Incontro virtuale

x Hina

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    Roma, capitale del progresso tecnologico e sede del più grande impero probabilmente esistente sul pianeta, fulcro della storia passata e presente. Ovviamente un luogo come questo non poteva rimanere inosservato dalla vista di Aura che di certo vedeva in Roma la sede per un enorme progresso da parte della razza umana. Era chiaro probabilmente per tutti che gli esseri più potenti risiedevano in questa nazione e l'esempio lampante di questo pensiero era rappresentato dallo stesso Imperatore Caius. La cyborg si sarebbe recata nel quartiere probabilmente più ricco della città, dove si ergevano le banche più importanti di tutta la nazione, tra cui la Midas. Era lì come mera osservatrice, non aveva intenzione di fare nulla di particolare in realtà, era troppo presto per esporsi in un luogo lontano dalla sua casa in America. Ma era del tutto intenzionata a portare il suo seme anche lì e, dalle informazioni che aveva raccolto nel tempo, sapeva anche già dove doveva puntare l'occhio. Indossava un abito formale: una camicia bianca leggermente sbottonata sopra il seno, una giacca nera e pantaloni abbinati, con delle scarpe a tacco probabilmente un po' azzardate. Ma l'essere una cyborg le permetteva di bilanciare il peso ad ogni passo e per questo motivo non sembrava minimamente in difficoltà a camminare con quelle scarpe. Degli occhiali da sole le coprivano gli occhi, mentre i capelli erano raccolti in una coda di cavallo. Insomma, sembrava una donna di borsa, intena a passeggiare nel suo ambiente naturale. Sarebbe entrata in uno degli edifici più vicini, dove erano presenti svariati sportelli per il ritiro di denaro, oltre che alcune cassette di sicurezza private. Il luogo era ben sorvegliato, sia da telecamere che da guardie, bisognava essere dei pazzi nel cercare di fare breccia in un luogo come quello. Aura avrebbe portato la mano destra sugli occhiali, abbassando leggermente le lenti in modo da scoprire le pupille verde smeraldo, guardandosi attorno con estrema tranquillità. La tencologia di quel posto era straordinaria, sarebbe potuta restare lì tutto il giorno a raccogliere dati ed elaborarli, acquisendo chissà quali conoscenze utili per i suoi piani, tutto senza sollevare il minimo sospetto. Si sarebbe seduta su una poltroncina di pelle, accavallando le gambe, continuando a studiare l'ambiente e le persone che passavano di lì, scannerizzando volti, armi, sistemi di allarme e quant'altro le passava sott'occhio. Si sentiva quasi a casa, ma ben presto quel sogno idilliaco si sarebbe dovuto interrompere visto che la giornata si sarebbe di certo movimentata.
     
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    I genitori di Sheba avevano aperto vari conti correnti dove poter mettere qualche piccolo gruzzoletto di soldi per sostenersi o per dare un minimo di fondi per il futuro di Sheba. Sembravano essere stati consapevoli che prima o poi non ci sarebbero più stati per Sheba, e si erano preoccupati di darle modo di poter vivere anche senza di loro. Ogni volta che andava a prelevare dei soldi da uno di quei conti le si metteva addosso una tristezza infinita poiché era il momento in cui sentiva di più la loro mancanza. Aveva bisogno di comprare qualche indumento in più visto che negli ultimi tempi ne rovinava un sacco nelle battaglie. Doveva solo andare dentro la banca e prelevare, niente di più facile e veloce. Peccato che qualcun'altro aveva progetti e idee molto diverse per quel giorno. La prima cosa strana che vide fu una guardia fuori dalla porta di ingresso. Di solito se ne stavano all'interno dell'edificio poiché al direttore non piaceva sembrare una caserma e voleva avere un aria più accogliente per i clienti. Oltretutto quella guardia in particolare non l'aveva mai vista in quella banca. Non era la prima volta che ci andava e più o meno conosceva i volti di chi ci lavorava. Quando gli si avvicinò per entrare la guardia la fermò e le disse che la banca era chiusa. Sheba aggrottò le sopracciglia perplessa: era in perfetto orario e aveva visto che c'erano delle persone all'interno, come faceva ad essere chiusa? Notò che era nervoso e provando ad insistere per usare almeno il bancomat automatico venne respinta in malo modo. C'era qualcosa di molto strano, ma Sheba non insistì decidendo invece di far finta di nulla per allontanarsi e girare l'angolo dell'edificio. Cercò la centralina elettronica per connettersi alle telecamere di sorveglianza e guardare all'interno della banca. Chiamatelo sesto senso o intuito ma Sheba sentiva che c'era qualcosa di strano e ne ebbe la conferma poiché Ariel le comunicò che i circuiti erano stati manomessi per trasmettere delle registrazioni di giornate normali. Bypassando però tramite l'IA il blocco, riuscì a vedere, proiettate direttamente nelle sue retine, che all'interno si stava svolgendo una vera e propria rapina. C'erano uomini armati che puntavano le armi contro le cassiere, altri che puntavano le armi contro alcune persone che erano state fatte sedere a terra lungo una parete per tenerli sotto controllo.
    Ariel, manda un messaggio ad Eloy, avvisalo. le ordinò così da poter agire senza ulteriori indugi. Non poteva aspettare che arrivasse la polizia, era sicura che non avrebbero fatto in tempo, doveva intervenire, così da guadagnare il tempo necessario. Doveva agire in fretta, così richiamò i suoi abiti da Watchmen con tanto di maschera per cambiarsi il più in fretta possibile. Scelse di entrare nell'edificio nel modo più diretto possibile, tramortendo la guardia all'esterno per poi entrare con un piccolo effetto sorpresa. Non aspettandosi un intervento così repentino e visto che la guardia esterna non riuscì ad avvisarli in tempo, Sheba riuscì ad attirare l'attenzione su di sé. I rapinatori puntarono le loro armi contro di lei.
    Che cazzo fate? Sparate a quella stronza! urlò uno di loro prima che una pioggia di proiettili andò contro Sheba. La ragazza riuscì a richiamare il suo fidato scudo parandosi dietro di esso dai numerosi colpi. Una vera fortuna che le sue proiezioni potevano formarsi distanti da lei e non esitò un momento a creare una proiezione cibernetica di un braccio artigliato che riuscì a colpire e mettere fuori gioco i rapinatori che tenevano sotto scacco le persone fatte sedere a terra. Quando il leader del gruppo notò quella insolita abilità che Sheba poteva usare anche dietro lo scudo, capì che doveva agire in modo diverso. Così senza attendere oltre, il leader afferrò una delle cassiere trascinandola fuori dalla sua postazione per puntarle la pistola alla tempia. Gli altri smisero di sprecare altre munizioni contro lo scudo di Sheba, seguendo le direttive del loro leader.
    Ferma dove sei o le faccio saltare il cervello! urlò, facendo imprecare mentalmente Sheba. Fu costretta ad obbedire e rimase ferma fissando l'uomo.
    Oh avanti! Non peggiorare le cose, vuoi davvero rendere questa rapina un omicidio? cercò di prendere tempo per poter studiare la situazione. Non era un'esperta in quel campo lo sapeva bene, ma non poteva mostrare esitazione. Doveva solo guadagnare tempo e far arrivare i rinforzi. Intanto era riuscita a metterli in confusione e aveva dato modo a qualche ostaggio di cercare riparo.
     
