Presa di posizione.

Per Doom.

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    PG: Seeu.

    Erano qualcosa come le 6:00 del mattino e lei non aveva dormito tutta la notte. Era distrutta, si sentiva uno straccio, avrebbe voluto solamente gettarsi sopra un letto e fissare il soffitto per settimane, senza far nulla, senza pensare, magari prendendo qualche sonnifero per riuscire a dormire, cosa che in quei giorni aveva fatto appena... Ma non poteva.
    Aveva lasciato Eloy da qualche ora, era in moto, e per la prima volta da tanto tempo aveva una sigaretta in bocca. La ventesima di quella notte. Sperava il fumo la ammazzasse, sperava che magari quel suo corpo fittizio potesse prendersi un cancro e farle il favore di levarla di mezzo, ma per ora era lì, era viva, e sfortunatamente per lei aveva delle cose da sistemare. Primo su tutti: I Watchmen. Ci aveva pensato ascoltando il racconto di Eloy, e ci aveva pensato nelle diverse ore prima quando, accovacciata in un vicolo buio, si era messa a fumare cercando disperatamente di calmarsi abbastanza da riuscire perlomeno a pensare lucidamente, anche lontanamente. Il tutto per arrivare alle medesime conclusioni a cui avrebbe pensato a mente ''calda'': Era stanca di non venir messa al corrente di nulla, era stanca di essere una specie di fantasma in un'organizzazione di cui non conosceva neppure i membri, ed era stanca di portare quella stupida spilla addosso se tanto ne aveva dimenticato il significato.
    Aveva già voluto parlare tempo prima con Kowalski di quanto la situazione non andasse bene, di quanto si fosse rotta di tutto, ma ovviamente lui non si era fatto trovare. A pensarci l'ultima volta che l'aveva visto o sentito era stato quando - senza fare chissà quali discorsi - si erano ritrovati a letto insieme per una serie di ''coincidenze'' parecchio sfortunate, così sfortunate e assurde da sembrare quasi messe lì apposta da qualche essere superiore che magari delle sue disgrazie se la rideva pure. E le stava bene, si, magari anche in quel momento stava ridendo... Ma non era questo il punto. Era stanca, la testa le doleva, e il fumo a cui non era abituata la faceva tossire. Quel bastardo avrebbe ricevuto tutta la sua rabbia e la sua amarezza, semplicemente perché... Perché se non si sfogava in qualche modo il suo cervello sarebbe esploso. E dunque eccola, la moto sgommò davanti all'entrata secondaria del locale, quella che solo i membri potevano usare. Si piegò così tanto d'un lato che quasi cadde sopra una gamba ma prontamente, per fortuna, puntò il piede ed eccola in piedi, coperta solo da quella stupida maglietta che non si era cambiata, col suo profumo ancora addosso e nemmeno la biancheria intima al seguito. Le valige erano legate dietro ma per quel che le importava i malviventi che vivevano lì potevano pure prendersi tutto, tanto peggio di così sinceramente non poteva stare. Scese senza mettere la catena, senza neppure togliersi il casco dal momento che non l'aveva indossato. Forse inconsciamente aveva sperato di cadere e ammazzarsi, neppure lei lo sapeva.
    Stava per entrare quando il cellulare squillò. Il sangue le si gelò nelle vene... Perché non c'era proprio nessuno che era solito mandarle messaggi e... Bé, aveva appena lasciato una lettera di dubbio significato sul tavolino della sua stanza d'albergo dove Eloy dormiva ignaro. Che si fosse già svegliato?
    Tremante portò la mano alla tasca, lesse il nome, rimase a fissarlo per lungo tempo... E in fine lo rimise in tasca perché non voleva certo che quel bastardo di Kowalski la vedesse piangere. Non che come fosse ridotta non si notasse non avesse fatto altro per tutto il tempo, certo.. Ma almeno il beneficio del dubbio voleva lasciarglielo. Sinceramente avrebbe tanto voluto spaccargli la faccia solo perché era un ottimo partito con cui prendersela, ma cercò di trattenere quel pensiero quando in fine si decise a entrare nel locale e dirigersi a passo spedito verso la porta della sua stanza.
    Notò a malapena gli sguardi perplessi di alcuni clienti che vedendo il suo essere scalza, la sua faccia distrutta, e la maglietta grande ma comunque minimale che le copriva a malapena le natiche pensarono di trovarsi di fronte a una pazza appena fuggita da un centro di sanità mentale. Del resto, anche se gli avesse notati, non le sarebbe importato un bel niente.
