Una passeggiata nel parco

x Ellaria

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    Una piacevole, soleggiata e tranquilla mattinata a Roma. Era questo quello che Seiichi sperava di ottenere, prendendosi la briga di attraversare un'assurda distanza per viaggiare in aereo ed arrivare fino a tale luogo, partendo da Londra. Certo, alcuni avrebbero potuto tranquillamente suggerire o insinuare che magari percorrere un tale distacco per una mera passeggiata non fosse questa grande idea... ma suddette persone non avrebbero mai potuto capire cosa significasse la quiete per il Kinoshita. Quanto questa fosse importante per lui. Non la quiete intesa come il silenzio, ma piuttosto la semplice pace, tranquillità: il tipo di tranquillità che si trova in un parco. L'assenza di problemi. Alla fine, era passato tanto, troppo tempo da quando il licantropo aveva potuto fermarsi a semplicemente rilassarsi e riflettere. Dodici anni spesi nella malavita non sono esattamente dodici anni spesi nella sicurezza. Ma alla fine, non c'era nessuno ad effettivamente contestare questi pensieri; il mannaro era solo, lo era stato da tempo ormai, e aveva imparato a farci l'abitudine... era pur sempre umano - almeno in parte - tuttavia, e si sa che gli umani sono creature sociali.
    Spero solo che almeno non inizi a piovere.
    Avrebbe pensato nella sua mente, mentre a piedi il mannaro, sceso dall'autobus che aveva preso dopo che era giunto all'aereporto, si dirigeva Villa Borghese, il parco più vicino. Un grande parco che prometteva sia sistemazioni all'italiana che ampie aree di stile inglese, perfetto per uno straniero come lui. Camminava con entrambe le mani in tasca, come suo solito, intento a concentrarsi sul paesaggio che lo circondava ed immergersi, ora che poteva, nella bellezza per la quale l'Italia pareva essere tanto rinomata, e d'altronde non poteva dar torto a chi affermava ciò in recensioni e simili. Anche i cittadini del luogo parevano essere incredibilmente amichevoli, salutandolo e accogliendolo con una familiarità che non si aspettava né riceveva da tempo, e che faceva fatica a ricambiare, abituato com'era alla freddezza di Londra, sia della nazione che dei suoi cittadini. Dopo circa venti minuti spesi a passeggiare, finalmente sarebbe giunto a destinazione: davanti a lui, superato l'imponente e monumentale ingresso, si sarebbe presentato un immenso parco ripieno delle più svariate locazioni, laghi, piccole radure: vi era ben poco che il luogo lasciasse all'immaginazione, riempiendo la mente di Seiichi con fantastici spettacoli naturali dei quali i suoi occhi da tempo non potevano godere. Parlando di radure, avrebbe raggiunto proprio una panchina in assi di legno all'interno di una di queste, vuota, mettendosi poi a sedere e portando la caviglia di una gamba sopra il ginocchio dell'altra. La fortuna doveva essere stata dalla sua, perché pareva aver trovato un luogo indisturbato, spoglio di persone se non lui stesso. Non che il rumore di bambini o gente che chiacchierava o quant'altro gli desse fastidio... non era un vecchio scorbutico, ma potendosi immergere di più nella pace che lo circondava, si sarebbe concentrato sul cinguettio degli uccelli e i raggi solari che lo raggiungevano, dandogli un piacevole calore che di inverno, e specialmente a Londra, gli era mancato, i quali fra l'altro andavano a quasi far brillare i suoi occhi dorati, al tempo stesso scaldando lunghi capelli castani. Indossante una semplice camicia bianca scollata,rivelando i suoi pettorali perfettamente scolpiti. Un orologio da polso dorato e delle oxford nere ai piedi completavano il tutto. Avrebbe dato una rapida occhiata in giro prima di, senza esitazione, togliersi le scarpe per rimanere a piedi scalzi, raggiungendo poi all'interno della sua tasca sinistra dei pantaloni una scatoletta di sigari assieme a dei fiammiferi, accendendosene uno e poi, spento il fiammifero con la mano, facendo attenzione a rinfilarsi il tutto in tasca, fiammifero spento compreso: non voleva contaminare la natura che lo circondava. Portatosi il sigaro in bocca, sorridente, avrebbe sia goduto del fumo con la bocca che dell'aria pura con il naso, i suoi sensi sviluppati concedendogli di godere particolarmente di quel contrasto che trovava bizzarramente affascinante.
    "Questa sì che è vita."
    Avrebbe sussurrato, non nascondendo il proprio apprezzamento per il momento, lasciandosi andare più comodamente sullo schienale della panchina e portando entrambe le braccia dietro di essa, quasi chiudendo gli occhi per completamente farsi travolgere da tutte le sensazioni che stava sperimentando. Potere o meno, alla fine, la vita era fatta anche di quelle piccole cose, e Seiichi sapeva riconoscerlo.



    Edited by Starliege / Demi - 6/1/2019, 03:15
     
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    Cleo andava matta per i parchi.
    Innanzitutto, erano verdi ... il che in un certo senso le ricordava il periodo precedente alla sua reincarnazione, quando ancora seguiva il proprio padrone durante quegli innumerevoli viaggi nelle regioni più remote e sperdute del pianeta. A quel tempo, non sapeva ancora cosa significasse la vita di un umano, ma in fondo non le importava: avrebbe seguito il proprio umano, quello che le regalava sempre un morso dalla sua crioche la mattina o che la sera accendeva quella musica carina (Mozart?) perché sorrideva nel vederla danzare a modo suo, fino in capo al mondo ... poco importava che a volte, in quei luoghi sperduti e dimenticati, finissero le provviste e dovessero arrangiarsi. Lei era felice, perché lui era felice.
    E poi c'erano tantissimi bambini. Anche i bambini le piacevano. Faceva ancora fatica a comprendere il modi e i costumi degli umani adulti, mentre i bambini erano semplici e avevano sempre qualche minuto per giocare con lei ... anche se a volte le mamme la osservavano in un modo un po' strano, quasi preoccupate (dopotutto, fisicamente era pur sempre un'adulta, anche se ibrida, che chissà per quale ragione non si stancava mai di rincorrere un freesbee).
    E infine c'erano ... gli scoiattoli.
    Tanti, tantissimi e pelosetti scoiattoli. Nemici giurati della sua specie e validi avversari nelle gare di "Io ti rincorro e tu scappi".
    Quindi si, Cleo andava letteralmente matta per gli scoiattoli e lo stesso valeva per il suo "Branco".
    Quel branco che, per la precisione, si sarebbe sentito latrare in lontananza.
    Il povero mannaro avrebbe potuto dire silenziosamente addio alla sua pace, perché ora in procinto di arrivo vi era innanzitutto uno scoiattolino, una minuscola palla di pelo dall'aria palesemente terrorizzata, poi a seguire l'ibrida con i suoi tre labrador formato stallone che per poco non si ammazzavano a vicenda nel tentativo di raggiungere per primi la tanto agognata "preda". "Ehi tu! Palla di pelo ... fermati, vogliamo solo giocare.", gridò l'ibrida, anche se a dire il vero i suoi amici sembravano molto più intenzionati a papparsela che a giocarsi, motivo per cui lo scoiattolino si affrettò a superare in tutta fretta la panchina per correre quindi al sicuro tra i rami di un albero.
    Cleo si fermò, osservando palesemente amareggiata la propria preda, un lieve e infantile broncio che già le saliva sulle labbra mentre i suoi compagni la osservarono guaendo amareggiati. Abbassò il capo, sconfitta: "Uffi ... io volevo solo giocare.", fece, palesemente triste, per poi lasciarsi cadere a gambe incrociate sul sentiero.
    I dobermann si osservarono a vicenda, erano tre esemplari decisamente massicci, grandi quanto cavalli, eppure in quel momento non sembravano affatto pericolosi. Anzi, osservando le loro espressioni demoralizzate (anche se mai quanto quella della capobranco), sembravano quasi dei cucciolotti specialmente quando uno di loro appoggiò il mento sopra la testa della giovane che annuì appena: "Tranquillo Astolfo, dopo andiamo da quell'umano che fa hot dog. Così ci tiriamo su il morale."
    Il cane guaì appena, senza smettere di osservare l'albero assieme a Cleo.
    Per la verità, dire che quel giorno la giovane dalla carnagione color caffelatte e dagli occhi dai tratti visibilmente egiziani avesse "scelto" il proprio vestiario sarebbe stato errato. Anzi, come la maggior parte delle volte l'ibrida, che tra l'altro non aveva ancora totalmente compreso l'usanza umana di vestirsi, aveva afferrato i propri capi di vestiario come veniva, senza preoccuparsi molto dell'apparenza che avrebbe potuto suscitare. Quindi eccola li, indossando un semplice top marrone scuro anche se l'estate era ancora relativamente lontana, accompagnato da degli altrettanto piccoli schorts che le arrivavano si e no sopra la coscia, questi in semplice stoffa nero inchiostro: per finire, delle normalissime infradito nere e al collo un nastro in corda con attaccato quello che sembra essere in tutto e per tutto un dente di squalo. Il fisico della giovane, stretto in quell'abbigliamento non certo pesante, era decisamente slanciato, centonovanta centimetri buoni, e accompagnato da curve a dir poco eccessive comprendenti una sesta palesemente priva di reggiseno che non sembrava proprio volerci stare in quel top ... infine, la chioma corvina che le arrivava alle spalle e la coda e le orecchie in quel momento tristemente abbassate.
    Sospira tristemente, il capo chino e ancora totalmente ignara della presenza del mannaro a pochissimi metri da lei.
     
