Vacanze romane

x Kira dietro lo specchio.

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    Passare dalla fredda neve di Londra al caldo sole di Roma era un bel cambiamento per Lyra. Un cambiamento temporaneo comunque, una settimana, più che sufficente per adempiere ai colloqui presi tempo addietro con telefonate e mail a vari agenti, agenzie e case discografiche della Città Eterna. In verità gli appuntamenti non avrebbero occupato l'intera settimana, in effetti la mattina del terzo giorno si concluse l'ultimo appuntamento con una stretta di mano e una vaga promessa di aperture per la ragazza. Lyra non si aspettava certamente che le capitasse un colpo di fortuna, ma tenersi a portata tutte le possibilità non avrebbe nuociuto.
    Quando aveva prenotato volo e albergo Lyra sapeva che i colloqui erano tutti raggruppati nei primi tre giorni, avrebbe potuto benissimo limitarsi a quel lasso di tempo e tornare a casa...se fosse stata una stakanovista, cosa che non era. La ragazza aveva accumulato una piccola fortuna dopo il suo congedo dal servizio militare, ha anche lavorato occasionalmente nei locali londinesi e non aveva mai fatto grosse spese, dunque concedersi quattro giorni di rilassamento in una delle città più belle del mondo era un piccolo lusso che si poteva concedere.
    Ancora prima di prendere il volo si era già pianificata i luoghi da visitare, monumenti, musei e luoghi di intrattenimento come teatri e locali storici, grosso modo erano queste le sue tappe. Per tutta quella settimana anche il clima non l'aveva delusa, con un sole abbagliante che riscaldava e illuminava giornate calde e secche, totalmente opposte a quelle a cui era abituata su in Britannia. Per certi aspetti era un clima che le ricordava ciò che aveva lasciato a casa sua, giù in Sudafrica. Al settimo e ultimo giorno di vacanza Lyra si lasciò andare a un po' di mondanità visitando i grandi magazzini che occupavano la zona del Lungo Tevere, dove la aspettavano negozi di vestiti, scarpe, accessori, ristoranti, bar, gelaterie. Come per le giornate precedenti vestiva abiti leggeri e rinfrescanti: una canottiera bianca, corta e non aderente per lasciar passare l'aria fresca sulla sua pelle chiara, uno short in tessuto jeans, un paio di sandali in cuoio marrone e degli occhiali da sole dalle lenti ampie per proteggere i suoi delicati occhi azzurri.
    Lyra trascorse l'intera mattinata in quei negozi provando tutto quello che le suscitava interesse e comprandone una buona parte, fino a riempire tre buste della spesa, prima di imbattersi in una graziosa piazzetta alberata, interna ai grandi magazzini, con una fontana zampillante d'acqua posta al centro. Lungo i bordi la piazza era colma di ristoranti e bar che ispiravano l'appetito di chiunque ci passasse accanto, compresa Lyra che scelse un piccolo locale specializzato in crepes e gelati, con alcuno graziosi tavolini e sedie che arredavano l'esterno. Lyra andò ad appoggiare le buste sotto a uno di quei tavolini prima di sedersi in una zona ombraggiata così da potersi togliere gli occhiali e sistemarli nella borsa. Non passarono molti secondi prima che un cameriere, notata la ragazza, si avvicinò e fece gli onori di benvenuto prima di attendere l'ordine di Lyra.
    "Una crepes con cioccolato e zucchero a velo e una bottiglietta di acqua fresca, per cortesia" accennò la ragazza all'uomo dopo aver consultato per qualche momento il menù datole da quest'ultimo che prese congendo rassicurando Lyra della velocità del servizio. Nell'attesa per il piatto la ragazza tirò fuori dalla borsa la sua agenda personale per consultare tutti i suoi appuntamenti che la attendevano nei prossimi giorni a Londra tenendo le gambe accavallate.



    Edited by Yalara - 1/5/2017, 15:38
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Lo "Stregatto Astratto"



    << Parlato Cheshire.>>
    "Pensato Cheshire."

    << Parlato Astratto.>>
    "Pensato Astratto"

    << Parlato Ghigna.>>
    "Pensato Ghigna"

