Posts written by MidoriNoBakeneko

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    Eeeeee rieccomi qui! Mi ripresento umilmente sperando di fare cosa gradita, probabilmente dopo gli ultimi mp non dovrei direi quanto sia spiacente dell'immensa assenza ma lo faccio lo stesso. xD Non sapevo se avvisarti o meno ma, visto che mi sono ritrovata a leggere la role, ho temuto che se non avessi scritto ora non lo avrei fatto mai più.
    Ho riletto tutte le nostre idee esposte negli MP tempo fa, spero di non fare strafalcioni. Potrei avere problemini a livello di scrittura ma soprattutto memoria, nel caso tempo di riprendere la mano e rileggere varie cose dovrei tornare in sella. Se noti qualcosa che non ti va la mia casella MP è sempre aperta! In ogni caso, grazie DAVVERO per la disponibilità. <3


    Shaaah... gah... rrrruh?
    Dire che Juri si sentiva completamente fatta, neanche avesse appena preso la droga più potente del mondo, sarebbe stato un eufemismo che si sarebbe volentieri risparmiata, soprattutto perché in quel momento non sapeva quasi cosa volesse dire, il termine "eufemismo". La sua voce non le apparteneva, a malapena riusciva a controllare i propri movimenti ed era come se il suo cervello, che avrebbe dovuto guidare il corpo e controllare la mente, non fosse neanche suo, ma di qualcun altro. Fu il dolore a riportarle la testa in asse per qualche secondo, ma anche così, a malapena riuscì a riconoscere il nome che l'armadio a quattro ante davanti a lei stava pronunciando. Le sembrava quasi di vedersi, un enorme buco nella testa, mezzo cervello a terra, rimpiazzato da un grosso mostro che aveva solo fame... TANTISSIMA, fame. O così, o non si spiegava cosa fosse quel bisogno crescente di restituire il morso al drago e staccargli il muso fino a vedere il suo sangue zampillare fuori.
    Ju...riiihh? Almeno una delle mille domande aveva trovato risposta nella sua mente, ora restava solo da capire come fosse arrivata lì e cosa fossero quei filamenti simili a catrame che parevano lottare per separarsi dal suo corpo deforme. Le sembrava che la testa, le braccia e in realtà quasi tutto il corpo, si stessero liquefacendo senza che potesse farci nulla, e non era solo una sensazione: oltre al sangue, Shagaru si sarebbe ritrovato tra le fauci anche un po' di quella melma che ricopriva la figura mostruosa che gli stava davanti, mentre dal corpo di Juri filamenti di pura oscurità grondavano sui suoi pettorali scolpiti, sull'addome... tra le cosce.
    ARRRRHHH!
    Mentre lui le stringeva il collo tra i denti affilati, lei tirava, a quattro zampe su di lui, flettendo le gambe piegate e cercando di affondargli gli artigli nella carapace del petto e dei trapezi enormi, tutto pur di fare presa. Pareva che volesse liberarsi anche a costo di staccarsi letteralmente la testa. Non voleva torcersi il collo in realtà, non voleva crepare in modo tanto stupido! Ma l'istinto di liberarsi era molto più forte di lei, un po' come se fosse posseduta da una bestia spaventata a morte e irrazionale, e fosse proprio quella parte a controllarla. Alla fine per fortuna fu il drago a diminuire la stretta delle fauci per parlare, salvandola letteralmente da se stessa. Lei gli ringhiò in bocca di tutta risposta, spalancando le fauci al massimo delle sue capacità e sputandogli in faccia oscurità e respiro affannoso... Respiro che, per assurdo, sapeva ancora del suo stupido dentifricio alla fragola.
    Qualcosa... mi hanno fatto qualcosa... alla testa. Non riesco... rrrhh...
    Aveva senso che sentisse caldo? Che si sentisse avvampare? Immagini distorte e voci che non ricordava di conoscere si susseguivano dentro di lei mentre cercava di parlare, passandogli avanti come se stesse morendo e quella fosse la vita che gli scivolava di mano. Corpi nudi, fluidi scarlatti, fluidi candidi in contrapposizione... E anche pugni, calci, oscurità, fiamme violacee, braccia mozzate.... perché vedeva se stessa fare sesso in un momento del genere? No, non sesso; quello era...
    GGGGHHHHHAAAAArrrh....
    Si prese la testa tra le mani, rimanendo a cavalcioni su Shagaru mentre il suo corpo continuava a sembrare in procinto di liquefarsi e le fiamme la divoravano. Tutti gli occhi violacei che ne illuminavano la figura, mettendo luce sulle sue curve e rilevando dettagli sempre più inquietanti nella sua pelle oscura, più che piangere con lei sembravano fissare il drago, sgranati: lo guardavano, dall'alto, come se volessero comunicargli qualcosa.
    Rhhh... non sono... Juri. Io non sono... intera. Non c'è più. La mia... non c'è più!
    Si riferiva all'ultradivisa, della quale purtroppo non aveva più memoria. Eppure, nonostante non la ricordasse, sentiva di essere completamente persa senza, fuori controllo, perché priva dello strumento regalatole un tempo da Arashi, la sua anima non riusciva a restare unita e il suo cuore non era in grado di trattenere l'energia distruttiva del suo potere. Priva di ricordi e di un "sigillo" per tutta quella rabbia, era come una bomba ad orologeria pronta ad esplodere da un momento all'altro, e combatteva tra l'istinto di uccidere il drago seduta stante... e quello di rifugiarsi invece tra quelle enormi braccia e lasciarsi salvare. Per cui in un certo senso no; decisamente quella non era Juri, poiché un simile pensiero non l'avrebbe mai sfiorata senza che si facesse scudo col suo infantile orgoglio. Ebbene, non c'era spazio per l'orgoglio attualmente.
    RRh... D-devo... devo tenere insieme i pezzi. Ho bisogno.... di tornare intera. Qualcosa... dammi qualcosa per...
    Ansimava e la sua voce era distorta, sdoppiata, come indemoniata. La ferita lasciata dai denti del drago rendeva il tutto ancora meno fluido. Dopo essersi contorta tentò di afferrare una delle enormi braccia di Shagaru a due mani e le tirò verso di sé, per la precisione intorno al collo, dove la ferita grondava sangue e oscurità, le estremità che tentavano di ricucirsi. Ma non bastava. Con un'espressione angosciata, altri filamenti d'oscurità dalle fattezze di piccoli tentacoli cercarono di guidare le altre braccia su di lei: intorno ai fianchi pieni, come la tacita richiesta di un'amante, sulle reni doloranti, in una richiesta di appoggio disperata, infine sulle gambe... dietro la nuca. Sembrava volesse che la toccasse ovunque... Che la tenesse letteralmente intera. Tutta.
    Stringimi... Stringi! Tienili insieme...
    A quel punto non sapeva neppure lei cosa stesse facendo e dove ciò l'avrebbe portata, si limitava ad agitarsi su di lui spinta da un istinto superiore, folle e ingestibile, ondeggiando i fianchi come guidata dalla più sfrenata passione, mentre tutto il corpo diceva piuttosto che avrebbe voluto inglobare il drago dentro di sé e farne un abbondante pasto. A dar ragione a quell'impressione, mentre tutte quelle braccia improvvisate guidavano le mani di Shagaru verso di lei, ella si avventò nuovamente sul suo petto e spalancò la bocca in modo mostruoso, facendo saettare il viso ferino in avanti, verso le fauci di lui; tirando fuori una lingua mostruosa, lunghissima, grondante melma oscura e densa. Se lui glielo avesse permesso lo avrebbe sicuramente morso, piuttosto che baciarlo... affondando i denti nella sua carapace e saggiando il suo sangue di drago, in una perversa effusione che sembrava al contempo il tentativo di staccargli la faccia... e il maldestro bacio di un mostro.
    Nnnrrrh...

    Edited by .Bakemono - 18/9/2021, 21:14
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    Hem, per la serie a volte ritornano... Ciao a tutti.
    Chiedo venia per la sparizione totale ma ho scoperto che i problemi di concentrazione ecc che sentivo facevano parte di un problema di salute parecchio grande che nel frattempo è peggiorato e che sto ancora affrontando, quindi non so quando risolverò.
    Non so neanche se abbia senso ormai scrivervi visto il ritardo (non avevo modo di farlo prima) ma ci tenevo a salutarvi di passaggio oggi che posso. Ogni tanto vi penso ancora. 🤣 Purtroppo ormai non riesco materialmente a soffermarmi sulla scrittura per troppo tempo, anzi mi causa parecchio stress che devo assolutamente evitare per non peggiorare. 😅 Vecchiaia precoce! Eheh... Eh.
    E nulla, chiedo scusa a Doom, Hyp e Chibi in particolare. Quando (speriamo) potrò tornare, mi auguro di aver occasione di farmi perdonare per questo arresto lunghissimo... Se vorrete!
    Ovviamente se non lo avete già fatto sentitevi liberi di svincolarvi dalle role e considerarle chiuse, anche se magari è scontato dirlo. Se invece per miracolo qualcuno di voi le volesse continuare, una volta rimessa in sesto dovrei essere qui. Spero!

    Per il resto baci e abbracci a tutti, che in questo periodo ce n'è urgente bisogno❣️
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    Buon natale a tutti guys e speriamo che il prossimo vada meglio 🎄
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    Ragazzi, sto avendo qualche problemino di salute, dovrei riprendere il giro delle risposte a giorni! Chiedo venia per l'attesa.
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    Pioggia. Goccia dopo goccia l'aveva sentita infrangersi sul suo corpo, ancora e ancora, eppure non era riuscita ad aprire gli occhi, come se fosse paralizzata. Immagini confuse si susseguivano l'una dopo l'altra nella sua mente, e neppure una di essa aveva senso per lei. Lei? Chi era poi… lei?