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    Nonostante l'esuberanza con la quale la nuova individua avrebbe fatto ingresso nella scena del paesaggio perfetto che Seiichi stava felicemente assaporando, non sarebbe stata la voce d'ella o la sua carica energetica a tradire la propria presenza. Difatti, ancor prima che qualsiasi di questi fattori entrasse a far parte della zona sensoriale del licantropo, sarebbe stato il naso d'egli a rilevare l'aroma di cioccolato e cocco, mischiato ad un piccolissimo accenno di incenso. Un mix di odori strano, che non aveva mai incontrato sino a quel momento. Il suo naso si mosse visibilmente, percependo tale odore. Non gli dispiaceva. Avrebbe aperto gli occhi, curioso di vedere quale potesse essere la fonte di tale piacevole profumo, e sarebbe stato proprio a tal punto che avrebbe visto un'ibrida dalla bellezza unica palesarsi a lui, seguita da tre doberman dall'aspetto piuttosto imponente, ma che certamente non lo intimorivano. Silenzioso, l'avrebbe osservata inseguire un piccolo scoiattolino: un atteggiamento sicuramente curioso per una ragazza matura come quella che sembrava essere. L'avrebbe poi continuata ad ascoltare lamentarsi, quasi piagnucolare, mentre lui si d'altro canto si posizionava più comodamente sulla panchina, chinandosi leggermente in avanti sempre più attratto - sia dall'aspetto che dal curioso atteggiamento - dalla giovane. La sua presenza non lo aveva disturbato, anzi. Semmai, la sua apparizione non aveva fatto altro che abbellire il già magnifico paesaggio, rendendo il tutto ancora più memorabile. Ma non si sarebbe semplicemente accontentato di stare a guardarla. Sembrava esserci rimasta particolarmente male a causa della fuga della preda che stava inseguendo: un sentimento che poteva comprendere. Alla fine, anche al mannaro era capitato di dover rinunciare ad una caccia, e la delusione così come l'amarezza che derivava da tale sconfitta erano una delle sensazione peggiori che avesse mai sperimentato... anche se lei non gli dava esattamente l'idea di aver inseguito la sua piccola nemesi per divorarla o peggio. Non gli comunicava la stessa rabbia o disappunto che invece poteva ben recepire dai mastini al suo seguito. No, lei sembrava genuinamente... sconsolata.
    Qualunque fosse la sensazione che provava esattamente, tuttavia, di certo non era qualcosa di positivo. Pareva una cucciola sperduta. Portando il gomito sinistro sulla coscia del medesimo lato, avrebbe poggiato il mento nel palmo della propria mano, la testa lievemente inclinata verso sinistra, guardandola sempre più interessato. Voleva tirarla su' di morale: alla fine, non gli costava niente, e comunque, ferale o meno, quell'ibrida era pur sempre una signorina. Sul polso destro del licantropo si sarebbe manifestato un anello di energia verde fluo, il cui colore si ravvivava e spegneva costantemente. Da tale anello si sarebbe poi protratto un cappio di pura energia, che senza troppa esitazione, Seiichi avrebbe scagliato dinanzi Cleo, ai suoi piedi, facendolo poi muovere a sinistra e destra, ondeggiante, quasi scodinzolante, provocatorio, muovendo il polso, in attesa di una reazione. Se avesse abboccato cercando di prenderlo, o solo lei o lei assieme al suo 'branco', il Kinoshita non avrebbe fatto altro che tirarlo lievemente indietro, verso di lui, poco a poco, fino a quando eventualmente non lo avrebbe raggiunto, e solamente a tal punto avrebbe permesso loro di catturare il luccicante premio.

     
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    Cleo pensato
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    Cleo osservava sconsolata l'albero, arricciando lievemente il labbro inferiore.
    Era ancora incerta, se provare ad arrampicarsi oppure semplicemente rinunciare alla propria caccia per andare da quell'umano che vendeva hot dog all'entrata del parco, quanto improvvisamente un movimento al limitare del proprio campo visivo non la spinse a voltarsi. Non aveva ancora notato il maschio, no ... in quel momento la sua canide attenzione era totalmente e unicamente concentrata su quel misterioso cappio verde fluorescente e dall'aria parecchio invitante palesatosi di fianco a lei.
    Lo osservò per qualche istante, visibilmente curiosa, quindi tese la manina cercando di prenderlo.
    Un guaito offeso le uscì dalle labbra, nel vederlo ritrarsi all'ultimo minuto. Lo osservò, questa volta con la determinazione di un cucciolo di fronte a una sfida nuova che non è assolutamente intenzionato a perdere, quindi sbuffò: "Ehhh, no ... una preda va bene, ma tu non mi sfuggi!", disse, totalmente senza senso, rivolta probabilmente al povero cappio che dal canto suo non sembrava altrettanto intenzionato a risponderle e rimase zitto.
    Tese quindi nuovamente la mano, iniziando a seguirlo e cercando di afferrarlo in una serie di ringhietti bassi e a dir poco adorabili ... fino a quando, alzando gli occhi, non si ritrovò praticamente a un palmo dal naso del giovane.
    Aprì la bocca, palesemente sorpresa, quindi lo sguardo passò dal cappio alla sua mano ... sarebbe quasi stato possibile vedere i neoroni muoversi, mentre osservava il giovane e il cappio ormai fermo, quindi disse, semplicemente: "Ciao ... io mi chiamo Cleopatra. O Cleo ...", fece, osservando quindi il cappio e afferrandolo trionfante. I dobermann saltellarono contenti, fieri che il loro capobranco fosse riuscita nell'impresa, mentre lei tornava a osservare il maschio incuriosita: "Tu come ti chiami?"
    Tranquilla, totalmente a proprio agio ... e come non potrebbe?
    Ha appena trovato un umano disposto a giocare con lei, cosa parecchio rara da quando non ha più l'aspetto di una cane da caccia ... solitamente se cercava di avvicinarsi a qualcuno per giocare quello lo guardava in modo strano, forse pensando che fosse un po' matta. Quindi non poteva non essere felice, nell'aver trovato qualcuno di tanto disponibile.
    Lo osserva sorridente, senza smettere di scodinzolare nemmeno per un secondo fino a quando non inclina il capo nel notare l'odore ferale di questo ... un odore non poi così diverso dal suo, e che la spinge ad alzarsi e sporgersi sulla panchina, avvicinando in modo genuinamente curioso il muso al collo di lui per poi battere le mani contenta: "Che bello! Quindi tu sei un mannaro. Uffi, non trovo mai nessuno con cui parlare di caccia. Solitamente pensano male.", afferma, osservandolo con gli occhioni luccicanti.
     