    << Parlato altrui.>>


    Si potrebbero usare molti aggettivi per definire Cheshire (E di certo i suoi “fratelli” si sarebbero sbizzarriti con i sinonimi di “combinaguai”, “pigro”, “capriccioso” e altri piccoli rimproveri che non staremo qui a elencare) ma di certo “annoiato” sarebbe il meno adatto per descrivere la sua persona: il “piccolo” neko, infatti, quasi non conosceva il significato della parola noia e tutte le sue giornate trascorrevano in un turbinio impetuoso quanto allegro di mille giochi e attività, a cui il giovane si dedicava totalmente e che considerava della massima importanza, tanto che si sarebbe di certo offeso con chi gli avrebbe detto di star sprecando il proprio tempo (Cosa in cui Ghigna era un campione e che non esitava a mettere in pratica appena poteva); l’unica cosa di cui il neko si poteva lamentare era, in effetti, proprio la componente “tempo” che tra le sue mille, piccole imprese giornaliere, sembrava sfuggirgli come acqua tra le dita, al punto che le ventiquattr’ore di un giorno gli apparivano totalmente insufficienti per sbrigare tutte le sue “importantissime” faccende e non esitava a chiedere dilazioni ai suoi “fratelloni”, che spesso acconsentivano a lasciargli usare il loro corpo comune per qualche altra ora o, se davvero sfiancati dalle sue suppliche, persino per un’altra giornata.
    Quel giorno era, per l’appunto, un piccolo extra accordatogli da Astratto (Il cui “turno” per il possesso del loro corpo veniva subito dopo il suo) affinché il suo fratellino potesse continuare a divertirsi, con l’unica condizione di non cacciarsi nei guai e di fare, nei limiti del possibile, il bravo.
    Cosa che a Cheshire sembrava assolutamente ovvia e naturale: d'altronde, che guai avrebbe mai potuto rischiare di trovare in una città così bella e allegra? Quanto a fare il bravo, il micio non considerò nemmeno la richiesta del suo saggio fratellone, poiché si credeva un piccolo esempio di virtù e ricordava benissimo che la nonna della sua adorata Alice diceva sempre che “l’ozio è il padre dei vizi”, ma poiché lui era sempre indaffarato, come avrebbe potuto trovare il tempo per fare il monello? Un ragionamento che avrebbe avuto la sua logica, se i suoi fratelli non avessero avuto la certezza che Alice non avesse mai accennato all’esistenza di questa fantomatica nonna e che erano proprio tutti i suoi “affari”, uniti a una percezione a dir poco distorta della realtà che lo circondava, a rischiare di farlo finire spesso nei guai.
    Era, però, questa percezione sfalsata del mondo a rendere Cheshire sempre così allegro e pieno di curiosità verso tutto e tutti, infatti, se anche non si fosse stupito nel vedere un grosso coniglio bianco, con tanto di panciotto e grosso orologio d’oro a catena, tagliarli la strada mentre bofonchiava di essere terribilmente in ritardo ma –con tutta probabilità- lo avrebbe inseguito per chiedergli notizie della Regina di Cuori, tutti gli aspetti più comuni dell’esistenza gli apparivano incredibilmente nuovi, strani e, talvolta, persino incomprensibile, ma sempre a dir poco irresistibili.
    Così, dopo aver passato tutta la mattina a bighellonare senza un vero scopo tra le strade della Capitale, importunando i passanti con le sue proposte di giochi e coccole (A stento frenate dall’intervento delle sue altre personalità), il neko s’imbatté nell’ingresso dei Grandi Magazzini più importanti e imponenti della città, che varcò trovandosi in quello che gli apparve come un vero e proprio paradiso terrestre: negozi di ogni tipo e dimensione si aprivano davanti ai suoi grandi occhi rossi, mostrando vetrine sfavillanti e colorate, mentre dappertutto notava bambini divertiti, coppiette che si tenevano mano nella mano e, più in generale, persone felici e soddisfatte.
    Se fossero stati gli occhi di Astratto o Ghigna a osservare la folla, sicuramente ne avrebbero tratti giudizi ben diversi, ma in quel momento le due personalità sonnecchiavano tra le placide acque della sua coscienza, certe che abbagliato com’era da tutte quelle novità, per almeno qualche ora non avrebbe fatto altro che guardarsi intorno con gli occhioni sgranati e un sorriso estatico disegnato sul bel volto dai tratti gentili e, al contempo, non privi di una certa virilità.
    E così, in effetti, fu per almeno un’ora, dove Cheshire si impegnò a esplorare palmo per palmo quell’imponente edificio e a registrare con la sua ottima memoria ogni cosa che attirava la sua attenzione, da una vetrina ben fatta, a un articolo che lo incuriosiva particolarmente, passando per commesse, negozianti e clienti che gli sembravano simpatici e a cui sarebbe piaciuto proporre di giocare assieme a lui.
    Ad ogni modo, dopo questa lunga e minuziosa esplorazione, il giovane neko trovò finalmente il luogo che elesse immediatamente come il suo preferito di tutto l’edifici: una soleggiata piazzetta alberata, dove non si contavano i ristorantini e, soprattutto, una magnifica fontana zampillante posta al suo centro. Sgranò così tanto i grandi occhi di rubino che, se fosse stato semplicemente possibile, avrebbero di certo occupato tutto il suo viso; in un attimo, dunque, si ritrovò seduto sul bordo della fontana e, se anche fu deluso di constatare l’assenza di pesci al suo interno, si sentì così felice nel poter immergere la mano nell’acqua fredda che desiderò rimanere lì fino a tarda sera.
    Al vero, non avrebbe disdegnato fare un tuffo e magari coinvolgere qualche passante schizzandoli con un po’ d’acqua, ma poi chi avrebbe sentito i suoi “fratelloni” e le loro sicuramente inevitabili ramanzine? Quindi rimase per qualche minuto lì, beato, a sfiorare con le dita la superfice dell’acqua, increspata dai continui zampilli della fontana, prima di notare qualcosa che, preso da tutte quelle novità, non aveva ancora notato: e cioè che aveva fame, davvero tantissima fame.
    In effetti non mangiava dalla sera precedente (Ed era stato un ben veloce spuntino, perché i suoi giochi non lo stavano di certo ad aspettare… o, almeno, così credeva) e adesso, con tutti quei deliziosi profumini a solleticare i suoi sensi decisamente molto più sensibili di quelli di un comune umano, non poté più ignorare i borbottii del suo stomaco affamato.
    Si guardò velocemente intorno, desideroso di trovare un modo veloce per placare il suo appetito, quando i suoi occhi cremisi incontrarono la figura di una giovane seduta non molto distante da lui: la ragazza in questione era decisamente bella e possedeva delle gambe lunghe e lisce, messe sapientemente in mostra da degli shorts oltremodo graziosi che avrebbero costretto Astratto a distogliere lo sguardo imbarazzato e a Ghigna a leccarsi le labbra famelico, ma se Cheshire seguì quest’ultimo esempio, non fu perché interessato alla giovane turista, bensì a quello che un gentile cameriere le stava portando proprio in quel momento.
    Anche se era propriamente vicinissimo, con i suoi acuti sensi da neko, percepì perfettamente l’odore dolce e succulento della crepes ordinata dalla giovane e, senza neppure pensarci, si smaterializzò in una nuvoletta di vapore rosso che divenne immediatamente invisibile, non appena il cameriere si congedò dalla giovane: probabilmente quest’ultima non avrebbe fatto in tempo a prendere le posate per iniziare il suo pasto, che avrebbe potuto osservare due mani apparentemente non legate a nessun braccio o corpo, fluttuarle davanti gli occhi; erano due mani maschili, grandi ma dalle dita lunghe e affusolate, che terminavano in piccoli ma puntiti artigli e che, dove vi era il polso (Se avesse avuto la prestanza di notarlo), si sprigionava un lieve vapore rosso, che si perdeva in volute quasi invisibili a pochi centimetri dal punto dove scaturiva. Immediatamente queste mani “fantasma” si sarebbero lanciate verso la sua crepes e, se la giovane non fosse riuscita a difendere il suo dolce, in pochi, rapidi gesti la crepes sarebbe stata chiusa a portafoglio e portata a una bocca comparsa per l’occasione. Non alla testa dello Stregatto, né a una parte del suo viso, ma semplicemente le sue labbra, che avrebbero snudato un sorriso composto da una chiostra di piccole zennette appuntite, prima di dischiudersi per mandare giù in pochissimi bocconi quel dolce squisito.

    << Maow, che buono!!>>

    Miagolò una voce maschile, profonda eppure addolcita da note inspiegabilmente infantili, pur senza risultare stridula o farsesca, mentre lo stregatto riappariva davanti gli occhi della ragazza: in realtà sarebbe potuto benissimo sparire via, ma vi era un ottimo motivo se aveva deciso di rimanere lì e rivelarsi allo sguardo della giovane.
    In tal senso, la bella turista avrebbe potuto osservare un giovane uomo dai tratti piacevoli, vestito con dei fin troppo aderenti jeans neri (Presi in prestito a Ghigna), dei sobri mocassini del medesimo colore (Appartenenti ad Astratto) e una comune t-shirt azzurra, con al centro un logo raffigurante Paperino e che trovava semplicemente divertentissimo (Inutile precisare a chi apparteneva quest’ultimo indumento, no?).

    << Nyah, sorellona, era la crepes più buona che io abbia mai mangiato, sai? Ti andrebbe di prendermene un’altra? Ti pregoo~>>

    La pregò, infatti, appoggiandosi al tavolino e facendole gli occhioni dolci senza pensarci, mentre la lunga e vaporosa coda bianca si muoveva tutta agitata, neppure stesse scodinzolando e le grandi orecchie feline ai lati della sua nuca, fremevano dall’impazienza e della speranza di sentire un “Va bene, piccino”.
    Poco importa se il “piccino” in questione era alto più di 180 centimetri, avesse un fisico scolpito e decisamente adulto e si fosse appena reso colpevole, oltre che di una grave maleducazione nei suoi confronti, anche di un probabilissimo spavento, dato che vedere due mani fluttuanti e una bocca che si apre nell’aria, non è certo un’esperienza piacevole e c’era da sperare che nessun’altro avesse assistito a quello spettacolino o si sarebbe, di certo, scatenato il panico.
    In ogni caso sarebbe stato un bene che i suoi due “fratelli” di fossero sbrigati a dare un’occhiata a quello che stava combinato Cheshire, o quella povera giovane si sarebbe ritrovata appena all’inizio delle sue disavventure.
     