    Pssst... mi stai sognando? AHAHAHAH
    Quando riuscì a spalancare le palpebre, lo fece urlando. Dalla sua bocca non uscì un grido umano però, neanche un verso che alle sue orecchie avesse senso, bensì un ringhio prolungato che la spinse a tapparsi i timpani con gli artigli. Artigli?
    AAAAAAAAAAAAAAAAARRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRHHHHGH!
    Si guardò le dita e al posto delle mani che ricordava, candide e lisce, trovò artigli e palmi neri come la notte senza stelle che poté scorgere guardando verso il cielo. La pioggia era rossa, densa, e la sentiva fino in gola. Sangue? Si mise a gridare; di nuovo quel ringhio lancinante, mentre lei balzava in piedi e finiva a sbattere contro qualcosa di grosso e alto alle sue spalle. Quando si voltò gridò di nuovo, scorgendo la sagoma nera di una creatura mostruosa che protendeva le zampe verso di lei e, sbandando all'indietro per allontanarsi, sbatté contro qualcos'altro, perdendo forza sulle ginocchia e scivolandovi contro, fino a sedere a terra. Strinse forte gli occhi e per un momento si sentì una ragazzina. Si vide, anzi, rannicchiata contro una parete bianca ricoperta di cuscini, che dondolava su se stessa. Rimase così, per quanto non sapeva dirlo. Quando riaprì gli occhi, confusa, niente di ciò che aveva visto si rivelò reale: la pioggia era semplice pioggia e le figure intorno a lei erano degli alberi, ruvidi, spelacchiati alberi, con fronde luminescenti e le cortecce arancione fluo, dalle cui venature grondava liquame radioattivo. Si guardò intorno e riconobbe un'immensa distesa di colline nere, tonnellate di cenere probabilmente, all'interno di un recinto elettrificato il cui cartello citava "Discarica". Le venne in mente una parola, Sprawl, sebbene non riuscì immediatamente a collegarla al luogo; era come se il termine fosse nascosto in una scatola chiusa chissà dove, e solo aprendola vi potesse trovare i ricordi annessi. Rabbrividì.
    Lei si trovava fuori dalla recinzione, completamente nuda, per quanto non riconoscesse niente di ciò che vedeva guardando in basso: seni completamente neri, più simili a oscurità intangibile che a un corpo, uno stomaco ricoperto di occhi terrificanti, e una coltre oscura che le svolazzava intorno, molto distante da una chioma umana. Improvvisamente sentì una forte risata dentro le orecchie, lancinante quasi, ma quando strinse più forte le tempie e si guardò intorno alla ricerca della fonte, capì non c'era nessuno. Arrancò dunque in avanti, nella testa visi che non conosceva, o che forse non ricordava. Li passò in rassegna uno dopo l'altro, ma anche quando vide il proprio aspetto su una pozzanghera, non riconobbe la figura riflessa sopra: era quella di un mostro, che la fissava sbattendo le palpebre dei suoi tre occhi, uno dei quali rimaneva fisso su di lei.
    Che cazzo... sta succedendo?
    Che cazzo... sta succedendo?
    La sua voce risultava ferina, sdoppiata, come se provenisse da diverse profondità della sua gola: una roca, grave; una sibilante, una quasi umana, e una fin troppo acuta per essere ascoltata senza farsi venire la pelle d'oca, o un'emicrania. Solo quando si toccò la testa e il riflesso la imitò, muovendo le labbra con lei, capì che quella "cosa" sulla superficie, era proprio lei. Già, ma lei chi? Proprio soffermandosi a quel pensiero, sentì crescere una rabbia incontrollabile che la spinse a emettere ancora quel suono insopportabile, mentre la testa cominciava a scoppiarle di dolore e la creatura spalancava la bocca ferina sibilando contro se stessa. Uccidere... Doveva ucciderlo.

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    Un po' di tempo dopo, il sole iniziava a intravedersi a malapena all'orizzonte, e Juri aveva messo insieme qualche stralcio di ricordo per ricavarne un qualcosa di conosciuto, sebbene ancora non avesse capito cosa fosse. Tra i pensieri confusi e ricordi frammentati di facce che non riconosceva, l'unica cosa chiara era stata il nome di una strada e un numero. Intorno a lei, dopo quello che avrebbe definito un ennesimo vuoto, gli alberi erano scuri, come se fossero stati corrosi da qualcosa e l'erba incenerita nel raggio di diversi metri. Sapere cosa avesse fatto con i semplici ricordi sarebbe stato impossibile, ma osservando uno degli alberi, che appariva praticamente spezzato e ripiegato su se stesso, aveva realizzato di aver passato ore a colpirlo, tanto che sulle nocche d'oscurità spiccavano tagli da cui grondava sangue. Di tanto in tanto, quando si guardava le mani, vedeva la sua stessa pelle deformarsi, diventare bianca, sembrare umana, per poi tornare oscura velocemente, ancora e ancora, come una sorta di scena horror. Nella pozzanghera aveva visto quell'orrendo volto sdoppiarsi più volte e tornare normale dopo pochi istanti, quasi volesse separarsi in due. Confusa, impiegò del tempo per collegare quel nome e il numero a un indirizzo, ma recuperò abbastanza razionalità (per quanto possibile) da avviarsi verso la città, cercando di mantenersi al buio, ed evitando eventuali passanti come se fossero appestati... o ne avesse paura. A un certo punto trovò uno straccio abbandonato: era ampio, rosso, e il colore le ricordò qualcosa di piacevole (doloroso?), che in quel momento non seppe definire. Felpa... La mise addosso e proseguì.
    Quando finalmente arrivò a destinazione, non senza fatica, si ritrovò davanti un portone e al suo fianco un cartello dove lesse alcune parole, una delle quali le fece sgranare gli occhi: "Shagaru". Avvocato? Improvvisamente una serie di immagini la attraversarono come una doccia fredda, e quando si riprese si sentì di nuovo... furiosa, ma anche affamata, triste, disperata... pazza, era di sicuro pazza.
    RRRRRHHHH
    Voleva gridare. Sfondare la porta. Ridurla a brandelli. Uccidere il drago. Essere salvata! Fotterlo a sangue.VIVERE! Morire... Cosa? Presto si ritrovò a spaccare a pugni il campanello, avvolta in una felpa sdrucita nel freddo di una notte piovosa, con l'alba in procinto di nascere a rendere tutto ancora più surreale. Avrebbe continuato così finché quel portone non fosse stato aperto o distrutto, probabilmente. E quando e se Shagaru avesse aperto, o fosse apparso da chissà dove alle spalle dello spettro, si sarebbe ritrovato davanti una creatura che non ricordava troppo Juri e che ringhiava, graffiava, si agitava disperata e visibilmente fuori controllo, con le fiamme del suo potere che impazzivano di tanto in tanto, avvolgendola completamente. Lei comunque gli si sarebbe gettata addosso come un grosso felino sulla preda se gliene avesse dato occasione e, artigliandogli il petto o qualsiasi cosa avesse potuto, gli avrebbe gridato contro, la bocca spalancata, le cui labbra rimanevano unite da filamenti di oscurità che la facevano apparire ancora più mostruosa. Se fosse stata in sé avrebbe sentito lontano un miglio che la differenza di forza era troppo per buttarlo a terra di schiena, ma in quel momento non era esattamente capace di intendere e di volere, se non per...
    RRRrrrh! Chhhi... ssssono... iohh?
    L'eco di un pensiero razionale le si ripeté nella mente, ma non seppe dirlo ad alta voce. Eppure dall'interno del suo petto, proprio come se ci fosse dentro la ragazzina rompipalle e burbera che aveva incontrato Shagaru un tempo, si sentì comunque qualcosa. Un eco soffocato. Devi... aiutarmi... Drago. Non un "aiutami", non una supplica, ma un ordine. Sarebbe stato facile riconoscerla anche solo da quella fase... se solo fosse riuscita a dirla davvero.
    Decisamente un risveglio di merda. Per entrambi.

    Edited by .Bakemono - 31/10/2020, 01:18
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    Chan inclinò il capo, studiando Lotor senza sbattere le palpebre, con un particolare interesse per le sue labbra che si muovevano, non come una giovane innamorata ma come un gatto che fissa i movimenti di un topolino. Non riuscì a capire il significato di "Carina" ma in qualche modo sapeva che sarebbe dovuta essere una parola gentile, di cui essere contenta, e per questo leccò il dito appena mordicchiato, un inconsueto modo di ringraziarlo del complimento. Proprio mentre continuava a fissargli le labbra e mordicchiargli le dita, nel cambiare angolazione mentre i suoi denti aguzzi lambivano quella carne, i suoi grandi occhioni violacei virarono verso un nuovo movimento, ben più evidente e interessante delle labbra del giovane: i suoi pantaloni si gonfiarono improvvisamente, a lei venne una fitta di fame quasi istantanea, un po' come se immaginasse che là sotto ci fosse chissà quale ricco boccone con cui sfamarsi. Come darle torto, del resto? Per quanto Lotor avesse delle mani di tutto rispetto, non c'era possibilità che mordicchiare un dito ossuto potesse saziare l'appetito che sentiva crescere dentro lo stomaco... e non solo in quello. L'attenzione di Chan virò dunque verso quel particolare anatomico del fratello, rendendo il resto del discorso ancora più osceno. E sebbene lei non capisse del tutto le implicazioni racchiuse nelle parole del fratello, il suo corpicino e i segnali che le mandavano le dicevano tutto ciò che c'era da sapere: lei voleva quella parte di lui, e la voleva da morirci. Quindi si leccò le labbra, in modo fin troppo ampio per apparire sensuale (quanto più inquietante) e lasciò la presa sul braccio di lui mentre egli la stringeva, sentendo una pulsazione negli anfratti che possedeva. Nel suo caso erano ben tre diversi: un'intimità decisamente particolare e mostruosa là dove in una comune umana vi sarebbe stata la vulva, il buchino inviolato tra le sue natiche poco sotto e, più in basso ancora, una vera e propria vulva liscissima e visibilmente fradicia, come rivelò il contatto col bacino dell'uomo. Chan non portava biancheria, non tanto perché avesse preso le abitudini della madre (anche se in molti casi era proprio così), bensì per la semplice impossibilità fisica di un indumento che potesse contenere quell'enorme coda coprendole al tempo stesso qualcosa che poi, dal canto suo, non aveva alcun senso coprire. Guardò i loro corpi uniti e percependo una pulsazione sotto i pantaloni di lui, portò le mani ad afferrare di scatto qualunque cosa vi fosse sotto, stringendola senza volere mentre sollevava lo sguardo verso il fratello. Aveva un'espressione a metà tra l'innocente e il famelico/spiritato.