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  3. Thrasir
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    La tranquillità del momento, però, durò ben poco, visto che una banda di malintenzionati ebbe la geniale idea di rovinare la giornata ad Aura mettendo in atto una rapina. Ben presto si sarebbe ritrovata tra gli ostaggi, costretta ad inginocchiarsi a terra come gran parte delle perone lì presenti, dato che il numero dei ladri era troppo elevato per cercare una controffensiva. Cosa che in ogni caso alla cyborg non avrebbe portato nulla, dato che non aveva interesse nel proteggere la banca o le persone lì presenti. Dopo alcuni minuti, però, mentre alcuni cassieri si preoccupavano di riempire dei sacconi pieni di contanti, la comparsa di una eroina sconosciuta avrebbe risvegliato la speranza degli ostaggi, che riconobbero la figura, sorridendo leggermente. Persino Aura avrebbe riconosciuto Sheba, almeno nella sua identità pubblica di collaboratrice degli Watchman. Una occasione più che fortuita per fare la sua conoscenza forse. Occasione che di certo non si sarebbe fatta sfuggire, visto anche che, dopo aver steso alcuni malviventi, la ragazza si sarebbe ritrovata in una situazione spinosa. Aura avrebbe a quel punto attivato il suo potere, creando una copia di sè che si sarebbe formata appena dietro al leader che aveva preso come scudo umano una delle persone ostaggio. Subito la cyborg non si sarebbe fatta troppi problemi a mettere fuori gioco in modo definitivo il ladro, uccidendolo, ma vista la presenza di Sheba avrebbe dovuto tentare un altro approccio. Con un movimento repentino avrebbe afferrato la mano armata del capo, costringendolo ad alzarla verso l'alto, mentre alcuni colpi di pistola venivano sparati in aria, con terrore del resto dei presenti. La copia avrebbe quindi iniziato a stritolare la mano con tutta la forza che aveva, costringendo l'uomo a concentrarsi su di lei e lasciando quindi il tempo di agire a Sheba. Al contempo la cyborg originale si sarebbe anch'essa alzata in piedi, alzando agilmente la gamba destra per infilare il tacco della scarpa sulla tempia di uno dei ladri più vicini, con un movimento fluido e decisamente atletico, per poi scattare vicino all'eroina della giornata. Ormai hran parte della gente si era messa al sicuro dietro i banconi della sala, quindi sia Sheba che Aura potevano muoversi liberamente con i rapinatori lì presenti. La cyborg, senza osservare l'alleata del momento, le avrebbe detto alcune parole.
    Ti darò una mano, ma alla fine di tutto voglio poterti parlare...
    Senz attendere eventuali risposte si sarebbe quindi mossa generando una ulteriore copia alle sue spalle, che si sarebbe mossa verso destra, mentre l'originale si sarebbe mossa verso sinistra. Il capo della banda era, purtroppo, parecchio forte nonostante tutto, e dopo aver lasciato la presa sulla propria arma da fuoco sarebbe passato alle maniere dirette, colpendo allo stomaco la copia di Aura che lo teneva impegnato, liberandosi dalla sua presa. Era chiaro che da sola non sarebbe riuscita a fare molto.
     
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    La situazione era più spinosa di quanto pensasse e per un momento si ritrovò ad imprecare mentalmente all'idea che dovevano addestrarsi anche per quel genere di situazioni. Non si sentiva all'altezza, era da sola, e loro erano sicuramente più di lei. Non era una gran chiacchierona quindi dubitava di poter riuscire a negoziare e farli arrendere spontaneamente. Adesso che l'attenzione era focussata sulla sua figura avrebbe avuto meno occasioni di agire e di portarsi in vantaggio. Il potere che le permetteva di proiettare degli attacchi non era adatto a situazioni delicate e non erano attacchi che poteva nascondere. Doveva inventarsi qualcosa, o per lo meno sperare che il leader volesse patteggiare.
    Sì cazzo lo farò se non stai ferma! Indietro! urlò l'uomo armato minacciandola. Sheba mostrò la sua mano libera e gli fece cenno di calmarsi.
    Ok, non precipitiamo le cose. Non farle del male. indietreggiò lentamente, riuscendo in qualche modo a tenere l'attenzione dei rapinatori su di sé. Infondo l'avevano vista creare attacchi spaventosi e non volevano farsi fregare. Fu in quel momento che vide formarsi alle spalle dell'uomo una figura. Fortuna che indossava una maschera o si sarebbe visto il suo stupore, rovinando l'effetto sorpresa di quella misteriosa figura che intervenne afferrandolo per un polso e costringendolo a sparare verso l'alto. Il panico si diffuse, la gente urlò e si rifugiò dietro ai banconi per non finire sotto il fuoco crociato. Grazie a quell'apertura, Sheba proiettò una grossa mano che afferrò la cassiera e la tirò via dal rapinatore, spingendola forse in modo brusco verso gli altri ostaggi al sicuro. Gli altri non spararono per paura di colpire il leader, ma Sheba era sotto tiro e stavano per spararle di nuovo addosso. Glielo impedì una ragazza molto simile alla figura che si era formata, attaccando il rapinatore colpendolo con agilità sulla tempia e mettendolo fuori gioco. Sheba si sentì invadere di gioia: non era sola, qualcuno di molto coraggioso si era deciso ad aiutarla. Non poteva che andare di bene in meglio. Sheba e la misteriosa alleata si posizionarono spalla contro spalla, guardando verso i loro avversari che non li avrebbero lasciati in pace.
    Grazie! Sei stata molto coraggiosa. le disse subito, prima che la ragazza le chiedesse di poterle parlare una volta che avevano risolto quella situazione. Sheba non aveva la minima idea di cosa volesse dirle, ma vista la situazione fece l'ipotesi che probabilmente era interessata ai Watchmen, e magari anche lei voleva collaborare o farne parte.
    Va bene! le rispose con entusiasmo. Notò che apparve un'altra copia della ragazza che si occupò di uno degli avversari. Sheba decise di occuparsi di quelli liberi. Ingaggiarono una lotta senza risparmiarsi, le ragazze furono veloci, precise e riuscirono a sopraffare il gruppo. Per loro fortuna non erano combattenti esperti e ciò li aveva portati ad avere un grande vantaggio. Le due ragazze con le copie inscenarono una coreografia di attacchi e colpi. La ragazza sembrava abituata a combattere in gruppo e riuscì a supportare alla perfezione Sheba riuscendo a guadagnare una vittoria schiacciante. Una volta che riusicrono a stendere tutti, Sheba presa dall'entusiasmo e ancora piena di adrenalina cercò un "batti 5" verso la sua alleata.
    Ce l'abbiamo fatta! esclamò con entusiasmo, aspettando che la ragazza ricambiasse il gesto, se non lo avesse fatto, avrebbe ritirato la mano imbarazzata. Intanto erano arrivati gli agenti di polizia che fecero irruzione nella banca ormai consapevoli di cosa stava succedendo, si diressero subito verso i rapinatori ammanettandoli e immobilizzandoli. Fra di loro c'era anche un uomo in particolare che attirò l'attenzione dei presenti. Avanzò verso le ragazze sorridendo loro come se fosse fiero di ciò che avevano fatto. Indossava l'uniforme della polizia di Roma e dal numero di targhettine sulla giacca era evidente che fosse qualcuno che aveva un'alta carica.
    Proxy Danger, finalmente ti incontro. Grazie per essere intervenuta. Mi hai lasciato ben poco su cui lavorare. allungò una mano verso di lei per congratularsi. Sheba la accettò facendosi improvvisamente tesa per l'emozione. Era la prima volta che vedeva di persona Eloy, e non credeva di poterlo vedere in quell'occasione.
    E' stato un piacere comandante! Ma non ho fatto tutto da sola, mi ha aiutata questa coraggiosa ragazza. affermò idicando Aura vicino a lei. Eloy si voltò verso la ragazza e sorridendo anche a lei offrì la mano per congratularsi a sua volta.
    E' stato molto coraggioso da parte sua signorina. fece cercando di essere il più professionale possibile.
     
