"Benvenuto a casa"

Per Hyp

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    "Abbiamo un nuovo adepto, forse il più promettente che potremmo mai avere, è perfino di sangue blu e il suo potere... è paura pura"


    Così aveva esordito Thresh nel raccontarle dell'ospite che stava aspettando, creando in lei un'aspettativa tale che non aveva potuto restare ferma un solo secondo in più. Aveva richiamato l'esemplare di Diomedes che al momento della conversazione la stava montando con i suoi enormi falli multipli, e si era presto ricomposta per i preparativi. Un acquisto del genere richiedeva un benvenuto molto speciale...

    -

    Gil avrebbe trovato nella sua camera una busta molto elegante in pizzo nero, chiusa da un sigillo di ceralacca rosso sangue. Sul foglio di carta al suo interno era scritto, in corsivo impeccabile, un breve messaggio:

    "Temo proprio che nessuno ci abbia ancora presentati, eppure ho idea che averti qui alla Sapienza sarà un vero e proprio piacere...
    Perché non vieni a trovarmi?
    Recati al piano terra, nella zona vietata ai non addetti. Il codice d'accesso è: xxxxx.
    Ho organizzato una piccola festa per te."


    Il biglietto non era firmato, ma a giudicare dall'odore era stato scritto con sangue di spettro. Sangue che -per la cronaca- aveva un profumo delizioso. Una volta letto, la carta si sarebbe incenerita in una nuvola di energia magica piuttosto debole, simile a fumo, senza lasciare alcuna traccia.
    Come sempre, Leben aveva voluto essere dispettosa. Anzitutto aveva usato il sangue di Lucia per scrivere, perché a quanto pareva quella ragazzina era una vera e propria calamita per zombie psicopatici, ma come se non bastasse aveva messo la cosa in modo decisamente ambiguo, quasi quel "festa" volesse suonare come una minaccia velata. Stava a Gilbert trarre le proprie conclusioni. Era un piccolo test, in sintesi, e sperava vivamente che il ragazzo si dimostrasse coraggioso, perché entrambi avevano da guadagnarci.
    Recandosi nel luogo descritto, Gil sarebbe stato accolto da una porta scorrevole iper tecnologica, perfettamente coerente con il resto dell'edificio, su cui spiccava in giallo lampeggiante la dicitura "Vietato l'accesso a personale non autorizzato". Niente di strano... finché si rimaneva fuori. Entrando, si apriva un tunnel squadrato, con telecamere ad ogni angolo e pareti metallizzate extra lucide. L'aria era pregna di odori: sangue, urina, sesso e -per chi sapeva cogliere le sfumature- disperazione. Svoltando l'angolo, la pareti risultavano "arredate" in modo decisamente inconsueto: ad ogni metro, spuntavano forme femminili in diverse posizioni, tutte ampiamente abusate e scarabocchiate con diciture quali "Anal access only", "Cesso per sborra", "Troia" e simili, il tutto condito da segni che indicavano una conta durata decisamente più del sopportabile per quei poveri corpi. Sopra ad ogni ragazza vi era un monitor con una corrispettiva foto sorridente accompagnata da alcune informazioni base: nome, età, provenienza, professione, e sotto alla voce "Valutazioni" diciture aggiunte probabilmente in seguito che segnalavano dettagli più interessanti come "Status", "Tempo impiegato per riempirla" o commenti più specifici e personali come "Culo fantastico, ma temo di averlo rotto!"; la lista era infinita. Per i palati più raffinati c'erano persino chiappe che sembravano appartenere a ibridi, o comunque razze particolari. Ciò che saltava maggiormente agli occhi erano i palloncini colorati con su scritto "Benvenuto Gil", i cui fili erano legati a piccoli vibratori che fuoriuscivano da diversi orifizi tra narici, ani e vagine. C'erano inoltre alcune ragazze adibite a porta caramelle. L'atmosfera "festosa" era distorta solamente da alcuni sguardi vacui e la presenza di qualche testa mozzata messa al fianco delle postazioni a mo' di vaso da notte. Dalle pareti fuoriuscivano strani ingranaggi a forma di braccia che ancora violavano/tenevano aperti o -al contrario- pulivano/ricucivano, i vari anfratti. Davano l'inquietante impressione di appartenere a esseri senzienti.
    Più si avanzava, più i lamenti sommessi che si sentivano provenire dall'interno delle pareti venivano coperti dal suonare di un pianoforte. In netto contrasto con tutta quella perversione, la musica giungeva alle orecchie soffocata ma incisiva, degna di un teatro d'alta classe, e rendeva il tutto ancora più surreale. Sembrava inoltre che le penetrazioni di quegli aggeggi andassero a ritmo con essa.
    Alla fine del tunnel, si trovavano due porte: quella a sinistra recitava "Toilette" ed era abbastanza aperta da far intuire come la situazione al suo interno non fosse troppo diversa dal resto del percorso, mentre l'ultima, quella a "fine corsa", era la fonte di quella musica così fuori luogo e si sarebbe aperta automaticamente all'arrivo di Gil, in un chiaro invito ad entrare.
    Dentro la casa niente palloncini ad aspettarlo, né ulteriori onahole viventi, solo un arredamento che sarebbe parso a dir poco asettico se non si fosse badato ai vari "elettrodomestici" istallati su pareti e mobili. Sul pavimento, in un mix di sangue e chissà cos'altro, c'era scritto un enorme "Benvenuto Gil", tanto per ribadire il concetto. Più in là, al centro di quello che doveva essere un soggiorno, vi era un enorme pianoforte che stava suonando proprio Leben in persona. La schiena dritta, il tocco delicato e l'estrema maestria con cui si dedicava alla composizione davano l'idea che non avesse fatto altro tutta la vita. Mostrava il fianco sinistro all'entrata, aveva i capelli bianchi tenuti sciolti e lunghi, e portava un vestito da sera che lasciava ben poco all'immaginazione. Intorno a lei, chi seduto sul divano, chi impegnato a fare altro, c'erano alcuni dei suoi coinquilini che a quanto pareva rappresentavano i pochi invitati alla festa, quasi tutti vestiti da sera.
    Soul se ne stava stravaccato sul divano in abito e cravatta, e aveva tutta l'aria di star riprendendo fiato dopo un immane sforzo. La camicia era mezzo aperta, la cravatta allentata, e la patta spalancata mostrava senza vergogna un membro mastodontico che anche se moscio superava ampiamente gli standard umani. Borbottava qualcosa a proposito del non sapersi spiegare la necessità di "radunare figa" e "mettersi in tiro per un moccioso".
    Asriel stava lucidando insistentemente il pianoforte con l'aria di aver appena trovato una di quelle macchie difficilissime da lavare, sebbene lo strumento apparisse dall'esterno perfettamente lindo. Ogni tanto gettava un'occhiata titubante quanto schifata al pene di Soul, che ancora brillava degli umori di chissà chi. Anche lei era bardata per l'occasione.
    Lucia era seduta invece proprio sopra il pianoforte, con il suo tipico portamento timido e composto, nonostante stesse fissando le mani che teneva sul grembo e si torceva nervosamente. Sembrava alquanto in ansia ed era la più appariscente del gruppo, poiché indossava un vestitino bianco che oltre a risaltare fin troppo sulla sua pelle scura, la faceva vagamente somigliare a una concubina da harem. Non aveva ferite visibili ma con un olfatto decente si poteva facilmente capire che "l'inchiostro" della lettera provenisse da lei, perché (come avrebbe detto Thresh): profumava di "merendina".
    Hachi era in fondo al locale, in mutande e canottiera e si stava facendo un caffè con l'aria di chi non era stato avvisato della festa e a dirla tutta se ne fregava. La professoressa Lamia era vestita di verde e se ne stava a braccia incrociate appoggiata a una parete, fissando Leben con un sorriso affilato. Le piccole succubus, Momo e Nana, ballavano invece a ritmo di musica poco oltre il pianoforte, ed erano quasi del tutto invisibili dall'entrata per via della loro statura minuta. Anche loro erano abbastanza eleganti, e indossavano entrambe la stessa mise.
    Gli altri abitanti non si vedevano, chiusi nelle proprie stanze o impegnati nel resto della casa. Dopotutto, l'appartamento era molto ampio e le innumerevoli porte chiuse lasciavano parecchio spazio all'immaginazione.
    Benvenuto, Poltergeist Gilbert.
    Se (e solo se) Gilbert si fosse addentrato oltre la soglia dell'entrata, sarebbe stata la robotica voce di "Vi" ad annunciare la sua presenza, rimbombando sulle pareti e penetrando i timpani di tutti i presenti, spezzando così la sinfonia della preside. In caso contrario, l'entrata in scena era nella sue mani.