    A Chan piaci. Molto di più di Joou. Ma ha anche tanta fame... Fame, proprio qui... Nel dire "qui", in una vocina più simile a rantolo sibilante, spinse col sedere verso il suo bacino, emettendo un mugolio ferino quando i suoi sessi premettero contro di lui. Davvero puoi aiutare Chan a sentirsi meglio? E Chan può... assaggiare?
    Lo chiese, col tono di chi considerasse il semplice assaggiare una specie di parolaccia, ma invece che aspettare la risposta scivolò velocemente verso il basso, tastando a due mani la consistenza della carne che sentiva ergersi sotto quei pantaloni. Chan non aveva idea di cosa richiedesse una situazione simile, quindi il suo fu più un vero e proprio attacco che un preliminare sexy: strappò con gli artigli i pantaloni di Lotor, non senza guardali male nel tentare di slacciarli prima, e poi sgranò gli occhi quando si trovò di fronte al pezzo di carne più invitante che le fosse capitato davanti nella sua brevissima vita. Ricordò vagamente a cosa servisse, le noiosissime lezioni d'accoppiamento del computer riecheggiarono nella sua testa, ma fu fin troppo facile ignorarle davanti alle vene che pulsavano sull'sta eretta. Il primo istinto fu uno solo: spalancò la bocca che divenne così grande da sembrare che la sua testa si stesse aprendo e prese il membro fino in gola senza remore, del tutto decisa a strapparlo via... ma poi, proprio arrivata alla base e con le punte dei canini a contatto con la carne, riuscì a fermarsi e ricominciare, incerta ma non dimentica della gentilezza del giovane. Decise che fosse più saggio usare la lingua, per essere certa di accontentare il fratello e non strappargli via l'organo sconosciuto. Certo, era ancora confusa sull'utilità di un pasto del genere e la sua lingua fu goffa nel proseguire, ma quando si attorcigliò completamente all'enorme affare come un serpente al ramo, si rese conto che dalla punta usciva un buon sapore e sgranò gli occhi sorpresa. Le palpebre si socchiusero subito e lei iniziò a succhiare forte per averne di più, iniziando a produrre suoni ritmici e osceni dalla gola che pulsava ad ogni movimento della lingua. Il fatto che quel grosso palo le ostruisse la gola impedendole di respirare non sembrò turbarla, probabilmente perché in verità riusciva perfettamente a prendere aria grazie alle branchie nascoste sotto alle sue orecchie, o forse ancora perché il suo esofago sembrava possedere un'elasticità degna di una vipera. Scoprire quelle cose del suo corpo le piacque, molto, ma non fu niente a paragone del sapore che la prese così tanto da spingerla a scattare con le bracca e afferrare con forse troppa forza la base del fallo e soprattutto le gonadi intorno ad essa, strizzandole e prendendo a "impastare" similmente a come avrebbe fatto un felino, ma con l'aspetto di un cane rabbioso ben deciso a non lasciar andare il proprio osso. Il fatto che guardasse dritto negli occhi Lotor mentre faceva tutto ciò rese tutto più lussurioso senza che lei ne avesse una reale intenzione, ma a quel punto l'istinto la guidava più della fame... e per istinto intendeva quel calore e desiderio che sentiva crescere tra le cosce, tra le quali sentiva colare un liquido vischioso. Avrebbe dovuto seguire con più attenzione le spiegazioni di anatomia e sessualità della mamma, altrimenti non sarebbe stata tanto confusa e sarebbe riuscita a spiegarsi perché la coda, nel bel mezzo della sua eccitazione che cresceva, iniziò a sollevarsi con facilità come se improvvisamente lei fosse diventata più forte, spalancando le fauci con tale forza da stracciare la pelle che teneva le labbra chiuse e dirigendosi a cercare la faccia del fratello neanche volesse strappargliela. L'enorme "testa" ringhiò in faccia a Loro a bocca spalancata, con filamenti di saliva che andavano da palato a denti affilati e da denti affilati a palato, volando poi tra le labbra assenti e lubrificando così l'asta che Chan stava succhiando con tanta fame. Sembrava una scena raccapricciante, spaventosa, ma dopo quell'entrata in scena che non lasciava presagire niente di buono, la bocca della ragazza si comportò come se fosse mossa semplicemente da un desiderio della piccolina e spalancando le fauci tiro fuori la lingua cercando un vero e proprio bacio alla francese dal fratello, con il piccolo particolare che per farlo dovette circondargli la testa come sarebbe accaduto nel baciare un grosso coccodrillo. Il fratello poteva rimetterla a posto quando voleva, ma era difficile capire se un'eventuale rifiuto avrebbe sancito il piacevole proseguo del loro rapporto o la completa disfatta, specie perché Chan, senza rendersene conto, tra un risucchio, una leccata e un profondo mugolio, cominciava a usare i denti... E appena solo sfiorava l'odore vago del sangue dato dai canini stretti intorno all'asta, iniziava a gemere nel sentire ogni pulsazione perfettamente vivida di quella carne, che le faceva agitare lo stomaco come non mai. La stretta sempre più decisa delle sue mani e i "lamenti" sempre più forti, erano l'unico sintomo di quanto in realtà stesse godendo di quella prima (strana) esperienza sessuale, e non volesse invero divorare l'organo che le stava dando tante emozioni... O almeno c'era da sperarlo.
    B-uh-ohno. Sibilò senza staccare la lingua e massaggiandolo dunque con la gola. Sssssshei buhono.
    Inutile dire che più lo assaggiava, più dimenticava di fare silenzio...
    ***
    L'unica paura di Joou verso la furia di Dalamadur, era che riuscisse malauguratamente a liberarsi, non tanto perché avrebbe potuto divorarla, figurarsi! Quanto più perché avrebbe rovinato il momento idilliaco che era finalmente riuscita a strappare a suo padre. Non solo si stava rivelando finalmente suo complice, ma Joou era sempre più convinta che insieme avrebbero potuto diventare i sovrani della scuola... anzi, dell'intero universo. Dopotutto n'era certa, complice anche la sua arroganza estrema: lo zombie non avrebbe potuto fottere nessuno così bene come aveva fatto con lei. Manie d'onnipotenza, forse? Beh, difficile farglielo capire. Era così estasiata da quanto aveva appena vissuto, che neppure il lento regredire alla sua condizione ""umana"" la preoccupò minimamente, anzi, vide nei corpi dei kywtora che li circondavano inermi, un ennesima testimonianza del godimento appena provato. E così come suo padre l'aveva fatta piombare in quello stato quasi catatonico di piacere, solo lui poteva farla uscire dal torpore che, per quanto piacevole, le avrebbe impedito di goderne ancora. Lo osservò mentre si ergeva su di lei in tutta la sua imponenza, le palpebre ancora pesanti che ricordava di sbattere di tanto in tanto, perché non voleva perdersi neppure un dettaglio del fisico scultoreo del genitore. Il sangue del padre era vera e propria droga... nettare divino del quale sentiva già la mancanza a neppure pochi secondi dal distacco subito. Aveva la vista annebbiata e si sentiva completamente indolenzita, come se ogni centimetro del suo corpo fosse stato impastato e ricreato da zero... ma nonostante questo riuscì a sorridere delle parole del padre, soddisfatta e gongolante per quanto la sua espressione fosse sconvolta dal piacere. Rispondere fu un altro paio di maniche; quando provò a parlare dalla sua gola uscirono gorgoglii incomprensibili e solo il bacio di Thresh risvegliò al sua voce, facendola mugolare mentre beveva tutto ciò che lo zombie aveva leccato via dal suo viso. Il resto aiutò non poco a destarla del tutto: il suo sesso, ormai decisamente non vergine, pulsò come non mai mentre veniva rimesso a posto, strappandole un nuovo orgasmo, per quanto incompleto e più simile a una fitta di puro dolore, piuttosto che piacere... Che ormai non erano forse la stessa cosa? Attualmente faticava a separare i due concetti. Una volta "ricomposta" dall'interno, riuscì a fare lo stesso nel proprio aspetto, per quanto fosse possibile: tornò infatti completamente normale, il caschetto viola al proprio posto e la bocca funzionante, che si pulì come poteva con gli artigli. Quando Thresh si allontanò, anche se di poco, le sembrò di sentire una scarica di energia attraversarla, probabilmente perché, dopo tanto piacere, vederlo allontanarsi anche solo di mezzo metro quando avrebbe voluto invece afferrarlo e possederlo di nuovo, era una tortura. Quindi si alzò, nel modo più elegante e "regale" che le concedessero le gambe stanche, aiutandosi con una spinta della "melma" che erano diventati i suoi piccoli servitori. Le gambe tremarono giusto un pochino, ma quando fu "in piedi", anche dal basso della sua statura che le impediva di torreggiare sul padre o sulle misteriose creature intorno a lei nonostante fosse eretta sulla cattedra, sollevò il mento come se fosse perfettamente padrona della situazione. Se qualsiasi altra si sarebbe inquietata dinanzi a tanta carne, fin troppo lodevole nelle dimensioni, ella osservò l'operato del padre con lo sguardo ci chi ha tutta l'intenzione di carpire ogni segreto: dopotutto sapeva che, nell'arte della tortura e dei segreti del Labirinto, da cui provenivano i suoi piccoli schiavi, non avrebbe potuto avere maestro migliore. Nonostante la bellezza che la circondava, assunse uno sguardo serio, analitico, quasi indifferente, nello studiare ogni singola verga lì intorno. Cercando di non mostrare il cedimento delle sue membra, si rannicchiò sulle ginocchia per poterne sfiorare qualcuna, perlomeno quelle che non sembravano tizzoni ardenti... ma i suoi occhi erano ancorati a quelli di Thresh anche mentre lo faceva, e l'espressione quando guardava lui cambiava da studiosa a maliziosa. Non si preoccupò della propria posa, anzi, si mise appositamente in quel modo per dar sfoggiò della sua intimità e dei suoi capezzoli ancora turgidi e gonfi, che si premurò di nascondere con la propria "carapace" di oscurità proprio se e quando lo sguardo di Thresh vi si fosse posato sopra. Di tanto in tanto gettava uno sguardo alla sua, di verga, leccandosi le labbra per fargli capire che non considerava nessuna delle sue "opere", degne di quella tra le sue gambe. Quando ebbe sfruttato il silenzio per riprendere del tutto fiato, dovette schiarirsi la voce prima di parlare, e nonostante questo suonò terribilmente roca a causa del rapporto appena consumato. La sua presunzione sembrò tornare perfettamente al proprio posto, nonostante il suo minuto corpicino fosse appena stato abusato in più di un modo. Un'impresa degna della progenie di Faust e Leben.