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  5. Thrasir
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    La rapina venne sedata in pochi attimi grazie alle abilità combinate di Sheba ed Aura, che ora potevano contare su una maggioranza numerica sul campo di battaglia. I ladri vennero messi a tecere e impacchettati per l'arrivo della polizia romana, che non tardò di certo ad arrivare. Dopotutto, quando si tratta di denaro statale gli interventi sono sempre repentini ed immediati al contrario dei soccorsi per altri tipi di inconvenienti. L'entusiasmo di Sheba, però, non venne contraccambiato da Aura, che non era così coinvolta in quel genere di azioni come, al contrario, si poteva pensare. Non avrebbe contraccambiato il "batti 5" dell'eroina per il semplice fatto che non le interessava, non era lì per quello ne per godersi la fama del momento o i complimenti di qualcuno. Era lì per ben altro. Quando la polizia arrivò, Aura avrebbe fatto sì che le copie prodotte perdessero consistenza, così che fosse Sheba l'unica ad aver visto la sua capacità in azione, oltre agli ostaggi confusi ed ancora spaventati, che probabilmente avrebbero dimenticato tutto nel giro di qualche giorno. Avrebbe osservato l'arrivo del Monarca, studiandone l'aspetto con occhio minuzioso, cercando di cogliere ogni minimo dettaglio del suo aspetto. Poteva tornarle utile poter acquisire il suo aspetto in un prossimo futuro, quindi la cyborg non si sarebbe lasciata sfuggire questa occasione. Avrebbe allungato la mano per stringere quella di Eloy. Un altro esemplare umano che aveva raggiunto la vetta, sarebbe stato bello poterne studiare minuziosamente ogni capacità e sviluppo evolutivo, ma Aura era ben conscia che un simile obiettivo era fuori dalla sua portata in questo momento.
    Sono intervenuta solo perchè potevo. Senza l'intervento di Proxy Danger non avrei ottenuto l'effetto sorpresa sperato. Il merito e tutto suo. Se possibile vi chiedo quindi non accennare in alcun modo alla mia presenza. Non sono alla ricerca di fama...
    Forse una risposta strana, ma probabilmente il comandante non le avrebbe rifiutato questa richiesta dato il servizio donato in quel frangente. Dopotutto Aura non aveva alcuna intenzione di diventare famosa o nota al pubblico, non senza un piano ben studiato e programmato. Al momento quello che la aveva attirata maggiormente erano le capacità di Sheba, dato che le sue proiezioni sembravano avere una consistenza digitale ed informatica, campo ben conosciuto da Aura. Avrebbe comunque atteso che la situazione si tranquillizzasse, lasciando che la polizia completasse il lavoro, cercando di affincare Sheba in modo da poterle parlare a bassa voce, così che solo lei potesse sentirla.
    Dimmi dove possiamo chiacchierare in tranquillità senza essere disturbate. Ti seguirò sin dove preferisci.
     
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    Sheba notò che la ragazza era rimasta seria per tutto il tempo, anche dopo che avevano vinto sui loro avversari non si era lasciata andare ai festeggiamenti. Notò anche che si preoccupò subito di far sparire le copie, lasciando Sheba sempre più incuriosita dalle sue abilità. Era la prima volta che vedeva qualcuno capace di creare copie così resistenti e particolari. Di solito con le arti magiche si trattava di illusioni, oppure dopo essere stati colpiti sparivano, le copie di quella ragazza invece avevano lottato come se fossero effettivamente delle copie vere e proprie di lei. Nelle mani sbagliate quell'abilità poteva rivelarsi parecchio pericolosa. Eloy intanto non si sorprese nel sentire la ragazza affermare che preferiva rimanere nell'anonimato, anzi gli diede qualche piccolo sospetto che avesse qualcosa da nascondere. Aveva però aiutato un Watchmen e difeso degli innocenti, quindi le volle dare il beneficio del dubbio, dicendosi che era deformazione professionale la sua diffidenza. La guardò però molto attentamente, cercando di memorizzare quante più informazioni possibili così da poter poi fare una ricerca per conto suo su quella ragazza.
    In ogni caso non era obbligata a farlo, è stato un gesto nobile da parte sua. Ci penserò io alla stampa non si preoccupi. affermò per poi voltarsi di nuovo verso Sheba con un sorriso solare e affascinante che tenne Sheba con il fiato sospeso. Anche se lo aveva visto in TV o su qualche giornale, lo trovò ancora più affascinante dal vivo, ed iniziò ad essere nervosa dato che rischiava sempre di fare una figuraccia davanti ai bei uomini.
    Proxy Danger, rinnovo la mia offerta per lasciare stare i Watchmen e diventare un mio agente speciale. Non serve che mi rispondi subito, ma riflettici ok? fece Eloy per poi salutare le due ragazze e dedicarsi al suo dovere, calmando le folle fuori dalla banca e rispondendo a qualche domanda dei giornalisti. Intano la misteriosa ragazza chiese a Sheba di appartarsi per poter parlare. Sheba annuì verso di lei e le fece cenno di seguirla. Grazie ad Eloy che attirava l'attenzione dei giornalisti, per loro fu semplice allontanarsi dalla zona senza dare nell'occhio. Sheba guidò la ragazza nella città arrivando ad un palazzo di 30 piani, usando le scale di emergenza esterne salirono verso il tetto di esso dove Sheba si fermò davanti al cornicione da dove si poteva godere un panorama mozzafiato della città. Era il posto preferito di Sheba dove si recava spesso a riflettere, fissando la città, a quell'altezza i suoni erano ovattati e distanti e la aiutavano a rilassarsi. Sperava che prima o poi standosene lì potesse incrociare di nuovo un certo dragonico in volo che l'avrebbe notata, ma non era ancora successo.
    Scusa se ti ho fatto fare un poco di strada, ma questo è il posto più sicuro che conosco per poter parlare senza essere interrotte. spiegò sedendosi sul bordo del muro, in attesa che si accomodasse anche la ragazza.
    Ti ascolto, di cosa volevi parlarmi?
     
