Acqua in bocca

x Raven

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    Sfarzo, lusso, vanità. Ecco ciò che comunicava pienamente la magione di Castley, un nome conosciuto fra le figure della criminalità organizzata, uno dei tanti esponenti che portavano avanti quello che era a tutti gli effetti il nemico principale di qualsiasi governo. Era una calda estate notturna quando Seiichi tornò dopo molto tempo all'ingresso di quella villa. Sopra di lui la luna illuminava fievolmente la notte, squarciando quanto più poteva le tenebre, sue uniche alleate, ad assisterla, le stelle. Una serata meravigliosa, il cielo era privo di nuvole, dentro di sé il mannaro poteva percepire un bisogno istintivo di rimanere all'aperto, sotto quello spettacolo, ma purtroppo non era lì per diletto. La villa del Castley si affacciava sul mare, vicino al porto di New Vegas, e lasciatosi distrarre un'ultima volta dalla luce lunare che si rifletteva sulle onde marine, il licantropo decise finalmente di entrare. Ogni entrata di quell'imponente struttura, circondata da un giardino immenso e poi da un ulteriore cancello, era totalmente sorvegliata. Scagnozzi, ceffi o in qualunque modo li si voglia chiamare: la manodopera del malavitoso comunicava appieno l'influenza che aveva, ma saggiamente nessuna di quelle guardie aveva armi esposte. Bisognava pur sempre ricordare, dopotutto, che l'America era in mano all'authority, c'era ben poco da scherzare. Il sicario, o meglio ex-sicario, era in lieve ritardo: la festa alla quale era stato invitato era iniziata già da tempo, ma sapeva perfettamente che per lui quello non era un invito a festeggiare, quanto più qualcosa di molto più formale. Aveva già da tempo sparso in giro la notizia del suo ritiro, e sebbene non avesse mai raggiunto una posizione di spicco, era comunque curioso come uno degli assassini più affidabili, ricercati e longevi avesse deciso di tirarsi fuori. Entrato nel salone d'ingresso principale, era vestito per l'occasione, come sempre d'altronde. Teneva i lunghi capelli liberi e selvaggi, come suo solito, arrivandogli fino alla nuca. Il particolare più interessante di quell'intero completo era sicuramente il crocefisso al collo, inusuale a dir poco per uno shintoista. Arrivò al bancone dove sedevano due guardie circondate da molte altre, e senza parole si limitò a togliersi proprio suddetto crocefisso e consegnarlo: il biglietto d'ingresso per la festa. Poggiatolo sul bancone, due delle svariate sentinelle si avvicinarono per perquisirlo, tastandolo ovunque e dovunque, allontanandosi una volta appurato che fosse pulito. Fece per andarsene, dirigendosi verso le porte alla sua sinistra che portavano alla sala da ballo dove si stava tenendo la celebrazione, e dalla quale poteva distintamente sentir provenire una musica sicuramente apprezzabile. Una delle poche cose che poteva dire di avere in comune con il Castley era proprio la passione per la classica.
    "Anche la cintura... lupo."
    Le parole di uno dei due capiguardia però frenarono i suoi passi, poco dopo due energumeni ponendosi davanti a lui. Spese un breve attimo fermo, senza voltarsi, riflettendo, solamente successivamente girandosi per incontrare incredulo gli occhi di colui che l'aveva richiamato. Non riuscì a trattenere un lieve ghigno, davvero credevano che privarlo di un'arma improvvisata sarebbe riuscito ad ostacolarlo? Lui stesso era un'arma. Annuì, togliendosi la cintura blu e adagiandola per lungo sul bancone assieme al crocefisso. Non ne aveva realmente bisogno, dopotutto ciò che c'era dentro ai pantaloni fungeva più che eccellentemente per reggerli. Annuì un'ultima volta con fare accondiscendente, muto, per poi finalmente dirigersi verso le porte, aprirle, e rivelare la sala da ballo piena di invitati già occupati a chiacchierare. I tavoli immensi ospitavano una quantità assortita di delizie, sia da bere che da mangiare, in un glorioso buffet, mentre i lampadari e la luce della luna che trapelava attraverso le immense finestre si univano per creare un'atmosfera mozzafiato. L'ingresso dell'uomo non passò affatto inosservato, nonstante l'immensità della sala e la quantità di coloro in essa, e così come lui venne notato, anch'egli notò che molti e molte, appena entrato, portarono le loro mani alle orecchie dei loro interlocutori o interlocutrici, i loro occhi fissandolo mentre le loro labbra si muovevano per sussurrare. Ciònonostante, non si lasciò influenzare da ciò che potevano star dicendo, accettando piuttosto l'offerta di un drink da parte di uno degli innumerevoli camerieri e, con una mano in tasca e l'altra al bicchiere, iniziando a guardarsi attorno alla ricerca non solo di Castley, ma piuttosto anche di qualcosa che avrebbe attirato la sua attenzione, allontanandosi dall'ingresso e avvicinandosi ad uno dei tavoli, evitando abilmente l'approccio di qualche individuo che cercava la sua attenzione facendo finta di non aver visto.
     
