa e affondava di nuovo. Aveva intenzione di ripetere il processo finché non fosse riuscita ad accoglierlo tutto quanto, finanche a leccare con la lingua la zona che stava massaggiando. In tutto questo lo guardava alla prima occasione, ignorando le lacrime o i conati, come se non fossero poi così importanti di fronte al suo piacere. Ovviamente in tutto ciò non avrebbe dimenticato il suo piano. Sho conosceva le regole: non doveva muoversi, non doveva venire senza il suo permesso... ma cosa doveva fare con i pensieri su Fumiko? Ascoltare il suo ordine e dunque pensare a lei o... non farlo e venire punito? Per quanto quella richiesta sembrasse contorta e avrebbe potuto mandarlo in confusione, la stessa Jadis lo avrebbe "aiutato" a restare concentrato. Ogni volta che lui avesse anche solo accennato a pensare ad altro che non fosse la sua Padrona, ogni singola volta che avesse perso il suo sguardo o anche solo tenuto gli occhi chiusi per il piacere, lei avrebbe stretto un pochino la presa sull'asta marmorea facendogli sentire i denti. Il tanto che bastava per sfiorarlo, quasi una carezza perentoria e al tempo stesso sensuale, senza mai arrivare a fargli male o rovinare la sua eccitazione. Il suo scopo era piuttosto nutrirla, farla crescere ed esplodere. Se il suo Kuma si sentiva andare a fuoco, lei non sarebbe mai stata l'acqua pronta a spegnerlo e calmarlo, ma benzina a infiammarlo di più. Era questa la differenza tra lei e Fumiko, probabilmente, ed era per questo che Jadis era convinta di poter vincere contro i suoi ricordi: Baiken sarebbe sempre stata amorevole con lui, accogliente... Lei no. Lei mai. E non era forse terribilmente più divertente essere "folli" insieme?
     
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    Seguì uno scambio di sguardi più serrato di un duello di spade, e Sho ne aveva fatti di quelli quindi non era un paragone semplice da fare. Jadis però era irresistibile quando lo fissava in quel modo: non solo desiderio, ma voglia di metterlo alla prova, di consumarlo, di spremerlo fino all'ultima goccia e scoprire quando sarebbe caduta. Il suo di compito era fare in modo che quella goccia non cadesse mai, resistere fino alla fine, ma più la fissava negli occhi mentre si avvicinava alla sua verga respirandoci sopra, più sapeva che quella missione rasentava l'impossibile. Bastava solo immaginare le sue labbra vicine e sentire il respiro della ragazza sulla propria pelle per farlo tremare e pulsare in maniera semplicemente oscena. Ooooh quanto cazzo la desiderava..
    Sei troppo minuta per farmi paura...
    Voleva risponderle a tono, colpo su colpo, sfidandola, provocandola, facendole capire che da quel momento in avanti la sfida sarebbe stata seria, e che ogni volta che pensava di graffiarlo avrebbe dovuto invece morderlo e marchiarlo a sangue con i denti se voleva ottenere lo stesso risultato. Doveva farlo suo, in tutti i sensi, e lui non poteva darle quella possibilità se non si metteva in gioco. Era Jadis ad essere piegata davanti a lui, ma quello sotto scacco era Sho: troppo debole al suo fascino, troppo innamorato di Baiken per cancellarla dalla mente in un istante, quel confronto non era solo un gioco di seduzione tra due novelli innamorati, era un vero e proprio esorcismo, per questo oltre all'estasi e all'attrazione c'era anche quel muro di ansia che non sarebbe passato velocemente. Tuttavia entrambi erano armati di martello e piccone, poco ma sicuro. Il problema era che Jadis non sembrava preoccupata all'idea di tirare picconate anche a Sho, oltre che alla parete: lo invitò non a pensare a lei, ma proprio a Baiken mentre gli infliggeva un primo assaggio di quella lingua bollente, solo l'anticamera di una bocca che poteva portarlo facilmente alla follia. Strinse i denti perché c'era riuscito davvero: vedere la sua maestra mentre gli leccava il cazzo in quella maniera oscena e colma di passione lo aveva davvero fatto impazzire per un momento, ma se lui riuscì a non gridare come un bambino alle prime armi, la sua verga guizzò invece verso l'alto marmorea, con la punta addirittura leggermente arrossata per la pressione del sangue. Era bastato davvero così poco per ridurlo in quello stato? Vergognoso. Si era ripromesso di risponderle colpo su colpo ma divenne pressoché impossibile mentre gli carezzava le cosce e le gonadi con tanta perizia, continuando a costringerlo ad immaginarsi Baiken mentre gli serbava lo stesso trattamento, dandogli addirittura il bacio che tanto aveva agognato. Il bacio... si, quel bacio meraviglioso che si erano scambiati durante la prigionia, il