Chi si dopa, per me, non è un atleta.

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    Lucien camminava guardando per aria. Non che fosse un tipo distratto, ma gli piaceva osservare i colori intorno a sé. Per circa metà della sua esistenza era vissuto nel blu più profondo e sebbene gli desse noia alla vista, ora amava i colori vividi e variopinti del mondo di sopra. Anche se avrebbe volentieri sterminato i suoi abitanti. Odiava gli esseri umani e tutte le altre razze bipedi. Dopo quello che avevano fatto alla sua famiglia, non sarebbe mai riuscito a farseli piacere. Accelerò il passo mentre attraversava il parco per non rischiare di arrivare in ritardo. La sua lezione sarebbe iniziata tra un'ora. Faceva l'insegnante di nuoto, l'unica cosa in cui non poteva avere rivali. Insegnava ai bambini a muoversi nell'acqua. Fin da quando aveva visto un cucciolo di uomo ne era rimasto affascinato: così piccoli, eppure così forti di carattere, così puri. Era convinto che se fosse riuscito, nel suo piccolo, ad insegnare ad amare il prossimo, forse non ci sarebbero più stati attacchi di violenza nei confronti di popoli di altre razze. Voleva trasmettergli questi suoi insegnamenti. I bambini erano gli unici sulla terra a ricevere il suo affetto, la sua generosità e le sue risate. Poi bastava che una mammina gli rivolgesse parola che il suo umore cambiava immediatamente.
    Mentre ragionava di queste cose, giunse ai piedi dell'enorme struttura in vetro, circondata da verdi e alte fronde. Era un edificio molto grande, che ospitava vari tipi di vasche dalle diverse altezze e lunghezze, gli spogliatoi e le docce. Lui lì dentro era considerato come un mito: le donne avevano cedimenti e si prodigavano in mille lodi, era l'idolo di tutti i ragazzini che volevano essere come lui, gli uomini seguivano i suoi consigli per migliorare le proprie prestazioni, lo staff lo adorava per la sua serietà. Proprio per questo era il più pagato degli insegnanti. Era talmente richiesto che i genitori avevano quasi alzato le mani sul direttore pur di avere lui come maestro dei propri figli. Che creature infime.
    Si diresse negli spogliatoi, salutando la gente a destra e manca, mentre disincantato osservava le reazioni della gente. Patetici. Sistemò la propria borsa nell'armadietto dopo essersi cambiato, mentre indossava un costume aderente e dai colori scuri. Si avvicinò alle piscine dove un'orda di bambini intorno ai 5 anni lo aspettava impaziente. Ecco le sue piccole pesti. Sorrise loro mentre li guardava uno ad uno. I suoi alunni lo abbracciarono alle gambe, lo imploravano di prenderli in collo e lui senza sforzo li accontentava, cercando di muoversi con tutte quelle piccole pesti intorno. Arrivati al bordo della piscina disse loro:"Bene piccoletti, adesso cosa deve fare il maestro? Il suo giro di ricognizione. Voi aspettate un attimo qui da bravi, va bene?" La folla adorante annuì contenta. Amavano vedere come il loro insegnante si muoveva nell'acqua. In realtà era solo una scusa per nascondere le squame. Doveva abituare la propria pelle a resistere alla tentazione di uscire allo scoperto mentre era nell'acqua. Necessitava solo di un paio di minuti e dopo sarebbe stato in grado di sopire completamente il suo desiderio. Nuotò placidamente, per i suoi standard, ma una volta tornato dai bambini vide che lo guardavano più motivati ed emozionati di prima."Allora, chi vuole essere il primo a raggiungermi in acqua?" Un vociare concitato di "io" rimbombò per tutta la grande stanza, subito sostituito da un susseguirsi di tuffi e schizzi. I bambini erano tutti intorno a lui, con i braccioli, che lo fissavano entusiasti e desiderosi di imparare. Sì, il suo era davvero il lavoro più bello e gratificante del mondo. "Oggi impareremo a toccare il fondo della piscina. Non vi preoccupate, faremo vari tentativi e ci arriveremo per gradi. Io mi metterò sdraiato sul fondo e voi dovrete toccarmi la pancia. Pronti? Si comincia!" E detto questo si tuffò velocemente, schizzando tutti i piccoletti intorno a lui. Poi si distese sul fondo e li aspettò. Essere un leviatano aveva i suoi vantaggi...


    Come che per Misaki, vorrei poter continuare a postare qui le mie ruolate lavorative^^


    Edited by BOLSHAK VS DOOM - 5/1/2015, 10:43
     
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    Dai pure questi meritati 100 soldi al sirenetto XD
     