    Sono onorata che tu voglia mostrarmi la via, padre... Ma temo di non essere ferrata quanto... Leben, in materia di verghe maschili.
    Lo disse con un disprezzo tale da non celare l'insulto. Dare della meretrice alla madre in un mondo come il loro -dove un simile insulto a dir poco ridicolo- era una caduta di stile persino per lei, ma non riuscì a trattenersi. Si riprese concentrandosi sul fallo che sembrava il più appetitoso, nonché il più "normale", se non fosse stato per quelle dolorose cicatrici. Lo sollevò con un artiglio ben attenta a non toccarla oltre, squadrandola.
    Mi sembra di riconoscere della carne... Umana, forse? E... un leviatano, uhm?
    Fece lo stesso con l'altra mano verso il fallo più simile a un tentacolo, ma li mollò subito entrambi cercando invece di afferrare la sua, con un sorrisetto perfido. Per quanto l'avesse intrappolata e bloccasse l'unica via d'uscita... lei non aveva alcuna voglia di fuggire.
    Lasciami comunque dire che, l'unico cazzo che vorrei vedere ridotto così... è il tuo. Mi permetterai di esercitarmi su di lui, magari?
    Lo sfidò senza paura negli occhi, con un ardore ben poco nascosto che diceva quasi che anzi, avrebbe gradito ogni punizione. Impudente e sfrontata, ma del resto non sarebbe stato divertente se non lo avesse sfidato un po'.

    Edited by .Bakemono - 28/10/2020, 20:54
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    Tenere testa ad Adam in quella forma, non era così facile quanto una ex-strega, demone, sopravvissuta all'inferno come lei si sarebbe aspettata. Doveva essere un giochetto da ragazzi, e anzi, in una visione maschilistica della cosa sarebbe dovuto essere anche più facile che gestire la tiranide nella sua forma originale, visto che in fondo attualmente era "solo una donna", ma subito dopo averlo pensato, Hazel arricciò il naso come qualcuno che ha appena annusato qualcosa di davvero, davvero disgustoso. Si rese conto che, così come il suo fisico era cambiato, tutto quel testosterone in circolo l'aveva completamente rincoglionita, annebbiandole la mente. Perché altrimenti neppure sotto tortura o intrugli magici allucinogeni, avrebbe potuto pensare che un maschio potesse essere migliore di una donna in qualcosa, solo perché tale! Si schifò del pensiero avuto dunque, valutando per qualche istante persino l'eventualità di porre fine a quel teatrino, tale era il disgusto verso quel pensiero da "maschio A" (dove "A" non stava per "Alpha" ma per "Altamente deficiente") ma ci pensò proprio il suo rivale a farla desistere, nonostante -n'era certa- in cuor suo per primo avrebbe preferito annullare l'incantesimo. Ebbene, sfortunatamente per entrambi Hazel non poté resistere davanti allo spettacolo, ritrovandosi rapita dalla reazione più sensuale ed eccitante che le fosse mai capitato di visionare, o almeno così le parve quando Adam si inarcò in quel suo splendido ed enorme corpo, lasciandosi sfuggire finalmente un lamento di piacere sentito… o almeno sembrava. Riuscire a far scomporre quella figura terribilmente ferina gonfiò il suo ego molto più del dovuto, altro sintomo che in quella veste da uomo, Hazel cominciava a sentirsi "fuori di sé". Si ritrovò completamente inebetita, fiera, ILLUSA, e se di suo sarebbe rimasta sull'attenti, pronta all'inganno, in quella veste da superdemone pompato e arrapato si ritrovò a leccarsi il ghigno vittorioso e ferino, guardando una Adam particolarmente sexy (e letale) come se fosse la sua puttanella personale, già ampiamente conquistata e sconfitta. Del resto, come darsi torto? Le sue gonadi, gonfissime e bisognose di sfogarsi al più presto dentro quella """stretta""" intimità, pulsarono e si sentirono così bene una volta dentro... che passò in secondo piano persino realizzare che di "stretto", lì dentro, c'era solo il suo cervello annebbiato dal piacere. Eppure eccolo lì, un inetto completamente rapito, tronfio della propria vittoria, che dimenticò persino di dover un po' di piacere anche alla sorella e afferrò con entrambe le mani i fianchi della tiranide solo per sbattersela contro la verga pulsante e fremere tutto per il piacere, gonfiando ogni singolo muscolo in modo tale che se anche avesse avuto ancora degli indumenti addosso, sarebbero semplicemente esplosi.
    Oh, sì... Ci voleva molto, Adamuccia? La tua fica non sarà stretta e vergine come immaginavo, ma ti dirò che la preferisco: mi fa venire voglia di infilarmici dentro, prendervi residenza, ed esplorarla in ogni suo centimetro fino a raggiungere finalmente quel gelido cuore che ti ritrovi!
    La sua coscienza, una misera, piccola parte della sua coscienza persa chissà dove, si ritrovò a sospirare e scuotere la testa, nell'osservare dall'esterno quell'enorme demone, stupendo eh, non vi era dubbio alcuno, ma talmente idiota, pronto a farsi divorare senza neppure capire che il processo di fregatura era già iniziato. Ebbene… quella parte di coscienza si disse che tutto ciò che sarebbe giunto dopo, che diavolo, sarebbe stato meritato! La disfatta presagita venne prima ancora che "Hazel" versione demone arrapato potesse grugnire per il piacere del secondo affondo, che fu molto breve e "corto", poiché non volle aspettare troppi (interminabili) centimetri di distanza prima di assaporare nuovamente quel risucchio estremo e infallibile. E proprio come avrebbe fatto un bravo demone maschio arrapato, non si fece certo domande sulle particolari capacità di quella intimità insettoide, se non la voce che dopo l'uga-uga ripeteva nella sua testa "possiedi, spingi, fica, cazzo, che buona" e altri frasi rozze in successione. Ciò che venne dopo fu l'inevitabile selezione naturale. Se Adam fosse stata una vera tiranide femmina in quel momento, e Hazel un vero demone idiota e arrapato (SANTI NUMI, NO!) a quel punto la sua disfatta e conseguente sparizione per mezzo di denti aguzzi, sarebbe stata inevitabile. Ma, per sua fortuna, quella non era realmente una caccia, lei era ancora lì dentro da qualche parte rinchiusa in una montagna di muscoli e testosterone ambulante e, ancora meglio, per quanto si sentisse ben meno in sé, non poteva assolutamente smettere di fare del suo meglio per godersi il momento… anche quando si ritrovò abbandonat"O", imprigionat"O" e rivoltat"O" come un calzino. Il tempo per rimpiangere l'Adam imbarazzato, balbettante e rosso in viso sarebbe giunto… ma -ahilei- attualmente non fu pervenuto. Non ebbe infatti neppure in secondo per distrarsi, poiché li aveva già sprecati tutti: un secondo prima guardava Adam inarcato, apparentemente perso, in quel suo splendido corpo femminile, ricoperto in parte da un corpo altrettanto avvenente (del quale per altro stava possedendo il didietro), un secondo dopo era a terra, schiena marmorea bloccata contro il pavimento, muscoli tesi per la tensione della sorpresa, e l'equivalente di un famelico mostro sbavante che sostava proprio sopra il suo bacino e i suoi cazzi semi-esposti. Hazel guardò se stessa, prima un braccio, poi l'altro… entrambi bloccati. Aveva pensavo che avrebbe visto il corpo marmoreo della forma mostruosa di Adam in quella posizione, ma erano i SUOI muscoli adesso, quelli tesi per lo sforzo impresso in un tentativo di liberarsi che sarebbe sempre stato vano. Ci provò fin da subito, infatti, ma ottenne solo di inarcare la schiena, mettendo in evidenza i pettorali gonfi, per poi proseguire con i membri che ebbero più di qualche vistoso sussulto mentre attendevano l'inevitabile attacco affondo che sarebbe venuto. Quando venne lasciato per un istante, solo i glandi frementi a baciare i pertugi delle due bellezze, tremò visibilmente, quasi come se fosse colta improvvisamente da un timore di qualche genere, probabilmente istintivo, vista la situazione. I suoi muscoli frementi erano uno spettacolo piacevole persino per lei, ma non era nulla in confronto a ciò che dietro di loro, stava provando Lucia osservando l'osceno quadretto. Hazel poteva percepire la disperazione della giovane, la sua voglia, mista al timore di poterne far parte. Le venne da sorridere nonostante la situazione, l'istinto di madre era più forte di tante altre cose... ma non del piacere, né tanto meno del dolore dal momento che l'eromanzia usata da Adam rischiava già da subito di farla impazzire e la fece tendere come la corda di un violino. Quando alla fine venne l'affondo, che aspettò con i denti stretti e lo sguardo deciso, non poté fare a meno di buttare il capo all'indietro e schiudere le labbra, in un verso gutturale ma una posa decisamente meno maschilità, più adatta a un porno gay che etero. Il piacere fu così forte e al tempo stesso privo di un reale sfogo, che la pianta che fino a quel momento era stata ben salda al cazzo di Adam ogniqualvolta poteva, si staccò da esso spalancando le fauci e "cadendo" all'indietro, quasi volesse imitare l'espressione idiota del suo "padrone"; che impiegò parecchi istanti per ritrovare la parola o anche solo per tornare a guardare le due fanciulle sopra di lui. Non sapeva se fosse merito dell'eromanzia o del corpo maschile che cominciava ad avere da abbastanza tempo per cambiare mentalità momentaneamente, ma si era goduto fin troppo tutto l'andare degli eventi, compresa persino la visione di Iris quando Adam, solo poco prima, l'aveva finalmente liberata dalla sua lingua, regalando all'angelo un orgasmo a dir poco esplosivo che gli aveva strizzato il cazzo così forte da farlo quasi venire... quasi, appunto; una sborrata che allo stato attuale delle cose sapeva che avrebbe rimpianto per molto, molto tempo. Sbuffò, nel vano tentativo di ricomporsi, le gote mascoline gonfie e la mascella squadrata visibilmente pulsante, come chi cerca di trattenere la furia... nel suo caso non omicida però. Parlare divenne difficile, sentiva la bocca impastata similmente a quanto avrebbe voluto sentire il proprio pizzetto fradicio degli umori incontrollati di quella bastard"A" di Adam. Con la mente annebbiata dal piacere, trovò comunque la forza di sorridere... un sorriso che venne intercettato dalla sorella, che lo guardava come se fosse innamorata di lui... o lei? Oddio, cominciava a confondersi col proprio genere! Ecco perché Adam aveva perso la testa cambiando personalità! Lei d'altro canto era esperta, pensava di essere immune a certi effetti collaterali ma ora, invece... ci stava finendo dentro anche lei. Lui?