sapore della sua carne, l'odore della sua pelle, come poteva negare quanto lo adorasse? Non aveva desiderato nient'altro fino a quel momento e se non fosse stato per Jadis a quel punto il suo cuore sarebbe stato in pace. Ma per quanto l'istinto gli suggerisse che desiderava la sua maestra, il cuore voleva davvero a tutti i costi conquistare Jadis, quindi allentò il respiro e si godette lo spettacolo, cercando di rimanere calmo non senza iniziare a perdere qualche goccia di sudore dalle tempie. Il calore delle labbra di Jadis, la loro morbidezza, la lingua impaziente che lo gustava, dio se stava per impazzire. Doveva sforzarsi anche solo per non pulsare dentro di lei, e serrava le labbra scuotendo il capo cercando di trattenere altri gemiti. Quel bacio non aveva niente a che fare con quello della sua maestra. Le palpebre di Sho si fecero pesanti, così come la sua testa, stava venendo completamente demolito anche solo da quella leggera stimolazione e appena Jadis si fece più affamata, fu costretto a riprendere i sensi come se una belva lo stesse per divorare. I pensieri della ragazza lo penetrarono come spilli nel cervello: non poteva leggere nella sua mente ma istintivamente il petto si allargò all'infuori come se glielo stesso offrendo. Ammirò lo spettacolo di Jadis che venerava il suo cazzo con aria innamorata, era evidente che nemmeno le fosse immune al fascino che poteva esercitare quel giovane solo per lei, e di sicuro Sho avrebbe soddisfatto qualsiasi perversa richiesta Jadis avesse avanzato, anche infilzarsi capezzoli e scroto solo per vedere di nuovo quello sguardo innamorato di lui. Il seno di Jadis non era prosperoso come quello di Baiken, ma solo lei poteva stringerlo al petto e leccargli i capezzoli in quella maniera perversa e vogliosa. Si perse nei suoi occhi mentre lo faceva, tremando di piacere e spalancando la bocca non riuscendo più a trattenerei gemiti. Stava impazzendo, Jadis lo stava trascinando lentamente nella follia e nemmeno lui sapeva per quanto tempo ancora sarebbe riuscito a trattenersi.
    Come faccio a pensare a lei mentre mi fai quella faccia...
    Mugugnò frustrato, nella sua voce si poteva leggere tutta la voglia di prenderla per le gambe, sbatterla a terra e scoparla con forza fino a che non avrebbe gridato il suo nome. Chiuse gli occhi, cercando di non pensare a Jadis e di come lo supplicava di dargliene ancora e ancora, doveva seguire il suo volere e pensare a Baiken, e a quel punto le due figure non si sostituirono... si sovrapposero. Mentre Jadis lo faceva suo, la sua mente iniziò ad immaginare che Baiken si unisse a lei per farlo diventare il giocattolo di entrambe, l'adorato Sho che apparteneva solo a loro. Lì la mente del ragazzo esplose, e i suoi occhi presero a fissarla in un modo che probabilmente non aveva mai visto prima: sembrava drogato, assuefatto da lei, pronto a perdere ogni traccia di senno solo per il piacere.
    Mi stai uccidendo Jadis...
    E poi il colpo di grazia: quel perverso bacio e quell'osceno abbraccio si trasformarono in un vero e proprio tuffo nella lussuria, un modo per annegare insieme dove Jadis si riempì gradualmente la gola di quella carne estrema e Sho perdeva sempre di più Il fiato. Restare immobile divenne impossibile e anche mentre si sforzava di lasciare le braccia bloccate dietro la schiena e i piedi immobili sul terreno, tutto il resto del corpo si agitava nel piacere più totale. Jadis sapeva perfettamente come farlo impazzire la sua bocca le ubbidiva come se fosse un organo sessuale a sé stante. Sho si ritrovò a respirare e gemere allo stesso tempo, un suono musicale perverso e coerente che aumentava ogni volta che Jadis affondava più forte su di lui :E più affondava, più diventava difficile per lui respirare. Poteva provare ad immaginarsi Baiken a quel punto, ma ogni leccata, ogni affondo, ogni morso perverso di Jadis riportava l'attenzione su di lei.. Le pulsioni violente che si sfogavano in fondo alla sua gola erano per lei. Le vene che si gonfiavano e ribollivano tra le sue labbra erano per lei. Le gonadi che tremavano impazienti piene di seme bollente stuzzicato da quella lingua invincibile erano per lei. Negare... era impossibile. La amava, amava quel modo di farlo godere con tutto il suo cuore, e non poteva resistere al fascino di quella dannata che lo aveva letteralmente stregato.
    Non posso... non posso pensare a lei... tu sei... troppo...
    Stava contravvenendo ai suoi ordini, e non ci provava nemmeno a nasconderlo. Jadis lo aveva addestrato bene...
     
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