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    Non era ancora arrivato nessuno. Era troppo presto effettivamente e anche lui non avrebbe dovuto trovarsi veramente lì. Eppure quella mattina non era riuscito a rimanere in casa. Si sentiva inquieto. Allora si era alzato e aveva raggiunto il centro della capitale. Ma neppure risalire a nuoto il fiume lo aveva tranquillizzato; aveva raggiunto la piscina e con le sue chiavi di scorta era entrato. Fuori il sole tardava a illuminare il mondo terrestre. Il che era un bene per lui, visto quanto fastidio gli dava quella luce così accecante. Preferiva di gran lunga vederla con uno spesso strato di mare nel mezzo. Attraversò il lungo corridoio di ingresso, appoggiò la felpa e le infradito nel suo armadietto e si diresse alle piscine. Era un ben misero palliativo in confronto alla bellezza e grandezza del mare che lui amava. Si tuffò in acqua e iniziò a nuotare. Aveva bisogno di riattivare i muscoli e di scaricare le tensioni notturne a quel modo. Batteva le gambe sott'acqua, tenendo i piedi uniti, le braccia distese lungo i fianchi. Nuotava, nuotava e nuotava, come un forsennato. Come se stesse cercando una via di fuga, come se stesse scappando da se stesso. Accelerò e continuò a muoversi frenetico, cercando di scacciare gli incubi che da oltre un secolo gli attanagliavano la mente. Non riuscì a calmarsi: una furia dirompente lo scosse e in un attimo, senza più freni inibitori, si trasformò, assumendo la sua reale forma. La sua coda argentea si stiracchiò in quell'acqua piena di cloro, che subito ne offuscò la lucentezza. Ma a Lucien non importava. Riprese a nuotare frenetico, ora con più forza ed eleganza.
    Pian piano quel movimento sempre uguale ebbe l'effetto di rilassarlo, di distoglierlo dai propri fantasmi interiori. E lentamente fu in grado di ritrovare la pace interiore. Si distese sul fondo, ancora trasformato e si addormentò.
    Furono le grida di gioia a svegliarlo. Impiegò qualche secondo per rendersi conto che aveva dormito più del necessario, che le lezioni stavano per iniziare e che lui si trovava nella sua reale forma. Si maledisse per non essere stato abbastanza attento. Con un'imprecazione tipica dei leviatani, assunse la sua forma terrestre e riemerse a pelo d'acqua. Vide che la sua classe era già lì, pronta a tuffarsi. Cercando di riacquistare un minimo di calma li invitò a tuffarsi:"Buongiorno ragazzi! Passato una buona nottata? Bene, ora tutti dentro e chi fa meno schizzi, a fine lezione, dovrà aiutarmi a mettere apposto!" Subito una decina di bambini si gettò nell'acqua, cercando di schizzare quanto più possibile. Li adorava. I cuccioli dei terrestri erano le creature più interessanti che aveva mai incontrato. E lui si prodigava al massimo per insegnare loro a muoversi sott'acqua e a nuotare, senza mai perdere la pazienza. Ecco l'unico motivo per cui ancora viveva sulla terraferma.
     
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    Credo di apparire ripetitivo ma 100 Soldi non te li leva nessuno
     
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    "John, unisci le gambe e batti forte i piedi! Silly, allunga le braccia e tieniti alla tavoletta! Weston e Mary, visto che avete finito, tornate indietro!" I bambini stavano nuotando praticamente a casaccio lungo la vasca e a lui toccava chiamarli uno ad uno per riuscire ad ottenere la loro attenzione. A volte sapevano essere davvero stancanti. Si trovava seduto sopra il cordone che divide le corsie, in modo da avere una chiara visuale di tutti i suoi alunni. Si stavano impegnando più del dovuto, merito forse della promessa che aveva fatto loro: se si fossero comportati bene, li avrebbe fatti giocare gli ultimi minuti di lezione nella vasca dei piccoli insieme a lui. I bambini erano davvero eccezionali: quelli piccoli non vedevano l'ora di entrare nella piscina dei grandi per imparare a nuotare come loro; quelli grandi invece volevano tornare in quella piccola per potersi divertire. Lucien si trovava così con un ottimo premio o con una preziosa arma di ricatto da usare con i gruppi di tutte le età. E non esitava un solo istante a sfoderare i suoi cavalli di battaglia. Sorrise guardando il gruppetto di 9 anni che nuotavano con impegno e concentrazione. Se si fossero trovati in mare aperto sarebbero morti tutti nel giro di poco: le loro razze erano davvero diverse. Tuttavia doveva ammettere che lui aveva impiegato anni per riuscire a camminare in modo decente e solo negli ultimi 50 aveva affinato ogni movimento. Quindi sentiva come se fossero come lui. "Bravi i miei ragazzi. Visto che siete stati bravi e manca poco alla fine dell'ora... Potrete tutti andare a mettere a posto gli oggetti e i giocattoli. Quelli più grandi mi seguano, che dovremo pulire per terra." Disse loro. Quattordici paia di occhi lo guardarono disperati, non si aspettavano della parole simili. I più piccoli erano quasi prossimi alle lacrime. Solo a quel punto Lucien esplose in una calda risata tranquillizzandoli tutti e invitandoli ad andare nella piscina più piccola. Urla di gioia e schiamazzi lo circondavano festosi. Ne prese un paio in collo lasciandosi abbracciare da loro. Con un'occhiata fuggente vide che le madri stavano invidiando i due piccoli, sbavando quasi sui loro stessi vestiti."Che donne ignobili e indecenti." Pensò amareggiato. Passò loro davanti senza neanche rivolgere un saluto, concentrandosi sulle parole gentili dei piccoli bricconcelli. Quando furono tutti in acqua venne assalito senza remore e in breve venne sommerso da quei corpicini delicati. Con un verso quasi mostruoso riemerse dall'acqua, scrollandosi gli avversari di dosso che caddero con sonori tuffi. Prese a rincorrerli nuotando nell'acqua, comparendo loro davanti e prendendoli di sorpresa alle spalle. Le loro grida di gioia si diffondevano per tutto il grande stabilimento, attirando l'attenzione della gente e sicuramente disturbando gli atleti. Lucien era felice di poter mettere loro i bastoni tra le ruote: se solo avesse fatto sul serio se li sarebbe mangiati e loro avrebbero bevuto le sue bollicine. Li considerava dei patetici boriosi e augurava loro di affogare. Questo quando era di buon umore. Se poteva darli noia con le risate, lo faceva volentieri. Afferrò al volo John, dichiarando a gran voce: "Adesso vi farò volare, siete pronti? Tutti in fila dietro di me, si vede chi riesce a fare il tonfo più grosso!" I bambini esplosero in altre urla e lui si unì al coro con la sua voce cristallina.
     