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    Aura non si sarebbe preoccupata dello sguardo di Eloy. Era un Monarca sì, aveva poteri pressochè illimitati in quella nazione, ma purtroppo per lui la cyborg non era che una qualunque donna straniera, proveniente da New Vegas per motivi personali, probabilmente per svago o una vacanza. Non avrebbe trovato nulla su di lei, o almeno nulla di compromettente visto che i piani di Aura erano solo all'inizio in quel momento ed il mondo non sapeva ancora a cosa sarebbe andata incontro. La cyborg avrebbe quindi atteso che il monarca finisse di dispensare i suoi complimenti, annuendo e sorridendo alla sua proposta, per poi concentrarsi su Sheba. La avrebbe seguita sino al tetto dell'edificio, osservandosi attorno come a voler sondare l'area dalla presenza di eventuali intrusi. La cautela non era mai troppa, soprattutto in territori stranieri. Si sarebbe avvicinata alla ragazza, togliendosi gli occhiali da soli e lasciando scoperto il suo volto. Le iridi avrebbe mostrato la natura cybernetica di Aura, visto che erano suddivise in tanti piccoli quadranti color verde smeraldo. Non si sarebbe seduta per il momento, restando in piedi e portando le braccia sotto i propri seni.
    Ti ringrazio di avermi concesso queso incontro. In realtà non ero venuta a Roma con l'intento di incontrare uno di voi, ma il fato, a quanto sembra, mi ha concesso questa fortuna e di certo non posso lasciarmi sfuggire questa occasione. Io sono una cyborg, il mio nome è Aura e sono stata sviluppata con uno scopo specifico e preciso: far crescere la razza umana.
    Avrebbe fatto una breve pausa, in modo da lasciare a Sheba il tempo di mettere in ordine i pensieri e le parole pronunciate dalla cyborg. Aura sarebbe stata diretta e non avrebbe nascosto nulla alla ragazza, o almeno non avrebbe detto nulla di falso pur tralasciando alcuni particolari.
    In questa nazione esistono molti umani con grandi capacità, ma voi Watchman siete al di sopra degli altri. Siete gradino sopra la media, siete superiori...siete il futuro. Per questo ti volevo parlare. Per raggiungere il mio scopo ho bisogno di individui come te, umani come te. Necessito di un aiuto e spero che siate disposti a darmelo dato che ciò aiuterà anche voi.
    Era chiaro che Aura stesse proponendo qualcosa di più importante di una semplice richiesta ad entrare nel corpo degli Watchman. Stava chiedendo una alleanza, uno scambio di aiuti che, secondo il suo dire, avrebbe portato ad un bene superiore per la razza umana. Sheba sarebbe stata in grado di dare una risposta a quella richiesta? Di certo avrà avuto delle domande da porre e la cyborg non si sarebbe di certo sotratta dal dare delle risposte.
     
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    Una volta che furono da sole ed in un posto sicuro, la ragazza si tolse gli occhiali da sole, rivelando i suoi bellissimi occhi artificiali. Sheba la guardò fra il meravigliato e l'incuriosita, iniziando a notare altri particolari di lei che le facevano intuire che non era esattamente umana come lei. Senza contare che era proprio una bella donna, probabilmente creata appositamente così affascinante. La donna fece subito intendere parlando al plurarle che si riferiva al suo gruppo, facendo capire a Sheba che finalmente stavano ottenendo le attenzioni che cercavano. Non erano più dei misteriosi tizi mascherati, adesso le persone iniziavano ad identificarli e ciò lo trovò un grande risultato. La donna le confermò che era un cyborg e che aveva una missione importante da compiere. Sheba ascoltò con attenzione le sue parole, memorizzando il suo nome. La missione che disse di avere la lasciò un pizzico perplessa poiché poteva avere diversi significati e non aveva idea di dove volesse andare a parare. Iniziò con lo spiegarle che i secondo lei i Watchmen avevano capacità al di sopra degli altri, lusingandola un pochino dato che non si sentiva poi così in gamba come la dipingeva lei. A quanto pare voleva un aiuto da parte loro, e non capì esattamente cosa intendesse dire quando disse che aveva bisogno di umani come lei. La prima ipotesi che le venne in mente fu che magari aveva bisogno del loro DNA, magari per poter far nascere altri umani dotati di poteri speciali. Non voleva mica chiederle di usarla come utero in affitto sperava. Si grattò la nuca confusa, non voleva arrivare a conclusioni sbagliate.
    Far crescere gli umani? In che senso? Credo che siamo già numerosi, siamo praticamente la razza più diffusa nel mondo, ma immagino che intendi dire che vuoi far crescere il numero di persone dotate di abilità speciali? Scusami se ti faccio una domanda del genere, ma perché? Qual'è lo scopo finale? chiese cercando di essere diretta. Aura aveva mostrato altruismo aiutandola a sventare la rapina in banca, quindi pensò che non potesse essere malvagia, ma sapeva bene che la scienza non seguiva sempre etiche che lei riteneva giuste. Voleva capire con cosa aveva a che fare, poichè le informazioni che le stava dando Aura erano ancora poche ed incerte per avere un quadro generale più chiaro.
     