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    Ogni attimo in cui l'ibrida sarebbe stata occupata a buffamente inseguire il cappio, Seiichi l'avrebbe seguita con gli occhi, osservandola piacevolmente divertito da quell'innocenza incontaminata. Sembrava realmente una cagnolina non raggiunta dalla corruzione e dura realtà del mondo, una cucciola spensierata. In un certo senso, gli sembrava di star osservando ciò che avrebbe potuto avere anche lui, ma che il destino gli aveva strappato via. Probabilmente se la sua strada fosse stata un altra, anche lui sarebbe potuto finire così, e a giudicare dalla felicità che la fanciulla sprizzava, sicuramente non sarebbe stato poi così male. Non appena lei poi, concentrata a seguire il cappio, avrebbe raggiunto il suo naso, fermandosi a pochi centimetri da esso, Seiichi, più che compiaciuto da quella vicinanza, ma soprattutto, dal suo piacevole odore, non si sarebbe allontanato neppure di un millimetro, piuttosto anzi annusandola con piacere, prima di salutarla.
    "Salve."
    Sorridente, l'avrebbe fissata dritta negli occhi con i propri, quasi come se a voler vedere se quel comportamento puro e spensierato che dimostrava la rendesse bella tanto all'interno quanto all'esterno. Le avrebbe tranquillamente permesso di afferrare finalmente il cappio, gli altri cani festeggiando il suo trionfo, rispondendo poi repentino alla sua domanda.
    "Il mio nome è Seiichi. Seiichi Kinoshita. Ma puoi chiamarmi come meglio desideri... Cleo."
    Avrebbe in seguito concessole di meglio annusarlo e fare tutto ciò che desiderava, lui stesso limitandosi a tenere le mani a posto, sulle sue ginocchia, arrivando solo poi con una mano a prendere il sigaro che aveva in bocca per schiacciarlo all'interno della propria mano, stringendolo dentro di essa, spegnendolo, e inserendo il rimasuglio all'interno della sua tasca destra.
    "Hai un nome molto bello, Cleo, e il tuo fiuto, a quanto sembra, è molto ben sviluppato... ma non sei di quest parti, vero?"
    Alla fine, non serviva un genio per capirlo: la ragazza non solo aveva un nome che Seiichi aveva riconosciuto come egiziano, ma era anche palesemente un pesce fuor d'acqua, fin troppo buona e immacolata. Di ibridi e ibride ne aveva incontrate... ma lei era molto, molto più a contatto con il suo lato animale che umano. Difatti, la curiosità del licantropo non gli avrebbe impedito di avvicinare la sua mano destra al capo di lei, tentando poi di iniziare a carezzarla, per andare poi ad esplorare le lunghe e morbide orecchie, pacatamente vezzeggiandole. Se Cleo si fosse dimostrata ben disposta, non si sarebbe fermato, anzi, si sarebbe assicurato di invitarla a farsi più vicina, e gli avrebbe dato la conferma che la ragazza fosse molto più istintitva del normale.
    "Che ci fa una cucciolotta adorabile come te qui da sola?"
    Avrebbe aggiunto, riprendendo il quesito precedente. Avrebbe poi anche cercato di portarla quasi a sedere su di lui, in qualsiasi posizione fosse più comoda, andando poi a cercare di raggiungerle con l'altra mano, libera, la coda, volendo esplorarla e percepirla, mentre teneva l'altra occupata a viziare le orecchie, sia per soddisfare la propria curiosità, sia per appagare un istinto più basso che si stava pian piano facendo sempre più presente. Se il paesaggio che lo circondava stimolava la pace e quiete dentro di lui, il mannaro in Cleo vedeva un'attrazione sia di mera dolcezza, mosso dalla sua innocenza... sia dai suoi istinti più bassi, stimolato non solo dalla suo comunque più che abbondante fascino, ma anche dai bisogni più primordiali. Era pur sempre una femmina, dopotutto; un'ibrida, specialmente. Se la sciacalla infatti avrebbe accettato la seduta sul Kinoshita, avrebbe potuto chiaramente percepire che il corpo dell'uomo era tutto fuorché fragile o poco robusto, anzi. In particolare, lentamente, in mezzo alle gambe d'egli avrebbe potuto iniziare a percepire un bozzo farsi sempre più insistente e palese, ma ciònonostante, Seiichi sembrava mantenere la calma, completamente dedito a concentrarsi più sull'ascoltare la sua storia, che semplicemente prenderla come un bruto. Perlomeno, non era ancora il momento. Voleva apprezzare tutto di lei: alla fine, era anch'ella uno spettacolo che andava gustato completamente.

     
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    Cleo parlato
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    Ovviamente, l'ibrida sembrava non essersi resa minimamente conto di quanto buffa e assurda avrebbe potuto sembrare quella situazione a un occhio esterno. Persino i suoi compagni di caccia osservavano la scena inclinando il capo perplessi: era la prima volta che vedevano la loro capobranco avvicinarsi tanto a un umano, o meglio ... era la prima volta che lei si avvicinava tanto a un umano senza rischiare di guadagnarsi qualche occhiata strana o peggio ancora rischiando di farlo battere in ritirata a gambe levate.
    Cleo, dal canto suo, era troppo impegnata a scodinzolare come non mai e ad ascoltare il giovane con gli occhi sgranati (dopotutto per l'ex cagnolina conoscere nuove persone aveva lo stesso fascino che avrebbe sortito un quadro d'autore a un collezionista d'arte) le parole del giovane ... parole al termine delle quali inclinò leggermente il capo. Era la prima volta che sentiva un nome così insolito, fino ad allora aveva vissuto sempre in Egitto o in Italia, quindi fu con tono decisamente tentennante che alla fine rispose: "Seiii ... shii Kino ... Kinoshuta?", chiese, sbagliando tanto innocentemente quanto clamorosamente il nome del mannaro per poi farsi pensierosa, "Mi piace! E' un bel nome. Loro invece sono Astolfo, Ronaldo e Gaetano.", disse, indicando i tre dobermann che abbassarono tristemente il capo, mentre l'ibrida non la smetteva di sorridere fieramente ... forse convinta di aver regalato ai suoi tre cuccioli dei nomi di tutto rispetto. Peccato che tale convinzione non sembrasse altrettanto condivisa dai poveri canidi che, con le orecchie abbassate, guairono piano prima di ritirarsi demoralizzati ai piedi dell'albero, probabilmente nella speranza di rivedere il povero scoiattolo.
    La giovane sorrise divertita, riprendendo: "Comunque si, hai ragione ... io sono di origine egiziana. Sono venuta a Roma per imparare gli usi e i costumi degli umani.", annuì fieramente, quasi stesse parlando di un vero e proprio viaggio universitario, o di un qualche tipo di scambio culturale, "Gli umani a volte sono strani, ma fanno degli hot dog buonissimi, e poi hanno inventato i freesbee. I freesbee sono belli.", concluse, con aria un pelo sognante. Semplice e lineare, non sembrava troppo complicato comprendere cosa passasse per la mente della cagnolina, che non appena sentì la mano di lui accarezzarle dolcemente il capo per poi passare alle orecchie non poté non farsi sfuggire un uggiolio di pura delizia. Scodinzolò entusiasta, spingendo dolcemente il capo contro la sua mano e accomodandosi quindi sulle sue ginocchia, sconfitta da quell'arma letale che sono i grattini dietro le orecchie e di fronte alla quale nessun cane che si rispetti potrebbe mai resistere.
    Era ancora palesemente immersa in quel dolce mondo di coccole e grattini tanto gentilmente offertole dal suo nuovo amico quanto sentì quelle ultime parole che la spinsero a osservarlo con aria genuinamente offesa. Arricciò il naso, alzando le mani e muovendolo con forza mentre, con l'entusiasmo di un bambino che afferma con convinzione di essere ormai grande, protestava: "Ehi, non darmi della cucciolotta. Io sono una bravissima e impeccabile cagnolina da caccia ...", arrossisce appena, abbandonando altrettanto velocemente l'atteggiamento offeso per farsi quindi perplessa, "... o almeno, lo ero prima di diventare così. Comunque sappi che assieme al mio branco non ho paura di nessuno!", eccola a tornare alla carica, mentre lo osservava con palese determinazione.
    Avvicinò tutta seria il volto a quello di lui, quindi sorrise, con tutta la dolcezza del mondo: "Prometto che se ti rimangi quello che hai detto, poi ti darò una mano con il tuo problemino.", disse, indicando in basso laddove, essendo ormai lei praticamente a cavalcioni su di lui, aveva già iniziato a notare un lieve rigonfiamento andare a premere proprio contro il suo stesso corpo. Sorrise, palesemente soddisfatta e, forse, convinta di averlo messo alle corde.
     
