Posts written by BOLSHAK VS DOOM

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    Le serbò uno sguardo affilato, ma compiaciuto, quando Sae decise di rispondergli a tono facendogli capire che non aveva intenzione di sottomettersi ai suoi capricci, e che avrebbe tenuto il coltello dalla parte del manico fintanto che poteva. L'odio e il disprezzo nei confronti di quel non morto stavano davvero tirando fuori il meglio da lei: stava imparando a giocare le sue carte, a cogliere la palla al balzo, a sfruttare ogni singolo spiraglio che poteva. Come poteva non essere felice di quel risultato?
    Capisco, capisco... il tuo punto di vista è condivisibile Sae, ma devi capire che ciò che cerco io non riguarda solo me, ci sono molti interessi in questa storia e lasciarti allo scuro non è solo divertente per me... ma anche necessario. Non vorresti mai finire nel mirino di qualche psicopatico solo perché sai troppo, no?
    Seppur col suo tipico fare sibillino, Thresh le stava facendo capire che non essere più una semplice pedina aveva anche dei lati negativi. Se qualcuno di influente e pericoloso quanto Thresh avesse scoperto le sue conoscenze e le sue capacità, nulla garantiva che sarebbe stato paziente e pacato quanto Thresh. E sì, per quanto Sae disprezzasse i suoi modi, considerando quello che aveva visto e scoperto sulle lanterne, la sua mente razionale avrebbe dovuto suggerirle che quello era un approccio estremamente "paziente e pacato", considerando soprattutto che lei era debole e fragile come chiunque altro. Qualsiasi discorso venne però interrotto dalla volontà di Sae di prendere le dovute distanze, staccandosi da lui e strappando a Thresh uno sguardo di disappunto oltre che ad un verso annoiato. Non fece però nulla per tenerla ancorata a lui, per quanto piacevole fosse, l'uso limitato della forza bruta era una costante nei loro incontri, e Sae avrebbe dovuto capire quanto in realtà Thresh si fosse trattenuto considerando il modo osceno in cui quella verga enorme e durissima pulsava davanti a lei, impaziente di ricevere altre attenzioni. Ritrovata la lucidità, Sae decise di fare una domanda più precisa, alla quale Thresh poteva rispondere, non prima di un sospiro amareggiato e la presa di uno sguardo più serio, visto che era quello che la donna desiderava.
    Siamo di nuovo nel campo delle speculazioni... ma basandomi sull'istinto e sulla mia esperienza, direi che la morte di tuo marito è stata abbastanza inusuale, come quella di altri. Dopotutto quello che è successo in Spagna è a dir poco "unico": le vittime non si sono limitate a "morire", è come se fossero state "sacrificate", utilizzabile come materia per generare qualcosa di nuovo, o per meglio dire... come combustibile per alimentare qualcosa.
    Si lisciò il mento, pensando a che tipo di energia Cypher aveva utilizzato in quell'occasione. Aveva dunque già ottenuto in parte i poteri di un Tartarus? Il campo si stava restringendo, ma non poteva di certo far notare a Sae quanto simili fossero Labirinto e i Tartarus... era troppo sveglia, unire i puntini le sarebbe risultato fin troppo semplice. Poteva restare vago, dopotutto pendeva ancora dalle sue labbra, visto che non aveva risorse di informazioni migliore di lui.
    Come ti ho detto, diversi anni fa "noi" siamo stati "derubati", sto parlando delle Lanterne chiaramente. Da quel giorno, le forze oltre il velo hanno cercato un modo per superare le sbarre della loro prigione. Evidentemente, il momento in cui è avvenuto l'attacco in Spagna è stato un catalizzatore per permettere a queste "voci" di connettersi di nuovo con il nostro mondo, al meglio delle loro possibilità, e si sono legate con qualsiasi cosa potesse diventare un ancora, o un minimo appiglio. Forse è questo ciò che è successo...
    A quel punto non stava più semplicemente speculando, ma stava invitando Sae ad immaginare la situazione, allargando le mani per iniziare quella lezione col suo solito modo di fare: grossi sermoni, enormi paragoni e significati nascosti.
    Se io fossi prigioniero in una gabbia in mezzo al mare, mi aggrapperei anche alle barche naufragate e piene di cadaveri pur di farmi trascinare a riva, in qualche modo. Scommetto che qualcosa oltre il velo si è aggrappata al legame tra te e tuo marito: quando la sua anima è stata strappata via, invece di permetterle di finire nel circuito del dolore, l'ha tirata a sé magari per tenerla materia di scambio per ottenere il tuo aiuto, o qualcosa del genere. E ha avuto la smisurata fortuna di incontrare proprio una Medium di livello sopraffino, capace non solo di intuire cosa stesse succedendo, ma di percepirlo... se non addirittura di vederlo. Certo, fortuna... oppure no.
    Mancava un tassello, e quel tassello sfuggiva anche a Thresh. Perché quell'uomo si rifiutava di credere a qualcosa di tanto superficiale ed inutile come il semplice caso. Quell'ipotesi non era semplicemente una spiegazione alla situazione, ma anche un faro di speranza per Sae. Molto probabilmente, anche se suo marito aveva perduto il corpo e la sua anima aveva subito indicibili angherie, era molto più "vivo" di quanto potesse immaginare, nel senso stretto del termine per lo meno. Dovendo fare un paragone, era un pò come se anche lui avesse fatto un viaggio astrale come quelli di Sae, solo che lo aveva fatto contro la sua volontà, perdendo il corpo e smarrendo completamente la via di casa. C'era speranza dunque, e magari era proprio quello il tassello che sfuggiva a Thresh: la volontà di suo marito di tornare da lei.
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    Probabilmente quello che avrebbe ottenuto Sae non sarebbe stato il risultato sperato, visto che stringere il rosario fece sussultare Thresh, ma non di dolore. O meglio... di dolore, ma quel sorriso compiaciuto mentre digrignava i denti lasciava facilmente intendere cosa in realtà passasse nella mente del non morto: lo stava deliziando, non solo con il gesto in sé ma anche col sentimento. La rivalità, l'odio, il disprezzo, la voglia di metterlo al suo posto. Cosa poteva chiedere di più, quel perverso mostro? Più cercava di affrontarlo, più Sae gli dava piacere e soddisfazione, e non gli importava che non potesse davvero fare contro col suo seme... ci sarebbe stato il tempo per corromperla a dovere. Immobile, ma intenzionato a strapparle altri gemiti con pulsazioni nette della sua verga, Thresh rispose alla sua domanda, abbastanza tardi da farsi torturare a dovere, ma senza farla aspettare troppo.
    "Abbiamo" subito un furto... ciò che è stato preso, va restituito.
    Quel "Abbiamo" suonò strano nella mente di Sae, Thresh lo pronunciò con naturalezza, forse proprio per non dare troppo nell'occhio, ma nella mente della donna riecheggiò rumorosamente, come se il suo istinto le stesse suggerendo qualcosa. Abbiamo, al plurale, Thresh non aveva scelto le sue parole a caso. Non era mosso dunque da un desiderio egoistico, non stava pensando unicamente a sé stesso, ma a qualcosa di più grande. Ecco cosa le suggeriva la sua esperienza. D'altro canto, il silenzio che seguì lasciò intendere che non aveva la minima intenzione di spiegarle ogni cosa nel dettaglio. Per assicurarsi che non fosse lei a incalzarlo con una delle sue considerazioni, il bacino del non morto spinse con vigore verso l'alto, facendole sentire di nuovo quella verga marmorea affondare dentro di lei, che non aveva perso un solo grammo di vigore. Forse Sae aveva visto un'incrinatura su quell'invincibile avversario, ma Thresh avrebbe lasciato andare con molta difficoltà quel dominante guinzaglio che stringeva tra le mani.
    Ma non devi preoccuparti dei miei affari... dopotutto ti avevo già assicurato che ti avrei aiutata fino alla fine. Se però avevi bisogno di altre conferme, ora sai che i nostri sentieri sono piuttosto allineati. Il perché e come... sfugge anche a me. Ma non puoi negare che lo stiamo facendo nella maniera più interessante possibile...
    Ridacchiò, allungando una mano verso di lei come se volesse toccarle il ventre in un gesto di complicità. Piuttosto che toccare lei, però, le dita del non morto sfiorarono i suoi di addominali, carezzandoli lentamente come a volersi spargere addosso tutti i fluidi che Sae gli aveva gentilmente donato durante l'orgasmo. Ne raccolse quanto più possibile, e quando fu sul petto staccò le dita, iniziando ad allargare la bocca e allungare la lingua, per poterlo assaggiare come se fosse della gustosa salsa cadutagli per sbaglio addosso. Mentre la assaggiava, la fissava dritta negli occhi, senza nascondere la sua soddisfazione.
    So che non hai intenzione di fidarti di me in ogni caso... ma dai ascolto almeno a questo consiglio: non dire a nessuno del Guf. Niente di niente, a NESSUNO... né a Banner, né a Scorn, o chiunque goda della tua fiducia. Non devi dirlo a nessuno...