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    Il dubbio esposto da Sheba era più che lecito e le varie domande poste non avrebbero tardato a ricevere risposta. Aura avrebbe rimuginato un po' tra sè e sè prima di aprire bocca, cercando le parole giuste da dire, soppesando eventuali reazioni a seconda di come la frase veniva formulata. Sembrava impossibile che una scelta errata di termini avrebbe potuto compromettere ogni cosa in pochissimi istanti. Ma la cyborg era esperta più nel parlare che nel combattere e lo avrebbe dimostrato.
    Io sto parlando in senso lato, in senso di razza. Oramai gli umani non possono più limitarsi allo stato stagnante in cui si trovano, guidati da rappresentati che non fanno altro che frenarne lo sviluppo, se non in rari casi, come qui a Roma. Tu giustamente ti basi sul numero per dire che la razza umana è già predominante su tutto il resto. Eppure questo dominio lo avevano pure creature ben più grandi di loro, come i dinosauri. E dove sono ora? Il mio obiettivo e consentire all'umanità di crescere e permetterle di sopravvivere al giorno in cui qualcosa o qualcuno potrebbe decretarne la fine...e penso tu sia d'accordo nel dire che in questo momento ci sono molte cose che potrebbero mettere a rischio l'esistenza della razza umana...le stesse cose che probabilmente combatti ogni giorno tu o che prima o poi avrai la sfortuna di combattere...
    Solo ora, dopo quel discorso profondo, ma per certi versi anche filosofico, Aura avrebbe cercato posto sulla muretta a fianco di Sheba, continuando a fissarla spostando leggermente lo sguardo verso la città che si stagliava sotto di loro.
    Questa città può essere protetta da persone straordinarie come gli Watchman, come i Monarchi o come lo stesso Imperatore...ma se arrivasse un esercito fatto di tali esseri eccezionali? Cosa pensi accadrebbe? O se arrivasse qualcuno o qualcosa che semplicemente non può essere fermato allo stato attuale? L'asticella dello sviluppo evolutivo deve continuare ad alzarsi mentre ora, l'umanità, si è adagiata in uno stato che lei ritiene adeguato. Ma per quanto lo sarà ancora? Per questo necessito di qualcuno che possa portare avanti questo obiettivo, qualcuno che oltre ad averne il potenziale possa anche avere presa sul resto delle persone che ha attorno, coinvolgendole, attirandole...guidandole.
    Sarebbe quindi tornata a fissare Sheba, studiandone la fisionomia, le eventuali reazioni del corpo, dato che il volto era ancora coperto dalla sua maschera. Aura sperava di essere riuscita a trasmettere il messaggio che voleva, senza turbare troppo l'animo dell'eroina. Era però chiaro che fidarsi di una IA poteva risultare difficile per una qualsiasi creatura vivente, dato che le loro esistenze erano, per certi versi, all'opposto. Ma Aura non era nata IA e lo avrebbe dimostrato a Sheba allungando il palmo di una mano verso di lei e procurandosi un taglio su di esso con l'unghia di un dito, mostrando come da essa stesse fuoriuscendo del sangue comune, rosso scarlatto.
    Non sono nata così. Io sono la prima umana che ha deciso di evolversi. Purtroppo con il tempo ho perso sempre più la mia indole emotiva, lasciando spazio a quella razionale, più pragmatica e diretta. Ma non sono un automa intento a perseguire il mio scopo a discapito di altri...
    Palesemente una bugia questa, dato che il suo laboratorio era pieno di cavie umane sotto tortura, ma l'espressione di Aura sarebbe stata così fredda e sicura che difficilmente Sheba avrebbe avuto dubbi sulla sua sincerità. Le avrebbe quindi lasciato spazio per ulteriori dubbi o domande, prima di procedere oltre.
     
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    Sheba non riuscì a fare a meno di chiedersi se Aura avesse a che fare con la ditta che aveva in passato perseguitato la sua famiglia. A dirla tutta Sheba non sapeva chi fossero dato che facevano di tutto per insabbiare le faccende le li riguardavano, ma non voleva dare per scontato che Aura fosse collegata a loro solo perché era un cyborg. Non era di certo l'unico cyborg al mondo, ma il fatto che anche lei cercasse il progresso per gli umani, per un attimo glielo fecero sperare. Sheba concentrò lo sguardo su di lei per poterla ascoltare attentamente, rimase seduta con le mani sul grembo in silenzio. Aura parlava di un futuro quasi apocalitptico, spiegandole che il fatto che fossero numerosi non avrebbe potuto impedire una ecatombe se fosse arrivato un nemico così potente da poter minacciare la loro razza. Parlava di problemi molto più grandi di lei, il suo progetto era gigantesco e voleva coinvolgere molte persone. In effetti scoprire che esisteva realmente Satana e che marciava sulla terra le diede da pensare che quella minaccia potesse essere molto più vicina di quanto non sembrasse. Tutti quei tartarus ne erano la testimonianza, erano una minaccia molto più grande degli umani e la loro unione non poteva fare molto contro quelle misteriose strutture capace di fare una strage di persone. Sheba si fece molto pensierosa mentre la ascoltava, valutando i pro ed i contro nella sua testa, immagazzinava tutto ciò che le stava dicendo registrandolo tramite l'IA. Ad un certo punto Aura allungò una mano verso di lei per mostrarle con un piccolo taglio che sanguinava, esattamente come avrebbe sanguinato lei. Sheba fissò la mano ferita perplessa, poi capì che lo aveva fatto per mostrarle che non era del tutto artificiale, rivelandole che in passato non era stata un cyborg e quindi le fece intuire che un tempo era umana come lei. Insomma le fece capire che conservava ancora un animo umano e che voleva compiere la sua missione nel modo che più riteneva giusto. Sheba ammirò quella donna, sembrava davvero molto decisa ad andare avanti e lo aveva dimostrato decidendo di implementare le sue doti sottoponendosi a quelle modifiche che le avevano rivoluzionato la sua natura. Tuttavia Sheba non si sentiva così certa che la sua visione potesse essere un bene. Aveva molte perplessità, così abbassò lo sguardo fissando un punto vuoto davanti a lei per raccogliere le parole adatte.
    Wow, la tua missione sembra parecchio importante. In effetti noi Watchmen cerchiamo di "insegnare" con il nostro esempio gli altri e indirizzarli verso la giustizia, quindi so che intendi con il "guidare". Ho imparato che non è facile e che spesso la malvagità non si può "curare". Il tuo progetto sembra davvero epico e a sentirtene parlare sembra una grande speranza, ma... mi lascia molti pensieri. fece una piccola pausa, tornando a guardare negli occhi Aura, seria e diretta.
    Se quindi si riuscisse a far crescere l'umanità e renderla così forte da poter affrontare nemici così pericolosi da poterci sterminare tutti, tu credi che si risolverebbero molti problemi? Io invece ho una grandissima paura che poi questa evoluzione si potrebbe ritorcere contro noi stessi, chi fermerà i malvagi che entreranno in possesso di un potere simile e lo ritorce contro la sua stessa razza? Siamo una razza parecchio arrogante, quando ci crederemo invicibili cosa credi che succedera? attese di sentire la risposta di Aura, curiosa di conoscere il suo modo di pensare perché inizialmente sembrava ingenua a credere di poter gestire una cosa così immensa. Era ovvio che Sheba aveva una visione abbastanza pessimistica dell'idea e di cosa avrebbe comportato, si era perfino inclusa fra gli umani "arroganti" poiché non voleva credersi superiore agli altri e pensare di poter rimanere pura in un contesto del genere.
     