    Ok, eccoci qui. Chiedo venia per il poema ma mi sono persa nell'immaginare un benvenuto degno di Gil e questo è ciò che n'è uscito. :asd: Spero di non essere andata troppo avanti con la narrazione e spero di divertirti. ^^
    Le descrizioni dei PNG le trovi nell'abitazione. Te la linko anche qui per comodità. :ahse:


    Edited by Midori (Yeee) - 18/3/2016, 00:40
     
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    Era saltato giù dal letto da pochissimo, tanto che neanche si era rinfilato le mutande, portava solo una canottiera bianca e quello che restava della pizza della sera precedente sul collo. A Londra non la facevano così, ne era diventato letteralmente ingordo e se andava avanti così avrebbe dovuto rubare un altro stomaco qualcuno per farla entrare tutta. Ma proprio quando stava per fare colazione con gli avanzi della sera, ecco spuntare all'occhio una lettera che sembrava più un paio di mutande in realtà. La aprì, curioso, nella speranza che fosse un catalogo per robe online da poter ordinare e sfruttare in qualche gioco, ma era "solo" una lettera da parte di un ammiratore anonimo. Niente di che.
    No aspetta, cosa?!
    Fu l'odore a farlo rinsavire, lo sentì solo in un secondo momento per colpa della distrazione mattutina. Era sangue? E neanche di persona normale... da quando era diventato così sensibile? Merito o colpa degli allenamenti di Faust probabilmente, fatto sta che quello sembrava a tutti gli effetti l'invito per un ballo scolastico in stile Disney. Gil ghignò divertito, iniziando a farsi vento con la lettera con fare pensieroso.
    Wow, sono qui da poco e mi hanno già incoronato principessa, che lusso...
    Ma proprio mentre sventolava la lettera, eccola ridursi in fumo, senza che neanche avesse memorizzato il codice. Provò a ricomporla velocemente ma senza risultati. Poco male, avrebbe spremuto le meningi. Decise quindi di prepararsi per il ballo: una camicia bianca ben ordinata seguita da un paio di pantaloni scuri, non molto eleganti e muniti di una cinta in placche metalliche. La giacca era più spartana, a metà tra un cappotto e la parte superiore di un vestito, circondato intorno al collo da una pallida peluria morbida a fargli da colletto. Le scarpe erano nere, lucide e appuntite. Soprattutto si rimise le mutande, quello si. Decise di seguire quindi le indicazioni, facendosi strada con le mani in tasca e la testa tra le nuvole. Fino a quel momento aveva avuto rapporti minimi col resto dell'istituto, era finalmente giunto il momento di conoscere qualche altra personalità interessante. E a giudicare dal lusso prometteva tutto molto bene. Quando vide la porta blindata storse un pò il naso, gli ricordò troppo la "roba preziosa" dei Poltergeist e che lui non doveva neanche guardare da lontano, ma stavolta si sentì felice di profanare quella regola. Una volta entrato non ebbe neanche il tempo di fantasticare che subito qualcosa iniziò ad apparire di fronte ai suoi occhi, molto simile ad un paradisiaco inferno, e che lucidò lo sguardo del ragazzo come un bambino che vede la pioggia per la prima volta.Le persone in quel luogo erano trattate alla stregua di giocattoli, proprio come aveva fatto lui in vita, ma in una maniera decisamente molto più elegante e costosa. I loro corpi poi non erano rovinati, semplicemente erano stati trattati alla perfezione per diventare dei meri buchi di carne. Talmente fu entusiasta Gil che non riuscì a resistere: portò subito un dito tra la corolla di carne di quella che sembrava la più appetitosa, cercando di infilare il dito il più possibile per capire fino quando a fondo poteva arrivare senza toccare le pareti. Era dilatata da morire! Quando se ne rese conto batté le mani forte per poi portarsele sulla bocca per trattenere un grido di gioia. Era finalmente giunto nel suo Valhalla? Le donne erano schiave, bagni pubblici, meri oggetti di carne e tutti potevano fruirne, erano costantemente eccitate, lavate e perfino i cadaveri non venivano buttati. Era come in un parco giochi, avrebbe voluto assaggiare e provare tutto, ma la lettera recitava un chiaro invito a non farsi aspettare, quindi decise che avrebbe rimandato il tutto a tempi più maturi. Lo stavano aspettando, vedeva il suo nome ovunque quasi a voler tracciare una strada da seguire, e lui la rincorse letteralmente. L'ultima porta fu la più interessante da spalancare, perché non c'erano persone mezze morte ad aspettarlo, ma perfettamente vive e coscienti. Sembrava proprio un party di benvenuto: un tipo muscoloso, la menefreghista, una professoressa perfino, due gemelle che avrebbe voluto ingravidare solo con lo sguardo, la ragazzina timida e perfino l'artista al piano forte. Specialmente quest'ultima, a pelle, nel momento in cui finì sotto gli occhi di Gil gli ispirò immediatamente sentimenti contrastanti e una gran voglia di fare. Non a caso i suoi pantaloni iniziavano già ad essere stretti.
    Wow, non so se ringraziare o commuovermi, è davvero bellissimo. Sono colpito.
    Recitò un pochino la sua parte, guardandosi intorno e avvicinandosi il più possibile al piano forte, lanciando un'occhiata particolarmente languida alle ragazzine e alla dolce pelle scura seduta lì sopra, poi si affiancò alla donna dietro i tasti, come a voler cercare un contatto fisico.
    Penso che non serva fare le presentazioni, ma visto che siete stati tutti così carini farò l'educato: sono Gilbert Poltergeist, più veloce che mai di essermi unito alla festa.
    E non vedeva l'ora di iniziarla quella festa...
     
