I morsi della fame

x Hebi

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    CITAZIONE
    Nome partecipanti: Vanelope Wreckit vs Aaroniero Arruruerie alias nome assurdo
    Livello partecipanti: 1 vs 1
    Energia partecipanti: Newbie vs Newbie
    Numero di partecipanti: 2
    Livello del Potere: 1 vs 1
    Abilità Fisiche G1: Gigas 4, Mach 4, Shell 3, Jumper 3, Sense 3, Strike 3, Vision 3, Energy 3, Charge 3
    Abilità Fisiche G2: Gigas 3, Mach 2, Shell 2, Jumper 1, Sense 2, Strike 2, Vision 2, Energy 2, Charge 2
    Tecniche Personali G1: Family Jewels; Touch Too Much; Hells Bells
    Tecniche Personali G2: Hunting Ground; Dente di Nashor
    Tecniche Loto G1: Ninjutsu #2: Evocazione di munizione e di armi; Ninjutsu #3: Zona di Disturbo; Ninjutsu #5: Lancio Potenziato; Ninjutsu #9: Shigan; Ninjutsu #10: Rankyaku; Piromanzia #1: Sfera di fuoco; Piromanzia #2: Surriscaldamento; Geomanzia #5: Scudo terrestre
    Tecniche Loto G2: Piromanzia #1: Sfera di fuoco; Piromanzia #6: Sentiero di Scintille; Geomanzia #3: Affiorano spade dal terreno; Geomanzia #5: Scudo terrestre
    Armi & Equipaggiamento G1: • Gemma Alfa x 2; • Barret 50 [Fucile di Precisione]
    Armi & Equipaggiamento G2: • Droga: Pillola Energetica x1
    Luogo: Le favelas, uno dei posti più sudici e pericolosi della Sprawl. Ci troviamo su un tetto di una delle baracche, stranamente la più stabile. Il tetto della casetta è a pianta quadrata, misura 10 x 10. E' situata su una piccola collina separata dal resto degli ammassi di casette. Dal tetto al pavimento ci sono circa 6 metri, ma dal lato a nord e nord est c'è un dirupo che affaccia su una piana di campi coltivati a centinaia e centinaia di metri più in basso. Agli altri due lati invece c'è una ripida discesa che porta dopo qualche centinaio di metri al resto delle favelas. La terra attorno alla casetta ha dell'erba ma molte chiazze sono rovinate dal sole e si vede il terriccio, un sentiero di ghiaia parte dalla porta di ingresso della casetta e scende fino alle favelas. E' calato da poco il sole è ora di cena.

    Il clima era mite e una falce di luna illuminava i vasti campi americani in parte bonificati e in parte distrutti e aridi. Vanelope si stava riposando un attimo seduta sul tetto di una casetta, anche se da fuori sembrava più un parallelepipedo per quanto l'architettura fosse scadente. Sempre meglio dell'ammasso di lamiere cancerogene più in basso. Era ora di cena e dalle finestre aperte usciva un buon profumino di uova cotte e patate fritte.
    No dai fammi capire ti sei persa? fece la voce della vecchia megera, lo spettro che aveva deciso di perseguitare Vanelope. Lo spirito dell'anziana signora che le aveva insegnato quasi tutto sul genere umano, che aveva cercato di insegnarle le buone maniere, gli usi e i costumi degli umani. Ci riuscì ben poco, non era diventata una signorina per bene ed elegante come sperava. Vanelope era rimasta se stessa, nonostante avesse ceduto alla voglia di integrarsi fra gli umani. Dopotutto erano divertenti e sapevano godersi la vita, non come la sua famiglia che somigliava di più ad un branco di gorilla in continua lotta per la sopravvivenza. La vecchia non poteva sapere che invece aveva fatto un ottimo lavoro con Vanelope che all'inizio era selvaggia, poco più che un animale.
    Ooh senti, non c'ho voglia di sentire pure la tua voce gracchiante e fastidiosa, non hai idea di quanti cazzotti ho dato per uscire da quel branco di iene selvagge. sbottò Vanelope spazientita. In effetti doveva fare una consegna ad una persona, un amico fidato di Jack ma era finita in quel posto sperduto e non aveva idea di come tornare alla Atlas. Le avevano rubato il cellulare e il portafogli, aveva tentato di riacciuffare quelle piccole bestiacce, ma erano velocissimi quando si trattava di scappare. Così eccola lì nel punto più alto che era riuscita a trovare per poter guardare la zona e capire dove diamine fosse finita. Vanelope si perse con lo sguardo in quel vasto campo di terre, di piante illuminati da una luce argentea, e un silenzio pacifico. Le ricordavano molto i campi di quando aveva schiavizzato quello strano villaggio. Sospirò piegandosi da un lato, poggiando poi il gomito a terra e sollevando le gambe, continuò a fissare il vuoto. Ripensò ai vecchi tempo a quando si faceva servire e riverire con il terrore.
    Cos'è quella faccia? Oooh non mi dire che sei nostalgica? In effetti anche a me manca la mia casetta.... l'anziana sorrise fissando anche lei il medesimo paesaggio, ma poco dopo la sua espressione cambiò da gioviale a demone infuriato. Le diede uno scappellotto con forza, per poi tornare di nuovo intangibile da buon spettro.
    ...che tu mi hai bruciato, maledetta stronza!
    Ehiii, porca miseria giuro che un giorno troverò il modo di farti tornare tangibile e giuro che ti ammazzo di botte! sbraitò ancora Vanelope sempre più spazientita e tornando seduta dritta comodamente. Il gorgoglio dello stomaco si fece sentire, non mangiava da troppe ore ormai.

    Spero non ti dispiace ruolare prima di farli combattere.
     
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    Il ritardo, come sempre, accompagna la mia mente e la mia essenza. Ti chiedo perdono. Hai ora il permesso di schiacciarmi con quel popò di donnone che è Vanelope.