    Arrivata davanti alla porta incriminata pensò in un primo momento di prendere un respiro profondo e contare sino a dieci per evitare di... Ma ovviamente non arrivò a tre che già stava prendendo la porta a pugni.
    Kowalski? So che ci sei quindi apri quella dannata porta prima che mi incazzi sul serio...
    In effetti era partita calma... Eccetto i pugni, peccato che durò ben poco.
    TI CONVIENE APRIRE SUBITO PERCHE' GIURO CHE SE ANCHE STAVOLTA NON TI TROVO TI VERRO' A CERCARE OVUNQUE TU SIA E A QUEL PUNTO NEPPURE LA TUA DANNATISSIMA RIGENERAZIONE POTRA' SALVARTI, MI HAI SENTITO?! NON SCHERZO BASTARDO! TI AMMAZZO!
    Non stava affatto pensando al piccolo dettaglio che, qualora lui non fosse davvero stato lì dentro, le sue minacce sarebbero state del tutto vane... Ma ehi, cerchiamo anche di metterci nei suoi panni povera cristiana.

    Edited by = Midori.no.Neko = - 6/11/2013, 16:51
     
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    Le poche volte che il locale apriva così presto e a farlo era proprio Iceringer il nostro povero ero era sempre di cattivo umore, ma fortunatamente la sua stanchezza leniva risposte acide o malevole, quindi per i clienti più mattinieri la sua presenza era accettabile. Non che ci fosse tanta gente. Il vecchio Baggio, Zifrà e quel tipo col cappotto grosso che anche d'estate si presenta sempre con la sciarpa. Iceringer se ne stava dietro al bancone, aveva finito di lucidare i bicchieri e stringeva tra le mani i suoi bilancieri per tenersi in allenamento. A volte qualcuno gli chiedeva cosa stava facendo, ma difficilmente Iceringer rispondeva loro con attenzione. Il ragazzo non era nemmeno tanto vestito, o vestito a dovere: una canottiera nera senza maniche e dei pantaloni da ginnastica grigi con due linee bianche verticali ai lati. Aveva anche delle scarpe sportive bianche piuttosto grandi, e quell'abbigliamento metteva in risalto il suo fisico allenato: era diventato molto più robusto in quell'ultimo periodo, specialmente perché non usava più così spesso i suoi poteri al massimo e non era costretto ad infliggersi forti ustioni sulla pelle. Era in forma, ma pur sempre un nerd che si è alzato alle 5 del mattino. E proprio per colpa di questo non si rese conto che qualcosa di poco più che una ragazzina si stava aggirando per il suo bar vestita solo con una maglietta sicuramente non sua. In un primo momento pensò che doveva essere una ragazza che aveva bisogno di aiuto, poi la sentì sbraitare, colpire le porte con violenza, e in qualche modo gli venne in mente che una con quel profilo l'aveva già vista nel loro schedario. Alleata, conoscente o semplice amica di Kowalski, questa era la goccia che faceva traboccare il vaso. Mentre stava cercando violentemente il leader dell'organizzazione, Iceringer le fu alle spalle in un istante, silenzioso e privo di movimenti inutili, afferrandola per il colletto, sollevandola di peso per poi scaraventarla su una poltrona molto più gentilmente di quanto non sembrasse. Poi sollevò lo sguardo serio e stanco verso i presenti che, vista la presa di Iceringer avevano assistito ad uno spettacolo più che piacevole, ma quando si ritrovarono gli occhi del ragazzo addosso, conciato in quel modo, con i capelli sciolti e lo sguardo serio, avvertirono chiaramente che la loro vita era in pericolo.
    Levatevi di mezzo.
    Nessuna obiezione, anzi si alzarono tutti contemporaneamente ma dovettero bloccarsi quando Iceringer puntò il dito verso di loro. Pochi istanti di silenzio e poi parlò al tizio con la sciarpa e il cappottone.
    Tu. Dammi il il cappotto. Veloce.
    Neanche un secondo passò e quello era già nudo che gli consegnava ciò che aveva chiesto. In pochi attimi il locale era vuoto e Iceringer aveva lanciato il cappotto verso Seeu per darle qualcosa con cui coprirsi decentemente. Non la assaltò, non la prese di mira, non fu aggressivo, per il momento la ignorò. Avrebbe aspettato che lei si vestisse mentre lui si sedeva davanti al bancone e finiva il drink di uno dei tizi appena usciti. Molto silenzio, perfino dopo che lasciò il bicchiere sul bancone in un echeggiante tonfo. Un lungo sospiro di sollievo. Era come se stesse urlando di rabbia, ma urlava così forte da essere assordante, e zittire perfino il silenzio.