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    90 dindi per il simpatico Lucien.
     
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    Lucien iniziava a stancarsi. Strano ma vero. Non era il suo fisico a risentirne ma la sua mente. Erano da poco iniziati dei corsi speciali durante un breve periodo di vacanze. E si era ritrovato con il triplo dei normali aspiranti nuotatori. Un'incubo. A furia di urlare per richiamarli all'ordine stava finendo la voce, che man mano diventava sempre più roca. Se continuava a questa maniera avrebbe dovuto fare dei gargarismi di alghe e nero di seppia. Non che gli dispiacesse, ma quell'inchiostro andava via difficilmente e lui ci teneva al suo aspetto: come poteva mostrarsi per tre giorni con la lingua nera? I suoi allievi avrebbero riso di lui. Scosse il capo cercando di concentrarsi sulla massa di piccoli che doveva controllare. Erano quasi in 30, tutti tra i 5 e i 9 anni. Era inutile cercare di insegnare a tutti loro contemporaneamente uno stile, anche il più semplice -quello che gli umani chiamano a cagnolino-, diventava un incubo. Divagò con lo sguardo in cerca di un'idea brillante che potesse salvargli la voce. E in quel momento il suo sguardo cadde su un pallone. Quando viveva nel mare, giocava con i suoi coetanei a pallone: due squadre di pari giocatori, due grotte dove segnare. Si poteva nuotare solo con le braccia e toccare la palla solo con la pinna. Certo i cuccioli d'uomo no potevano respirare sott'acqua ma avrebbe creato una variante. Li richiamò tutti intorno a sé e spiegò loro che avrebbero fatto un gioco. I bambini parvero entusiasti. Lucien fece le squadre cercando di dividerli il più equamente possibili distribuendo bene le varie fasce d'età. I ragazzini fremevano entusiasti all'idea di giocare. Dopo che si furono disposti nelle due metà campo improvvisate, il leviatano dette il via lanciando per aria il pallone. Ovviamente lui faceva da arbitro in campo. I piccoli parvero divertirsi un mondo e anche se non rispettavano bene le regole, le loro risa rimbombavano per tutto il padiglione. Schizzavano e schiamazzavano come un branco di foche al loro primo tuffo nell'oceano, ma era anche questo il bello del suo lavoro. Ad un tratto, un pallone lo colpì in testa e lui fece finta di affogare, scivolando sempre più verso il basso. In realtà non si era fatto assolutamente niente, ma i suoi piccoli nuotatori si preoccuparono un sacco e li vedeva agitarsi inquieti. Alcuni di quelli più grandi si tuffarono verso di lui, per poterlo portare in superficie. Non appena mise il capo fuori dall'acqua si accorse che tutti lo guardavano preoccupati e in apprensione. Scoppiò a ridere selvaggiamente, si dimenò dalla presa di quelle mani morbide e ne acciuffò un paio al volo, fingendo di essersi trasformato in un cattivo dei cartoni animati: "Muahahahahah! Pagherete caro il vostro gesto! Ammutinamento? Muahahahahaha! Scappate finché potete perché se vi prendo..." Lunga pausa ad effetto, i bambini lo guardavano impauriti: "Vi faccio a tutti il solletico!!Muahahahahahah!" Tutti scoppiarono a ridere divertiti, pronti a partecipare a quel nuovo gioco con rinnovato spirito. Più li inseguiva e più ne prendeva, facendo ad ognuna delle sue prede una sana dose di solletico, ovviamente stando attento a non farli bere. I più grandi furono gli ultimi a cedere sotto i suoi colpi di risa letali. Quando ormai stava per assaporare la vittoria, Lucien si vide attaccato da tutti quei pargoletti in contemporanea che lo assalirono da ogni angolo. In breve venne schiacciato da tutti i loro corpicini e non poter fare altro che subire i loro maldestri attacchi di solletico.
     
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    XD Una volta o l'altra dovrai farmelo conoscere in role questo PG. Con i bambini è proprio adorabile. 100 dindi.
     