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    Ognuno dei partecipanti ebbe la sua personale reazione alla venuta del "festeggiato". Lucia (che fu la prima a sussultare poiché aveva percepito l'aura terrorizzante di Gil ancor prima che parlasse) alzò lo sguardo su di lui e sgranò gli occhi quando le loro pupille si incrociarono. Non resse neppure un secondo quello scambio, tornando presto a fissarsi le mani visibilmente a disagio, con l'aria di chi aveva appena avuto un incontro ravvicinato di terzo tipo. E poco male che fosse uno spettro, tremava come una fifona qualunque. Smise di torcersi le dita e lasciò i palmi rilassati sul proprio grembo, formando una sorta di coppa quasi stesse nascondendo qualcosa al loro interno; difficile intuire cosa vista così, magari teneva un pulcino ancor più spaventato di lei sotto la gonna. Hachi diede un'occhiata di sfuggita e in modo a dir poco meccanico raccolse un fischietto da carnevale che teneva al fianco della tazza di caffè, soffiandoci dentro e applaudendo senza alcuna convinzione. Sembrava un robot.
    "Yeee"... Finse di esultare senza alcuna gioia o inflessione nella voce, per poi smettere subito, come se avesse appena adempito al proprio compito e fosse già stufa. Molto bene, l'invitato è arrivato, ora che ho fatto presenza posso...
    Quando si voltò verso l'interessato il suo atteggiamento cambiò drasticamente. E dopo aver strabuzzato leggermente gli occhi sotto le lenti, si sistemò gli occhiali per borbottare qualcosa: Hem... io me la batto.
    Soul, nel sentire quelle parole, colse la palla al balzo e rimettendo "il combra nella teca" la imitò: E io ti seguo.
    Entrambi sembravano aver percepito qualcosa di decisamente spaventoso, un po' come se l'istinto di sopravvivenza gli dicesse a gran voce di scappare e loro stessero seguendo il consiglio. Che poi era più o meno ciò che era accaduto anche a Lucia, solo che lei reagiva alla paura in modo molto particolare... Ma questo Gil l'avrebbe scoperto a tempo debito.
    Momo e Nana si mostrarono d'altra parte le meno impressionate di tutte, seconde soltanto alla professoressa Lamia che sembrava dispiaciuta più per la fine della musica che per il suo arrivo. La donna non si mosse di un millimetro, facendo appena un cenno del capo verso Gil senza aggiungere nient'altro, mentre le due ragazzine ebbero il coraggio di avvicinarsi: l'una (Momo) con sguardo famelico e malizioso, l'altra (Nana) tutta rossa e titubante nonostante i capezzoli perfettamente visibili sotto il vestito di tulle. Dalle loro gonne veniva un forte odore di umori e zucchero filato, misto a un lievissimo sentore di zolfo, tipico delle creature demoniache. Entrambe gli porsero la mano.
    Leben, invece, era stata l'unica ad averlo sentito arrivare mentre ancora visitava il "tunnel dei balocchi" che lei stessa aveva fatto metter su da Vi appositamente in suo onore, ma fece finta di niente suonando fino all'ultimo minuto. Forse tante attenzioni per un singolo alunno potevano apparire ambigue o fuori luogo, ma la preside della Sapienza era una che sapeva informarsi, e soprattutto non faceva mai nulla per caso. La scheda di Poltergeist Gilbert era già negli archivi dell'istituto, per la precisione nello stesso archivio etichettato come "Top Secret" e protetto da infinite password e sistemi informatici all'avanguardia, dove si trovavano anche la sua scheda e quella di Thresh. Inutile dire che -guarda caso- ne aveva libero accesso. Dunque sì, forse era un po' eccessivo come benvenuto ma Leben conosceva abbastanza del "piccolo" Gilbert per essergli già incredibilmente affezionata. E provando così tanto affetto per lui, esigeva che ricambiasse al più presto. Anche per questo aveva riunito tutte quelle creature: per condividere i suoi personali giocattoli con lui.
    Niente strette di mano per loro due, un rapporto come si deve tra non morti consenzienti doveva iniziare in un certo modo ed ella decise di mostrarglielo subito. Smettendo di suonare solo quando Gil le fu abbastanza vicino, si voltò di scatto (seppur con estrema eleganza) e alzandosi fece per cingergli il collo con le braccia, quasi fosse una madre che dopo essere stata tenuta lontana dal figlioletto per troppo tempo, finalmente poteva abbracciarlo di nuovo, salvo il fatto che -se non si fosse spostato- oltre all'abbraccio si sarebbe impossessata della sua bocca senza vergogna o preavviso alcuno, se non il sorriso famelico che gli allargava le labbra rese rosse da un trucco molto speciale. Il bacio sarebbe stato breve ma intenso, pregno del sapore di sangue fresco. Leben non era tipo da mediocri rossetti comuni, per lei c'era solo il sangue di giovani vogliose. Indossava dei provocanti tacchi che la facevano apparire di almeno 20 cm più alta del solito, e se quel perverso bacio avesse avuto luogo non avrebbe esitato ad approfittare della propria statura per stringere brevemente la testa di Gilbert tra i propri seni una volta conclusa l'effusione.
    Gil, tesoro, finalmente sei qui! Il suo tono era lievemente teatrale ma sembrava sinceramente entusiasta, come sempre di fronte a chi considerava interessante. È un tale piacere averti finalmente a casa... non vedevo l'ora di conoscerti di persona. Ho sentito e letto così tanto di te! Devo ammettere di essermi sentita alquanto gelosa, quando Thresh mi ha parlato brevemente di quale allievo promettente tu sia... Lasciandolo finalmente libero, decise che fosse giunto il momento delle presentazioni. Ma non voglio essere maleducata, lascia che mi presenti anch'io: sono Leben Meyer, ma chiamami pure soltanto Leben. Considero i convenevoli decisamente privi di importanza, non ti spiace se dunque ti chiamo Gil, vero? Sono la preside di quest'istituto, ma dimentica pure anche questo. Non ti ho voluto qui per metterti sotto esame... o almeno non del genere che ti proporrebbero nel resto della scuola. Gli fece l'occhiolino, lasciandogli finalmente spazio per uscire dalla propria postazione e metterglisi davanti. Fece scendere Lucia dal pianoforte per "abbracciarla da dietro, stringendogli forte le spalle minute. La ragazza continuava insistentemente a tenere le mani davanti al grembo, l'una sull'altra stavolta, ed evitava come la peste lo sguardo di Gil. Leben indicò con il palmo lei, poi (man mano che li nominava) il resto degli invitati. Questa è Lucia De' Bianchi, supplente di Arti magiche nella nostra scuola, e loro sono invece i miei cari coinquilini, tra cui la professoressa Lamia, insegnante di preparazione bellica; Momo e Nana Deviluke, alunne della 2^B, e per finire Soul Badguy e Hachi Sakamoto, l'uno caro amico e l'altra alunna nonché mia segretaria personale, che a quanto pare ci stanno già lasciando... Un vero peccato. Lanciò un'occhiata ai due che stavano già uscendo dalla stanza ma vennero prontamente bloccati da una sottile e intricata rete metallica, spuntata dagli infissi per bloccare l'uscita. Ricordava una ragnatela. Ahehm, se proprio insistete posso restare, ma chiariamo: io lo do ma non lo prendo. Io preferirei andare affanculo da un'altra parte, in realtà...
    Molte grazie, Vi. E a quel punto ignorò il "Prego, padrona" o i commenti dei due per spiegare brevemente come mai le pareti dell'intero posto fossero così "reattive" e parlanti. Ah, e ovviamente non dimentichiamo Vi. È l'intelligenza artificiale che si occupa della manutenzione dell'intero appartamento nonché l'organizzatrice -sotto la mia personale guida- delle decorazioni che hai potuto ammirare giungendo fin qui. Accetta ordinazioni dagli ospiti speciali, dunque qualora desiderassi qualcosa, non esitare a chiedere. Sa fare proprio di tutto.
    Dopo essersi levata di torno le dovute presentazioni, Leben congiunse le dita usando come appoggio la testa di Lucia, rivolgendo un sorriso a 32 denti al proprio ospite. Immaginava che tutti quei nomi e quelle informazioni potessero confondere un po', per questo non esitò, una volta finito, a chiarire in breve le proprie intenzioni. Perché tutta quella gente era lì? Perché LUI era lì? Si abbassò verso il suo orecchio per chiarire un concetto che magari era sfuggito.
    Ho pensato che un regalo di benvenuto sarebbe stato gradito ma al negozio avevano finito le penne costose, per cui... sentiti libero di usufruire a tuo piacere di ogni presente in questa stanza.
    Ridacchiò, pronunciando le parole in modo tale che fosse chiaro che non solo lei era compresa nel pacchetto, ma non vedeva l'ora di essere scartata. Mancava giusto un bigliettino di "Buon Compleanno" ma ehi... nemmeno lei poteva pensare proprio a tutto.

    Edited by Midori (Yeee) - 18/3/2016, 19:32
     
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    Un paio di quei tipi si congedarono subito, non tanto il massiccio guerriero quanto più la ragazza saltarono all'occhio di Gilbert, fu come metterle una croce sopra, come se con lo sguardo volesse dire " a te penserò dopo". Le ragazzine che aveva puntato invece ebbero reazioni diverse: chi eccitata, chi timida, chi semplicemente terrorizzata. Ah che magnifica atmosfera! La professoressa invece era determinata a restarsene in disparte, come se avesse avuto brutte esperienze con on morti come Gil e adesso volesse mantenere le distanze. Povera ingenua. Lo sguardo di Gil però era tutto per la splendida preside che sembrava intenzionata ad accoglierlo in maniera molto più espansiva di quanto Gil si aspettasse: fece anche lui per abbracciarla, ma sgranò gli occhi quando Leben infilò la propria lingua tra le sue giovani e cadaveriche labbra, lasciandolo per un istante senza fiato. Thresh aveva ragione... quella tipa era molto più che speciale. Il bacio che sapeva di sangue poi, un tocco di stile che fin'ora nessuno gli aveva concesso, nemmeno il non morto maestro. Si, lui era un buon insegnante, ma lei... lei era decisamente una mamma affascinante. Gil sospirò quando il bacio si sciolse, come se ne volesse ancora, lasciandosi adagiare sul suo seno approfittando della stazza più elevata della zombie per potersi riposare un pò tra quelle morte membra.Che tutto sembravano meno che morte. Poteva sentirlo.Il cuore? No, non prendiamoci in giro. L'amore? Ma per favore. Ciò che Gilbert sentiva era la fame... la stessa fame che provava lui: di carne, di potere, di perversione, lussuria ed eccessi. Quella donna era proprio come lui, ne era certo, lo sentì subito, come se avesse trovato un'anima gemella. Leben ne approfittò per presentarsi e il suo animo gioviale le fruttò un sorriso spensierato da parte del ragazzo che in realtà iniziava a pensare piuttosto da cosa incominciare più che alle chiacchiere della preside. Le ragazzine? La preside stessa? O la professoressa che faceva l'asociale? Così tanta indecisione... come faceva Thresh? Non moriva per l'entusiasmo? Quel tipo era molto più calmo di quanto apparisse. Le presentazioni servirono a capire come fosse l'andazzo, se serviva qualcosa non aveva che da chiedere, Vi o la preside stessa avrebbero provveduto. Non ne avrebbe abusato, stava imparando a "fare cose da grandi da solo", ma era comunque un'ottima notizia. Prese a sfregarsi le mani, incuriosito dalla posizione nervosa delle mani di Lucia, era impaziente di scoprire cosa nascondesse, ma non al punto da rovinare l'attesa. La puntualizzazione finale di Leben non era affatto necessaria, perché Gil aveva già capito dove doveva andare a parare quella storia. Così afferrò la testa della preside senza arroganza, stringendola a sé per poterle parlare all'orecchio a sua volta.
    Oh io penso proprio che ne approfitterò, ma prima è giusto che anche io metta le cose in chiaro.
    Era l'occasione ideale per provare i suoi poteri e far capire a tutti che genere di rapporto avrebbero avuto da quel momento in avanti. L'occhio artificiale di Gil iniziò quindi ad emanare un intenso fumo rosso, caldissimo e saturo di energia terrificante. A quel punto tutti i presenti avrebbero dovuto sentire il sangue nelle loro viscere gelare, forse solo Leben era abbastanza forte da resistere, poi avrebbe messo sul palco la propria scena.
    Io sono la PAURA stessa!
    Pronunciando quella frase dal suo corpo fuoriuscì un'onda di energia terrificante estremamente potente ed intensa, che si sarebbe allargata come un'esplosione, gettando letteralmente ogni singola persona nell'oblio. La sua paura sarebbe stata così intensa da "congelarli", facendoli apparire quasi scoloriti ad una rapida occhiata. Li aveva come "sigillati" perché aveva intenzione di prenderli uno ad uno, uno alla volta, senza che potessero pregustare cosa li attendeva prima degli altri. Sarebbe stata una sorpresa: li aveva ingabbiati in prigioni di paura dove i loro cervelli erano semplicemente spenti. A quel punto era come se nella stanza ci fossero solo Gil e Leben. Gil portò di nuovo le mani nelle tasche, iniziando a camminare intorno alle sue "statue" mentre l'occhio perdeva ancora denso fumo rosso.
    Spero che non ti offenderai Leben... ma ho già un maestro in questa scuola... ti dispiace se ti considero più una madre che una guida? Ho sempre voluto avere una madre come te, sei l'ideale... e voglio renderti fiero oggi. Quindi prima di divertirci io e te ti mostrerò cosa so fare... solo quando mi sarò meritato il tuo consenso allora potrò tornare nel ventre materno... che ne dici?
    Doppio vantaggio: Gil non solo le avrebbe dimostrato quanto poteva essere crudele e perverso, ma avrebbe anche affamato Leben, eccitandola fino a farla esplodere e senza darle soddisfazioni fino all'ultimo. Un trucchetto insegnatogli da Thresh, forse il più prezioso. Ma come un bravo figlio voleva il permesso di Leben per iniziare, poi avrebbe "scongelato" la prima vittima per iniziare subito la festa senza ulteriori esitazioni.
     