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    Seiichi ci aveva azzeccato: Cleo aveva per l'appunto origini egiziane, e a detta sua era venuta a Roma unicamente per... imparare gli usi e costumi degli umani? Il licantropo l'avrebbe osservata ancor più intrigato. Quindi le sue non erano state solo impressioni o supposizioni: era davvero un'ibrida umanizzatasi solo di recente. Se non sarebbero state le parole d'ella a rivelarlo, poi, lo sarebbero stato di certo la sua assurda inclinazione a voler ricevere grattini. Il mannaro aveva completamente sorvolato la pronuncia errata del suo cognome, preferendo invece concentrarsi interamente sulla 'cagnolina', come si era definita lei, a quanto pare offesa dal fatto di essere stata invece chiamata cucciola da lui. Trovò a dir poco adorabile la 'minaccia', se così si poteva definire, che Cleo lanciò nei suoi confronti. Non avrebbe tentato di allontanarsi nonostante lei fosse a cavalcioni sopra di lui, i loro volti distanti di solo pochi centimetri. Seiichi ne avrebbe approfittato per annusare il suo profumo ancora una volta, il suo sorriso facendosi più malizioso.
    "Oh? Non sapevo ti desse così fastidio venire chiamata cucciolotta... se è cagnolina che preferisci, cagnolina sia. Però..."
    La mano che si trovava sul capo d'ella, occupata a vezzeggiarla, avrebbe raggiunto il collo della giovane, portando l'indice sotto il mento d'ella e iniziando anche lì a lievemente carezzarla, sfiorandola.
    "... devi fare più attenzione, Cleo. Normalmente gli umani non propongono mica certe cose, sai? Perlomeno, non così alla leggera."
    A tal punto, la mano che prima era sulla sua coda avrebbe raggiunto la schiena dell'ibrida, andando a pacatamente spingerla più verso di lui e posizionarla meglio sopra la sua figura, mentre la mano prima sotto il mento ora sarebbe arrivata alla guancia, continuando a coccolarla ovunque potesse, esplorando ogni angolo della pelle di cioccolata magnifica della sciacalla. Gli occhi del licantropo sarebbero stati fissi a guardare quelli della cagnolina, un chiaro segno di sfida condiviso da tutto il mondo animale, che spesso veniva utilizzato da due belve per decidere chi fosse la figura dominante, e quella non era di certo un'eccezione. Seiichi non temeva Cleopatra, e lui non voleva farsi temere da lei, ma voleva farle capire che per quanto incline fosse a giocare con lei e accontentarla in quel momento, se fosse stato necessario, non avrebbe esitato nell'asserire il proprio dominio. Avrebbe tentato di avvicinarsi al suo collo con la bocca, continuando a fissarla con i suoi dorati occhi famelici, per poi giunto vicino ad esso, arrivarle all'orecchio e sussurarle, permettendole anche di sentire i propri respiri.
    "Ciònonostante, la tua idea non mi dispiace di certo, ma non voglio che sia una cosa univoca, capisci? Non sarei un lupo molto galante."
    Le avrebbe poi dato un per ora relativamente casto bacio su suddetto orecchio, lasciando che le sue labbra incontrassero il morbido pelo dell'ibrida, lasciandolo poi con una piccola leccata, tornando in seguito dinanzi al suo volto, a pochi centimetri da esso, mentre la mano che era rimasta sulla guancia ora sarebbe tornata all'orecchio appena influenzato, andando a di nuovo viziarlo.
    "Sei una brava cagnolina, dopotutto, Cleo. Mi piaci, e non potrei di certo accettare che tu mi serva in questo modo senza ottenere nulla in cambio."
    La man sulla schiena della sciacalla avrebbe preso a lentamente risalire lungo di essa, viaggiando lungo la sua slanciata figura e piacevolmente sfiorando la sua pelle.
    "Quindi, dimmi: cosa vuoi, piccolina?"
    Il tono di voce e le domande con le quali si stava ponendo il mannaro erano più autoritarie che altro; non stava cercando di spaventare Cleo, ma anzi, voleva farla sentire al sicuro con lui, e per farlo doveva prima stabilire la sua forza, farle capire di cosa era capace e che non stava avendo a che fare con un bambino che avrebbe semplicemente giocato con lei per un paio di minuti e poi basta. Non c'erano madri a guardarli, non c'era nessuno se non il suo branco, e Seiichi non temeva il suo branco.

     
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    Cleo pensato
    Cleo parlato
    Narrazione

    L'ibrida sembrava essere ufficialmente in estasi.
    Socchiuse silenziosamente gli occhi, godendosi quella dose gratuita e inattesa di grattini e uggiolando piano mentre la coda continua a dimenarsi soddisfatta. Annuì appena alle sue parole, felice di essersi fatta comprendere per poi inclinare il capo, palesemente incerta: "Non capisco ... perchè non lo fanno? Insomma, anche gli umani si accoppiano, no?", chiede, con tono genuinamente innocente. E come biasimarla d'altronde? Fino a poco tempo prima, non sapeva nulla delle usanze umane. Viveva la propria vita tranquillamente senza preoccuparsi delle incertezze del futuro, limitandosi a seguire il proprio padrone e a servirlo senza mai chiedere nulla in cambio ... la sua vita era quella di una cagnolina da caccia come altre, seguiva i suoi istinti e per questo tutt'ora le era incredibilmente difficile comprendere alcune usanze umane.
    Arricciò il naso, sempre più perplessa, per poi tornare ad annusargli silenziosamente il collo: "Va bene. Però io non sono un'umana, sono un'ibrida e non sono minimamente intenzionata a mettere da parte la mia natura per le loro regole. Tu sei un mannaro, mi capisci no?", fece, con la dolce e determinata convinzione di un carattere seppur non necessariamente dominante comunque forte e sicuro di sé. E tale sicurezza si riflette nel suo sguardo, che si ostina a sostenere quello di lui non tanto per sfidarne l'autorità quanto per fargli comprendere come, dopotutto, non abbia di fronte una semplice cagnolina ma una vera e fiera ibrida consapevole di sé.
    Scoppiò a ridere divertita nel sentire le sue parole, strusciandosi divertita contro di lui per poi scuotere il capo: "Seishiii ...", fece, cadendo nuovamente sul nome, "... non ho mai avuto l'intenzione di farmi usare. Però tu sei simpatico, e anche se fin'ora ti sei limitato a coccolarmi so riconoscere l'odore di un maschio forte quando lo incontro. Non farei certe proposte, se non so che il mio partner può tenermi testa.", disse, palesando un'intelligenza, a dispetto dei modi genuinamente innocenti, comunque sviluppata. Perchè si, poteva anche sembrare tenera e coccolosa quanto voleva ma rimaneva pur sempre un'ex cacciatrice ... e il suo fiuto non si era affatto deteriorato con gli anni, motivo per cui aveva intuito subito quale potere si celasse nel giovane.
    Mugolò piano mentre le accarezzava il mento, lasciandosi sfuggire un uggiolio soddisfatto quanto le baciò l'orecchio, molto più sensibile del normale, iniziando a tremare leggermente quando lo abbandonò con una dolce leccata per poi tornare a coccolarla.
    Cleo era in brodo di giuggiole, scodinzolava felicemente e nel sentire le sue ultime parole si distese in un ampio sorriso, cingendogli il collo con le braccia e avvicinando il proprio volto al suo fino a sfiorargli il naso col proprio: "Voglio accoppiarmi con te, senza obblighi o costrizioni. Voglio conoscere la tua vera natura e voglio correre con te nella foresta. Voglio che mi mostri chi sei, perchè è da molto tempo che non incontro di qualcuno così simile a me e vorrei conoscerti meglio."
     
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    Il licantropo non avrebbe rifiutato nulla di Cleopatra. Ogni singolo tentativo che lei avrebbe fatto di avvicinaris a lui o navigare il suo corpo con le braccia sarebbe stato accolto da solamente collaborazione, mentre il mannaro continuava a darle quello che ormai era chiaro che lei desiderasse, e cioè vezzeggiamenti e carezze. Sorrise non appena ella menzionò il suo odore, 'l'odore di un maschio forte', non nascondendo un genuino senso di superbia soddisfazione nel sentirsi adulato. L'attimo che poi la cagnolina avrebbe risposto alla sua domanda, rivelandogli ciò che voleva, il Kinoshita avrebbe sfruttato la vicinanza fra i loro volti che lei aveva creato per spingere il proprio viso quel poco che bastava in avanti, andando a tentare di baciarla dopo aver ascoltato la sua sincera risposta. Non sarebbe stato un semplice bacio, anzi, sin da subito il mannaro avrebbe reso chiaro quanto la desiderasse, unendo le loro labbra, affamato, per poi subito staccarle un istante e ricollegarle di nuovo, semplicemente per risperimentare l'inizio di quel contatto saporito. La mano sul capo di lei sarebbe andata rapidamente al petto per arrivare a tastarle con foga gli erotici seni, andando ad attraverso la maglietta afferrarle i capezzoli con possessività, mentre quella sulla sua schiena sarebbe scivolata di nuovo verso il basso per raggiungere la base della coda e il sedere pieno e sodo della splendida egiziana, andando prima a sfregare con gusto l'inizio della canina coda, e poi a gustare con la mano le curve voluttuose della sua forma. Nel mentre, Seiichi non avrebbe esitato nel invadere con la propria lingua la bocca di Cleo, andando a cercare proprio la lingua della cagnolina per intrecciarla con la propria, sempre più affamato di tutto ciò che l'ibrida poteva offrirgli, ogni attimo divenendo più e più simile a ciò che era primordialmente, e cioè un lupo vorace. Non aveva paura di essere visto, né da eventuali passati né dal branco di Cleopatra, anzi, tanto meglio se guardavano e vedevano chiaramente chi fosse il cane più grosso. Nel frattempo, sotto di lei la cagnolina da caccia avrebbe potuto più che percepibilmente sentire come il bozzo già gonfio da prima sotto di lei fosse divenuto ancora più grosso, ovviamente compiaciuto da quel contatto, quelle proposte, ma soprattutto, la sincerità con cui erano state fatte. Non per nulla, dopo aver speso un buon minuto a semplicemente assaporare - fortunatamente per lei, non per divorarla - Cleo, Seiichi avrebbe separato le loro labbra, ma non si sarebbe allonatato da lei, quasi per nulla; i loro nasi sarebbero rimasti a contatto.
    "Mi fanno impazzire le cagnoline sincere e dolci come te, Cleo. Sarò più che felice di soddisfare ogni tuo desiderio, ma ti avverto..."
    Le mani che ancora invadevano ed esploravano il corpo dell'ibrida non avrebbero smesso di farlo, e anzi, con quella sospensione avrebbero afferrato saldamente proprio i punti che stavano esplorando in quell'istante, e cioè la chiappa sinistra e il seno destro della sciacalla, sprofondando con piacere nella loro carne, piena e abbondante, quasi ancorandosi, come un predatore che teneva ben salda la preda appena catturata.
    "Non sono un licantropo normale."
    A tal punto, le avrebbe leccato le labbra, senza andare a subito cercare un bacio, mentre però continuava a tenerla saldamente. Dal suo odore, sarebbe stato facile ora per Cleo sentire chiaramente un mannaro maschio eccitato e desideroso di trovare una femmina per possederla e renderla sua... fortunatamente, nel caso di Seiichi, l'aveva già trovata, e ora non gli restava altro da fare che prendere Cleo e ricordarle cosa significhi essere una cagna. Nonostante il chiaro sentimento del licantropo, però, eccetto continuare a carezzare e tastare ogni angolo del suo corpo, non sembrava star ancora prendendo l'iniziativa... non perché non ne fosse capace o non volesse, anzi, voleva farlo terribilmente- ma sembrava starsi trattenendo, come se stesse aspettando qualcosa. Per l'appunto, stava proprio aspettando un... qualcosa, da parte di Cleo. Forse una risposta, o magari semplicemente un'approvazione. La verità era che Seiichi attendeva che la cagnolina si preparasse mentalmente e considerasse seriamente le sue parole, perché l'attimo che avrebbe abbandonato il suo aspetto umano per fare largo alla sua licantropia, le avrebbe dato modo di vedere una forma decisamente diversa da ciò che ci si aspetta dal classico lupo mannaro, e l'ultima cosa che voleva fare, in quell'istante, era terrorizzare o spaventare la sua compagna, che si era dimostrata tanto dolce, innocente e sincera. Il suo atteggiamento andava premiato e amato, non di certo punito.

