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Cleo parlato Queenie parlato Cucciole di Queenie e Adam parlato Parlato altri Narrazione
"Molto bene ragazzi ... oggi, abbiamo una missione di primaria importanza da compiere!", esordì Cleo, osservando con aria di fiera solennità i propri fedelissimi amici a quattro zampe. Si trovavano all'interno del Campo di Addestramento del suo Rifugio, consistente in una vastissima area sterrata delle lunga all'incirca settanta metri e larga trenta e decorata con una grandissima quantità di giochi per l'addestramento canino: alti pali colorati con cui fare zig-zag, tunnel in legno che connettevano innumerevoli strutture composte da altrettante rampe e scivoli, e ancora cerchi da saltare o palle appese a dei pali in modo da far saltare i giovani quadrupedi. E per finire pure un piccolo percorso a nuoto, per tutti quei cani particolarmente amanti dell'acqua: un graziosissimo laghetto, del diametro di circa una ventina di metri, abitato tra l'altro anche da qualche gruppetto di anatre e costeggiato da un gran numero di fiori e piante da lago. Insomma, un paradiso canino vero e proprio, che quel giorno tuttavia avrebbe ospitato anche qualcun altro ... I cani iniziarono a scodinzolare, eccitati e nervosi dalle parole della bella addestratrice, che sorrise misteriosa prima di gonfiare il petto, riprendendo: "Signore e signori, vi annuncio che il nostro centro è stato selezionato da alcuni esperti del Thanathos Hospital. Per la precisione, si tratta di un gruppo di ricercatori che stanno svolgendo alcuni studi su ... su ... su ...", l'aura di solennità andò temporaneamente in frantumi, mentre l'ibrida lanciava un'occhiata veloce agli appunti impressi in inchiostro nero sul palmo della sua mano, prima di schiarirsi nuovamente la voce e riprendere, "... su una cosa che si chiama Pet Therapy. Sostanzialmente è una teoria secondo cui i cani sono in grado di aiutare le persone malate ... non che non lo sapessi, chi non adora i cani?" Il pubblico annuì, perfettamente concorde. Tutti amano i cani. Cleo sorrise, sfregandosi ansiosa le mani, prima di riprendere: "Quindi oggi verranno a trovarci alcuni bambini, si tratta di ragazzini con vari tipi di problemi di salute e quindi dovrete fare molta attenzione. Fateli sorridere e divertire, ma non stancateli troppo. Ovviamente, il centro sarà comunque aperto a chiunque voglia assistere alla sessione." Una serie di latrati eccitati si alzarono dal pubblico, consistente in una decina buona di cani di varie razze e dimensioni diverse: vi erano tre volpini, gemelli, due labrador, un vecchio san bernardo accompagnato da un danese, antico amico di marachelle, una coppia di barboncini e per finire un chihuahua. "Bambini? A me piacciono i bambini!", esordì il chihuahua, iniziando a correre a destra e a manca prima di schiantarsi miseramente contro il fondoschiena del san bernardo, seduto. "A tutti piacciono i bambini, mio piccolo amico. E conoscendoli, penso anche che porteranno con loro una gran bella dose di snack ... non che al mio vecchio stomaco faccia bene, ma tanto ormai sono vecchio. Se non mi diverto ora quando lo farò?", disse il danese, scatenando una risata divertita da parte del san bernardo, che rispose, "Ohhh si, a proposito: come è andata a finire alla fine con quella bella golden retriver?", chiese, pacatamente divertito dal desiderio di gioventù del proprio vicino di casa. "Golden retriver? Perché, che è successo?", chiesero in coro, curiosi, i tre cuccioli di volpino. I due labrador si osservarono, complicemente divertiti, prima di dire: "Vedete, quando un maschio e una femmina si vogliono molto bene ..." "Ok, ok, ok!", intervenne Cleo, stroncando la questione sul nascere e tappando la bocca ai due cani, mentre i cucciolini si osservavano perplessi, "Sono ancora cuccioli, chiaro? E comunque, penso sia meglio rimandare i discorsi per dopo ... sono arrivati i nostri ospiti!", disse, accennando a un pulmino color arancione acceso che aveva appena fatto il proprio ingresso proprio di fronte al campo. Quando le porte si aprirono, oltre a un paio di medici un'orda di bambini di svariate età si precipitò urlando divertita nel recinto, accerchiando i cani su tutti i lati e iniziando a giocare con loro. Molti di loro indossavano le vesti dei pazienti dell'ospedale, alcuni erano totalmente calvi o con gli occhi bianchi a causa della cecità, altri si muovevano sulle stampelle o sulla sedia a rotelle ... tutti, tuttavia, iniziarono a sorridere nel momento stesso in cui si trovarono assieme ai cani. Alcuni, i più piccoli, insistettero per salire