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    Controllati gli appuntamenti in agenda Lyra si mise a osservare le persone che popolavano la piazza per riempire l'attesa del suo pasto. Coppiette felici, ragazzi usciti in gruppo per divertirsi, amiche che tenevano in mano borse piene di vestiti probabilmente. In quel frangente, guardando quelle persone, Lyra si era immaginata come sarebbe potuta essere la sua vita se Eveline fosse ancora viva. Sarebbero andate a Londra insieme dal Sudafrica? Lyra sarebbe stata ancora intenzionata a intraprendere la carriera musicale? Sarebbero divenute più che amiche?
    Lyra ogni tanto ci fantastica sulle possibili alternative che avrebbe potuto prendere la sua vita, erano pensieri quasi inevitabili quando si perde qualcuno a cui ci si era affezionati, ma non poteva fare a meno che con il passare del tempo diminuivano anche le frequenze con cui apparivano questi pensieri; è proprio vero che il tempo è un grande addensante. Lyra non avrebbe perso memoria di Eveline, questo no di certo, ma andando avanti e provando nuove esperienze e incontrando nuove persone il peso sulla coscenza si alleggeriva, una cosa buona per la sua psiche, forse in un futuro non troppo lontano non sarà più costretta a portare con sé i farmaci che tiene in borsa.
    I pensieri occuparono una buona porzione dell'attesa che culminò quando il cameriere servì l'ordinazione della donna sul tavolo di fronte a sé, per poi congedarsi augurandole buon appettito. Disteso il tovagliolo sulle cosce e tagliata la crepe a fette per raffreddarla Lyra si prese qualche momento per versare dell'acqua nel bicchiere e sorseggiarla a piccole quantità per rinfrescare la gola secca; fu allora che di fornte ai suoi occhi si delineò un evento bizzarro e inatteso.
    Di fronte a sé si formò una nube rossa dalla quale uscirono letteralmente due mani, di aspetto vagamente ferino, con artigli in luogo di unghie umane, e che si fiondarono sul piatto di crepes della donna la quale istintivamente reagì alzandosi di scatto e allontanandosi di un paio di passi dallo strano fenomeno. Resasi conto però in un secondo momento che quelle mani non erano minacciose verso di lei, ma verso il cibo, tornò sui suoi passi e afferrò per il polso con una stretta forte, decisa, ma non dolorosa, l'intruso che apparì in tutta la sua forma fisica. Era un uomo, o meglio, un mezzo-gatto, un kitsune dai capelli bianchi e gli occhi rossi, affascinante nell'aspetto e atletico, come molti membri della sua razza del resto e Lyra ne aveva visti molti nella sua vita.
    Sebbene lo avesse in pugno, il felino si era pappato come un ingordo metà della crepes, avendo anche la faccia tosta di chiedere alla "sorellona", a Lyra, di ordinarne dell'altra. La cosa curiosa per Lyra era che lo chiedeva con l'espressione fanciullesca e innocente di un bambino nonostante la sua apparenza da ventenne facesse pensare ben alro. "Sorellona?" fu il primo commento di Lyra che assunse una espressione imbarazzata in viso. Il fatto che fosse un uomo affascinante a dirlo in modo così infantile l'aveva lasciata un po' sorpresa ma si ricompose tornando a constatare che aveva colto un ladro in flagrante. "Non ti hanno insegnato che non si prendono le cose degli altri senza permesso!?" esclamò come se si trattasse di una insegnante che rimproverava lo studente disobbediente delle classe. Chiuse un secondo gli occhi e prese un respiro profondo per calmarsi prima di continuare, "bhé...alla fine non hai fatto niente di grave. Ringrazia che hai incontrato una persona magnanima. Puoi continuare a mangiare. Io ordinerò dell'altra crepes per me" finì la frase accennando al cameriere di avvicinarsi per fare una seconda ordinazione.



    Edited by Yalara - 1/5/2017, 15:38
     
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    Lo "Stregatto Astratto"



    Le mani dello Stregatto si allungarono fameliche verso il dolce che la ragazza aveva lasciato incustodito, preferendo indietreggiare alla possibilità di difendere il suo pasto, se non spaventata, di certo stupita da quella strana apparizione e comprensibilmente preoccupata del fatto che quegli artigli volessero affondare nelle sue carni, piuttosto che nella pasta sottile delle crepes. Cheshire, ovviamente, non voleva affatto spaventarla (Né pensava che nel suo comportamento ci fosse alcunché di spaventoso) ma mentiremmo se dicessimo che si fosse accorto del legittimo turbamento della giovane: tutti i suoi sensi erano, infatti, totalmente assorbiti dalla deliziosa merenda che gli stava di fronte e che lo tentava sia con la vista che con l’olfatto, al punto che a ogni respiro poteva percepire il profumo invitante del dolce riempirgli le narici.
    Insomma, di fronte a un simile spettacolo tutto sarebbe finito in secondo piano, per questo quasi non fece caso alla presa decisa, ma tutto sommato gentile, della giovane sui suoi polsi quando si decise a palesarsi totalmente al suo sguardo, dopo aver divorato almeno metà della crepes e averle chiesto, con la tipica sfrontatezza mista a innocenza dei bambini, di prendergliene un’altra.
    Fortunatamente(?), però, la soglia di attenzione di Cheshire era piuttosto bassa e quindi, non appena gli stimoli sensoriali del dolce furono soppiantati dalla figura e dalle parole della giovane, tutto il suo interesse si concentrò su di lei, tanto che la bella turista avrebbe potuto notare facilmente il modo attento, quasi analitico con cui i grandi occhi cremisi del neko la guardavano seri, con lui che ascoltava in silenzio tutto quello che aveva da dire.
    Cheshire non si perse neanche un movimento di quel bel viso dai lineamenti delicati, osservando curioso ogni aspetto della sua mimica facciale, dalla prima reazione graziosamente imbarazzata a quella più composta e, in un certo qual senso, “severa” che accompagnò i doverosi rimproveri della giovane. Tanto il “piccolo” neko appariva concentrato nell’atto di ascoltarla che persino le grandi orecchie feline si erano rivolte il più possibile verso di lei, come a voler rimarcare il fatto che non volesse perdersi neppure una parola e il suo viso aveva un’espressione così seria e posata, da apparire in contrasto con il puerili entusiasmo che aveva illuminato i suoi lineamenti fino a pochi attimi prima e da poter essere scambiata come l’avvisaglia di un pentimento per il suo gesto sconsiderato.
    Ovviamente il termine “scambiata” non è stato scelto a caso.

    << Ahahahahah! Sorellona, sei davvero buffissima, sai? Mi fai tanto ridere, che buffa!>>

    Trillò il neko, travolto da un’ilarità semplicemente irresistibile, mentre la sua risata argentina e tutto sommato melodiosa riempiva allegramente l’aria attorno a lui, deliziato dal modo di fare della giovane, immediatamente eletta a “sorellona più simpatica di sempre”: a differenza di quanto si potrebbe pensare, infatti, le risa in questione non erano né di spregio né avevano la benché minima intenzione di farla sentire sbeffeggiata, semplicemente aveva trovato le sue espressioni buffe e per lui trattenere l’ilarità era semplicemente impossibile.

    << Ma sei anche tanto bella. Mi piaci, sorellona: incontrare persone belle o buffe non è difficile, ma incontrare qualcuno che è entrambe le cose… è davvero un colpo di fortuna!>>

    Aggiunse, dopo che le risa si erano quietate, sorridendole con disarmante dolcezza e con una punta di monelleria nei suoi grandi occhioni cremisi, che la guardavano attentamente, totalmente rapiti da lei.

    << Però hai ragione, non mi sono comportato molto bene… è che avevo davvero tanta fame e la tua crepes aveva un profumino così invitante che non ho resistito! Però non sono un ladro, voglio risarcirti della tua perdita.>>

    Continuò, tutto serio, mentre controllava le tasche dei pantaloni di Ghigna, alla ricerca di un po’ di denaro e, fortunatamente, trovandolo poiché non sarebbe stato inusuale se vi avesse trovato dei profilattici e, in una tale evenienza, chiunque può immaginare in che situazione di imbarazzo avesse messo la ragazza.

    << Trovati! Tieni, sorellona, spero che bastino… e se non bastano, potrei aggiungerci un bacio per farmi perdonare, che ne dici?>>

    Miagolò porgendo alle ragazza alcune banconote di grosso taglio tutte spiegazzate e avvicinando di molto il suo volto a quella della giovane, mentre faceva quella proposta che, se uscita dalla bocca di qualcun altro, sarebbe sembrata sicuramente maliziosa, ma che lui era riuscito a rendere assolutamente candida e innocente.
    Dopotutto cosa c’è di più bello dei baci e chi potrebbe non volerne uno? Se fosse stato per Cheshire, infatti, non avrebbe fatto altro che ricevere e dare bacetti per tutto il giorno… e se la sua bella “sorellona” avesse accettato la sua proposta, sarebbe stato ben lieto di passare quanto rimaneva del suo "turno" a coccolarla e a farsi coccolare a sua volta.
     