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    Così come dalla notte uscivano i lupi mannari e i vampiri, quella notte uscì pure Lilith. La demone, osservando, parlando, seducendo chi aveva davanti, era riuscita a trovare una via verso un’altra festa. Di certo, questi malavitosi, si divertivano parecchio. E chi era lei, per rifiutare un tale invito? Era un demone, era ovvio che sarebbe andata nei luoghi dove la malvagità era più intensa.
    Per questo, quando la luna fu alta in cielo, si presentò dentro quel luogo. Ormai era una routine, per Lilith, andare in una festa solo per vedere il disastro che ne poteva creare. Si era fatta accompagnare da una delle sue prede, che erano invitate a quella festa, avvolgendo la sua mano intorno all'avambraccio dell’uomo, trattandolo come un uomo voleva essere trattato, almeno, questo qui. Non sembrava molto intelligente, tutt’altro, i capelli castani corti e il vestito elegante cercavano di nasconderlo, ma agli occhi attenti della succube quei occhi neri erano effettivamente indice della sua intelligenza. Nulla. Mentre loro parlavano, Lilith semplicemente sorrideva, lasciando che ogni sguardo si posasse su quel corpo dannato che aveva, perfetto in ogni sua curva. Curve messe in risalto, decisamente, dal vestito che indossava. Uno dalla fattura orientale. Stretto e con il collo alto, questo era aperto ai lati del busto, ma chiuso in vita, per poi aprirsi di nuovo creando un effetto “tenda” particolare che rendeva il corpo di Lilith ancora più provocante. Infatti, in quel modo, si riusciva a vedere perfettamente la forma del seno dai lati, così come la forma dei fianchi, larghi. I rifinimenti dorati poi sembravano quasi luccicare, così come i gioielli rosati intorno alle spalle, il petto e alle orecchie. Il tutto era accompagnato da dei tacchi che l’alzavano a un metro e novanta. Chiaramente, non passava inosservata. Appena fu dentro la sala da ballo, l’uomo che lei aveva lasciato che l’accompagnasse, si propose per farle fare un giro della gente e magari fare un ballo insieme. Cosa che lei fece, prima con lui, poi con altri, parlando, chiacchierando, alla fine… riuscì a crearsi un piccolo gruppetto di quattro persone, che cercavano di starle sempre attorno. E le altre? Venivano scacciate malamente da questi quattro, che si consideravano “Alfa” di quella situazione. Ma quale alfa, rincorreva con così tanta disperazione una succube? Difficile dirlo. Lilith non aveva le sue corna, o le ali fuori, semplicemente sembrava una umana qualunque, se non più attraente del normale.

    Signorina… Lilith, vuole del vino bianco?
    Ovviamente no, quello rosso è più adatto!
    Che ne dici di un dolce alla fragola?
    Gli uomini parlavano intorno a lei, cercando di attirare la sua attenzione e anzi, cercando in qualche modo di sembrare in qualche modo più interessanti ai suoi occhi. Ma Lilith trovava che ogni umano, in quel frangente, fosse solo… un altra bambolina sotto al suo comando e influenza.
    Che ne vuoi sapere tu? Una donna come Lilith, sicuramente vuole un cibo adatto alla sua eleganza!
    A questa affermazione, Lilith iniziò a ridacchiare, portandosi una mano alla bocca, coprendosela elegantemente. I capelli neri fluenti erano lasciati liberi dietro di lei, alcuni però raccolti in una treccia, rendendo la sua capigliatura elegante da vedere. Poi, gli occhi gialli, erano in quella espressione di perenne calma e divertimento.
    Certamente hai ragione… Però tristemente, non c’è nulla che rispetti questi standard, in questa festa.
    Ridacchiò la succube, sorridendo furbescamente, come se stesse scherzando… o no? Fatto sta che gli uomini intorno a lei iniziarono a ridere, come se fossero sotto l’effetto di qualche gas esilarante. Ma a Lilith non dava fastidio, non al momento, alla fine, erano tutti quanti sue prede. Almeno, fino a quando la porta del salone si aprì, e un’altra persona arrivò. Era in ritardo? Forse, probabile, ma decisamente quella entrata andava ad attirare l’attenzione. Lilith era vicino a un tavolo, con una sedia vicino ma occupata da uno degli uomini che le si erano accollati addosso. Uno di questi aveva un bicchiere ripieno di vino bianco, un altro rosso, e un altro ancora aveva un piccolo piattino con un dolce alla fragola all’interno, litigando ancora di tanto in tanto, su cosa le potesse piacere.
    Magari, il vino rosso.
    Alla fine cedette, andando a prendere con la sua mano sinistra il bicchiere. Roteo il liquido rosso, profumandone il contenuto per poi degustarlo, poggiando le labbra rosse sul vetro, bevendone il contenuto. Ve n’era poco all’interno, e per questo Lilith fece una piccola risata.
    Puoi portarmene un altro, per favore?
    Chiese gentilmente, offrendo il bicchiere all’uomo che glielo aveva offerto. Toccò per un flebile attimo le dita dell’uomo, che d’improvviso perse la forza nel braccio, facendo cadere il bicchiere per terra.
    Clash!
    Il suono rimbombò, mentre Lilith sbatteva le palpebre, confusa. L’uomo di fronte a lei si scuso immediatamente, andando nel panico, piegandosi subito a andando a prendere i cocci di vetro, quasi rischiando di ferire non solo lui stesso, ma anche Lilith, vicino a lui, per la fretta con cui lo stava facendo. Sembrava quasi un drogato alla ricerca della sua droga, in una piena crisi di astinenza. Poi Lilith se ne ricordo, Aveva incontrato anche lui, giorni prima, e l’aveva baciato. Dunque era lei, la droga, e lui era effettivamente in astinenza. L’uomo aveva gli occhi sbarrati e il fiatone, il volto pallido e le dita tremanti, e per questo i cocci di vetro gli ricadevano dalle mani e continuava, in quello che poteva essere considerato un gesto folle. Si poteva quasi sentire i suoi mormorii, sulla labbra e la saliva persa, che aveva perso la sua possibilità. Lilith capì immediatamente che l’uomo aveva tentato di darle un bicchiere da cui bere, solo per poter poi bere a sua volta da li. Un pensiero malato, ma normale per chi aveva assaggiato le labbra della succube.
     