    Come c'era finito esattamente li? Non penso se ne rendesse conto neanche lui, in fondo il cervello di Aaron funziona a malapena di norma, ed in questo momento in particolare il ragazzo non era nella migliore delle situazioni. Arrancava devastato in mezzo a casupole brutte e cadenti, a stento in grado di rimanere in piedi. Qualcosa rimbombava tra le case, come il ruggito di una bestia divina che reclama il suo territorio con furore.
    Mio Dio che fame.
    No. Penso lo abbiate capito, ma non era una bestia divina che bla bla bla. Era lo stomaco di Aaron, e cosa ci si poteva aspettare da lui? Andiamo pensavo di avervi abituati ad una certa qualità. Ma tornando a noi: il povero ragazzo era così debole da doversi sorreggere tenendo una mano appoggiata al muro della casa più vicina, mentre con l'altra si teneva lo stomaco in preda a crampi violentissimi. Se solo avesse pensato più intensamente per un attimo avrebbe capito di poter divorare una delle case e riempirsi così lo stomaco (si lo può fare davvero), ma purtroppo come sappiamo usare la testa non è il suo forte, quindi continuava ad arrancare senza speranza e senza meta. Visto da lontano poteva apparire come un semplice ragazzo estremamente debole, ferito gravemente anche per la maniera in cui camminava tutto storto e tenendosi un braccio sullo stomaco. La sua espressione disperata accompagnava quei costanti ruggiti che ad una fonte esterna sarebbero sempre parsi di origine ignota, mentre lentamente Aaron si avvicinava ad una casa in condizioni leggermente migliori delle altre, attirato da un odore che poteva considerare familiare ma sconosciuto. Strano a dirsi, quell'odore (per lui immagino sia un profumo, tutto fa brodo per un essere che può mangiare sassi e bastoni) era ciò che lo aveva tenuto in piedi fino a quel momento, sapeva che apparteneva a qualcosa che lui DOVEVA conoscere, commestibile al 100% e forse anche di suo gusto. Ma come ben sappiamo, pensare non è il punto forte di quel Kaiju, quindi eccolo alla ricerca di tale odore. Fatto qualche passo riuscì a sentire un chiacchiericcio provenire proprio dalla casupola, e sperò almeno di trovare qualche persona per placare la sua fame per qualche minuto. E si, qualcuno c'era, una ragazza stesa sul tetto che parlava ed anche con un tono di voce bello alto. Parlava con... Il niente? Che fosse matta? Se Aaron avesse avuto una mamma Kaiju probabilmente gli avrebbe detto di stare lontano dai Kaiju che parlano da soli, o che vogliono dargli caramelle, ma lui una mamma Kaiju non l'aveva quindi che ne sapeva lui? Il poveretto continuò ad avvicinarsi, urlando in maniera incomprensibile alla persona seduta sul tetto, chiedendo aiuto. Magari aveva da mangiare, magari era buona da mangiare. Che ne sapeva lui.
    Comunque si ruoliamo, almeno rimandiamo il pestaggio.
     
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    Ti avviso qui, giusto per essere corretti e magari per chi pensa che sono impazzita saprà perché sto continuando. Sappi che mesi fa quando te ancora bazzicavi giochi e vita sociale, feci un annuncio sulla Chat in cui dissi che se in una delle mie qualsiasi role, qualcuno spariva per 20 giorni consecutivi senza avvertirmi dei suoi impegni personali io al ventunesimo giorno avrei chiuso la role, combat o chicchessia, anche se nella rolata stesse succedendo qualcosa di importanza estrema, io la chiuderò e me ne fotto perché mi sono stancata di avere tipo 20 rolate aperte in sospeso. Ero arrivata a non riuscire più a gestirmi le role perché divenivano troppe fra sparizioni e riapparizioni a random. Te mi avevi avvertito sia per il problema della missione che per la tua partenza in vacanza quindi non ci sono stati problemi e continuiamo. Giusto per far capire che non sono stronza se si ci comporta bene con me. Sappi quindi che se passano più di venti giorni di attesa ingiustificata (e intendo anche giocate ai vari videogame ignorando il GDR senza avvertirmi) io chiuderò seduta stante al ventunesimo giorno.
    Non c'è niente di personale, ma se non faccio così, impazzisco appresso giocate finite nel dimenticatoio, perdendo solo tempo prezioso.


    La fame si faceva sentire più di prima, e sembrava quasi che venisse alimentata dal buon profumo che proveniva dalla casetta sotto di lei. Doveva essere proprio brava o bravo colui che stava cucinando. Sbuffò spazientita pensando al ristorante della Atlas game, e la voglia matta di andarci per cenare, ma ahimè nonostante avesse visto il paesaggio non era ancora riuscita a orientarsi. A pensare alle prelibatezze che si stava perdendo, lo stomaco si ribellò con un nuovo gorgoglio, in contemporanea si sentì un latrato. Il fantasma della nonnina la guardò allibita pensando che fosse stato il suo stomaco, e solo per un attimo lo pensò anche Vanelope, poi però il suono si ripeteva con vocali diverse e intuì che non era da lei che veniva quel suono. Si voltò quindi verso ciò che la stava distraendo vedendo un uomo che arrancava con la mano posata contro lo stomaco. Vanelope non scese dal tetto, ma si avvicinò al ciglio di esso per osservare il povero derelitto. Non aveva avvertito odore di sangue, quindi non pensò che fosse ferito.
    Ehi! fece per attirare l'attenzione del ragazzo.
    Abiti in questa casa per caso? Non è che posso unirmi a cena con voi? Mi sono persa e... tutto bene? chiese più curiosa che preoccupata. Lasciò penzolare le gambe dal ciglio per poi darsi una spinta con le mani e scendere dal tetto con un salto, atterrando di fronte al ragazzo a circa un metro di distanza. Lo osservò incuriosita, pensando che stranamente non emanava il tipico odore degli umani, nonostante fosse un odore familiare che aveva già sentito.
     
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    Non ci trovo nulla di sbagliato.