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    Appoggiò le infradito nere alla base del trampolino. Era una cosa che non aveva mai fatto nella sua vita marina. Guardò l'alta scala che portava alla piattaforma dei 10 metri. Sì, era davvero un bel tuffo. Non aveva mai sperimentato quel genere di attività, dal momento che in fondo al mare, se anche si fosse tuffato, sarebbe rimasto sempre nel proprio elemento. Aveva osservato dei giovani bipedi allenarsi per giorni, sempre al solito movimento. Doveva ammettere che i fisici delle donne che praticavano quella disciplina erano davvero... Eccitanti. Giusto per passatempo era andato a letto con una di loro e se bene ne avesse apprezzato la struttura corporea, non aveva appagato completamente il suo desiderio. Tuttavia l'interesse per i tuffi dalla piattaforma non era diminuito. Anzi. Si arrampicò su per la stretta scaletta con agilità. Quando fu in cima, si sporse dal bordo e guardò giù. Fu soddisfatto quando scoprì di non soffrire di vertigini. Chiuse gli occhi e cercò di ricordare i movimenti che aveva visto fare da altri. Prese la spinta e si buttò giù, spalle all'acqua. Si sentì mancare il fiato mentre cadeva. Riuscì a fare un semplice tuffo in avanti teso. Per un attimo gli parve di rimanere sospeso nel vuoto prima di incontrare il muro dell'acqua. Per quanto tenne i polsi flessi, gli sembrò comunque di aver appena tirato due manate ad un muro. E poi il piacevole contatto con l'acqua. Riemerse estasiato, con l'adrenalina ormai alle stelle. Appena fu fuori vide di fronte a sé 9 dei suoi alunni che lo fissavano con gli occhi fuori dalle orbite. Aveva fatto colpo. In un attimo si misero tutti a gridare e a saltellare stupefatti, non convinti di quello che avevano visto. Lucien sorrise loro raggiante e immaginò un modo per tenerli impegnati per un po'. Li fece sedere tutti in fila su delle panchine. Poi chiamò un addetto e si fece portare un tavolo. Intercettò la segretaria e si fece preparare delle specie di palette con dei numeri da uno a dieci, da distribuire ai bambini. E il banco dei giudici era pronto. I piccoli sembrarono gradire quel lieve cambio di programma. Quando tutto fu sistemato si arrampicò nuovamente su per la scala. Adesso che aveva qualcuno a votarlo, decise che si sarebbe impegnato. Pur non avendo mai praticato tale attività prima di quel momento, sapeva per natura come e cosa fare. Il suo corpo e la sua mente erano in grado di analizzare e riprodurre quei determinati movimenti, frutto di una vita diversa da quella umana. Sentì che adesso poteva osare un po' di più con un avvitamento. Mise i piedi sul brodo di cemento e saltò: mentre si trovava in aria si diede la spinta necessaria per poter ruotare verso destra, stese il braccio destro lungo il fianco, mentre il sinistro di piegò, afferrando delicatamente la sua nuca. La fisica fece il suo corso portandolo in modo naturale a compiere un movimento voluttuoso ed elegante. All'ultimo si mise nella posizione per entrare in acqua. Sapeva che non doveva schizzare se voleva ottenere un buon punteggio: quindi spostò tutto il peso sul baricentro, entrando in acqua in posizione verticale. I suoi muscoli si allungarono quasi all'infinito per mantenersi in quella posizione. In un attimo fu immerso nell'acqua dolce e il mondo intorno scomparve. Si sentiva abbastanza soddisfatto del risultato. Riemerse con calma, aggrappandosi al parapetto. Si scrollò l'umido di dosso, agitandosi. Si voltò verso la sua piccola giuria che confabulava: sembravano tutti molto concentrati e con delle facce talmente serie da far paura. Poi si girarono verso di lui, un rapido cenno di intesa e tutti tirarono su le palette con il 9 o con il 10, contenti, mentre lo applaudivano frenetici. Era sicuro che se anche avesse fatto schifo gli avrebbero dato quei voti, ma li ringraziò sincero inchinandosi ripetutamente. Fu in quel momento che li vide: due uomini in completo che si bisbigliavano a vicenda. Veniva lì in piscina almeno una volta al mese. Per implorarlo di entrare come atleta ai giochi del mondo. Di fare le gare. Di mercializzare il suo talento. Di vendere il proprio corpo ad allenatori avidi di imbottirlo di robaccia e a manager boriosi e avidi. Ormai era più di un anno che comparivano quando meno se li aspettava per invogliarlo ad unirsi al gruppo olimpico. E lui rifiutava. Primo perché al primo controllo avrebbero scoperto che non era umano. Secondo perché lui era l'assoluto padrone del proprio corpo e del proprio tempo. Ma per quanto avesse rifiutato e si fosse arrabbiato, quegli uomini ingessati ricomparivano, turbandogli l'umore della giornata. Li squadrò con astio da lontano, poi si rivolse con affetto ai bambini, invitandoli a seguirlo nella piscina, così da iniziare la lezione. I due si avvicinarono spocchiosi, entrando con le scarpe sul pavimento che circondava i bordi della piscina, dimostrando uno sprezzo generale per le regole. "Signori vi ho già detto molte volte che non potete entrare così conciati qui. E io ho la mia lezione. Ma sappiate che non ho intenzione di accettare." Li guardò con odio perché questo era ciò che provava per loro. L'uomo più basso allora allungò una gamba, facendo lo sgambetto ad uno dei suoi allievi che passava di lì, facendolo cadere per terra. Lucien era furioso. Si sarebbe volentieri avventato su di lui, ma decise che non era il momento. Digrignò i denti, mentre aiutava Charles a rialzarsi. Fece andare i bimbi in acqua e si trattenne un secondo di più per parlare ai due rompicoglioni. "Ho detto che ne parleremo dopo. Ma solo se non disturberete la mia lezione. Vi aspetto sul retro, tra circa due ore." E detto questo raggiunse i suoi alunni. Il suo sangue ribolliva furioso dentro di sé. I due avevano un po' oltrepassato il limite. Dopo avrebbe dovuto dare ad entrambi una lezione di vita.
     