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    Ciò che distingue un lupo in mezzo ad un gregge non è la vista, bensì l'olfatto, e fu proprio grazie all'olfatto che in mezzo a tutti quegli individui il mannaro rilevò soggetti non meramente umani. Alcuni portavano con sé l'odore del ferro o mercurio fusi alla propria carne, suggerendo una natura più tecnologica che umana, altri ancora suggerivano un accenno di feromoni e profumi tipici di razze ibride, al Kinoshita fin troppo conosciuto. Ciò che catturò la sua attenzione in mezzo a quell'oceano di percezioni olfattive, tuttavia, fu quell'odore che poche volte aveva avuto occasione di incontrare. Il suo sguardo si posò sulla figura di una donna dalla figura slanciata: capelli neri, occhi dorati, curve generose. Decisamente una bella figura. Si era circondata di uomini di una certa importanza, perlomeno a giudicare dall'aspetto; sul suo volto un sorriso che pareva non abbandonarla. Bevette dal proprio bicchiere mentre continuava a seguirla, attento. Era sicura di sé, una qualità non tipica delle accompagnatrici di simili soggetti, per non parlare del fatto che non la stessero maltrattando in alcun modo. Non era diverso dal vedere delle falene attratte da una fiamma, e nonostante il 'carisma' del quale la donna era chiaramente in possesso e non si faceva problemi a mettere in evidenza con il suo vestiario, per qualcuno di vigile come Seiichi non fu difficile comprendere che vi fosse qualcosa sotto. Gli occhi dorati dell'uomo scrutavano attentamente quella sconosciuta dalla rara bellezza, non impauriti dal pensiero di incontrare quelli d'ella. Quando uno dei camerieri fece cadere un bicchiere vicino a lei, il lupo era ancora troppo distante per sapere cosa fosse accaduto, men che meno sentire cosa il servitore stesse sussurrando. Ciò non di meno, era comunque abbastanza vicino per porre rimedio all'errore commesso. Esteso il braccio libero in direzione dell'avvenimento mentre guardava la scena attraverso il vetro del suo bicchiere, quest'ultimo coprendogli il volto mentre finiva di bere, e sfruttando la distrazione della maggior parte dei presenti - fosse stata essa per la musica che comunque aveva coperto l'accaduto, oppure semplicemente perché erano occupati a guardare direttamente il centro della scena - avrebbe sfruttato ciò che da poco aveva iniziato ad apprendere, ovvero gli incantesimi delle arti di Umbra. Mentre la mano del braccio esteso si apriva lievemente, essa si circondava di una tenue tenebra e i suoi occhi guadagnavano un lieve bagliore. I cocci di vetro presero a rapidamente riunirsi per tornare a formare il bicchiere integro, come se non fosse stato mai rotto, nella mano del disperato cameriere. Assieme a ciò, ogni accenno di possibile macchia sparì, ogni traccia dell'avvenimento svanita. Il tutto sarebbe apparso come solo un'allucinazione forse, una psicosi di massa, di certo chi non aveva gli occhi puntati sul lupo durante quegli attimi non avrebbe mai potuto sapere che era stato proprio lui ad aggiustare quell'inconvenienza. Perché lo aveva fatto? Perché odiava il trambusto. Shock, indignazione, il tutto per un bicchiere rotto: sapeva perfettamente che se quell'accaduto avesse raggiunto troppe orecchie, sarebbe stata la chiacchiera di tutte le bocche in quella sala, e lui detestava sentire quei viziati e privilegiati parlare.
    Il prossimo passo normalmente sarebbe stato ovvio, a quel punto: dirigersi verso l'unica persona che avesse attirato la sua attenzione, quella fanciulla dall'odore immondo, per scoprire di più su di lei... ma lui era un predatore, non una preda, e sapeva molto bene come giocare. Riparato il bicchiere e non più occupato ad utilizzare qualsivoglia parvenza di magia, avrebbe dato completamente le spalle a quella che aveva perfettamente riconosciuto come demone, volgendosi verso il tavolo e raggiungendo con una mano una bottiglia di vino rosso per versarsene ancora nel bicchiere, guardando lungo i lati di nuovo alla ricerca del capofesta. D'altronde, quello era anche un test per accertare quanto fosse accorta quell'affascinante sconosciuta, e se meritasse l'attenzione che gli aveva prestato o meno. Se fosse rimasta con quei quattro panzoni, allora sarebbe stato chiaro che lei non era altro che una donna di poco conto, felice di accontentarsi di soldi e fama frivola, e perdere tempo con una simile donna non era affatto nei piani di qualcuno che ormai, con quella vita inutile, non voleva avere più niente a che fare.