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    Leben non poté proprio trattenere una risata sentita, sensuale ma grave, quel suono che solo una dark lady vissuta è capace di produrre. Era quasi ironico come pur avendo di fatto pressoché la stessa età di Gil, l'immortalità e il Gebiss l'avessero cambiata in modo così radicato da far perdere allo stesso scorrere del tempo il proprio significato. Ma forse quello non era il momento per sentimentalismi del genere, giusto? Perché la scena era tutta di Gil, e la sua poesia era di gran lunga migliore. Le aspettative su di lui erano state alte sin dalla premessa di Thresh, fino alle informazioni sommarie sul suo potere, racchiuse per l'appunto nella preziosa scheda di cui si è già parlato. Ma la realtà dei fatti... quella fu uno spettacolo senza precedenti. Avrebbe voluto tornare al pianoforte per accompagnare una simile meraviglia con la colonna sonora che meritava, ma era troppo occupata a rabbrividire di piacere mentre tutti, intorno a lei, diventavano "ostaggi" del loro stesso terrore. Le parve persino di sentire qualcosa a propria volta... una sensazione a lungo dimenticata, un che di nostalgico che le faceva pensare a ricordi umani, come l'odore del caviale o i capezzoli della mamma. Per un momento si dispiacque "quasi" di aver dimenticato quell'emozione e non poterla dunque provare distintamente come tutti i suoi coinquilini... quasi. Dopotutto lei era ancora cosciente per godersela. Lasciò andare Lucia, e dovette stringersi i seni e mordersi le labbra a sangue, pur di resistere alla tentazione e limitarsi a guardare. Dunque il piccolo Gilbert voleva ripagare i suoi sforzi con uno spettacolo tutto per lei? Non avrebbe potuto chiedere di meglio...
    Oh tesoro, non fraintendere: non ho mai avuto intenzione di essere una guida per te, a malapena riesco a insegnare qualcosa agli alunni. Sai, tendo a distrarmi molto facilmente... La malizia nella sua voce crebbe ad ogni sillaba. Ma una madre... questo penso proprio di poterlo essere. La più amorevole madre del mondo, te lo prometto. AHAHAH!
    Ridacchiò nuovamente, perché non aveva assolutamente idea di come fosse essere madre e l'istinto materno era qualcosa che certo non la rappresentava. L'incesto però... quello suonava piuttosto divertente, anche se mera fantasia.
    Dunque si mise comoda, issandosi sul pianoforte con grazia, accavallando le gambe in modo tale che il vertiginoso spacco del vestito si aprisse sulle sue cosce. Sembrava quasi che i due avessero appena stretto un patto, ma la realtà dei fatti ere ben diversa: si stavano conoscendo, e Leben a dirla tutta era più che disposta a sopportare l'attesa prima di venir soddisfatta, se questo significava poterlo studiare nel frattempo. Dopotutto, Thresh aveva dato il proprio consenso, ma lei amava testare con mano (e non solo) le novità... e intendeva godersi ogni istante. Rimaneva solo una curiosità a cui riusciva a pensare: Chi avrebbe voluto assaggiare per primo? Fu proprio mentre ci pensava, osservando i presenti, che si accorse di una cosa sorprendente: gli occhi di Lucia erano gli unici ancora vigili e il suo corpo, per quanto bloccato come una statua di sale, fremeva leggermente. Forse essendo uno spettro la paura aveva lievemente meno presa su di lei, ed era riuscita a rimanere sveglia seppur bloccata, oppure ancora gli allenamenti di Thresh avevano dato più frutti di quelli sperati. A Leben venne da ridere. Probabilmente quella piccoletta stava pensando che non poteva proprio lasciarsi stuprare da qualcuno che non fosse il professore, o lui gliel'avrebbe fatta pagare decisamente cara. Povera piccola... Sarebbe stato molto meglio per lei restare incosciente come tutti gli altri. Gil non sembrava tipo capace di passare sopra a una cosa del genere. O forse lo era?

    Edited by Midori (Yeee) - 18/3/2016, 23:37
     
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    Leben aveva colto le sfumature della sua idea, Gil le fece un cenno con il capo come se volesse brindare, aspettando che si mettesse comoda per iniziare la festa. Si rese conto solo a quel punto, mentre si guardava intorno, che qualcuno non era del tutto "addormentato". Non lo fece capire, ma sfoggiò un sorrisetto malevolo nel constatare che ci sarebbe stato uno spettatore non pagante che poteva non solo accrescere la sua paura ma osservare cosa sarebbe successo anche a lei subito dopo. Che guardasse allora, preparandosi al PEGGIO. Gil iniziò a camminare lentamente attraverso la stanza, come se stesse facendo una cantilenante conta per decidere chi era il primo, canticchiando allegramente e con un sorriso a trentadue denti sulle labbra.
    C'è davvero l'imbarazzo della scelta... oh! Ci sono... perché non iniziare subito da chi ha altri impegni e non può proprio restare. Che ne pensi mammina? Gradirebbe Hachi una simile cortesia da me?
    Allargò le braccia senza aspettare una risposta, poi afferrò la "statua" di Hachi per la gola, iniziando a trascinarla vicino al pianoforte, per poi metterla seduta su di esso e con uno schiocco di dita "riportarla" alla realtà. Per la ragazza sarebbe stato come riprendere fiato dopo un soffocamento, una scossa improvvisa di adrenalina che le avrebbe impedito qualsiasi movimento brusco, anzi le sue forze sarebbero state minate. Ma questo lei non lo sapeva, quindi poteva anche provare ad opporsi al giovane zombie, questo non avrebbe fatto che rendere tutto ancora più divertente.
    Ciao Hachi, eri impaziente di andartene non è così? E' un peccato, sei una così bella ragazza, dovresti valorizzarti di più... un pò di trucco, qualche vestito arrapante come quello delle altre, staresti davvero troppo bene.
    Mentre parlava, Gil la provocava infilandole le dita tra le maniche della canottiera, cercando il suo seno e sfiorandole i capezzoli con una certa insistenza. Voleva fare in modo che capisse subito cosa stava per succederle, e che reagisse, perché per lei in particolare aveva grandi piani in quel momento. Thresh gli aveva fatto capire che avrebbero condiviso il "tesoro" celato in quel modo, e Leben sembrava dello stesso avviso. E con una tale libertà Gil non poteva che abusarne... letteralmente.
     