    Anche se non fece facce strane, il suo tono sembrava serio. Forse era ancora troppo plagiato dal piacere per lanciarle un monito più convincente, ma Sae poteva dare per socntato che quel consiglio non era una mossa per mettersi in vantaggio, ma una vera e propria regola che avrebbe fatto bene a seguire.
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    Lo sforzo che Sae stava facendo per mettere assieme tutti i pezzi strappò una risatina soddisfatta al non morto: stava cercando di concentrarsi, godere e utilizzare i suoi artefici arcani per limitare quella verga impaziente di esplodere dentro il suo ventre. Quello poteva diventare involontariamente un grande allenamento, e Thresh non fece proprio nulla per ostacolarla, limitandosi a godersi lo spettacolo mentre le dava esattamente ciò di cui aveva bisogno. L'energia del non morto flui gradualmente dentro di lei, impaziente, sempre più forte, calda, era pronto a farla impazzire e mentre l'orgasmo si avvicinava, finalmente la visione prendeva forma: sagome umanoidi intorno a quel ventre oscuro... statue forse? Non erano vive, ammantate da un contorno nero come l'ossidiana, erano forse figure geometriche? Chi, assieme a lei, stava osservando quel ventre? Poi improvvisamente Thresh si lanciò contro anche l'altro seno, marchiandolo come aveva fatto con quello di destra, azzannandola e al tempo stesso affondando con la sua verga dentro di lei, lasciandosi sfuggire lunghi gemiti di piacere. Quando il cazzo del suo amante prese a venire dentro di lei, un lampo bianco e neutro, imparziale come la luce del gioco illuminò quella visione, e ogni altro violento fiotto dentro di lei scandì ulteriori lampi che illuminarono quello spettacolo. L'orgasmo di Thresh le stava dando non solo un piacere estremo, riempiendole il ventre mentre il rosario ne sigillava dolorosamente il potere, ma anche la lucidità necessaria per ammirare quello spettacolo: intorno al Guf, come una barriera intorno a quel cosmo oscuro, c'erano delle gigantesche figure nere, simili a delle bare colossali. Su di esse, bianche figure simili a statue ne decoravano il "coperchio", avevano fattezze umanoidi e familiari, ma dall'aspetto sacro, santo, difficile da interpretare in quel momento di scarsa lucidità. Era come se quelle bare stessero tenendo chiuso il Guf, intrappolato, ecco cosa rivelarono quei lampi a ciel sereno. La visione però, arrivò ad una prematura fine quando il piacere di Thresh divenne troppo, e prese a venire più copiosamente che mai. L'immagine del Guf scomparve lasciando davanti agli occhi di Sae solo l'osceno spettacolo di quel non morto che veniva assieme a lei come probabilmente non l'aveva mai visto fare. Il rosario lo limitava e lo tarpava, era vero, ma al tempo stesso lo torturava anche, infliggendogli un dolore maledettamente intenso, che per lui era come il più dolce dei piaceri. Per questo era venuto senza controllo, riempiendole il ventre tanto da farlo gonfiare leggermente, e subito la sua carne prese a grondare umori e seme trasformando il pavimento intorno a loro in un vero e proprio mare di lussuria oscena. Thresh inarcò la schiena all'indietro, gemendo a bocca spalancata senza nascondere il suo entusiasmo, godendo mentre i suoi muscoli si contorcevano in preda al piacere, macchiati dal sangue e dalla saliva che aveva versato pochi istanti prima. Sembrava l'estasi di un vampiro al culmine del suo potere e del piacere, e per quanto Sae potesse essere terrorizzata da lui, quell'uomo inarcava al momento un'estasi e una bellezza maschile disumani. Continuò a venire spingendo quel grosso fallo dentro di lei, spremendo i suoi testicoli contro le natiche morbide della donna facendole sentire tutto il suo calore. Un orgasmo intenso, meraviglioso, anche più buono del precedente, che aveva strappato a Sae la sua visione ma che dono incredibile aveva fatto al suo ventre.
    Vuoi sapere come faccio a saperlo...?
    Spezzò il silenzio, con un tono di voce che sembrava spezzato ma che in realtà non era affatto fiatone, semplicemente era in estasi per il piacere, e non stava facendo nulla per nasconderlo. Allargò un ampio e soddisfatto sorriso sanguigno, fissandola dritta negli occhi mentre le portava una mano sul ventre, toccando quel calore denso che le aveva invaso il corpo, e che se anche il rosario aveva bloccato il suo naturale corso, stava comunque dentro di lei come una dimostrazione di quanto fosse in grado di corromperla. Piegò il capo da un lato in maniera quasi innaturale, facendo scivolare le sue trecce verso il basso, cosa che le fece titillare come delle tetre campanelle.
    ... perché il Guf lo sto cercando anche io.
    Il motivo per cui i loro destini erano legati iniziava a prendere forma. Non era un caso. Niente succede per caso.
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    L'osceno pasto offerto da Syndra stava iniziando a dargli alla testa: il suo sapore gli era mancato troppo e quei movimenti seducenti stavano mescolando quei pochi pensieri lucidi che il capo del ragazzo riusciva a formulare, trasformandoli in un milkshake perverso che sapeva unicamente di Strega di Umbra. Bastarono pochi istanti per trasformare i passionali baci del ragazzo in veri e propri concerti di mugugni e sospiri di piacere, ma anche quando il fiato diventava corto e veniva costretto a riprendere fiato, non smetteva mai di darsi da fare, non solo perché non voleva deludere le richieste di Syndra ma anche e soprattutto perché lui stesso non riusciva più a farne a meno. Il sapore di quella carne era irresistibile, i suoi umori gli davano alla testa come il migliore degli afrodisiaci e tutto si ripercuoteva sulla verga intrappolata in quell'abbraccio osceno, sempre più dura, sempre più impaziente. E anche se Syndra si era strappata il centro della scena, questo non impedì affatto a Nariko di donargli le sue attenzioni, sfregandosi su di lui e massaggiandolo come poteva. La calda femminilità della sua amata Nariko era un palliativo per le sue membra stanche e portate allo stremo, i massaggi sui propri testicoli erano come lunghi abbracci passionali, senza vergogna. Lui ricambiava come poteva, sfregandosi a sua volta, spingendosi verso di lei come poteva, baciando Syndra da parte di entrambi come se volesse portare avanti un perverso gioco di squadra. Era in paradiso finalmente. Avrebbe voluto dire quanto quella situazione fosse magnifica per lui, gridare ai quattro venti ogni emozione che stava provando, ma risultava assolutamente impossibile e forse lo sarebbe stato anche se non avesse avuto la bocca sigillata sulle carni di Syndra. Forse doveva prendere anche lui l'iniziativa? Ma che poteva fare oltre a sfregarsi contro di loro? No, Nariko e Syndra avevano detto che si sarebbero prese cura di lui, non doveva fare altro che assecondarle e godersi quello spettacolo. Niente di più semplice. Mentre finalmente si abbandonava a loro, sentiva il corpo di Nariko risalire le sue gambe, privandolo dell'abbraccio dei seni di Syndra ma solo momentaneamente, sostituendolo con qualcosa di decisamente più eccitante: lo stimolo di un paio di tette enormi è meraviglioso, ma nulla in confronto al contatto con una femminilità bollente e impaziente come quella di Nariko. Istintivamente, la mano di Iceringer scivolò sui fianchi di Nariko, e vista la posizione delle ragazze in quel momento poteva praticamente abbracciarle entrambe. Non ci volle molto prima che anche Syndra iniziasse a cogliere la palla al balzo, e in un istante aveva già le mani delle due streghe che stavano usando la sua verga per darsi piacere. In quella posizione, Iceringer non doveva fare altro che gemere, leccare e godersi il momento, ma la gioia di essere di nuovo con loro nell'intimità di un letto era troppa. Conosceva Nariko, sapeva perfettamente quanto le piacesse avere il controllo ma sapeva anche quanto amasse prenderselo con la forza, e quanto apprezzasse la passione che ci metteva quando stavano assieme. Invece di aspettare che fosse lei a lasciarsi impalare, fu lui a prendere l'iniziativa e sfruttando i movimenti delle loro mani, spinse con vigore il bacino verso l'alto, penetrando la dolce carne di Nariko in un solo colpo. Aveva sentito così tanto la mancanza di quella sensazione che fu esattamente come esplodere di gioia, in una nuova vita. Il gemito che ne scaturì rese le carni di Syndra un vero e proprio sisma di pura perversione, non smise mai di leccarla e di baciarla, rallentò al massimo ma questo non gli impedì di continuare ad assaporare quelle carni mentre finalmente pulsava in profondità dentro la sua amata Nariko. La punta bollente di Iceringer si ingrossò di colpo appena sfiorò l'entrata del suo utero, e le faglie energetiche che si erano create sulla sua virilità come un magico sigillo presero a pulsare, entrando in risonanza con l'energia della strega. Non aveva mai assaporato la forza di umbra in quel modo e... ne divenne immediatamente ingordo. La mano stretta sul fianco di Nariko la spinse verso di sé, per impedirle di farsi indietro, e senza esitare iniziò a muovere il bacino per poterla scopare come si deve, aspettando di prendere il ritmo con i suoi di movimenti. Quel momento perfetto lo avrebbero assaporato tutti e tre come una cosa sola.
