[_Op_] There is no more bitter enemy than an old friend.

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    Dati Op.
    ◘ Nome PG: Batou Kiav & Aleksander Iacobus
    ◘ Link Scheda: ?t=35973977 & ?t=49475222
    ◘ Livello del Potere: 2 & 3
    ◘ Abilità Fisiche:
    G1 Gigas 3 - Mach 3 - Shell 2 - Jumper 2 - Sense 3 - Stryke 3 - Vision 3 - Energy 3 - Charge 2
    G2 Gigas 4 - Mach 3 - Shell 3 - Jumper 2 - Sense 3 - Strike 3 - Vision 3 - Energy 3 - Charge 2
    ◘ Tecniche Personali:
    G1 Chainsaw
    G2
    ◘ Tecniche Loto:
    G1//
    G2
    ◘ Armi & Equipaggiamento:
    G1 Alfa&omega, Beretta m93, Mp5, Arma d'ordinanza SWAT 2
    G1
    ◘ Tipo di operazione: Il Blitz.

    Operazione che cambia le meccaniche in funzione di chi la apre. Se ad aprirla sarà un malvagio, sarà impegnato alla vendita di materiali illegali a terzi, e il buono che interviene dovrà sconfiggerlo per impedirlo. Viceversa, il buono ad intervenire dovrà fermare il traffico ma verrà bloccato dal malvagio che, impedendo al buono di fermare il traffico, ne trarrà guadagno. Eventuali dettagli si possono approfondire per mezzo di descrizioni e storie di fondo, è sempre possibile sfruttare eventi dello storyline o avvenimenti diretti del PG per poter aprire operazioni del genere. Bisogna fare 4 distinzioni per le sotto categorie di questa operazione.

    Livello 2
    " • Piccoli traffici illegali: "

    ◘ Descrizione del luogo: La descrizione del luogo principale non vi è. In quanto questa role - nella sua idea - verrà spostata di volta in volta descrivendo nel post la locazione iniziale / finale in cui la role avverrà.
    Unica nota. Se dovrete per forza arrivare ed interromperla, almeno, descrivete con cura maniacale. O verrete bellmente ignorati.


    ◘ Operazioni portate a termine:
    G1: [*] [*] [*] [*]
    G2:




    cAB8QxM
    ----------- Batou.

    ┌___________________________¬

    | Incoming call _
    | ║
    | ╠══[_ N.- 456.14.51.200.
    | ║○○[_ Validated device._]
    | ║|--------------//>
    | ╚| Response _┌-----

    ______
    Receiving... [\\: ¥ Signal:. _ ıllll _
    ....
    Una chiamata per un omicidio commesso vicino alla vecchia stazione centrale. Ora in disuso. Distrutta da tempo immemore ora giace come una specie di enorme scheletro malridotto e sventrato quasi fosse esploso dall'interno. Ed in teoria era cosi.. La zona niditrofa a quella stazione versava in uno stato simile, ma era ancora in vita. Case popolari e catapecchie ristrutturate cercavano d'ospitare persone che di notte si barricavano in casa e di giorno magari li vedevi lavorare sottopagati in grandi multinazionali con quei grossi edifici che torreggiavano alti nel centro città "vivo". Un po come la strip, solo che per strada di notte potevi girarci a piedi.
    Una chiamata per omicidio. La radio aveva detto un violento - duplice - omicidio avvenuto in quella zona e Batou, quasi sempre pronto, si era fiondato li con la sua auto ma con l'attrezzatura Swat. Per uno come lui - l'omicidio - era oramai divenuto un fatto normale, quasi totalmente assorbito e nella sua mente non lasciava segno alla stregua di una riga su una duna nel deserto. Lui che era sopravvissuto a molte battaglie e la guerra solo per salvarsi e finirne in un'altra in cui c'era tutt'ora sentir parlare d'omicidio era la norma. Anche se la voce alla radio aveva accennato a del macabro al riguardo. La norma per lui..
    Chiamò l'unico collega disposto a sporcarsi le mani in faccende simili. Aleksander. Nella zona c'era passato molte volte e conoscendo la via tramite radio vi arrivò in poco tempo, ad attenderlo c'era una voltante della polizia di quartiere, una ambulanza a sirene spente e altri due mezzi in merito alla scientifica di kurayami. Un caso raro vederli.
    Da quando aveva preso servizio nella polizia - Batou - con il precedente capitano dal pugno di ferro aveva lavorato molto fuori. Odiava le scartoffie e di omicidi, di stupri, di mogli ( e mariti ) picchiati a sangue e spacciatori di infima qualità ne aveva visti fino a perderne il conto. Non cambiavano mai l'uno dall'alto. I vari motivi erano fra donne, soldi, potere d'infimo grado e onore personale. Per un omicidio invece c'era tutta una prassi a se. Agenti che si sentivano male, alcuni rilasciavano la propria cena - un misto di caffè e ciambelle di vario tipo - in un'angolo del corridoio e agenti che dettavano dati come se si fosse a scuola. Batou aveva in dosso la tuta Swat. L'arma in spalla e nelle apposite tasche di questa tutta la sua attrezzatura personale. Il crimine non si fermava mai e bisognava essere pronti sempre. Stavolta però per l'efferatezza del colpo vollero chiamare la swat. Per una volta avevano capito che la faccenda era seria. Molto seria..

    Il volto di Batou era stupito. Ciò che vedeva non era nient'altro che un Flashback.
    Nel rudimentale soggiorno illuminato dalle lampade della polizia fra il vario effimero mobilio in finto legno e una televisione semi rotta si ritrovavano due sedie unite e poste una accanto all'altra. Sangue rappreso e brandelli di quello che era una maglia nera ed una a righe rosse e nere erano sparsi tutto attorno, vestiari misti e strappati misti a sangue. Sangue ovunque, sangue rappreso. L'odore era pesante, penetrante e a tratti ti inorridiva. Ma per batou era la norma, e quasi un lontano ricordo anche.. Ma ciò che più lo colpiva era la scena in se. Donna e figlia. Le mani rispettivamente unite erano state spellate con molta cura. Le dita incrociate mostravano la nuda carne ed i legamenti rimasti per metà immersi nella carne e terminavano in un rivolo rappreso di sangue, dove un tempo c'erano le unghia. Le mani. Le braccia. La parte superiore del petto e tutta la pelle fin sopra l'ombelico era stata asportata via. Alcune mosche volteggiavano sulle loro teste. Panni sporchi di sangue rappreso erano sui loro capi e fin dove l'occhio poteva ( o voleva ) guardare si potevano chiaramente vedere i lineamenti dei muscoli. Delle vene e di tutti i legamenti presenti sulla superficie sottostante all'epitelio. Assente.
    Erano entrambe poggiate sullo schienale delle rovinate sedie, nel tenersi le mani a vicenda avevano il capo reclinato in una rossa ombra di sangue asciutto disegnato nel panno. Non era un bello spettacolo, ma ciò che più lo colpiva era che erano semi nude. A parte la gonellina per la ragazza ed i pantaloni per la donna dal busto in su erano nude. Nude sia nel corpo che nella carne. Difficile immaginarle, ma dalla rotondità del seno si poteva supporre che erano ancora giovani entrambe. Età diverse e forse vite diverse. Ad unirle soltanto la morte, forse. Erano morte li. La vistosa macchia asciutta indicava sanguinamento, le era stata asportata a vivo la pelle. Con cosa e con che metodo Batou poteva solo immaginarlo, era ben ferrato in materia.
    Un agente entrando nel vedere portò istantaneamente una mano alla bocca. Uscì e vomitò pure l'anima.

