Una passeggiata nel parco

x Ellaria

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  1. Demi
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    Ogni attimo in cui l'ibrida sarebbe stata occupata a buffamente inseguire il cappio, Seiichi l'avrebbe seguita con gli occhi, osservandola piacevolmente divertito da quell'innocenza incontaminata. Sembrava realmente una cagnolina non raggiunta dalla corruzione e dura realtà del mondo, una cucciola spensierata. In un certo senso, gli sembrava di star osservando ciò che avrebbe potuto avere anche lui, ma che il destino gli aveva strappato via. Probabilmente se la sua strada fosse stata un altra, anche lui sarebbe potuto finire così, e a giudicare dalla felicità che la fanciulla sprizzava, sicuramente non sarebbe stato poi così male. Non appena lei poi, concentrata a seguire il cappio, avrebbe raggiunto il suo naso, fermandosi a pochi centimetri da esso, Seiichi, più che compiaciuto da quella vicinanza, ma soprattutto, dal suo piacevole odore, non si sarebbe allontanato neppure di un millimetro, piuttosto anzi annusandola con piacere, prima di salutarla.
    "Salve."
    Sorridente, l'avrebbe fissata dritta negli occhi con i propri, quasi come se a voler vedere se quel comportamento puro e spensierato che dimostrava la rendesse bella tanto all'interno quanto all'esterno. Le avrebbe tranquillamente permesso di afferrare finalmente il cappio, gli altri cani festeggiando il suo trionfo, rispondendo poi repentino alla sua domanda.
    "Il mio nome è Seiichi. Seiichi Kinoshita. Ma puoi chiamarmi come meglio desideri... Cleo."
    Avrebbe in seguito concessole di meglio annusarlo e fare tutto ciò che desiderava, lui stesso limitandosi a tenere le mani a posto, sulle sue ginocchia, arrivando solo poi con una mano a prendere il sigaro che aveva in bocca per schiacciarlo all'interno della propria mano, stringendolo dentro di essa, spegnendolo, e inserendo il rimasuglio all'interno della sua tasca destra.
    "Hai un nome molto bello, Cleo, e il tuo fiuto, a quanto sembra, è molto ben sviluppato... ma non sei di quest parti, vero?"
    Alla fine, non serviva un genio per capirlo: la ragazza non solo aveva un nome che Seiichi aveva riconosciuto come egiziano, ma era anche palesemente un pesce fuor d'acqua, fin troppo buona e immacolata. Di ibridi e ibride ne aveva incontrate... ma lei era molto, molto più a contatto con il suo lato animale che umano. Difatti, la curiosità del licantropo non gli avrebbe impedito di avvicinare la sua mano destra al capo di lei, tentando poi di iniziare a carezzarla, per andare poi ad esplorare le lunghe e morbide orecchie, pacatamente vezzeggiandole. Se Cleo si fosse dimostrata ben disposta, non si sarebbe fermato, anzi, si sarebbe assicurato di invitarla a farsi più vicina, e gli avrebbe dato la conferma che la ragazza fosse molto più istintitva del normale.
    "Che ci fa una cucciolotta adorabile come te qui da sola?"
    Avrebbe aggiunto, riprendendo il quesito precedente. Avrebbe poi anche cercato di portarla quasi a sedere su di lui, in qualsiasi posizione fosse più comoda, andando poi a cercare di raggiungerle con l'altra mano, libera, la coda, volendo esplorarla e percepirla, mentre teneva l'altra occupata a viziare le orecchie, sia per soddisfare la propria curiosità, sia per appagare un istinto più basso che si stava pian piano facendo sempre più presente. Se il paesaggio che lo circondava stimolava la pace e quiete dentro di lui, il mannaro in Cleo vedeva un'attrazione sia di mera dolcezza, mosso dalla sua innocenza... sia dai suoi istinti più bassi, stimolato non solo dalla suo comunque più che abbondante fascino, ma anche dai bisogni più primordiali. Era pur sempre una femmina, dopotutto; un'ibrida, specialmente. Se la sciacalla infatti avrebbe accettato la seduta sul Kinoshita, avrebbe potuto chiaramente percepire che il corpo dell'uomo era tutto fuorché fragile o poco robusto, anzi. In particolare, lentamente, in mezzo alle gambe d'egli avrebbe potuto iniziare a percepire un bozzo farsi sempre più insistente e palese, ma ciònonostante, Seiichi sembrava mantenere la calma, completamente dedito a concentrarsi più sull'ascoltare la sua storia, che semplicemente prenderla come un bruto. Perlomeno, non era ancora il momento. Voleva apprezzare tutto di lei: alla fine, era anch'ella uno spettacolo che andava gustato completamente.

     
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