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    La baciava e la stringeva tenendola vicinissima a sé, la afferrava con vigore senza troppa violenza, ma sospirando impaziente, completamente affamato. Ma non era la passione ad animare l'istinto di quel malvagio non morto, perché se Alice era abbastanza ingenua da cedere alle sue seducenti parole, lo stesso non sarebbe stato per Barghest. Ed era proprio per quel motivo che la toccava, la stringeva, la respirava addosso, le gustava le labbra e la lingua donandole tutta la sua saliva, le imprimeva l'odore addosso e le faceva sentire quel virile desiderio direttamente sulla pelle. Marchi vistosi, non per sfregiarle il corpo, non per farla sentire sua, ma per lasciarle addosso ogni parte di sé stesso, qualcosa con cui lei sarebbe andata a dormire placidamente, ma con la quale Barghest avrebbe dovuto risvegliarsi. Ecco perché quella verga pulsava sempre più forte, e il petto del non morto batteva come se fosse innamorato alla follia: a muovere quelle emozioni non erano sentimenti puri e romantici, ma malvagi. L'odio, l'orrore e la disperazione che gli avrebbe scagliato contro Barghest al suo risveglio sarebbero stati la vera ricompensa. Per questo ora doveva amare quella ragazza, farla sua, renderla dipendente da lui, farla sentire speciale, unica, farle provare qualcosa di incredibile, meraviglioso, irripetibile. La sola idea di poter fare qualcosa di così bello, dolce e meraviglioso solo per il male, per la crudeltà, bastavano probabilmente a far impazzire le idee dei più fragili. Perfino lui si perse in quei pensieri blasfemi, rinsavendo solo quando le labbra della ragazza gli scapparono di dosso, e si ritrovò con le sue mutandine fradicie tra le dita, come una sorta di perverso premio per il suo inebriante numero di apertura. Inspirò profondamente mentre abbassava lo sguardo, ammirandola mentre stava in ginocchio davanti a lui, non più così timida ma anzi, maledettamente bramosa, tanto che non servì nessun suggerimento per inviarla verso la giusta destinazione. Fu una liberazione sentirsi strappare via di dosso quei pantaloni, e appena ebbe respiro quella verga le si gonfiò letteralmente in faccia, non più pronta per andare in tiro ma turgida come se avesse voluto dimostrarle un riconoscimento silenzioso, un modo per dirle che era merito suo se si era eccitato così facilmente. La sua giovane amante non richiese nessun tipo di input, fu lei stessa a farsi avanti, impaziente di avere un assaggio più diretto di quel potere e quella carne che Thresh le aveva solo fatto annusare. La verga del non morto era massiccia, perfettamente allineata col suo fisico e la sua stazza immane rispetto a una persona normale, ma visto che aveva deciso di trattare con gentilezza la sua amante, quelle forme erano contenute dal suo potere, per non rivelare quanto in realtà mostruoso fosse il suo vero aspetto, anche nei suoi genitali. Ci sarebbe stato il tempo per corromperla a dovere, adesso doveva semplicemente farsi amare, e probabilmente dare un contegno alla sua stessa verga era l'ultimo dei riguardi che le avrebbe concesso. Si lasciò stuzzicare da quelle labbra timide ma impazienti, elogiandole con lunghi sospiri, mugugno di piaceri e denti stretti intorno alle labbra per potersi trattenere. La fissava deliziato da quella posizione quasi animalesca, mentre graffiava il terreno, lasciava penzolare il suo enorme seno verso il terreno e la sua intimità chiamava disperatamente attenzioni tanto da risultare percettibile anche se Thresh non ce l'aveva davanti per poter ammirare gli osceni movimenti che compiva. Un altro paio di labbra che supplicavano molto più forte di quelle della ragazza. Fu difficile trattenere un sorrisetto compiaciuto in quel momento, ma Thresh sapeva che non avrebbe dovuto mantenere quella recita ancora a lungo.
    Adoro i tuoi baci... tutti i tuoi baci... sei davvero irresistibile... devo a tutti i costi... incoraggiarti a dare il tuo meglio...
    Mentre parlava, dai lembi dei pantaloni che se ne stavano ai lati delle sue gambe, sfilò lentamente la cintura di pelle nera che prima stava legata intorno alla vita. La strinse tra le mani, in modo che il calore del suo corpo entrasse in contato con quello strumento altrimenti freddo, la impregnò del suo odore e del suo potere, piegandola fino a che non assunse la forma di un perverso frustino. Al culmine di ciò che disse, la vibrò senza violenza né disprezzo, lanciando un colpo di frusta sulla natica di Alice, alla sua destra. Lo schiocco fu intenso, ma non doloroso, una schicchera perversa e piacevole che colpì principalmente la parte più piena di quel culo perfetto, e sfiorò appena le grandi labbra. Un colo da maestro per darle un suggerimento, un ordine e al tempo stesso quasi un premio. La sua intimità sarebbe stata solo sfiorata da quel malefico potere intenso, chiedendone ancora, le sue carni sarebbero state stuzzicate, spingendola avanti, e lui stesso l'avrebbe accompagnata, muovendo il bacino verso di lei. Per poco non spinse la sua verga dentro quella gola in un solo colpo, Alice la percepì scivolare tra le labbra e dentro la guancia, ma un istante prima di prendere il corridoio diretto per il suo stomaco guizzò verso l'alto, finendole in faccia. L'odore maschile di Thresh le ricoprì il volto e le sue labbra finirono contro i suoi testicoli marmorei, turgidi, caldissimi, pieni di un vigore che non vedeva l'ora di uscire ed entrare dentro di lei. Il non morto la fissava dall'alto con quel frustino improvvisato tra le dita, piegandolo intorno alle mani per dargli id nuovo tutto il suo calore. Le aveva lasciato il segno sulla natica, ma non doleva, anzi... pizzicava. Un pungente desiderio che diventava sempre più grande, un desiderio che la perversa cagnolina aveva nei confronti del suo nuovo padrone. In base a quali occhi la cucciola gli avrebbe mostrato in risposta, Thresh avrebbe dosato il prossimo, inevitabile colpo, mentre le vene gonfie della sua verga marchiavano a fuoco il volto della bionda a gattoni davanti a lui.
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    Thresh sapeva che Sae stava cercando di scavalcarlo, di andare oltre a lui, ma non le avrebbe reo le cose così semplici: il non morto non si sarebbe mai accontentato di diventare un mero strumento, o guardare lo spettacolo in seconda fila. Lui c'era dentro fino al collo, in tutti i sensi, e più Sae cercava risposte, più lui avrebbe spinto il bacino verso l'alto, scivolando dentro di lei con vigore. La sua verga pulsava e si contorceva diventando sempre più calda mentre conquistava quella femminilità, e con le dita infilate dentro quello stretto buchino la obbligava ad assecondare i suoi movimenti, stavano scopando sul serio a quel punto e non era più una questione di chimica o di esperimenti. Le stava dando quello che voleva, e lui si sarebbe preso la sua parte, Piegandosi verso di lei, cercò il collo esile e morbido della donna, leccandolo impaziente, baciandolo, mordendolo, mentre la tirava verso di sé, assaporando il calore della sua energia. Forse anche lui sarebbe riuscito a scorgere qualcosa in quel modo, per questo rendeva il ritmo sempre più forte, anche se la carne di Sae sembrava pronta ad arrendersi da un momento all'altro.
    Questo però non riguardava la volontà della donna, che inchiodata in quella visione cercava di trovarci un senso, una spiegazione. Né Thresh né Scorn avevano mentito: "comunicare" per certe creature non era affatto così semplice. Erano distanti anni luce, unificati solo da qualcosa, un richiamo, un desiderio, difficile mettere assieme i pezzi ma se Sae stava vedendo qualcosa nell'estasi del momento, era perché chiunque ci fosse "dall'altra parte" si stava impegnando disperatamente per mandarle un messaggio. Quelle inquietanti mani che si facevano strada fuori dal groviglio per cercare di afferrarla venivano colpite da fulmini provenienti dal nulla, come punizioni, fulmini neri che sembravano volerle dire che non doveva fidarsi, che non doveva ascoltare le altre voci. E tra quelle mani scarlatte dagli occhi mostruosi, ne emerse una nera, diversa, una che aveva già visto perché portava sei dita invece che cinque, con due pollici ai lati opposti, e sul palmo non aveva un occhio ma bensì un simbolo. Un marchio. Era... difficile da spiegare, impossibile da disegnare, nessun piano potrebbe riprodurre quella spirale, nessuna penna saprebbe riprodurre la sua curva, nessun occhio sarebbe in grado di elaborarne le dimensioni, ma per quanto fosse difficile riprodurlo e comprenderlo, quel marchio, quella "forma" si impresse nella mente di Sae come se qualcuno le avesse marchiato a fuoco il cervello. La verga del non morto che bussava contro il suo utero la fece rinsavire, ma la visione era ancora vivida dentro di lei, stava cercando di mantenere il contatto. Stava prendendo forma... l'entità, o qualsiasi cosa fosse, la metteva in guardia. Sembrava aver capito cosa Thresh e gli altri stavano cercando di fare con lei, ammonendola: le avevano detto la verità! Quell'essere non era l'unica cosa che stava comunicando con lei... altre "mani" cercavano di uscire, rivolte verso di lei, ma non doveva ascoltare le altre. Doveva sentire solo la voce giusta, quel "marchio" che voleva aiutarla, non sfruttarla. Ammesso che Sae fosse capace di fidarsi di qualcosa di tanto assurdamente incomprensibile. E se non ci fosse riuscito il suo cazzo, allora ci avrebbe pensato la voce di Thresh a riportarla alla realtà.