sulla groppa del san bernardo o del danese, che pazienti accettarono di buon grado di farli salire sulla loro schiena per un breve giro; altri preferirono fornirsi di palline, ossi o fresbee per giocare con i cagnolini più piccoli; e altri ancora invece decisero di esplorare, vigilmente tenuti d'occhio dai due labrador, il laghetto. Cleo sorrideva, osservando fieramente i propri cuccioli destreggiarsi senza problemi tra i ragazzi e intervenendo solo ogni tanto quando, a causa dell'eccitazione, questi rischiavano di diventare un po' troppo invadenti. Anche i due dottori sembravano soddisfatti, accompagnando i bambini e tenendolo sott'occhio per poi scambiarsi osservazioni scientifiche su come quella gita avrebbe potuto far bene alla loro salute: l'ibrida non ci capiva molto di scienza, limitandosi ad annuire con aria saputa alle loro parole, per poi dimenticarsele due secondi dopo senza smettere però di tenere sotto controllo i propri amici a quattro zampe. Dopo un'ora abbondante di giochi, Cleo accompagnò i ragazzi al limitare del campo recintato, dove aveva preventivamente imbastito due bei tavoli in legno di quercia accompagnati da delle panche e già imbastiti per un piacevole pic-nic: vi erano tramezzini di vario genere, panini con i formaggi o gli affettati, brioche dolci e salate o piccoli tranci di pizza ... e ancora acqua e bibite a volontà, in modo che i piccoli ragazzi potessero rifocillarsi adeguatamente in vista di quella piacevole ma lunga giornata di giochi assieme. Ovviamente, anche i cani avevano le loro belle ciotole, sebbene tuttavia non fossero in pochi i bambini che, ridendo complici, tentavano di approfittare della temporanea distrazione degli adulti per rifilare qualche bel boccone i cani che, ovviamente, si curarono di starsene ben zitti. Fu proprio in quel frangente che, quasi per caso, una giovane tiranide si ritrovò a passare con le sue neonate apette proprio di fronte al centro. Per la verità, Queenie era giunta sin li col proprio compagno per una breve vacanza di coppia. I due, che dopo la nascita delle loro piccoline avevano deciso di concedersi una breve pausa dal caos della vita londinese, erano giunti alla capitale solo da pochissimi giorni: e visto che quella mattina il suo amato, stanco per le capriole (no, non parlo di ginnastica ritmica) della sera prima, stava ancora ronfando beatamente lei aveva invece deciso di concedersi un giro per il centro. Magari avrebbe trovato qualche bel regalo per il suo amore, un maglione o una sciarpa per proteggerlo dal tempo ben meno clemente di Londra. Certo ... questo era, almeno, il suo proposito. Sfortunatamente per lei, alle piccole e neonate tiradini non sfuggì di certo la festa che si stava svolgendo proprio nel campo accanto. Non appena videro i cani le piccole, uno sciame di tiranidi delle dimensioni di si e no una ventina di centimetri, sgranarono gli occhioni meravigliate. Cos'erano quelle misteriose creature a quattro zampe? E perchè sembravano divertirsi tanto? Inutile dire che Queenie non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi di cosa stava accadendo, che quelle si fiondarono in massa verso il gruppo ... e se i bambini reagirono osservandole ammirate, i cani, che era la prima volta che si trovavano a interagire con delle tiranidi iperattive e formato mignon, iniziarono subito ad agitarsi latrando e ricorrendole per gioco tra le risate/panico generale. E il tutto con Cleo li che, inutilmente, cercava di rimettere in riga i propri cuccioli. "Santo cielo, ragazzi! Sono solo ... solo ...", Cleo si grattò il mento: cos'erano quelle cosette? Non erano fate, questo era certo, ma nemmeno tiranidi. Stava ancora cercando di venire a capo del dilemma, combattendo fieramente l'istinto canino di partire a sua volta all'inseguimento di quelle pesti volanti, quando un'affannata nonché tremendamente dispiaciuta Queenie le atterrò di fianco. "I-io ... sono mortificata. Sono nate ieri e ... mi spiace, non volevamo interrompervi!", disse, lanciando un'occhiata di rimprovero alle sue piccole che, in tutta risposta, abbassarono contrite il capo iniziando a calmarsi. Anche i cani parvero tranquillizzarsi, avvicinandosi a loro volta alle due. "Possiamo adottarle?", chiese il chihuahua, ancora meravigliato da quelle creaturine volanti. "Mamma, mamma! Possiamo portarlo a casa?", fecero invece tre delle piccole, tentando (inutilmente) di sollevare a mezz'aria uno dei volpini, che in tutta risposta rise divertito. Cleo e Queenie si osservarono, scuotendo quindi il capo divertite. Risolto il problema, Cleo decise di invitare la giovane apetta