     
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    Lilith si ritrovò in un certo senso sorpresa, nel vedere il bicchiere ricomporsi. Perché era sicura, che si era rotto. Gli uomini intorno a lei, furono confusi nel vedere il bicchiere intatto, come se fosse solo un’illusione il fatto che fosse caduto, eppure era reale, lei lo sapeva. Lo sguardo della demone si spostò sulla gente nella sala, vedendo che uno di questi effettivamente stava ignorando il fatto, nonostante il rumore di vetro rotto si fosse sentito. Lilith si leccò le labbra, la voglia di portare caos era dannatamente alta.
    Ma come… il bicchiere era rotto...
    Il cameriere sussurrava, in stato di shock, guardandosi pure le mani tagliate dai cocci di vetro. Pure l’uomo seduto, era in qualche modo sorpreso e sospettoso di quel che era accaduto. Per questo Lilith si sedette elegantemente sulle sue gambe, allungando il braccio lungo il collo dell’uomo e poggiandola sull’altra spalla.
    Sta usando la magia- credo che… voglia usarla per fare del male… l’hai visto anche tu no, il bicchiere rompersi, il sangue sulle sue dita… è tutto un piano...
    Mormorò queste parole, direttamente nell’orecchio dell’uomo, per mettergli il dubbio e la paura dentro l’anima, come solo un demone come lei poteva fare. L’uomo fece cenno ad alcune guardie di venire verso di lui, mentre Lilith con un sorriso pacato si alzava e si congedava, incominciando a camminare distrattamente per la sala, osservandosi intorno. Si diresse verso un altro gruppo, di persone che sembravano esattamente shockate, vicino a un tavolo ripieno di dolciumi e piatti.
    Incredibile… Il bicchiere è intatto, eppure abbiamo sentito tutti quel rumore di vetri rotti… e mani insanguinate poi! Santo cielo, cosa devo aspettarmi se la sicurezza è così bassa, da lasciare che persone del genere attentare la vita degli ospiti… chissà se in giro, ci stanno anche altri problemi...
    Le facce nel dubbio, sconvolte, e quanto più in ansia furono la cosa che più la ripagarono, mentre lei accuratamente evitava di stare vicino al nuovo arrivato, ma anzi, il più lontano possibile mentre andava a seminare quel caos che probabilmente l’avrebbe nutrita per un mese o più. Il sorriso pacato, ma in qualche modo preoccupato, decorava le labbra della demone, prima che anche quelle persone iniziassero ad agitarsi e iniziare a chiacchierare tra di loro, molto di più, molto più interessate quasi a spargere la voce di un complotto. Lilith invece, prese un piccolo dolciume, una pastina ripiena di vaniglia e con di sopra una fragola. Sentendo che era arrivato il momento di avvicinarsi all’autore, e la causa, per cui quella festa da li a poco sarebbe divenuta divertente, Lilith si avvicinò a Seiichi, muovendosi elegantemente tra i vari invitati.
    Buonasera...
    Si sarebbe introdotta, con una voce pacata e lenta, mettendosi al fianco del lupo. Il profumo della donna, quello demoniaco, veniva coperto perfettamente dal profumo della sua forma umana, messa in risalto ancora di più dai trucchi umani che lei stessa aveva imparato. Sorridendo pacata, e con in mano il dolcetto, Lilith sembrava quasi una donna normale, come tutte le altre in quella sala.
    Mi domandavo il motivo per cui siete arrivato in ritardo, un’entrata del genere attira molto l’attenzione…
    Il sorriso calmo e pacato, accompagnato dai movimenti lenti della demone, erano quelli di una creatura che sapeva come sedurre chi aveva davanti. Si prendeva del tempo, per parlare, ogni parola usciva calma e lenta, come se fosse pensata e ponderata prima, rendendola in qualche modo sensuale.
     
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    Non notò il caos che si stava creando alle proprie spalle il mannaro, non all'inizio perlomeno, occupato com'era piuttosto a cercare quella maledetta figura che apparteneva al malavitoso, motivo principale per il quale si era unito a quella festa che dentro di sé odiava nel profondo. L'unica nota di redenzione era la musica, assieme a quella figura ammaliante che aveva dedotto non essere una donna qualunque. Rifletteva mentre sorseggiava il vino e si guardava attorno, immerso silenzioso nei suoi pensieri, isolandosi dall'ambiente detestabile che lo circondava. Provava ribrezzo per quelle figure, quei nessuno che non facevano altro che parlare, bisbigliare e fare gossip. Non sapevano quanto fosse davvero spietato il mondo, probabilmente credevano di trovarsi in cima alla catena. Li aveva sempre disprezzati, sia da servitore che ora che era libero, l'unica differenza era che adesso si sarebbe assicurato di iniziare a sfoltirli, uno ad uno, poco a poco. Doveva solo decidersi sul come. Gli occhi concentrati di Seiichi si spalancarono sorpesi, però, non appena sentì una voce femminile di fianco a lui, risvegliandolo dai propri pensieri e riportandolo alla realtà.
    "Buonasera."
    Si voltò verso la fonte di quella voce, e con piacere poté notare che la donna che aveva inquadrato precedentemente si era fatta avanti. Da vicino era tutto un altro discorso: il suo aspetto non aveva nulla da invidiare alle migliori femmine con le quali aveva avuto il piacere di spendere le notti passate. Forse adesso che gli era vicino poteva avere un odore umano, il profumo occultando la sua natura, ma i suoi sensi prima era certo non lo avessero ingannato. Gli occhi dorati del mannaro la scrutavano da capo a piedi, sorridente, tranquillo. Teneva una mano parzialmente in tasca, il pollice sporgendo fuori, mentre l'altra reggeva il bicchiere di vino. In un'occasione simile non avrebbe esitato dal poggiare la bevanda e seguire il galateo per accogliere la fanciulla con un baciamano, ma non stava avendo a che fare con una ragazza o donna innocente, e lo sapeva benissimo.
    "Lei dice? Eppure, per qualche motivo, sembrano tutti molto più distratti da un bicchiere."
    Il volto dell'uomo a tal punto ospitò un'espressione perplessa, la sua bocca bloccandosi in una smorfia apparentemente confusa mentre con il capo faceva lieve cenno ai gruppi distanti che parevano ancora bloccati e occupati a discutere di ciò che era successo. Uno spreco di tempo: odiava tutto quell'inutile caos privo di motivo, ma il suo viso ovviamente non dava minimamente la prova di questo suo disprezzo, così come la sua voce.
    "Nulla di eclatante o grave, comunque. Mi ero semplicemente... smarrito."
    Gesticolava mentre affermava quelle parole, muovendo lievemente il braccio che teneva il drink per accentuare le sue parole. Era chiaro da come era rilassato che non si vergognava minimamente di quella conversazione, ma soprattutto, che la presenza della succube, in tutta la sua bellezza, non lo metteva minimamente a disagio o in soggezione. Sorrise non appena finì di parlare, ma non rise né aggiunse altro, rendendo difficile capire se stesse scherzando o meno riguardo il motivo del suo tardo arrivo.
    "Mi dica, piuttosto: è nuova di queste parti? Non mi sembra di averla mai vista, sono certo che la mia memoria non dimenticherebbe mai un fascino come il suo."
    La sua sicurezza era tale al punto di non farsi problemi a prendere le redini della conversazione per rigirarla a suo favore, ponendo immediatamente le luci della ribalta sulla sua splendida interlocutrice e distogliendoli da sé. Ignorava ciò che lo circondava e lo 'scandalo del bicchiere', non solo per concentrarsi su quello scambio di parole, ma anche per evitare di nutrire la sua furia. L'oscurità che lo inabitava non era qualcosa con cui scherzare, e nonostante avesse migliorato e quasi perfezionato il controllo che aveva su di essa, ciò che la nutriva rimaneva comunque l'odio e la rabbia. Elementi le cui fonti erano fin troppo abbondanti all'interno di quella sala, e l'ultima cosa di cui aveva bisogno ora come ora era di scatenare un omicidio di massa non desiderato.

