Un incubo decisamente TROPPO realistico

Per Exo e il suo cavallo selvaggio

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    Ultimamente il sonno di Gabriel era decisamente tormentato. Da settimane, forse più di un mese, ogni notte faceva lo stesso identico incubo che si era consumato tempo prima e gli aveva lasciato segni tangibili sul corpo: lo zoccolo di un centauro infernale. Ancora non si spiegava cosa diavolo fosse successo, e quando chiedeva a Thresh spiegazioni lo trovava sempre impegnato con una delle sue innumerevoli conquiste, cosa che gli faceva pensare che non tirava decisamente l'aria giusta per una chiacchierata. A parte il sonno agitato, però, la sua vita scorreva bene. Sua sorella era al sicuro, per il momento e lui doveva giusto compiere qualche lavoretto sporadico, alcuni decisamente impegnativi o... beh, disgustosi, ma ormai aveva raggiunto un tale stato di consapevolezza che, semplicemente, quando indossava un vestitino da donna si sentiva un'altra persona, Carnelia. Per lui era come indossare una maschera, con quella poteva essere qualsiasi cosa volesse (o meno) e niente di ciò che faceva durante quei momenti poteva raggiungerlo quando invece era a scuola, da semplice studente, vestito da se stesso. Gabriel era un comune studente come tanti, forse leggermente meno palestrato, forse un pochino androgino, visto che portava i suoi lunghi e voluminosi capelli rossi legati spesso in una treccia posata sulla spalla, ma ecco... un tipo normale capace di passare inosservato nonostante la benda sull'occhio. Cercava dunque di tenere separate il più possibile le sue "due" vite e nonostante una fosse decisamente scabrosa e terribile, l'altra era così tranquilla che il giovane poteva finalmente abbassare la guardia. Ogni volta che beccava qualcuno che lo conosceva quando era Carnelia e sapeva chi fosse realmente, semplicemente allungava il passo, salutava cordialmente nascondendo i rossori o più precisamente erano gli altri a ignorarlo, rispettando il suo volere... anche se quest'ultima cosa era molto più rara. Insomma, era il quadro perfetto per concedersi il lusso di vivere normalmente almeno per la maggior parte del tempo. Ultimamente poi, i "clienti" e gli alunni da premiare erano diminuiti parecchio, come se una specie di quiete surreale avesse avvolto la Sapienza e questo gli permise di rilassarsi. E c'era una ragazza. Sì, una ragazza... finalmente. Era così bella che aveva attirato subito il suo sguardo. Gli piaceva osservarla quando consumava da sola la sua colazione, vegana, cosa che lo aveva convinto del suo animo gentile, o quando leggeva in biblioteca testi perlopiù su attivismo e clima. L'aveva osservata così a lungo che ogni tanto capitava che lei, da sotto le ciglia, gli regalasse uno sguardo. Puntualmente, quello sguardo si trasformava in sorriso e poi, in modo quasi automatico, in un dolce rossore. Questi scambi continui l'avevano convinto che in qualche modo ricambiasse e, piano pino, aveva preso coraggio e "da uomo" della situazione si era fatto avanti. Era così raro per lui, vivere una storia normale, che ancora oggi, a distanza di ben 5 incontri e scambi, si chiedeva cosa dovesse fare di preciso per conquistarla. Con... beh, con i suoi affari era facile. La gente che incontrava nell'altra vita era interessata al suo corpo e basta: prendeva ciò che doveva, lo lasciava a metà e andava via soddisfatto senza che lui dovesse fare chissà cosa, se non subire. Ma con lei conversava, doveva trovare argomenti, spesso ostentava buone maniere in onore del ragazzo innocente che era stato quando si era preso una cotta per la professoressa Lucia e, beh, doveva anche essere mascolino. Ultimamente si era messo a fare sport, in tal senso. Le sue spalle erano cresciute un pochino, la pancia si era scolpita leggermente insieme alle braccia e persino il petto risultava gonfio, per non parlare del suo sedere, ormai sodissimo. Quel giorno doveva essere importante. Indossava la divisa scolastica e teneva aperta la camicia per mostrare le clavicole e un principio di pettorali. Le maniche di giacca e camicia erano arrotolate per mettere in risalto gli avambracci, la benda aveva un tribale particolare ricamato sopra e aveva tenuto persino alcuni piercing che dei clienti l'avevano costretto a fare di recente: sui capezzoli e alcuni sul membro, anche se non pensava di poterli sfoggiare proprio quel giorno. Aveva deciso che si sarebbe finalmente fatto avanti fisicamente, ma si aspettava al massimo qualche bacio ed effusione, nonostante ultimamente da quel punto di vista... beh, andasse sempre malissimo. Aveva un po' timore, perché quell'assurda difficoltà a venire era tornata insieme all'incubo che continuava a tormentarlo la notte, e proprio come se Hecarim fosse realmente esistito, non solo nei suoi sogni, spesso e volentieri si ritrovava a gridare nel bel mezzo della notte, completamente fradicio di sudore e con un'erezione da record che, puntualmente, non riusciva a sfogare. Aveva dimenticato l'ultima volta che fosse riuscito ad avere un orgasmo completo, ma aveva dato la colpa ai clienti irrispettosi e menefreghisti e al suo stress, quando non riusciva da solo. C'era anche il particolare che da quell'incubo erano le lanterne a poter controllare i suoi orgasmi... ma nessuna di loro si era interfacciata a lui di recente e quindi quella teoria non aveva senso. Con Hanna, così si chiamava la sua cotta, era certo che sarebbe stato diverso. In quel momento si trovavano in biblioteca, l'uno davanti all'altro, appartati tra gli scaffali. Lui era appoggiato a una libreria col gomito, incombendo su di lei e sfoggiando la sua nuova muscolatura leggera. Aveva la mano dietro la testa e le sorrideva con denti perfettamente bianchi, mentre ridacchiavano e chiacchieravano del più e del meno come quasi ognuno dei loro precedenti incontri.
    Sai... penso che dovremmo uscire qualche volta, se ti va. Fuori da scuola dico... Magari potremmo andare al karaoke, se ti piace. Che ne pensi? Si ricordò solo in quel momento che forse doveva essere più deciso, si sentiva come se quell'approccio facesse pena. Così... "molliccio". No, serviva decisione con le ragazze... o almeno così le aveva detto un compagno di classe a cui aveva chiesto consiglio. Uno dei pochi che non sapeva del suo "segreto". Ti passo a prendere alle sette?
    Ecco. Lo aveva fatto. Trattenne il fiato in attesa di una risposta, ma vide il sorriso di lei e a propria volta si ritrovò a ridacchiare come un completo idiota, cosa che lo portò ad avvicinarsi con tutto il corpo, sempre stando in quella posa da "macho" mancato. L'altra mano andò lentamente al braccio di Hanna, carezzandola con l'indice e il dorso delle dita, mentre aspettava una risposta. Quella giornata sarebbe finita bene. Stavolta avrebbe dormito sereno... Se lo sentiva. Doveva solo essere paziente...