    Aaron stava arrancando (non so, qualcuno l'ha capita? Arrancando? Arrancar? Sho esci da questo corpo) verso quella casetta, attratto adesso non da uno ma da ben due odori: quello che riteneva lontanamente familiare e, adesso che ci faceva caso, avvicinandosi a quella casupola, un odore molto più classico, odore di cibo, che cibo fosse non importava, quanto il fatto che fosse qualcosa di commestibile. Fulminato da questa scoperta epocale Aaron si rizzò in piedi, fissò lo sguardo sull'abitazione con occhi privi di emozione e si mise a marciare verso la casetta, passando oltre il gigantesco donnone che gli si era parato di fronte, mettendole una mano a palmo aperto davanti alla faccia.
    Cibo.
    Se si fosse fermato a guardarla avrebbe capito che non poteva essere normale per due ottimi motivi: superava il ragazzo in altezza di almeno una spanna ma, più importante, era lei la fonte di quell'odore familiare. Ma che gli interessava? Adesso aveva occhi (o narici) solo per la casetta, in cui sapeva per certo esserci qualcosa da mangiare. Arrivato davanti alla porta portò indietro il pugno chiuso, dandogli fin troppa carica, mettendoci i suoi dieci secondi buoni, e sferrò il colpo direttamente sul cardine superiore della porta, spaccandolo di netto e facendo crollare l'ostacolo. Entrò a passi pesanti nell'abitazione, cercando la fonte dell'odore ed individuandola in una tavola ben apparecchiata, coperta di cibarie e, a dirla tutta, occupata da tre persone. Non che fosse un problema.
    Si mangia.
    Non mi va di raccontarvi nei particolari cosa successe, per rispetto a chi è di cuore o stomaco deboli. La cosa importante che dovete sapere che è se nessuno avesse fermato Aaron *coff coff* lui avrebbe fatto il gran pranzo di Natale, mangiandosi le pietanze, i piatti, la tavola e anche i proprietari di quella casa. Lui non era a conoscenza del fatto che, se avesse voluto, avrebbe potuto, come Vanelope, controllare tramite il terrore quelle persone, magari per portargli cibo in abbondanza, quando, quanto e come volesse. Se ne fosse stato consapevole, chissà quante vite sarebbero state risparmiate. Ma ehi, che ne sapeva lui?
     
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    Una volta atterrata non si aspettò che il tipo la ignorasse totalmente per poi addirittura metterle una mano sul viso e scansarla dalla strada. Voleva reagire e toglierli la mano in malo modo, ma il tipo ormai aveva già superato lei posizionandosi davanti alla porta della casa. Si voltò confusa osservando come i cardini della porta cedessero sotto il suo pugno. Credeva di aver visto male, ma dopo quella scena si ricordò dello strano sguardo spiritato e della parola pronunciata. Si grattò la testa confusa pensando a quanto facessero male le droghe. Se doveva ridursi in quel modo per un attimo di sballo, preferiva di gran lunga rimanere lucida e vigile, i tipi rincoglioniti dalla droga erano imbarazzanti. Stava per esclamara un "bah" per poi riprendere il suo cammino, quando pensò (finalmente) che in quella casa poteva esserci un telefono che avrebbe risolto molto bene e in fretta i suoi problemi. Avanzò i primi due passi verso la casetta arrestandosi quando sentì le urla delle persone lì dentro.
    Mi sa che quel tipo non abitava lì. fece sbuffando spazientita per poi girarsi e andarsene via, ma ecco di nuovo la vecchia megera del fantasma le si posizionò davanti decisa e scioccata.
    Che diamine fai? Valli ad aiutare, un delinquente sfascia case e uccide la gente e tu te ne freghi? fece sbraitando la vecchietta, peccato che la sentisse solo lei. Vanelope non reagì subito si limitò a guardarla come se avesse appena detto la cazzata più grossa al mondo. Poco dopo posò una mano sul fianco e fece scioccare la lingua fra i denti.
    Manco per il cazzo, non ci vado lì dentro. Ma dico lo hai visto? Quello è completamente andato. fece molto più serena del fantasma. Da quando la vecchietta pensava che faceva la buon sammaritana? Aiutare qualche umano merdoso? Mai! Se non erano in grado di difendersi da un drogato qualsiasi non meritavano di vivere era la natura che faceva il suo compito, lei non aveva nessun obbligo sociale o naturale, non aveva intenzione di intervenire.
    Bla bla bla, dì la verità te la stai facendo sotto dico bene? Sei solo una vigliacca cagasotto! fece la vecchina sempre più triste e spazientita. Vanelope iniziò a realizzare che se non le dava retta non l'avrebbe fatta dormire per tutta la notte, e chissà quante lagne poi. Sbuffò spazientita emettendo un verso più che scocciato e finalmente si avvicinò alla casa, se doveva salvarli per lo meno avrebbe obbligato loro di servirla e riverirla e di portarla alla Atlas game nella loro pulciosa macchina, e magari l'avrebbero pure pagata per il disturbo di averli pestati.
    Sei la vecchia più stronza che abbia mai conosciuto, lo hai voluto tu! fece prima di arrivare in casa ma quando varcò la soglia non sentì più alcun urlo. Entrò in cucina e ci trovò il ragazzo che stava ancora masticando, dei loro abitanti nessuna traccia. Vanelope si guardò attorno, sperando di trovarne qualcuno ma non udì alcun rumore provenire dalle altre stanze.
    Oh no... fece la vecchietta ancora più triste di prima mentre fissava il ragazzo con gli occhi sgrnati e una mano davanti alla bocca aperta e scioccata. Dalla reazione del fantasma Vanelope capì che lo straniero centrava qualcosa con la loro sparizione, possibile che li avesse mangiati?
    Troppo tardi... commentò Vanelope prima di ricevere un nuovo scappellotto dal fantasma. Questa volta però Vanelope non reagì, non che le dispiacesse per quelle persone, infondo non gliene poteva fregare di meno, ma non aveva voglia di fare scenate davanti a drogati sconosciuti.
    Ehi tu, hai visto un telefono da qualche parte? chiese per poi avvicinarsi ai fornelli curiosando fra le varie pietanze cucinate. Trovò del pollo, ne afferrò una coscia e se la portò alla bocca addentandolo. Lo assaporò con un piccolo verso di approvazione, poi indicò il tizio strano davanti a lei con un dito.
    Ehi amico, ti consiglio di cambiare Pusher. fece trattenendo a stento un sorriso di derisione. Aveva intuito che non fosse umano, ma ancora non aveva capito che si trovava di fronte niente poco di meno che uno della sua stessa razza.
     