    Aleksander, credo che questa città abbia raggiunto un'altro orripilante livello.
    Radio alla mano il viso non staccava lo sguardo dalle due.
    Quando sarebbe arrivato il suo "collega" avrebbe trovato Batou che stava per rimuovere il panno dal capo della donna più adulta.




    Edited by Volkof - 18/5/2013, 23:47
     
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    weefef

    Kurayami è come un manicomio. E' un istituto d'igiene mentale, un'enorme, sudicia struttura contenente i peggiori malati del mondo: quelli con la mente totalmente distrutta o corrotta da ciò che avevano visto, sentito e provato. Era curioso come ricordasse un campo di battaglia: tanti crimini efferati che passavano fin troppo inosservati, come se fossero cose di tutti i giorni. ... Oh, ma che dico. Queste ERANO cose di tutti i giorni, ed era proprio dietro a questa comprensione che si nascondeva la gente: "Capita spesso, ergo non mi tange". Oh, quando adoravo la logica umana, e quanto odiavo la loro ipocrisia, la loro capacità di estranearsi completamente da qualunque cosa non piacesse loro. A volte mi facevano venire voglia di strangolarli tutti. "Sì, ma sono miliardi", mi diceva una voce nella mia testa. "Vorrà dire che mi sveglierò presto", rispondevo io. Un po' buttandola lì per ischerzo, un po' perchè sì, cazzo, se volevo ammazzarli tutti dovevo cominciare presto la mattina. Ciò non toglieva che ora avevo un bel problema tra le mani, quello che pareva essere un duplice omicidio. Non mi erano stati forniti dettagli alcuni, solo un messaggio da parte del mio superiore: "Sbrigati". Sebbene fosse normale per lui essere rude, avevo percepito uno strano tono nella voce alla radio. Una nota di emozione, molto repressa, impercettibile, ma mi era suonata molto strana lo stesso. Questo spiegava perchè avevo letteralmente abbandonato ogni piano per la giornata, mi ero messo la divisa, avevo preso l'equipaggiamento e scroccato un passaggio da una volante che capitava per puro caso nella mia zona. Sirene spiegate (era contro la legge, visto che non c'era alcuna emergenza, ma onestamente...), via nel traffico, la zona venne raggiunta nel tempo record di sette minuti. L'atmosfera era delle più pesanti e penose. Ero solo all'esterno del complesso, e c'era praticamente di tutto: ambulanze, la scientifica, persino qualche altra squadra della SWAT e un paio di volanti. Per una città come Kurayami, era un record. - Dov'è? - Chiesi, rivolto all'unico (o almeno così pareva) degli uomini lì presenti non in preda allo shock o ai conati di vomito, e quello mi disse il numero di un piano e di una stanza. Entrai, e salii le scale. A dir la verità, non ci fu neanche bisogno di ricordarsi quei numeri, bastò semplicemente seguire l'odore, quell'olezzo di morte, sangue, interiora che avevano perso il controllo, e soprattutto paura. Un agente stava vomitando l'anima, praticamente, segno che doveva essere una scena non da poco. La radio incorporata nel casco emise un suono, segno che qualcuno stava comunicando con me. - Aleksander, credo che questa città abbia raggiunto un'altro orripilante livello. - No, Batou. - Dissi, essendo dietro di lui, guardando ciò che tanto aveva turbato non solo il mio superiore, ma anche molti altri agenti. - Questo non è neanche il meglio che questo buco di fogna ci può rifilare. - Anche il mio sguardo era rimasto in un certo senso ipnotizzato da quell'aberrante dimostrazione di brutalità. - Concentrati. - Gli dissi poi, scrollandogli la spalla. - Di sicuro è stato un lavoro molto celere. Ci sarà voluto molto tempo. - Avevo subito iniziato con le mie deduzioni per scrollarlo dalla sua ipnosi, per costringerlo a riportare i piedi per terra, e iniziare a fare il suo lavoro. Crudele com'era, ma dovevamo essere spietati tanto con le vittime quanto lo eravamo con i criminali, anche se le vittime erano dei cadaveri. - ... Non si esclude un possibile stupro... - A giudicare da una chiazza di sangue sulla bambina, era certo. Quanti anni poteva avere? Meno di me di sicuro, e io avevo solo 17 anni. - Merda. - Sussurrai.






     
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    ----------- Batou.