     
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    Il corpo di Cleo era bollente.
    Non aveva la minima idea di cosa le stesse succedendo.
    Nemmeno durante i suoi periodi di calore si era mai sentita così calda e ansiosa di accoppiarsi, quasi che ne andasse della sua stessa vita. E se anche le era successo, mai tale bisogno si era accompagnato anche a qualcosa di più profondo ... qualcosa che di animalesco aveva ben poco, perché sin da quando aveva incontrato quel maschio aveva percepito qualcosa di diverso in lui, qualcosa che lo allontanava dagli altri partner che aveva avuto facendolo sentire molto più vicino alla sua natura selvaggia di quanto chiunque altro avrebbe mai potuto essere. Era la prima volta che incontrava qualcuno di così gentile eppure simile a lei, e quella scoperta, accompagnata ai modi di lui e a quell'odore così dannatamente provocante, aveva finito con l'alimentare ancora di più l'attrazione nei suoi confronti.
    Sospirò silenziosamente, accogliendo con un mugolio a malapena trattenuto il lento avvicinarsi delle labbra di lui alle proprie, per poi dischiuderle e permettergli di giocare con la lingua piccola ma ugualmente calda di lei. Ne ricambiò il bacio con forza ed entusiasmo, scodinzolando soddisfatta e avvolgendogli le braccia attorno al collo mentre si protendeva verso di lui, permettendogli di assaporare il sapore leggermente esotico delle sue labbra e gustando a propria volta quello delle sue, senza trattenersi dall'emettere una lieve ma efficace dose di feromoni volta a fargli comprendere quanto lo desiderasse. A quel punto, l'odore della femmina avrebbe assunto una nota leggermente piccante e provocatoria, un silenzioso invito a farla sua senza preoccuparsi di possibili interruzioni né tantomeno di doversi trattenere.
    Sorrise leggermente, ascoltandone le parole prima di rispondere, calda: "Non preoccuparti. Sii semplicemente te stesso, e io sarò felice.", disse, sgranando gli occhi nel momento in cui sentì le mani di lui aggrapparsi possessive al suo seno e, subito dopo, alle natiche sode. Un uggiolio lieve le uscì dalle labbra, mentre i capezzoli si indurivano istintivamente a contatto con le mani di lui, erigendosi ansiosi di essere accarezzati e viziati e facendola quindi mugolare di piacere spingendola, senza rendersene nemmeno conto, a iniziare ad ancheggiare silenziosamente sul corpo di lui. Si strusciò teneramente contro la sua erezione, mugolando piano e alzando la coda in un chiaro a palese segno di invito, mentre la mano scivolava istintivamente tra i loro corpi.
    Incuneò il muso contro il collo di lui, mugolando piano per poi iniziare a leccarlo e mordicchiarlo dolcemente, senza rabbia alcuna quanto piuttosto col chiaro intento di fargli comprendere quanto lo desiderasse: "Seishiii ...", mormorò, con quella storpiatura che ormai sembrava aver fatto sua ma che, stranamente, rendeva i suoi modi persino più dolci e teneri del solito, "... non mi importa cosa puoi diventare. Quando sento il tuo odore, sento l'aroma di un uomo forte e determinato ... qualcuno consapevole dei propri difetti ma non per questo reso debole da essi. E questo ... questo mi fa eccitare moltissimo.", disse, a fior di labbra, mentre la mano si avvolgeva attorno all'erezione di lui iniziando a massaggiarla lentamente, con un'esperienza decisamente superiore alla media.
    Si ritrasse per un istante, mordicchiandogli dolcemente l'orecchio prima di chiedere, con una sincerità a dir poco disarmante: "Tu piuttosto ... non ti dispiacciono le ermafrodite, vero? Perchè ... vedi ...", mugolò appena, accennando al leggero bozzo che a sua volta iniziava a comparire sull'inguine di lei.
     