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    Il kitsune era davvero un tipo esuberante e infantile, rideva e scherzava, prendeva molta confidenza con Lyra e, a tratti, sembrava volerci provare con lei riempiendola di complimenti e chiedendole addirittura un bacio.
    Di fronte a tanta esuberanza e confidenza la ragazza aveva una espressione interrogata, non sapendo bene come gestire il nuovo arrivato. "un...un bacio?..." sussurrò a bassa voce parlando fra sé e sé mentre cercava di fare mente locale di quello che era appena accaduto. Un attimo prima era un semplice pranzo in un locale romano, un attimo dopo spunta un giovanotto che le prende il cibo dal piatto e inizia a parlarle come se si fossero già conosciuti in precedenza. Lyra si sentiva in un leggero stato confusionario, non capiva bene perché si era offerta di cedergli il piatto quando chiunque altro al suo posto lo avrebbe allontanato e adesso non capiva come comportarsi nei suoi confronti.
    L'atmosfera bizzarra venne interrotta dal cameriere che aveva risposto al cenno della ragazza di avvicinarsi, domandando cosa le serviva. "Ehm...un'altra crepes per cortesia" rispose a questi prendendosi un momento nel formulare la frase, ancora non esattamente lucida nei pensieri che le frullavano in testa. Si sentiva un po' accaldata in viso a causa della confusione provocata dal felino e, francamente, il caldo di Roma non aiutava in quel momento.
    Si prese il tempo di sedersi lentamente di nuovo al suo posto e versarsi dell'altra acqua fresca nel suo bicchiere. "Andiamo con ordine, che ne dici, ragazzo? Qual'è il tuo nome?" chiese all'uomo seduto di fronte a lei, incuriosita dal motivo che l'aveva spinto a farsi audace nei suoi confronti, prima di sorseggiare dal bicchiere d'acqua.



    Edited by Yalara - 1/5/2017, 15:38
     
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    Lo "Stregatto Astratto"



    Dalle belle labbra rosee del neko scappò un piccolo risolino divertito, quando osservò l’aria interrogativa e sorpresa assunta dal bel visetto della giovane di fronte alla sua offerta di un bacio, non potendo minimamente trattenere la sua ilarità di fronte a un’espressione tanto buffa e dolce allo stesso tempo: quella ragazza era davvero interessante, oltre che bellissima e Cheshire si sorprese a desiderare di baciarla sul serio, dopotutto le sue gote erano così deliziosamente rosee… gli facevano venire voglia di posarci sopra un bacio o addirittura un morsetto. Fortunatamente, però, Astratto era riuscito a insegnargli –non senza enorme fatica- che le persone, solitamente, non amano ricevere dei contatti così intimi da degli sconosciuti e benché Ghigna si divertisse un mondo a vedere il suo fratellino spendersi in effusioni che facevano imbarazzare gli altri (Il suo divertimento era maggiore, ovviamente, se tali “vittime” dell’espansività di Cheshire erano belle donne), quest’ultimo sembrava aver imparato la lezione.
    Quindi, mordicchiandosi il labbro inferiore per costringersi a farsi passare quell’idea dalla testa, si gustò tutto il breve ma delizioso smarrimento della giovane di fronte al cameriere: il micio, infatti, non poté esimersi dal trovarla adorabile e di scambiare l’iniziale confusione della giovane, come un evidente sintomo di timidezza e questo, prevedibilmente, lo sciolse del tutto e si sentì, se non totalmente, almeno in buona parte conquistato dalla ragazza.
    Certo, era stata la capitolazione più veloce e forse meno richiesta della storia, ma ormai era cotto soltanto come un gattino dispettoso come lui poteva essere e non esitò a dimostrare alla giovane tutta la sua simpatia, fermando il cameriere prima che andasse via:

    << Maow, aspetta! Portaci altre due crepes, per favore. E fai pagare me.>>

    Miagolò davanti allo stupito lavoratore, prima di mettergli tra le mani le banconote spiegazzate e di taglio medio/alto che aveva trovato nei pantaloni di Ghigna e rivolgergli un gran sorriso: l’uomo, non meno confuso della bella turista, si allontanò sorridendo a sua volta un po’ impacciato, portandosi dietro il denaro di Ghigna che, quando si sarebbe accorto di quanto accaduto, avrebbe sicuramente dato di matto.
    Ma, fino ad allora, Cheshire avrebbe potuto godersi la compagnia di quella dolce e paziente ragazza che, incredibilmente, ancora non lo aveva cacciato via in malo modo – cosa che a Cheshire capitava spesso, purtroppo e che non fece altro che far crescere in lui l’ammirazione che nutriva nei suoi confronti.

    << Ma certo, sorellona, bisogna sempre fare le cose con il giusto ordine, sennò nulla ha più senso! Pensa se ti avessi dato un bacio prima di mangiare la crepes, che razza di scuse sarebbero state quelle? Però, adesso che ci penso… nyah, sarebbe stato un buon modo per darti un altro bacetto, subito dopo, che ne pensi sorellona? Se vuoi, ti do due bacetti di fila anche adesso!>>

    Trillò entusiasta ma anche molto serio, mentre corrugava le sottili sopracciglia a riflettere dei possibili vantaggi di darle un bacio prima o dopo il furto del dolce: dopotutto, per lui i baci erano una delle cose più importanti del mondo e quindi trovare un buon motivo per darne di più a una persona, soprattutto se una bella ragazza come lei, era qualcosa da non prendersi alla leggera.

    << Comunque io sono Cheshire e i miei due fratelloni si chiamano Astratto e Ghigna… oh, che sciocco! Scusami, ma questo non te lo dovevo dire: mi dicono sempre che vogliono presentarsi da soli!>>

    Esclamò costernato il bel micetto, portandosi le mani alla bocca come a voler trattenere le parole che gli erano appena sfuggite: ovviamente quanto detto dal neko non era assolutamente chiaro, ma in realtà era dovuto al fatto che i suoi fratelli gli avevano detto più e più volte di non parlare di loro con degli estranei, poiché già lui non aiutava a dare l’impressione di avere tutte le rotelle a posto, bastava che si mettesse a parlare dei suoi due fratelli come se fossero con lui in quel momento (E ciò era effettivamente vero, ma non era cosa da doversi sbandierare in giro) per fargli fare la figura di un paziente fuggito da un istituto di igiene mentale.

    << Tu farai finta di niente, vero sorellona? Non vorrai che se la prendano con me… vero?>>

    Le chiese un attimo dopo, appoggiando i gomiti nel tavolino e protendendosi col busto in avanti, verso di lei, mentre la guardava facendole gli occhi dolci: un faccino di fronte al quale ben pochi non si sarebbero sentiti profondamente inteneriti.
     
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    Per quanto particolare potesse sembrare agli occhi di molti questa persona a Lyra istintivamente non dispiaceva la sua compagnia, trovandola dilettevole e simpatica per trascorrere le ultime ore a Roma, prima di prendere il volo per Londra.
    A dispetto del suo esordio poco onesto di fregare il cibo altrui il ragazzo controbilanciò con una inaspettata generosità offrendosi di pagare il pranzo per entrambi e, da gruzzoletto di banconote stropicciate che aveva ceduto al cameriere, offerto una bella mancia a quest'ultimo. Lyra non volle reprimere la gentilezza offerta dall'uomo cercando di farlo desistere dal pagare al suo posto, al contrario, si lasciò sfuggire un accenno di sorriso e lo ringraziò.
    Più entravano in conversazione i due più Lyra si accorgeva della sue stranezze e particolarità nel modo di esprimersi, non capendo bene se era qui per sedurla o meno. Certamente era incantato dalla bellezza di Lyra e non si trattenne dall'esprimere complimenti e ritornando sulla richiesta di darle dei bacetti. Lyra non poté fare a meno di assumere un leggero rossore di imbarazza sugli zigomi, non abituata a così tanta confidenza come detto prima. "Mi dispiace, ma i bacetti li dò solo a pochissime perone che conosco" commentò Lyra mentre faceva dei piccoli cerchi con il dito lungo il bordo del suo bicchiere.
    Rimase un po' basita quando l'uomo si presentò dicendo di chiamarsi Cheshire, non tanto per il nome, quanto per aver presentato dei "fratelli" di nome Astratto e Ghigna, per poi scusarsi dicendo che non avrebbe dovuto farlo. Naturalmente egli stava alludendo alle altre due personalità che ospitavano il suo corpo, ma Lyra questo non lo sapeva e non poteva arrivarci senza ulteriori indizi o spiegazioni; come poteva arrivarci?
    L'unico pensiero che poteva venirle in mente era quello di supporre che Cheshire potesse essere leggermente strano, per non dire insano o schizofrenico. In verità non pensava seriamente che potesse esserle perché tutto sommato si stava comportando in modo innocuo, almeno finora, ma bene o male non riusciva a scacciare quel preoccupante pensiero dalla sua testa.
    "Certo, Cheshire. Non dirò niente ai tuoi fratelli, promesso. Io comunque mi chiamo Lyra, molto lieta" annuì e porse la mano in segno di saluto. "Adesso dove sono Ghigna e Astratto? Sono nei paraggi?" gli chiese per cercare di capire se i suoi timori fossero fondati, cercando anche di stare un po' al suo gioco per non innervosirlo se veramente aveva problemi di schizofrenia.



