Il terzo incomodo

per Hina

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  1. Kira dietro lo specchio.
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Ovviamente da dietro lo specchio! Il tuo specchio...

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    Era una placida serata primaverile, tiepida e senza vento, perfetta per godersi un'oziosa passeggiata tra le vie della città o da trascorrere al tavolo all'aperto di un ristorante, con qualche amico e una bottiglia di vino per ravvivare la conversazione. Le luci di Roma brillavano vivaci e seducenti e dappertutto spirava un senso di serenità che sembrava far andare un po' più piano i passanti, come se indugiassero per evitare di raggiungere troppo presto i loro impegni.
    Adam, però, non indugiava affatto e d'altronde non si stava proprio muovendo: non era lui a dover andare dal suo impegno, bensì il contrario. Di che impegno si trattasse, era perfettamente deducibile dal vestito elegante, costoso, che indossava e dal voluminoso, perfetto mazzo di rose rosse che teneva nella mano inguantata, oltre che dall'espressione tesa e impaziente che animava i suoi lineamenti. Era passata circa una settimana dal suo ultimo (e secondo) incontro con Hilda e da allora l'aveva sentita al telefono sporadicamente, scambiandosi messaggi dolci ma senza parlare troppo, sia perché entrambi avevano i loro impegni (soprattutto Hilda sembrava averne molti) sia perché Adam non aveva la benché minima idea di come comportarsi con lei, di come condurre la loro relazione. Quando se n'era andata, la mattina dopo la loro notte di passione, aveva passato ore intere seduto a rivivere i momenti trascorsi insieme e a sorridere come uno stupido, sentendosi dentro una felicità mai provata prima di allora, che gli faceva desiderare di scendere in strada a cantare, a importunare i passanti per trasmettere in qualche modo la sua contentezza e che, però, non gli permetteva di fare altro che fantasticare a tutto spiano; già arrivato a sera si scoprì impaziente di rivederla e quando i giorni si avvicendarono senza che ciò fosse possibile, quantomeno nel breve termine, la sua felicità iniziò a trasformarsi in inquietudine e timore.
    Lui e Hilda avevano condiviso qualcosa che andava oltre il semplice desiderio e la passione di una notte, era vero... ma che fosse proprio quello il problema? Insomma, malgrado quanto gli avesse detto Hilda, lui le aveva comunque fatto cose che sapeva terribili e che pesavano sul suo cuore come macigni, senza contare che si sentiva confuso e incapace di definire certi comportamenti della vampira; non che continuasse a imputarle alcunché, ovviamente, si era convinto che fosse stato tutto un grande equivoco ma tale convinzione veniva dal cuore e la sua mente, assai più ostinata, doveva ancora interiorizzarla. Inoltre, c'era anche un problema che in quella prima mattina non aveva assolutamente preso in considerazione: Hilda era bellissima, la donna più bella che avesse mai visto e aveva tante qualità quante curve, era probabile che ricevesse ogni giorno miriadi di approcci e di attenzioni da parte di uomini e donne... lui come avrebbe potuto competere con un simile assalto? Anche soltanto a livello meramente statistico, qualche persona che dovesse risultare di suoi gradimento doveva pur incontrarla e lui non si sentiva affatto in grado di reggere il confronto con un qualche altro spasimante, soprattutto se fosse stato un uomo di successo e ambizioso. Dopotutto lui che traguardi aveva raggiunto, quali obiettivi poteva dire di aver strappato alla vita? Quello di essere un guerriero mediocre o di aver avuto la fortuna di aver trovato persone incredibili e pazienti disposte a supportarlo e a insegnargli a essere un vero Portatore di luce? Forse poteva vantare una certa avvenenza, ma di begli uomini ce n'erano a palate e la maggior parte non si trasformava in uno scarafaggione antropomorfo!