    Gh! Attenta, Adam. Quando… quando tornerai in te… e l'incantesimo si spezzerà… mi divertirò come una pazza… a fotterti fino a farti impazzire! La visione che hai davanti… è solo un'occhiata sul tuo futuro! E ora… fottimi, se sei tanto brava. Se devo farmi esplodere i cazzi per darvi un orgasmo, che diavolo, esploderanno dentro di voi! Ti conviene tenerti stretta a questi pettorali strepitosi!
    E con lo sguardo determinato e i canini snudati in un ghigno incerto, non solo il bacino di Hazel non venne frantumato in quel primo affondo come un umano qualsiasi, ma andò in contro alle spinte di Adam con una forza tale che in un'opera di fantasia avrebbe creato un'onda d'urto sul terreno. E se anche non lo fece, la velocità e la forza di ogni affondo che seguì furono tali da produrre rumori secchi, potenti, che rimbombarono nell'ambiente tra i grugniti e i lamenti di Hazel che, per lo sforzo di tener testa alla tiranide ma soprattutto al bisogno di venire che la invadeva mandando scariche elettriche alle sue aste, far tremare i chiodi dell'eromanzia e creare addirittura crepe che andarono ad allargarsi via via sul terreno. Nonostante quello sfoggiò di forza, iniziò visibilmente a sudare... cosa decisamente rara per un demone abituato alle temperature infernali come lei. Le corna si estesero, divenendo persino più grandi e protendendosi verso l'esterno, sul davanti, come se dovesse combattere e fosse pronto a incornare qualcuno, mentre invero gridavano solo a gran voce di essere afferrate dal proprio amante. Ebbene, proprio come un angelo salvatore, Iris non esitò a cogliere quel bisogno sfrenato e, sorridendo, afferrò quelle corna con una presa salda ma carezzevole al contempo, cosa che fece sollevare ad Hazel lo sguardo e, incredibilmente, per un attimo la fece tornare in sé... ghignando subito dopo per essersi ritrovata. Non aveva ancora parlato dopo aver tossito anche l'anima una volta che la lingua l'aveva lasciata, probabilmente perché le corde vocali erano rimaste compresse per troppo tempo, ma alla fine con voce flebile, lo fece, mentre da dietro, sempre guardando Hazel, portò una mano a carezzare la guancia femminea di Adam.
    Sehnto... il tuo amore... sorella... E so anche che Adam, da qualche parte dentro questa distorta versione di sé... vuole darti il suo. Non avete bisogno di ribellarvi... all'Amore.
    Difficile capire con precisione chi stesse rimproverando con quelle parole, forse entrambi, forse uno dei due, fatto stava che Hazel ritrovò la ragione e improvvisamente tornò a sentire cosa la circondava... e non solo i cazzi pulsanti e dolenti profondamente infilati su per quei pertugi belli da morire.
    Sai, "Sorella"? Improvvisamente la divertì l'idea di poter essere in quel modo molto ambiguo parente di un angelo, lei che era l'esatto opposto... e rise. Hai proprio... ragione. Non dovremmo litigare... Anzi, voglio che siamo tutti... tutti, felici. Perché sei così violenta, Adamuccia? Forse sei insoddisfatta? In effetti hai solo uno dei miei cazzi, tutto per te, ti posso capire... Quindi perché non lasci che ti... aiuti?
    A quel punto Hazel lanciò un'occhiata alla Pianta della Lussuria che giaceva spompata sui suoi addominali, e come se bastasse il suo sguardo a compiere le proprie magie, un cerchio magico cremisi illuminò il germoglio velocemente, non solo "rianimandola", ma facendola mutare, trasformandola in una sorta di creatura vermiforme, con qualche piccolo tentacolo sparso lungo il corpo, collimante in due estremità identiche molto simili a un consistente membro demoniaco... o a un braccio umano molto muscoloso, viste le considerevoli dimensioni. Ebbene, la pianta fu davanti ai loro occhi un istante, poi svanì letteralmente in un lampo d'energia magica, solo per riapparire dove un'unica persona nella stanza avrebbe potuto vederla... e un'altra sentirla. Adam non avrebbe avuto troppo tempo per rifiutare l'offerta: un secondo prima il suo stretto pertugio tra le natiche era vergine, stretto e inviolato, e un istante dopo la creatura cercava di farsi strada dentro esso con la "testa" priva di lineamenti, aiutandosi con la sua pelle morbida e vischiosa, lubrificata quasi fosse una lingua grondante di saliva. Sarebbe partita piano, certo, Hazel era pur sempre una gentildonna (anche quando non lo era), ma quella pianta si sarebbe ridotta in tanti piccoli semi microscopici, pur di penetrare quelle carni e riempirle fino in fondo, prendendone possesso completamente. Adam sarebbe rimasto impassibile e sopito persino dinanzi alla sua -forse prima- esperienza anale?
    Fammi sentire quanto ti piace prenderlo in quel culetto sodo, Adam! Prometto che se ti piace ci proverò anche quando torneremo in noi... non sarebbe magnifico?
    Hazel ridacchiò, per quanto a fatica, una risata breve e gutturale che finì strozzata da un lamento, dato dalle spinte che per orgoglio continuava ad assestare e ricambiare, ottenendo solo che i suoi enormi membri andavano per gonfiarsi e vibrare, come veri e propri giocattoli sessuali moderni, che ella aveva visto in quel mondo ma mai capito. Al tempo stesso, coperto a malapena da quella risata grave e profonda, un mugolio disperato si sentì dalla metà della stanza, qualche metro dietro di loro, dove una Lucia assurdamente rossa e sudata, osservava la scena con le palpebre socchiuse e le labbra umide di saliva... così come del resto apparivano madide le porzioni scoperte del suo corpicino, colanti di sudore, che di tanto in tanto ella cercava di asciugarsi dalla fronte con il dorso della mano. La poverina era visibilmente sconvolta, eccitata, la gonna leggermente sollevata, le gambe issate sulle "cosce" della statua, poiché poco prima per un momento le aveva strette al petto, e ora non riusciva più essendo costretta a tenerle spalancate per via del piccolo sesso tra le sue cosce, fremente e bisognoso d'attenzioni tanto quanto lo era il suo piccolo culetto a malapena nascosto dalla biancheria. Lucia respirava a fatica, preda degli effetti dell'eromanzia che grazie alle spore delle sue piante, si era ormai sparsa nell'aria. Fissava come ipnotizzata le natiche di Adam che si muovevano veloci, sobbalzando ad ogni affondo e facendo oscillare come una coda scodinzolante l'altra faccia della Lussuria. Ed era così persa nel guardarle che, per quanto desiderasse ardentemente di distogliere lo sguardo, continuava a fissarle, sentendosi quasi chiamare da esse... un richiamo che in quanto donna, come lei si sentiva, le risultava estraneo, impensabile. Durante il suo osceno momento da "guardone", vide una se stessa diversa andare in mezzo a quei corpi, dietro Adam, strapparle brutalmente quella pianta dal retto, e riempire con la propria carne il vuoto lasciato da essa. Ma non poteva... non voleva. Non solo per la cicatrice dolente, o per l'eventuale ira che si aspettava di subire una volta tornata a casa, anzi, era sicura che se avesse seguito quel flebile istinto Thresh stessa l'avrebbe incoraggiata, ma la verità era che semplicemente non era da lei... E per quanto potesse cambiare e lavorare su se stessa, diventare "forte", decisa, cosa che comunque richiedeva già la maggior parte delle sue forze... usare il suo sesso a malapena accennato in modo così attivo, era semplicemente troppo per la sua mente. Quindi eccola lì, a rimettere le gambe "a posto", iniziando a strofinare le cosce l'una contro l'altra, seduta composta in quella sua solita posa da vera signorina, con le gambe unite e poste d'un lato rispetto al corpo e i pugni leggermente schiusi a nascondere il suo più grande (per quanto minuto) cruccio. Di tanto in tanto costretta a sollevarle, scostarle, a denudarsi un pochino per il calore, tanto che una spallina cedette scoprendole un inesistente seno senza che ella se ne accorgesse neppure. Il tutto, ovviamente, resistendo all'irresistibile richiamo, se non delle splendide natiche di Adam, quantomeno dell'altra faccia della sua stessa pianta che, n'era sicura, avrebbe potuto quietare almeno in parte quel bisogno spropositato che faceva fremere il suo sedere...
