[Lavoro] Vita da corsia

Lavoro d'ufficio

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    Questo post è un vaghissimo sunto di come Gwen sia stata contattata per ottenere il proprio impiego al Thanathos Hospital. La Iris nominata è un PNG la cui descrizione si trova QUI. Come sempre chiedo venia per il papiro.


    IJDAspe
    I preparativi erano ultimati ormai da qualche mese. Tutto era stato trasferito, e la piccola famiglia che era riuscita a crearsi a New Vegas negli anni, l'aveva seguita di buon grado in quell'impresa assurda che la vedeva passare da direttrice auto-assunta di un ospedale abusivo situato in uno dei quartieri peggiori della Sprawl, a responsabile dell'ospedale più grosso e importante dell'intero Impero Romano; traguardo che non si sarebbe aspettata di ottenere neppure tra decenni, a dirla tutta mai. Tutto era partito da un incontro... un incontro a dir poco assurdo. Un uomo pieno di cicatrici e dalla pelle bluastra come un cadavere privo d'anima (che in seguito aveva scoperto essere effettivamente, un cadavere), si era presentato al suo ospedale cercando proprio lei, e le aveva proposto il posto in questione spiegandole brevemente di cosa si trattasse. Lei che aveva sempre vissuto a New Vegas nonostante le origini italiane della madre, di Roma sapeva solo che fosse un posto molto diverso dall'America. Meno inquinato e sicuramente meno radioattivo, tanto per cominciare. Comunque fosse, l'incontro in questione era stato tra i più strani, inquietanti e soprattutto enigmatici che le fosse mai capitato di sperimentare, eppure alla fine del colloquio si era sentita in dovere di accettare la proposta, vedendola come l'occasione più importante della sua vita per aiutare davvero i suoi pazienti, smettendola finalmente di affidarsi a mezzi inadeguati alle loro cure. La cosa peggiore non era stata dover accettare su due piedi nonostante tutto, e neppure la proposta in sé... bensì la conclusione del colloquio: un bacio rubato che, di nuovo, mai avrebbe potuto prevedere. Il ricordo della temperatura di quel corpo l'era stampato impresso anche a distanza di mesi, così come la sensazione che il sapore di quelle labbra secche le aveva dato: un brivido di terrore imprescindibile, misto all'eccitazione più forte e potente che le fosse mai capitato di sperimentare in vita propria, qualcosa che le aveva creato così tanta confusione e sgomento da lasciarla, una volta concluso, malferma sulle gambe e nel bel mezzo di una tachicardia galoppante. Aveva impiegato diversi minuti per far tornare il ritmo del proprio cuore stabile, restando con gli occhi chiusi e la schiena ben salda al muro tutto il tempo, una mano alla gola come se non respirasse, cercando disperatamente di non riaprire gli occhi per evitare di vedere in faccia colui che le aveva scatenato simili reazioni. Si era comportata esattamente come un'adolescente, sebbene oramai non lo fosse da tempo... e si era sentita per la prima volta da quando era stata appena una bambina, veramente piccola e indifesa, come se si fosse trovata davanti a un mostro sacro e ne fosse uscita a malapena scalfita, solo perché la creatura in questione aveva scelto di giocare con lei ancora. Non poteva sapere quanto quel pensiero si avvicinasse alla realtà o meno, ma sicuramente aveva percepito dal sapore dello zombie qualcosa di profondamente ambiguo e sbagliato. Quando aveva recuperato le forze e la ragione, e finalmente aveva avuto coraggio di riaprire gli occhi, lui era sparito senza che lei avesse percepito un solo movimento mentre si allontanava. Un colosso di due metri sparito nel nulla... che a testimonianza del proprio passaggio aveva lasciato solamente un contratto da firmare e tutto l'occorrente per il trasferimento, biglietti e documentazione completa. Quindi, come aveva fatto la sua vita a cambiare cosi drasticamente nel giro di pochi mesi? La risposta era solo una, e aveva un nome: Faust Carnovash, altrimenti detto "Thresh", vicepreside della Sapienza di Roma. Ad oggi ancora l'erano sconosciute le ragioni per le quali l'uomo l'avesse scelta, o ancora come avesse fatto a trovarla e conoscerla, sapeva solo che il contratto era autentico e regolare, eppure ora eccola lì, a dirigere un ospedale super attrezzato e ben lontano dal capanno sgangherato e gli strumenti di fortuna a cui si era abituata negli anni. In quei mesi aveva conosciuto molte nuove persone, acquisito parecchi pazienti e anche potuto curare meglio i vecchi che, ovviamente, aveva fatto trasferire con lei, così da assicurarsi di non lasciarli al proprio destino. Tra gli incontri degni di nota aveva trovato anche due ottime guardie per la nuova struttura, per la precisione due Maestri di Arti magiche: Baiken e Shouta Minazuki. La prima si era recata da lei una sera, con la scusa di una visita di routine per le sue menomazioni (era priva dell'occhio destro e del braccio sinistro), e subito si erano trovate bene a chiacchierare e interloquire, tanto che era mancato poco prima che la spadaccina le chiedesse se le servisse una mano per la difesa dell'ospedale. Solo in seguito le aveva presentato anche il suo giovane collega, Minazuki, e insieme le avevano lasciato intendere che non fossero finiti da lei casualmente ma anzi, le avevano dato l'impressione di dover tener d'occhio lei e chissà chi altro. Dopo averli "visitati", aver assaggiato la loro pelle di nascosto e aver appurato le loro buone intenzioni, nonché aver verificato le loro identità e occupazioni, non aveva trovato un solo motivo per non accettare la loro gentile proposta, conscia che con un ruolo del genere le sue responsabilità si erano moltiplicate, e che dunque avrebbe dovuto dar conto anche al governo e alle istituzioni del proprio lavoro.