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    Ulteriori dubbi, ulteriori domande che sembravano avere una radice ben più profonda in Sheba di quanto non volesse lasciar trapelare. Il futuro non lo può conoscere nessuno, persino Aura poteva limitarsi a dare delle probabilità senza conoscere con esattezza cosa sarebbe successo a seguito delle sue azioni. E la cosa la frustrava, la indispettiva, ben sapendo che poco poteva essere fatto. Avrebbe osservato la ragazza, sempre stando seria, mantenendo la discussione su un piano piuttosto elevato.
    Bene e male coesistono, l'uno non può vivere senza l'altro. Il tuo dubbio, la tua paura è ben fondata vista la storia della razza umana, segnata da guerre e sangue versato per le cause più disparate. Eppure siamo ancora qui. L'evoluzione di cui parlo riguarda eventi non causati dall'uomo, almeno non direttamente. L'autidistruggersi è un qualcosa che non può essere controllato. Quello che è certo è che sicuramente vi sarà sempre qualcuno come te ad opporsi a queste situazioni. E ci saranno giorni in cui queste persone avranno successo ed altri in cui falliranno. Il bene è una situazione momentanea dopotutto, pretendere che duri per sempre è utopistico.
    Avrebbe sorriso leggermente, cercando di confortare in quel modo Sheba. Erano parole forse dure quelle di Aura, ma non era altro che la semplice realtà dei fatti.
    La scelta è tua, puoi aiutarmi ad aiutarti oppure proseguire per la strada che già stai percorrendo senza il mio aiuto...
    Si sarebbe quindi alzata, portando una mano in una tasca interna della propria guacca, estraendo quella che sembrava una pallina metallica. La avrebbe buttata a terra, facendola scomporre in 8 parri uguali che si sarebbero alzate in aria a formare una elisse perfetta. Era un portale, non serviva una grande fantasia per capirlo. Aura si sarebbe voltata verso Sheba, chiaramente attendendo una risposta.
    Se vuoi il mio aiuto avrò necessità di rubarti alcuni minuti per capire chi sei e cosa puoi fare, così da poter sviluppare risposte adatte alle tue esigenze. Questo portale porta ad una stanza del mio laboratorio e rimarrà aperto finché non vorrai andartene. Se invece non hai interesse o non ti fidi delle mie parole allora non ti resta che dirmelo e svanirò esattamente come sono apparsa...seppure con estremo rammarico.
    Possibile fosse una trappola? Certamente, ma se tutto quel discutere era utile solamente a catturare Sheba allora forse Aura si sarebbe comportata in modo differente.
     
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    La risposta di Aura le fece capire che non era ingenua, che era ben consapevole del fatto che gli esseri umani erano dotati di un grossissimo difetto: avere tendenze autodistruttive. Era una cosa che non potevano combattere direttamente, ma ciò che interessava Aura era poter dare una possibilità agli umani di potersi difendere da minacce che altrimenti li avrebbe sterminati e portati all'estinzione. Aura poneva fiducia in persone come lei che combattevano proprio per impedire che i "malvagi" prendessero il sopravvento e distruggessero tutto ciò che avevano costruito. Quindi agli occhi di Sheba aveva molto senso che Aura andasse a cercare elementi come i Watchmen che potevano fare una differenza nel suo progetto. Sheba tornò a guardare verso la città sorridendo tristemente, ma probabilmente Aura non avrebbe potuto vedere la sua espressione a causa della sua maschera. Poco dopo Aura sembrò agire subito, alzandosi e prendendo dalle tasche un misterioso oggetto che attivò poco dopo. La ragazza fissò il fenomeno molto incuriosita, adorava le ultime tecnologie e quello che aveva usato Aura era di una fattura pregevole. Le fece quindi intuire che i fondi per il suo progetto c'erano, non faceva quindi parte di un gruppo di sognatori.
    Eh? No, aspetta... vorrei parlarne ancora. Io ecco non ho capito come potrei esattamente aiutarti, e soprattutto come tu potresti aiutare noi. ebbe la sensazione che Aura avesse una certa fretta. Sheba non voleva rifiutare un aiuto alla ragazza, ma era anche vero che non conosceva nulla di lei, e di chi c'era dietro a ciò di cui stava parlando.
    Cioè, ciò che hai detto ha molto senso, abbiamo già avuto un esempio di disastro in Spagna, e nonostante i monarchi potenti e guerrieri formidabili non si è potuto fermare ciò che è successo. Quindi capisco che tu ti stia muovendo per impedire che succeda di nuovo. Voglio aiutarti, ma avrei bisogno di più dettagli... per adesso sono solo parole. guardò verso il portale che Aura aveva aperto e si ritrovò a pensare che seguirla non avrebbe fatto male, avrebbe potuto vedere con i suoi occhi dove agivano e come lo facevano. C'era ancora un piccolissimo timore che potesse fidarsi della persona sbagliata, poteva chiamarlo intuito femminile, ma infondo se avesse voluto farle del male poteva aiutare i rapinatori in banca, invece aveva aiutato lei. Si avvicinò al portale osservando da vicino il materiale con cui era stato costruito, sfiorando l'ellisse che reggeva la distorsione spaziale delicatamente.
    O-Ok, ti seguo, ma niente strani esperimenti ok? Mostrami il tuo laboratorio, così posso prendere una decisione. fece guardando timorosa il portale. Non ne aveva mai visto uno da vicino, ed aveva un certo timore primordiale ad avvicinarsi. Avrebbe lasciato che fosse Aura ad attraversarlo per prima, lei l'avrebbe seguita incerta, attraversandolo in apnea come se si stesse buttando in una pozza d'acqua.
    Quante cerimonie... la prese in giro l'IA notando quanto avesse esitato prima di usare il portale.
     
