Resta sempre uguale a come sei

Per Demi

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  1. QuerulousDemi
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    Daniel ormai stava praticamente spendendo più tempo fuori da Kurayami che dentro. Il ragazzo aveva agognato la libertà per così tanto tempo che ora, finalmente, avendola ottenuta, stava cercando di spenderla nel miglior modo possibile, visitando ogni e qualsiasi luogo non avesse ancora visto o esplorato. Il parco di Roma era uno di questi. Il tempo era perfetto per uscire, e seppure il sole splendeva alto sopra la sua tosta, Dan apprezzava il calore del corpo celeste. Certo, avrebbe preferito un pò di fresco in più, ma il caldo estremo che lo pervadeva aiutava a farlo sentire realmente vivo e libero. Dopo aver camminato a lungo per le strade del parco, osservando e scrutando con lo sguardo tutto ciò che lo circondava, decise di arrampicarsi e mettersi a riposare sopra il ramo di un albero, coperto dalle foglie, anche se qualche piccolo raggio solare riusciva comunque a penetrare la "protezione" che la pianta offriva al suo "residente". Chiusi gli occhi, si lasciò abbracciare da Morfeo, addormentandosi. Passò del tempo, e il luogo si fece sempre più popolato ed affollato: le grida di ragazzini a bordo di skateboard risvegliarono il diciottenne dal suo pisolino. Destatosi, la prima cosa a raggiungere le sue orecchie furono un miscuglio di parole, probabilmente inserite nella stessa frase, che il ragazzo ascoltò separate a causa del fatto che si era appena svegliato. Babbo, muscoli, dolcezza, e di nuovo padre.
    Uh... mi sono addormentato? Grandioso.
    Si grattò leggermente la nuca, sbadigliando. Confuso e ancora lievemente stanco, ricordava di essersi appisolato, ma null'altro. La voce che poco fa aveva udito proveniva da sotto di lui. Muovendosi stava leggermente scuotendo l'albero, facendo cadere alcune delle foglie più deboli da esso, che leggermente, cullate dal vento, andavano a posarsi a terra, vicino a ciò che pareva essere una figura femminile. Il Reyes si sporse lievemente per controllare chi o cosa vi fosse sotto di lui, scoprendo appunto che una ragazza, indossante un semplice ma raffinato abitino azzurro, sedeva sotto di lui, occupata, apparentemente, a parlare fra sé e sé. La cosa lo intrigava: cosa stava dicendo? Precedentemente era riuscito a sentire solo una manciata di parole, e unendole assieme non sembravano formare una frase di senso compiuto o comunque qualcosa di logico. Di cosa stava parlando? Era curioso. Daniel si lasciò cadere, rimanendo appeso al ramo dell'albero facendo leva sui muscoli delle gambe per tenersi, mentre drizzava le orecchie, in attesa che questa continuasse il suo discorso. Avrebbe potuto salutarla, presentarsi, ma questo l'avrebbe interrotta. Alcuni potrebbero pensare che il ragazzo è uno spione, uno che non riesce proprio a farsi i fatti suoi, e non avrebbero torto. Il suo desiderio di sapere era forte, e tutti, secondo lui, hanno una propria storia da raccontare. Indossava i suoi soliti abiti, che lo accompagnavano praticamente ovunque: un'uniforme scolastica giapponese blu, accompagnata da una maglietta gialla sottostante, dei pantaloni del medesimo colore dell'uniforme e le immancabili cuffie che albergavano, come se incollate, permanentemente sul suo collo. La ragazza sotto di lui avrebbe magari potuto sentire il fruscio sopra di lei, come avrebbe potuto non farlo, se distratta. Il comportamento di Dan non sarebbe cambiato: gli occhi violetti rimanevano incollati su di lei, interessato, mentre a testa in giù i suoi capelli spettinati penzolavano. La osservava in silenzio, a braccia conserte, sorridente e sicuro, come suo solito.
     
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79 replies since 20/1/2015, 16:04   876 views
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