    Edited by MidoriNoBakeneko - 28/3/2023, 13:16
     
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    Aveva perso il conto del tempo da quella notte. Era passata qualche settimana? Forse un mese? Non gli era chiaro ma ricordava distintamente il tempo passato con Gabriel e quanto era stato vicino a tornare il mostro di una volta nonostante Thresh gli avesse insegnato diversamente. Pensava di potersi controllare e in un primo momento c'era riuscito ma quando il giovane aveva iniziato a pregare di smettere lui non lo aveva fatto fottendolo in ogni modo e maniera gli venissero in mente, fottendolo da umano o da centauro senza preoccuparsi se il suo corpo potesse sopportarlo. Aveva goduto come mai prima d'ora quella notte con Gabriel ma quel piacere gli era quasi costato caro ed era sicuramente costato caro alla psiche del povero ragazzo. Si era ripromesso di non romperne altri e invece Gabriel giaceva davanti a lui inerme e svenuto con un vistoso marchio sulla natica impresso proprio da lui. Non provava pietà per lui ma piuttosto timore di aver deluso se stesso e fu quello stesso timore a frenarlo e a far credere al ragazzo che tutto ciò che aveva passato non era stato altro che un sogno sfruttando il potere delle loro lanterne maledicendolo nel mentre. Quel marchio gli avrebbe impedito di venire con soddisfazione a meno che non fosse stato il centauro a permetterglielo, dopotutto lasciar andare Gabriel non significava di certo liberarlo ma solo concedergli del tempo per riprendersi.
    Approfittò di quel tempo lontano da lui per affinare le sue capacità con quei nuovi poteri e non ci volle molto prima che il centauro riuscisse a plasmare un aspetto umanoide completo e soddisfacente a differenza di quello raffazzonato di cui si era accontentato al suo primo giorno alla Sapienza, passando diverso tempo davanti allo specchio complimentandosi da solo per l'ottimo lavoro come un perfetto narcisista. L'unico dettaglio che proprio non era riuscito a modificare era stato il suo membro equino. Perchè avrebbe dovuto privarsi della sua imponente virilità in cambio di un normale pene umano? Follia. Doveva solo accettare che nessun pantalone di quella debole razza era abbastanza largo e capiente da impedire ai suoi genitali di sporgere in avanti in un gonfiore estremamente molesto e volgare.
    Modificare il suo aspetto era servito anche a insegnargli ad assumere fattezze diverse, trucchetto che usò molto spesso per seguire e osservare Gabriel vivere la sua vita tranquilla e masturbarsi su di essa e soprattutto su di lui, tenendo a freno le sue voglie galoppanti. Non era raro che lo seguisse all'uscita da scuola o mentre andava in palestra camuffato da semplice umano intento ad allenarsi come lui. Vederlo sudare, vederlo guardarsi sulle vetrate soddisfatto era una fonte di piacere insostenibile che il centauro si trovava a sfogare furiosamente nei bagni e nelle docce della struttura quando era sicuro di trovarsi totalmente solo. Era capace di sentire l'odore dolce del sudore scorrergli sulla pelle e doveva mordersi le labbra fino a farle sanguinare per evitare di stuprarlo in mezzo a tutte quelle persone ritrovandosi a sborrare copiosamente nella più totale solitudine, digrignando i denti per lo sforzo di svuotare le palle fino all'ultima goccia all'interno di stupide e microscopiche tazze del cesso. Stalkerarlo in quel modo gli aveva permesso di sviluppare la sua malsana attrazione verso quel giovane al punto da risultare mostruosamente geloso del suo secondo lavoro come Carnelia. Se Gabriel avesse pensato che le sue richieste come Carnelia stessero iniziando a ridursi soprattutto all'esterno della scuola era solo merito di Hecarim e del modo in cui riduceva i suoi clienti, in particolar modo quelli che lo trattavano nei modi peggiori, umiliandolo per la sua incapacità di venire, minacciandoli che qualsiasi altro contatto col ragazzo avrebbe portato alla loro immediata uccisione.
    Gabriel poteva quasi considerarlo il suo nascosto angelo custode ma quando Hecarim invadeva i suoi sogni la notte grazie al suo legame con il marchio che aveva sulla natica era molto più simile ad un vero e proprio demone. Il suo legame con lui gli permetteva di far riaffiorare quei ricordi sepolti e camuffarli da semplici, vividi e incredibilmente realistici sogni godendosi poi i frutti di quegl'incubi ammirandoli dal punto di vista del ragazzo stesso. Quelle notti erano i momenti in cui si sentiva più vicino a lui, in cui riusciva a percepire la sua insoddisfabile eccitazione, il suo timore e il suo desiderio mischiato ad un profondo disprezzo per quelle stesse sensazioni e non c'era mano o onahole che potesse aiutarlo a spremere fuori i suoi intensi orgasmi che finivano con l'imbrattare il suo stesso corpo disteso sul letto della sua camera all'interno della scuola. Si era sempre chiesto se qualcuno lo avesse mai sentito grugnire e ringhiare come un vero e proprio animale mentre ad occhi serrati ancheggiava rabbiosamente all'interno di quei patetici surrogati immaginando di avere sopra di se il corpo allenato e androgino del suo Gabriel.
    Si era ripetuto che avrebbe potuto resistere ancora molto tempo prima di tornare da lui ma quando Gabriel iniziò a frequentare uno sporco sacco di carne la sua gelosia salì alle stelle e con essa il suo morboso bisogno di seguirlo e tenerlo sott'occhio in tutte le loro cinque uscite. Quella puttana voleva rubarlo a lui? Non gliel'avrebbe permesso.
    Si era offerto per il ruolo di custode della biblioteca della scuola, un posto forse un po' bizzarro per un soggetto come lui, ma dalla liberazione di Thresh aveva scoperto di essere molto più curioso di quel che credeva e non era raro, quando non era impegnato ad osservare Gabriel, che non si dilettasse in lunghe sessioni di lettura riguardo argomenti di ogni genere con una preferenza alla sfera sessuale. Sapeva girasse voce di un bellissimo nuovo custode e non era strano che giovani ragazze e ragazzi frequentassero la biblioteca solo per lui ma per il centauro gli occhi erano puntati solamente sulla figura che aveva appena varcato la soglia insieme ad una nanerottola grassa nei punti giusti. Una figura che gli riempiva le pupille di selvaggio desiderio, che faceva pulsare la virilità malcelata all'interno dei larghi pantaloni e che lo portò ad abbassare la sua lettura. Quel giorno tra tutti quei libri non c'erano molti studenti, forse complice la tarda ora, quindi non era difficile immaginare che i due piccioncini che neanche si erano accorti di lui non si trovassero lì per aumentare la loro cultura ma probabilmente per consumare uno o più atti impuri. Ciò che gli fece chiudere il libro e alzare le chiappe annoiate dalla sedia, però, non fu il dovere di proteggere quel luogo dalla perversione e la lussuria della gioventù ma la focosa gelosia. Normalmente si sarebbe tenuto a distanza da lui ma l'idea che quella vacca potesse portarselo via era inconcepibile quindi se Gabriel avesse pensato, di nuovo, che quella giornata sarebbe andata bene si sarebbe dovuto ricredere quando, a fare ombra alla coppietta, sarebbe apparsa una figura imponente, alle spalle del ragazzo.
    Cucciolo mio... non ricordi di essere impegnato, OGGI?
    Il tempo che i due ragazzi avessero impiegato a capire cosa fosse successo, Hecarim lo avrebbe sfruttato per assumere la stessa posa di Gabriel sfruttando la sua altezza per sovrastarlo e poggiare il braccio sullo scaffale alle spalle della ragazza mentre l'altra mano andava ad afferrare possessivamente la natica marchiata. Quel contatto sarebbe stato sufficiente ad accendere il marchio e travolgere la mente del povero ragazzo con le stesse immagini che invadevano i suoi sogni, stavolta ancora più reali, insieme ad un torrente di piacere improvviso che sicuramente non era assolutamente pronto ad incassare. Se la ragazza avesse aguzzato la vista avrebbe potuto ammirare la figura altissima alle spalle di Gabriel. Un omone alto all'incirca due metri e mezzo vestito solamente di una camicia bianca ampissima a cui era più facile contare i bottoni chiusi che non quelli aperti, incapace di coprire del tutto il petto villoso sotto di essa. Le maniche erano arrotolate similmente a quelle di Gabriel e le mani e i polsi erano tempestati di bracciali e anelli. Alla vita una tozza cinta dalla fibbia vistosa sosteneva un paio di pantaloni cargo neri equipaggiati di una moltitudine di tasche e un prorompente gonfiore sul cavallo che andavano stringendosi sulle caviglie dove la figura terminava con un paio di pesanti anfibi neri. Il viso del centauro era distorto in un sorriso malizioso circondato dalla folta chioma di capelli raccolti in una coda e diverse treccine.