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    CITAZIONE (Poisonwind @ 30/8/2020, 23:31) 
    Ti picchio.

    u.u Dovrei farlo io!
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    Grazie per le risposte ragazzi. Ho deciso che proverò a seguire il consiglio riguardo un nuovo pg da giocare prevalentemente nello storyline (o comunque userò gli attuali che si prestano per tale scopo), magari congelando Seeu in modo che in futuro se dovessi farcela a restare posso riprendere i vari progetti tra cui rottamarla. XD Vediamo che ne esce fuori.
    Per le role attuali cercherò di mettermi d'accordo con chi di dovere per darvi una conclusione magari.
    Per il resto apprezzo la comprensione, grazie; diciamo che sono io principalmente a rifiutarmi di mollare dopo anni di gioco, anche se ovviamente sarà inevitabile se non riesco a recuperare l'interesse.
    Che dire, intanto vi ringrazio e vi auguro un buon proseguimento.
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    Ciao a tutti.
    Ero indecisa su quando e soprattutto se fare questo post; anche perché non so quanto possa aver senso chiedere consiglio a tutti, ma alla fine mi sento di farlo, così nel caso non devo perdermi in spiegazioni singole qualora dovessi prendere decisioni riguardo a qualche pg o al gdr stesso.
    Torno ora dalle ferie, passate felicemente in dolce compagnia, quindi senza stress di sorta ad accompagnarmi, cosa che mi fa realizzare che non si tratta di una considerazione avuta alla leggera o per motivazioni passeggere, anzi.
    Vi scrivo essenzialmente in cerca di consigli che possano aiutarmi, anzi, "salvarmi".
    Diciamo che ormai da mesi cerco di recuperare l'ispirazione giusta per scrivere come si deve, ma anche quando lo faccio mi sembra ormai di aver perso quella marcia che mi spingeva a fare post sentiti. Non so se sia colpa della vita, dei pensieri di tutti i giorni, dell'amore, magari persino di nuovi hobby recuperati come il disegno, a cui attualmente mi sto dedicando parecchio, fatto sta che ormai la situazione è la stessa da mesi, e "purtroppo" (e per fortuna) non si tratta più di periodi di oggettiva difficoltà psicofisica nello scrivere; semplicemente quando lo faccio lo faccio senza estro, limitandomi a scrivere meccanicamente e postare addirittura senza rileggere (roba che per me un tempo era impensabile) per poi dimenticarmi persino di cosa ho messo su post. È come se ormai la scintilla che era il mio amore per questo gdr si sia spenta, e per quanto io cerchi di recuperarla non ci riesco in alcun modo. Temo di essere a un passo dal punto di non ritorno, ma vorrei sforzarmi ancora una volta di tentare, anche se dovesse essere l'ultima, e non so da dove iniziare. Per questo ho pensato che magari confrontandomi con chi ha lo stesso hobby avrei potuto trovare una soluzione. Vi è mai capitato di pensare che la vostra "avventura" sul gdr fosse finita per sempre? Se sì, avete trovato il modo di recuperare? E se no, voi cosa fareste?
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    Chiedo venia per il ritardo. Non sapevo ben come agire nel post, quindi ho cercato di lasciarti più libertà possibile sulla gestione della situazione.


    Hai pienamente ragione. Probabilmente allora era solo una trappola o qualcosa del genere; o almeno voglio pensare fosse così. Riguardo questa pergamena invece... Forse aiuterebbe sapere dove è stato ritrovata? Spero proprio non si riveli l'artefatto più importante della storia... e soprattutto che non sarò proprio io a distruggerlo! Eheh.
    Baiken ridacchiò, volendo sdrammatizzare, grattandosi il capo con la mano come se volesse scusarsi in anticipo di eventuali disastri. Dopodiché la riportò al mento e prese a studiare la carta cremisi che le veniva offerta, guardandola con attenzione prima di raccoglierla. Non era così insicura delle proprie capacità in realtà, semplicemente non era tipo da prendersi sul serio e considerava l'autoironia molto importante.
    Annuì decisa alle parole di Rodin, accennando un sorriso e un cenno di ringraziamento per la sua dichiarazione, ricambiando per altro quello dell'uomo. E così anche il grande capo sapevo sorridere, uh?
    Oh beh, ti ringrazio molto allora. Mi affido a te...
    Gli strizzò l'occhio, quello buono, cosa che le diede un aspetto sorridente più che ammiccante, poi la sua espressione cambiò immediatamente quando prese in mano la pergamena, facendosi molto più seria mentre il suo occhio cadeva sull'artefatto. Lo spalancò leggermente, percependo un'ondata di irrequietudine provenire da Muramasa, ma non sembrava timore, era come se lo spirito fosse attratto dall'oggetto, probabilmente per una questione di affinità. Pur sapendolo però, Baiken non poté evitare di avere un brivido lungo la schiena mentre teneva fermo l'oggetto e lo guardava da più angolazioni alla ricerca di non sapeva neppure lei cosa.
    Oh, non temere... In realtà pur sfruttandoli, anche io non saprei distinguere realtà da illusione, se non fosse per Muramasa.
    Quella frase, pronunciata in apparenza con distrazione mentre osservava la pergamena, in realtà venne seguita da un'espressione più dura del normale, un po' come se si riferisse a ben altro che non alle illusioni magiche. In effetti, nel suo passato era stata ancora meno portata a distinguere simili differenze.
    Allora vado, eh...
    Lo disse con lo stesso tono incerto di chi si sta per buttare col paracadute da un'aereo in volo, ma dopo averlo fatto fece esattamente come diceva: prese lo strumento che Rodin gli aveva offerto e iniziò a manipolare la pergamena per attivarne il potere. Per sicurezza stai indietro... Lo disse assorta, dimentica che aveva chiesto solo qualche minuto prima del supporto in tal senso, ma dopotutto l'istinto da protettrice e "mammina" del prossimo era difficile da nascondere, anche davanti a un guerriero di due metri dai muscoli a tavoletta, a quanto pareva. Il suo "consiglio" tuttavia si rivelò abbastanza calzante, perché nell'istante in cui aprì la pergamena l'energia di Muramasa si sprigionò dalla fessura del fodero illuminandola con una forte luce violacea, finché l'energia illusoria che caratterizzava il suo potere non iniziò a espandersi e prendere forma anche con la zampakuto rifoderata, cosa mai successa prima di allora. In breve tempo, nonostante Baiken scelse saggiamente di allontanare lo strumento dalla pergamena nel tentativo di quietare lo spirito, la figura imponente di Muramasa fuoriuscì dalla spada, dissolvendola e prendendo forma di un'enorme dama vestita con un lungo abito d'altri tempi, viola, sdrucito in qualche punto. Lo spirito iniziò a vorticare irrequieto alle spalle di Baiken, aventi e indietro intorno a lei come se fosse un cane a guardia di qualcosa, poi iniziò a fissare e "sibilare" con quella sua voce demoniaca e spettrale contro la pergamena, un po' come se cercasse di comunicare... Ma con chi? Immagini tra le più disparate danzarono per la stanza, qualche ricordo, qualche illusione... Baiken che era abituata a subire simili incubi a occhi aperti non ne rimase particolarmente colpita, tuttavia guardò Rodin piuttosto irrequieta e con l'aria vagamente colpevole, cercando di contenere la forza illusoria del suo spirito... e della pergamena?
    Hem, chiedo venia, Capo... tu stai bene?
    Gli lanciò un'occhiata. Era probabile che una Muramasa irrequieta potesse cercare di entrargli nella testa in quanto sconosciuto per fare il pieno di emozioni; Baiken sapeva di poterla controllare se fosse avvenuto, ciò che però non aveva ancora capito era come gestire la pergamena che aveva tra le mani: quali segreti poteva nascondere?
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    Sorry per l'attesa. Problema PC risolto.