     
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    Lilith sorrise calma, un sorriso leggero che accennava solo ad alzare un poco gli angoli delle labbra, mentre ascoltava l’uomo parlare. Più gli stava vicino, più poteva percepire quell’energia particolare, più forte di una normale persona che lei aveva conosciuto. Particolare, affascinante, che la rendevano affamata. Per questo aveva messo su quel festino, dopotutto. Il caos non si creava da solo, alla fine. Lilith si portò alle labbra il dolcetto, mordendolo a metà con delicatezza eppure decisione, affondando prima i denti e poi poggiando le labbra tinte di rosso in quella crema alla vaniglia. Poco dopo, si leccò velocemente le labbra con la lingua, osservando con quasi soddisfazione la sua prossima… vittima. Preda? Chi lo sapeva, chi era il cacciatore tra i due.
    Un bicchiere che sembra tornato a posto per magia, eppure le mani del cameriere erano coperte di sangue. Certi fenomeni, attirano l’attenzione dopotutto.
    Lo disse quasi con tranquillità e senza realmente preoccuparsi di chi la sentiva, seppur sapesse perfettamente che vicino a loro v’erano alcune persone. Nulla la fermava dal parlare, dal mettere pure in loro il seme del dubbio, così da spargere la voce, seppur lo facesse con discrezione. Per questo, non toglieva mai lo sguardo dagli occhi gialli del mannaro, che sembrava avere una posizione rilassata e tranquilla.
    Oh, ne sono certa. Ma sono sicura che certe volte… posso risultare sfuggente.
    Sorrise quasi mestamente, mentre finiva il suo dolcetto. Si mosse lentamente, muovendosi dietro il licantropo per spuntare dall’altra parte, come a enfatizzare le sue parole. Subito dopo, infatti, si sistemò i capelli scivolati di fronte al suo volto dietro l’orecchio, facendo sempre movimenti lenti, scoprendo così le spalle.
    Non sembri il tipo… da venire a questo genere di Feste, dunque a volte è possibile non vedermi.
    Fece, tranquilla, mentre altre orecchie ascoltavano, altre bocche andavano a comunicare, altri occhi continuavano a osservare. La voce di Lilith era calma, quasi delicata nella sua lenta seduzione. Un tono di voce così… lento, che andava ad irritare ma allo stesso tempo attirava le persone ad ascoltare.
    Il mio nome è Lilith… Piacere.
    Si presentò, allungando la mano destra verso il licantropo, come per chiedere un baciamano o una stretta di mano. Alcuni uomini guardavano gelosamente quella scena, altre donne forse invidiavano Lilith, ma la succube non faceva altro che sorridere, parlando lentamente e con parole ponderate, pensate prima di essere espresse. Lilith non era una stupida, però giocare con il fuoco era sempre stato estremamente divertente per la demone. Alimentarlo, fino a farlo esplodere, per poi osservarne i risultati. Quello, era il vero piacere che ne traeva lei.
     
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    Gli occhi del mannaro seguivano silenziosi i movimenti della fanciulla mentre ella si apprestava a parlare, rimanendo silenzioso ad ascoltarla. Il suo modo di parlare non lo irritava, anzi era abituato alla teatralità che particolarmente in quegli ambienti si manifestava in coloro che li frequentavano. Quando Lilith tese la sua mano in avanti, presentandosi, Seiichi non avrebbe più potuto evitare i convenevoli. Raggiungendo la mano di lei con la propria, la prese nella sua e chinò lievemente il suo busto in avanti per abbassarsi mentre arrivava con le labbra al dorso della mano della donna, baciandolo con fare pacato.
    "Seiichi. Il piacere è mio."
    Se da una parte lei si dilettava nel provocare invidia, per il mannaro invece ciò era completamente indifferente. Notava gli occhi che li circondavano, come d'altronde li aveva notati prima alla sua entrata, ma non era minimamente interessato ad essi né a cosa potessero star pensando gli individui in quella sala. Non era più un sicario al loro servizio, non era più un qualche cane che potessero tenere al guinzaglio, e si sarebbe assicurato di renderlo evidente facendo buono e cattivo tempo come voleva lui. Se quella davanti a lui era una donna sicuramente particolare, sia vista la sua bellezza magnetica che il carattere atipico, lui era un vero e proprio lupo fra delle pecorelle. L'unico motivo per il quale non stava commettendo una strage era che si era ripromesso di contenersi, fare le cose con ordine e iniziare a mantenere controllo sulla propria feralità e voglie distruttive... e anche perché c'era una cosa di cui doveva discutere con l'organizzatore di quel party, e distruggergli il divertimento sicuramente non avrebbe reso la conversazione molto appropriata.
    L'importante di tutto ciò, comunque, sarebbe stato che Seiichi non aveva più motivo di non rendere la propria forza nota ai presenti. Sorridendo tranquillo, avrebbe permesso alla sua energia di scorrergli liberamente in corpo, iniziando ad aumentare la pressione che questa emanava attorno a lui e cominciando ad esternarla senza più alcun tipo di limitazione. Non si sarebbe trattato di una vera e propria ondata fisica travolgente, ma piuttosto qualcosa di psicologico, una forza che avrebbe immediatamente innescato l'isinto più primordiale dei commensali, quello di sopravvivenza, un meccanismo che li avrebbe subito avvertiti che quello che stavano fissando non era solo un'altro sfortunato di cui sbarazzarsi con qualche proiettile e via. Ovviamente anche Lilith avrebbe avuto modo di sperimentare tale sensazione, ma lei in aggiunta visto il contatto fra i loro corpi avrebbe avvertito anche una frazione del vero e proprio potere del lupo, un fremito nella sua mente che le sarebbe rimbobato per qualche istante mentre per solo un attimo davanti a lei, dietro il Kinoshita, avrebbe visto un enorme bestia totalmente nera, colossale alta sui cinque metri, che si teneva su quattro zampe. La succube avrebbe potuto cominciare a sentire l'oscurità che risiedeva nel cuore del mannaro invaderla, come una stretta soffocante ma anche estasiante, folle, una sensazione innaturale e selvaggia, come se stesse venendo riempita da una forza disumana che voleva solamente distruggere e uccidere senza fine, indiscriminatamente... il tutto cessò però l'attimo che le lasciò la mano.
    "Dimmi allora, Lilith... se non sembro il tipo da questo genere di feste, che tipo ti sembro?"
    Sul volto di Seiichi vi era un'espressione sicura, estremamente tale, i suoi occhi dorati illuminati da una cupa luce verdastra che di nuovo lasciava traspirare la vera natura del licantropo. Aveva smesso subito di riferirsi alla donna in terza persona, non perché fosse d'improvviso divenuto maleducato, ma semplicemente perché non riteneva più necessario fingersi disinteressato o distante: le forme della succube e il suo atteggiamento lo avevano incuriosito, voleva vedere fin dove potesse spingersi con lei. Per questo stesso motivo d'altronde aveva cominciato a manifestare in modo più evidente le proprie capacità, per marchiare la demone come sua.