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    Vorrei avere almeno la metà delle tue capacità descrittive. D: 100 dindi per Lucien.
     
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  11. †_†yun yun †_†
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    Aveva passato una notte di fuoco, una notte divertente ed eccitante al tempo stesso. Aveva conosciuto una donna fantastica, sebbene avesse decine e decine di anni meno di lui. Eppure era stata favolosa. A ripensarci, anche a distanza di ore gli si arruffavano le squame. Represse un brivido di piacere, scuotendo la testa e trattenendo i propri istinti. Dopotutto si trovava dentro alla piscina. Credeva di essere solo, ma la prudenza non era mai troppa. Si guardò circospetto intorno prima di tuffarsi nella piscina 'dei grandi'. Per lo meno questo era l'epiteto che usavano gli umani per descrivere quella pozza d'acqua leggermente più grande. Quando viveva nell'oceano quella grandezza non ricopriva nemmeno metà della sua anticamera. Sospirò rumorosamente prima di tuffarsi. Quell'acqua stantia lo invase, opacizzando in breve la sua pelle e il colore brillante dei suoi capelli. Si allungò i muscoli, stiracchiandoli dopo la lunga nuotata notturna. Per quanto cercasse di tenersi in allenamento, per quanto si sforzasse di nuotare in qualsiasi momento e luogo disponibile, non era comunque sufficiente. E allora bastava una nuotata un po' più lunga per fiaccarlo. Odiava il suo corpo umano, così infinitamente più debole rispetto al suo da sirenetto. Eppure anche questo era necessario. Mentre stava sul fondo della piscina udì dei passi stonati avvicinarsi al bordo. Il suo udito era una delle poche cose che non erano mutate. Capì quasi immediatamente chi fossero i due nuovi arrivati. Emerse dall'acqua con un grugno sul viso, già enormemente infastidito dalla loro presenza. "Signor Lucien, debbo dire che è difficile riuscire a parlare con lei. E allorquando ci fissa un appuntamento, lei non si degna nemmeno di presenziare. Forse che non gradisce la nostra presenza?" Eccoli i due pinguini ingessati. I due rompi-pescepalla. "Forse perché mi sono stufato di avere la vostra presenza intorno a me, signori. Vi ho già detto e ripetuto che non intendo partecipare a nessun tipo di competizione. Tanto meno se siete voi ad offrirmela. E ora, siete pregati di andarvene. Sta per arrivare la mia classe" Disse queste parole alate, con voce rude ed imperiosa, cercando di troncare una volta per tutte quel fastidioso sviaggìo. Eppure i due rimasero lì davanti impassibili. Nessun segno di volersene andare. Anzi, continuarono imperterriti: " Signor Lucien, noi la faremo partecipare a qualsiasi costo. Andremo a scavare anche nel suo passato, se ciò sarà necessario a convincerla. Non che vorremmo ricattarla, ma sa com'è. Noi la vogliamo. La nostra nazione vuole vederla nuotare con i nostri colori addosso. Si rende conto dell'onore che le stiamo offrendo? Non ha il diritto di rifiutarlo! E se non accetta, beh, sappia che ben presto si ritroverà qualcuno alle spalle." Evidentemente qualcosa era sbottato, nella conversazione. Per la prima volta, svelavano i loro intenti. Lucien guardò oltre le loro spalle l'orologio. Aveva 10 minuti di tempo. Poteva farcela. Uscì dall'acqua, saltando agilmente oltre il bordo. Era più alto e più strutturato dei due. Li guardò con aria di sfida e di odio al tempo stesso. "Allora signori seguitemi dove potremo parlarne con calma." Indossò le infradito e li condusse nella zona degli spogliatoi. La struttura della piscina era grande, tanto da consentire l'utilizzo di camerini privati agli insegnanti. Lucien aprì il suo e i tre entrarono. "Bene, vedo che finalmente ha deciso di collaborare. Sa, non avevamo intenzione di arrivare veramente alle minacc..." Ma non fu in gradi di finire la frase. Un forte colpo al torace lo aveva fatto sbalzare all'indietro, mettendolo momentaneamente fuori gioco. L'altro, stupito non fu in grado nemmeno di raggiungere la porta. L'acquatico lo raggiunse in un attimo, lo sguardo fiero in grado di trapassare qualunque cosa, gli occhi più vividi. Stava per evocare il suo potere. Piccole squame di madreperla gli circondarono il volto, mentre in una lingua oscura pronunciava terribili parole che sapevano di morte. Poggiò mano intorno al suo collo e iniziò ad assorbire la sua acqua. Non ci voleva molto. Era una morte piuttosto veloce, se i liquidi fluivano via velocemente. Altrimenti si poteva morire lentamente. Non aveva molto tempo, se voleva sistemarli entrambi, così accelerò il processo. Bastava togliere ad un essere umano il 12-13% dei liquidi che quello raggiungeva in breve il coma e poi la morte. E così fu. L'uomo sotto di sé prese a dimenarsi, ma nulla potè contro la sua forza. Dopo una manciata di secondi lo vide svenire, il corpo che lentamente diventava più avvizzito e pieno di grinze. Bastarono due minuti per portarlo al decesso. Si voltò verso l'altro pinguino. Un sorriso diabolico stampato in faccia. Le mani ora erano leggermente palmate in prossimità dell'attaccatura delle dita. Vederlo lì terrorizzato e tremante lo fece sentire superiore, come mai nessuna medaglia vinta avrebbe potuto. "Nessuno indaga su di me e sul mio passato." Ripeté l'operazione anche su di lui, arrivando in breve alla medesima sorte. Soddisfatto, gettò i cadaveri in un lato della stanza: di loro si sarebbe occupato più tardi. Ora aveva i suoi allievi e non li avrebbe fatti aspettare ulteriormente. Chiuse la porta a chiave e si diresse verso le piscine, calmo. Il suo aspetto umano era tornato prepotente. Salutò i bambini con un sorriso, lasciandosi avvolgere dalle loro parole e dai loro corpicini morbidi. Sì, nessuno avrebbe indagato su di lui e nessuno lo avrebbe portato via da lì contro il suo volere.
     