    Hecarim strinse ancora di più la presa, avvicinandosi con i fianchi per permettere al suo giovane cucciolo di percepire chiaramente la gigantesca virilità alle sue spalle che, anche se contenuta nei pantaloni, iniziava già a felicitarsi del loro riavvicinamento, continuando a tenerlo saldamente fermo sul posto irrorando la sua testa dei loro ricordi lussuriosi e depravati.
    In più... voi giovanotti non dovreste usare questo luogo per i vostri incontri amorosi.
    Stavolta lo sguardo si spostò sulla ragazza e i suoi occhi spettrali le guardarono nel profondo. La guardarono come se non fosse la prima volta che la fissavano, come se volessero gridarle di togliersi dalle palle una volta per tutte e di non rubare la roba d'altri.

     
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    Hanna reagì anche meglio di quanto Gabriel si aspettasse: abbassò quel suo adorabile visetto paffuto, sbattendo le folte ciglia bionde e mostrandogli due occhioni da gattina che lo fecero sorridere inebetito. Al contempo fece una cosa che rischiava letteralmente di mandarlo fuori di testa: si portò le dita delicate ai capelli e scostò un ciuffo dorato, mettendolo dietro la piccola orecchia. Persino quella parte di lei era perfetta, leggermente a punta, piccola e carina... doveva essere morbidissima e gli venne voglia di toccarla. Doveva trattenersi però, e lo fece fingendo nonchalance mentre lei parlava e lui non faceva altro che fissarle le labbra.
    Va benissimo per me... Mi andrebbe molto di uscire con te anche fuori da scuola, caro Gabriel.
    I seni ondeggiarono mentre la giovane faceva un passo in avanti, Gabriel arrossì per averli guardati, purtroppo per un corpo così minuto, Hanna era decisamente troppo dotata per non ritrovarsi a fissarla nei punti sbagliati come un vero pervertito. Fortunatamente la guardò negli occhi subito dopo, occhioni che si stavano avvicinando mentre la giovane gli posava le mani al petto, si metteva in punta di piedi e...
    Cucciolo mio...
    Bastò quelle parole a paralizzarlo sul posto. Non avrebbe mai saputo cosa Hanna stesse per fare perché la giovane si ritrasse immediatamente, imbarazzata quanto lo era stato lui poco prima, facendo un passo indietro e ricomponendosi per la presenza del nuovo venuto. Gabriel, invece, era immobile, gli occhi sgranati, le sopracciglia alte, la bocca completamente serrata in un'espressione di shock. Probabilmente era sbiancato completamente, non solo per la paura, ma perché nel preciso momento in cui la mano che aveva tormentato così assiduamente i suoi incubi gli cingeva la natica marchiata, tutto il suo sangue era defluito per andare a concentrarsi in un solo e preciso punto, gonfiandolo sotto i pantaloni. In un mondo dove esistevano bestie come Hecarim e soprattutto "attrezzature" come la sua, il membro che andò a gonfiare i pantaloni di Gabriel era appena visibile, un gonfiore contenuto che probabilmente la maggior parte delle persone avrebbe potuto ignorare, persone abituate a vedere appunto mostri come quello che il ragazzo sentiva premergli sulla schiena, ma Hanna... no. Per sua sfortuna Hanna era davvero pura come sembrava, a quanto pareva, e anche il suo normalissimo cazzo che più di una volta l'incubo dietro di lui aveva ridicolizzato con vezzeggiativi imbarazzanti, attirò il suo sguardo innocente facendolo sgranare. Gabriel sentì il sangue tornare immediatamente a colorargli il viso: divenne completamente rosso dalle guance fino alle orecchie, e si schiarì la voce mentre cercava di stringere le cosce per mascherare la propria reazione all'uomo. Ma era troppo tardi... la sua Hanna l'aveva visto fin troppo bene e dopo aver sgranato gli occhioni schiuse le labbra, iniziando a indietreggiare prima ancora che Hecarim (ancora non poteva credere che fosse davvero lui) potesse parlare. Gabriel lo capì distintamente: avrebbe voluto chiedergli spiegazioni. Se solo ne avesse avuto la forza, avrebbe lottato per lui, perché a quella splendida ragazza lui piaceva davvero. LUI. Non il suo corpo... non ciò che poteva darle... Ma Hanna era dolce e pura, non avrebbe mai parlato davanti a una figura scolastica, neppure di fronte alla prova che qualcosa in quella stessa figura non andasse assolutamente bene. Neppure di fronte all'erezione del ragazzo... che non era assolutamente dedicata a lei. Era palese.
    L-le chiedo scusa, Signor Custode... i-io... stavo giusto andando via! Il passo indietro divenne uno, poi due, poi tre, finché la giovane non si voltò e quasi iniziò a correre pur di fuggire a quella scena imbarazzante, riuscendo solo a svariati metri dalla scena a voltarsi per fare un minimo, piccolissimo cenno del capo, dando un ultimo sguardo al ragazzo a cui solo due minuti prima aveva dato appuntamento per venerdì sera. G-gabriel... ci-ci vediamo. Per venerdì ho ricordato che ho... il progetto di fisica da c-consegnare... sabato. Hem. Sì. R-riguardati!
    E sparì come se non fosse mai esistita. Probabilmente dalla sua vita... ma non prima di rivolgergli uno sguardo che somigliava fin troppo all'apprensione o alla pena. Aveva capito tutto? Aveva capito cosa fosse successo e cosa probabilmente sarebbe capitato di lì a poco se non fosse scappato anche lui il più velocemente possibile, come un codardo? Improvvisamente Gabriel si sentì furioso, più che sconvolto, eppure il trauma era ancora troppo fresco per permettergli di parlare... Infatti quando aprì bocca, urlò.
    L-LASCIAMI! N-non mi devi toccare!
    Ciò che fece fu scansarsi in malo modo dalla presa del centauro... se lui glielo avesse permesso, complice anche (sperava) l'inaspettato grido, voltandosi a guardarlo. Avrebbe voluto rivolgergli uno sguardo furioso, ma davanti a lui sembrò più un gattino intento a soffiare a un gorilla o... a un elefante, viste le dimensioni di quell'uomo... di TUTTO quell'uomo. Hecarim... il suo peggiore incubo... la sua notte di sesso più bella di sempre... esisteva davvero. Non era mai stato una finzione, ed era lì davanti a lui dopo mesi passati a soffrire le pene dell'inferno dietro ai suoi ricordi. Sapeva perfettamente come il centauro reagisse ai "no" e alla disobbedienza, ma erano in un luogo pubblico e lui... non gli faceva paura! Quel maledetto bastardo... Se solo fosse stato almeno il doppio, lo avrebbe preso a pugni nonostante le dimensioni, porca miseria! Custode... Hanna lo aveva chiamato custode. Della biblioteca? Ma da quando? Pensieri su pensieri si susseguivano nella sua mente, rendendolo solamente più confuso e furioso ogni istante che passava.