    La scientifica aveva finito d'esaminare la stanza. Si era aggirata con passo circospetto e preciso tutto intorno senza alterare nessuna possibile prova. La polizia di quartiere aveva delineato a voce gli spostamenti all'interno e qualcuno appuntava tutto con meticolosità. Almeno loro il loro lavoro lo facevano al massimo, ma anche cosi c'era ben poco da fare. Loro erano umani. Normali semplici umani che lavoravano al massimo di quanto potevano, ma questa città non è affatto normale. Non lo è mai stata e non lo sarà mai. Per quanto i comuni mortali vivessero a stretto contatto con persone dai poteri più vari non sempre la convivenza forzata filava liscia e cosi casi cosi efferati stavano man mano nel tempo aumentando. Ma questo era diverso. Era familiare.
    Con un cenno del capo il giovane della scientifica con la scritta bianca
    "forense" nelle giacche nere gli diede l'assenso per poter toccare la donna adulta. Batou non aveva impronte digitali la sua pelle sintetica era uniforme e costernata da piccole superfici abrasive atte a generare attrito, ma a differenza della maggior parte degli esseri biologici non perdeva frammenti d'epitelio e non lasciava impronte, per ciò - con una dovuta autorizzazione - poteva toccare con mano la scena. Pochi secondi dopo quel cenno la figura nell'angolo della scientifica presa a parlare di possibilità, ipotesi e dettagli. La sua voce distaccata all'orecchio di Batou, il quale era alle prese con il sottile panno imbevuto di sangue scuro, rappreso. Con mano ferma e precisa lo prese da un lembo. In quel momento un giovane fece la sua comparsa nell'ingresso del soggiorno. L'uomo della scientifica ebbe un punto interrogativo sul viso ma quando notò il suo distintivo sulla cinta non pose domanda, semplicemente svanì in un'altra stanza a raccogliere altre prove secondarie. Ora in quella stanza c'erano solo loro due. Loro due e le altre due donne morte di una morte atroce. Lenta. Sgraziata.
    Stava lentamente sfilando via il panno dal capo mentre egli gli rispose direttamente alle parole proferite alla radio. Aveva ragione, purtroppo. E sia lui che il giovane lo avevano potuto vedere in guerra. O - tanto per non fare eccezioni - anche qui. A Kurayami.

    - Questo non è neanche il meglio che questo buco di fogna ci può rifilare -
    Poi con tono serio e d'incoraggiamento aggiunse altre parole, mentre egli stesso rimase altrettanto ipnotizzato da quell'orrendo inno alla morte.
    - Concentrati. [...] Di sicuro è stato un lavoro molto celere. Ci sarà voluto molto tempo. -
    Ma Batou - se aveva ragione - aveva già tutte le risposte alle sue domande e alle sue ipotesi. Doveva solo vedere una cosa. Un dato. Un particolare di poca importanza per tutti li ma fondamentale per lui, finì di togliere il panno dal capo della donna. Il suo capo lentamente cadde all'indietro e la sua bocca si aprì. Aveva gli occhi fissi al soffitto e uno sguardo completamente irrorato di terrore. Batou rispose a Aleksander.
    E' stato un lavorato meditato. Concepito punto per punto. Taglio per taglio quasi.. Azione per azione. Non è stato un'atto fine a se stesso. E' stata una celebrazione.
    Non ci sarà nessun residuo di stupro. Non perché sia stato attento, ma perché semplicemente non è stato compiuto.

    A quel punto la sua esclamazione "merda" era quanto meno azzeccata.
    I suoi occhi. Quelli della donna. Erano rosso. Rosso vivo. Rosso sangue. Non erano le vene a circondare l'iride, ma proprio l'iride stesso era irrorato di sangue a livelli tali da cambiarne la colorazione dell'iride. Batou osservò il panno che aveva ancora in mano, il sangue non lo macchiò minimamente per quanto era asciutto. Praticamente stava divenendo cuoio. Con un cenno chiamò una persona della scientifica e riponendo il panno in un sacchetto di plastica proferì

    Controllate che l'altra vittima abbia la stessa colorazione negli iridi. Ditemi, avete trovato la pelle asportata?
    La sua freddezza nelle parole era compatta. Un solido muro. Sembrava inoltre essersi disincantato da quell'orrenda scena. Nonostante fosse ancora accanto alla donna. L'uomo della scientifica rispose negativamente. Nulla, le altre stanze erano sporche si. Ma non c'era nessun cenno ne di lotta, ne d'altro. Erano "pulite" nella loro rudimentale sporcizia. Batou guardò Aleksander.
    Seguimi, usciamo da qui.


    L'uomo uscì dall'appartamento, prese le scale ed a passo deciso si mosse verso l'uscita. Li c'era ancora una voltante che aveva accompagnato il ragazzo e l'ambulanza. Che nel frattempo si era posteggiata meglio. Batou andò dall'altro lato della strada, guardando meglio si vedeva poco dopo il rovinato muro perimetrale della ex stazione. Batou voltandosi gridò a Aleksander.
    Aleksander hai la patente? Se si guida.
    Attese che fosse a portata e gli lanciò il mazzo di chiavi della sua Nissan, la quale aveva fatto lampeggiare le luci di posizione. Era aperta. Il posto di guida era rivolto sul marciapiede.



    Edited by Volkof - 18/5/2013, 23:47
     
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    Più osservavo i cadaveri, più ero convinto quanto il mio superiore che qualcosa non andasse. C'erano un po' troppi interrogativi, anche per un delitto così misterioso (e brutale) come quello. La posizione dei corpi, la brutalità stessa delle ferite... Eppure non riuscivo a capire cosa. E se non ci riuscivano due persone "fuori dalla norma", per così dire, allora il dipartimento forense della Polizia di Kurayami c'avrebbe passato sopra settimane, se non mesi (o anni), per capire. - E' stato un lavorato meditato. Concepito punto per punto. Taglio per taglio quasi... Azione per azione. Non è stato un'atto fine a se stesso. E' stata una celebrazione. - Il mio sguardo si levò dal punto del pavimento sporco di sangue che stavo guardando, andando a posarsi sul volto del mio superiore, studiandolo, come per trovarci una traccia di preoccupazione, di odio o qualunque altra cosa, ma era tornato quello di prima: la statua senziente, il cyborg freddo e calcolatore, veterano di decine di battaglie. - Questo almeno restringe il campo. - Osservai: poteva trattarsi di un culto, invece che di un comune squilibrato, e in ogni caso le informazioni sui culti si potevano reperire senza troppe difficoltà, anche se ciò variava da culto a culto. - Non ci sarà nessun residuo di stupro. Non perché sia stato attento, ma perché semplicemente non è stato compiuto. - Copy. - Dissi, modo corto per dire "Affermativo", il cervello aveva immagazzinato un'altra informazione. Che bel modo di cominciare la giornata. - Seguimi, usciamo di qui. - Non risposi, limitandomi a seguire Batou, desideroso di allontanarmi dalla scena del crimine. Occhi vigili, come al solito, conscio che a volte i criminali gironzolavano attorno alla scena del delitto, se erano particolarmente pazzi da voler provare l'emozione di vedere la polizia sconvolta dal suo lavoro. L'aria "pulita" era quasi una novità, ma sapevo che era solo un'illusione della mente. Ora, dove mi voleva portare quel cyborg? - Aleksander hai la patente? - Mi gridò lui, cercando di sovrastare il chiasso della città. - Mi prendi in giro? - Gli urlai io, di rimando, afferrando al volo le chiavi che mi aveva lanciato. - Se si guida. - Lo presi come un "No". - Non ho mai guidato niente di meno ingombrante e corazzato di un veicolo militare... - Dissi, a voce bassa, come cercando di confortarmi, mentre entravo nella Nissan e mi posizionavo al posto di guida. - ... Fanculo, non è mai troppo tardi per iniziare. - Conclusi, azionando il motore e ascoltando il rombo. - Ti tratti bene. - Gli feci notare, osservando l'interno della Nissan, e concludendo che fosse davvero un ottimo veicolo. - Destinazione? - Gli chiesi, iniziando ad uscire dalla via con calma, cercando di prenderci la mano con un'auto sportiva che non avevo mai guidato in vita mia. Per mia fortuna, avevo sempre avuto un'innata capacità di guidare qualunque cosa.