    Ho capito... ho capito cosa hai visto... cosa stai vedendo... nelle profondità del Labirinto giace Alagadda e il suo abisso... ma sulla sommità, oltre la Levitazione, oltre l'albero che genera quel tetro cosmo, c'è il suo seme... il Guf Otzar.
    Anche se la situazione avrebbe offuscato la sua mente, un'insegnante di occultismo avrebbe dovuto intuire subito di cosa si trattava: nella tradizione Ebraica, con "Guf" si intende la camera delle anime in attesa di reincarnarsi. Un contenitore invisibile, ma finito, che porta le anime nei corpi dei bambini che nascono. Anche il Labirinto ha una "camera" del genere? Il misterioso essere dall'altra parte stava cercando un modo di uscire da lì... oppure il messaggio era molto più complesso di così? Cosa voleva mostrarle davvero? In mezzo a quel tripudio di estasi e di piacere, Thresh decise di attirare la sua attenzione una volta per tutte, dandole un morso vigoroso sul seno alla sua sinistra, il destro dal punto di vista di Sae, lasciandole un segno vistoso. La bocca del non morto si aprì molto, le diede un morso innaturale tanto che i denti le lasciarono segni che solo un mostro avrebbe potuto infliggerle. Il sangue della donna mandò su di giri il non morto che pulsò più forte e le diede la sensazione che quel cazzo stesse per esplodere, come se la catena che ne conteneva le dimensioni potesse spezzarsi da un momento all'altro. Il morso, per quanto doloroso e capace di lasciarle un segno enorme sulla pelle, non solo non le fece male, ma le diede una scarica di piacere intenso. Con ancora i denti infilati nella sua carne, intento a leccarle il seno, il capezzolo e il sangue, Thresh la fissò dritta negli occhi, parlandole senza muovere la bocca, usando la loro connessione spirituale.
    Cosa vedi intorno... cosa c'è intorno al Guf?!
    C'era entusiasmo nella sua voce, curiosità, era in estasi, sembrava un bambino che aspetta impazientemente la parte finale di un episodio del suo cartone preferito. Per Sae sarebbe stato difficile vedere "oltre" quella visione, la richiesta di Thresh era impossibile da soddisfare in quel momento, a meno che non avesse cercato altro potere, altro piacere, altra... connessione. Stava diventando sempre più profonda quella tra loro due, e mentre il marchio del misterioso interlocutore si imprimeva nella sua mente, Sae poteva sentire che anche il suo ventre sembrava quasi "marchiarsi" da quella verga mostruosa e irresistibile. Ma poteva davvero tirarsi indietro proprio ora? SI stava trasformando nel ricettacolo di un rituale osceno e perverso, ma se scappava proprio a quel punto, non avrebbe mai avuto le sue risposte.
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    Lo stupore delle streghe sarebbe dovuto essere un sintomo preoccupante: nessuno stava agendo sulla sua verga in maniera volontaria, quindi avevano tra le mani qualcosa di assolutamente inatteso e sconosciuto. Il problema era che nessuno dei tre stava neanche lontanamente pensando a cose serie in quel momento, e la notizia finì rapidamente nel dimenticatoio seppellita più che letteralmente da questioni più importanti. Il suo istinto gli diceva che non doveva lasciare a quelle due tutto il lavoro, dopotutto anche se aveva a che fare con due streghe o non avrebbe più potuto considerarsi un degno guerriero, ma Syndra e Nariko sapevano perfettamente come incantarlo e non solo con leccate e gesti. I suoni osceni prodotti dalle loro labbra mentre godevano e si dedicavano a lui erano come il canto di una sirena. Iceringer piantò la testa contro il cuscino e chiuse gli occhi, sfregando il capo per trattenere gemiti che esplosero comunque dalla sua bocca mentre quella verga diventava sempre più dura, energica, pulsante, impaziente di ricevere altre attenzioni. Il seno morbido di Syndra fu un giaciglio estremamente piacevole e non riuscì a resistere alla tentazione di muovere subito il bacino, lentamente, per far scivolare la sua virilità tra le sue carni meravigliose, godendosi un primo prematuro assaggio di cosa lo aspettava. Salendo, la verga pulsava impaziente, come a voler attirare la loro attenzione, e si eccitava tremando sempre più forte nel sentire quei respiri bollenti e vogliosi. Una situazione irresistibile che lo portò a perdere qualche goccia di presperma fin da subito, rendendosi ancora più goloso agli occhi delle streghe.
    Forse... forse dovremmo... dovremmo indagare su... su questoooohhmmmpfff!
    Ci fu un istante di lucidità nella sua mente, riflettendo sul fatto che le streghe stavano banchettando con la sua verga infestata da un potere misterioso, ma Syndra pensò bene di metterlo a tacere piazzandogli la sua carne femminile davanti agli occhi e spingendolo contro di essa senza che potesse opporsi in qualsiasi misura. Non che i tentativi di Iceringer di tirarsi indietro potessero valere qualcosa, ovviamente, ma non ci fu letteralmente scampo. Appena quel fiore abbondante e impaziente fu davanti agli occhi del ragazzo, l'istinto gli suggerì di sollevare il braccio buono su di lei, afferrandole una natica per poterla accarezzare, andando sempre più in alto fino a che non fu sulla sua schiena. La accarezzò e la tirò verso di sé, mentre prima si immergeva in quel bagno perverso di umori e femminilità, per poi schiudere la bocca contro la fica fradicia di Syndra. Iceringer si ritrovò con le pupille pressoché ribaltate per la goduria, non solo l'odore ma anche il sapore di Syndra erano incredibili, e poteva sentire la sua energia fluire dentro la gola del ragazzo. Le morbide natiche massaggiavano il suo volto in un bagno perverso e nulla poteva succedere per farlo staccare da lei. Mosse le labbra simulando prima una semplice bacio, poi non riuscì a resistere e allungò la lingua. Si ripromise di farlo gradualmente ma mentì a sé stesso: l'appendice si allungò il più possibile, scavando dentro di lei come se stesse cercando qualcosa, raccogliendo quanti più umori possibili e più ne prendeva, più la sua verga guizzava verso l'alto, godendosi quei seni deliziosi e le attenzioni di entrambe le streghe, donando loro altro bollente succo maschile. Iceringer si ritrovò a mugugnare rumorosamente sulle carni di Syndra, leccandole e baciandole senza sosta, movimenti lenti ma sempre più profondi, deciso a spingerla verso di sé il più possibile. Ogni tanto la lingua riusciva a sollevarsi abbastanza da sfiorare il pertugio stretto che faceva capolino all'altezza del suo naso, ma per il momento era troppo perso in quel fiore perverso per pensare a qualsiasi altra pratica.
  8. .