    Tu... T-tuuu..! Non sapeva di preciso cosa dire. Inizialmente le parole gli morirono in gola mentre lo guardava, squadrandolo da capo a... decisamente non i piedi, per poi tornare al petto e chiedersi se fosse sempre stato così grosso, anche negli incubi che lo tormentavano quasi ogni notte, anche in quei sogni del loro primo incontro che... non erano mai stati sogni. E mentre ricordava, mentre realizzava che TUTTO ciò che avevano vissuto insieme in quelle notti di sesso sfrenato era vero, si sentiva sempre più arrabbiato... furioso, sconvolto e... dannatamente arrapato come mai era stato in quei mesi senza di lui. La sua parlantina esplose.
    Sei sparito! Mi hai lasciato svenuto dentro... dentro quella gogna... mezzo morto... con il culo ancora spanato e... sei sparito!!! E ora osi tornare dopo mesi da me e mi rovini la piazza con la tipa che mi piace!? Fingendoti un Custode poi! Da quando sei così astuto?! S-Sei un fottuto mostro bastardo! Un maledetto a-animale! Cos'era?! UN GIOCO DEL CAZZO PER TE? Ovvio che sì... ma non sono più il tuo giocattolino!
    Cercava di non urlare, alzando la voce solamente nell'enfasi di qualche parolaccia, abbassandola a un sussurro furioso quando doveva dire qualcosa di terribilmente imbarazzante, continuando a guardarsi in giro tutto il tempo, con il culetto che ancora doleva e fremeva per la presa dell'uomo. Bruciava, addirittura, tutto il tempo... e forse anche per questo quella sua sfuriata risultava così ridicola: perché mentre il suo corpo sussultava ad ogni frase "gridata a bassa voce", le sue cosce ora leggermente più toniche e muscolose ma comunque minute si sfregavano fra loro dentro quei pantaloni dal taglio assolutamente maschile, così diverso dall'abbigliamento con cui lui l'aveva conosciuto. E proprio lì, nascosto a malapena da quel tessuto ruvido, la sua erezione spiccava e sussultava puntando proprio alla figura contro cui quello scricciolo si ostinava a urlare, quasi volesse richiamarne le attenzioni... o anzi, invocarle disperatamente. Gabriel non aveva affatto finito di sfogarsi, e anzi continuò a blaterare e farfugliare la propria arringa sgangherata, almeno finché non si rese conto della situazione: era vestito da uomo. Era Gabriel lo studente insospettabile, non Carnelia l'Offerta, e stava sbraitando e parlando di quanto adorasse prenderlo in culo (non proprio in quei termini) mentre parlava con un colosso di quasi tre metri che lo fissava... probabilmente sorridendogli sadico come suo solito. Non aveva il coraggio di guardarlo in faccia a quel punto. Abbassò ulteriormente la voce.
    N-non... non devi avvicinarmi quando sono vestito così. N-non sono... in servizio. E in ogni caso n-non ti servirò più! Non te!
    Lo disse con tutta la convinzione del mondo... e immediatamente, proprio come il naso di Pinocchio, il suo cazzo sussultò nei pantaloni.

    Edited by MidoriNoBakeneko - 12/4/2023, 12:58
     
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    Non le aveva mai staccato gli occhi inquisitori di dosso e dopo il suo commento non aveva proferito parola continuando a fissare la ragazza insistentemente nella speranza che non avesse messo su un teatrino patetico per difendere Gabriel. Riusciva a percepire quell'intenzione, lo vedeva nei suoi occhi che in fondo, molto in fondo, desiderava mettersi tra lui e il suo cucciolo che doveva apprezzare davvero tanto. Quel pensiero lo disgustò ancora di più e non fece altro che far crescere l'odio nei confronti di quella povera studentessa che aveva commesso l'unico errore di infatuarsi del giovane sbagliato. Era piccolina e piena di carne nei punti giusti e in qualunque altra situazione Hecarim si sarebbe congratulato con Gabriel per l'ottima scelta del sacco di carne da farcire ma lei voleva portarglielo via e il ragazzo ci credeva davvero e quello non poteva proprio sopportarlo. Quando si scusò con lui, Hecarim si limitò ad avanzare alle spalle di Gabriel quel tanto che bastava per metterle pressione e per schiacciare maggiormente la sua virilità sul corpo del suo cucciolo ma non disse nulla per spaventarla e farla fuggire limitandosi a stringere i denti nascosti dietro le labbra serrate. Doveva schiacciare qualsiasi suo desiderio di ribellione e l'impresa si rivelò più semplice del previsto dato che fu sufficiente la sua figura di "custode" e "docente" per mettere in chiaro la gerarchia e quale fosse la scelta migliore per salvaguardare la propria vita scolastica. La ragazza indietreggiò esitante e prima ancora che Gabriel potesse recuperare la lucidità era già sparita, abbandonandola con uno sguardo che fece grugnire il centauro di fastidio. Lo sguardo di qualcuno che non si era semplicemente arreso e che sarebbe tornato per creare problemi. Quel che era importante, però, era che se ne fosse andata e che ora il suo cucciolo fosse finalmente tutto per lui, ancora una volta...
    Uh...?
    Quell'improvvisa sfuriata lo prese davvero di sorpresa tanto che il centauro ritrasse la mano che fino a quel momento aveva saldamente strizzato la natica di Gabriel, lasciando quest'ultimo libero di riposizionarsi sotto di lui offrendogli il suo miglior sguardo da animaletto ferito e furioso, che era il massimo che potesse apparire agli occhi dell'omone. Quella rabbia lo rendeva ancora più appetitoso e più carino, quell'inutile foga nel cercare di volersi liberare da lui quando non era stato capace neanche di liberarsi dal pensiero del centauro. Di conseguenza se l'obiettivo di Gabriel fosse stato quello di spaventarlo o rimetterlo al suo posto, fallì miseramente ritrovandosi davanti l'espressione arrogante e il sorriso soddisfatto di un uomo che ha ricevuto esattamente ciò che desiderava. Non si preoccupò minimamente dell'urlo che sicuramente attirò l'attenzione dei pochi studenti sparsi tra gli scaffali che però ricollegarono subito le parole a qualche battibecco amoroso... senza poi sbagliarsi di così tanto. Per quanto inusuale, ad un occhio esterno, Hecarim e Gabriel sarebbero sembrati davvero una stranissima coppietta impegnata a litigare e dopotutto non c'era modo di vederli diversamente dal modo in cui lo sguardo del centauro vagava beatamente e fastidiosamente sulla figura dello studente. Da così vicino, così eccitato e arrabbiato era ancora più bello di tutti quei giorni che aveva passato a spiarlo da lontano. Ora poteva ammirare i frutti del suo allenamento e quella muscolatura che non rovinava il suo aspetto dolcemente androgino e goloso. Le pupille guizzarono sui capelli rosati e sulla treccia dove Hecarim vide subito la sua mano stretta intento a montarlo furiosamente ovunque avesse voluto. Il suo gargantuesco cazzo sussultò a quel semplice pensiero dimenticandosi che sicuramente Gabriel non sarebbe stato così disposto ad avvicinarcisi, non con un po' di motivazione. In quel momento però l'importante era lasciarlo sfogare quindi, mentre Gabriel riordinava le parole, Hecarim tornò comodo con il braccio contro gli scaffali, incurvandosi maggiormente su di lui come a volergli negare qualsiasi via di fuga. Non aveva bisogno neanche di annusare l'aria per sentire il pungente odore di giovane uomo eccitato e la piccola erezione di Gabriel non era passata inosservata tanto che dovette trattenersi, con poco successo, al leccarsi libidinoso le labbra più e più volte mentre lo studente furioso riversava su di lui tutta la rabbia cresciuta in quei mesi di solitudine e tortura. Riuscì ad accettare ogni secondo di quella sceneggiata, guardandosi intorno di tanto in tanto notando occhi curiosi fra i libri puntati nella loro direzione attirati dalle grida strozzate di Gabriel che difficilmente poteva passare inosservato in un luogo così silenzioso anche se sopprimeva la sua voce ma quando il giovane, resosi conto di non essere Carnelia, gli vietò di avvicinarsi intimandogli che non lo avrebbe più "servito", la mano che fino a poco prima aveva stretto la sua natica scattò come una molla andando ad afferrargli le guance, stringendole in una morsa che copriva tutta la parte bassa del viso, dal naso in giù, chiudendogli anche forzatamente la bocca. Se Gabriel avesse guardato la sua espressione in quel momento (e lo avrebbe fatto perchè Hecarim lo obbligò a guardarlo) avrebbe notato una scintilla furiosa nei suoi occhi. Fino a quel momento l'arroganza aveva dominato il suo viso ma ora qualcosa di più violento e autoritario stava guidando i suoi pensieri e le sue movenze e il modo in cui stringeva con quella mano fino a fargli provare un pizzico di dolore e oppressione ne era la prova.