     
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    ----------- Batou.

    - Questo almeno restringe il campo.
    In un certo senso il ragazzo aveva ragione. Era un duplice omicidio troppo peculiare per essere un atto casuale. Doveva esserci almeno una traccia, se non in questo, nella generalità di un'azione cosi macabra. La scientifica purtroppo ci avrebbe messo troppo e lui non aveva tutto questo tempo. O per lo meno non voleva dare tutto questo tempo all'artefice di quell'opera di pura - folle - genialità meschina. Doveva fare una ricerca estesa sul web nel minor tempo possibile per trovare quella traccia. Quella ipotetica traccia che avrebbe portato alla luce le ragioni d'un cosi folle gesto arrecato a due donne - forse parenti forse no - una morte di certo non istantanea. Ma sarà stata sicuramente lenta, e brutta da guardare. Almeno per le - ancora - sane menti di Batou e di Aleksander il quale a suo modo era rimasto ipnotizzato quanto lui nel vedere quel volto.
    Quel volto. Un volto storpiato non solo dai tagli, ma dal terrore. Il terrore che la morte non sarebbe sopravvenuta in poco tempo..
    E per fare tutto ciò non poteva guidare. La sua mente sebbene abituata non poteva ancora fare due azioni di tal tipo.

    L'uomo lanciò le chiavi della sua auto al giovane, il quale sotto voce - ma per lui ugualmente udibile - non era per nulla pratico d'auto da corsa com'era la quel tipo di Nissan. La Nissan di Batou. L'auto era caratterizzata da una sinuosa linea nera semi opaca con i riflessi vivi causa la verniciatura. Dietro e sul frontale la dicitura S-Gtr brillava quasi sotto le luci della strada. Ad una priva occhiata un'auto lussuosa per ricconi sfondati accentuava la sua bellezza, ma alcuni dettagli come le bocchette d'aspirazione sul paraurti e sul cofano, i "denti" che uscivano dal cerchione e agguantavano la camera della ruota per evitare d'uscire di lato unita ad alcune rifiniture areo dinamiche come lo spoiler la rendevano un razzo.

    Batou salì in auto aprendo la portiera e prendendo da una tasca sotto la giacca il tuo portatile/palmare con gesto fluido e naturale, salendo chiuse rumorosamente la portiera e attendendo quei pochi attimi che Aleksander facesse lo stesso egli si attrezzò per una ricerca in profondità nel web. Gli interni erano belli a vedersi e all'occhio potevano ingannare la vista. Sebbene l'auto poteva sembrare che trasudasse lusso tutti i materiali al tatto erano comuni e pratici. Ben lontani dal lusso di una "vera berlina costosa". Però erano resistenti. Era quello il loro vero scopo. Una voce accolse il giovane al giro di chiave. Una voce femminile ed elettronica
    Welcome Intanto Batou spostando i capelli dalla nuca sistemò accuratamente la nuca sul poggia testa. Un istante dopo dei plug s'infilarono in alcuni jack. Sempre nella sua nuca. Egli tirando fuori da sotto il cruscotto del passeggero un portatile collegò se stesso a quest'ultimo per mezzo del bluetooth. Il piccolo portatile ed il pc più grosso iniziarono subito una ricerca approfondita e molto veloce. Quasi impossibile seguirla ad occhio nudo.
    Non rispose subito all'ironica affermazione del giovane sul lusso dell'auto. Ma indicò una particolare zona del parabrezza, dove comparve l'immagine del navigatore il quale stava prendendo a parlare.
    " Fra 150 metri svoltare a sinistra. " nell'attesa che il sistema finisse la ricerca da lui avviata rispose.
    C'e uno sfasciacarrozze poco fuori la città. A nord. E' li che l'ho presa ed è li che ho trovato tutti i pezzi. Questa Gtr non è una vera "Nissan". Ha il motore della versione da gran turismo sovralimentato. Inoltre il motore non deve sostenere il peso d'una scocca da corsa, con tutte le roll bar e quindi tutti i suoi quasi 700 cavalli sono liberi. Genera quasi 1200 Newton per metro in salita. Non temere, ho settato il pedale dell'acceleratore su pesante, cosi se c'e un rettilineo - e solo in quell'unico caso - se schiacci a fondo l'auto scatterà via.
    Non uno sguardo. Batou non vedeva più l'interno dell'auto, quindi era futile guardare il giovane. Egli stava osservando i dati che si accomunavano durante la ricerca ed essendo prossima al termine prese a leggere e a comparare molti dei folli sotto arresto e fuggiti che avrebbero potuto compiere un omicidio cosi efferato. Il suo viso - assente e freddo - era del tutto inespressivo. Come al solito, ma il tono di voce aveva una punta d'orgoglio, per aver dato nuova vita ad un'auto cosi.