    Io ho un problema. Non faccio sesso da più di un mese. Non vado al ristorante da tre mesi. Non esco con gli amici da due mesi, né mi compro un nuovo gioco da 2 giorni. E' un periodo difficile per me.
    Un altro sospiro seguito da quel silenzio assordante, poi si sollevò, voltandosi verso di lei brandendo un bicchiere molto grande.
    MA! Sembra proprio che la gente che mi entra in casa, mi strilla in faccia, fa un sacco di casino e neanche si preoccupa di me è frequente più dei miei lamenti, ed è strano perché io mi lamento un sacco. Sicuro, io non ho i problemi che avete voi, siete sicuramente più tormentati di me. Quando scriveranno un libro su di voi io lo comprerò in copie multiple così che potrò sfoggiarlo in ogni angolo della mia fottuta casa. Ma fino ad allora, qualsiasi sia il vostro problema, in qualsiasi modo volete entrare.
    Mentre parlava si era avvicinato a lei, e con quelle ultime parole era vicinissimo al suo volto, fissandola con occhi seri. Nessun rimprovero, nè condiscendenza, solo una seria faccia di bronzo.
    Buongiorno Iceringer, come va?
    E detto questo allungò verso di lei il bicchiere che aveva preso, pieno di latte, dandole qualcosa per rinfrescarsi quella gola già satura di tutta la merda che voleva tirare fuori in faccia a chissà chi. Dopo averle dato il bicchiere fece un giro della stanza, afferrando una sedia per poi piazzarla al contrario davanti al divano dov'era seduta Seeu. Si piazzò su di esso allargando le gambe intorno allo schienale e appoggiando le braccia conserte su di essa.
    Seeu Rune, la nostra sede dislocata a Kurayami. Io sono Prometheus Zero, alias Iceringer. Kowalski non c'è. Come posso aiutarti?
    In tutto questo era rimasto calmissimo, nella speranza di calmare anche lei e sentire che aveva da dire. Chiaro che non avrebbe accettato un rifiuto o una risposta evasiva, se era lì era perché c'erano molte cose da dire, e se voleva dirle a qualcuno poteva spararle tranquillamente in faccia di Iceringer. E data la sua espressione seria non c'era spazio per le scuse.
     
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    Continuava a battere insistentemente su quella porta nonostante dall'altra parte nessuno rispondesse. Lo faceva con rabbia, quasi le servisse a sfogarsi prima di dover ammazzare qualcuno, ed era talmente concentrata che non si accorse per nulla della presenza dietro di lei, almeno finché essa non la sollevò facendo volare i suoi 48 Kg di peso per la stanza.
    Atterrò sul divano, in piedi come un gatto o, più precisamente, a quattro zampe come un gatto, con le mani in mezzo alle gambe spalancate e piegate ''a rana'', totalmente incurante del fatto che una posa simile potesse dare al misero pubblico un'ampia visione delle sue grazie esposte. Da quella posizione, guardò con occhi cremisi il colpevole e per poco non gli soffiò addosso, mentre quest'ultimo incurante le lanciava un cappotto che finì proprio al centro delle sue gambe spalancate, a coprirle l'intimità quasi fosse la pronta censura in un anime ecchi. Sollevò un sopracciglio biondo, abbassando lo sguardo per poi ignorare totalmente l'utilità di quell'indumento. Si sedette infine, tenendo le gambe comunque sfacciatamente spalancate, per pura abitudine più che altro.
    Quel tipo... Era quel dannato tizio dal nome strano che al momento le sfuggiva. ''Ghiaccio'' qualcosa... Ed era anche lo stesso tizio di cui Eloy le aveva mostrato quel video qualche tempo fa, ambientato a Londra, lo stesso che le aveva fatto dubitare della serietà dell'intera organizzazione, spingendola a voler parlare con Kowalski.
    Sospirò, passandosi nervosamente una mano tra i capelli, rimanendo col viso abbassato a tentare di calmarsi e pensare lucidamente, mentre quel praticamente sconosciuto finalmente pareva tornare a prestar attenzione alla sua presenza. A quel punto, al suono della sua voce, benché dei suoi problemi non le importasse poi molto in quel momento, le sue orecchie si drizzarono e anche lei tornò a fissarlo.