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    Quando Vanelope entrò e non reagì minimamente alla scena una persona normale avrebbe detto che qualcosa non andava. Il punto era che nessuno li era una persona normale, o meglio non ce n'erano più. Aaron, ora satollo, era tranquillamente disposto ad ascoltare la donna, e mentre ancora strappava carne da un braccio alzò una mano, indicando con il pollice dietro di sè un vecchissimo telefono digitale che sembrava venire direttamente da una famiglia di Amish.
    è li, ma non so se funziona.
    Un piccolo tic nervoso accompagnò Vanelope che dava un morso ad un'ala di pollo, Aaron se n'era accorto e per lui quello era come se qualcuno avesse piluccato dal suo piatto, l'aveva aperta lui la casa no? Era il suo cestino del pranzo, almeno chiedi se puoi assaggiare. Ma era piuttosto soddisfatto dalla sua piccola scorpacciata quindi non vi diede troppo peso, continuando a mangiare come se nulla fosse accaduto.
    Non mi drogo. O meglio, non posso. Anche se volessi la droga non avrebbe molto effetto, che sia per bocca o per siringa il mio sistema digerente ed immunitario si abituano subito. Per sentire dieci secondi di una botta dovrei fumare tutto il giorno, ma a che serve? Non ha sapore.
    Aaron era sempre seduto a terra, non aveva mai degnato di uno sguardo Vanelope tranne quando aveva afferrato il pollo e non sembrava ancora disposto a farlo, non finchè non avesse finito di mangiare, quindi aspettò di aver concluso il suo allegro pasto, si pulì la bocca con la tovaglia e si alzò, fissando incuriosito Vanelope. Adesso che la guardava con attenzione si rendeva conto dell'unicità della donna, e la indicò quasi sbalordito.
    Ma sei enorme! Cioè Mio Dio ma cosa mangi? Bambini?
    Aaron neanche si accorse dell'ironia di ciò che aveva detto, era troppo concentrato sul gigantesco donnone che si trovava di fronte. Improvvisamente iniziò a sentire di nuovo quell'odore familiare, coperto dai fumi della cucina e dall'odore del sangue, ma sempre presente, ed un naso fino come il suo se concentrato non sbaglia mai.
    Oooooh capisco. Tu non sei un essere umano. Si ha senso, sei così grande che solo una persona affetta da gigantismo ti raggiungerebbe, e di solito la gente affetta da gigantismo è brutta come la fame. Vabbè piacere, io sono Aaron.
    Quello cercava di essere un complimento, ma di quelli fatti proprio per sbaglio e alla lontana, mentre il ragazzo continuava ad annusare l'aria e a girare attorno alla donna, guardandola da diverse angolazioni incuriosito.
    Che classe sei? Quanti anni hai? Come ti chiami? Perchè parlavi da sola? A che ti serve un telefono? Non hai freddo vestita così leggera?
    Domande e domande e domande, ora che Aaron era "sazio" (non per molto) poteva concentrare la sua poca materia grigia su qualcos'altro, e quel qualcos'altro sembrava proprio essere Vanelope.
     
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    Vanelope era cresciuta combattendo giornalmente per poter sopravvivere per colpa dei suoi fratelloni di classe 5, violenti e selvaggi. Non erano cattivi, tuttavia essendo così grossi non riuscivano a concepire la fragilità della loro sorellina di due classi inferiore a loro. Probabilmente era stata sfortunata ad essere nata in una zona così misera e selvaggia dove trovare del cibo era praticamente l'unico pensiero che animava la sua famiglia. E quando si trovava solitamente si scatenava una lotta spaventosa per accaparrarsi ciò che avevano trovato. Inutile dire che lei riusciva a cibarsi solo degli avanzi o rubando a loro mentre erano distratti. Quindi aveva sviluppato una sorta di "rispetto" per coloro che stavano mangiando. Adesso che viveva fra gli umani e il cibo era abbondante, non disturbava nessuno mentre mangiavano anche se si dovesse trattare di bambini innocenti. Le abitudini erano dure a morire, sopratutto quando erano così traumatiche. Il fantasma non riusciva ancora a concepire il fatto che Vanelope nonostante avesse una sua intelligenza, parlasse e imparasse in fretta i modi e i costumi umani, era pur sempre un Kaiju, ovvero un enorme animale selvaggio. Come tale obbediva solo alla legge della natura, con qualche piccola eccezione che le faceva correre pericoli seri per il gusto di sentire l'adrenalina in corpo. Per lei quindi vedere Aaron cibarsi di budella e muscoli umani era la cosa più naturale al mondo. Magari il tavolo lo era un pochino di meno, ma chissà magari per quel tipo era gustoso.
    Notò che il tipo non si agitò nel vederla lì, e probabilmente la calma con cui si era posta Vanelope non lo aveva allarmato. Probabilmente se avesse urlato terrorizzata sarebbe finita anche lei nello stomaco di quello strano tipo. Quindi si meravigliò quando il ragazzo le indicò il telefono con una lucidità assurda, spiegata poi dal fatto che il tipo non assumeva droghe. Lo guardò un attimo incuriosita ripensando che in effetti anche i suoi fratelloni avevo lo stesso atteggiamento quando gli gorgogliava lo stomaco. Si allontanò quindi dai fornelli per andare a prendere il telefono e digitare i numeri della Atlas game, ne conosceva a memoria solo uno perché aveva una sequenza di numeri facili da ricordare.
    Ridacchiò divertita quando il ragazzo spiegò che non aveva senso assumere droga visto che non avevano un sapore.