    Edited by Yalara - 1/5/2017, 15:39
     
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    La giovane non fermò in alcun modo il gesto di galanteria del ragazzo, anzi dal lieve sorriso che si lasciò sfuggire mentre lo ringraziava, sembrò gradirlo non poco: certo, Ghigno si sarebbe infuriato non poco nello scoprire che il denaro su cui contava per divertirsi, una volta giunto il suo “turno”, fosse andato nella sua quasi totalità a pagare la mancia di un fortunato cameriere, ma Cheshire non sarebbe potuto essere più felice e soddisfatto di così. Non soltanto, infatti, aveva riparato a un suo gesto effettivamente maleducato, ma la sua sorellona gli aveva persino rivolto un ringraziamento, oltre che a uno splendido sorriso… cos’altra avrebbe potuto desiderare di più?
    Beh, posare qualche bacio su quelle gote così candide e invitanti, per esempio, ma la bella turista su questo sembrò categorica e affermò che si lasciava baciare soltanto da persone che conosceva: per quanto, ovviamente, non fu una notizia carica di gioia per il neko, ciò non riuscì a far traballare il suo travolgente entusiasmo, poiché nulla vietava che la sorellona si fosse lasciata baciare più in là, quando si sarebbero conosciuti meglio.
    L’unica incognita era, per l’appunto, quantificare questa “conoscenza” necessaria per darsi i bacetti: dovevano raccontarsi i loro segreti più intimi? Oppure bastava parlare delle loro passioni e dei loro progetti? E se avesse raccontato i segreti dei suoi “fratelloni”, sarebbe valso lo stesso come “conoscenza dell’altro”? Erano queste le domande che si affollarono in fretta nella mente del ragazzo, facendogli assumere un’espressione così pensierosa da risultare inevitabilmente buffa.

    << Oh, va bene sorellona… allora potrò baciarti quando ti avrò conosciuta meglio, vero? Però, è strano: i baci aiutano moltissimo a conoscere meglio una persona, quindi potremmo conoscerci scambiandoci tanti bacetti! Che ne pensi?>>

    Miagolò con un’aria furbetta, da vero birbante, sul bel viso dai tratti piacevolmente giovanili, che forse avrebbe contribuito a rafforzare nella ragazza l’idea che lui ci stesse provando, benché il suo successivo riferimento ai suoi due “fratelli” l’avrebbe di certo confusa non poco.
    Fortunatamente la giovane sembrò mostrarsi comprensiva e dichiarò che avrebbe mantenuto il segreto su quella piccola svista, svelandogli anche il suo nome e porgendogli la sua mano piccola (Almeno rispetto a quelle del ragazzo) e semplicemente deliziosa.

    << Oh, grazie mille, sorellona, sei davvero dolce e gentile, oltre che tanto bella! E sai che mi piace tanto anche il tuo nome? Ly-ra… ha un suono davvero bellissimo! Secondo me le persone sono come i nomi: basta sentirli una volta per scoprire se sono belle o no.>>

    Affermò il micetto, stringendo con dolce entusiasmo la manina offerta dalla giovane con le sue, più grandi, prolungando ben oltre il necessario quello che doveva essere un breve contatto, per bearsi della morbidezza della sua pelle e perché gli piaceva avere un contatto fisico con lei.
    Ma fu proprio Lyra a spezzare l’idillio, mettendolo in imbarazzo con la sua ultima domanda: evento più unico che raro, infatti, Cheshire arrossì lievemente all’innocente curiosità della giovane nello scoprire dove fossero i suoi fratelli, al punto che lo sguardo del micio inevitabilmente venne abbassato intimidito, mentre quest’ultimo pensava a una risposta da darle.
    Non voleva dirle una bugia, ma i suoi “fratelli” gli avevano chiesto espressamente di non parlare di loro a degli sconosciuti e non voleva tradire la loro fiducia, dunque che fare? Cheshire sembrò pensarci per qualche ricordo e sembrò trovare una soluzione che reputò semplicemente geniale: non dire bugie, ma omettere la verità, così non avrebbe fatto un torto a nessuno!

    << Oh, diciamo che sono nei paraggi, sorellona… ma sono contento che al momento non ci siano: sei così dolce e carina, che di certo ti starebbero addosso e mi metterebbero in ombra! Invece sono felice di averti tutta per me. E tu, invece, sei felice di essere qui con me?>>

    Le chiese guardandola con quei grandi e profondi occhi rossi, dalle pupille rese appena due fessure dall’intensa luce del giorno: anche il tono del neko si era fatto meno fanciullesco, quasi insinuante, ma in realtà Cheshire si stava sentendo fiero di sé per aver sviato con così grande abilità la domanda della giovane e quel tono furbetto, che sarebbe potuto sembrare persino malizioso, era dunque nato da un candore tanto sconcertante quanto reale.
    Ma Lyra? Era contenta di averlo incontrato? Chissà perché, quei grandi occhioni rossi sembravano esprimere l’intenzione di guardarla in quel modo finché la giovane non avesse dato la risposta che volevano sentirsi dire… dopotutto disattendere le aspettative di una creatura così dolce e infantile sarebbe sembrato un vero e proprio crimine a pressoché chiunque!
    O no?
     
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    Più la conversazione si portava avanti più in Lyra si rafforzava il sospetto che Cheshire ci stava provando con lei, come un vero latin lover del posto e che la ragazza aveva incontrato un buon numero in questa settimana di vacanza. Sembrava essere una naturale attività ricreativa per gli uomini del posto, sedurre giovani e avvenenti ragazze specialmente turiste come Lyra che, al di là del suo otientamento omosessuale, si sentiva lusingata da tante galanterie focose; dimostravano che sapeva prendersi cura del suo aspetto fisico quanto meno.
    Cheshire, sebbene a fatti dimostrasse di sembrare collaborativo alle richieste di della donna, a parole bene o male girava sempre sull'argomento dei baci. Sembrava un giovane adolescente in trepida attesa di provare le prime esperienze piacevoli che si condividono di solito in una coppia e Lyra cercò di fargli capire senza girargi troppo attorno che non sarebbe successo con lei.
    "Non fraintendermi Cheshire, se una persona molto spimpatica... però non sono interessata molto a dare baci agli uomini. Confido nella tua comprensione e spero che ciò non ti ferisca in alcun modo. Con questo però non ti voglio allontanare, mi piacerebbe mantenere i contatti in futuro se mai dovessi incontrarci dopo oggi. Saresti la prima persona amica che incontro a Roma."
    Francamente l'esuberanza del ragazzo era una grossa incognita per Lyra. Molti uomini quando vengono rigettati si comportano in modo immaturo, per non dire aggressivo. Sebbene fino ad ora Cheshire si fosse dimostrato allegro e simpatico, la sua natura poteva cambiare in un battito di ciglia. Con la mentalità militare che aveva sviluppato in accademia e poi in guerra Lyra non poteva fare a meno che pensare allo scenario peggiore, a cui avrebbe risposto anche difendendosi fisicamente se fosse stato necessario.
    Lyra in verità non pensava che si sarebbe arrivati a tanto, o almeno ci sperava. Al di là della mancanza di un coinvolgimento intimo Cheshire si era dimostrato in modo genuino essere un potenziale futuro amico, cosa di cui Lyra era carente se si escludono quelli lasciati vivi in Africa.