    Non osare mai più rivolgerti a me in questo modo, cucciolo. Non osare mai più dirmi cosa posso o non posso fare e non osare mai più mettermi allo stesso livello dei tuoi luridi clienti. Nessuna di quelle bestie da cui ti fai scopare ti apprezza come lo faccio io. Vogliono solo Carnelia, la puttana e non vedono quanto sia bello il giovane dietro quella stupida maschera.
    Si fece più avanti con tutto il corpo schiacciando la sua animalesca ed enorme virilità ancora intrappolata nei pantaloni contro Gabriel e contro la sua modesta erezione in modo tale da riuscire a sentirla contro il tessuto teso del suo indumento ormai allo stremo delle forze.
    Vuoi sapere perchè ti ho lasciato lì? Perché ho rischiato di tornare il mostro che ero una volta. Ho rischiato di fotterti fino a strapparti l'anima dal corpo e renderti un guscio vuoto ed è qualcosa che non deve succedere di nuovo. Non sono rinato per tornare ad essere la belva senza cervello di una volta... ma non potevo neanche abbandonare il mio cucciolo e ti ho osservato per tutti questi mesi e ho mantenuto vivo il mio ricordo dentro la tua testa perchè tu sei MIO, Gabriel.
    Fece scivolare il braccio contro lo scaffale verso il basso e ora senza appoggio il corpo scivolò in avanti fino a che non fu la fronte di Hecarim a toccare i libri, piegata verso il basso per poter continuare a guardare il suo dolce cucciolo sotto di lui. Il braccio continuò a scendere fino a raggiungere il cavallo dei pantaloni dello studente e senza tanti complimenti la ruvida e tozza mano afferrò il suo pacco strizzandolo con lo scopo di provocare abbastanza dolore a Gabriel da farlo squittire sotto le dita forti che ancora gli impedivano di parlare e gridare.
    Ti ho guardato a scuola, ti ho guardato tornare a casa e allenarti in palestra. Ti ho guardato uscire dalle case dei tuoi clienti vedendo come ti trattavano e come ti disprezzavano perché non eri stato capace di venire invece di vedere la bellezza nella tua disperazione. Ma non preoccuparti cucciolo mio, molti di loro dovranno preoccuparsi di cose ben peggiori di una scopata andata male ora.
    Si lasciò sfuggire una risata gutturale molto soddisfatta segno che molti dei clienti di Gabriel erano probabilmente finiti in un ospedale se non peggio, motivo per cui non veniva richiesto come prima. Il centauro aumentò la presa sui genitali di Gabriel che avrebbe iniziato a percepire di nuovo il bruciore sulla natica mentre il dolore dello stritolamento si trasformava in vergognoso piacere. Non lo stava neanche masturbando ma semplicemente stringendo ancora e ancora e più lo stringeva più il calore sul suo culetto aumentava e più esso aumentava più un bisogno che era stato tolto a Gabriel tornava a far capolino: il bisogno di venire.
    Lo senti, cucciolo? Senti questo calore tra le tue cosce? Non resistere e fammi vedere come vieni nel modo più umiliante possibile. E ora... vieni.
    L'ultima parola venne pronunciata come un ordine perentorio e in contemporanea ad esso, la stretta di Hecarim divenne ancora più poderosa mentre il calore del marchio arrivò a bruciare come l'inferno. Ma per Gabriel sarebbe stato come se i lucchetti della pesante gabbia intorno al suo cazzo fossero stati tutti aperti e finalmente poteva lasciarsi andare come gli era stato impossibile per mesi e mesi.

     
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    Quando Gabriel ebbe finito la propria sfuriata, si sentiva svuotato. Svuotato dallo shock che l'aveva colto nello scoprire che Hecarim esisteva davvero, svuotato dello stress accumulato in quel periodo e, per assurdo, libero persino dall'opprimente furia che aveva provato nel realizzare la verità. Ciò che però aveva dimenticato per via di quella sensazione simile alla soddisfazione che lo colse una volta finito, era che l'Hecarim dei suoi incubi era esattamente il tipo di personalità che non avrebbe MAI accettato bonariamente il suo sfogo e quell'Hecarim... era proprio davanti a lui in carne e ossa. Quindi sussultò ancor prima di venir afferrato, ma i suoi riflessi provati non gli permisero di scostarsi per tempo, finendo inevitabilmente bloccato in quella morsa micidiale. L'unica cosa che poté fare fu afferrare la mano enorme che lo stringeva per tentare, con ogni forza, di staccarla dalla sua faccia... con scarsi risultati. Il centauro era gigantesco anche nella sua forma umana e il fatto che Gabriel fosse di suo un ragazzo minuto che raggiungeva a malapena il metro e settanta, non lo aiutava di sicuro a imporsi su una figura tanto maestosa. Il rosso digrignò i denti, non riuscendo neppure a parlare tanto le guance gli dolevano e fu costretto a mettersi in punta di piedi per seguire la stretta dell'uomo. Se fino a quel momento era stato solo irritante vedere il suo sguardo arrogante squadrarlo da capo a piedi con quel ghigno soddisfatto, nel leggere l'ira dentro le sue pupille Gabriel iniziò ad avere paura. I ricordi del loro incontro erano fin troppo vividi nella sua mente, dopo averli sognati e risognati per mesi gli si erano stampati a fuoco nel cervello, e non voleva assolutamente ripetere simili esperienze. Lui... ne era convinto. Stessa cosa non si poteva dire tuttavia del suo corpo, che sentendo l'erezione di Hecarim premere contro di lui rispose inarcandosi immediatamente verso quella frizione. I pettorali erano gonfi sotto la camicia dell'uniforme scolastica, i capezzoli turgidi e bisognosi d'attenzioni; ogni muscolo era teso e la pelle ricoperta di brividi visibili mentre l'unica parte di lui che mai avrebbe voluto mostrare a quel bruto in un simile momento pulsava praticamente dalla voglia, tanto che una macchia di "umori" bagnava già i suoi boxer e minacciava di fare altrettanto con i sottili pantaloni eleganti che indossava. Le sue parole lo investirono come un treno a piena velocità. Durante tutto il discorso ebbe più di un sussulto, un po' come una stupida ragazzina innamorata... e purtroppo il femminile non era tanto per dire. Davanti a quella mole di parole ogni ricordo della loro notte gli passava davanti come un memento e mano mano che succedeva, si sentiva sempre meno virile nonostante quel giorno avesse fatto di tutto per apparire come un ragazzo qualunque che voleva solo uscire con la ragazza carina che gli piaceva. Allora perché... perché maledizione, si ritrovava invece incastrato nella presa salda di un UOMO, molto più grande di lui, sia in termini di età effettiva che di dimensioni? Ma soprattutto... perché le sue parole lo calmarono, quasi? Se dapprima si sentì infuriato e rischiò di spezzarsi i denti a furia di digrignarli, tanto che un ringhio gli uscì dalla gola per quegli ordini che non aveva alcuna intenzione di ascoltare e ancora, le sue mani continuavano a muoversi smaniosamente per poterlo liberare dalla presa, quando Hecarim iniziò a spiegare le proprie ragioni il suo viso andò via via a stendersi: le sopracciglia aggrottate si tesero verso le tempie, gli occhioni si sgranarono leggermente, anche quello coperto dalla benda, mentre