    Vero? Non capisco come certa gente ne va matta. Amano stordirsi e non si godono nulla, bah chi li capisce è bravo. fece serena, chiacchierando con quel tipo strambo come se fossero ad un bar e si stessero scambiando delle chiacchiere frivole. La nonnina ne rimase talmente tanto scioccata e indispettita che dopo vari insulti che non elencherò si dileguò lasciando Vanelope lì da sola. Intanto Vanelope stava per pigiare i primi numeri quando il ragazzo divenne molto più lucido di prima e invadente, osservandola da tutte le angolazioni e inondandola di domande. Sgranò gli occhi sorpresa: aveva già recuperato tutte le energie così in fretta?
    Credimi, ho visto cose molto più "enormi". fece con noncuranza e un sorriso amaro, incredibile che sulla superficie tutti la considerassero enorme. Era appagante, dopo anni e anni a sentirsi piccoli e indifesi.
    Uouuu uou vacci piano amico una domanda alla volta. fece poi piazzando una mano in avanti con gesti tipicamente del ghetto che aveva imparato a fare da poco.
    Mi chiamo Vanelope, e tu come diavolo hai fatto a capire che sono... sì insomma quello!? fece un tantino diffidente. In effetti aveva notato anche lei qualcosa di famigliare in quel tipo. Che non era umano lo aveva capito semplicemente ascoltando le urla di quella povera gente che veniva divorata poco prima. Non avrebbe mai immaginato di poter incontrare un suo simile.a come parlava e si muoveva in effetti dava molto l'idea di qualcosa di diverso. L'unica cosa che non aveva intuito era quando aveva citato le classi. Lei effettivamente non aveva frequentato molti dei suoi simili e non aveva idea che ci fosse una classificazione in base alla loro stazza e potenza.
    A che ti riferisci quando parli di "classe"? chiese curiosa. Quando Aaron si avvicinò di più a lei per scrutarla ne approfittò anche lei per affinare l'olfatto e cercare di capirci qualcosa e quello strano odore sentito prima che le parse famigliare divenne ancora più lampante. Possibile che....
    No... non mi dire che sei un fottutissimo Kaiju? esordì per poi ridere compiaciuta come se avesse appena incontrato un vecchio amico che non vedeva da anni.
     
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    Eh? Certo che sono un Kaiju, che domande. Mi sorprende che tu non riconosca subito l'odore di un tuo simile.
    Come a dimostrazione di quel fatto Aaron lasciò che parte della sua forma originale prendesse il sopravvento, ricoprendo il suo braccio destro di denti, rostri, artigli ed ingigantendolo, per poi farlo tornare a dimensioni umane, mentre in tutto questo manteneva una faccia quasi scioccata per via dell'ingenuità di Vanelope.
    Forse a forza di mangiare umani ho iniziato a puzzare come loro? Oddio dov'è il bagno?
    Molto più frenetico di prima, Aaron iniziò a cercare per tutta casa qualcosa con cui pulirsi, e pochi minuti dopo ci riuscì, tornando in sala da pranzo con una saponetta che si strofinava contro continuamente, con una faccia estremamente preoccupata. La strofinò così forte da consumarla quasi immediatamente, e sospirò soddisfatto.
    Huff. Ora? Va meglio?
    Tornò giusto in tempo per ricordarsi che Vanelope gli aveva fatto un'altra domanda, oltre all'ovvia "Ma che sei un Kaiju?"
    Ah già. è una cosa che hanno inventato gli umani per classificarci. Giù da noi come sai semplicemente si dice "oh cazzo, quello li è enorme" o "che pippa che sei, solo 3 metri!" ma qui hanno un sistema di classi per distinguerci. I Classe 1 sono quelli come me, alti al massimo 3 metri, 3 metri e mezzo. I Classe 2 invece sono un po' più grandicelli, 5 metri al massimo, ancora niente di spettacolare. Poi ci sono i Classe 3, che a loro detta sono i più grandi visto che arrivano anche a 10 metri. Gli umani hanno visto pochi Classe 4 e 5 e anzi credono che si tratti quasi di un'altra specie, non so se sappiano per certo che sono sempre Kaiju, non mi interessa sinceramente.
    Si toccò il naso sorridendo, indicandolo come se fosse stata la sua arma segreta o qualcosa del genere.
    Ti ho riconosciuta con questo, un naso fino come il mio non si trova dovunque, a mio tempo li cacciavo i Kaiju, dovevo sapere che odore avessero. Non preoccuparti non caccerò te, mi stai incredibilmente simpatica. Ed è strano, a me non è mai stato simpatico nessun Kaiju. Tutti stronzi quelli della mia zona. Ma a chi importa? Ora la mia zona non esiste più.
    E quest'ultima frase era un po' lasciata a metà, poichè ad Aaron non piaceva far sapere in giro che la "zona" dove una volta abitava lui ora era ridotta ad un deserto vuoto proprio per colpa sua, che aveva divorato ogni cosa commestibile e non, Kaiju che vivevano li compresi. Fortunatamente non aveva intenzione di mangiarsi Vanelope, effettivamente un po' la presenza dei suoi simili gli mancava in un mondo dove tutti erano piccoli, deboli e insapori.
     
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    Aaron non ebbe alcuna difficoltà nel dire che era un Kaiju al contrario di Vanelope che nutriva ancora qualche dubbio sulla sicurezza di tale cosa. Se erano stati confinati nel sottosuolo doveva esserci un motivo. Se allarmavano gli umani avrebbero di nuovo fatto qualcosa per riportarli sotto al suolo? Quella domanda le aveva imposto a non divulgare la sua razza. Questo ovviamente dopo averlo appreso al villaggio che aveva domato con la tirannia. L'odore in un certo senso lo aveva riconosciuto ma non era poi così sicura, e la sua insicurezza aveva mosso un filo di pensieri in Aaron che si preoccupò di "puzzare" come gli umani. Lo vide correre via e poi tornare con una saponetta. A quella scena Vanelope rise divertita: era davvero un tipo bizzarro. Doveva essere sicuramente un Kaiju giovane. Era spontaneo e non temeva di mostrarsi, probabilmente lo faceva perché era certo che anche lei fosse un Kaiju.
    Tranquillo non puzzavi di umano. E' che non ho conosciuto molti dei miei simili e non volevo illudermi di aver trovato un compare. fece prima che Aaron spiegasse a Vanelope che gli umani li avevano catalogati in classi dividendoli per grandezza. A quelle notizie si allarmò: possibile che sapessero già del loro ritorno? Lo sciock però aumentò quando Aaron le disse che cacciava altri suoi simili. Lo sguardo di Vanelope si indurì, divenne sospettosa. Posò il telefono lentamente, fissando le sue pupille in quelle del giovane Kaiju.
    Che intendi con "cacciavi kaiju"? chiese anche se intuiva cosa intendesse. Lei aveva lottato spesso contro i suoi fratelli e altri simili, e nonostante la carenza di cibo, non avevano mai osato mangiare i loro simili. Se prima aveva intenzione di mostrargli parte della sua trasformazione, dopo quella notizia si sentì minacciata. Anche se Aaron la rassicurò che non voleva cacciarla, non le piacque sapere che uccideva qualcuno della loro razza, sopratutto se si cibava delle loro carni. Era un comportamento che lei e la sua famiglia avevano sempre trovato vile e immorale. Probabilmente era l'unica regola che seguiva, per il resto vigeva sempre la legge della natura. Non le importava se uccideva per qualsiasi motivo un suo simile, ma che si cibava di loro per Vanelope era un sacrilegio.
     