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  13. Thrasir
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    Sheba sembrava voler temporeggiare ulteriormente, mostrando una certa mancanza di fiducia verso Aura, la quale pensò che forse aveva sbagliato approccio, pensando a possibili metodi per poterla convincere in assoluto delle sue intenzioni, senza far cadere tutto il castello di carte sino a quel momento costruito. Fortunatamente la ragazza prese una decisione in completa autonomia, seppure la sua parlantina, per certi versi, iniziava quasi a risultare fastidiosa, visto che i quesiti ed i dubbi erano sempre gli stessi. Avrebbe sorriso verso di lei, lasciandola quindi alle sue spalle e varcando il portale che le avrebbe condotte al suo laboratorio. O meglio, ad una sala di esso. Sheba, appena avrebbe riaperto gli occhi, si sarebbe ritrovata in una stanza completamente bianca e lucida. Era pulitissima, praticamente sanitizzata come fose stata una sala operatoria. Misurava circa 10 metri per 10 metri con una altezza che sfiorava i 5 metri. Non sembravano esservi ne porte ne finsetre, ma solo un enrome schermo che copriva interamente la parete alla sua sinistra. Al centro della sala vi era un unico lettino, anch'esso dall'aspetto futuristico, affiancato da quella che sembrava una console, verso cui Aura si sarebbe diretta con passo deciso. I tasti non avevano lettere o simboli, erano tutti identici, ma la cyborg sembrava riuscire a differenziarli mentre premeva su di essi, attivando chissà cosa.
    Il portale rimarrà sempre aperto, potrai andartene in ogni momento, qualunque sia la motivazione. Questa non è che una stanza del laboratorio in cui lavoro, quindi non ti preoccupare. Non posso mostrarti tutto il resto, per il momento, comprenderai che la fiducia deve essere costruita da entrambe le parti. Io mi sono completamente esposta, per certi versi, spiegandoti il mio obiettivo. Spero tu sarai disposta a contraccambiare, innanziatutto sdraiandoti sopra questo lettino.
    Mentre parlava, Aura avrebbe attivato nuovamente il suo potere, generando 2 copie identiche a lei che avrebbero preso posto su altre due console uscite dal terreno e che davano verso lo schermo sulla parete. Questo si sarebbe acceso, mostrando una figura umana stilizzata, affiancata da varie barre o numeri per lo più incomprensibili. Solo una IA avanzata poteva decriptare tutti quei simboli ed Ariel avrebbe ben intuito che quelli non erano altro che strumenti che avrebbero misurati le funzioni vitali e fisionomiche di Sheba, nel caso in cui avesse accettato. Nulla di preoccupante o doloroso, quindi. Dal soffitto, appena sopra il lettino, sarebbe sceca una sfera bianca, che si sarebbe aperta in un enorme occhio blu intenso, intento a fissare l'eroina.
    Ah, dimenticavo. E' necessario tu ti tolga gli abiti. Potrebbero compromettere le analisi che ora effettuerò. Non sarà nulla di doloroso, voglio solamente studiare il tuo corpo: forza fisica, muscolatura, peso, altezza, tipologia di sangue, imperfezioni, sviluppi anomali, etc. Nulla di differente da ciò che potrebbero farti in un ospedale, solo che qui saranno richiesti solamente pochi minuti. Se può aiutarti posso esporre anche il mio corpo, così da creare meno imbarazzo.
    Senza nemmeno attendere una risposta, tutte e tre le cyborg avrebbe perso i vestiti che si sarebbero scomposti lasciando completamente scoperta Aura. Non presentava imperfezioni di alcun genere, dopotutto era una macchina. Il colorito della pelle leggermente scuro, seni abbondanti e sodi, esattamente come i glutei, muscolatura allenata, ma non in modo esagerato. Non aveva nulla da invidiare ad una modella, per certi versi, se non per le spaccature che collegavano le varie placche che andavano a formare la pelle della donna. Era chiaro che di umano era rimasto gran poco in lei. Alle spalle, sulla schiena, sarebbe apparso il nucleo energetico, illuminato di una luce verde intensa, quasi accecante. Le tre cyborg avrebbe guardato tutte Sheba, in attesa di una sua risposta ed di un suo movimento. Un clima forse opprimente, unito all'enorme occhio bluastro che la fissava, in attesa che si sdraiasse sul lettino.
    Vogliamo procedre?
     
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    Sheba chiedeva le stesse cose poiché non aveva proprio capito cosa volesse fare Aura a livello pratico. Diceva che voleva portare l'umanità ad un livello superiore ma come voleva farlo? Costruendo altri cyborg come lei? A quel punto non era più qualcosa di umano in effetti, quindi forse era un'ipotesti sbagliata. Voleva ingravidare quante più donne possibili per far nascere guerrieri dotati di poteri sovranaturali? Voleva creare dei "cloni" di guerrieri? Le strade erano davvero tante e Aura non aveva proprio detto nulla in proposito. Ecco perché risultava dubbiosa verso quel progetto. Accedendo al laboratorio e guardandosi attorno il metodo che voleva usare non fu molto chiaro, la stanza non riuscì a darle molti indizi su cui lavorare. Il lettino che vide poi al centro della stanza le mise addosso un certo disagio: le riportava alla mente i primi periodi in cui era uscita dal coma, e le sue lunghissime giornate che sembravano infinite all'ospedale. Aura fu subito sbrigativa e diretta, chiedendole senza tanti giri di parole di mettersi sul lettino e di guadagnare anche la sua fiducia. Sheba la guardò parecchio scettica e perplessa: perché mai avrebbe dovuto guadagnarsi la sua fiducia se era stata lei a chiamarla e chiederle un aiuto? Aura non aveva ancora offerto niente in cambio, quindi per cosa avrebbe dovuto guadagnarsi la sua fiducia? Quell'atteggiamento frettoloso ed evasivo le puzzava un pochino di qualcosa di non detto, qualcosa che magari poteva farle pentire di aver accettato così facilmente di seguirla. Non sapeva ancora cosa, ma non pensava che fosse per forza qualcosa di malvagio, magari solo qualcosa di molto imbarazzante. In ogni caso Sheba pensò che se voleva fugare qualche dubbio doveva chiedere, anche se poteva risultare un tantino invadente.
    Non mi hai ancora detto come intendi fare per realizzare il tuo piano... sai ho sentito storie molto brutte sui laboratori della umbrella, che più o meno parlavano di progresso per gli umani allo stesso modo. Quindi perdonami se insisto ma ho bisogno di capire come intendi a livello pratico portare avanti il tuo progetto. Cloni, cyborg... gravidanze indesiderate... cercò di farle capire che il suo dubbio era legittimo e che al contrario di lei che aveva capacità di calcolo accelerate, Sheba aveva bisogno di tempo per assimilare al meglio le informazioni che le stava dando e che a quanto pare non la stavano soddisfacendo per niente. Cercò di osservare i vari macchinari che vedeva in stanza per poterci capire qualcosa, sfruttando anche l'IA per poterle far fare ricerche in proposito.
    Sono strumenti di raccolta dati, hanno base tecnologica simile a quelle ospedaliere, fanno analisi varie come quello del sangue, urine, pressione, risonanza magnetica e altro di simile. la rassicurò Ariel. La voce dell'IA al momento poteva sentirla unicamente Sheba nel suo cervello, ma anche se era stata rassicurata per quanto riguardava i macchinari, non se la sentiva di mettersi sotto i ferri poiché comunque avrebbe rivelato parecchie cose su di sé ad una potenziale sconosciuta. Prima che potesse però rivelare la sua riluttanza a fare le analisi, Aura le spiegò senza problemi cosa le servisse. Per un momento le sembrò di stare davanti ad un medico che le spiegava che tipo di analisi volesse farle così da rassicurare il paziente e non fargli venire strani momenti di panico. Sembrò anche volerla mettere a suo agio, dicendole che le serviva che togliesse i vestiti. Si offrì di denudarsi a sua volta per non farla sentire a disagio, e lo fece senza manco sentire la sua risposta. Sheba vedendola praticamente nuda così di punto in bianco arrossì vistosamente, sentendo il sangue salirle al cervello così veloce che per un momento ebbe la sensazione che le orecchie le stessero fumando per il calore accumulato. Sheba apprezzava molto anche il corpo femminile, quindi non riuscì a fare a meno di guardare le sue forme perfette ed attraenti. Per un momento illuminata dai macchinari le sembrò quasi una visione di fantasia immersa in una luce divina che mostrava la sua bellezza. Le spaccature sulla sua pelle non furono motivo di disturbo agli occhi di Sheba, anzi tutto l'inverso, visto che aveva una certa fissazione con la tecnologia, su di lei erano elementi di bellezza aggiuntivi. Iniziò ad agitare la mano davanti a lei diventando paonazza e distogliendo lo sguardo per guardare un punto vuoto per terra.
    N-non serve! Davvero, non serve che ti spogli tutta! fece con la voce un pizzico più stridula per la vergogna. A quel punto il pensiero di rifiutare la fece sentire in colpa, e si avvicinò al lettino dando le spalle ad Aura per non incrociare di nuovo lo sguardo su di lei. Iniziò a spogliarsi con calma, aprendo la giacca.
    Devo avvisarti che le mie analisi saranno strane, io in passato ho avuto un gravissimo incidente, i miei dati neurologici saranno sballati. Perché... ecco io accidenti come faccio a spiegarlo in modo semplice? non sapendo come fare per spiegarlo in modo semplice, e sopratutto in modo diretto, pensò che la soluzione più chiara fosse mostrarle Ariel. Così proiettò tramite la sua energia la presenza del suo IA proprio accanto a lei. L'IA apparve dapprima nella sua forma basilare, poi assunse un aspetto molto più simile a Sheba, sembrando quasi un cyborg con le sue sembianze.
    Ti presento Ariel, io e lei condividiamo il corpo. Ariel è una sofisticatissima IA che è stata impiantata nel mio cervello. Detto in pochissime parole, lei usa il mio cervello come piattaforma su cui svilupparsi, mentre il mio corpo sfrutta i suoi imput per funzionare. Io in teoria dovrei essere in coma irreversibile, ma grazie ad Ariel sono in salute. mentre spiegava continuò a spogliarsi e rimase solo con le mutandine, il reggiseno e la maschera. Diede per scontato che non servisse denudarsi completamente come invece aveva fatto Aura. Per il momento non aveva intenzione di togliersi la maschera, o per lo meno non subito. Doveva rispettare il concetto dei Watchmen oltre al fatto che aveva bisogno di capire meglio la situazione.
     