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  12. †_†yun yun †_†
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    Un cuore in tumulto. Muscoli che si contraggono, muscoli che si allungano. Ciaff. Il rumore dell'acqua. Splash. Il rumore della sua vita. Un sapore dolce. Un sapore contraffatto. Un odore acre di stantio. Ciaff. Ciaff. Due bracciate veloci. La sensazione dell'acqua che scivola sensuale e delicata lungo il suo corpo. Piacere. Abbraccia il suo elemento. Il cuore batte impetuoso. Migliaia di bollicine lo circondano. Azzurro. Intorno solo la freschezza di quel colore. Due bracciate veloci. Il sapore del cloro che ottenebra la sua lingua. La leggerezza corporea. Il cuore irrompe nel petto. Le gambe unite determinano la direzione. Non deve respirare. I suoi occhi di ghiaccio si beano della lucentezza marina. Due bracciate veloci. Poi fermo immobile. Osserva il mondo da sotto. Sente i passi. Si immerge ancor di più, silenzioso.

    "WAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!" Emerse così dalle acque, gridando un verso disumano, alzando schizzi ovunque. I suoi alunni lo guardarono impietriti e spaventati per la sorpresa improvvisa. Con n salto fu bordo vasca e sempre urlando frasi senza senso, prese a manciate i suoi piccoli delfini, gettandoli tra le risate comuni all'interno della piscina. Per ultima afferrò un bambina di circa 7 anni, piccola e carina come una bambola. La fece salire sulle spalle e da lì la lanciò giù, tra l'invidia degli amici per quel trattamento speciale. Lucien rise unendosi a loro, pronto ad iniziare la lezione come sempre: un sorriso sulle labbra e la gioia nel cuore. Eppure le sue giornate in vasca iniziavano molto prima, perché doveva abituare il proprio corpo alla sensazione dell'acqua senza che le sue squame perlacee decidessero di mostrarsi al mondo dei piccoli nuotatori. Raccolse un paio di cuffie scappate ai possessori, poi iniziò a impartire i giochi della prossima ora. In fondo erano ancora in un'età in cui si impara di più con lo svago che con gli esercizi veri e propri. Raccolse dei cerchietti fluorescenti che aveva messo da parte poco prima e li lanciò a casaccio lungo tutta la loro corsia. "Bene ragazzi, per cominciare, vediamo come ve la cavate con... Le immersioni! Dovete prendere il maggior numero di cerchietti senza mai respirare. Quando non ce la fate più, tornate su a prendere aria e mi mostrate il vostro bottino. Siete pronti? E allora... Via!" Così comandò e in un attimo 14 piccoletti si tuffarono schizzando a destra e a manca, scalciando un po' ovunque. Non era la prima volta che faceva quell'esercizio, ma ai bambini piaceva molto mostrargli orgogliosi il frutto del proprio raccolto e lui adorava vedere le loro facce felici e sorridenti. Quindi perché privarli di tale divertimento? Si immerse dietro di loro, per poter avere una chiara visione della situazione. Come temeva c'erano già dei problemi: due fratelli gemelli erano entrati per l'ennesima volta in conflitto fra di sé. Quei due volevano sempre vincere ad ogni costo, o se non potevano, allora volevano comunque primeggiare sul consanguineo. Lucien nuotò rapido verso di loro, prima che potessero farsi male sul serio. Li afferrò ognuno con un braccio separandoli. Si dimenavano come due piccoli tonni furiosi. Riemerse e li squadrò a lungo. Pian piano smisero di agitarsi e urlarsi contro. Aveva imparato che con loro non servivano le parole ma solo lunghe occhiate eloquenti di rimprovero silenzioso. Intorno a sé sentiva riaffiorare il resto del corso, con i loro respiri veloci e ansanti. Li contò con l'orecchio e capì che non mancava nessuno. Intanto i due gemelli si erano scusati per il loro comportamento e lui li lasciò liberi: mai commise errore più fatale. Nel riprendere posto insieme ai compagni, i due nuotarono praticamente a casaccio e beh, un calcio lo raggiunse. Sì, nell'unico punto in cui ogni uomo soffre e maledice il giorno in cui è nato uomo. Per il resto la vita è uno spasso, ma quegli istanti sono puro terrore. Lucien ancora non si era abituato a quel dolore e malediceva nei suoi rantoli la razza umana, così scioccamente vulnerabile. Guardò sofferente i visi perplessi dei suoi piccoli nuotatori, cercando però di trasmettere sicurezza. La bambina che aveva preso in collo all'inizio della lezione prese parola: "Maestro se è stato colpito nel punto 'X' non si vergogni. Fa male, vero? Ecco lei si rilassi e si prenda il suo tempo. Noi sappiamo cavarcela anche da soli!" La voce angelica e tenera. Ah, i bambini...
     