i denti serrati si rilassavano e le labbra si schiudevano in un moto di sorpresa. Le mani ri fermarono lungo il suo braccio, per un istante rilassate, basite quanto lui. Nei giorni passati insieme si era detto più volte che ciò che aveva provato era frutto di una Sindrome di Stoccolma, e il modo in cui il suo corpo iniziò a rilassarsi alla spiegazione del centauro gli diede la prova che aveva assolutamente ragione. Era ancora infuriato e del tutto deciso a respingerlo, certo, ma allora perché... riusciva anche a giustificarlo? Una stupida parte di sé sentiva addirittura di doverlo ringraziare per averlo risparmiato ed essersi trattenuto così a lungo, dannazione! Una reazione semplicemente ridicola se si contava che quel bastardo lo considerava palesemente il suo giocattolo e aveva violato la sua privacy spiandolo come uno stalker inquietante... un enorme stalker formato gigante. Come diavolo aveva fatto a nascondersi così a lungo, poi? Tutti quei pensieri cessarono di esistere nel momento in cui arrivò la mano di Hecarim addosso e le sue ultime parole gli raggiunsero le orecchie. Subito le mani scattarono a bloccargli il braccio che si avvicinava pericolosamente al suo sesso ma, chissà come, la sua presa non aveva alcuna forza effettiva, più simile a una carezza e ai graffi di un amante focoso su quell'avambraccio enorme che non a un'effettiva rivolta. A quel tocco, tutto il resto infatti svanì. Gabriel iniziò a concentrarsi sul proprio corpo e sulla sensazione dei muscoli dell'uomo premuti forzatamente contro di lui. Il suo viso era sempre stato così ipnotico? Così virile? Avrebbe voluto essere lui così... e invece era solo un ragazzino senza un solo pelo in viso la cui espressione si stava sciogliendo proprio sotto quello sguardo che ammirava tanto, divenendo languida, disperata, supplicante persino, con le guance arrossate e il sudore che iniziava a imperlarle leggermente la fronte e il collo. Una piccola gocciolina scivolò da esso per sparire tra i pettorali messi in mostra dalla camicia mezza aperta, proprio come se fosse stato il decolté di una donna, solo che al posto di due morbidi seni c'erano due pettorali gonfi per la muscolatura che aveva sviluppato in quei mesi e dai capezzoli altamente sensibili che non ormai premevano contro il sottile tessuto, quasi invocassero le sue attenzioni. Si sentiva ridicolo... ma al suo cazzo non sembrava importare un bel niente. Per questo quando finalmente la mano raggiunse la sua erezione e la strinse, gli occhi di Gabriel si ribaltarono, uno nascosto e uno messo ancora più in risalto dalle folte ciglia. Aveva voglia di gridare, di grugnire anzi, ma per via della presa del centauro finì semplicemente per mugolare come un verginello, quasi perdendo il controllo sulla propria lingua, che sarebbe uscita fuori dalle labbra se solo Hecarim non gliele stesse chiudendo a forza. Ringraziò per la prima volta i modi rozzi di quell'animale, perché non aveva alcuna intenzione di mostrargli la sua espressione da "cucciolo" in calore.
    Non voglio non voglio non voglio... non- NNNmmmh!!! NNNH! GGHHHHNNNNNH!
    Venne in modo osceno e umiliante, esattamente come Hecarim voleva, esattamente come gli era stato ordinato. La sua schiena si inarcò e il bacino scattò verso il suo tocco, strizzando di rimando le natiche sode il cui buchino nascosto pulsò terribilmente ad ogni singolo spasmo, proprio come se percepisse ogni singola scossa e bruciore del marchio che lo ornava. Riversò tutto il suo seme dentro agli stretti boxer, imbrattandoli proprio come il verginello che si sentiva. Ed era furioso, imbarazzato, svilito... ma quanto gli era mancata quella sensazione! Il suo corpo ne aveva bisogno, ne voleva ancora, e proprio come se della sua mente se ne sbattesse altamente, le mani che fino a quel momento avevano provato a liberarsi dalla presa di Hecarim gli finirono invece al petto, aggrappandosi ai suoi pettorali enormi mentre il giovane si sarebbe accasciato contro di lui se non lo avesse tenuto fermo, un po' come una fanciulla d'altri tempi che si appoggiava sul proprio cavaliere per non inciampare... peccato che loro non fossero niente di tutto ciò. Ansimava, mugolava e il bacino continuò a muoversi senza controllo verso la mano dell'uomo, proprio come se continuasse a bramare attenzioni, perché dopo mesi impossibilitato a venire... semplicemente una sola volta non sarebbe bastata. Non poteva.
    Fu solo un momento però, poi Gabriel si rese conto della propria figura e fece per premere su quegli stessi pettorali per rialzarsi o comunque tenersi lontano da lui. Non ci sarebbe voluto molto prima che iniziasse di nuovo a dimenarsi e ribellarsi per scappare da colui che si considerava il suo Padrone... Ma del resto, non era mai stato ubbidiente senza il giusto incoraggiamento, no? E non avrebbe di certo iniziato ora.

    Edited by MidoriNoBakeneko - 22/4/2023, 14:27
     
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    In quel momento Gabriel era un vero e proprio caleidoscopio di emozioni diverse e l'occhio attento di Hecarim fece di tutto per non perdersene neanche una. La rabbia bruciava nei suoi occhi e in quel ringhiare strozzato sotto la presa della sua mano ma il suo corpo tremava in preda alla paura di fronte alla consapevolezza di trovarsi in una trappola da cui non poteva sfuggire e di fronte ad una creatura che non ammetteva disobbedienza. Il suo corpo, invece, il più sincero, sprizzava eccitazione da tutti i pori quasi a volersi mettere in mostra per il centauro che non aveva occhi che per lui, per quei muscoli appena accennati di un ragazzo che si era impegnato parecchio per fare colpo su una giovane della sua età finendo solamente per attirare le attenzioni di una belva selvaggia. Voleva leccare quei pettorali e succhiare e mordere i capezzoli sotto la divisa, così turgidi che poteva vederli attraverso essa. L'odore pungente di sesso proveniente dal suo basso ventre gli riempiva le narici trasformandosi in veri e propri stimoli per il proprio cazzo che come una gigantesca anaconda nascosta in una stretta cava cominciava a muoversi e a pulsare, vicino allo svegliarsi dal suo profondo torpore. Gabriel arrivò addirittura a calmarsi nell'udire il suo racconto ma ciò che lo eccitò maggiormente fu il suo spirito combattivo che, invano, tentò in ogni modo di difenderlo dall'assalto di Hecarim, dalla mano che gli strizzò le guance e da quella che optò per una meta molto più ambita. Sentirsi toccare da Gabriel era una sensazione paradisiaca anche se quelle fragili dita perpetravano uno scopo tutto diverso da quello che avrebbe voluto vedere. Cercavano di scacciarlo, di spingere via le sue braccia con ben poco, anzi nessun, successo e più tentavano più Hecarim si faceva opprimente, arrapato e arrogante fino a raggiungere il suo pacco che strinse con una foga tale da rischiare di stritolarlo come una lattina. Bastò quel brevissimo ordine e il suo sigillo fece il resto bruciando come un tizzone ardente sulla carne della natica del suo amato cucciolo.