    La risposta di Sae non suscitò nessuna replica da parte di Thresh, solo una risatina perversa e maligna che sembrava volerle dire che lui sapeva benissimo a cosa andavano incontro, e la scherniva per dirle che in realtà era lei ad aver capito poco o nulla. Ma si ci stava avvicinando, a modo suo. La lasciò prendersi il suo tempo, senza forzarla, rimanendo a fissarla mentre la professoressa prendeva le misure. Nel suo sguardo il non morto non stava nascondendo tutta l'attrazione che provava verso di lei in quel momento, e lo sottolineava con decise pulsazioni di quella verga mostruosa. Non aveva mai mentito su questo: era riuscito a disprezzarla sul serio, e odiava l'ottusa perseveranza con cui sceglieva le vie più stupide, complesse e inconcludenti per raggiungere il suo obbiettivo... ma quel potere era sufficiente a stregarlo, l'odio profondo che riusciva a provare Sae era qualcosa di dado e inestimabile, ma soprattutto... i lampi di odio che gli lanciava dagli occhi quando la portava all'esasperazione. Thresh non era normale, non vedeva l'amore e l'attrazione come gli altri. Non era solo complicità, compatibilità, destino. No, per lui era molto più complesso, più articolato, più... BELLO. Non sapeva assolutamente che farsene di un amore puro e tradizionale, incontaminato, esclusivo. Quello che voleva lui era un sentimento raro quanto la prima di uno spettacolo, la sua incredibile e personale opera d'arte di cui solo lui poteva godere. Poteva forse chiedere di meglio? Quel flusso di pensieri venne spezzato quando sentì le carni di Sae avvolgere la sua verga, gradualmente, non si stava ancora gettando su di lui ma poteva percepire il respiro della donna farsi impaziente, e vederei suoi capezzoli ridotti in quello stato osceno solo per lui era davvero un miracolo per gli occhi. Il volto di Thresh si deformò in un perverso sorriso pieno di goduria, tornò a fissarla e come a voler ricambiare quei gesti allungò le mani sui suoi fianchi, carezzandole le gambe. Le diede esattamente ciò che voleva: la sua oscura e perversa energia che iniziava ad invaderle la carne com'era successo prima, ma insoddisfatto del mero contatto Thresh spinse la mano destra verso le sue natiche, scavando abbastanza a fondo da raggiungere il suo buchino posteriore completamente zuppo di umori. Far scivolare dentro prima l'indice e poi il medio fu maledettamente facile, e mentre le grosse dita del non morto spalancavano la sua corolla di carne, Sae poteva sentire quell'energia tremenda scivolarle dentro come la più perversa delle medicine. Stava finalmente riuscendo a percepire un messaggio che le permise di avere una visione attraverso gli occhi di Thresh, e più avrebbe sentito l'energia del non morto dentro di sé, più sarebbe stata chiara: un tesoro fluttuante, tanto bello quanto inquietante, per la percezione di un essere umano doveva somigliare ad una sorta di idolo blasfemo, nato per glorificare una divinità e trasformarono in un crogiolo di sangue e disperazione. Un albero glorioso, grande come il mondo, brillante e acceso di energia, coperto d'oro ma anche di sangue e di corpi dall'aspetto indecifrabile. Era come una sfera di radici, pulsante, gloriosa, vivente, dalla quale fuoriuscivano delle mani scarlatte come se cercassero di uscire. La prigione pulsava, ma non come un cuore, sembrava quasi... un ventre materno. Le mani vermiglie avevano sui palmi degli occhi mostruosi inquietanti, che se prima vagavano in quel vuoto inquietante, ben presto iniziarono a puntare verso la loro osservatrice. Cosa stava cercando di dirle l'entità con quel misterioso messaggio? La concentrazione di Sae era minata dalle pulsazioni di quella verga impaziente, e dalle dita che, sapienti, scavavano dentro di lei massaggiandole quello stretto pertugio e strapparle altri perversi gemiti di piacere.
  9. .
    Thresh ridacchiava mentre la bloccava in quel bacio passionale, inutile dire che era divertente per lui metterla a tacere in quel modo, specie mentre il bacio le scioglieva ogni genere di resistenza, e iniziava ad assecondarlo. Se non poteva convincerla a smettere di sbattere contro quel muro metaforico, quantomeno poteva costringerla a sbattere la testa contro di lui, sarebbe stato più costruttivo. Mentre i loro corpi si avvicinavano e le energie tornavano ad entrare in sintonia, Thresh si rese conto di come Sae cercasse disperatamente di aggrapparsi a una risposta che fosse chiara e concisa, e il suo corpo astrale pareva come volersi separare di nuovo dal corpo per poter viaggiare chissà dove alla ricerca di qualcosa che non poteva raggiungere tanto facilmente. Per questo Thresh continuava ad esercitare la sua pressione, costringendo "le due Sae" a rimanere "unite", sovrapposte, così che quel potere si concentrasse su altro. La vera domanda, in fondo, non era cosa desiderasse quella creatura e perché avesse scelto Thresh, il vero quesito era: cosa poteva offrirgli Sae. Conscio che la donna non avrebbe mai preso in considerazione nessuna idea, visto che anche solo farsi toccare in quel modo generava repulsione nella sua mente, il non morto optò per una strada diversa, che potesse in qualche modo non solo aiutarla in quel preciso istante ma anche a lasciarle qualcosa. "Aprirsi" agli altri non era una mossa semplice, non perché Thresh avesse qualcosa da nascondere o da temere, ma perché non tutti erano pronti ad avere a che fare DAVVERO con lui, perfino Nefertiti lo aveva compreso con difficoltà, e con altrettanta difficoltà gli aveva tenuto testa. Ma Sae sembrava determinata a prendere la via più difficile... quindi perché sottrarsi? Se voleva scoprire perché proprio LUI, le avrebbe concesso un assaggio. Senza staccarsi dal bacio, Thresh la afferrò per i fianchi, tirandola a sé con vigore, accarezzandole con fare passionale e possessivo le gambe, tirando la destra verso di sé per portarsela intorno ai fianchi, in questo modo i loro sessi sarebbero tornati di nuovo in contatto e Sae si sarebbe potuta gustare l'inebriante sensazione di quella verga bollente che si sfregava contro la sua intimità, pulsante e impaziente di conquistarla ancora. Solo a quel punto avrebbe lasciato andare le sue labbra, mostrandole quanto passionale era stato il loro bacio: un densissimo rigolo di saliva univa ancora le loro bocche, come se volesse tessere un filo perverso che li univa in maniera indissolubile.
    Io trasmetto ai miei allievi la mia personale visione della Lanterna... ma non tutti sono come me. Molti la usano per i loro scopi, per ottenere qualcosa. Un pò come me. Io invece... la uso per distribuire doni. Forse è questo ciò che cerca? Si considera un "dono" che va distribuito... o magari è per qualcosa che ho fatto? Forse sono l'unico a cui è riuscito ad "aggrapparsi"... sembra davvero una risposta interessante da trovare, non lo nego...
    Mentre parlava, indietreggiò di qualche passo, mentre una fiamma verde densissima dietro di lui materializzava una grossa poltrona che sembrava un trono d'acciaio nero, reclinato all'indietro e molto spazioso, sulla quale riuscì a sedersi con facilità, così che Sae non fosse più sospesa a mezz'aria. In quel modo, la donna poteva prendere il ritmo, cavalcarlo come voleva lei, lasciarsi andare e concentrarsi. Un invito perverso, ma anche una dichiarazione di resa, o quantomeno una tregua, che Thresh la stava costringendo a siglare. Dopotutto aveva già avuto un assaggio di quella forza, già così era difficile tornare indietro, ma accettare di assecondare i suoi metodi per poter giocare secondo le proprie regole... era tanta roba per la mente di Sae da accettare. E questo Thresh lo sapeva molto bene...
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    Iceringer aveva sempre fatto l'errore di paragonare le sue avventure ai videogiochi. Nei videogiochi, quando perdi, nessuno ti festeggia e ti consola: carichi dal salvataggio e riparti da capo, non c'è molto da fare. Non c'è consolazione. Nella vita vera invece, dove non ci sono punti di salvataggio né seconde occasioni scontate, anche nei fallimenti puoi guadagnare qualcosa di prezioso. E stavolta non era pena, compianto o vergogna... era consolazione, e non di quella che ti imbarazza o ti fa sentire piccolo, ma di quella che ti fa tirare un sospiro di sollievo e desiderare di non tirarti indietro mai. Perché anche quando cadi in maniera miserabile... troverai sempre un paio di streghe tettone che ti amano! Iceringer si sentiva a dir poco commosso dalla comprensione delle ragazze, e più che due streghe maliziose ci vedeva due angeli che avevano deciso di non fargli pesare troppo il suo fallimento. E poi insomma... basta pensare al fallimento, tutto era andato per il meglio, no? Lo spirito positivo del ragazzo prese presto il sopravvento e proprio come le lacrime impazienti che sgorgavano sulle sue guance, si sciolse tra le loro mani pronto a farsi fare qualsiasi cosa desiderassero quelle due.
    Sono vostro... tutto vostro!
    Rispose impaziente, lasciandosi trascinare verso il letto come se potesse librarsi in volo. Era davvero una sensazione bellissima sentirsi amato in quel modo, e in particolare da Nariko e Syndra! Il cuore di Iceringer batteva all'impazzata, forse non aveva più il suo potere ma le streghe avrebbero potuto sentire quel vigore immenso che lo aveva sempre contraddistinto, più forte che mai, pronto a compensare ciò che gli mancava con coraggio e determinazione, proprio come aveva fatto contro Aluber. La volontà di Iceringer era davvero difficile da abbattere! Quando si ritrovò sul letto, la testa girava a destra e a manca come un flipper: non sapeva da dove iniziare a guardare, entrambe le streghe lo avevano circondato e non riusciva neanche a muovere il braccio buono timoroso di non riuscire a fare granché solo con quello. Dopotutto gli avevano detto di starsene buono, no?
    Forse non sono proprio qualunque... non ci sono molti ragazzi fortunati come me...