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    Piove. Il rumore battente sulle vetrate assomiglia a quello di una notte di molto tempo prima. La notte in cui tutto finì. Il suono della grandine sulle enormi finestre era identico a quello riprodotto dai proiettili delle navicelle che scaricavano i caricatori sui loro edifici. Vide crollare la biblioteca e il palazzo di giustizia. Vide abbattere i giardini e le case comuni. Vide anemoni secolari rasi al suolo con pochi semplici gesti. Vide torri spezzarsi e vite stroncate. Ma il suono martellante era quello che più nel corso degli anni gli era rimasto impresso nella mente. Quasi più delle urla strazianti.
    "Maestro ma che cosa ti succede?" Una voce candida. Si sentì tirare il bordo del costume. Abbassò lo sguardo e vide uno dei suoi alunni che lo guardava preoccupato. Si era incantato ad occhi aperti. Il rumore della pioggia lo aveva estraniato per un attimo dal mondo corrente e subito qualcuno lo aveva strappato a quel doloroso ricordo. Fortunatamente. Si accucciò, portandosi alla stessa altezza di Manuel e gli struffò i capelli. "Stai tranquillo, è tutto sotto controllo" Gli disse facendogli l'occhiolino. Era inutile scaricare le proprie ansie su quei bambini. Sorrise al gruppetto che si era formato naturalmente introno e li invogliò a tuffarsi in acqua. Mentre schiariva i pensieri si diresse verso gli armadietti da cui prese una quindicina di tavolette. Si avvicinò alla vasca e le distribuì alla sua classe. "Partirete uno per volta: tavoletta avanti e braccia perfettamente distese. Le gambe si muovono così." Disse mimando il movimento con le braccia. Poi diede l'oro l'ordine di partire. Erano buffi da vedere mentre sbataracchiavano di qua e di là quelle corte gambette: ispiravano tenerezza e senso di protezione. Quando tutti ebbero completato due vasche li fece fermare. "Molto bravi. Ora dovete muovere le gambe come le sirene" La classe si divise alle sue parole: le femmine erano praticamente già partite, eccitate all'idea di nuotare come certi personaggi femminili dei cartoni animati; i maschi invece erano fermi e imbronciati. Subito iniziarono a dire che era da femmine, che loro erano maschi e che non volevano fare quella cosa perché molto poco da "uomini". Lucien si sentì offeso pesantemente nella sua natura. AH, quanto avrebbe voluto dirgli che non c'era niente di effeminato nel nuotare a gambe unite! Le loro mamme sbavavano dietro di lui e chissà cosa avrebbero dato pur di poterlo toccare. Scosse il capo ridendo sommessamente. Erano ancora troppo piccoli per capire. "Vi assicuro che non c'è niente di male e che un corpo allenato a qualsiasi movimento è molto più bello e gratificante di quelli che corrono tutto il tempo dietro ad un pallone. E ora ve ne darò la certezza." Sì, si stava mettendo in competizione ed in mostra per le parole che aveva sentito. Avrebbe dimostrato quando i sireni possano essere seducenti. Si immerse velocemente e partì. Quando riaffiorò si muoveva in modo talmente splendido e armonioso che la giornata oltre le finestre sembrava ora volgere al meglio. Il suo corpo sprigionava feromoni in quantità massicce e ben presto tutte le donne presenti si fermarono a guardarlo. Una quasi svenne. I muscoli scolpiti guizzavano felici, come se avessero vita propria, emergendo dall'acqua bagnati e lucenti. I capelli sgusciavano via dalla cuffia, ribelli ed in cerca di attenzioni. Le gambe erano unite, come se fossero davvero la sua amata coda. Quando si fermò, il mondo parve finalmente tornare alla propria rotazione. "Bene, chi ha il coraggio di dire che nuotare 'a sirena' sia una cosa da femmine?" I bambini avevano gli occhi fuori dalle orbite, tanto lo guardavano ammirati. Avevano visto il suo cambiamento e l'effetto che aveva avuto. Entusiasti, raccolsero le tavolette e provarono a dare del loro meglio per assomigliargli.
    Notò lo sguardo del direttore: cupo come la notte e la morte stessa. Notò le donne che lo guardavano con agognanti occhi a cuoricino. Abbassò la testa sconsolato. Una nuova ramanzina lo attendeva al termine delle lezioni.
     