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    Le parole e i dubbi di Cleopatra non avrebbero minimamente avuto alcun impatto su Seiichi: nessun cambiamento si sarebbe manifestato sul suo volto. Nessun disgusto, nessun dubbio, nessun timore. Manteneva inalterato quel sorriso malizioso nel sentire la cagnolina perdersi così dolcemente e felicemente in quel momento, e anzi, difatti non le avrebbe neppure concesso di terminare la sua frase riguardante il suo ermafroditismo che le avrebbe tappato la bocca con l'ennesimo bacio, mentre lui stesso, con la mano che le reggeva il sedere, iniziava ad assicurarsi di accompagnare i movimenti d'ella sopra di lui, strusciandola lui stesso contro la sua ormai evidente erezione, che nitidamente ora sarebbe stata possibile percepire anche attraverso i pantaloni, la sua dimensione accrescendo chiaramente assieme al desiderio del licantropo. Solamente dopo averla baciata di nuovo, con più voglia di prima, lasciando che le loro lingue rimanessero unite solamente dalla loro saliva, si sarebbe staccato dalle sue labbra, fissandola sicuro negli occhi, i propri dorati ricolmi e pienamente comunicanti la fame che aveva di lei.
    "Dispiacermi?"
    Avrebbe ghignato, raggiungendole poi il collo per baciarla e morderla, intento sin da subito a lasciarle il proprio marchio e ricambiare il favore, così come lei aveva fatto con lui.
    "Dovrebbe dispiacermi che hai qualcosa di aggiuntivo?"
    La mano sui suoi seni, fino a quel momento rimasta esclusivamente a torturarle i capezzoli, giocando con essi, strizzandoli, tirandoli attraverso i vestiti e divertendosi interamente a godersi la loro eccitante durezza accompagnata dalla contrastante morbidezza delle sue invitanti tette, tale mano sarebbe scesa verso il basso, raggiungendo proprio il bozzo che si stava formando sull'inguine della sciacalla. Senza alcun tipo di vergogna, sarebbe con un dito andato a tastare proprio suddetto bozzo, prima solo tastandolo, poi iniziando pian piano a strusciare tale dito contro, sù e giù, mentre il licantropo osservava con attenzione e divertimento il volto di quella che sarebbe stata la sua femmina, sorridendo diabolicamente. Avvicinandosi di nuovo al suo orecchio, le avrebbe sussurrato ancora una volta, questa volta la sua voce carica palesemente di puro desiderio, il suo fiato pesante e quasi bollente, suggerendo che probabilmente anche lui doveva avere a che fare con i propri istinti più bassi e naturali.
    "Ti voglio rendere mia, Cleo, e non sarà di certo questo a fermarmi. Non potrei mai permettere ad un ostacolino simile di mettersi fra me e una cagnolina bisognosa come te, non credi?"
    Per l'appunto, conclusa quella frase avrebbe ancora ricambiato il favore, arrivando a leccarle di nuovo il morbido orecchio ma questa volta con percepibilmente più enfasi, prendendosela con calma per quasi gustarsi il suo pelo, prima di baciarlo e mordicchiarlo. Sarebbe stato a questo punto che il licantropo avrebbe smesso di tentare di controllarsi, piuttosto lasciandosi andare ai propri istinti primordiali e cedendo così al contempo anche alla propria forma bestiale. Uno strato di oscurità verdastra avrebbe iniziato a cirocondarlo mentre Cleo avrebbe avuto modo di udire il suono di vestiti strapparsi, il respiro del suo compagno affannarsi ancora di più raggiungendo pian piano quello quasi a tutti gli effetti di un vero e proprio lupo. Sotto e davanti a lei, la figura di Seiichi si sarebbe completamente ingigantirsi, divenendo più imponente a vista d'occhio, i suoi muscoli ingrossandosi, le spalle allargandosi. Il volto e i capelli dell'uomo sarebbero stati completamente sostituiti da quella che a tutti gli effetti sarebbe potuta sembrare una testa canina corazzata, la bocca tuttavia chiaramente larga e contente una lingua disumanamente lunga e piena, già salivante. Le unghie divennero affilati artigli che già senza spingere procedettore nel bucare e strappare la parte posteriore e frontale dei pantaloncini con i quali erano a contatto. Quello che ora la bellissima egiziana avrebbe potuto percepire davanti a lei, sia con le proprie mani che con i propri occhi, sarebbe stato un licantropo pienamente trasformato e cambiato, ogni singolo muscolo e fibra del suo corpo definito e gonfio, ma non per questo deforme o orrendo, anzi. Con la mano poggiata fra di loro, sarebbe stata capace di sentire letteralmente ogni singolo dettaglio. Anche lei, poi, ovviamente, era stata investita da quell'oscurità, seppur in parte, e tutto ciò che sarebbe stata capace di sentire sarebbe stato inizialmente una carezza. Consistenza. Come se ciò che la stesse sfiorando non fosse solo buio, ma vera e propria carne, ma eterea. Poi, però una sensazione innaturale di caccia. Divorare, squartare, mutilare. Rabbia, cieco abbandono ai propri istinti... poi nulla, e così come tutto l'aveva invasa, tutte quelle sensazioni sarebbero terminate, e davanti a lei non aveva più un umano, ma un maschio che trepidava dal desiderio di scoparla. E questo non lo avrebbe potuto capire semplicemente dal fatto che la guardava, dall'alto verso il basso, con una bocca semi aperta e una lingua che penzolava, passandosela poi lungo le labbra proprio come un cane affamato che aveva trovato una succulenta bistecca - no. Lo avrebbe potuto capire dal mastodontico e caldo affare che eccitato, partiva dalla sua intimità e attraversava tutto il suo ventre, superandolo per raggiungerle i seni, al punto tale che si sarebbe infilato già fra di loro, se non fosse stato per i vestiti che la cagnolina portava. Il suo membro era completamente nero, proprio come lo strato di buio che lo avvolgeva e aveva trasformato; e proprio come esso, anche il suo sesso era contornato da verdi venature che lo attraversavano e riempivano di energia. Verso l'inizio di esso, un lieve rigonfiamento che dava l'idea di potersi ulteriormente ingrandire, e che Cleo probabilmente conosceva fin troppo bene, se sapeva con cosa stava avendo a che fare.
    "Bene, piccolina..."
    La sua voce sarebbe stata ora gutturale, abissale quasi, riecheggiante come se a parlare fossero due voci, non una. La mano artigliato del mannaro, che prima provocava l'erezione di Cleo, sarebbe risalita ancora una volta verso l'alto, ma questa volta non si sarebbe limitata ad andare a toccare qualcosa. No, questa volta, risalendo, si sarebbe preoccupato di lacerare via, con il proprio artiglio, i vestiti che coprivano la parte superiore della ragazza, aprendoli a metà davanti, in modo da liberare i suoi prosperosi seni, e ovviamente quindi permettendo al suo ora felice ma comunque impazientemnete eccitato cazzo di infilarcisi in mezzo. Senza dubbio, sarebbe sparito dentro a quel ben di Dio se non fosse stato per la sua mostruosa dimensione. A tal punto, la mano avrebbe continuato verso l'alto, fermandosi sul capo d'ella senza ovviamente andare a tagliarla o farle male, piuttosto poggiando la grossa mano su di esso, prendendo con il pollice a vezzeggiarle le orecchie, proprio come prima, seppur ora lo stesse facendo chiaramente con un intento palesemente più padroneggiante e autoritario.
    "... sarò più che felice di scoparti come meriti - anzi, non vedo l'ora, ma prima, da buon lupo gustaio quale sono, voglio godermi queste tue bellissime... particolarità."
    Si sarebbe avvicinato con il volto, chinandosi su di lei e quindi avvicinandosele anche con i duri ed evidenti pettorali, al petto d'ella, arrivando poi con l'assurdamente lunga lingua a leccarle un capezzolo, lasciandosi sfuggire un simil gemito chiaramente di apprezzamento, prima di allontanarsi a malincuore. Non era ancora arrivato il momento di violarla e possederla senza risparmiare un angolo, doveva gustarla poco a poco, come i piatti più raffinati. Era il minimo che potesse fare per una cagnolina tanto brava, dolce ed educata come Cleopatra.
    "Quindi... che ne dici di mostrarmi quanto sei brava? Coraggio, cagnolina."
    Le carezze sul suo capo e alle sue orecchie si sarebbero fatte più presenti, come a volerla già premiare da subito, al contempo però insistendo implicitamente sul volerla abbassare, invitandola a poggiarsi e farsi avanti, esplorando con la bocca e la lingua la gonfia, e già grondante liquido preseminale, cappella verdastra del suo mastdontico affare. Ad accogliere i sensi di Cleo non ci sarebbe stato più un vago odore di maschio pronto a dominarla, ma ormai veri e propri feromoni che, così come quelli d'ella avevano invitato lui a farsi avanti, ora quelli del maschio avrebbero invitato lei a dimostrare di essere la compagna più adatta e migliore per lui, e soprattutto, l'avrebbero invitata a dare il via al banchetto e all'accoppiamento, perché ormai sarebbe stato chiaro che lui aveva tutta l'intenzione di farla regredire al suo stato più primordiale.