    Iniziò a concentrarsi, senza perdere l'emozione e l'entusiasmo, ma abbandonandosi alle loro attenzioni, dimenticandosi gli errori e la sofferenza, pronto a godersi solo quel momento di intimità. Voleva concentrarsi solamente su di loro, su quelle labbra, su quei corpi caldi che si sfregavano su di lui. Socchiuse gli occhi prima di cedere finalmente alle labbra di Nariko, così da non sentire nient'altro che la sua passione. La riconosceva benissimo oramai, non solo dal sapore, né dall'energia di strega, riusciva a percepire il desiderio di Nariko quando baciava lui, e lui soltanto, era qualcosa che solamente Iceringer poteva gustare, e nessun aggressore o altro possibile amante riusciva a sentire. Certo forse Vega si ma non era quello il punto, era qualcosa che Iceringer considerava speciale, e che lui stesso contribuiva a rendere speciale mettendoci tutta la passione. Respirava lento ma profondamente, come a voler sentire il fiato delle due streghe che si mescolava al suo, mantenendo il fisico in tensione ma non sotto stress, era banalmente un modo per dimostrare che aveva riposato abbastanza, e che poteva donare loro il proprio vigore. Sentì le labbra impazienti di Syndra e si voltò anche verso di lei, dandole esattamente ciò che cercava: un bacio che sapeva tanto di lui quanto di Nariko, forse per certi versi anche più buono del primo visto che mescolava la saliva di entrambi. Alternava le loro bocche senza aprire gli occhi, non per l'emozione o la vergogna, ma perché stava gustando quel momento come un piatto prelibato. E più le baciava, più la sua verga pulsava, impaziente, tanto che scivolando fuori dai pantaloni al minimo tocco di Nariko. Iceringer si lasciò sfuggire un gemito forte, impaziente, un fiato che somigliava ad una silenziosa richiesta, e che le due streghe non esitarono a soddisfare. Nariko fu la prima ad avventarsi sul suo sesso, e Syndra arrivò subito dopo: sentire le loro lingue e quelle labbra impazienti fu come gettarsi in una vasca di acqua bollente: irresistibile all'inizio e assolutamente imperdibile una volta abituati. Iceringer si alzò leggermente con la schiena, scivolando sul cuscino dietro di lui per mettersi in una posizione leggermente più alta, perché voleva vedere cosa stava succedendo: lo sguardo eccitato di Nariko e Syndra si incrociava all'altezza del suo sesso mentre se lo gustavano impazienti. La lingua di Nariko, la bocca di Syndra, erano un paradiso per i sensi e il giovane si ritrovò a gemere forte mentre sentiva le vene della sua verga gonfiarsi e diventare sempre più impazienti, vogliose di venire e accendere quella luce vermiglia che lo caratterizzava e... cosa? La testa di Iceringer si fece improvvisamente pesante, tanto che dovette portarsi la mano buona sulla faccia, e la fece scivolare verso i capelli per darsi sollievo. Il tormento che gli aveva inflitto Aluber si fece estremamente forte, come se molti ricordi fossero risaliti tutti assieme. Non riuscì a provare dolore ma fu una stranissima sensazione, come uno spettro che non vuole abbandonarti. Fortunatamente, l'influenza delle streghe stava scacciando via ogni singolo pensiero negativo, era come se le loro oscene leccate e quei baci perversi riuscissero a spingere via ogni influenza negativa, anche quel poco che gli era rimasto dall'avventura nel Labirinto stava venendo scacciato, e ben presto i mugugni di dolore lasciarono spazio a gemiti di piacere. Le streghe sarebbero riuscite a capire che stavano facendo qualcosa di estremamente positivo, ma la confusione di Iceringer non derivava da quelle sensazioni post traumatiche, piuttosto comuni nel suo "mestiere", ma bensì da qualcosa di molto più... rosso ed evidente.
    Wow questo... è davvero... incredibile... oooohh...
    Lo disse sciogliendosi sui cuscini, godendo di quel bacio perverso che aveva come protagonista la sua verga, dando per scontato che fosse opera delle streghe, quando in realtà non era così: la verga del ragazzo aveva assunto una colorazione decisamente unica, era scurito ma non carbonizzato, anzi sembrava lucido rispetto ad una pelle umana. Le vene e alcune striature avevano assunto un aspetto rossiccio vivido, pieno di energia, e la punta risultava più rossa che mai. Emetteva una leggerissima luminescenza, e dal moncherino fasciato usciva lo stesso identico bagliore energetico. Togliendo le bende dalla zona mozzata infatti, avrebbero trovato lo stesso identico motivo: pelle scurissima, lucida come l'ossidiana, attraversata da striature rosse ed enigmatiche. Aveva un'aria esotica ma non esattamente appartenente al Labirinto. Era un pò come se il corpo di Iceringer avesse reagito, sviluppando un'energia particolare che stava... "aspettando" di comunicare con qualcosa. Una spina scoperta, in attesa di collegarsi a un nuovo potere. E i punti cardine erano proprio il braccio mancante e ovviamente la sua verga. A differenza dei timori di Iceringer, probabilmente il suo sesso non era mai stato così interessante prima di allora.
    Vi prego non vi fermate...
    Pulsò vigoroso come non mai tra le loro labbra, mentre i testicoli vibravano, inspessendosi come se si stesse accumulando energia al loro interno. Non c'era nulla di sbagliato in ciò che stava succedendo, non era un negativo presagio né i resti di un'oscura corruzione. Era qualcosa che si risvegliava, e ancora una volta succedeva tutto grazie a loro.
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    Come poteva arrabbiarsi, o prendersela con lei? La vedeva così ingenua, ignorante, sarebbe stato come arrabbiarsi con un bambino che fa i capricci. Per Thresh non era diverso, e Sae poteva continuare a sbattere la testa contro le sue convinzioni quanto voleva, nulla le avrebbe dato ragione. E più lei rinnegava la verità che Thresh le mostrava, più il non morto ne avrebbe goduto. Con tutta la sua forza, con tutta la sua determinazione, quelle emozioni non facevano altro che eccitare ed estasiare Thresh sempre di più, rendendolo forte e determinato. Ma la cosa che più disturbava Sae non sembrava essere il suo atteggiamento o quella situazione assurda, quanto piuttosto il modo in cui Thresh affrontava quella realtà folle, blasfema e assolutamente inconcepibile. Visto che non si stava facendo avanti e anzi, sembrava quasi pronta a strapparsi i capelli, fu Thresh a fare un passo verso di lei, deciso a prendere l'iniziativa. La afferrò i polsi, forte, non abbastanza da romperle le ossa ma quanto bastava per costringerla a mollare la presa sui suoi capelli. Avvicinandosi, la grossa verga che svettava sul suo ventre si piazzò su quello di Sae, facendole sentire il calore, il turgore, l'odore forte e pungente che fino a pochi istanti prima l'aveva fatta impazzire. Era davvero carico di energia e sembrava infinita, un'energia così piacevole quanto pericolosa, pronta a farla impazzire. Toccandola in quel modo, la investì con il suo potere, fece in modo di non ubriacarla perché non voleva zittirla e basta come avrebbe fatto un prepotente, il suo unico obbiettivo era frantumare quel poco che restava addosso alla donna, bruciandolo come se quei vestiti fossero stati fatti di cenere, così che Sae sarebbe stata nuda davanti a lui. L'energia di Thresh che le attraversava il corpo in maniera così ponderata aveva acceso qualcosa in lei, tanto che gli occhi di Sae divennero di un giallo luminoso e si contornarono di nero come se fosse stata pesantemente truccata, proprio come quando aveva incontrato Fortinbras. Avrebbe sentito il suo corpo e il suo spirito risuonare assieme, come se volessero diventare una cosa sola, e più si spogliava, più riusciva a vedere bene la sagoma di Thresh, che aveva fatto lo stesso: non più una fiamma che gli avvolgeva il corpo, ma quell'oscura giacca che diventava parte di lui, e la maschera di ossa si fondeva al suo volto rendendo le fiamme verdi più simili ad un metallo organico pronto a cambiare forma in qualsiasi momento. Stava iniziando a vederlo... iniziava a capirlo. In maniera maledettamente lenta rispetto agli altri, ma ci stava riuscendo. Sae gli aveva chiesto come faceva ad essere così sicuro che le cose sarebbero andate come diceva lui, e mentre la fissava serio negli occhi, non riuscì proprio a trattenere una leggera risatina, accompagnata dal più classico dei suoi sorrisi perversi.
    Perché... è quello che VOGLIO. Le creature che danno la caccia a quelle come te non vedono l'ora di spezzare la tua volontà. La mia invece... è così forte che plasma l'universo. Cosa ne vuoi sapere tu, che tremi al solo pensiero di guardarmi negli occhi? Questa è la tua debolezza, Sae... la tua volontà è... FRAGILE.
    E come a volerlo dimostrare, si avvicinò a lei tirandola per i polsi, costringendola a schiacciarsi contro il suo ventre d'acciaio e la sua verga impassibile. Si fiondò sulle sue labbra cercando di darle un bacio che non sapesse né di forza né di arroganza, un bacio colmo di passione che non sapeva di altro. Labbra vigorose, impazienti, lingua irresistibile, curiosa, complice, un bacio simile a una danza che l'avrebbe attratta verso di sé, intaccando quella famigerata, fragile volontà che Thresh desiderava tirare fuori. Le stava facendo capire che non esistono certezze né tanto meno risposte valide, l'unica cosa che potevano fare era comprendere, combattere, manipolare e trasformare la propria volontà in verità. Il resto era solo un pallido tentativo... o un goffo fallimento.