    Edited by Volkof - 18/5/2013, 23:48
     
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    weefef

    Alle volte Batou mi sembrava il regista di Matrix, pareva pieno di spinotti ovunque. I vantaggi/svantaggi dell'essere un cyborg. Ovvio che non glielo feci certo notare: in primo luogo, era assolutamente irrilevante e stupido, in secundis era fin troppo occupato a fare qualcosa di abbastanza importante per entrambi: una ricerca incrociata. Ipotizzai che stesse facendo un'analisi di alcuni culti, forse condivideva i miei stessi (non espressi ad alta voce) sospetti, o magari un qualche suo contatto che poteva darci delle informazioni. O magari ancora era collegato ai database di tutta la città, cercando possibili individui, uno per uno, tale era la scrupolosità del mio superiore. In ogni caso, non feci alcun commento a riguardo: avevo imparato che se Batou aveva un obiettivo, lo raggiungeva, era solo una questione di tempo, e in quel momento voleva trovare il responsabile di quel duplice (orribile) omicidio. Pertanto, tic-tac, tic-tac, figlio di puttana. - C'è uno sfasciacarrozze poco fuori la città. A nord. E' lì che l'ho presa ed è lì che ho trovato tutti i pezzi. - L'avrei guardato, se non fossi stato intento ad osservare la strada con attenzione, ma le mie orecchie colsero comunque il senso di ciò che mi stava dicendo, anche dopo quella frase. - Non temere, ho settato il pedale dell'acceleratore su pesante, così se c'è un rettilineo, e solo in quell'unico caso, se schiacci a fondo l'auto scatterà via. - Sicuramente c'hai messo l'impegno. - Dissi, a tradimento, senza aspettarmi veramente una risposta. - Svoltai, seguendo le indicazioni del navigatore, e mi concessi il silenzio per un po', interrotto solo dal mio respiro e dai rumori della città. - A proposito, cosa stiamo cercando? - Chiesi. - Il navigatore indica un posto preciso, ma io non lo conosco. - Rettilineo abbastanza lungo da percorrere, decisi che forse avrei dovuto provare tutti quei cavalli di cui sembrava tanto orgoglioso Batou. - Puoi farmi un briefing conciso? Voglio sapere se mi tocca caricare il fucile. - L'auto, in tutto il suo splendore, sfrecciò lungo la strada come se non subisse forza d'attrito, lanciando un chiarissimo ed inequivocabile "Mi fai una pippa" a più o meno tutti gli altri veicoli.






     
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    Con il ragazzo alla guida del bolide - paradossalmente - Batou riuscì a concentrarsi meglio alla verifica delle interminabili liste che il computer in suo possesso stava continuando a scaricare nel suo archivio interno per fornire più dati in contemporanea senza l'inutile attesa che avrebbe dato passando da una banca dati all'altra dei vari uffici e gestioni cittadine. Era utile, ma richiedeva tempo per poter acquisire e scaricare tutta quell'enorme ammontare di dati. Pure il suo cyberbrain ci avrebbe messo tempo per una ricerca cosi estesa ed approfondita. Ma non poteva farci nulla. Pure alla Swat una buona fetta degli archivi ancora cartacea e sebbene egli potesse stare a trascriverla per una intera giornata i documenti lo avrebbero tenuto ancora li. Ed il crimine, i criminali, di certo non si sedevano in panchina alla metro a lasciar scorrere gli arrivi al tabellone. Fin quando l'uomo affiderà il suo sapere a qualcosa di fisico e non virtuale molte cose richiederanno un tempo biblico. Il portatile in auto era una scheggia a scaricarli ed allocarli nella sua mente ma le liste erano sconfinate. Soprattutto perché scava cercando su più archivi, su più server, su più amministrazioni cittadine. Dai rapporti dei poliziotti di quartiere alla Swat stessa, per parlare dell'Fbi a quella della scientifica stessa. La stessa che si trovava sul luogo poco prima. La ricerca proseguiva. Il contatore segnalava ancora cinque minuti abbondanti di ricerca prima che finisse.
    Poteva distrarsi per quel breve lasso di tempo rispondendo alle domande del giovane. Il navigatore proiettava una piccola sfera sul parabrezza di colore azzurro tendente al verde e mostrava il raggio d'azione fino a trecento metri da dov'era l'auto. In tutte le direzioni, in scala.
    ""Alla prossima rotatoria prendere la seconda uscita.""
    Non temere, si va solo vicino all'enorme rotatoria che porta alla Swat, l'enorme stradone che si vede in fondo guardando dalle finestre dell'edificio.
    Poi osservando la curiosità del ragazzo per un ultima volta di prima di ritornare al portatile a cui mancava solo un minuto alla fine dell'imponete ricerca aggiunse dettagli alla storia di quell'auto.
    Ho impiegato circa tre mesi e mezzo d'interrotto lavoro per riportarla allo stato originale e un mese e qualche giorno, forse una settimana, per montargli il motore il v8 super granturismo sovralimentato. Adeguando l'auto ad accogliere il motore maggiorato.
    Comunque per tua informazione attualmente hai fra le mani solo 450 cavalli degli effettivi fisici 690. Le coppie di candele di quattro cilindri non sono attivi, sfruttano l'inerzia quindi se premi affondo l'acceleratore l'unica cosa che salirà sarà il consumo di biodisel, basta che acceleri e il motore ti farà divertire. Ed ora scusami. Ma ha finito.

    La sua voce quasi si spense nel finire la frase, egli era ritornato alla sua ricerca. Prese il palmare e iniziò a confrontare i dati per poter trovare una possibile traccia di prove per poter spiegare quell'efferato duplice omicidio.
    Fuori in tanto le luci della città mostravano la sua stupenda decadenza. Di li in poi Batou fu una statua di silenzio, quasi religioso. Solo il rumore della tastiera e della città si potevano sentire, se il ragazzo non avesse emesso fiato. La concentrazione dell'uomo era tangibile ma non c'era nulla di preoccupato in lui. Passarono molti minuti.
    Sapeva e aveva le sue fonti al riguardo e delle lunghe quattro liste presenti man mano scemò fino a divenire solo sei possibilità. E sfortunatamente i dubbi di Batou vennero confutati nel peggiore delle situazioni.
    Frena. Fermati.
    L'uomo si guardò intorno cercando di riconoscere l'altezza precisa di dove si era fermata l'auto - in base alla repentinità di Aleksander nel piantare freno. Spostò i dati sul piccolo palmare e ripose in fretta il computer sotto il cruscotto del lato passeggero. Bel modo d'acquisire delle informazioni sul passato. Guardò il ragazzo.
    Adesso guido io.
    Puntellò con il dito il comando della trazione - finto - due volte verso il basso. Il monitor accanto al quadro comandi mostrò gli indicatori prima del motore, che mostrava la piena efficienza del motore, poi quelli del bi-turbo compressore. Batou guardando d'avanti tracciò nella sua mente la strada in mezzo a quel poco d'auto, prese la sirena dal porta oggetti a lato nel suo sportello e mettendola fuori strinse la cintura. L'auto partì di scatto quasi slittando, lo sterzo si spense. Guidava Batou, con i plug nella nuca.
    Destinazione?...
    Si va all'ospedale psichiatrico