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    Leben inarcò un sopracciglio per la scelta della sua vittima. Gilbert sembrava proprio dotato di una mente malata... quasi degna della sua. Decise di lasciare Lucia a cuocere nel proprio brodo, costretta a fissare i trattamenti che presto avrebbero subito altre vittime prima di lei, così da dare tutto un altro significato al termine "aspettativa". La preside osservò la scena che seguì con un sorrisetto soddisfatto sul volto, limitandosi a ridacchiare quando Hachi venne forzatamente riportata alla realtà. Quella ragazzetta dava sempre un sacco di soddisfazioni perché aveva un fare da bulletta che si infrangeva con la giusta dose d'azione. Quanto c'avrebbe messo il piccolo Gil a farla gridare? Mentre ci pensava, Leben si alzò il tempo necessario per andare verso la "statua" di Lucia, sollevarla di peso, e girarla verso la scena in modo che avesse la miglior prospettiva possibile e fosse vicina abbastanza da vedere proprio tutto, persino la sottilissima peluria bionda che copriva la candida pelle di Hachi. Era davvero una scena buffa, ora che la vedeva anche lei. Dietro il pianoforte c'era ancora Asriel immobile, china a pulirne la superficie, con gli occhi non più concentrati ma sgranati dall'orrore. Era proprio buffa.
    La zombie tornò alla propria postazione, ma visto che il pianoforte era molto ampio si mise in una posizione più consona, sdraiata di fianco sull'orlo esterno dello strumento in modo che Gil avesse tutto lo spazio necessario per fare i propri comodi con Hachi e, al contempo, schizzare sulla sua pelle cadaverica i liquidi che sicuramente avrebbe fatto scorrere di lì a poco... che fossero sperma, sangue o che altro. Si chiedeva cosa ne pensasse la prima fortunata (almeno dal suo punto di vista) vittima di tutta quella situazione. Mangiarsi il suo cervello in quel momento le sarebbe proprio piaciuto, doveva essere condito da così tante emozioni...

    Che cazzo. CHE CAZZO. Non poteva andarsene più in fretta? Aveva capito fin dalla prima occhiata che quel tipo non prometteva niente di buono. Ogni nanomacchina del suo corpo l'aveva gridato a gran voce. Ma nooo, aveva dovuto aprire quella sua stupida boccaccia e ora si ritrovava a fare la vittima sacrificale. Riprese fiato in modo eclatante, non poté proprio farne a meno. Iniziò persino a tossire fino a diventare paonazza e solo dopo qualche secondo riuscì a guardare il suo interlocutore. Sentiva di avere gli occhi lucidi per lo sforzo ma cercò di mantenere il suo atteggiamento da dura. Sentiva il forte bisogno di sistemarsi gli occhiali, era un vero e proprio tic nervoso per lei... le dava coraggio, un po' come la copertina magica per i poppanti. Peccato non riuscisse a muovere nemmeno un muscolo per ricorrervi. Cazzo. Cazzo. Cazzo.
    Hem... Non è che accetteresti delle scuse terribilmente sentite? Sai, c'è questo videogioco nuovo che è arrivato giusto ieri e muoio dalla voglia di provarlo.
    Oh... Fantastico. Proprio fantastico. Quel suo bisogno di apparire intoccabile l'aveva fatta sembrare decisa e stronza. Probabilmente era parso persino non avesse poi tanta paura, mentre invece si stava chiedendo molto seriamente se fosse il caso o no di farsela addosso sul posto, schizzando pioggia dorata su quel bel pianoforte da migliaia di euro. Mmm... No. Decisamente no. Per la sua esperienza con Leben e Thresh, quel tipo di cose, come il pisciarsi addosso o piangere, non facevano altro che eccitare quei malati come otaku ciccioni alla competizione mondiale di League of Lezzo 2100. Fck. Se la cavava una merda con i rapporti umani. Perché doveva passarci sempre lei?
    Cioè, volevo dire... Ti chiedo scusa. Guarda che non sono granché come primo assaggio. Ho le maniglie dell'amore, la cellulite, la foresta pluviale tra le gambe, i cuscinetti sul culo... un vero schifo insomma.
    Oook, non era proprio la realtà di fatti ma una volta aveva letto in un libro anti stupro che far schifare il proprio aguzzino poteva essere un buon deterrente. Stava tremando? Cazzo sì, sembrava essersi trasformata nel suo fottuto vibratore versione budino alla vaniglia. Toccò esitante la mano del mostro quasi una carezza potesse calmarlo. In realtà non voleva arrivasse ai capezzoli o ancor peggio alle ascelle. Che diavolo, aveva scordato di depilarsi anche lì. Sfortunatamente aveva zero forza nelle braccia per opporsi con convinzione. Faaantastico. C'era da sperare perlomeno che fosse un tipo schizzinoso. Oh, mia Waifu Kami-sama, fai che sia un tipo schizzinoso...
    Perdona lo stile tragicomico ma ho sempre voluto giocare Hachi così. :asd:
     
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    Lo stile tragicomico ispira violenza. Se non ti spiace, siamo a cavallo.

    Londra era piena di troiette di quella risma, capaci di svignarsela e consapevoli di poter risolvere i loro problemi da sole, senza dubbi, ignare del fatto che prima o poi tocca anche a loro. Gil fece finta di dare retta al suo discorso, facendo facce buffe che sembravano assecondarla ma che in realtà la stavano ignorando sul serio. Quando Gil decise che aveva parlato abbastanza, saettò con la mano destra sulla sua lingua, afferrandola con l'indice e il pollice e tirandola fuori dalla bocca, quel tanto che bastava per farle sentire come se si stesse strappando ma per lasciarla al suo posto. Gil si avvicinò a lei, ghignando e mettendo in evidenza il suo occhio fumante di energia.
    Non va bene, sai Hachi? Noi compagni di scuola dobbiamo rispettarci, dobbiamo essere buoni tra di noi, farci coraggio a vicenda. Tu non vuoi essere lasciata in disparte no?
    Riusciva a sentire chiaramente la sua paura, non vedeva l'ora di farsela sotto e quell'odore era inebriante. Ma Gil non era il tipo paziente che invece rappresentava Thresh, lui si prendeva tutto e subito. Quindi se Hachi aveva una paura da farsela addosso, che se la facesse eccome.
    Non preoccuparti, sono molto bravo a rendere le ragazze carine sai? Serve solo un pò di preparazione... ma prima bisogna svuotare la vescica! Non si lavora in queste condizioni!
    E mentre con la mano destra le teneva saldamente la lingua, Gil avrebbe usato la sinistra per caricare un vigoroso pugno direttamente tra le gambe di Hachi, all'altezza della vescica ma senza ignorare parti intime che potevano diventare più sensibili se colpite con violenza. Non avrebbe potuto trattenere niente in quelle condizioni, anche perché dopo aver assestato quel devastante pugno Gil non smise di infierire, continuando a spingere con le nocche e torcendo il pugno. Continuò a tenerle la lingua per impedirle di chiudere la bocca e far uscire tutte le grida che stava trattenendo in corpo. Voleva sentirla cedere e implorare pietà più forte.
     