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    Il rapido crescendo della rabbia di Sae era sempre uno spettacolo sublime per Thresh, e non se ne privava mai. Sollevò le braccia verso il petto portandole lentamente in una posizione conserte, mentre troneggiava imperterrito su di lei, fissandola dall'alto il basso, tronfio della follia che riempiva di orgoglio e di conoscenza la sua persona. Sae doveva ammetterlo: aveva avuto a che fare con ogni genere di bullo ma nessuno era come Thresh, così pieno non solo di sé ma anche di oscuro sapere, da risultare praticamente inamovibile. E quelle poche volte che lo aveva visto incrinarsi, aveva sempre trovato il modo per rimettersi in carreggiata, senza tentennare. E lo stesso faceva ora, mentre le sbottava strappandogli non sussulti o suoni di sgomento, ma risatine divertite. Scuoteva col capo facendo tintinnare i ganci appesi ai suoi capelli come se fossero la parodia di una colonna sonora per le parole di Sae, del tutto prive di senso alle orecchie del non morto?
    Ah davvero? Abbandonerai tua figlia solo per fare un dispetto a me? Ti ucciderai ben consapevole di quanti impazienti siano "quelle cose" dall'altra parte, che possono resisterti solo perché sei su questo piano? Ti lasceresti davvero scivolare nel loro abbraccio ignorando quanto prezioso in realtà il DONO della vita sia? Pensi che la morte sia una liberazione? Hai capito cosa hai davanti in questo momento, vero Sae? Oppure fingi di non capire?
    C'era uno zombie davanti a lei, una creatura senza battito cardiaco, che per di più andava in giro a sbandierare una lanterna piena di anime o frammenti di esse, parte integrante del suo potere, intente a comunicare con una dimensione che di quelle entità ne aveva a bizzeffe, in forme che Sae non riusciva nemmeno a immaginare. Thresh sapeva di averla provocata, e lo faceva di proposito, per questo rimase immobile anche mentre Sae gli legava di nuovo quel rosario intorno al cazzo, strappandole prima un sussulto di dolore, poi un verso di puro piacere. Mentre Sae cedeva alla rabbia, però, Thresh rimase con le braccia ancorate in posizione conserte, senza mai lasciarle andare, come se fosse legato. E la guardava negli occhi mentre lo faceva per ricordarle un vincolo: lui non l'avrebbe obbligata proprio a fare un bel niente. Non l'avrebbe MAI ingravidata contro il suo volere, né le avrebbe impedito di uccidersi, o tanto meno l'avrebbe uccisa lui. Erano legati da un patto, resistente quanto le erano quelle braccia conserte in confronto alla forza di Sae. E lui stesso non l'aveva stuprata, né l'aveva obbligata a cedere, né si era sottratto prima o ora al trattamento del rosario. L'avrebbe scelto lei e basta, fino alla fine. Stava semplicemente mettendo in ridicolo le sue idee, le sue assurde scappatoie, ignorando quelle reali. Abbassando il tono per farle capire che non serviva a niente minacciarlo o gridare, Thresh le mostrò di nuovo il suo più perverso sorriso, avvicinandosi a lei tenendo le braccia incrociate.
    Un tempo le persone consideravano una follia l'idea di mettersi in corpo una parte del virus nella speranza di sviluppare anticorpi grazie a un "vaccino"...
    Distolse lo sguardo dalla donna, finalmente sciogliendo le braccia ma senza movimenti improvvisi. Si limitò ad alzare un braccio, il sinistro, verso l'esterno, e la sua lanterna comparve di nuovo come uno spettro evanescente, sotto di essa. Lo sguardo di Thresh era rivolto ad essa a quel punto: il suo "vaccino". Thresh non aveva semplicemente stretto un patto col Labirinto, si era impossessato del suo potere. Non subiva le angherie di quel posto, ma le controllava. Non ne era immune, ma le conosceva, le contrastava e le asserviva ai suoi desideri. Perché aveva imparato a manipolarle col dolore, la lussuria, la follia, e ogni genere di nefando rituale che aveva richiesto quell'oscuro cammino. Ecco di cosa doveva avere paura Sae: non la sua immane stazza o la sua inebriante energia... ma ciò di cui era disposto a fare quel mostro pur di ottenere ciò che voleva.
    Prima o poi ti renderai conto che la tua paura e il tuo orgoglio sono nemici assai peggiori di me... ma ti assicuro che farò di tutto per essere all'altezza, mia cara...
    A quel punto tornò con lo sguardo su di lei, allargando un sorriso mostruoso e malevolo, mentre allargava le braccia con aria impaziente, quasi affettuosa: la invitava a farsi avanti, a gettarsi tra le sue membra e prendersi quello che voleva, senza domandarsi da chi lo pigliava e come lo faceva. Quelle cose non erano importanti... e prima Sae lo capiva meno avrebbe pensato a come ammazzarsi, e più a come ricongiungersi con suo marito... sempre se quello era ancora il suo desiderio. Thresh iniziava a dubitarne...
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    Iceringer riusciva a comprendere il dolore e la gelosia delle streghe, e sicuramente anche loro avrebbero letto sul suo volto quanto fosse difficile accettare una verità oggettiva e senza sentimenti, era impossibile fingere che non ci fosse un legame tra di loro che gli altri non potevano uguagliare, era impossibile credere che bastava trovare le corrette giustificazioni e tutto sarebbe tornato alla normalità, ma il punto era proprio questo. Iceringer non voleva fingere di essere stato geloso di Vega, Stige o qualsiasi altra avventura ci fosse stata, non voleva fingere di essere nel giusto se ripensava a ciò che era capitato a lui, perché vivevano in un mondo complesso e da entrambe le parti avevano scelto di combattere, quindi era impossibile non incappare in nuovi mostruosi Aluber, o cercare la forza attraverso il contatto fisico. Quello che voleva era accettare anche quei sentimenti, dome il dolore e la fatica, e renderli la loro forza, qualcosa che apparteneva solo a loro, perché unicamente loro avevano quel legame speciale. E quando le streghe lo capirono, dimenticarono velocemente tutto il resto, iniziando a guardare Iceringer più come un premio che come un manichino da punire. Il ragazzo venne sorpreso da quell'improvviso cambio di timbro tanto che iniziò a fissarle con aria confusa come se non sapesse cosa stava per succedere. E non lo sapeva, in effetti, forse dando per scontato che fossero stanche, che avessero altre priorità, che servisse loro tempo per metabolizzare tutto ma... era evidente che sottovalutava di continuo quanto quelle streghe fossero attratte da lui.
    Condividere ener... certo? Voglio dire certo che lo so ma... OH ASPETTA!!!
    Sarebbe stato stranissimo e quasi comico assistere a quel repentino cambiamento: Iceringer era debole, chiaramente privato della potenza del suo potere, privo di un braccio e psicologicamente provato. Il corpo era rimasto anche leggermente curvo fino a quel momento e quelle bende sembravano celare un fisico chiaramente indebolito. Appena capì dove Nariko e Syndra volessero andare a parare, i suoi occhi si sgranarono e il corpo reagì in maniera automatica, senza stimoli, come se ricordasse perfettamente tutto i trascorsi con le streghe a memori. La schiena tornò dritta, i muscoli si fecero serrati sia sul petto che sulle spalle per far capire alle streghe che quel vigore usato contro Aluber fino all'ultimo non lo aveva di certo dimenticato. E perfino i pantaloni, che fino a quel momento avevano servito bene, rivelarono facilmente la loro identità di meri strumenti comodi per i pazienti feriti, fin troppo elastici per qualcuno che vorrebbe nascondere la sua erezione. Nariko e Syndra videro chiaramente il suo fisico passare da fiacco e indebolito a tonico ed eccitato, e perfino lui ne fu piuttosto sorpreso. In un primo momento si sentì ringalluzzito da quella reazione tanto inattesa quanto piacevole, sfoggiando un sorriso compiaciuto ed eccitato. Poi però allargò le braccia e rendendosi conto che non ne aveva abbastanza per entrambe, si irrigidì, mordendosi il labbro inferiore con aria colpevole.
    Non so se... sono abbastanza per voi, adesso. Non percepisco più niente di Aestus Estus, la spada è andata completamente distrutta, perfino il vincolo con Chiller non c'è più... temo di essere un ragazzo qualunque ora.
    Confessò con un timbro colpevole, abbassando il capo ma non lo sguardo: cercava ancora i loro occhi, non si stava tirando indietro, stava chiedendo loro se quello che vedevano fosse abbastanza per le donne più importanti della sua vita. Lui avrebbe fatto il massimo, come sempre, senza paura e con tutto l'amore che aveva. Non era una questione di dimostrare di essere il più forte, il punto era dimostrare che avrebbe dato il massimo solo per loro.
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    L'istante di debolezza di Thresh durò molto poco, e lo fece sembrare naturale senza bisogno di dissimulare. Se Sae non avesse visto con i suoi occhi quel rosario ancorato ai suoi genitali probabilmente avrebbe perfino dubitato di essere riuscita ad intaccarlo, in un certo senso, ma era chiaro che uno come Thresh sapeva benissimo come giocare le sue carte. Era anche un combattente: saper bluffare e far credere all'avversario di non aver assestato neanche un colpo faceva parte del gioco. Ridacchiò nel sentire Sae che non si sbilanciava e si lamentava del fatto che non avevano raggiunto il loro obbiettivo, come se fosse stato lui quello ad aver messo una tagliola magica intorno alle palle del suo amante. Ma oramai era abituato all'anima ottusa di quella donna, quindi non si scompose e passandosi una mano sulla fronte e poi sui capelli, alzò il mento verso l'alto, mettendosi in mostra per farle vedere che quella verga enorme non aveva ancora esaurito i suoi colpi.