    Edited by Yalara - 1/5/2017, 15:39
     
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    Le parole della giovane stupirono non poco Cheshire, che si ritrovò a riflettere intensamente sul loro significato, corrugando le sopracciglia bianche e mordendosi il labbro inferiore come ogni volta che si trovava in una situazione di cui non comprendeva bene il senso (Cosa che, ovviamente, gli accadeva decisamente spesso): che, infatti, la giovane preferisse baciare le altre ragazze per il neko era assolutamente ovvio e comprensibile, poiché anche lui adorava baciare le donne rispetto agli uomini non soltanto perché, di solito, dalla pelle più morbida e profumata rispetto ai membri del suo stesso sesso ma anche prive di fastidiose barbe punzecchianti.
    Quindi, appurato che la preferenza della giovane era perfettamente comprensibile, cos'era che confondeva così tanto l'esuberante micetto? Ovvio, il fatto che, seppur implicitamente, la bella turista avesse lasciato intendere che non desiderava né darli né riceverli i baci e questo, per Cheshire, era davvero incomprensibile. Dopotutto i baci erano, secondo il micio, una delle cose più belle del mondo e che ben potevano contendersi il podio della massima felicità raggiungibile assieme ai dolci, quindi il fatto stesso di non volerne ricevere lo confondeva parecchio. Insomma, chi mai avrebbe rifiutato i regali di Natale?
    Fu proprio questo pensiero a essere la chiave di volta per comprendere ciò che, secondo lui (Sottolineiamo il "secondo lui"), voleva dire la bella giovane: rifiuta i regali di Natale chi non può farne qualcuno a rispondere, perché si sente in colpa a poter prendere senza dover dare. E così, di certo, doveva essere per la giovane e i baci: poiché non amava darli agli uomini, non voleva neanche riceverli da questi ultimi poiché non avrebbe potuto ricambiare alle loro attenzioni.
    La stima già grande che provava nei confronti della donna, nell'osservare quella che per lui era una splendida dimostrazione di altruismo, dolcezza e bontà, crebbe ulteriormente e il neko (alla fine della sua, tutto sommato, breve riflessione) la guardò con i grandi occhi rossi colmi di ammirazione e persino lievemente commossi per il buon cuore da lei posseduto: era davvero una sorellona in gamba!

    << Nyah, non preoccuparti sorellona, capisco benissimo cosa vuoi dire e sappi che sei la sorellona più bella, buona e gentile che io abbia mai incontrato! Tranquilla, non parlerò più di bacetti, però... qualche abbraccio vorrei proprio riceverlo da te.>>

    Miagolò tutto contento, donandole uno sfolgorante sorrisone a sessantaquattro denti e facendo ondeggiare la lunga coda bianca e vaporosa dietro di lui, che feceva capolino, di tanto in tanto, nel campo visivo della bella Lyra.
    C'era, però, una parte del discorso della giovane su cui la sua attenzione non si era ancora posata, impegnato com'era a decifrare la sua posizione sui baci, che adesso si trovò costretto ad affrontare e che trovó decisamente triste.

    << Però, ecco, sorellona... hai detto che non sei di qui? Mi sarebbe tanto piaciuto che tu abitassi a Roma, così saremmo potuti stare sempre assieme! Ma se prometti di venirmi a trovare spesso e mi racconti da dove vieni, non ti terrò il broncio...>>

    Propose con un'espressione furbetta il bel micio, nascondendo la tristezza per quella notizia con un sorriso dolce, da piccola peste e guardandola colmo di aspettative: se non di coccole, almeno di storie avventurose ambientati in luoghi esotici.
     
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    Cheshire continuava a riempire Lyra di complimenti definendola buona, bella e genitle, senza mancare di agettivarla come sorellona, procurando un certo imbarazzo in Lyra, non abituata a tanta confidenza da parte di qualcuno conosciuto da pochi minuti.
    "Vedremo se ti darò un abbraccio dopo" rispose all'uomo cercando di mostrarsi simpatica e cordiale mentre si sorreggieva il mento con un braccio appoggiato sul tavolo, osservando con i suoi occhi celesti Cheshire e cercando di capirne meglio la personalità.
    Frattanto il cameriere ritornò con un accompagnamento di piatti di crepes che adagiò sul tavolo di fronte ai due per poi congedarsi augurando loro buon appetito. Lyra prese coltello e forchetta per iniziare a tagliare il pasto fumante per raffreddarlo un pochino prima di degustarlo. Nell'attesa la donna continuò a conversare con Cheshire. "No, non sono di qui..." rispose al ragazzo, ..."vengo da Londra, sono venuta a Roma per alcuni colloqui e anche rilassarmi e godermi la città prima di ripartire."
    Cheshire ancora una volta mostrò la sua confidenza esprimendo il suo desiderio di aver voluto Lyra qui a Roma, così da poter passare del tempo con lei. Non era l'atteggiamento tipico di un uomo che sembrava invaghito della donna, sembrando più che altro quello di un fanciullo desideroso di provare le belle esperienze della vita.
    "Non posso prometterti che tornerò tanto presto a Roma... interruppe un momento la frase per distogliere qualche secondo lo sguardo da Cheshire per rovistare nella sua borsa che teneva appesa sul poggia schiena della sedia e tirando fuori un foglietto che aveva tutta l'aria di un biglietto da visita. "...Però prometto che ci terremo in contatto e che la prossima volta che verrò qui di nuovo te sarai la prima faccia amica che vedrò" concluse con un dolce sorriso stampato in viso mentre allungava la mano verso di lui per porgerli il biglietto preso dalla borsa.
    Lyra era contenta di aver conosciuto una persona gentile e allegra come Cheshire, di questo ne era certa, però non poteva fare a meno di sentire quella vocina nel profondo della sua parte razionale, sussurrandole se era il caso di mostrarsi così dispinibili e aperti a una persona che in fin dei conti aveva appena incontrato e di cui non sapeva quasi nulla.