    Bravo, così cucciolo mio.
    Sussurrò soddisfatto il centauro, incurvato su di lui come un mostro pronto a divorarlo. Hecarim fissava con occhi spettrali e spiritati il giovane sotto di lui contorcersi come un verme contro la mano che teneva saldamente i suoi genitali per intero beandosi dell'intensità dell'orgasmo che stravolse il giovane studente e degli effetti che ebbe su di lui. Stringeva in risposta le dita ogni volta che Gabriel si premeva contro di esse ancheggiando pateticamente davanti all'uomo che un attimo prima aveva cercato in tutti i modi di rifiutare ma come poteva biasimarlo? Quel povero ragazzo aveva passato mesi torturato dall'impossibilità di godere di un orgasmo completo e soddisfacente e ora che finalmente ne stava attraversando uno... non voleva assolutamente fermarsi. Il centauro dovette combattere con il bruciante desiderio di strappargli i vestiti e montarlo come una furia e lo stesso Gabriel con quei teneri versi da cucciolo in calore non gliela stava rendendo assolutamente facile tanto che nel momento in cui percepì le sue mani arrendersi e adagiarsi sul petto villoso dell'omone, quest'ultimo abbandonò la presa sul viso del ragazzo per poter poggiare la mano sugli scaffali alle sue spalle e arricciare le dita come a voler afferrare un oggetto invisibile che poteva stritolare per sfogare e alleviare i suoi più bestiali istinti. Chiuse gli occhi per un breve attimo, sospirando per poter mantenere la calma necessaria per non avventarsi su quel meraviglioso gioiello ancora impegnato a godere del suo orgasmo per poi chiudere improvvisamente le distanze con il ragazzo, infilando la sua gamba destra tra le gambe di Gabriel quando quest'ultimo tentò inutilmente di allontanarsi.
    Dove pensi di andare Gabriel? Credi che sia finita? Vieni subito qui.
    Nonostante quel leggero atto di ribellione, la voce del centauro rimase composta e profonda ma ciò che fece immediatamente dopo avrebbe sicuramente fatto strabuzzare gli occhi del suo tenero amante. Rinsaldò la presa sui suoi genitali, gonfiando i muscoli del braccio che in uno sfoggio di forza erculea avrebbe sollevato verso l'alto lo studente tenendolo schiacciato tra il corpo caldo di Hecarim e la sfilza di libri alle sue spalle. La compressione dei suoi poveri testicoli sarebbe risultata dolorosissima per qualsiasi essere umano ma per una lanterna come lui, corrotta dal marchio del centauro, il dolore sarebbe stato solo il principio di un piacere incontenibile che avrebbe infiammato tanto lui quanto l'omaccione da cui tentava tanto di allontanarsi. Quando ebbe sollevato Gabriel fino all'altezza del suo volto, Hecarim sfruttò il braccio e la mano liberi per agguantare, per quanto possibile, entrambe le natiche del suo amato cucciolo in modo tale da spingere con il dito indice tra di esse fino a raggiungere il suo morbido ano su cui premette sfruttando il peso stesso del ragazzo. Lasciò andare i genitali, sollevando il braccio in modo tale da poggiare il gomito di fianco al capo di Gabriel che si sarebbe ritrovato finalmente faccia a faccia col suo peggiore aguzzino sostenuto solamente da una singola grossa mano impegnata a torturargli il buchino posteriore. Hecarim avvicinò il suo viso a quello di Gabriel e senza dargli il tempo di elaborare il metodo doloroso e umiliante che aveva usato il centauro per sollevarlo si premette contro le sue labbra prendendosi un intenso bacio con tale foga che il povero studente non avrebbe potuto fare nulla per sottrarvisici. Gustò quelle giovani labbra prima di deflorarle con la tozza lingua che invase l'interno della sua bocca con la stessa aggressività con cui ben presto avrebbe posseduto il suo adorato cucciolo baciandolo con una tale passione da potergli risucchiare l'anima. Si staccò improvvisamente, senza nessuna gradualità, ansimando profondamente a pochi millimetri dalla bocca di Gabriel.
    Voglio scopare. Ora.
    Una dichiarazione, non di certo una domanda, un consiglio o una richiesta e fu per quello che non diede tempo a Gabriel di rispondere, schiacciandosi di nuovo sulle sue labbra in un nuovo bacio che doveva distrarlo dalle mani del centauro che tornarono in azione. Entrambe le mani scesero sulle natiche e mentre una lo teneva sollevato, l'altra abbassava una parte dei pantaloni dello studente, alternandosi in modo tale da scoprirgli almeno il morbido e sodo culetto che Hecarim allargò per tornare alla ricerca della stretta corolla premendo su di essa il dito medio della mano destra. Era incredibilmente abile in ogni sua azione e riusciva ad agire emettendo il minimo rumore possibile per non attirare sguardi indiscreti e soprattutto non disturbare gli altri studenti in quel luogo che esigeva silenzio.
    Non fare rumore cucciolo, siamo in una biblioteca. Sentenziò sfiorando la bocca del suo cucciolo prima di penetrarlo con quel tozzo dito fino ad almeno metà della sua lunghezza, staccandosi dalle labbra di Gabriel poco prima di cominciare a muoverlo su e giù con incredibile dolcezza. Talvolta lo stantuffava, talvolta lo muoveva in circolo, cercando di affondare sempre più in profondità alla ricerca di un bottoncino magico presente nel didietro di ogni maschietto.

     
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    Era tutto sbagliato. Tutto fottutamente sbagliato... Ma del resto, quando mai era stato giusto qualcosa in quella sua misera vita? Gabriel si sentiva estremamente frustrato, sia sessualmente -nonostante l'orgasmo appena avuto- che, soprattutto, psicologicamente. Come poteva cascarci sempre? Ovunque si voltasse c'era qualche creatura mostruosa, dentro o fuori che fosse, pronta a fottergli la vita... e non solo quella, purtroppo. Hecarim non faceva eccezione. Non importava che dicesse che LUI lo apprezzava, LUI lo desiderava, LUI non voleva solamente il suo corpo per svuotare le palle. Sarebbe stato forse dolce crederci, un balsamo per il suo orgoglio ferito, ma non poteva farlo... perché sarebbe stato come ammettere di essere uno stolto ingenuo. Aveva gonfiato i muscoli per poter apparire più mascolino, per abbandonare un po' di Carnelia e tornare a essere Gabriel e basta, almeno fuori dai giorni di servizio... ma non era bastato. Non bastava mai. Fanculo allora. Avrebbe mostrato a quel bruto che non era più un ragazzino indifeso, non importava quanto immensamente più grosso fosse rispetto a lui o quanto più forte... Non importava! Questi erano tutti i buoni propositi che aveva mentre faceva per andarsene, già… Peccato che i desideri non sempre si avverino, e di sicuro non quando un centauro infernale con tanto di lanterna formato vivente si mette sulla tua strada. Nonostante stesse impiegando tutta la forza che possedeva per tentare di scostarsi da lui e scappare, Hecarim fu subito pronto a interrompere la sua corsa ancora prima che cominciasse: lo afferrò letteralmente per le palle, sollevandolo con una facilità e un dolore che lo fecero squittire. Strabuzzò gli occhi, incredulo. Lamentandosi, subito le sue mani si strinsero intorno al braccio dell'uomo per tentare di allentare la presa, graffiandolo con ogni forza che aveva.