     
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    Lilith fece un sorriso soddisfatto, nel vedere Seiichi baciarle la mano. E quel sorriso rimase così, pure quando Seiichi presentò il suo potere di fronte e attorno a lei. La vista della creatura oscura dietro il licantropo le fece solo venire ancora più voglia di continuare con quel piano, adorava vedere dei massacri e avrebbe fatto di tutto per vederne uno proprio in quel momento. Quando le lasciò la mano, portò entrambe di fronte alla sua zona pelvica, incrociando le dita tra di loro.
    Credo che il genere di festa più adatto, siano quello dove le persone non si nascondono dietro sorrisi. Sbaglio, o a te non interessa quello che la gente fa qui attorno? Sembrano tutti giudicare, pensando di essere migliori… sbaglio, o questo non ti irrita?
    Sorrise, parlando con una calma quasi irritante. Eppure la sua voce suadente andava a rilassare, ad raffreddare la bruciatura che si poteva venir a creare. Quando fece la finale domanda, quasi ancheggiò, mantenendo lo sguardo verso gli occhi del licantropo. Si era accorta che v’era troppa energia, e troppe persone ormai stavano fissando lei e Seiichi, come se non avessero nulla da fare se non spiare.
    Ora che ci penso, quindi sei stato tu a usare quella abilità per rimettere a posto il bicchiere?
    Domandò, sapendo già la risposta dopo la dimostrazione d’energia che aveva mostrato. Nessuno, in quella sala, era in grado di farlo. Dunque era abbastanza ovvio agli occhi della demone, che parlò con lentezza lasciando assaporare le lettere una per una. In quel modo, si assicurò che le persone vicino a lei riuscissero a sentirla, se non a leggerle le labbra.
    Dopo una tale dimostrazione, dovrei fare un paragone simile a ‘un lupo travestito da agnello’?
    Domandò, quasi con un sorriso provocatorio, gli occhi che si socchiudevano, mentre aspettava che il sospetto e la paura iniziassero a divagare nella sala, sopratutto dopo la dimostrazione di Seiichi. Certo, i proiettili potevano non funzionare, ma la paura umana alle volte era talmente forte da ignorare qualsiasi buonsenso.
     