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  15. Thrasir
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    Aura avrebbe guardato un po' perplessa Sheba, pensando di essere stata chiara su ciò che voleva fare. Ma dalle assunzioni che l'eroina stava facendo era invece chiaro che non aveva capito nulla. Nonostante tutto la cyborg sarebbe rimasta calma, fortunatamente era una creatura molto paziente e volendo avrebbe ripetutto all'infinito i suoi concetti, in modo da risultare chiara. Avrebbe iniziato a digitare sulla tastiera che aveva davanti, facendo proiettare un altro piccolo schermo da quell'occhio enorme che sostava sopra il lettino, puntandolo verso la ragazza. Su di esso sarebbero apparsi vari filmati di persone molto importanti nella storia e nelle vicende della razza umana. Leader, guide spirituali, generali di guerra. Tutte figure molto famose e che erano state in grado di portare enormi cambiamenti nel corso del tempo.
    No, non mi sono spiegata. L'evoluzione che tu hai in mente prevede una sostrituzione radicale della razza umana. Non ho intenzione di creare dei cloni, dei cyborg o della prole ad immagine e somiglianza di un'unico essere. Quella non è evoluzione. Inoltre non penso sia la strada più costruttiva al fine di ottenere il consenso di qualcuno. Questo tipo di scelta era una delle opzioni che mi si presentavano davanti, ma i risultati sarebbero stati o il mio fallimento o il fallimento di tutta la razza. No, l'evoluzione di cui parlo deve essere portata avanti su individui specifici che, a loro volta, saranno in grado di muovere le masse verso la strada meglio indicata per tutti. Esattamente come nel passato. Quello che manca oggi sono persone carismatiche, con idee precise e scopi non personali che siano in grado di portare la razza umana ad un futuro migliore. Il mio compito è solo aiutare queste persone che spero di trovare. Tu, gli Watchman...potreste essere tra queste.
    Il piccolo schermo sarebbe svanito, mentre ora Aura osservava Sheba mentre si spogliava. La fissava con occhio freddo e senza alcuna critica, seppure anche lei si rendesse conto che la situazione risultava essere un po' ridicola. Restando vestita solo con l'intimo e la maschera, l'eroina sembrava quasi un'attrice di quei video spinti di supereroine con un costume succinto e tutt'altro che rappresentativo degli ideali che portavano avanti. Ma se Sheba era contenta così Aura non avrebbe obiettato. Avrebbe indicato con il palmo della mano destra il lettino, ma si sarebbe fermata subito dopo aver visto l'apparizione di Ariel. O meglio, l'immagine digitale dell'IA che risiedeva nel corpo della ragazza.
    Interessante. Molto interessante. Questo tuo sviluppo ci accomuna molto di più di quanto tu non possa immaginare. Da quel che capisco tu e la IA avete sviluppato un meccanismo di simbiosi che permette ad entrambe di sopravvivere. Tu puoi muoverti liberamente senza essere costretta in un coma irreversibile. Mentre la IA può muoversi sfruttando un corpo non suo. Dimmi...da quanto tempo avete sviluppato questo legame? Cos'è l'ultima cosa che ricordi? Quando combattete chi è che comanda il corpo tra le due?
    La avrebbe sommersa di domande, avvicinandosi a Sheba, restando compeltamente nuda. Usualmente, quando Aura si torvava nel suo laboratorio, non indossava vestiti, non sentendo il bisogno, quindi non si sarebbe fatta troppi problemi in merito, nonstante il palese tono imbarazzato di Sheba. Avrebbe atteso eventuali risposte, mentre i circuiti neurali della cyborg cercavano elaborare i nuovi dati ricevuti, arrivando a ipotizzare nuovi sviluppi. Si sarebbe rivolta anche verso l'immagine di Ariel, facendo anche a lei altre domande.
    Hai mai avuto un corpo tutto tuo? Saresti in grado di comandarne uno nel caso potessi utilizzarlo? Per quale motivo hai deciso di collaborare con lei invece di prendere il sopravvento e tenere per te il suo corpo?
     
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45 replies since 27/7/2020, 20:08   565 views
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