    Insomma, stava conoscendo le comuni pene d'amore che erano proprie di tutte le persone inesperte e insicure, quindi un mattino aveva preso una decisione: anziché lottare tutto il tempo coi fantasmi di qualche belloccio arrogante (era consolatorio pensare che tutti i possibili pretendenti di Hilda lo fossero), scrivendo messaggi articolati (e melensi) che poi cancellava per scrivere dei più sicuri e banali "che fai?", decise di invitare Hilda a una serata speciale solo lei e lui. Le chiese, dunque, se fosse libera e se le andasse di uscire insieme e, una volta ricevuto il suo assenso, organizzò quella che reputava una serata assolutamente perfetta: prenotò un tavolo per due nel ristorante più chic della città, indossò il suo abito migliore e passò circa due ore in bagno, oltre a prendere il mazzo di rose rosse più bello che fu in grado di trovare. Per rendere il tutto più romantico e speciale aveva chiamato lui il taxi di Hilda e non le aveva detto dove l'avrebbe portata, in modo che lei avesse la sorpresa di lui che le apriva la portiera davanti al ristorante, impeccabile e romantico. Aveva previsto tutto nei minimi dettagli e niente, niente poteva andare storto.
    ...guarda un po' chi c'è: Insetto Stecco, ciao! - trillò una vocetta fin troppo conosciuta alle sue spalle, tanto che Adam saltò quasi sul posto e si voltò come un cane a cui viene pestata la coda. - Bowen! Ma tu che ci fai qui?! Perché sei qui?! - disse con gli occhi sbarrati, spiazzato e infastidito da quell'incontro non previsto e, soprattutto, assolutamente non voluto. A quelle domande assurde, il demonietto arricciò il naso per poi abbandonarsi a un sorrisetto birbante: gli era bastato un colpo d'occhio per capire come mai la tiranide fosse tanto nervosa e la cosa lo deliziò. - Io che ci faccio? Al massimo che ci fai tu! Insomma, se non sapessi che siamo colleghi, avrei potuto pensare che ti sei dato alla vendita di fiori nei ristoranti... ma, insomma, sei un po' troppo elegante e chiaro di carnagione per fare questo lavoro. - concluse, con un ghignetto eloquente sul volto mentre indicava col dito i suoi vestiti e il mazzo di rose.
    Adam spalancò gli occhi e arrossì come un ladro colto in flagrante. - Eh? Questi? A-ah... n-no, ecco, vedi... i-io... - balbettò, istintivamente portando i fiori dietro la schiena come se, nascondendoli, potesse in qualche modo cancellare l'intuizione del suo amico. - Non provare nemmeno a negarlo! Allora, bastardo, mi vuoi dire com'è la tua ragazza? - gli disse, sorridente e afferrandogli un braccio col fare intimo e malizioso di un amico molto invadente. - Non è la mia ragazza! - sbottò Adam, schermendosi, prima di avvampare e correggere il tiro: - Cioè... è-è un po' complicato, noi... ci stiamo frequentando. - ammise, per un attimo perdendosi nel ricordo delizioso di Hilda. - Adam, porca miseria, sei proprio cotto! E io che pensavo volessi solo rifarti dopo che ti è andata male con le ragazze... - esclamò deliziato il demonietto, alludendo alla sua parziale disavventura con Clerice e Raiko. A una simile allusione Adam avvampò e si confuse definitivamente, incapace di formulare un pensiero di senso compiuto. - A proposito... ha le tette grandi come quelle di Raiko? E il culo com'è? Avanti, dai... lo so che siamo fatti della stessa pasta, tu e io! - implacabile Bowen continuò a metterlo in imbarazzo, senza lesinare colpetti complici e maliziosi col gomito al suo braccio.
    In realtà l'intento del demonietto era assai meno morboso di quanto sembrasse, poiché desiderava soltanto mettere in imbarazzo l'amico e magari carpire qualche nuova informazione con cui prenderlo in giro in seguito, ma non voleva in alcun modo rovinargli l'appuntamento, anzi era sua intenzione divertirsi un altro po' per poi lasciarlo solo. Soltanto che, non visto da nessuno dei due, a pochi metri da loro si fermò un taxi con a bordo qualcuno di estremamente atteso (o inatteso) da parte di entrambi.
     
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