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    Essere osservato non lo infastidiva, e sebbene dell'opinione dei presenti in quella stanza non gli importasse granché, non poteva negare che percepire gli occhi puntati su di sé gli provocava un non so che di orgoglio. Nonostante le mani di Lilith si fossero portate davanti il suo bacino, fungendo potenzialmente da ottima scusante per dare un'occhiata più da vicino al suo corpo invitante, Seiichi rimase con gli occhi puntati su quelli della succube, mentre incrociava le braccia ascoltando le sue parole. La donna era innegabilmente molto brava a provocare, ciò che diceva risultava particolarmente ipocrita visto che lei era la prima a nascondersi dietro un sorriso quando odiava in modo pronunciato ciò che la circondava; ma chi era lui per farglielo notare? Alla fine anche lui proprio come lei indossava una maschera molto specifica per quella situazione, come d'altronde era giusto che fosse. Alzò le sopracciglia in risposta alla domanda della demone, scuotendo le spalle e sollevando anch'esse lievemente come se a volersi giustificare.
    "Regole. Dovrebbero irritarmi? Senza di esse vivremmo come gli animali."
    Finì di sorseggiare il proprio drink, poggiando il bicchiere vuoto sul tavolo di fianco a sé. Guardò curioso poi la sua interlocutrice in risposta al suo interrogativo, chinando lievemente il capo in avanti mentre gli occhi continuavano a rimanerli fissi addosso, schizzando poi di lato per guardare i commensali che nel mentre avevano iniziato a farsi le loro paranoie. Il mannaro allora alzò il capo, abbandonandosi ad un lieve sospiro di chi aveva perfettamente compreso, la bocca leggermente socchiusa mentre un sorriso divertito si faceva strada sul suo volto. Lasciò finire Lilith permettendole di fare la sua battuta la quale era molto più azzeccata di quanto lei potesse pensare, ghignando allietato all'ilarità e singolarità di quella situazione. Del tutto privo di timore fece apparire fra l'indice e il medio della mano che si era appena liberata una sigaretta, stringendola fra le dita e portandola alla bocca mentre le parole della succube ottenevano forse l'effetto sperato nei confronti di quelli che li circondavano.
    "A che gioco giochi, esattamente?"
    Le provocazioni della succube funzionavano sui commensali, ma non sul suo interlocutore, che invece al contrario sembrava perfettamente a proprio agio, quasi come se non avesse notato uno dei tanti uomini in sala armati, in distanza, aver raggiunto la propria bocca da fuoco con le mani, puntandogliela contro. Magari perché erano tutti distratti, forse intimoriti, o ancor più semplicemente troppo impauriti, ma nessuno gridò o tentò di fermarlo. Solamente quando lo scoppio dello sparo riecheggiò nella sala partirono le prime urla, grida che furono seconde in rapidità solamente alla reazione di Seiichi, che rispose repentino a quell'assalto inarcando la schiena all'indietro, il proiettile colpendo di striscio il punto di combustione della paglia, accendendogli la bionda e rivelando quanto davvero di poco conto fossero per lui i presenti. Fece un bel respiro profondo mentre tornava dritto, inalando quanta più possibile di quel fumo che il suo olfatto ipersviluppato aveva imparato a sopportare, le porte dalle quali era entrato spalancandosi di colpo, la loro apertura rimbombando all'interno della camera, silenziando la musica e le urla mentre le guardie all'entrata irrompevano con i loro occhi puntati verso la fonte dello sparo.
    "Va bene: parliamoci chiaro, Lilith, giù le maschere. È chiaro come il sole che hai un'idea molto diversa di divertimento o festa da tutti gli altri presenti qui dentro. Non ti biasimo: non sono qui per diletto e anzi, detto francamente, detesto le feste snob come questa, ancor di più chi le frequenta. Cosa speri di ottenere mettendomi contro tutti i presenti? Ti ho lasciato davvero un'impressione così terribile? Mi rammarica."
    Avevano pochi preziosi istanti rimasti prima che quella festa divenisse probabilmente un vero e proprio putiferio, con ogni probabilità o venendo controllata in modo ferreo dai guardiani appena entrati, oppure scoppiando nel caos più totale, ma Seiichi non sembrava intenzionato a rispondere a quel disastro con un omicidio di massa, la bestia affamata che teneva dentro di sé rimanendo bloccata al guinzaglio. Non era la prima volta che doveva trattenersi d'altronde e sicuramente non sarebbe stata neppure l'ultima: non era un ragazzino prematuro incapace di resistere e il suo istinto di sopravvivenza di certo non sarebbe esploso ad una minaccia pressoché nulla come qualche sgherro armato. Era lì per un motivo preciso, e per quanto detestasse la malavita di viziati che li circondavano, non aveva nessun motivo per prendere e ucciderli tutti se non per puro disprezzo, ma a che pro? Lilith era molto pratica nell'arte della manipolazione, ciò era chiaro, ma ora non stava avendo a che fare con un rammollito, citrullo o rimbambito.

     
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    Ma io non sto portando una maschera.
    Lilith disse quello con un sorriso. In effetti, lei non aveva mai tentato di nascondere quel che provava. Semplicemente sorrideva, erano gli altri a farsi l’idea sbagliata di lei. Lilith si portò elegantemente le braccia ai fianchi, in auto-abbraccio quasi. Il suo sguardo si fece quasi languido, mentre osservava il caos che si stava venendo a creare.
    Io tiro fuori solo la vera natura delle persone. Lussuria, avarizia, orgoglio… furia.
    Sorrise, un sorriso anormale, ma durò per un attimo, prima che ritornasse normale, facendo qualche passo all’indietro, mentre le persone urlavano e cercavano di scappare, per tentare di salvarsi la vita, spingendo e tirando, mettendo se stessi sopra gli altri.
    L’ho vista, la creatura che nascondi. Perché non la lasci? Perché non sfoghi la rabbia, l’odio, che risiede nel tuo animo? Dopotutto, cosa ti ferma? Cosa ti impedisce, in questo momento, di liberarti. Dopotutto, chi rimarrà per dirlo, alla fine?
    Fece un altro sorriso, tranquillo, e calmo, ondeggiando leggermente il corpo, mentre le persone introno a lei sembravano come impazzite. Era dovuta a qualche droga? Era dovuto per la paura? Chi lo sa, l’unica cosa di cui Lilith era sicura, era che era divertente. Uno dei uomini che prima aveva adescato, si mise di fronte a lei, puntando la pistola contro Seiichi e il suo petto, dicendogli di allontanarsi da lei e che era un mostro. Ma Lilith era calma, il suo sorriso non si era nemmeno un po’ inclinato. Lei non odiava le persone, ma amava il caos. E le persone erano in grado di portarlo. Perché odiarlo?
    Seeiichi~ Chi ti ferma, qui? Autocontrollo? Regole? A che servono regole, se non per essere infrante? E nessuno lo verrà a sapere! Non è fantastico?~
    Lilith disse con un tono quasi seduttivo, poggiando le sue mani sulle spalle dell’uomo che la “proteggeva”, praticamente appoggiandosi su di lui. Seiichi avrebbe visto come gli occhi dell’uomo si aprirono sorpresi, ma sembrava ancora più convinto a proteggere la “donzella in pericolo” che in verità non era. Non sembrava nemmeno che l’avesse sentita, in quel momento di gloria, di adrenalina che veniva pompata nelle vene.
     