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    Che dire, gli ultimi tre post mi sono piaciuti molto. Davvero. Quindi tripletta: 100 per ognuno al caro Lucien. Perfettamente capace di diventare un po' meno caro se provocato...
     
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    E' notte fonda. O mattino presto che dir si voglia. L'appuntamento è dietro la piscina dove lavora. Lucien è già lì quando arriva il suo informatore. I due si conoscono da tempo, hanno scambiato diverse bevute. Una volta si sono scambiati anche la donna. Vanno d'accordo e l'uno non fa mai troppe domande all'altro. Per questo si intendono con poche parole. E' fresco fuori, il suo clima preferito. Nel cielo le stelle paiono miliardi di squame disseminate su una coda infinita. Le ricorda una notte di poche sere prima, quando aveva conosciuto una volpacchiotta particolarmente ferina e bella. Per lui spesso i giorni e le notti erano associati a donne diverse. Quella di adesso sperava di associarla alle donne della sua famiglia. Aveva fatto investigare l'amico in certi ambienti in cui uno come lui non avrebbe cavato un ragno dal buco. Stava seguendo una nuova traccia. Non ci sperava molto in realtà, ma tutto al mondo era possibile: un pesce come lui, capace di respirare fuori dall'acqua, a cui spuntano le gambe. Già di per sé questo veniva dichiarato impossibile. L'amico arrivò fumando una sigaretta e maledicendo Lucien e i suoi orari strampalati. Ormai era diventato il loro saluto. "Scoperto qualcosa?" Gli chiese una volta vicino. L'odore del tabacco era penetrante e lo detestava. E nemmeno capiva perché gli stupidi umani amassero auto lesionarsi. "Qualcosa. A sud. Si chiama Laboratory. Vai a Roma." Poche spicce parole, che somigliavano quasi più a un telegramma che ad altro. Si scambiarono una poderosa stretta di mano guardandosi negli occhi, in segno di mantenere il segreto. Poi l'uomo andò via, lasciandolo con i suoi pensieri urlanti. La notizia ero troppo grande, troppo grossa per poterla assimilare con calma. Con le chiavi di scorta che aveva aprì la piscina e non accese nemmeno le luci, non ne aveva bisogno. Si diresse al proprio spogliatoio quasi più per abitudine che per reale necessità. Posò la felpa e raggiunse le piscine. L'acqua era immobile, come solo un artificio umano poteva creare. Si liberò delle infradito e si gettò in acqua. Gettò via anche il costume, lasciandolo comunque a portata di mano per il mattino. Finalmente sgombro dagli impicci terrestri, acquisì la sua forma originale. La lunga coda sferzava l'acqua, mentre le squame riprendevano vita lentamente. Dove sarebbe andato molto probabilmente non avrebbe avuto acqua a sufficienza, ma se avesse avuto bisogno di combattere doveva rinfrescarsi la memoria. Cercò quindi di far riaffiorare tutto ciò che sapeva. Prese a manipolare l'acqua accanto a sé cercando di vedere quanto tempo resisteva senza sforzo. Ma ovviamente così, nella sua forma naturale era avvantaggiato. La notte però era troppo bella e non voleva sprecarla in veste da bipede. Alla fine crollò nel sonno, mentre già fantasticava incontri strappalacrime. Questa volta si svegliò non appena i raggi del sole irradiarono lo specchio d'acqua, troppo presto per i suoi gusti. Indossò gli occhialini non perché gli dava noia il cloro, ma perché la sua vista non sopportava i raggi solari così forti. Visto che per il momento era solo, si concesse il lusso di nuotare placidamente nella sua forma, ammorbidendo così la rigidità anormale della coda. A breve avrebbe dovuto compiere un lungo viaggio, fino a Roma e non aveva molte correnti a proprio favore. Doveva decidere la strada e capire come arrivare a questo cavolo di Laboratory. Ma ci sarebbe riuscito. Per il bene della sua famiglia, anche a costo di lasciarci la vita avrebbe dovuto provarci. E avrebbe continuato a lottare fino alla fine. In quel momento sentì un tramestio concitato di piccoli piedi sbattuti sul pavimento: la sua classe dei campi speciali era arrivata. Riassunse a malincuore la sua forma umana, indossò il costume e li accolse giusto in tempo con un sorriso. "Buongiorno ragazzi miei! Siete pronti a divertirvi? Perché oggi per voi, ho in mente qualcosa che vi sorprenderà!" Urla si levarono dai piccoletti. Urla di gioia. Sapeva sempre come catturare la loro attenzione. Ma una parte della propria mente era concentrata verso tutt'altro obiettivo. Qualcosa che non gli dava tregua forse avrebbe finalmente avuto una risposta. Però prima il lavoro. Poi il personale. Prima il lavoro. Poi il personale. Prima il lavoro. Poi il personale. Prima il lavoro...
     
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