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    Sebbene fino a quel momento avessero parlato con tranquillità e agevolezza, non appena Aaron menzionò il suo passato Vanelope prese subito le distanze. Li il ragazzo capì di aver fatto un errore. Il suo passato non era cosa da raccontare al primo Kaiju che incontri. Dovette farsi serio anche lui per farle capire che davvero non aveva cattive intenzioni verso di lei, ma ormai la frittata era fatta, e avrebbe dovuto spiegare.
    Beh... Tu sai com'è vivere laggiù. Combatti per il cibo. Il forte mangia. Il debole concima la terra. Io non ho mai avuto una famiglia con cui andare in cerca di cibo, penso che mia madre e mio padre siano morti quando ero troppo piccolo per ricordarmi come fossero fatti. E quindi per quanto io possa sforzarmi di pensare sono sempre stato da solo. C'era questo Kaiju, uno con la testa di squalo, un Classe 3. Penso mi avesse preso di mira. Ogni volta che trovavo qualcosa da mangiare, lui compariva dal nulla e mi pestava per poi prendersi il cibo. Non ricordo di aver mai avuto lo stomaco pieno nei miei primi anni di vita. Dovunque io andassi, lui era li. Più forte, più rapido, sempre un passo davanti a me. Non so come feci a resistere per tutti quegli anni, ma non mangiai mai. Neanche avanzi.
    Si sedette a gambe incrociate, ed iniziò a passare il dito sul pavimento polveroso, lasciando una sorta di disegno. Stava disegnando il Kaiju che lo aveva tormentato nella sua infanzia, e con accuratezza strabiliante. Era un semplice disegno nella polvere, ma sembrava che potesse prendere vita da un momento all'altro.
    Un giorno mi fece fuggire così lontano che non trovai nessun altro Kaiju in giro. Ero piccolo, ero (e sono) un Classe 1 e dovevo nascondermi. Ma lui mi avrebbe trovato. Ero così malridotto che di certo quella volta sarebbe stata l'ultima. Un po' ero sollevato, sai? Non dover più pensare a sopravvivere. Non dover cercare un posto sicuro dove dormire, dove nascondersi, non dover più cercare del cibo che mi sarebbe stato strappato dalle mani.
    Continuava a disegnare con l'indice, ma adesso ci metteva così tanta forza da solcare il pavimento di legno, lasciare crepe evidenti.
    Poi ho capito.
    Disegnò una spessa croce sul Kaiju-squalo, quasi divertito.
    Quel posto era fatto per lasciare in vita solo i Kaiju migliori. La legge del più forte permetteva solo a questi ultimi di riempirsi lo stomaco, di continuare a vivere e di cercare altro cibo. Quindi lo attaccai. Lo uccisi. Lo mangiai. Non capivo da dove venisse quella rabbia, quella forza, quella fame. Ma da qualche parte dentro di me, io ho sempre saputo che non avrei retto un digiuno di tali dimensioni. Dovevo mangiare. Ed adesso, avevo la forza per mangiare. Tutto ciò che volevo. E poco tempo dopo, senza che me ne accorgessi, la "mia" zona era vuota. Niente. Non c'era più nessuno. Avevo mangiato tutti.
    Smise di parlare, e mentre l'ombra di un sorriso ancora aleggiava sul suo volto, si alzò. Era convinto che Vanelope avrebbe trovato quell'essere ripugnante, persino per un Kaiju, un errore che non doveva essere vivo, con tali pensieri aveva fatto una cosa orribile anche per gli standard dei Kaiju. Ma lui non si pentiva di nessuna delle sue azioni. Chissà, se avesse potuto mangiare, avere una famiglia, forse non sarebbe stato costretto a mangiare altri Kaiju. Ma ormai? Ormai era troppo tardi. Eppure ancora non sentiva la necessità nè di trasformarsi, nè di attaccare Vanelope. In qualche strano modo, quello era il primo Kaiju che avesse mai conosciuto. E gli piaceva questa sensazione. Era quello il concetto di "fare amicizia"?
     
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    Era rimasta immobile, in attesa che il tipo spiegasse. Vanelope doveva aver avuto un'espressione parecchio seria in volto poiché il ragazzo sembrò intuire qualcosa da lei e dai suoi movimenti. Aaron parlò, raccontò la sua terribile storia. Mentre se lo figurava si sentì improvvisamente catapultata nel suo passato. Quel disegno che ritraeva un Kaiju mai visto improvvisamente sembrò assumere le forme dei suoi fratelli. Percepì di nuovo l'ansia di quei giorni e ricordò nitidamente le corse a perdi fiato, le botte, la rabbia. Ad ogni battaglia rimaneva dolorante e affamata. Non la uccidevano mai, ma le ferite erano sempre più estese e più profonde. Ricordò anche la fame, quella che non la faceva dormire, che le alimentava odio nel cuore. Aveva desiderato molte volte uccidere uno dei suoi fratelli, spesso anche tutti, ma era troppo debole per farlo. Troppo piccola per riuscire a contrastare una tale forza della natura. Così si ritrovava sempre stanca e affamata mentre il suo corpo mutava e si adattava a quella vita durissima. Conosceva bene quella sensazione. Lo capì più di chiunque altro al mondo. Stava per riabbassare la guardia, ma il racconto del ragazzo proseguì. Allungò una mano come a volerlo fermare, stava entrando troppo nel personale e loro non si conoscevano affatto, non era tenuto a farlo. Prima di poter dire qualsiasi cosa però Vanelope si gelò sul posto quando apprese che aveva mangiato il suo nemico. Improvvisamente non gli faceva più così schifo come pensava inizialmente. Sembrava quasi naturale che alla fine avesse ceduto. Se lo figurò così triste e così disperato nel suo passato. Tuttavia Aaron non si era fermato a quell'unico nemico. Aveva perso il controllo di se stesso e aveva fatto piazza pulita. Si poteva dunque arrivare a tanto? Lei era stata fortunata, aveva trovato una fenditura che la portò verso la salvezza. Lui invece aveva ceduto al suo istinto più nefasto. Cercò di capire come si sentisse in proposito: notò il suo sorriso un pochino triste, ma i suoi occhi non erano pentiti. Cosa doveva significare quindi? Era stato un suo errore dettato dalla follia, oppure ci aveva preso gusto?
    So cosa significa aver fame. Tu probabilmente avrai superato i tuoi limiti, forse sei caduto preda della follia. Potrei anche darti una pacca sulla spalla e dirti "mi dispiace amico". In qualsiasi modo la metti però mangiarci fra di noi è un abominio. Probabilmente ne sei stato costretto. Oggi però è diverso, il cibo non manca. Cacci ancora altri Kaiju per mangiarli? non era mai stata così seria in vita sua. Da quando aveva lasciato la sua terra natia non aveva fatto altro che divertirsi e strafottersene di tutto. Dopo il racconto di Aaron si sentì coinvolta, era pur sempre uno della sua gente, non riusciva ancora a mandar giù quella storia. Doveva sapere se quell'essere avrebbe continuato a perpetrare la sua follia, o se era stato solo un momento di smarrimento. In base alla sua risposta avrebbe dovuto prendere una decisione seria.
     