    Ma che faihhh?! Sei pazzo?! Ahia!
    Era come parlare a un muro. Si dimenò, ma si rese presto conto che più lo faceva e più dolore sentiva. Fosse stato solo quello, poi... Forse avrebbe potuto ignorarlo e continuare a lottare. Ma con una lanterna non era MAI solo dolore, lo aveva imparato a proprie spese, e con una della quale era addirittura attratto... Beh, semplicemente il dolore veniva bypassato dal suo corpo in favore del piacere e della tensione. Gemette, digrignando i denti e cercando di colpire Hecarim letteralmente in faccia con un pugno. Un pugno che si infranse nel nulla quando le sue dita raggiunsero un punto decisamente poco consono tra le sue natiche, premendovi contro attraverso i pantaloni... Come diavolo erano arrivate lì le sue dita? Brutto bastardo. Lo guardò in faccia, furente, pronto a insultarlo e sputarci contro ora che erano faccia a faccia, ed effettivamente mimò uno sputo... proprio prima che la sua enorme bocca si avvicinasse per divorarlo per intero. Non avrebbe saputo come altro descrivere quel bacio, se non un tentativo di mangiarselo in un sol boccone. La mano che stava per infrangersi contro la sua mascella dovette invece afferrargli la nuca e parte del viso per reggersi in qualche modo, mentre l'altra andava dietro, sopra quella di lui sullo scaffale, nel tentativo di allentare la tensione dolorosa alle sue povere gonadi. Facendo forza per sorreggersi con il braccio teso e i muscoli in evidenza, non poté fare altro che "subire" quell'assalto. Non stava certo contribuendo! Di sicuro la sua lingua non si muoveva perché era un bacio fottutamente bello... ma spingeva contro quella di Hecarim per respingerla, ovviamente. Certo. E non stava muovendo i fianchi perché le dita non erano entrate e avrebbe invece voluto cavalcarle... ma per scacciarle via e tentare di respingere anche quelle, ovviamente.
    Quando l'uomo si staccò all'improvviso Gabriel ansimava di nuovo, forse persino peggio di quanto avesse fatto quando lo aveva costretto a venire. Lo guardò sgomento, furioso... con il pene che pulsava ed era già tornato perfettamente in tiro a quel vero e proprio attacco nei suoi confronti.
    Sei un pezzo di MMH-!
    Non fece in tempo a protestare, che arrivò un secondo bacio... e con esso un suo mugolio "di protesta". Avrebbe voluto gridargli contro. Odiava l'idea terrificante di scopare lì, in biblioteca, vestito da Gabriel, non da Carnelia... con il pericolo che chissà chi potesse vederli o, ancora peggio, Hannah tornasse indietro a controllare la situazione. Non poteva neanche pensarci. Per questo cercò di fare silenzio davvero, nonostante i mugolii sommessi e lamentosi che si fecero strada dalla sua gola mentre veniva penetrato senza uno straccio di preparazione. Quasi dimenticava che l'uomo davanti a lui era un fottuto selvaggio che aveva bisogno di essere "educato" in più di una pratica sessuale! Si perse nel bacio, ma non riuscì a goderselo a pieno per il dolore, quindi quando finalmente lo lasciò libero, digrignò i denti, sussurrando pianissimo ma con tono decisamente alterato, come se in realtà volesse urlargli in faccia.
    Gh-guarda che non è una ficah! D-Devi bagnarlo prima. Mh-mi stai facendo male...
    Senza contare che ricordava fin troppo bene quanto fosse dotato e quando aveva sentito l'erezione del centauro sfiorarlo, aveva capito che forse era persino peggiorata nel tempo. Non poteva sapere se si era astenuto dal farlo con altri in quei mesi in cui lo aveva spiato, ma aveva l'impressione che anche quel grosso mostro fosse terribilmente frustrato sessualmente... Proprio come lui. Sospirò, cercando di riprendere il respiro nonostante la vicinanza con il suo perverso "aguzzino"... Forse stalker era la definizione più adatta. Aveva due scelte a quel punto (o forse solo una): dimenarsi e rendere il rapporto che SICURAMENTE si sarebbe consumato in ogni caso, un vero inferno o... beh, cedere. Cedere al fatto che quel primo orgasmo dopo mesi non era stato assolutamente soddisfacente. Cedere alla voglia che aveva di godersi una scopata decente dopo quella che gli sembrava un'eternità di frustrazione. Cedere al piacere e basta. Ebbene, cosa scegliere? Gabriel era tante cose sicuramente, uno sfigato dallo spirito lascivo su tutte, ma stupido... Quello no. Per quanto odiasse quel bastardo... La scelta gli sembrava ovvia.
    Continuando a reggersi alla nuca dell'uomo, tirò via il braccio con cui fino a quel momento aveva tentato di sorreggersi per sollevarsi un po' e non cedere alla pressione dolorosa del suo peso e, guardando il centauro negli occhi, si portò le dita davanti alla bocca e iniziò a leccarle e riempirle di saliva. Forse era la prima volta che lo provocava così apertamente e non si lasciava intimidire da lui... Ma ecco, se aveva allenato i muscoli per essere più forte, anche il suo spirito doveva adattarsi no?
    V-vedih? Tirò fuori le dita dalla sua bocca, con rivoli di saliva che colavano da ogni dove e, sempre guardandolo, si portò il braccio dietro la schiena per potersi unire alla "festa" abusiva che il centauro aveva deciso di iniziare dentro di lui. Bagnando anche le sue dita con la sua stessa saliva, piano piano cercò di farsi spazio con l'indice per lubrificarsi un po'. ... S-si fa... così.
    È più bello... anche per te... no? S-senti come si rilassa?

    Ansimava un bel po', ma cercava di stare in silenzio e bisbigliare nonostante tutto, tra un mugolio e l'altro. Un rivolo di saliva gli colò dal lato delle belle labbra, mentre la sua espressione si addolciva man mano che il piacere si faceva spazio dentro di lui. Iniziò un vero e proprio duello con il grosso dito di Hecarim... anzi, no, duello non sembrava appropriato. Era più un lento conoscersi, come se volesse masturbarsi da solo, certo, ma lasciare spazio anche a lui per muoversi e alternarsi con le sue dita. Le sue mani erano così enormi che già un semplice dito era capace di farlo sentire pieno, ma l'aggiunta del suo non era neanche lontanamente abbastanza per imitare il suo cazzo... Per questo se Hecarim non lo avesse fermato prima, durante quel mix di stimolazioni, anche il medio si sarebbe unito "alla festa", spingendo Gabriel a schiudere le labbra di nuovo e perdere potere sulla sua lingua che ormai sembrava voler uscire dalla sua bocca vogliosa ad ogni occasione, donandogli un'espressione stupidissima... ma anche irresistibile. Il suo petto si gonfiava e si svuotava ad ogni ansimare e i suoi pettorali erano ormai così gonfi da sembrare quasi un accenno di seno, ma più sodo e tondeggiante. I capezzoli era così duri da vedersi perfettamente sotto alla camicia bianca, ormai un po' aperta sul davanti e resa trasparente dal sudore.
    I-il tuo cazzo è troppo grosso. S-se proprio vuoi scoparmi senza lasciarmi la possibilità di respingerti, dopo tutte le stronzate che mi hai fattoh... Ah-almeno preparami come si deve.
    Sembrava quasi che avesse il controllo della situazione! E fu molto fiero della propria reazione. Sì, poteva farcela. Gli piaceva fare "il duro". E se solo non fosse stato per quella stupida espressione ebete che supplicava di dargliene ancora e di scoparlo a sangue... Ci avrebbe creduto davvero.

    Edited by MidoriNoBakeneko - 9/6/2023, 22:44
     
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