    Edited by Yalara - 1/5/2017, 15:39
     
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    Non sembrava esserci limite alcuno all'ammirazione che la bella Lyra, in maniera del tutto spontanea, stava suscitando nel giovane neko: non soltanto, infatti, Cheshire era rimasto totalmente ammaliato dai suoi modi di fare gentili e dolci, oltre che eleganti, ma era sempre più affascinato anche dalla sua personalità e dalla sua storia, da tutti quegli eventi che avevano reso così luminoso l'azzurro dei suoi occhi e che gli avevano donato una sfumatura malinconica, che facevano provare al micio il desiderio di stringerla a sé e coccolarla dolcemente, come a dimostrarle che da quel momento in poi tutto sarebbe andato per il meglio.
    Era una sensazione strana, che non avrebbe saputo descrivere in maniera chiara, ma sentiva crescere dentro di sé una forte tenerezza nei confronti della giovane, come se il suo corpo, assai più veloce della sua mente, avesse percepito una leggera stonatura di tristezza nella soave melodia che era l'animo della ragazza e desiderava apporvi rimedio. Se Cheshire fosse stato più propenso all'introspezione e meno impulsivo di certo avrebbe compreso che la sua era, per l'appunto, una semplice sensazione e che, se anche avesse avuto ragione, questo non gli avrebbe alcun diritto di entrare a gamba tesa nella vita della giovane, stravolgendola con il suo puerile entusiasmo, ma l'altruismo del neko aveva una forse base di egoismo e lui seguiva ciecamente le sue sensazioni, quindi se il suo corpo gli suggeriva di proteggere e vezzeggiare quel candido giglio screziato di rosso che aveva trovato per caso, lungo il suo cammino, non avrebbe esitato neanche un solo attimo a donare tutto se stesso alla giovane. E poi, anche se la chiamava sorellona, gli piaceva l'idea di farle da fratello maggiore: sembrava un ruolo così divertente e bello!
    Sorrise, dunque, allegro e felice come un bambino la notte di Natale, quando la giovane non gli negò la possibilità di un abbraccio, almeno in seguito, e lo osservò con discreta curiosità, con i suoi grandi occhi azzurri che sembravano quasi sfavillare nell'aria afosa di quel pomeriggio tardo primaverile. Era così bella in quel momento! E anche un po' buffa, a dire il vero, nel guardarlo come se fosse una sorta di enigma a cui doveva ancora trovare una soluzione: glielo avrebbe detto di sicuro, se il cameriere non lo avesse distratto portando la loro ordinazione: immediatamente il neko ricordò il suo appetito e ringraziando l'uomo con un gran sorriso, non attese neanche un secondo prima di lanciarsi sul suo dolce ancora fumante.
    Così, afferrata con le lunghe dita artigliate la crepes chiusa a portafoglio, non esitò a prenderne un bel morso, sporcandosi gli angoli della bocca di crema al cioccolato e (Come ben si addice a un goloso come lui) scottandosi lievemente la lingua.

    << Ah, scotta!>>

    Miagolò arricciando il naso e assumendo un'espressione se non tenera, quanto meno buffa, mentre inghiottiva l'ampio boccone e prendeva a soffiare sul dolce ancora fumante.
    Ovviamente Cheshire non mancò di notare la compostezza e l'eleganza con cui la giovane si servì delle posate e sebbene quel comportamento era del tutto normale, ormai il neko era pronto a vedere nella sua adorata sorellona la summa di tutte le virtù e perfezioni.
    Così, quando la giovane gli svelò la sua provenienza, Cheshire non poté fare a meno di miagolare ammirato, sgranando gli occhi semplicemente sorpreso.

    << Maow, vieni davvero da un posto così lontano? Sorellona, sei davvero incredibile! Io non sono mai stato a Londra, ma mi piacerebbe tanto andarci per vedere la neve: qui non nevica mai e i miei fratelloni non mi hanno saputo spiegare cosa si prova a toccarla.>>

    Trillò colmo di entusiasmo e curiosità, mentre prendeva un altro bel morso del suo dolce, immaginandosi in una graziosa e accogliente cittadina innevata, mentre i fiocchi di neve scendevano pigramente da un cielo grigio e luminoso come l'argento, magari mentre Lyra lo accompagnava a prendere una cioccolata calda bollente e stracolma di panna montata.

    << Tu... mi ricordi un po' la neve, sai? Sembri fredda, però riesci a rendere più dolce e caldo quello che ti circonda. Se prometti di non scioglierti per sfuggirmi, mi piacerebbe tanto passare il resto della giornata in tua compagnia, almeno finché non dovrai partire.>>

    Le rivelò il neko con quella spontaneità tutta fanciullesca che lo caratterizzava, sorridendole gentile e persino un po' birbante quando si riferì all'imbarazzo che, di tanto in tanto, le colorava le gote e che minacciava di "scioglierla", prima che la giovane gli porgesse un piccolo bigliettino che, leccandosi velocemente le dita sporche di cioccolato, prese dalle sue mani, leggendolo incuriosito.

    << Oh, sorellona, sai anche suonare il violino e cantare?? Come sei brava! Io non so suonare uno strumento musicale e, quanto al canto, Ghigna dice che sono stonato come una campana... ma io credo che ogni canto è bello da ascoltare quando è sincero e intenso, non lo credi anche tu? E... ecco, prima di partire ti andrebbe di cantarmi qualcosa? Sai, mi piacerebbe tanto ascoltarti.>>

    Ammise pieno di entusiasmo e gioia, mentre la guardava con quei profondi e avvolgenti occhi rossi, caldi e sfavillani come braci ardenti, ormai totalmente rapito dalla bella musicista.
    Forse non si poteva ancora parlare di infatuazione, ma era innegabile che Cheshire si sentiva legato alla giovane da un profondo, sicuramente affrettato ma sincero affetto: Lyra sarebbe riuscita a tenere sotto controllo l'esuberanza del giovane neko senza ferirlo? Soltanto il tempo avrebbe potuto dirlo, di certo i suoi "fratelli" avrebbero tirato un sospiro di sollievo nel notare come la giovane fosse dolce e gentile, tutt'altro che propensa ad approfittarsi dell'ingenuità del "piccolo" neko.

    Edited by Kira dietro lo specchio. - 19/4/2017, 12:36
     
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    L'esuberanza di Cheshire non si affievolì con il proseguire della conversazione, tutt'altro, quando Lyra gli disse la sua provenienza e cosa faceva per vivere si dimostrò ancora più curioso. Mostrava interesse per Londra, del suo desiderio di visitarla per la neve in particolar modo, comprensibile considerando che qui a Roma nevichi quasi mai.
    Ancora una volta non mancò di esprimere un complimento alla donna paragonandola alla neve, fredda ma che si scioglie facilmente, esprimendo anche la sua voglia di passare quanto più tempo possibile con lei.
    "Il canto non è diverso dall'imparare uno strumento..." rispose Lyra a quello che sembrava una auto commiserazione del ragazzo, cercando in qualche modo di confortarlo, "...la voce si può migliorare con la pratica. Chi non nasce con il dono della giusta intonazione lo può acquisire col tempo, imparando come ho fatto io."
    I due stavano concludendo gli ultimi bocconi dei loro pasti quando Cheshire chiese a Lyra se poteva cantarle qualcosa per lui, prima che questa potesse andare via. Lyra rimase interdetta per un momento dalla singolare proposta che le aveva fatto il ragazzo. Non era imbarazzata, canta per mestiere di fronte a decine e decine di persone, il nervosismo da palcosenico era storia antica per lei. Tuttavia gli ultimi giorni passati a Roma li aveva trascorsi in audizioni e colloqui che comprendenvano, fra le altre cose, prove di canto. La sua gola era leggermente provata da quelle esperienze e almeno per quel giorno voleva mettere a riposo le sue corde vocali e godersi le ultime ore nella città eterna.
    "È molto carino che tu mi chieda di cantare per te...però ho passato gli ultimi giorni a fare provini e preferirei stare a riposo almeno per oggi. Le infiammazioni alle corde vocali sono sempre dietro l'angolo" spiegò le sue ragioni a Cheshire, cercando di essere più cordiale e diplomatica possibile nel tentativo di non procurargli un dispiacere.
    Per non finire la cena con questa piccola nota amare per lui Lyra cambiò rapidamente argomento, anche per curioistà personale domandando al ragazzo dei suoi fratelli. "I tuoi fratelli non si faranno vedere? Hai visto mai che abbia il piacere di conoscerli prima che io parta?"