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    Aaron fu sinceramente sorpreso di vedere Vanelope ancora li, davanti a lui. Non aveva neanche il coraggio di guardarla negli occhi, non aveva mai raccontato a nessuno la sua storia e ora la spifferava tutta al primo Kaiju che incontrava? Cosa gli era preso? Non ci arrivava neanche lui. Era quasi comico il suo egoismo. Aveva appena posto fine alla vita di un'intera famiglia senza il minimo rimorso, eppure ora sentiva la colpa salire nella sua gola come se stesse per vomitarla. Poi lei parlò. Sembrava comprendere quanto doloroso fosse non poter mangiare fino a riempirsi lo stomaco, venire gettati via per essere derubati. Quanto fosse dolorosa la fame. Poi gli fece una domanda, a cui Aaron sentiva di dover rispondere sinceramente. E lo fece.
    Non caccio più Kaiju. Perchè dovrei essere qui? Sono salito dagli umani perchè se fossi rimasto nel sottosuolo avrei continuato. Ma in quei giorni... Non lo capivo. Avevo... Così tanta fame... Non riuscivo a controllarmi. Se qualcosa si muoveva era commestibile. Se qualcosa sanguinava potevo mangiarlo. Se qualcosa urlava, allora era cibo. Ecco cosa pensavo. Quando per un po' non trovai più nulla ero disperato. Mi ero abituato a quel sapore. Credevo che sarei morto di fame, ma scoprii di poter mangiare qualsiasi cosa. Che fosse organico o meno, il mio corpo riusciva a ricavarne energia. Nessuna roccia era troppo dura, nessun veleno abbastanza fatale. Io riesco a digerire ogni cosa. Capii che non dovevo rimanere nel sottosuolo, quindi venni qua. Non che sia cambiato molto, ho bisogno costante di cibo o... O potrei tornare in quello stato. Finchè si tratta di poche persone riesco a farmele bastare, ma se dovessi essere veramente affamato nel bel mezzo di una città...
    Aaron sembrò farsi piccolo piccolo davanti a Vanelope, ma qualcosa non andava comunque. Emanava una sorta di energia nefasta. Quello che stava dicendo era vero.
    ...La raderei al suolo.
    Lasciò passare qualche istante in silenzio, poi si colpì il viso con entrambi i palmi delle mani contemporaneamente, per riprendersi. Si sforzò di sorridere e tornò a guardare Vanelope, ma non era un sorriso vero. Era un sorriso che nascondeva la tristezza che provava in quel momento.
    Comunque si, non caccio più Kaiju. Penso che solo se fossi costretto ad affrontarne uno e fosse più debole di me... Potrebbe succedere di nuovo. Noi Kaiju... beh, abbiamo un buon sapore.
     
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    Non li cacciava più. Era un enorme sollievo per Vanelope, non aveva mai affrontato temi così importanti prima di allora. Sapeva che se quel tipo avesse continuato allora avrebbe preso la decisione di ucciderlo. Non poteva permettere ad un Kaiju di eliminare i suoi simili solo per fame. Erano così pochi al mondo e solo pochi a quanto pare erano riusciti a tornare sulla superficie. Non sapeva se la leggenda fosse vera, ma il suo istinto le diceva che non erano creature del sottosuolo, erano troppo grandi. La logica stessa faceva pensare che dovessero vivere in spazi grandi e arieggiate. Gli unici posti del genere li aveva visti solo sulla superficie. Mentre ascoltava ancora Aaron i suoi neuroni si misero in moto e la sua storia le fece intuire qualcosa sulla loro natura. Forse erano solo sciocchezze ma se si confrontava con lui sembrava avere un senso. Voleva condividere il pensiero con lui, ma l'ultima sua frase la raggelò sul posto. Era una notizia che avrebbe preferito non sapere.
    Ti credo. Tutti hanno i loro momenti bui nella vita. Giurami che non mangerai più alcun Kaiju, per quanto brrr buoni possano essere, e ti giuro che ti troverò tutto il cibo che vuoi ogni volta che hai fame. Così non uscirai più di brocca ok? fece sorridendo al ragazzo. Subito dopo aver pronunciato quelle parole battè le palpebre più volte confusa: da quanto era così gentile con qualcuno? Doveva essere l'influenza di Kaller. Doveva passare meno tempo con lei, o sarebbe diventata disgustosamente buona e giusta. Meglio pensare ad altro, così ripensò alla sua teoria infondata.
    Diceva di essere di classe uno, quindi uno dei piccoletti, anche se aveva raccontato una storia spaventosa, sembrava un Kaiju molto giovane, forse si sbagliava, ma aveva avuto quella sensazione.