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    Leben aveva tenuto il tempo. Mentalmente, aveva scandito i secondi che erano passati da quando Hachi era stata risvegliata, in attesa di dare una risposta alla fatidica domanda: "Quanto avrebbe impiegato Gil per farla urlare?". Anche per tal motivo fu più che sorpresa nel sentire fin troppo presto il primo grido soffocato uscire dalla bocca spalancata della ragazza. Di solito era più resistente di così, più caparbia... ma dopotutto ricevere un pugno in pieno pube da una creatura così forte doveva essere troppo anche per lei.
    Wow, mi dichiaro colpita. L'hai fatta gridare in meno di tre minuti. Un vero record.
    Ridacchiò, ripensando alla scena nel dettaglio mentre si puliva distrattamente la guancia da qualche goccia dorata che l'aveva raggiunta. Hachi aveva provato a dire qualcosa, probabilmente supplicare Gil, ma lui non le aveva dato possibilità di nascondersi dietro le parole, bloccandole la lingua e rendendo ancora più ridicolo il suo tentativo di parlare. Versi sconnessi e quasi buffi erano fuoriusciti dalla sua gola, e prima di capire che cosa avesse avuto davvero in mente il giovane zombie, la sua espressione era parsa addirittura interdetta e arrabbiata. Vedere i suoi occhi sgranarsi e colmarsi di lacrime mentre riceveva il colpo, quella stessa espressione deformarsi quasi stesse per rigettare fuori non solo le grida, ma anche il pranzo, era stata la parte migliore dello spettacolo. Il corpo si era piegato in una sorta di arco che aveva spinto la parte superiore in avanti, facendo ballare per pochi istanti i seni privi di biancheria. Il pugno era stato così forte da incrinarle qualche osso (si era sentito perfettamente il rumore) e far partire probabilmente un'emorragia interna che avrebbe presto reso la sua pelle chiara deliziosamente violacea. Inutile descrivere l'atteso risultato del colpo, Gil stesso non avrebbe certo potuto ignorarlo dal momento che gli schizzi arrivarono dappertutto, forse sporcando persino i suoi bei pantaloni. C'era da sperare fossero nuovi e si arrabbiasse un po'... dopotutto per via del suo scherzetto il pianoforte di Leben era tutto rovinato. Che tragedia! Pff. Il getto era stato veramente comico da osservare, probabilmente la poverina se la teneva da un po' e la paura l'aveva ulteriormente stimolata. I corti short erano così fradici da delineare perfettamente le belle forme della sua intimità: aveva labbra grassocce ed eccitanti, e il clitoride sembrava già turgido. Leben la guardò mentre il flusso si esauriva lasciandola tremante e svuotata, attraversata da brevi spasmi che non era ben chiaro a cosa fossero dovuti, se al dolore, un perverso orgasmo o al terrore stesso. La stava già rompendo? Era durata poco! Fortunatamente perlomeno il suo corpicino sembrava in grado di riprendersi in fretta, e qualunque danno fosse stato procurato alle sue ossa artificiali, le nanomacchine sembravano già a lavoro per ripararlo. La preside sperava che il suo ospite gradisse la "sorpresa" almeno quanto aveva fatto ella stessa i primi tempi. Un simile potere di rigenerazione aveva reso sempre molto piacevole far del male a quella poverina. Un corpo del genere si poteva torturare praticamente in eterno.
    Stanca di stare così tanto in disparte (Anche lei era un tipo poco paziente), alla fine la zombie si mise in ginocchio reggendosi sulle mani per "affacciarsi" e osservare meglio le condizioni di Hachi, il sorriso candido ben in vista, i movimenti degni di una pantera. La vittima stava perdendo copiose quantità di saliva e lacrime, e conoscendo la sua mente malata Leben era certa che anche la perdita di liquidi in altre zone non fosse da meno. Sembrava cercare invano di dire qualcosa a metà tra l'insulto, la supplica e il "lasciatemi bastardi", ma non si capiva niente.
    Come dici Hachi? Ti stai eccitando e ne vuoi di più?
    Gil doveva scusare la sua "cara mamma", ma starsene per troppo tempo buona, zitta, nell'ombra e per giunta in secondo piano, non era proprio da lei. Comunque per rispetto non si intromise nel suo operato, limitandosi a osservare più da vicino. Intanto Vi pensò bene di far arrivare su 4 silenziosissime ruote meccaniche un tavolino molto particolare che si posizionò esattamente al fianco di Gil, con sopra una vasta scelta di strumenti di ogni genere (dai vibratori alle tenaglie) e imbracature/completini molto interessanti. Evidentemente nella sua ingenuità da macchina priva di emozioni aveva preso alla lettera tutto quel parlare di "rendere le ragazze carine con la giusta preparazione", e aveva voluto fornire il proprio contributo.
     
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    Il rumore delle costole che si incrinavano, l'odore di lacrime e piscio che si spargeva per la stanza, la sinfonia scandita dai versi di disprezzo e disperazione di Hachi. Dio il cazzo di Gil stava letteralmente per strappare i pantaloni per l'eccitazione se solo il ragazzo non fosse stato impegnato a godersi il momento, continuando a ruotare il pugno sul pube della ragazza come se la stesse spremendo, lasciando uscire tutti i liquidi che poteva senza preoccuparsi delle conseguenze. Non era la prima che se la faceva addosso davanti a lui.
    Hachi aspetta almeno che te lo metta nel culo per iniziare a piangere ti prego, così mi farai montare la testa, mi sento lusingato. Non so se sarò all'altezza della tua gentilezza.
    Poi avvennero due cose estremamente interessanti: la prima, probabilmente la più importante, era che il corpo di Hachi non aveva ceduto, anzi si stava "aggiustando". Questo fece allargare gli occhi a Gil, prima sorpreso, poi sorridente e maligno, estremamente compiaciuto... significava che poteva giocare con lei all'infinito! No, non andava bene, non al momento per lo meno. Aveva molte persone da sistemare, non poteva concentrarsi su Hachi. Quindi decise di accettare la sfida inversa: si può rompere una persona indistruttibile? La risposta fu la seconda cosa estremamente interessante: un "tavolino" speciale che sembrava avere tutto il necessario per il suo compito. Gil lasciò andare Hachi sul pianoforte senza il minimo riguardo, portandosi le mani sulla testa con fare fanciullesco.
    Oh, ma è esattamente quello che volevo! E' già natale? Grazie mille mamma.
    Ancora una volta il suo tono sembrava innocente, e per ringraziare Leben le afferrò le guance dandole un altro bacio sulle labbra, frettoloso però, non voleva distrarsi dal suo compito. Senza lasciare troppo spazio ad Hachi, prima che potesse riprendere fiato le avrebbe infilato in bocca un divaricatore per impedirle di chiudere le labbra. Poi con la stessa malignità di prima le afferrò di nuovo la lingua, attaccandola ad una tenaglia strettissima che quasi non le fece sanguinare quell'umido muscolo. Su questa tenaglia c'era una piccola catena con all'estremità una sfera di piombo piuttosto pesante, che le avrebbe impedito quindi non solo di chiudere la bocca ma anche di fare qualsiasi cosa al di fuori di gridare. A quel punto Hachi era rivolta a pancia in giù rispetto al pianoforte, con la testa che pendeva verso il basso e le braccia tirate all'indietro da Gil, con forza, come se volesse impedirle di liberarsi dalla sua morsa.
    Ho quasi finito, non preoccuparti, stiamo per divertirci insieme...
    Legò le braccia della ragazza alle sue spalle, per poi assestarle un pugno all'altezza del bacino per farle sbattere il grosso livido sul pube contro il pianoforte, così da rinnovare il dolore di prima e tenerla ancora calma per un pò. Alla fine spalancò le sue gambe e infilò il bacino tra di esse, non aveva ancora tolto nessun indumento ma tra l'urina di Hachi e la sua eccitazione praticamente c'era zero spazio tra le loro intimità. L'affare di Gil era in tiro, pulsante e voglioso, già piuttosto grande per un cazzo normale e prese subito a sfregarsi contro le labbra umide di Hachi.
    Sai una cosa carina? Io amo i giochi, non è divertente pestarti e basta, quindi facciamo così... se riesci a scandire bene le parole "Perdonami Gil, ti voglio bene anche io" allora mi fermo subito e dopo un appassionato bacio ti lascerò andare. Se però non ci riesci... beh...
    Gil sollevò le dita della mano destra, l'indice e il medio. Si concentrò, accumulò forza e senza sforzo apparente le fiondò sulle natiche di Hachi, stracciando in un colpo solo i suoi pantaloni ed infilando le dita nel suo buchino posteriore, usando i fluidi che la ragazza stava perdendo come lubrificante per farsi strada senza problemi, andando sempre più a fondo, molto lentamente e ruotando nel mentre.
    Questo è quello che possono fare con le dita... immagina cosa posso fare col mio cazzo...
    Ghignò maligno, iniziando a ridacchiare senza smettere i movimenti del bacino. Il divertimento era appena iniziato...
     