     
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    Ovviamente, Cleopatra non era proprio il genere di persona in grado di preoccuparsi per una cosa simile.
    La sua indole spontanea e fieramente ribelle le impediva di vergognarsi della propria natura, e per il primo periodo in seguito alla propria trasformazione non si era curata poi troppo di quel cambiamento. Certo, all'inizio aveva avuto i suoi bei problemi a comprendere i nuovi bisogni del proprio corpo (seriamente, le erezioni mattutine erano state per la povera cagnolina una vera tortura) ... tuttavia alla fine col tempo vi aveva fatto l'abitudine, iniziando a considerarla come una parte di sé e limitandosi a conviverci senza farci più nemmeno caso.
    Tuttavia, quello che per una cucciolina come lei era naturale, per gli umani non necessariamente lo era altrettanto.
    Aveva imparato sulla propria pelle quanto non tutti i partner potessero apprezzare certi tipi di sorprese, e dopo i primi buchi nell'acqua e i primi shock aveva compreso che, se qualcuno le interessava, prima doveva quantomeno sincerarsi che per lui o lei non fosse un problema avere a che fare con un'ermafrodita.
    Fortunatamente per lei, però, il Kinoshita non sembrava proprio il genere di persona in grado di preoccuparsi per quel genere di cose, anzi ... il modo in cui parve comprendere subito ciò che voleva dirle, limitandosi a baciarla per farle capire il suo pensiero, fu per la cagnolina una piacevole sorpresa. Inizialmente sgranò gli occhi, poi piano piano iniziò ad addolcirsi, ricambiando quel bacio con altrettanta passione e strusciandosi amorevolmente contro il corpo di lui ... la lingua della piccola fu decisamente calda, reagì a quelle attenzioni cercando la sua con entusiasmo mentre la coda non la smetteva di scodinzolare felice.
    Poi, quando si staccarono e ne sentì le parole, non poté fare a meno di sorridere: "Lo so. E non è che me ne vergogni ... solo, non a tutti piace e quindi ... ecco ...", arricciò il naso, per poi osservarlo in silenzio. Inclinò il capo, mentre le iridi calde e avvolgenti come cascate di cioccolato sembravano farsi leggermente assorte. Era passato moltissimo tempo dall'ultima volta in cui aveva incontrato qualcuno di simile ... quel licantropo era forte, lo sentiva dal suo odore, eppure al tempo stesso gentile e dolce, al punto che quando sentì i possessivi baci di lui coprirle il collo non poté fare a meno di alzare gli occhi al cielo mentre un lungo, leggero uggiolio, le usciva dalle labbra.
    Sospirò appena, sorridendo alle sue parole: "Bene ... allora ... non credo mi tratterrò oltre. Non sono affatto brava. E in questo momento il mio istinto mi sta disperatamente ordinando di unirmi a te ... Seishiii.", affermò, sentendo le dita per nulla timide di lui abbandonarle i seni per poi scendere sul proprio inguine, andando a stuzzicare sapientemente quell'erezione per lei sempre più insopportabile per poi tornare a leccarle l'orecchio.
    Cleo guaì, il corpo ormai totalmente bollente mentre ondate di feromoni impregnavano l'aria portando con sé quel ben chiaro messaggio che qualsiasi creatura dotata, come lei, di un fiuto sopraffino, non avrebbe di certo esitato a comprendere.
    E infine, proprio mentre i guaiti di lei iniziavano a trasformarsi in lenti ululati, poté vederlo.
    Improvvisamente, il corpo del mannaro iniziò a tremare, mentre i muscoli si tendevano guadagnando spessore e vista d'occhio e finendo immancabilmente col lacerarne anche le vesti per poi essere lentamente ma inesorabilmente coperti da un folto strato di pelliccia nera come l'inchiostro. Un'oscurità verdeggiante avvolse il corpo del mannaro, investendo anche l'ibrida che finì col rimanerne affascinata ... curiosa, una zampetta si tese cercando di afferrarne alcune volute, ma quelle scivolarono via come acqua lasciandosi dietro solo quell'ondata di emozioni così forti da farle fremere il corpo.
    E di fronte a quella trasformazione così repentina, osservando gli occhi di lui e le fauci ardenti di desiderio ... beh, semplicemente la cagnolina non può fare a meno di guaire, uggiolando sottomessa. Come tutte le creature della natura, sa riconoscere la forza e sa rispettarla ... sin dall'inizio aveva compreso il potenziale racchiuso nel corpo di quel giovane così gentile e sincero, e ora aveva modo di vederlo coi propri occhi; per non parlare di come, di fronte a quell'erezione così dannatamente grande, la sua parte femminile stesse andando letteralmente in fibrillazione dal desiderio. Non si accorse nemmeno dei pantaloncini strappati e a terra, liberando quell'erezione decisamente più spessa del normale, sebbene manco remotamente all'altezza di quella di quel mannaro così desideroso di lei.
    Deglutì appena, osservando la mano grande, dannatamente grande, di lui lacerarle i vestiti e liberarne quindi i seni. Non che le importasse, non aveva mai compreso la necessità umana di indossare quelle cose, tuttavia ciò permise alla verga di lui di insinuarsi nella sua sesta abbondante, mentre la cucciola la osservava mordicchiandosi il labbro pensierosa. "Uffi ... è bellissima e sicuramente i farà vedere le stelle. Però come faccio a dargli piacere?", pensò, un pensiero che si sarebbe riflesso facilmente nella sua espressione determinata, mentre lo osservava con aria di sfida e tentava, non senza qualche sforzo, di avvolgerne l'erezione tra i propri seni.
    Cleo ce la mise proprio tutta, con il musetto deciso di una cucciola che non ne vuole sapere di perdere una sfida, iniziò a vezzeggiarne la verga mostruosa, arricciando il nasino e borbottando: "Non mi farò battere così ... no, no, no ... ti farò venire.", affermava, prima di lasciarsi sfuggire un guaito nel sentire la lingua di lui contro i propri capezzoli, ormai totalmente duri. Mugolò appena, annuendo alle sue parole mentre si tendeva verso di lui, cercando di avvolgere quella cappella enorme con la propria minuta boccuccia mentre i seni facevano il loro lavoro e l'odore di lui, ormai pieno di feromoni, iniziava a farle colare umori caldi dalla propria femminilità ormai ansiosa di essere soddisfatta.
     
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    Persino la forma più bestiale di Seiichi non riusciva a non dimostrare un certo apprezzamento per l'innocente, quasi mal riposta, determinazione di Cleopatra. Lui la provocava, stimolava e invitava a farsi più impavida quasi per gioco, non differentemente da come avrebbe fatto in altri casi, ma se normalmente una donna avrebbe visto in tali provocazioni null'altro che battute prive di significato, lei invece sembrava prendere ogni singola parola come un vero e proprio dettame. Cleo era adorabile, unica rispetto a tutte le altre che aveva incontrato sino a quel punto, e la sua assurda obbedienza agli occhi del mannaro appariva come null'altro che l'ennesima, anzi, la ragione definitiva per desiderarla ancora di più. Desiderio che si sarebbe riversato egregiamente sul suo già mastodontico affare, facendolo pulsare con voglia ancora di più ogni volta che percepiva la morbida pelle e piene forme della giovane avvolgerlo, gonfiandosi fieramente ad ogni stimolo come se a voler marchiare la cagnolina in modo da render chiaro a chi ella appartenesse.
    "A proposito di appartenenza..."
    I pensieri di Seiichi si sarebbero, incredibilmente, per un istante concentrati su qualcosa che non fosse il corpo lascivo e voluttuoso di Cleopatra, i suoi occhi rimanendo tuttavia concentrati su di lei, voraci. La mano sul capo di lei accompagnava la sua testolina ogni volta che la muoveva per andare a lappare o in qualche modo stimolare il suo mostruoso membro, ovviamente più che felice di godersi le attenzioni e il piacere che la sua boccuccia offriva, in compagnia dei suoi deliziosi e immensi seni.
    "Dimmi, piccolina... chi è il folle che ti lascia a piede libero, incustodita? Come può non desiderare di tenerti tutta per sé? Per caso non gli piacciono le femmine?"
    Ormai era chiaro che Cleo non era un'ibrida normale, ma una vera e propria cagnolina divenuta tale, ma allora chi era il suo padrone, e dov'era? Trovava ridicola l'idea che qualcuno sano di mente permettesse a una simil bellezza di semplicemente andarsene a zonzo spensierata. Fosse stato lui non avrebbe esitato nel soddisfare ogni sua singola voglia ogni volta che le veniva! E lei dava proprio l'idea di una cucciolotta che non veniva vezzeggiata da tempo, vedendo come si fosse praticamente gettata addosso al primo che glie l'aveva offerto. Forse era proprio tale padrone a cui faceva riferimento, quando gli aveva detto che non a tutti piaceva il suo ermafroditismo? Qualunque fosse stata la sua risposta, la sua mente non avrebbe impiegato molto per subdolamente riempirsi con l'idea di strapparla a tale padrone e convincerla a stare con lui. Il sorriso già malizioso del lupo si sarebbe fatto ancora più malefico se possibile, mentre tale idea si cementificava all'interno dei suoi pensieri e diventava non più una visione astratta ma un vero e proprio obiettivo. E Seiichi portava sempre a termine i propri obiettivi. La sua fame, voglia e perversione fortificata e rinvigorita da quell'idea così perfidamente splendida, la stretta delle mani immense del licantropo si sarebbe fatta più decisa. In particolare, la mano artigilata sulle natiche di lei avrebbe stretto con passione il culetto pieno della cagnolina, prima di quasi scuoterlo lievemente come a voler testare quella morbidezza, utilizzando poi l'indice e il medio per farlo insinuare in mezzo alle gambe di lei, raggiungendo l'entrata della sua fighetta e andando a verificare con il tatto quanto fosse bagnata. Lei gli stava facendo sperimentare decisamente una fantastica sensazione con le sue morbide labbra e calda lingua, avvolgendo il suo affare. Sarebbe stato solamente corretto, a tal punto, mentre era occupato a respirare ormai come una vera bestia, affannata, ricambiare il favore. Proprio perciò gli artigli sulle dita della mano in mezzo alle gambe d'ella sarebbero spariti, e mentre l'indice e il pollice di tale mano sarebbero andati ad afferrare il clitoride di lei, stuzzicandolo, sfregandolo e provocandolo, il resto delle dita avrebbe prima stimolato le labbra della vagina, massaggiandole, per poi infilarsi all'interno e iniziare a penetrarla con gusto, per nulla disgustato ma anzi eccitato dai suoi umori e dall'odore di cagna in calore che Cleo emanava. La gonfia cappella presente sul suo affare ormai pulsava ritmicamente e diveniva sempre più bollente, l'affetto e le attenzioni che la sciacalla stava dimostrando nei suoi confronti sarebbero state presto ricompensate, e a giudicare dall'enormità non solo della mazza di carne della quale il licantropo vantava, ma anche i suoi testicoli, tale ricompensa sarebbe stata molto, molto copiosa.

