Una passeggiata nel parco

x Ellaria

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  1. EllariaSand
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    Cleo pensato
    Cleo parlato
    Narrazione

    Cleo andava matta per i parchi.
    Innanzitutto, erano verdi ... il che in un certo senso le ricordava il periodo precedente alla sua reincarnazione, quando ancora seguiva il proprio padrone durante quegli innumerevoli viaggi nelle regioni più remote e sperdute del pianeta. A quel tempo, non sapeva ancora cosa significasse la vita di un umano, ma in fondo non le importava: avrebbe seguito il proprio umano, quello che le regalava sempre un morso dalla sua crioche la mattina o che la sera accendeva quella musica carina (Mozart?) perché sorrideva nel vederla danzare a modo suo, fino in capo al mondo ... poco importava che a volte, in quei luoghi sperduti e dimenticati, finissero le provviste e dovessero arrangiarsi. Lei era felice, perché lui era felice.
    E poi c'erano tantissimi bambini. Anche i bambini le piacevano. Faceva ancora fatica a comprendere il modi e i costumi degli umani adulti, mentre i bambini erano semplici e avevano sempre qualche minuto per giocare con lei ... anche se a volte le mamme la osservavano in un modo un po' strano, quasi preoccupate (dopotutto, fisicamente era pur sempre un'adulta, anche se ibrida, che chissà per quale ragione non si stancava mai di rincorrere un freesbee).
    E infine c'erano ... gli scoiattoli.
    Tanti, tantissimi e pelosetti scoiattoli. Nemici giurati della sua specie e validi avversari nelle gare di "Io ti rincorro e tu scappi".
    Quindi si, Cleo andava letteralmente matta per gli scoiattoli e lo stesso valeva per il suo "Branco".
    Quel branco che, per la precisione, si sarebbe sentito latrare in lontananza.
    Il povero mannaro avrebbe potuto dire silenziosamente addio alla sua pace, perché ora in procinto di arrivo vi era innanzitutto uno scoiattolino, una minuscola palla di pelo dall'aria palesemente terrorizzata, poi a seguire l'ibrida con i suoi tre labrador formato stallone che per poco non si ammazzavano a vicenda nel tentativo di raggiungere per primi la tanto agognata "preda". "Ehi tu! Palla di pelo ... fermati, vogliamo solo giocare.", gridò l'ibrida, anche se a dire il vero i suoi amici sembravano molto più intenzionati a papparsela che a giocarsi, motivo per cui lo scoiattolino si affrettò a superare in tutta fretta la panchina per correre quindi al sicuro tra i rami di un albero.
    Cleo si fermò, osservando palesemente amareggiata la propria preda, un lieve e infantile broncio che già le saliva sulle labbra mentre i suoi compagni la osservarono guaendo amareggiati. Abbassò il capo, sconfitta: "Uffi ... io volevo solo giocare.", fece, palesemente triste, per poi lasciarsi cadere a gambe incrociate sul sentiero.
    I dobermann si osservarono a vicenda, erano tre esemplari decisamente massicci, grandi quanto cavalli, eppure in quel momento non sembravano affatto pericolosi. Anzi, osservando le loro espressioni demoralizzate (anche se mai quanto quella della capobranco), sembravano quasi dei cucciolotti specialmente quando uno di loro appoggiò il mento sopra la testa della giovane che annuì appena: "Tranquillo Astolfo, dopo andiamo da quell'umano che fa hot dog. Così ci tiriamo su il morale."
    Il cane guaì appena, senza smettere di osservare l'albero assieme a Cleo.
    Per la verità, dire che quel giorno la giovane dalla carnagione color caffelatte e dagli occhi dai tratti visibilmente egiziani avesse "scelto" il proprio vestiario sarebbe stato errato. Anzi, come la maggior parte delle volte l'ibrida, che tra l'altro non aveva ancora totalmente compreso l'usanza umana di vestirsi, aveva afferrato i propri capi di vestiario come veniva, senza preoccuparsi molto dell'apparenza che avrebbe potuto suscitare. Quindi eccola li, indossando un semplice top marrone scuro anche se l'estate era ancora relativamente lontana, accompagnato da degli altrettanto piccoli schorts che le arrivavano si e no sopra la coscia, questi in semplice stoffa nero inchiostro: per finire, delle normalissime infradito nere e al collo un nastro in corda con attaccato quello che sembra essere in tutto e per tutto un dente di squalo. Il fisico della giovane, stretto in quell'abbigliamento non certo pesante, era decisamente slanciato, centonovanta centimetri buoni, e accompagnato da curve a dir poco eccessive comprendenti una sesta palesemente priva di reggiseno che non sembrava proprio volerci stare in quel top ... infine, la chioma corvina che le arrivava alle spalle e la coda e le orecchie in quel momento tristemente abbassate.
    Sospira tristemente, il capo chino e ancora totalmente ignara della presenza del mannaro a pochissimi metri da lei.
     
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