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    Hachi si sforzò davvero di combattere, tentò con tutte le sue forze di evitare di venir legata, ma un po' per il divario gigantesco di forze, un po' per il dolore e le sue membra già provate, non riuscì a far altro che rendere lo spettacolo della sua misera condizione ancora più appassionante. Leben da brava "bimba" rimase a osservarla mentre si piegava, si dimenava, scuoteva la testa con forza come a cercare di negare la triste realtà, provocando profonde risate alla zombie. Risate che vennero interrotte giusto dal bacio di Gil, pienamente ricambiato per quanto breve. Hachi si sforzò persino di evitare che il ragazzo le afferrasse la lingua di nuovo, muovendola all'interno della bocca divaricata e rendendosi a dir poco ridicola. Le lacrime cessavano nei momenti di "tranquillità", quando il corpo puntualmente faceva per rigenerarsi e il dolore si placava momentaneamente, solo per rinnovarsi quando infine esplodeva ancora, più forte della precedente ondata. Si poteva pensare non avesse più liquidi da espellere per quanti ne stava producendo, e invece puntualmente copiose quantità di saliva colavano dalla sua bocca allo stesso modo del pianto altalenante. Era paonazza per lo sforzo di gridare qualcosa che ovviamente non poteva uscire comprensibile alle orecchie di nessuno. Sembrava disperata e incazzata allo stesso tempo, tanto che in rari momenti ebbe la forza per lanciare occhiate assassine al suo torturatore nonostante gli occhi velati. Ed erano proprio simili sguardi a rendere migliori i momenti in cui gli occhi finalmente si sgranavano e la paura faceva capolino. Leben avrebbe scommesso che sotto tutto quel dispiacere ci fosse un'intima parte di lei che adorava essere maltrattata. Altrimenti perché sarebbe rimasta lì nonostante tutte le angherie subito fino a quel giorno? Certo, si rendeva conto allo stesso tempo che... quel ragazzino era fuori dal comune. Era così terrorizzante che persino lei, a tratti, si sentiva una novellina nell'osservarlo. Forse buona parte di ciò era dovuto al suo potere, alla sua lanterna e all'aura che emanava, ma era anche il suo atteggiamento, immaturo ma proprio per questo imprevedibile, a renderlo davvero un maestro in ciò che faceva. La preside sorrideva nell'osservarlo, orgogliosa e sempre più colma di aspettative. Non poteva fare a meno di chiedersi cosa avrebbe avuto in serbo per lei dopo che si fosse occupato di tutti quegli antipasti... Si prospettava una serata senza precedenti. Ma tornando alla vera protagonista della scena: vedendo quel grosso cazzo avvicinarsi alle sue labbra e sentendo le parole di Gil, cominciò ad agitare i fianchi (e tutto ciò che poteva muovere un minimo) nel vano tentativo di divincolarsi, emettendo suoni incomprensibili mentre scuoteva la testa con enfasi. All'inizio provò persino ad alzare la testa quanto bastava per guardare il ragazzo e pronunciare disperatamente quelle poche parole, ma sentendo cosa uscisse dalla sua bocca nonostante lo sforzo inumano, si bloccò al "Perdonami Gil", aggrottando le sopracciglia per infine cedere alla forza di gravità che riportò la sua testa china come meritava di stare. Con le spalle curve quasi in segno di resa, non poté che fissare le loro intimità a contatto, nascondendo piuttosto male il fatto che il suo clitoride fosse gonfio ed eccitato. Impossibile distinguere gli umori dall'urina che la bagnava, ma era facile intuire che ormai ci fossero in quantità. Nota ormai nella casa per essere una patita dell'anal (di quelle che dicono "no no no" ma una volta sodomizzate gridano più forte di tutte) fu quasi un déjà-vu per la preside osservarla inarcarsi e sentirla gridare come un'ossessa per quel mix di dolore e forse una punta di perverso piacere dato da appena due dita dentro il suo stretto anfratto. Ed era stretto davvero, non perché poco allenato bensì perché i muscoli erano così tesi da tremare, e dunque imporre una certa resistenza alla penetrazione, che non avrebbe fatto altro che rendere le cose ancora più piacevoli per Gil, e orribili per lei. Leben si leccò le labbra nell'osservare la scena, abbassando lo sguardo alla battuta finale del suo ospite. Effettivamente, nonostante il fisico asciutto, le dimensioni erano considerevoli, quasi degne di Thresh in persona e lei non poteva che esserne soddisfatta. Giusto per capriccio, decise che Hachi non era degna dello stesso spettacolo e con una mossa fulminea le tirò la coda all'indietro in modo che mostrasse a entrambi la sua faccia deformata dalle sensazioni del momento. Aveva un'espressione degna dell'hentai più perverso, e gli strumenti sulla sua bocca non aiutavano di certo a renderla meno miserabile. La lingua gocciolava di sangue, ma fortunatamente continuava a rigenerarsi a velocità così inumane che solo uno strappo l'avrebbe fatta staccare del tutto.
    Wow Hachi, Gil aveva proprio ragione, sei già molto più carina! Ahahahah!
     
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    Vedere Hachi che si dimenava e si disperava inutilmente nel ridicolo tentativo di dire qualcosa in una situazione simile era da divertirsi un sacco, al punto che Gil iniziò a ridacchiare divertito come un folle, continuando a muovere le dita nel suo stretto culo con una certa energia, rendendosi conto di quanto in realtà fosse stretto, ma soprattutto di quanto in realtà le piacesse da morire. Si, Gil poteva sentirlo, oltre l'orgoglio di quella ragazza si celava qualcosa di ben diverso...
    Sei solo una troietta anale Hachi... tu in realtà non vedi l'ora di sentire il mio cazzo spinto nel tuo culo a forza,anzi ci speri che non sia lubrificato affatto perché ti piace quando è la carne a scivolare dentro di te, non l'olio o i fluidi che la accompagnano. Ti piace sentire il cazzo che si sfrega, caldissimo sul tuo buco di carne... lo sento quasi parlare... a questo punto sembra più una ricompensa che una punizione... ma ad essere sinceri sono stanco di aspettare anche io...
    L'ultima parte del discorso venne pronunciata con un tono decisamente più profondo e caldo, poi tirò fuori le dita da quello stretto anfratto, afferrando le estremità del buco creato e strappandolo energicamente. Dopodiché Gil afferrò le natiche della ragazza divaricandole il più possibile così da deformare la corolla di carne appena stimolata, osservando divertito lo spettacolo di quel buco delizioso che vibrava al ritmo della perversione della ragazza. Gil si voltò solo per un istante verso Leben, come a voler cercare l'appoggio della sua "mammina", dopodiché senza preoccuparsi minimamente di gettare altre preparazione in campo, portò la punta del suo membro di fronte al buchino posteriore della ragazza, facendole credere per un istante di star lentamente stimolando l'entrata per poterla penetrare gradualmente, e al minimo cenno di relax l'avrebbe tradita, spingendo in un colpo solo tutta la sua carne dentro quel buchetto stretto, facendo schioccare i loro corpi violentemente, al punto che Hachi avrebbe sentito dolore al bacino, e non solo a quello. Il suo cazzo era entrato in un colpo solo dentro quella strettissima carne e pulsava energicamente al suo interno, impaziente di una reazione. La sua faccia sarebbe cambiata ancora.
    Dimmi Hachi... ti piace il mio cazzo spinto così a fondo?
    Le sganciò dalla lingua il peso, senza però toglierle la morsa per la bocca. Parlare era comunque difficile ed umiliante, ma poteva scandire meglio i concetti, e Gil puntava proprio sull'umiliarla il più possibile.
     
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    La reazione di Hachi alle parole di Gil fu alquanto prevedibile: cercò di negare con tutte le forze. Scuoteva la testa e lacrimava, continuando imperterrita a gridare nonostante, con la sua intelligenza, doveva aver capito da tempo quanto poco servisse a qualcosa. E probabilmente aveva realizzato anche una cosa ancora più importante: negando quelle parole stava mentendo a se stessa prima che al suo aguzzino. Perché poteva dire quello che voleva, urlare e piangere quanto riusciva, ma i suoi umori e le pulsazioni del suo culo parlavano per lei. Dicevano di riempirlo e scoparlo a sangue perché tutti quei preliminari la stavano facendo impazzire, e Gil fu così magnanimo da accontentarla subito, guadagnandosi un sorriso d'approvazione da parte di Leben. A quella penetrazione improvvisa, Hachi si inarcò all'indietro così tanto che finì per appoggiarsi alla zombie (ormai dietro di lei), che la sorresse per le spalle fissando lo spettacolo del suo viso, così rosso e deformato. Aveva gli occhi talmente sgranati che minacciavano di uscire dalle orbite e la lingua nonostante il pesetto sganciato rimase fuori a penzolare per parecchi istanti, ricordando vagamente quella di un cagnolino. Decisamente umiliante... Sarebbe stato da filmare.
    Per non parlare dei lamenti, che si fecero sempre più deliziosi. Leben avrebbe scommesso che con un piccolo incoraggiamento sarebbe riuscita persino a umiliarsi da sola venendo come un'ossessa. In fondo stava "godendo" così tanto che con quel colpo alle sue povere interiora se l'era fatta sotto di nuovo, schizzando via le ultime gocce dorate sfuggite al pugno di Gil in precedenza. Dopo essersi inarcata, la ragazzina provò a farsi indietro, strisciando contro di lei come impazzita, ma (da brava mamma) la preside volle aiutare il proprio "figlioletto" e la afferrò, costringendola invece ad andare in contro all'affondo di Gilbert senza ulteriori remore, fino a sbattere violentemente le natiche contro le sue palle. Le mise inoltre le mani sotto le ginocchia per allargarle e piegarle bene le gambe, cosicché il giovane avesse tutto lo spazio di manovra necessario a lavorarsela ancora meglio. Aveva deciso che se proprio doveva guardare tanto valeva divertirsi a propria volta, quantomeno aiutando a torturare quella piccoletta. Senza contare che quella posizione rendeva il quadro ancora più sexy, e non per vantarsi. Due espressioni a confronto, la pelle bianco latte contro quella rosea di sesso, e il corpicino della vittima messo incredibilmente in risalto dal nuovo schienale rappresentato da Leben. L'unica nota negativa era che il divertimento prometteva di durare ancora per poco, se quella era davvero tutta la resistenza di Hachi.
    Oh, andiamo Hacchan... dove cerchi di scappare? Mi aspettavo più soddisfazioni da te. Con quel dolce Hideous eri durata molto di più, ricordi? Potrebbe offendersi e pretendere un bis, sapendo di esser stato battuto così facilmente...
    E infine ecco una reazione vagamente promettente che riaccese speranza nella non-morta. Nonostante la scenetta miserabile, alla domanda di Gilbert unita alla sua, la poverina riuscì a tentare un "Fottetevi" che però, sfortunatamente per lei, sulle sue labbra suonò ben poco imperioso. Fhho-he-he-ihh! Versi degni di un maialino. A guardarla meglio le sarebbe stato proprio bene uno di quei ganci da naso incredibilmente umilianti, ma in fondo per lei la situazione era già abbastanza tragica così.
    Mmmh... Penso voglia dirci che così non è abbastanza, Gil-chan. Vuole che la scopi più forte.