     
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    weefef

    Ok, le risposte del mio superiore mi avevano, se non soddisfato, almeno dato una vaga idea di ciò che stavamo per fare: il che significava, niente scontri a fuoco ravvicinato, almeno per i prossimi quindici minuti. Quello che però non capivo era perchè non mi avesse detto la destinazione precisa: certo, sì, la rotatoria, ma da lì dove si andava? Misi a tacere i miei dubbi, concludendo che forse non stava ancora finendo la sua ricerca, il che era molto probabile. "Ma come", direte voi, "è un cyborg e ci mette così tanto tempo?" Ebbene, sì, è un cyborg, e ci mette così tanto tempo perchè la mole di informazioni da cercare e decifrare era semplicemente spaventosa. E poi, avevo fiducia in lui. Dovevo solo stare calmo e paziente, e sia la pazienza che la calma non mi mancavano. - Frena. Fermati. - Mi fermai di colpo, guardandolo negli occhi, come se mi aspettassi di sentirgli dire qualcosa che non mi sarebbe piaciuto. Come, per esempio, l'essere circondati da mille mastini cyborg che volevano violentarci analmente. - Adesso guido io. - Staccai le mani dal volante, e mi misi comodo, osservando mentre dei plug entravano nella testa del cyborg. Sembrava davvero di essere finiti dentro un particolare film. - Occhio agli Agenti. - Ci scherzai su, prima di sentire il nostro obiettivo. - Si va all'ospedale psichiatrico. - Lì risi di puro gusto, mentre l'auto già scattava, facendosi strada con una velocità senza pari. - Sì, in effetti penso di aver proprio bisogno di un paio di pillole. - Il che in effetti valeva per entrambi: considerato il fatto che nella società odierna eravamo noi i folli, sarebbe stato curioso riscoprirci, in effetti, i più sani di tutta una città. Non saprei se chiamarla ironia, o qualcosa di diverso. - Hai mai pensato al fatto che molti pensano che dovremmo essere noi là dentro? Assieme a tutti i pazzi. - Gli feci notare, anche se ero sicuro che la domanda non gli fosse nuova. - A volte penso che, tutto sommato, non abbiano poi così torto. - Questa, alla fine, era ironia. Una molto crudele, ma pur sempre ironia. Peccato che io l'amassi, pur essendo questa una puttana di dimensioni colossali.






     
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    ----------- Batou.

    A batou scappò un breve sorriso beffardo dovuto al fatto di conoscere una realtà sommersa ma pur sempre presente. Loro due non dovrebbero esser rinchiusi. Loro Dovevano assolutamente esser rinchiusi. Ma paradossalmente la loro stessa follia era ciò che li rendeva sani di mente mentre al di fuori quelle persone sarebbe bastato un solo momento delle loro vite a renderli folli. Una verità sommessa come era sommesso il rumore del motore. Un ringhio latente che crebbe d'intensità non appena batou costatò che anche il ragazzo si sistemò accuratamente sull'ergonomico sedile. Egli guardando la strada e disse solo..
    Costruita per abbattere i record.
    Il rumore molto simile ad un ringhio divenne un ruggito quasi di sorpresa. La doppia frizione a disco sbloccante/autobloccante lasciò che il propulsore si scatenasse e l'auto si proiettò in avanti con la stessa inerzia d'un razzo che decolla. Tutti i seicentoottanta cavalli resi disponibili dalla centralina più i dieci extra sopra gli ottomila giri presero l'asfalto e lo tramutarono in cenere. L'auto non slittò minimamente - merito della trazione integrale perfettamente bilanciata - e quindi una frustata indegna avrebbe preso i due completamente di sorpresa. Almeno per il ragazzo. Batou quell'auto la conosceva come conosceva la sua mente.
    Senza nessuna pietà la velocità crebbe esponenzialmente e ben presto batou guidava in mezzo ad un moderato traffico notturno a quasi 110 km/h infilandosi in ogni spazio libero per superare le auto senza però farle perdere il controllo... Potenza perfettamente controllata produceva una paura controllabile mentre quattro fari bianchi come la pura luce sciavano in mezzo a motori, auto, semafori rossi e tutto quello che si potesse trovare in una strada cittadina. Il sibilo del doppio turbo compressore era presente ma non assordante e ad ogni stacco di pedale e marcia dava sonori colpi senza remore alcuna.
    Un perverso sorriso comparve sulle labbra dell'uomo quando si ritrovò nei pressi dell'immissione a quella rotatoria e l'auto ripartì inclinandosi leggermente. La velocità era fuori dalla norma, ma dovevano andare in auto strada e per cui era necessario rallentare. Non oggi. Ma non questa volta. Arrivati all'ingresso il freno a mano ebbe un sussulto, facendo inchiodare le ruote posteriori. La nissan piegandosi di lato s'infilò pennellando il guardrail perfettamente con le ruote che fumavano. Da li in poi, a tutto gas.
    Nei pressi del luogo batou ritornato serio esplicò un paio di cose al ragazzo. Il quale forse non era al corrente dei fatti.

    Non so se lo sai. Ma le persone che non sono riuscite a superare lo shock delle guerre, qualunque essa sia, finisce in un posto simile.
    Qui forse troveremo una mia vecchia conoscenza...

    . . .
    Ospedale psichiatrico.
    vede, noi siamo una struttura "low profit". Usiamo budget bassi, ma offriamo prestazioni limitate.. Le multinazionali ci offrono questo e questo dobbiamo usare...
    Capisco. Quindi se un dì una banda di deliquenti arriva e ruba attrezzatura o fa evadere qualcuno voi potete fare ben poca cosa.
    La ragazza con abiti da dottoressa esplicava con tono quasi dispiaciuto. Tutti e due, Batou e partizian, la seguivano nei lunghi corridoi biancho sterile.
    Sfortunatamente si. Di qua. Stanza 1152. Paziente j.k. hell. Ecco la sua stanza.

    Una stanza spoglia. Due pareti imbottite. Uno scrittoio inchiodato, un lavandino in plastica morbida, un letto anch'esso inchiodato e nient'altro. Perfino il cuscino era parte integrante del materasso. Nient'altro. Se non un sempre presente odore di candeggina ed al sofisticato naso del Cyborg un odore di sangue rappreso..
    Lo stesso del luogo del duplice omicidio.

    Quando sono venuti a prenderlo?
    circa due settimane e mezzo fa. Durante il cambio turno.. hanno diverto la rete sulla finestra e l'hanno portato via.
    Batou fece cenno alla donna che aveva concluso.. Guardò Partizan con viso serio. Come se stesse attendendo qualche domanda da lui. Se e mai ne avesse avute. La situazione non era del tutto chiara neanche a lui.