    Edited by Yalara - 1/5/2017, 15:39
     
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    Lo "Stregatto Astratto"



    Lyra aveva già da tempo conquistato l’ammirazione e la fiducia del neko (Benché, ovviamente, la giovane non sembrava minimamente interessata a conseguire un così importante obiettivo… non, almeno, in un tempo così sorprendentemente breve) ma più continuavano quella loro conversazione e più Cheshire si sentiva affascinato da lei, dalla sua eleganza, dalla sua bontà e da quella saggezza che traspariva da ogni sua affermazione: per quanto, infatti, il giudizio dello stregatto potrebbe sembrare affrettato e forse semplicistico (E, in effetti, era entrambe le cose), sentiva istintivamente che la giovane aveva raccolto tutta quella saggezza a caro prezzo e che, malgrado le sue sembianze delicate, era stata temprata nel fuoco della sofferenza.
    Al giovane neko sarebbe piaciuto poterla stringere e dirle che l’ammirava tantissimo per aver saputo mantenere un cuore generoso e buono, oltre che delle labbra sempre pronte a sorridere, malgrado il dolore che doveva averle inflitto più di una volta la vita… ma non era bravo con le parole come Ghigna né si sentiva acuto e sensibile come Astratto, quindi decise che il mondo migliore per dimostrare alla giovane tutta la sua ammirazione, fosse quello di continuare a guardarla con quei grandi occhioni cremisi sgranati, brillanti come rubini e caldi come piccole braci ardenti, mentre le sorrideva totalmente soggiogato dalla sua dolcezza. In qualche modo sapeva che stava andando un po’ troppo di fretta (Anche per i suoi standard), ma come poter negare tutta la sua fiducia e, soprattutto, il suo affetto a una creatura così angelica? In qualche modo riusciva sempre a suscitare il suo entusiasmo, benché aveva rifiutato quasi tutte le sue proposte, persino l’ultima in ordine di tempo, dove le chiedeva di cantare per lui… ma perché prendersela? Non voleva che stesse male per causa sua e comunque già sapere che anche lui avrebbe potuto migliorare la sua intonazione, lo entusiasmava al punto che la minima delusione provocata dal rifiuto della giovane, sparì in meno di un istante.

    << Nyah, tranquilla sorellona: non voglio che ti venga il mal di gola a causa mia, dopotutto ci devono essere tante persone che apprezzano la tua voce e non sarebbe giusto se io li privassi del tuo canto perché sono tanto impaziente! E poi… sono certo che tu mi potresti dare qualche lezione di canto per farti ripagare, vero?>>

    Le propose con uno sguardo furbetto, anche se dal tono usato era chiaro che stesse scherzando: non si sarebbe mai permesso di costringere la bella Lyra a fare qualcosa o a usare con lei simili “mezzucci”, dopotutto si sentiva già più che fortunato nel poter chiacchierare con lei, dopotutto era lampante che la “sua” sorellona fosse una giovane molto impegnata e sapere che, malgrado il mucchio di cose che aveva da fare, gli stava concedendo un po’ del suo tempo lo rendeva ben più che semplicemente raggiante.
    Tale perfetto stato di felicità si incrinò lievemente quando la giovane gli chiese nuovamente dei suoi fratelli e, di fronte al problema di dover mantenere un minimo di riserbo sulla questione e, allo stesso tempo, di non deludere la curiosità di Lyra, si ritrovò ad arrossire per la seconda volta, mentre si mordicchiava pensieroso il labbro inferiore, non sapendo come procedere: i suoi fratelli gli avevano sempre detto che era meglio non raccontare a tutti del fatto che “abitassero” tutti e tre nello stesso corpo poiché, anche se a lui sembrava la cosa più normale del mondo, per molti era qualcosa di assurdo che avrebbe potuto spaventare i suoi interlocutori… ma se Lyra non avesse avuto paura? Che male c’era ad accontentarla? Forse, però, non era corretto chiamare subito Astratto e Ghigna, probabilmente prima doveva tastare un po’ il terreno e vedere fin dove poteva spingere nel rivelarle la verità.

    << Uhm… ecco, sorellona, i miei fratelli sono qui vicino e te li vorrei tanto presentare: sono certo che Ghigna ti chiederebbe così insistentemente dei bacetti che tu, alla fine, gliene concederesti qualcuno pur di farlo stare zitto! E Astratto è un po’ timido… ma tu lo metteresti subito a tua agio e vedresti immediatamente che razza di chiacchierone è in realtà, ne sono certo!>>

    Trillò il piccino, ridacchiando al solo pensiero delle differenti reazioni dei suoi “fratelli” di fronte alla dolce sorellona e pensando che, benché ciò lo avrebbe messo un po’ in ombra, si sarebbe divertito comunque un sacco… ma come fare per non spaventare la bella Lyra? Certo, era di sicuro una donna coraggiosa, ma chi poteva dire come avrebbe reagito? L’idea stessa di vederla anche soltanto per un attimo spaventata lo faceva sentire male: no, doveva essere sicuro della sua reazione.

    << Però… tu mi prometti che non avrai paura? Ecco, io… non sono bravo a spiegare certe cose, posso soltanto dirti che potresti trovare un po’ strano il mio modo di presentarti i miei fratelloni, ma ti assicuro che non c’è nulla di pericoloso. Mi credi? Ma non devi rispondermi per forza di sì, se non te la senti potremo fare un’altra volta, tranquilla.>>

    Le spiegò prima di rivolgerle un sorriso degno di un vero stregatto, dolce quanto allegro, mentre la lunga e vaporosa coda bianca si agitava debolmente e le sue grandi orecchie ferine si drizzavano attentissime in direzione della bella Lyra: malgrado, infatti, il suo sorriso smagliante, era un po’ preoccupato per la risposta di Lyra e anche se desiderava ardentemente sapere che la sorellona si fidava di lui, non voleva forzarla verso qualcosa per cui, forse, non era ancora pronta.
    O forse no? Dopotutto, data la sua infantile tendenza all’esagerazione non è impossibile che, dopo l’iniziale stupore, Lyra avrebbe potuto adattarsi alla cosa senza crederlo un paziente fuggito a un istituto di igiene mentale… e, anche se avesse pensato una cosa simile, nessuno l’avrebbe biasimata.
    Al massimo, se avesse deciso di conoscere i “fratelli” di Cheshire, malgrado i suoi avvertimenti, la vera incognita sarebbe stata rappresentata proprio da questi ultimi, poiché se con Astratto la giovane non avrebbe dovuto preoccuparsi che di balbettii e rossori imbarazzati, con Ghigna le cose si sarebbero fatte molto, molto più difficili… ma chissà, forse la giovane avrebbe preferito seguire il goffo avvertimento del neko e riservare per un’altra volta la sua curiosità.
     
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    Alla curioistà della ragazza sui suoi fratelli Cheshire sembrava reagire in modo nervoso e titubante, mordendosi le labbra e assumendo un rossore sulle guance. Onestamente la ragazza non pensava di aver posto una domanda troppo personale, considerata l'esuberanza e la vivacità mostratà dal giovanotto fino a questo punto.
    Fatto sta che Lyra si apprestava a scusarsi per la domanda, evidentemente troppo personale per il ragazzo, quando fu interrotta da questi prima ancora che potesse aprire bocca. Egli le descrisse un po' le personalità dei due fratelli, a sentire lui due tipi simpatici a cui sarebbero entrati in simpatia a Lyra. Ma poi il discorso deviò verso frasi bizzarre concernenti il modo in cui gli avrebbe presentati senza entrare in spiegazioni più chiare, quasi sembrava preoccupato per come avrebbe reagito Lyra tanto da arrivare a rassicurarla che non era "niente di pericoloso".
    La ragazza non poteva non reagire con una espressione interrogata di fronte a quelle parole. Cose ci sarebbe dovuto essere di "pericoloso" nel presentare qualcuno? Lyra non capiva ma per qualche ragione a lei nascosta sentiva che poteva dare fiducia a Cheshire e che i timori di quest'ultimo fossero niente altro che fumo.
    Lyra dunque accennò un sorriso mentre allungò la mano per farla battere un paio di volte sul dorso della mano di Cheshire in segno di rassicurazione. "Ti prometto che non scapperò via. Però voglio che tu ti senta sereno e che mi presenti i tuoi fratelli solo se lo vuoi veramente." Rispose la ragazza con tono solidale, cercando di non mostrare preoccupazioni di alcun tipo.
    "Ho visto molte cose curioise in passato, se c'é veramente qualcosa di strano con i tuoi fratelli la vedrò come un'esperienza in più da aggiungere ai miei ricordi..." Nel corso della frase Lyra si alzò in piedi prendendo giacchettino e borsa ""...vediamo se sono simpatici come te i tuoi fratelli dunque?"



    Edited by Yalara - 1/5/2017, 15:39
     
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