a mangiare con loro, mentre dal canto loro bambini, cani e tiranidi si spostarono nel centro del campo per giocare opportunamente accompagnati dai due medici. Cleo sorrise, osservando assorta lo sciame di piccolette iperattive che cercavano di insegnare ai bambini e ai cani a volare, evidentemente ancora ignare come sia relativamente riuscirci per coloro che sono sprovvisti di ali. "Quindi ... sono tutte tue figlie?", chiese Cleo, non senza una punta di curiosità: anche a lei sarebbe molto piaciuto, un giorno, poter avere una cucciolata tutta sua col suo padrone. E vedere quelle piccolette divertirsi assieme non faceva che aumentare il suo desiderio: come sarebbe stato avere una famiglia tutta sua? Con il suo padrone? E tanti bei cuccioli da accudire? L'ibrida non poteva fare a meno di chiederselo, mentre Queenie arrossiva leggermente, ancora memore delle circostanze tutt'altro che ordinarie in cui era avvenuto il parto delle sue amatissime apette da poco uscite dalle uova: "Ohhh, beh ... si. Io e il mio compagno stiamo assieme da qualche mese ormai. Lui è il solo Re che potrei mai desiderare di avere al mio fianco, e anche se la notizia di essere destinato a diventare papà l'ha sorpreso sta facendo veramente un ottimo lavoro. E' un uomo eccezionale, sai ... dolce, gentile, e anche forte.", l'apetta sorrise, ripensando all'espressione angelicamente soddisfatta con cui l'aveva lasciato, quella mattina, sul letto dell'hotel e finendo inevitabilmente col diventare bordò al pensiero di tutto il casino che avevano fatto la sera prima. Cleo inclinò il capo, chiedendosi cosa stesse succedendo al volto della tiranide e perché fosse improvvisamente diventato così rosso, per poi sorridere ironica, rispondendo: "Si, per aver tirato su uno sciame di piccolette così graziose deve essere un compagno veramente interessante. Tuttavia, dubito che potrebbe tenere testa al mio padroncino ... lui controlla le ombre, sai?Ed è molto forte. E pure bravo a letto, abbiamo pure dovuto ricomprare le assi, erano distrutte ...", fece, ammiccando con aria complice. Queenie aprì la bocca, ormai più rossa che mai nonché totalmente presa in contropiede dalla naturale schiettezza dell'ibrida. Non le ci volle molto, tuttavia, a riprendersi per partire alla carica difendendo l'onore del suo Re: "Certo, forse il tuo padrone sarà anche bravo a letto ... tuttavia dubito che sappia cambiare forma come il mio Adam! Lui si che è un vero uomo, specialmente quando usa gli aculei per ... per ...", si bloccò, arrossendo di botto prima di nascondere imbarazzata il capo tra le manine. Cleo scoppiò a ridere, divertita: "Guarda che anche Seishiii sa trasformarsi! E' capace di diventare un lupone alto più di due metri, e con le sue nuove abilità arriva pure a cinque. Senza offesa, ma dubito che la mazza del tuo Re possa anche solo tenergli testa." Queenie fece per protestare, se non che, voltandosi, si sarebbero ritrovate con gli occhi di uno dei bambini addosso. Le due sbiancarono di colpo, mentre quello inclinava il capo, perplesso: "Mazza? I vostri compagni giocano a baseball?", chiese, facendo quasi cadere dalla sedia le due poverette che, più imbarazzate che mai, iniziarono a tirar su una serie di frasi confuse nel vano tentativo di correre ai ripari. "N-no! Cioè, si ... giocano a baseball, vero?", balbettò Queenie, verso Cleo. "Assolutamente! E Seishiii è pure nella categoria professionisti.", rispose l'altra. "E Adam è campione nazionale." "Seishiii ha vinto la coppa del mondo!" Le due si osservarono, rivali, sotto lo sguardo perplesso del bambino. Per loro fortuna, tuttavia, furono salvate in corner dal clacson del pulmino, segno che ormai per i bambini era tempo di tornare a casa. Nonostante il dispiacere di doversi lasciare, bambini, cani e piccole tiranidi si ripromisero di incontrarsi ancora, abbracciandosi tra le lacrime per poi lasciarsi. I bambini tornarono all'ospedale, mentre i cani, poco a poco, vennero ripresi dai rispettivi padroni per tornare a casa. Rimaste sole, era ormai il momento di salutarsi anche per le due. "Comunque, se mai dovessi passare a Londra vienimi pure a trovare, ho un negozio di specialità di miele nel centro.", disse Queenie, stringendo sorridente la mano alla neo amica. Cleo sorrise, annuendo appena per poi osservare la tiranide, diligentemente seguita dalle sue piccole, avviarsi alla ricerca di un bel regalo per il suo amato. Solo quando fu troppo lontana per sentirla che Cleo, tutt'altro che intenzionata a demordere, sancì: "Comunque Seishiii ce l'ha più grosso!"
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