    Hai detto che sei riuscito a mangiare il Kaiju più grande di te, ma tu sei di classe uno giusto? Ti sei mai chiesto perché siamo tutti diversi uno dall'altro? Il tuo vero aspetto ti permette di cibarti di tutto dico bene? iniziò il suo discorso, osservò i pezzi del tavolo rimasti e gli schizzi di sangue che nonostante la strage avvenuta sembravano pochi. Insomma una lavoretto abbastanza pulito se pensava che li aveva mangiati. Girò su se stessa per poi puntare un dito contro il ragazzo mentre aggrottava la fronte pensierosa. Quel piccoletto di sicuro non avrebbe mai avuto scampo contro un nemico che lo aveva già sconfitto molte volte. Non lo aveva battuto con l'astuzia ma con la forza a giudicare da come era finita, quindi se non avesse sviluppato qualcosa, (che era successo anche a lei) non avrebbe mai potuto sopraffarlo.
    Sto pensando che forse non è un caso che siamo tutti diversi. Io sono cresciuta in una famiglia composta quasi completamente da Kaiju di classe 4 o 5, insomma quelli belli grossi. Io ero la più piccola ed ero la più debole, però man mano che crescevo mi sono adattata a ciò che mi circondava, mi sono evoluta in qualcosa di diverso dai miei fratelli. E' come se il nostro essere cambiasse in base a ciò che ci serve per sopravvivere. Lo so sembra assurdo ma dopo aver sentito la tua storia sembra avere un senso.... disse sempre più soddisfatta del suo giro di pensieri. Doveva assolutamente parlarne con il geniaccio di Jack, probabilmente aveva qualche altra informazione utile al riguardo. Lo sguardo che prima era cupo e diffidente divenne raggiante e sorrise estasiata: doveva per forza essere così. Si avvicinò ad Aaron e gli diede una pacca sulle spalle.
    Dai forza, vieni fuori con me voglio vedere una cosa. disse avanzando poi verso l'uscita e una volta fuori dall'abitazione attese che il ragazzo la raggiungesse.
     
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    Mi credi?
    Aaron era stupefatto. Era la prima volta che al posto dell'orrore e del ripudio qualcuno gli offriva la gentilezza, ironicamente quel qualcuno era proprio Vanelope che a quanto sembrava era altrettanto vergine alla gentilezza. Le sue parole lo colpirono nel profondo, quasi portandolo alle lacrime.
    Davvero?
    A quanto pareva dalla fiera di espressioni facciali che stava assumendo Vanelope, qualcosa era cambiato, e, soprattutto, quel qualcosa era davvero interessante. Aaron non si era mai fermato a parlare con un Kaiju, quindi non sapeva come funzionasse l'evoluzione della sua specie, anzi sinceramente aveva sempre creduto che fossero tutti come lui prima di quel giorno.E invece no a quanto pareva, Vanelope stessa gli tentò di spiegare in soldoni che cosa significava essere Kaiju: avere un corpo perfetto che poteva adattarsi ad ogni evenienza, modificandosi in base a quali fossero appunto queste evenienze. Ed aveva senso. Aaron si era evoluto in un essere capace di digerire qualsiasi cosa senza difficoltà perchè il suo intero organismo aveva subito un fortissimo shock dal suo lungo digiuno. Mentre Vanelope... Lei disse solo di essere evoluta in maniera diversa dai suoi fratelli. Poi gli sorrise, illuminata. Lui era ancora confuso, la guardava con un po' di sospetto.
    ...Ssssi, posso mangiare qualsiasi cosa, ma non mi serve neanche trasformarmi.
    Improvvisamente fece un bel sorrisone da idiota ed uscì, intimandogli di seguirla. Aaron era ancora confuso, ma perchè avrebbe dovuto negare un favore così semplice alla prima persona che si era dimostrata gentile con lui? La seguì senza fare storie li fuori, nella collinetta aperta e priva di ostacoli che dominava le favelas sotto di loro. Lasciò cadere la testa di lato, sempre interdetto, e la fissò.
    ...Quindi? Cosa siamo venuti a fare fuori?
     
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    Vedere quegli occhi illuminarsi di speranza fece uno strano effetto su Vanelope. Quasi si pentì di essere stata così gentile. Non era di certo il tipo che si prodigava per il prossimo. Quindi evitò quel discorso con un gesto sbrigativo della mano. Non c'era motivo di non credergli, e se anche le avesse mentito lo avrebbe scoperto prima o poi e ciò avrebbe segnato la sua fine. Avrebbe fatto di tutto poi per toglierlo di mezzo quindi non serviva ringraziarla.
    Ciò che le premeva era scoprire se la sua teoria avesse un fondamento e per farlo avrebbe dovuto vedere l'aspetto reale di Aaron. Se le sue forme si erano adattate alla sua natura di "divoratore", allora poteva dire di avere ragione. Si posizionò a circa 5 metri dalla casa e attese Aaron con le braccia conserte e un sorriso fiero di se stessa.

    Aaron perché non mi mostri il tuo vero aspetto? Non questo fittizio umano. Anche se riesci a cibarti di tutto camuffandoti, la tua vera essenza è nel tuo aspetto. Dai non far aspettare una donna. chiese sciogliendo le braccia per poggiare le mani sui fianchi. Se era uscita era per via dello spazio insufficiente nelle stanze.
    Vorrei confutare le mie ipotesi. Dai non fare il timido. lo incoraggiò ancora. Voleva studiarlo un attimo, giusto per capire se il tutto fosse vero. La sua evoluzione era stata dettata dalla necessità di rendersi più resistente per non soccombere alle lotte contro i suoi fratelli. I primi tempi era molto più fragile, lo ricordava bene perché le prime lotte contro di loro finivano con lei ferita gravemente. Era un miracolo che la madre le portasse il cibo quando non poteva alzarsi, pian piano però il suo corpo sembrava adattarsi, diveniva sempre più resistente e riusciva in qualche modo a competere con i fratelli non con la forza ma con la resistenza. Per sopravvivere doveva rimanere in grado di cacciare da sola, quindi il suo corpo aveva sviluppato una corazza in grado di proteggerla. Una volta appurata la sua teoria avrebbe poi spiegato al ragazzo il suo filo di pensieri e come ci era arrivata.



    OodxCUx


    Vanelope Wreckit

    Stato fisico: Illesa

    Psiche: Curiosa

    Energia: 65/65 (tolti 15 punti di malus sull'energia per la razza)

    Tecniche usate: //

    Potere: Non attivo

    Equipaggiamento: Nulla

    Note:

     
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27 replies since 26/1/2015, 12:39   326 views
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