     
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    Era raro vedere Batou sorridere, ma non lo biasimavo. Entrambi avevamo visto così tanta merda da uscirne sconvolti, lui più di tutti. Un secolo di guerra ininterrotta ti fa cambiare presto opinione sul senso della vita e sulla razza umana come la conosciamo. Dall'Età della Pietra, abbiamo sempre di più raffinato i mezzi per uccidere, e se da una parte questo ha contribuito al nostro sviluppo come specie, anche in fatto di sopravvivenza, dall'altro ci ha solamente resi ancora più violenti e degenerati. Ah, la razza umana e la sua sempre presente molteplicità. - Non so se lo sai. Ma le persone che non sono riuscite a superare lo shock delle guerre, qualunque essa sia, finisce in un posto simile. - Aye. - Risposi. - Lo so perfettamente. Da noi a volte quelli impazziti li rinchiudevano in qualche posto, oppure li esiliavano. Davano loro cibo e acqua per due giorni di marcia, e li cacciavano via. Nei casi estremi, li giustiziavano. - Qui forse troveremo una mia vecchia conoscenza... - Lo guardai, non capendo perchè dovesse interessargli qualcuno rinchiuso in un ospedale psichiatrico. O non era così pazzo quanto sembrava, oppure... Non avrei saputo dire. Dopo poco arrivammo, e scendemmo dall'automobile. Era una scena particolare: un armadio di un cyborg accompagnato da un ragazzo in completo equipaggiamento S.W.A.T., arma inclusa. Dava l'idea di un film poliziesco, solo che alla prospettiva dei malati di mente saremmo sembrati come Stanlio e Ollio. Eravamo dentro da un poco, e Batou stava conversando con una dipendente riguardo ad una strana evasione, mentre la ragazza ci stava conducendo attraverso una serie di corridoi, per trovare la stanza della conoscenza misteriosa del mio superiore. - Vede, noi siamo una struttura "low profit". Usiamo budget bassi, ma offriamo prestazioni limitate. Le multinazionali ci offrono questo e questo dobbiamo usare... - Capisco. Quindi se un dì una banda di deliquenti arriva e ruba attrezzatura o fa evadere qualcuno voi potete fare ben poca cosa. - Mi guardai attorno, notando quanto in effetti il complesso riflettesse la sua decadenza. Già stava nel nome, se poi il nome diventava garanzia... - Sfortunatamente si. Di qua. Stanza 1152. Paziente J.K. Hell. Ecco la sua stanza. - La ragazza aprì la porta della stanza del paziente. O meglio, del paziente che sarebbe dovuto essere lì, eppure non c'era. La situazione era assolutamente sospetta. - Quando sono venuti a prenderlo? - Circa due settimane e mezzo fa. Durante il cambio turno... hanno diverto la rete sulla finestra e l'hanno portato via. - Mi tolsi l'headgear in dotazione, per meglio respirare l'odore che c'era lì dentro: sangue rappreso, candeggina, e avrei giurato di aver sentito qualcos'altro, ma non riuscivo a capire cosa. - Ha detto che hanno reindirizzato la rete, giusto? - Chiesi alla ragazza, iniziando già a formulare le ipotesi. - Devono per forza avere avuto accesso alla camera di sicurezza, e anche in maniera tale da essere perfettamente insospettabile. Avremmo bisogno delle cartelle dei dipendenti, e in futuro potremmo dover far loro qualche domanda. - Feci una pausa di un paio di secondi. - E ovviamente dovremo interdire questa stanza. Magari ci saranno delle impronte, o del DNA da qualche parte... - Ma dubitavo fortemente. - Ci può scusare solo un attimo? - Chiesi di nuovo, invitandola implicitamente ad andarsene per un paio di secondi, e guardai Batou, parlandogli a bassa voce. - Avrai notato anche tu che c'è odore di sangue rappreso. - Era quasi certo, visto che il suo olfatto molto probabilmente era più acuto del mio, grazie alla tecnologia. - E il tuo amichetto è stato apparentemente portato via. A meno che non sia scappato egli stesso, e abbia inscenato tutto questo bordello. Ma se così fosse, allora sarebbe il nostro primo sospetto per il duplice omicidio di oggi. La domanda è, come è successo, e perchè è successo? Chiunque sia stato, ha agito in maniera impeccabile, e ha fatto in modo di non lasciare traccia. - Sbuffai, incrociando le braccia e guardando la scena. - Sono confuso. - Ammisi, anche se sapevo che era solo questione di tempo prima che riuscissimo a venire a capo della situazione.






     
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    --[ Batou. ]

    Come, cosa, quando, perché, il motivo. Lo scopo. L'agire ed il reagire. La concezione mentale ed i suoi costrutti. Le reazioni fisiche e tangibili apparentemente superficiali ma in realtà con origini ben più profonde e ignote della mente umana. Frammenti ignoti, disgiunti in modo cosi estremo da essersi frantumati un ulteriore volta e un'ulteriore volta ancora fino a divenire frammenti d'un frammento più grande che un tempo componeva qualcosa d'ancora più grande.
    Frammenti. Lontani. Confusi. Complessi. Sconosciuti. Frammenti da ricostruire.
    Cosi come quella stanza. Una stanza apparentemente asettica. Apparentemente d'un bianco netto. Distinto. Poco più di quattro mura senza contare pavimento e soffitto. Una stanza di ordinata follia e di caotico ordine in cui si presuppone si possa far trovare l'ordine al caos e il disordine al male.. Ma in realtà è l'esatto opposto. Qui la follia, qui il male, qui i propri demoni, trovano alloggio e rispetto quasi. Ne era la prova che nonostante tutti i suoi "ospiti" nonostante tutto il tempo dedicato alla impeccabile pulizia della stanza....
    Nonostante tutto ciò quell'odore era sempre presente. Odore di sangue. Odore di sangue rappreso di anni. Strato su strato. Paziente su paziente. Un odore che ti riporta a casa.. Per certuni.

    Domande ed ipotesi. Domande su domande e ipotesi su ipotesi che si accavallavano fra di loro senza riservo, senza rispetto, senza un nesso logico. Cosi intangibili come il passato di quelle stanze cosi nella mente di Batou mentre impassibile ascoltava i discorsi del ragazzo che stava letteralmente fiutando qualche indizio giusto e stava tentando d'ipotizzare anch'egli una motivazione per la quale due casi apparentemente separati in verità erano uniti. Per l'appunto. "perché".