    Io posso andare avanti anche tutta la notte... sei tu quella che hai provato a decapitarmi... in un certo senso. Ma se vuoi il mio parere, non è stato solo quello il problema. Non che mi aspettassi di vedere la soluzione al primo colpo, anzi di solito "trial and error" è il metodo migliore per questo genere di esercizi. Quindi se vuoi continuare, prima di gettarti di nuovo addosso al tuo affascinante nemico, permettimi di suggerirti un esercizio mentale...
    Sae avrebbe dovuto ammettere che una chiacchierata per riprendere fiato era assolutamente ciò di cui aveva bisogno, come al solito per quanto odioso, pericoloso e terrificante fosse, Thresh sapeva esattamente cosa stava facendo. Oramai, più che una collega, la vedeva quasi come una delle sue allieve, e su questo Sae non poteva farci proprio nulla. Alzò la testa, chiudendo gli occhi, e tenendo il palmo della mano rivolto verso l'alto, riprese a parlare. Muoveva le dita come se stesse soppesando qualcosa di invisibile, come se stesse cercando di dare forma ai suoi pensieri.
    Non hai idea di cosa stai cercando... ma puoi immaginarlo. Forse non sai come comunicare, ma puoi desiderarlo. Puoi mandare il tuo messaggio... che poi lo griderai in preda agli spasmi di un orgasmo, o lo piangerai disperata, non farà differenza: è una questione di volontà. Ma soprattutto cerca di dare una forma alla risposta che ti aspetti. Esprimi chiaramente, almeno nella tua testa, cosa stai aspettando. Dagli l'aspetto di uno sguardo familiare, dagli la forma di un oggetto, è come metterlo su carta, ma nel tuo cervello. Assicurati che la tua volontà si a concentrata su quello e non lasciarti distrarre dal mio irresistibile fascino...
    Ridacchiò divertito, alzando solo di qualche millimetro la palpebra dell'occhio destro come se volesse lanciarle una frecciatina. Dopodiché rimase in silenzio, lasciandole altro tempo, mentre la mano che prima soppesava i suoi pensieri, si piegava per invitarla a farsi avanti.
    Quando ti senti pronta, io sono qui... ma ti avverto: tieniti stretto quel rosario... non ho nessuna intenzione di trattenermi.
    Thresh non aveva perso la voglia id tenere alto il loro confronto. Chissà, magari Sae avrebbe capito che sarebbe stato tutto molto più semplice abbandonandosi completamente a lui. La resa del suo avversario era comunque una vittoria, agli occhi di Thresh, per quanto molto poco appagante...
  15. .
    Man mano che l'amplesso aumentava, Sae poteva sentire chiaramente la sua carne avvinghiarsi intorno alla verga di Thresh, come se qualcosa intorno a lei la stesse stringendo, costringendoli a diventare una cosa sola, un'oscena fusione di carne umori e piacere che non prometteva nulla di buono. Eppure era così maledettamente piacevole da ubriacare completamente la testa. Come avrebbe potuto opporsi? Non poteva, o almeno questo era ciò che pensava Thresh. Non perché Sae non avesse i mezzi, anzi dopotutto era stato lui a fornirglieli: ciò che rendeva il non morto così maledettamente sicuro di sé, era che quello sguardo, quel corpo, quei gemiti, non potevano nascondergli nulla. Sapeva di averla fatta impazzire, di averla incantata, di averla sedotta profondamente, spingendola a barattare tutto, dal suo orgoglio alla sua femminilità, pur di ottenere ciò che voleva. Per questo era così sicuro di sé. per questo fu così sorpreso quando il corpo astrale approfittò della sua incredibile vulnerabilità prossima all'orgasmo, per avvolgergli intorno al cazzo e alle palle quel rosario che funzionò anche meglio della sua stessa catena.
    Questo è... che significa?
    Non lo disse con tono disperato, o furioso, sembrava genuinamente confuso, per quanto quella voce profonda, mostruosa e cavernosa potesse sembrare normale. Fino ad un istante prima sembrava quasi che la verga di Thresh fosse pronta ad allargarsi, a esplodere, a trasformarsi in una corona di spuntoni pronti ad attraversarle il ventre per rimanere ancorata dentro di lei e far germogliare ben più di un frutto blasfemo. Ma la presa del rosario lo bloccò del tutto, tenendolo ancorato a quelle "dimensioni umane", per così definirle, lasciandolo impreparato e... chiaramente, insoddisfatto. Il ritmo rallentò ma non riuscì a fermarsi, Sae lo sentì pulsare sempre più forte ma senza mai esagerare, permettendole di gustarsi quell'intenso amplesso fino alla fine, fino a quando non esplose dentro di lei. Fu un orgasmo decisamente travolgente, e anche se non era niente in confronto a ciò che Thresh le aveva riversato dentro e addosso altre volte, si rivelò comunque abbondante, denso, pregno di energia. Non scivolò dentro di lei, fu proprio come un vulcano che erutta direttamente nel ventre di una donna, fiotto dopo fiotto, accompagnato da contorsioni intense della verga e del petto del suo amante, perso in un'esplosione di piacere incontrollabile. Il ventre di Sae iniziò ben presto a traboccare, facendo scorrere nelle sue pareti uterine e quella fica bollente tutto il succo del non morto, fino a che non iniziò a grondare. Nonostante fosse stato trattenuto, quell'orgasmo valeva almeno cento di quelli di Mike, forse anche di più, fu qualcosa di puramente statico, ineguagliabile, impossibile da concepire per una mente e per un corpo umano. Tornare alla normalità sarebbe stato difficile per Sae e... in realtà, anche per Thresh. Il non morto si fece indietro dopo aver sfogato il grosso dentro di lei, scivolando fuori dalla sua carne per ricadere all'indietro, sedendosi a terra. Nel farlo gli ultimi fiotti schizzarono sulle natiche e sulla schiena di Sae, facendole sentire quanto caldo fosse quel seme. Era carica del potere di Thresh, ma non ne era stata contaminata. Il rosario aveva funzionato, e forse anche fin troppo bene. Se avesse trovato la forza di voltarsi, o quantomeno usare gli occhi del suo corpo astrale per fissare Thresh, lo avrebbe trovato intento a tenersi quella verga durissima, coperta di umori e seme, aveva uno sguardo confuso e vagamente affaticato, non come se avesse fatto una lunga corsa ma respirava profondamente, era evidente. Il rosario si era quasi fuso nella sua carne, come se volesse inciderlo, tanto che non riusciva a muoverlo nemmeno di un millimetro. Le labbra del non morto erano serrate, per un secondo Sae pensò di avere davanti una figura sofferente che era stata scacciata con la forza ma... no, quelle labbra serrate erano per celare goduria. Quella era stata una tortura per Thresh, era vero... ma pur sempre una tortura.
    Lo ammetto... questo... questo non mi succedeva da molto tempo.
    Forse Sae lo aveva visto almeno una volta in vita sua... la sensazione di qualcuno che ha il controllo assoluto, sentire quel controllo scivolargli via. La verga di Thresh era piena di potere ma risultava avvolta... dallo spirito di Sae! Non riusciva a togliere quel rosario non tanto perché era incastrato nella carne, ma perché il potere di Sae la teneva ancorata a lui. Una specie di strano esorcismo, quello, ma era curioso che la professoressa stesse scoprendo una cosa del genere proprio quando si era appena chiesta come avrebbe potuto Tarabas tenergli testa. Appena Thresh capì la situazione, spalancò la mano libera in direzione della sua verga, materializzando la lanterna proprio vicino a lui. Lo strumento di oscuro potere prese ad allargare una forte pressione energetica, che schiacciò Sae, indebolendola ed iniziando ad assorbire la sua forza. Ne bastò pochissima, e ben presto il potere di Thresh riuscì a contrastare l'influenza della donna, e il rosario cadde ai piedi di Thresh, coperto di umori e seme, indebolito ma ancora utile per il suo scopo. Liberarsi di quel manufatto era stato facile, ma non era qualcosa di previsto. Non dal non morto. Questo non gli impedì però di sfoggiare un sorrisetto soddisfatto, mentre fissava l'orifizio di Sae chiaramente spalancato e colmo del suo seme, grondare di umori assortiti mentre si godeva l'orgasmo migliore della sua esistenza.
    Beh...? Non è stato così terribile, no? Meine kleine Sae... ahhhh che bella sensazione poterlo dire ora in senso molto meno figurato...
    Ridacchiava compiaciuto, perché era riuscito comunque a scoparla in quel contesto, e anche se non era andato fino in fondo era certo di essere riuscito a lasciare qualcosa dentro di sé. Se non il suo seme, quantomeno il suo marchio. E Sae, per quanto finalmente appagata fosse, non poteva negare che quell'esperienza terrificante e traumatica... sarebbe stata irripetibile con chiunque altro.
20828 replies since 14/1/2007
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