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    Invero, l'intera situazione che si stava venendo a creare sfiorava a dir poco il ridicolo, interamente surreale, agli occhi di Seiichi. Attorno a lui gli invitati che poco prima erano occupati a ballare come se niente fosse erano caduti in chissà quale sorta di isteria di massa, prima per un bicchiere rotto, poi per un ipotetico stregone presente in stanza, ed ora a causa di uno sparo. Tutti i presenti in quel salone erano collegati al mondo del crimine in un modo o nell'altro, eppure tutti ora si stavano lasciando andare alla follia come se la fine del mondo fosse giunta. Le guardie erano entrate per ripristinare l'ordine eppure chiunque in quella camera continuava ad agitarsi e impazzire senza alcun apparente motivo. Grida, confusione, panico. E il motivo? Sconosciuto. O meglio, sconosciuto alla gran parte dei presenti, ma per il lupo sarebbe stato ormai piuttosto palese chi fosse la responsabile. Lei era chiaramente divertita, ma il lupo invece ospitava sul proprio volto un'espressione di percepibile irritazione, bloccata in una smorfia di disgusto, deluso.
    "Ti diverte? 'Tirare fuori la vera natura delle persone'?"
    Guardandosi attorno gli fu inevitabile inasprire l'opinione che aveva di quella festa e della donna che aveva davanti. Affascinante, irresistibile, ma stava mostrando un lato d'ella che riduceva molto la sua appetibilità agli occhi del lupo. Scosse la testa portandosi una mano alla sigaretta in bocca, tenendola fra indice e medio per toglierla. Fulminò con lo sguardo la succube, riportando subito la propria vista su di lei, appena menzionò ciò che nascondeva.
    "Sei una sciocca."
    Si sforzò di contenersi nel dire quelle parole, riconoscendo comunque l'ambiente nel quale si trovavano e mantenendo una certa compostezza, ma era chiaro da come ringhiò che l'espressione che avrebbe voluto utilizzare sarebbe stata molto più colorita. L'uomo che si frappose fra lui e lei non sarebbe rimasto a lungo, perché l'attimo che si sarebbe fatto avanti il mannaro, vista la situazione completamente kafkiana, non esitò dal raggiungergli il collo ancor prima che ebbe modo di dire una parola, per soffocarlo e lasciarlo cadere poi privo di sensi, approfittandone per farsi più vicino a Lilith. Totalmente abbandonando i suoi modi di fare galanti e frantumando la maschera del gentiluomo, si sarebbe posto quasi attaccato in modo soffocante a lei, davanti, ostentando la loro presente ma non eccessiva differenza in altezza, lasciando cadere la sigaretta e spegnendola sotto la suola delle sue scarpe. Mani in tasca, la osservava dall'alto verso il basso, mentre gli occhi dorati occasionalmente si spegnevano come se invasi da una densa coltre di puro nero, la quale tuttavia spariva altrettanto rapidamente come compariva, con un battito di ciglia.
    "Credi che uccidere tutta questa feccia non attirerebbe l'attenzione? In che mondo magico credi di vivere? Non ho motivo di uccidere questi idioti. Non sono una minaccia, e la stupidità che stanno dimostrando rafforza ulteriormente questa mia opinione. Se mi sbarazzassi di loro, poi, perché non dovrei fare lo stesso con te? Sei stata tu a creare questa situazione in primo luogo, dopotutto. Sarebbe molto più facile risolvere il problema alla radice. O credevi di essere esente dal mio 'sfogo'?"
    Lilith aveva scelto di giocare col fuoco, perché la divertiva, l'aveva sempre divertita, ma forse si era lasciata troppo prendere la mano, dimenticandosi che fosse possibile scottarsi, se non peggio. Purtroppo per lei aveva commesso un grave errore, e cioè quello di credere che chi aveva davanti fosse uno dei suoi abbindolati ciccioni, facili da sedurre con qualche occhiata languida, mettendo in evidenza il seno o parlantina sensuale. Doveva pesare bene le sue prossime parole, perché il mannaro aveva finito di rispettare il galateo e le regole di quella festa. Se Lilith credeva di potersela svignare attraverso qualche altro eroe improvviso o soggiogato idiota si sbagliava di grosso: lo aveva provocato senza contenersi per farlo imbufalire e ci era riuscita, ma adesso che il lupo era sull'orlo di concretizzare le proprie minacce e darle ciò che cercava, cosa avrebbe fatto lei per evitare di finire tra gli spuntini?

     
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    Lilith ridacchiò alla ingenuità che Seichi mostrava, e non sembrò mostrata nemmeno un attimo o cenno di paura, quando lui tentò di imporsi su di lei. Anzi, lo sguardo della succube rimaneva alto, a fissarlo negli occhi, come a sfidarlo.
    Oh? L’ho mai detto?
    Chiese, innocentemente, la succube.
    Non credo di aver mai detto, che ucciderli non avrebbe attirato l’attenzione. E poi, perché dovresti risparmiarmi? Uccidendomi, darai sfogo alla tua rabbia, cedendo a quel che hai dentro...
    Sussurrò, con uno sguardo colmo di piacere, all’idea di vedere un tale caos. Per questo, allargò le braccia, pronta per qualsiasi cosa. Non sembrava per niente disturbata dall’idea di morire, o finire male, anzi. Sembrava voler tentare Seichi a lasciarsi andare.
    Ma chi voglio prendere in giro... è chiaro come il sole quel che tu sei. Abbi una divertente serata.
    Disse di nuovo, prima di girarsi, e incominciare a camminare verso la porta, i suoi passi eleganti che rimbombavano insieme agli spari. Le scarpe iniziarono a tingersi di rosso, per via del sangue per terra, e pure il suo vestito non venne risparmiato. Continuando a camminare, la succube uscì dalla villa indisturbata, lasciando solo caos dietro di lei.

    CITAZIONE
    The end


    Edited by White Raven - 11/9/2019, 12:40
     
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