    Sotto il tavolato del porta bagagli della mia auto ci sono due scomparti, apri quello a sinistra. Troverai un kit che potrebbe fare al caso tuo. Io mi occuperò della rete interna del centro e di quella fisica tagliata fuori dalla stanza. Sbloccherò l'auto appena sarai li vicino, fino a prima non toccarla..
    Diede una pacca sulla spalla del giovane e girandosi scomparve nel corridoio lasciando il ragazzo e quel caos impalpabile al loro destino. Batou in testa oramai aveva un costrutto mentale che si era preso possesso della sua mente. L'aveva lambita con la stessa forza di un magnete per il metallo. Mentre il giovane restò li egli fece il lavoro restante.. Occuparsi del profilo esterno alla stanza. La rete di sorveglianza e quella di protezione esterna.
    La prima fu facile. Trovò i resti di una back door sul firewall del centro e da li entrare nel sistema di sorveglianza dell'edificio stesso fu di una semplicità imbarazzante. Capì che non solo si trattava di persone esterne al plesso; ma di abili estrattori perché in concomitanza all'hack della rete il paziente J.k. hell svanì da quella stanza. C'erano più di due uomini.. Potenzialmente almeno quattro individui.

    La recinzione attorno le sale dei "pazienti speciali" bastò solo un rapido sguardo per capire che era stata diverta con il taglio laser. Rapido. Senza rumore ed a bassa frequenza visiva e ultrasonica.. Metodo non solo da esperti ma anche molto sofisticato. Ciò lasciava indicare che chi c'era dietro a tutto ciò erano bande altamente attrezzate e dotate sia d'attrezzatura sia di competenze per usarle.
    Batou fuori dall'edificio, più precisamente nel retro di questo, aveva estratto con movimento veloce una sigaretta dal pacchetto e l'aveva già accesa e portata alle labbra.

    Non hai mai smesso vero?
    Pensieri presero possesso della voce mentre la sigaretta fra le labbra si consumava cosi come la sua rabbia prendeva possesso del suo essere.
    È stato prima o dopo esserti liberato? Eh, J. K.?
    Per te non è mai finita vero? Nemmeno qui dentro è mai finita.. La guerra.

    Poi colto da una illuminazione Batou ebbe la sua risposta.
    È stato dopo.. Le hai uccise e sei ritornato in stanza solo per darti una sistemata..
    Loro ti hanno aiutato e "loro" hanno ripulito. Chi ti ha rapito ti ha preso per necessità..

    L'uomo dalla robusta stazza e dalle mani incrociate seduto su un muretto stava compilando DSN d'accesso alla rete con una sorprendente velocità facendo rimbalzare il segnale sulla sul suo personale modem/radio in macchina fino al centro S.w.a.t. Ricerche su un unico campo non necessitavano di terminali. Bastava il suo cervello. Chi aveva mai potuto avere interesse per un pover uomo consumato dalla guerra e reso fuori di testa dalla stessa con conoscenze pari alle sue in ambito di armi, guerra civile, combattimento ed anatomia umana che la battaglia possa offrire..?
    Seconda, terza, quarta sigaretta. Batou era più che alterato. Il suo stato d'animo era stato capovolto. Uomo dalla freddezza netta ma in certi casi bastava ben poco a farlo divenire furioso.
    Sarebbe andato fino in fondo alle radici di questa storia. E dove se non dove albergano le radici della malavita organizzata? La periferia della città.




     
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    Potevo capire che qualcosa non quadrava nel mio superiore. Sebbene fosse più macchina che uomo, non riusciva a nascondere tutto, non a me almeno. Non era tanto il tono, o la postura, o il fatto che se ne andò dalla scena del crimine seguendo un suo percorso che sapevo per certo essere meticoloso e infallibile. Non era niente di logico, in verità, a spingermi a credere che ci fosse qualcosa che non andava in Batou, era una mera sensazione. Sentivo di conoscerlo abbastanza da poter formulare con certezza la mia accusa: il cyborg aveva un problema, nulla che intaccasse i suoi circuiti, nossignore, era qualcosa nella sua mente. - Sotto il tavolato del porta bagagli della mia auto ci sono due scomparti, apri quello a sinistra. Troverai un kit che potrebbe fare al caso tuo. Io mi occuperò della rete interna del centro e di quella fisica tagliata fuori dalla stanza. Sbloccherò l'auto appena sarai li vicino, fino a prima non toccarla. - Annuii quando mi diede la pacca sulla spalla, e lo osservai mentre si dirigeva da qualche altra parte. Sapevo che anche se i suoi medoti erano spesso non convenzionali, sarebbe andato fino in fondo alla faccenda. Una volta che Batou si metteva in testa di risolvere un caso, era come l'Horatio Caine della situazione: si metteva gli occhiali da sole, pronunciava qualche frase ad effetto, e chiunque capiva che era solo questione di tempo prima che fossero cazzi amarissimi per il malvivente. - Yep, sissignore. - Dissi, a bassa voce, anche se ormai lui era lontano. Era più detto a me stesso che a lui, in verità. Rimasi dentro la stanza un po', per cercare di capire con le mie sole forze, ma mi arresi, e sbuffando uscii, dirigendomi verso l'automobile, ma non prima di aver recintato la stanza con del nastro, e aver detto ad un'inserviente che nessuno doveva avvicinarcisi, essendo scena del crimine. Appena avvicinato, sentii il blocco dell'auto che si annullava, e presi il kit. C'era praticamente tutto quello di cui avevo bisogno dentro per ricostruire in maniera dettagliata cos'era successo. Solo che forse ci sarebbe voluto qualcuno di più qualificato, io non ero della scientifica. - Hai mai considerato l'ipotesi di mandare un paio della scientifica qui? - Chiesi al mio superiore tramite il canale di comunicazioni, una volta entrato nella stanza. - Direi che rientra nella loro giurisdizione, non nella nostra. - Una parte di me si trovava in disaccordo con me stesso: forse era proprio per questo che non aveva chiamato gli omini della pastasciutta. Forse era qualcosa di personale per lui, troppo, oppure semplicemente qualcuno del dipartimento era implicato, e non poteva rischiare che qualche stronzo compromettesse tutto. In ogni caso, dovevo fidarmi di lui. - Ad ogni modo, illuminami: che opinione ti sei fatto della situazione? - Chiesi, esaminando la scena con l'aiuto del kit, conscio che il mio superiore avesse già analizzato la situazione molto meglio di me. Apparentemente conosceva anche questa persona, questo tale Hell. I vantaggi dell'essere un cyborg che vive da un secolo.






     
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