    Gli occhi arancio-rossastri si fissarono su di lui con un'espressione che diceva chiaro quanto poco considerasse grandi i suoi problemi rispetto ai propri, o a quelli del mondo intero. Il suo sguardo si assottigliò sempre di più nel fissarlo mentre parlava e, quando tentò di avvicinarsi a lei un po' più del dovuto, senza esitazione la sua gamba scattò veloce a frapporsi tra loro, mentre la punta del suo piede gli si posava sul petto spingendo abbastanza da intimargli di restare al suo posto. Che cavolo di problemi aveva quel tipo?
    Non perse il suo sguardo di vista neppure un istante, almeno finché non le venne offerto quel bicchiere colmo di latte, che inizialmente parve guardare con diffidenza proprio come avrebbe fatto un gatto randagio nell'avvicinarsi alla ciotola offertale da uno sconosciuto. Alla fine, dopo neppure 2 secondi di pensamento, la secchezza che sentiva tormentarle la gola, dovuta ai pianti, ai singhiozzi, alle grida di quella notte e non solo, le fece prendere a due mani quel bicchiere e portarlo di scatto alle labbra tracannandone il contenuto tutto d'un sorso, con tale velocità da far sì che rivoli e rivoli di candido liquido scivolassero giù per il suo collo sino a sparire dentro la scollatura della larga maglia la cui spalla destra era scivolata un tantino in basso. Pochi istanti dopo, con un sospiro poco femminile e un gesto ancor meno femminile del suo esile braccio che andava a pulirsi le labbra di scatto, soltanto dopo aver concluso il sospiro con una leccata perfettamente felina che coinvolse tutte le labbra, Seeu finalmente si ricordò di non essere un dannato gatto e di star parlando con qualcuno... Sebbene avesse di gran lunga preferito non farlo. Un po' imbarazzata, sebbene lo celasse perfettamente, abbassò lo sguardo e la gamba che a quanto pareva non serviva più e allungò il braccio verso l'uomo, accennando in un appena udibile borbottio, un ''Grazie'' metallico.
    A quel punto, e solo a quel punto, pseudo-composta e pseudo-ripresa, si sentì pronta per dire ciò che aveva aspettato anche troppo per pronunciare. Guardò ''Iceringer'', il tizio dal nome impronunciabile (Ci credeva di non esserselo ricordato! Che razza di nome era quello?) con occhi diventati serissimi e glaciali nonostante il rosso che lentamente sfumava a un colore più neutro. Nel pensare a cosa dire, e come dirlo, dovette rammentarsi più volte che quello davanti a sé non fosse affatto il colpevole dei suoi problemi, e che dunque sarebbe stato più cortese... Ma non ci riuscì poi troppo. Si alzò di scatto, gli lanciò l'impermeabile in faccia e senza troppe premure disse: Bene. Riferisci a Kowalski che ho chiuso con questa pagliacciata. Riferiscigli che sono stanca di essere trattata come l'ultima ruota del carro solo perché sono lontana o che cazzo ne so. Che non esiste che una persona a me cara venga qui a chiedervi aiuto e io debba venirlo a sapere DUE FOTTUTE SETTIMANE DOPO senza che nessuno di voi altri mi abbia detto niente. Del resto, come cazzo avreste potuto avvisarmi se tanto neppure ci conosciamo? A che cazzo serve un'organizzazione dove i membri neppure si conoscono? Dove altri vengono tagliati fuori? Sospirò, e stavolta le mani a passare tra i riccioli biondi furono due mentre lei dava le spalle ad Ice e la sua maglia si alzava pericolosamente. Sbuffò, aveva i nervi a fior di pelle... Troppo perché potesse affrontare un discorso simile senza sbottare. Lasciamo stare. Digli di non cercami perché tanto me ne vado, non so ancora dove, non so ancora come, ma sparirò. Digli che non ho più la testa per stare dietro a utopici ideali come i vostri, che a quanto pare i motivi che mi ha dato non sono abbastanza perché viva... Che sono stanca e basta. Forse alla fine la cosa più sensata che le restava da fare era propria tornare a Kurayami... Forse se si fosse trovata in mezzo a casini con L'Umbrella sarebbe stata la giusta punizione per ciò che aveva fatto, forse allora sarebbe riuscita a perdonarsi... O più semplicemente in quel momento non riusciva davvero a pensare.