    Syornha era pronta alla violenza che (sperava) sarebbe nata grazie alle proprie provocazioni. Si preparò anche fisicamente a ricevere un affondo più consistente degli altri... ma di fronte alla potenza del corpo di Sho non riuscì a evitare di tendersi come la corda di un violino e mordersi le labbra a sangue, sgranando gli occhi per ciò che sembrò più simile a un pugno ricevuto direttamente contro il collo dell'utero che non alla verga di un amante eccitato. Era abituata a rapporti violenti, e proprio per questo non aveva avuto troppe difficoltà a muoversi per poter accogliere ancora e ancora l'erezione enorme del giovane, ma quando fu lui a muoversi... tutti gli occhi rossi del demone persero per un istante la propria naturale rotazione, scattando verso l'alto fin quasi a sparire (nel caso di quelli principali) sotto le palpebre del famiglio. Quando poi si riprese, tornò a guardare il rosso alla ricerca del suo sguardo... e il ghigno che vi trovò specchiato non poté che farla sorridere a propria volta. A Syornha sembrò quasi di poter sentire i pensieri che vorticavano spasmodicamente nella mente del ragazzo. Leggeva il suo desiderio in quello sguardo spiritato, acceso di una vena di follia che le piaceva pensare fosse interamente merito suo. Dunque era quello il tipo di potere che poteva scaturire da una mente compromessa dalla passione più malata possibile? Doveva ammettere che non si sarebbe mai aspettata di goderne tanto. Nella sua lunga vita aveva invitato a impazzire tante povere vittime innocenti, ma vedere un piccolo guerriero come Shouta cedere alla follia era tutt'altra storia... Anche se, apprese ben presto, non poteva cantare vittoria, tutt'altro. Shouta aveva gli occhi accesi di chi voleva fotterla fino a sventrarla, certo, ma era ancora tristemente in sé... per quanto in una simile situazione potesse esserlo, certo. Riuscì persino a minacciarla con quanto di più ridicolo avesse mai sentito... LEI, che diventava dipendente di un misero umano... Avrebbe dovuto vivere altri mille, se non milioni di anni, prima di vederlo accadere, n'era sicura. Allora perché... non riuscì a ridacchiare di quella stupida idea? Probabilmente perché più tentava di muovere il bacino, facendo ondeggiare i fianchi in una danza perversa e lenta, molto adatta alla sua figura, più le spinte di Shouta sembravano aumentare e divenire capaci di tenerle non solo testa, ma sovrastare completamente i suoi movimenti. Semplicemente, la sua carne la stava riempendo in un modo che di umano non aveva decisamente niente, invadendole completamente le interiora, premendo contro ogni singola parete fin quasi a strapparla, spingendo fino ai limiti del possibile per quanto in fondo poteva andare. Fu costretta a reggersi a lui come se la sua resistenza fosse così misera da richiedere un appiglio, cosa che ovviamente non era. La sua vulva era così spalancata che le appendici che ne delimitavano le piccole labbra erano separate l'un l'altra, incapaci di esercitare una forza sufficiente a non sembrare un mero massaggio morbido.
    Io... fare a meno... di te? Non montarti la testa, piccolo umano...
    Lo disse con convinzione, e la sua voce sibilante e mostruosa era a malapena distorta, certo, eppure fu condita da svariate pause che la resero quasi ansimante, mentre dalla sua gola continuava a provenire quella sorta di richiamo all'accoppiamento, facendosi sempre più intenso. Inizialmente, tuttavia, riuscì a guardarlo negli occhi, a recuperare persino il proprio ghigno, mentre le spinte rispettive, che sembravano più una lotta per il più forte che non un amplesso amoroso, proseguivano e si intensificavano, facendo danzare perversamente e con violenza i suoi seni, tanto da farli schioccare contro le costole ad ogni affondo. Fu così, all'inizio, poi l'energia iniziò a fluire nel suo corpo facendole spalancare gli occhi e, poco dopo ecci, la bocca. La presa dei suoi artigli si fece violenta contro le spalle di lui, tanto da affondare nella sua carne, senza preoccuparsi di poterlo danneggiare. E mentre l'energia fluiva, la sua espressione si faceva sempre più perversa, distorta, e lei rimase immobile, rigida, come se fosse pietrificata. I suoi seni crebbero tanto che non riuscirono più a sbattere l'uno contro l'altro, ma premettero contro il petto di Shouta come volessero divorarlo. E le sue braccia, infine... vennero completamente avvolte mentre le dita compivano, finalmente, il loro miracolo. Alla prima penetrazione il collo di Syornha scattò leggermente indietro, ma quando la stimolazione si intensificò un lamento indistinguibile le sfuggì dalle labbra, e tutto di lei (coda compresa) si strinse più forte contro l'umano. Inarcando la schiena e puntando gli occhi sgranati verso il soffitto, la creatura si avvolse così forte a Shouta da inglobarlo quasi dentro la carne dei suoi seni, morbidissimi, e quando tutte le dita penetrarono finalmente i capezzoli spalancati e gonfi, gli spasmi che invasero il suo corpo lo massaggiarono letteralmente. L'interno era perversamente lubrificato, proprio come se si trattasse effettivamente di due intimità affamate, e anche la cavità risultava piena di irregolarità, morbide e carnose alla vista.
    Gh-ah-rrhhhh...
    A giudicare dall'espressione basita e sconvolta che gli rivolse e dai lamenti provenienti dalla sua gola, sembrò quasi che Syornha volesse chiedere pietà... Ma era improbabile si arrendesse già, e di certo non poteva farlo di fronte a una stimolazione tanto intensa, che le faceva desiderare chissà come di diventare volgare e di ricevere l'intero braccio dentro di sé, esattamente come aveva fatto il suo sesso poco prima. Alcuni zampilli di un liquido trasparente e vischioso, simile del tutto a veri e propri umori, schizzò fuori dagli spazi tra le dita di Shouta e le pareti dei capezzoli, un po' come se fossero effettivamente due... "fiche" affamate. Il famiglio era così entusiasta che tentò di sorridere, ottenendo tuttavia un risultato più simile a una strana espressione di follia e desiderio misti insieme.
    Dovrebbe essere una minaccia, Sho-uh-ta? Ebbene, avanti. Credo proprio... che sprecherò... ogni singola goccia... purché mantenga la promessa di ricominciare!
    Il fatto che riuscì persino a fare quasi dell'ironia in quel frangente (seppur nel suo modo inconsueto) la diceva lunga su quanto fosse ancora lontana dall'essere sconfitta o sconvolta, ma il modo in cui il suo corpo fremeva in ogni singolo anfratto e i suoi enormi seni pulsavano intorno alle dita del giovane come i culetti appena violati di due vergini sacrificali, sembravano affermare che forse, per una volta, Syornha avrebbe seriamente preso in considerazione l'idea di cedere ad eventuali richieste di un semplice umano. Ma riguardo alla dipendenza... Quella sperava proprio di ottenerla per sé da parte del rosso, e per dimostrare che non era affatto in difficoltà tirò fuori la lingua e iniziò a leccare sensualmente il collo, l'orecchio, la mascella e persino i capezzoli stessi del ragazzino, come premessa per un nuovo, perverso bacio, che contava di andare ancora più in fondo del precedente e iniziò con quella stessa lingua che si faceva spazio tra le labbra e tra i denti del giovane per poter iniziare... Il tutto mentre, con visibile ma ben apprezzato sforzo, la demone non smetteva un istante di andar contro agli affondi letali che riceveva, impalandosi da sola, così forte e veloce che le sue natiche perfette e pallide ondeggiavano quasi più dei seni, enormi e morbidi oltre ogni dire, spremuti dal corpo del suo improvvisato amante come enormi cuscini sui cui riposare... possibilmente in eterno.
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    Mentre una povera Lucia lottava disperatamente con il desiderio scaturito dalle immagini che fingeva di non guardare (lasciando che lo sguardo scorresse lungo la stanza, solo per giungere puntualmente alle statue di dubbio gusto), Hazel e Iris stavano vivendo un amplesso decisamente fantasioso, se non surreale, se si pensava che fino a poco tempo prima Hazel era una demone avvenente e molto formosa e ora i suoi addominali di pietra scorrevano di tanto in tanto sulla schiena dell'angelo che sarebbe dovuto essere sua sorella. Ma la vera sorpresa era Adam: per quanto poteva essere divinamente bello da uomo, una di quelle bellezze irreali che sembrano uscite dalle fiabe o dal Paradiso stesso, la sua forma femminile era paragonabile a una creatura ultraterrena, sì... di quelle che sembrano uscite dai peggiori incubi di qualcuno, però. Hazel ringraziò gli anni passati all'Inferno e, ancor prima, con le streghe, perché in diverso modo quell'ansia perpetua di venir divorata avrebbe rischiato di rovinare la sua eccitazione, eccitazione che però non sembrava minimamente colpita, anzi, la sua erezione era così gonfia, dura ed estesa che, posata sulla schiena di Iris, le attraversava almeno mezza colonna vertebrale raggiungendo quasi l'altezza delle costole. Un'altra fortuna, oltre al possedere un'arroganza ben sviluppata, era l'atteggiamento di Adam: ogni volta che apriva bocca la demone lottava contro la voglia di riempirgliela fino alla gola per impedirle di provocarla ancora e il timore che facendolo sarebbe stata privata del suo nuovo affare. Alla fine, fu la voglia di farla tacere a prevedere sulla paura... Non solo perché in quella forma lo trovava a dir poco detestabile, se anche molto sexy, ma anche perché vedere il modo in cui succhiava il capezzolo di Iris fu... ipnotico. Si distrasse giusto il tempo di vedere la reazione di Lucia quando Adam la congedo in quel modo freddo: un sussulto, seguito dagli occhi sgranati, il rossore diffuso... e infine, dopo un delizioso sbattere le ciglia voluminose, chinò il capo mortificata annuendo una, due volte. Hazel ghignò, ma non fece in tempo a uscirsene con una delle sue solite provocazioni perché Adam aveva ancora qualche asso nella manica. Iris rispose ingenuamente a quelle sue reazioni sorridendo, per poi mordersi le labbra e lasciar scivolar via un mugolio, inarcandosi e stringendo a sé la tiranide quando iniziò a stimolarle il seno. Ciò che non poteva prevedere era il bacio che seguì... qualcosa che sembrava uscito da un incubo più che da un amplesso consenziente.
    Non ti occorre premiarmi, caro... Il vostro amore è l'unica ricompensa che mi interess-UH? NH!?