    Edited by Midori (Yeee) - 3/4/2016, 22:40
     
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    Gil se la rideva di gusto ad assaporare quelle sensazioni, riusciva a percepirla: Hachi non stava soffrendo realmente, stava facendo finta per non dargli soddisfazioni, e in questo modo non faceva altro che compiacerlo ancora di più, perché Gil sguazzava nella disperazione e nella miseria altrui, e a giudicare dai fluidiche stava perdendo Hachi quel "sguazzava" era più che letterale. E rideva, rideva continuamente, fino a che quella risata non avrebbe iniziato a penetrare nel cervello di Hachi, specialmente quando Leben la fermò e la arpionò a Gil, impedendole di opporsi in qualsiasi modo. A quel punto il giovane Zombie, sorridendo con intesa alla sua "mammina" la afferrò per i fianchi, preparandosi a rendere tutto molto più intenso.
    Lo so che ti piace farti scopare Hachi, sei solo una puttana, anzi, ora sei la mia puttana. Ogni volta che ti vedo senza un cazzo in bocca farò in modo che ti strozzi con il mio, e fino a che non inizierai a chiamarmi "padrone" dovrai subire questo ed altro. Solo un assaggio zuccherino, perché mi hai sfidato! Adesso godi!
    Mentre parlava la sua penetrante risata avrebbe dovuto fare a pezzi la volontà della ragazza, rompendola ed impedendole di opporre qualsiasi genere di resistenza. L'obbiettivo era costringerla a rilassarsi, così quel ritmo violento in crescente aumento l'avrebbe quasi fatta a pezzi. Se Hachi avesse avuto un corpo umano, molto probabilmente a quel punto avrebbe iniziato a scricchiolare, perché le spinte di Gil si fecero violente.
    Voglio romperti, voglio farti a pezzi! Piangi! Grida! Fammi godere!
    Gil avrebbe continuato a spingere, sempre più forte,sempre più a fondo, l'avrebbe fatta gridare di dolore fino anche il suo membro non si sarebbe trasformato in un tizzone ardente. Avrebbe mandato a fuoco le sue interiora, indolenzito il suo bacino e tirato le gambe fino a fiaccare del tutto la resistenza di Hachi. Solo quando l'avrebbe sentita svenire o schiumare Gil sarebbe venuto abbondantemente dentro di lei, inarcando la schiena e piegandosi verso Leben come a volerla rendere fiera, iniziando a riempire quello stretto buchetto con tutto il suo sperma, andando avanti per diversi istanti fino a che l'erezione non avrebbe iniziato a vibrare.
    E ora... il tocco di classe...
    No, quel liquido caldo fluiva troppo velocemente per essere altro sperma, era meno denso, più intenso e anche molto più rapido. L'urina di Gil avrebbe continuato a gonfiare lo stomaco di Hachi fino a metterla Ko del tutto, solo dopo averla trasformata nella sua toilette personale allora Gil l'avrebbe scansata con disprezzo, completando la sua lacerante e crudele risata.
    Ehehehehe...
     
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    Lo spettacolo offerto era così bello, così poetico, che alla risata di Gil si unì ben presto quella di Leben. Suonavano così perfettamente insieme, da incastrarsi l'una con l'altra come le note di una sinfonia meravigliosa, penetrando il cervello di Hachi così tanto che probabilmente la sua testa iniziò a girare per le vertigini. Era una goduria ascoltare il suo corpo e ciò che il giovane zombie stava riuscendo a fare ad esso, solo con l'aiuto di quella meravigliosa verga pulsante. Che fosse artificiale o meno, il fisico della ragazza rispose ad ogni affondo, ad ogni colpo e ad ogni singola goccia di sperma. Gorgogliava, scrocchiava. Prestando attenzione era possibile sentire persino gli organi che si comprimevano e allentavano, o la fessura ormai devastata che si slabbrava talmente da schizzare e perdere i liquidi che stava ricevendo. Il corpo di Hachi si deformò così tanto da farla sembrare gravida, e cedette del tutto assecondando ogni "ordine" impartito dallo zombie. Le intimò di godere e riuscì a farlo persino da quel perverso buco che si stava letteralmente rompendo e sarebbe probabilmente stato inservibile dopo un simile trattamento, se non fosse stato per la rigenerazione. Le disse di gridare, di piangere, e lei arrivò addirittura a vibrare insieme all'erezione del suo aguzzino per via degli spasmi prolungati che attraversarono ogni centimetro delle sue membra. Non svenne, ma sicuramente oltre agli organi qualcosa nella sua mente si incrinò, qualcosa che non si poteva rigenerare. Quando lo sperma cominciò a trasformarsi in un getto ben più caldo e copioso, l'espressione era così deformata che le pulsazioni raggiunsero le palpebre, provocandole un tic all'occhio. I liquidi minacciarono di sgorgare da ogni poro, arrivò persino a rigettarli da naso e bocca senza potersi in alcun modo trattenere per via del divaricatore che la teneva spalancata. Irrispettosa fino alla fine: aveva sprecato tutto.
    Quando fu chiaro che non ci fosse null'altro con cui divertirsi, Leben la lasciò cadere dal pianoforte, pesantemente, scostandola con il piede e abbandonandola a terra come un qualsiasi giocattolo rotto. L'attrito con il pavimento fece schizzare buona parte di ciò che il suo intestino aveva ricevuto, trasformandola per pochi secondi in una sorta di geyser umano. Aveva gli occhi spalancati e sembrava vagamente morta... Che Gil fosse riuscito a romperla nonostante tutto?
    Sublime.
    L'applauso che gli dedicò fu lento ma intenso, di quelli che vengono da sentimenti sentiti e sottolineano ogni schiocco. Il sorriso che rivolse al suo "piccolo" fu dei più orgogliosi, e per un attimo provò persino una punta di stima. Sì, quel preliminare aveva chiarito perfettamente quanto Thresh avesse avuto ragione sul conto del giovane. Loro tre avrebbero formato una famiglia fantastica. E prevedeva che a suo tempo avrebbero fatto grandi cose, insieme. Ma per il momento aveva appena iniziato a godersi la sua compagnia, ed era certa che il divertimento fosse a malapena iniziato. Chissà quante altre performance senza precedenti aveva in serbo per lei.
    Sei riuscito a distruggere l'indistruttibile. Sono davvero colpita. Commossa, anzi. Che ne dici di un premio? Vieni qui...
    Più che aspettare che semplicemente si avvicinasse, sarebbe stata lei ad alzarsi per attirarlo a sé con l'intento di un nuovo bacio. Lento e lungo stavolta, decisamente bramoso e colmo di tutti quei "sentimenti" famelici che Gilbert era riuscito a suscitarle. Si sarebbe insinuata fin nella sua gola senza alcuna premura di togliergli il respiro, anche perché in fondo erano non-morti, non respiravano affatto. Non poteva negarlo, avrebbe gradito morderlo e staccargli qualche pezzo di carne, giusto per sentire che sapore avesse. E avrebbe tanto voluto ripulire quella splendida erezione da tutto il sangue e i fluidi raccolti, ma sapeva che un solo assaggio non sarebbe bastato. Non se la sentiva di levargli la scena, ma gli fece capire molto bene quanto potesse rivelarsi controproducente farla aspettare troppo, sfilando la lingua dalla sua gola alla fine del bacio solo per passargliela sul collo e sull'orecchio, mordendogli il lobo e tirando con forza alla fine, talmente forte da farlo sanguinare. Mentre lo faceva non poté trattenersi dal carezzargli il sesso e i testicoli, gemendo mentre percorreva ogni vena, riservandogli un breve massaggio quasi stesse complimentandosi anche con il suo cazzo per l'impresa, e volesse incoraggiarlo a far di peggio. Non poteva farci niente, per lei il sesso maschile era un individuo a se stante che meritava tutte le attenzioni del mondo, e se poi il proprietario possedeva anche una mente brillante, beh, aveva fatto jackpot. Mmm... per essere uno zombie sei proprio delizioso. E Lui deve essere anche meglio...
    Con un'ultima carezza si staccò con un sorriso, come niente fosse, lasciandogli il suo spazio senza mancare di leccarsi le labbra per saggiare ancora il suo sapore. Aveva stampata in faccia la promessa che per quanti preliminari potesse fare, per quanti di quei giocattoli potesse rompere, alla fine dei giochi lei sarebbe comunque stata il piatto forte e avrebbe fatto in modo di farsi ricordare. Come sempre, del resto.
     
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