     
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    Cleo pensato
    Cleo parlato
    Narrazione


    Cleo mugolò appena, strusciando dolcemente il capo contro l'erezione di lui.
    Più o meno, sembrava infine essere giunta a un valido compromesso nella sua ricerca di un metodo efficace per dare a quella verga il trattamento che meritava ... per la precisione alla fine tra il seno di lei, le mani (momentaneamente impegnate e stimolarne la base rigonfia) e la tenera boccuccia volta a dare sollievo anche alla punta sembrava riuscita nel suo intento. Cosa tuttalpiù evidente dalla palese e genuinamente canina soddisfazione dipinta sul musetto di lei e in quella coda che non la smetteva di scodinzolare.
    Stava giusto giusto pensando a un altro modo per dargli piacere, quando sentì le parole di Seichi.
    Aveva ancora il capo chino a leccare languidamente la punta di lui, che quelle parole le piovvero addosso. Non crudelmente, certo, tuttavia bastarono a riportare a galla quei ricordi che credeva dimenticati e quella consapevolezza ... quella consapevolezza forse dettata dalla natura ma che, in quanto cagnolina, le faceva comprendere come, se nella sua vita precedente era stata disposta a morire per il suo padrone, ora le cose non potevano essere certo differenti. Anzi ... senza un padrone ... chi era lei? Quella figura che prima l'aveva cresciuta ed educata, nella sua nuova vita nemmeno esisteva, e quel vuoto era per lei motivo di vera e terribile agonia. Un'agonia profonda che la perseguitava giorno dopo giorno, accompagnata dalla consapevolezza che non avrebbe mai potuto donare la propria fedeltà a una persona qualunque.
    Le orecchie di abbassarono, mentre le veniva spontaneo aggrapparsi, innocentemente, alla verga di lui mentre abbassava il capo rispondendo: "Io ... non ho un padrone. Quello per cui ho perso la vita e sono rinata è morto alcuni anni dopo e quindi ... ora ...", uggiolò piano, alzando ora lo sguardo verso di lui e inclinando il capo, mentre un leggero sorrisino le increspava le labbra. Prima, aveva visto la gentilezza di lui, nel confortarla quando aveva perso la sua preda (gli scoiattoli e i loro complotti) ... poi, aveva sentito la sua oscurità eppure, nonostante tutto, ne era rimasta affascinata. E come se non bastasse, la natura di lui sembrava essere stata creata apposta per sposarsi con l'indole innocentemente canina di lei, permettendogli di comprenderla laddove in molti altri avrebbero fallito miseramente.
    Mugolò appena, avvolgendo le braccia attorno il collo di lui e iniziando a leccargli languidamente la pelliccia scura del muso, prima di dire: "E ora sto cercando un nuovo padrone. Vivere da sola ... anche coi miei amici ... è orribile, ma non tutti sarebbero disposti a prendere con sé qualcuno che non sembra sapere nulla del mondo attuale.", disse, in tono volutamente triste, strusciando il proprio seno contro il petto di lui fino a quando non ne sentì le dita insinuarsi tra le proprie cosce. Si lasciò sfuggire un mugolio deliziato, mentre sentiva le dita di lui incontrare la propria femminilità ormai fradicia e bollente e, infine, penetrarla con delicatezza ... sospirò, mordicchiandogli divertita l'orecchio prima di dire, con tono involontariamente stridulo: "Ahhh ... Sei-Seishiii ... sto impazzendo. E poi ... comunque ... anch'io potrei chiederti come fa un alpha forte e gentile come te a essere single. Perché se hai una compagna ... io al posto suo ti terrei ben stretto.", disse, lasciando scendere una mano possessiva sui testicoli di lui, massaggiandoli e stringendoli con dolce ma decisa presa.
     
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    Quasi dispiacque a Seiichi di aver portato a galla l'argomento padrone, non appena egli notò come Cleo passò in quanto atteggiamento da cagnolina in calore partita in quinta a cucciola eccitata ma ricolma di rammarico. Ascoltò con attenzione il licantropo, in silenzio, le parole della sciacalla, i suoi occhi voraci perennemente fissi sul suo dolce musetto ogni volta che le sue labbra si muovevano per far fuoriuscire una parola. La piccolina non aveva un padrone, quello che aveva era morto, e lei ne stava cercando un altro. Una storia che avrebbe sicuramente toccato nel profondo qualsiasi creatura un minimo empatica, persino il mannaro dopotutto avrebbe percepito dentro di lui un pò di dispiacere, ma tale sensazione comunque non sarebbe stata neppure lontanamente abbastanza per sostituire la sua eccitazione, specialmente visto che durante tale storiella Cleo non aveva cessato di dare la giusta attenzione al suo affare, e ancor di più quando avrebbe appoggiato i suoi invitanti seni sul suo petto statuario. L'aveva lasciata tranquillamente leccarlo e morderlo, accogliendo quelle richieste implicite di attenzioni e accontentandole, andando a insistere con le dita dentro di lei mentre le dita sul suo capo tornavano a porre più attenzione alle orecchie morbide della cagnolina, grattandole e vezzeggiandole, chiaramente volendola premiare. Per cosa? Molto semplice: essersi aperta. Nonostante la natura tutt'altro che innocente di Seiichi, uno degli aspetti più terrificanti di lui era proprio che non aveva perso la sua capacità di empatia, e poteva benissimo capire quanto potesse sentirsi vulnerabile Cleo in quel momento. Un ghigno divertito avrebbe lasciato le zanne del licantropo, all'affermazione e dimostrazione inaspettata di possessività della sciacalla. La presa, anche decisa, non avrebbe disturbato la sua verga entusiasta e non avrebbe neppure turbato il lupo stesso, anzi, non appena ella avrebbe fatto ciò lui non avrebbe esitato nel prima leccarle il collo, per poi infilare la ora lunga ed enorme lingua fra le sue labbra, in un chiaro tentativo di rubarle un altro bacio nonostante la forma ormai feralmente canina.
    "Stai per caso cercando di insinuare qualcosa, Cleo?"
    Le avrebbe chiesto, per ora in un tentativo più subdolo, sorridendo e mostrando visibilmente le sue fauci, prima di cessare momentaneamente la stimolazione della cagnolina per andare ad afferrarla con entrambe le mani per i fianchi e, senza timore di dimostrarle la sua forza, alzarla per voltarla e rimetterla infine sopra di lui, in modo che ora si trovasse con la schiena poggiata sui suoi muscoli d'acciaio ma ricoperti dal pelo, formando un morbido e perfetto tappeto. Il suo membro era ancora davanti a lei, ma ora si sarebbe sicuramente trovato anche a strusciare contro le labbra della sua intimità - intimità che ora si sarebbe ritrovata tormentata non solo dalla calda asta che lui stesso avrebbe preso a muovere, facendole fare su e giù e provocandola, ma anche dalle dita che sarebbero tornate prontamente a masturbarla. E mentre quelle di una si dedicavano alla fighetta bagnata di lei, quelle dell'altra mano le avrebbero raggiunto il seno, il licantropo ora effettivamente avvolgendo con entrambe le braccia Cleopatra, andando a giocare con i suoi seni, afferrando con indice e pollice il suo capezzolo destro, tirandolo lievemente, spingendolo e strusciandosi contro di esso, mentre con il palmo della mano premeva contro il suo petto e lo massaggiava.
    "Non hai un padrone, vorresti tenermi ben stretto..."
    Accennò, ancora, arrivandole con il muso vicino alle orecchie per farle sentire il suo respiro caldo, affannato ma soprattutto voglioso, sussurrante, prima di leccarle ancora tale orecchio. Le dita del licantropo all'interno delle bollenti carni della sciacalla cercavano non semplicemente di allargarla in preparazione, ma ogni suo punto debole, e appena ne trovavano uno, non esitavano a ripetutamente stuzzicarla senza pietà. La sua preda era vulnerabile tra le sue braccia, e ormai lui aveva già deciso cosa sarebbe dovuto accadere.
    "Vuoi diventare la mia cagnolina, Cleo? Sappi che te lo sto chiedendo più per formalità, che altro."
    Sì, la decisione era già stata presa, il suo mostruoso membro già trepidava ai pensieri futuri, e Seiichi stesso ormai aveva iniziato a già pensare ai futuri piani. La mano che stringeva le splendide tette di Cleopatra si sarebbe fatta più possessiva, afferrando saldamente e stringendo follemente ora il suo capezzolo.
    "Voglio che tu sia mia. Vivrai con me. Soddisferò ogni tuo bisogno."
    Le dita sul suo clitoride si sarebbero strette su di esso, mentre ora arrivava a leccarle il collo. Il suo corpo ormai era caldo anche più di un fuoco acceso, e il suo cazzo fremeva dall'impazienza.
    "Ogni. Bisogno."
    Seiichi non era più lì per semplicemente godersi un paesaggio. Ora stava cacciando, e Cleo si era praticamente arresa a lui di propria spontanea volontà. Aveva dimostrato un'innocenza, gentilezza e dolcezza che la rendeva un tesoro unico tanto quanto il suo aspetto splendido. Lei era la preda che di certo da ormai molti anni si era dimostrata più succulenta, e non avrebbe permesso a nulla e nessuno di togliergliela. La bramava, e l'avrebbe avuta.

     
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