    Persino quel composto e amorevole angioletto emise un verso di sorpresa nel ritrovarsi con la testa chiusa in una morsa in grado di diventare letale da un momento all'altro, ciò che seguì tuttavia le fece presto dimenticare i cattivi modi della forma femminile di Adam. Iris non era una creatura che agiva normalmente, per cui l'assenza di ossigeno che si fece presto sentire non la fece né dimenare, né tentare di ribellarsi, ansi, afferrò con forza i seni della sua "compagna" e iniziò a stimolarli mentre ricambiava il bacio come poteva, succhiando la sua lingua più che lottando con essa, un po' come se fosse un membro vero e proprio. Ben presto sotto la frangia gli occhioni si socchiusero, le palpebre pesanti e il corpo in subbuglio; la coda andrò a stringere più forte Hazel, ma anche Adam al contempo, come se volesse accompagnare entrambi l'uno verso l'altra, percependo le loro reciproche intenzioni e lo spirito competitivo farsi strada nei lor cuori. Iris gridò soffocata quando la gola raggiunse il proprio obiettivo, ormai incapace di rispondere ma non per questo di partecipare, infatti continuò a rispondere stimolando la donna, massaggiando il membro con le proprie cosce, e con la coda... almeno finché il corpo non inizio a farsi pesante e il piacere troppo forte per pensare. Hazel d'altra parte, sollevò un sopracciglio alla trovata di Adam, ma subito dopo fu "costretto" a inarcarsi leggermente all'indietro, sussultando col bacino e tendendo tutti i muscoli, lasciandosi sfuggire un grugnito. In men che non si dicesse le sue enormi mani erano già ben salde al culo dell'angioletto, ma quando le guardò e vide oltre allo splendido didietro e a quell'ano umido che glielo risucchiava dentro, anche e soprattutto la lunghissima lingua che ve lo trascinava dentro, nonché le cosce e la vulva fradicia della sua padrona... nonché al cazzo completamente abbandonato, poverino. Lo afferrò senza esitazione, usando la mano che riusciva quasi a contenerlo tutto per iniziare a masturbarlo con forza.
    Nnnh... mh. E così in realtà sei un pervertito senza speranza, vero Adam? Dovremmo proprio approfondire questa questione dell'incesto una volta che avrem-mh- avremo finito...
    Riuscì a dire la frase tutta di fila, senza quasi che la sua voce virile perdesse corpo un solo istante, eccetto per dei lamenti gutturali molto simili a fusa. Probabilmente in un'altra situazione sarebbe nuovamente impazzita per un simile evento, dopotutto si stava praticamente fottendo sua "quasi" sorella, che diavolo! Ma per fortuna finché il suo culo rimaneva inviolato (e sperava vivamente che almeno in quella forma venisse risparmiato!), poteva vantare la sua solita resistenza mista ad arroganza e parlantina... Anche col membro profondamente infilato nelle grazie della sua avvenente "gemella", e leccato fino alle palle da Adam in una versione completamente femminile. Diamine, non pensava si sarebbe mai eccitata tanto in vita propria, senza contare che il suo corpo maschile era una tale meraviglia da guardare, che avrebbe voluto stamparsi un ricordo incantato nella mente per andare a riviverlo quando avesse voluto, dall'inizio alla fine. Forse c'era solo un particolare che avrebbe modificato... ed era la personalità di Adam. Dov'era finito il suo zuccherino tanto divertente da tormentare? Nella sua versione femminile sembrava quasi un'altra persona, lo dimostrò il modo in cui aveva congedato Lucia, così freddamente... Oh beh, ad Hazel rimaneva la consolazione che, una volta tornato in sé, non avrebbe mancato di prenderlo in giro ad ogni occasione, e contava di farlo per molto, moltissimo tempo. Ora però non era il momento di cincischiare con quei pensieri, c'erano delle bellissime donne da soddisfare e "lei", che diamine, era L'UOMO del momento, un uomo che non aveva fatto altro che guardare lo spettacolo davanti ai suoi occhi migliorare sempre più, diventando via via da terrificante a piacevole, da piacevole a giusto, finché persino la morsa di quelle fauci crudeli intorno al collo sottile di Iris non aveva iniziato a farla eccitare ancora di più. Il pensiero di star pensando come un uomo e di apparire come un uomo la fece ridacchiare, tant'è che dopo un ennesimo digrignare i denti ed emettere un lamento molto simile a un ghigno, si concesse un breve risata che sfogò poi in una spinta più potente del bacino, deliziosamente accompagnata dai movimenti che Adam stesso le imponeva.
    Mngh, devo dire... comunque... che dentro di te si sta molto bene, sorella. Sei felice? Hai un'espressione particolarmente sporca stampata in faccia... Ti piace così tanto il mio cazzo? E tu, Adam... sei così carina in questa forma! Ma lasciatelo dire: sei anche indisciplinata. Puoi minacciare le mie nuove palle quanto ti pare, ma sai cosa mi fai venire voglia di fare oltre ad accontentarti ?
    Si poteva pensare che il lato maschile l'avesse resa più rozza, ma non c'era da illudersi: lei era sempre stata così, ma con quel vocione e quel corpo enorme il risultato dei suoi modi poco gentili era molto più spiccato. Con una delle enormi mani Hazel afferrò la nuca della sorella, in modo sensuale e volutamente lento, "accompagnandola" verso la spalla della tiranide, così che i loro corpi si schiacciassero completamente l'uno sull'altro. Dal momento che la lunga lingua della tiranide era dentro di lei, ben salda, quel gesto avrebbe dovuto portare la tiranide a "bloccarsi" grazie all'organo che attraversava la poverina (che tanto dispiaciuta non sembrava, anzi). Facendo questo, Hazel si piegò su entrambe, aumentando la masturbazione a danno della tiranide fino a fermarsi col pollice lungo il suo glande e premervi sopra, in modo anche fin troppo intenso, così da darle una fitta di quel piacere che poteva facilmente sembrare dolore.
    ... punirti.
    A quel punto ciò che rimaneva della pianta di Lucia si ricompose lentamente, in una serie di radici e liane che unendosi l'una con l'altra in un groviglio sempre più spesso andarono a formare un nuovo membro perfettamente identico a quello con estremo gusto fotteva il culo di una Iris mugolante e inerme. Con un movimento del bacino così possente che la lingua di Adam non poteva nulla per trattenerlo, incurante persino della bocca che minacciava di evirarlo, Hazel a quel punto tirò indietro le natiche marmoree e sfilò il proprio fallo quanto bastava perché solo l'enorme punta rimanesse dentro, come un plug perverso pronto a uscire fuori con uno schiocco... e lì, aiutandosi con la mano che abbandono la natica della sorella (dopo averci assestato una sonora e perversa sculacciata sopra), direziono la punta lungo le labbra di Adam e, in un unico affondo, sbatté entrambe le verghe dentro di loro, afferrando i fianchi di Adam per potersi tenere.
    Fammi vedere come gode una donna della tua specie, tesoro... Ma soprattutto voglio sentire quanto ti piaccia prendere il cazzo in questa fichetta vergine che ti ritrovi! Vuoi fare una sfida a chi mangia chi? Avanti!!! Sono un fottuto demone, Adam. I miei denti sono pronti! Rrrrh...
    Era tutto, dentro. Non uno solo centimetro dei suoi cazzi era rimasto fuori da quei corpi bramosi e la cosa stupenda era che il piacere rispetto alla sua forma reale era del tutto nuovo e diverso. Forse persino più intenso del solito, anche se era difficile dirlo con la sua resistenza. Durante quella dichiarazione pulsò dentro Adam una, due volte, poi in un gesto improvviso che fece letteralmente sbavare e mugolare Iris "impalata" in quel modo, sollevò il corpo dell'angelo quanto bastava per direzione il fallo della tiranide davanti al suo sesso, lasciando che le labbra lo abbracciassero e si schiudessero per accoglierlo. Lì, impalando Iris anche in quel modo, poté finalmente muoversi come voleva senza impicci di sorta (aveva continuato a masturbare Adam tutto il tempo, variando di intensità e movimenti per vedere se fosse sensibile almeno un minimo in quella forma). La prima cosa che fece fu piegarsi su entrambe e spingere Iris ancor più contro la predatrice che era diventato Adam, permettendole non solo di sentire quanto fosse morbido il corpo della poverina, in netto contrasto con tutti i muscoli della demone, ma anche a sé stesso di avvicinarci per ringhiarle praticamente in faccia, concludendo la sua sfida. Ma non solo: con entrambe le mani afferrò le sbarre, così dure e resistenti che era servita una motosega a spezzarle e impiegando abbastanza forza da far gonfiare ogni singola vena di quei bicipiti e tricipiti strepitosi, le frantumo con l'aiuto del suo nuovo corpo... e forse anche un po' di magia, ma quello perché mostrarlo?
    Ecco qui, dolcetto caro... Sei "contenta"? Ti dirò che sono così eccitata che sono disposta anche a farmi mangiare questo corpo da maschione... Se solo mi prometti che ne varrà la pena. Ma chissà se puoi riuscirci nella tua posizione, uhm? Ad esempio... è un peccato che la tua bocca sia così tanto occupata, non trovi? Forse dovrei darti un motivo o due per schiuderla...
    Ed ecco che a quel punto, afferrandogli la nuca con una mano e il fianco con l'altra, iniziò a muoversi sopra di loro all'inizio lentamente, uno, due, tre affondi che percorsero ogni centimetro conquistato dei loro anfratti accoglienti, per poi iniziare a spingere freneticamente come se dovesse scavare una fossa decisamente molto, molto profonda... Sperava solo che non si rivelasse una fossa per la sua bara!
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    Per chi ruola con me: vi avviso che non sarò molto presente per le prossime due settimane. Se riesco farò un giro di risposta il prima possibile ma poi sparirò per alcuni giorni.
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    Ho votato l'extra di Amy perché da tempo volevo leggere un extra sulla musica e nessuno meglio di lei avrebbe potuto proporlo, in più sono una persona semplice, anche solo citando il filo rosso del destino, una leggenda a cui sono particolarmente affezionata, mi ha conquistata. <3
    In secondo luogo ci tenevo a votare Hadler perché mi è sembrato il più meritevole tra tutti, non solo per aver postato due extra ma sopratutto per averli creati entrambi validi. Mi sono permessa di seguire il mio gusto però e ho votato la parlantina di Rudra piuttosto che Bolverk. Ad ogni modo merita di essere votato.

    Per il resto bravissimi tutti, ci sono altri extra che mi sono piaciuti (all'inizio volevo votare Hebi perché il suo extra mi piaceva molto esteticamente) ma purtroppo i voti sono due, quindi ottimo lavoro e alla prossima!
5456 replies since 11/8/2011
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