    Ehi, Gu'! Si può sapere che cosa hai da star lì impalata? A che diavolo pensi, si può sapere? Gwen sobbalzò, interrompendo lo scorrere dei propri pensieri. Da quanto esattamente si era persa a ripercorrere i mesi trascorsi? Se ne stava alla propria scrivania, a riposo in un attimo di pausa dopo circa 27 ore di lavoro no stop, e ora fissò Iris mentre issava il suo prorompente fondoschiena sul suo piano da lavoro, buttando già un portapenne che ella aveva sistemato in modo da creare un triangolo perfetto con la spillatrice e il blocco degli appunti. La cosa la spinse a far roteare gli occhi, ancor più quando il suono delle penne che si infrangevano sul pavimento una ad una riempì la stanza. A proposito di conoscenze, la più scomoda e altrettanto affezionata era sicuramente quella che ora le stava di fronte: Iris, auto definitasi: "l'unica collega che sarà in grado di farti divertire un minimo, qui dentro". La suddetta si portò un indice al mento, picchiettandovi sopra e squadrandola con fare pensieroso. Mh, ci sono! Conoscendoti stavi pensando a qualche roba noiosa delle tue... Sicuro al lavoro. Non fai che pensare ad altro! Paziente 1, paziente 2, paziente 3... Sai, dovresti rilassarti ogni tanto, prenderti il tempo per te stessa... insomma, sai no? Scaricare la tensione. Scommetto che se mi mettessi a visitarti là sotto ti troverei più arida del deserto, te lo dico io. Da quanto non digiti sul telefono rosa?
    L'albina fece un segno piuttosto eloquente con il medio, ripiegandolo più volte su se stesso, mimando un gesto inequivocabile che spinse Gwen ad arrossire e ribattere prontamente.
    Devi proprio essere sempre così volgare, Iris?
    Iris rise. Oh beh, io volevo solo aiutare! Anzi, se mai ti andasse una "telefonata" tra amiche... conta su di me, ok?
    Dovette sorbirsi un occhiolino, che la spinse nuovamente a portare gli occhi al cielo. Si chiede se Iris non sapesse che, invero, le capitava abbastanza spesso di "digitare sul telefono rosa", modo buffo e un po' folle con cui la collega definiva la masturbazione. Era solita farlo quando era sicura che nessuno potesse coglierla nel bel mezzo di un orgasmo, perché bloccarlo avrebbe significato essere nervosa tutta la giornata, e questo con un lavoro come il suo non poteva proprio permetterselo. In effetti, era qualche giorno che non riusciva a tagliarsi un po' di tempo per sé, e non sapeva se definirla una fortuna o meno, dal momento che ultimamente riusciva a fantasticare solamente su una cosa... qualcosa che avrebbe preferito dimenticare. Quel dannato bacio. Non solo finiva col pensarci fin troppo spesso, ma da quando era accaduto aveva anche strani incubi ogniqualvolta dormiva. Incubi che non erano propriamente tali... C'era lei, nella sua versione "inumana", quella a cui non ricorreva mai e che la metteva tanto in imbarazzo quando subentrava, e due grosse mani le bloccavano naso e bocca impedendole di respirare, mentre un corpo metallico e freddo, dai lineamenti indefiniti e le dimensioni estreme, abusava di lei per un tempo che pareva infinito, e che la teneva in bilico tra l'asfissia e il piacere più potente che avesse mai sperimentato. Ogni singola volta si svegliava di soprassalto, le lenzuola fradice di sudore e umori, le labbra umide di saliva e una sensazione di dolore intenso al petto. L'orgasmo si bloccava puntualmente un istante prima di esploderle nelle membra, lasciandola insoddisfatta e stanca. Non sapeva come quei sogni fossero collegati a quel bacio che rammentava ogni volta, ma era convinta che in qualche modo fossero colpa del suo datore di lavoro... direttamente o indirettamente che fosse. Probabilmente era solo paranoica, non è vero?
    Guuu? Terra chiama Guuu?! Lo stai facendo di nuovo! Si può sapere a che pensi? Ti stavo dicendo che non ero venuta qui solamente per chiacchierare... Abbiamo un codice rosso per il reparto cardiologico.
    Scattò sull'attenti, strabuzzando gli occhi mentre si alzava di scatto sbattendo entrambi i palmi sulla scrivania. Improvvisamente si sentiva perfettamente sveglia.
    Perché non lo hai detto subito! Sei pazza?!
    Fece spallucce. Mi sembrava più importante capire a cosa pensassi. Lavoriamo troppo ultimamente. Questo posto è un continuo via via e...
    Gwen aveva smesso di ascoltarla; aveva già raccolto il camice al volo mentre sfrecciava fuori dall'ufficio, lasciando Iris che dopo essersi interrotta sospirava e si alzava con tutta calma, sistemandosi i vestiti e soprattutto la scollatura, in modo che lasciasse intravedere il più possibile. Gwen si dimenticò di lei ben presto, correndo come una dannata. Probabilmente neppure quel giorno avrebbe dormito... e d'altro canto si sarebbe tenuta lo stress accumulato addosso senza poterci fare proprio un bel niente; Ma andava bene così.



    Edited by .Bakemono - 27/7/2018, 09:38
     
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    Questo andrebbe linkato a tutti coloro che sono interessati ad avvicinarsi all'ospedale di Roma per capire con chi hanno a che fare. 150 di compenso.
     
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1 replies since 11/7/2018, 21:46   101 views
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