    Fece per andarsene, non si voltò neppure per salutare, semplicemente alzò la mano continuando a dargli le spalle. Piacere di averti conosciuto, ''Icecometichiami''... Addio.
     
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    Le movenze di Seeu e il modo in cui parlava era privo di tatto e di eleganza. Percaritaddidio Iceringer era un nerd e un ragazzino mal cresciuto, ma un minimo di decenza la conservava ancora. Spesso lo beccavano con le mutande bianche a cuoricini rossi addosso, ma aveva ancora la sua dignità. Quella ragazza sembrava proprio il tipo di Kowalski: ingoia tutto facilmente, va in giro a gambe aperte (e senza mutande) e soprattutto strilla come una matta. Si, definitivamente il suo tipo. Inizialmente le parole di Seeu non lo colpirono più di tanto, o almeno finché questa non provò ad alzarsi per squagliarsela. Ma prima che riuscisse ad alzare il sedere dal divano si ritrovò la faccia di Iceringer sul ventre, che si esibiva nel verso del dromedario sofferente, esploso in un mare di lacrime.
    Oddio Eva! Quanto mi manca Eva! Ma quindi la conoscevi anche tu? Poverina, chissà quanto avrai sofferto senza nessuno che ti consolava! Oddio adesso sono il doppio addolorato! Mio dio che sofferenza!
    Non ce l'aveva fatta. Stava lì a frignare su una canottiera che non era la sua in mezzo ad un paio di gambe che non erano le sue. In realtà piangeva più per Seeu che non per sé, pensando a quanto aveva sofferto quando aveva saputo che la sua amica era morta. Si era ripromesso di essere serio quella volta ma non ce l'aveva fatta: era troppo un bravo ragazzo e preoccuparsi per gli altri veniva anche prima del semplice fare il figo, saggio e serioso. Si soffiò rumorosamente il naso sulla sua canottiera, per poi rialzarsi passandosi il polso sulla faccia ed asciugare le ultime lacrime rimaste.
    Scusami, scusa davvero, è che Eva mi manca tanto, era una persona importante per me...
    Bloccata la sua fuga prematura e ripreso un pò di fiato, pur avendo ancora gli occhi lucidi e arrossati, riprese il discorso, stavolta sedendosi composto e con un'espressione decisamente meno seria.
    E poi si può sapere perché strilli con me? Sei la terza persona che entra quando ci sono solo io, butta a pedate la porta, strilla e neanche mi saluta. Io che dovrei dire? Dovrei già essere diventato il nemico giurato degli Watchmen, Kowalski ha un pulsante per darmi l'elettroshock quando non mi trova. Capisci? E' una cattiveria e m ifa male alla digestione, me la sono fatta addosso già 3 volte con questa storia, ti pare giusto? A me proprio no!
    Insomma l'argomentazione di Seeu per andarsene non lo aveva convinto nemmeno un pò. Solo per un paio di notizie mancate? Considerando che non avevano un servizio di posta privato, non c'era molto da lamentarsi.
    In ogni caso, non esiste che ti facciamo andare via. O meglio, non mi frega se non vuoi più essere una degli Watchmem, ma da qui non ti muovi.
    Il suo sguardo si fece serio, risoluto, non sembrava più un ragazzino frignone, ma qualcuno che aveva volontà da vendere, anche più di Seeu che non stava prendendo una scelta coraggiosa, ma stava solo scappando.
    Sono sicuro che hai i tuoi problemi e i tuoi dubbi, ma quando sei entrata nei Watchmen sei diventata mia compagna, e amica. Non ci siamo mai visti, mai incontrati, eppure ora hai il mio mocciolo e le mie lacrime sulla maglietta. Quello è un segno della nostra alleanza e fratellanza. Se te ne vai, come potrei proteggere una mia compagnia? E dovrei lasciare morire anche te, la mia nuova compagna di pianti e sofferenze?! Ho condiviso con te il mio amore per Eva spezzato dai nostri nemici, non puoi andartene così!
    L'aveva ammesso, lui si era innamorato di Eva, ma sapeva di non essere corrisposto, quindi non glielo aveva mai chiesto, né di uscire, né tanto meno di diventare più intimi. Ma gli bastava stare con lei. Adesso che non poteva più farlo neanche da amico... era tutto più difficile. Ma doveva andare avanti.
    Io il motivo per cui ho pianto te l'ho detto... ora perché non mi dici perché piangi tu?
    Niente Watchmen, niente battaglie, solo in confidenza, e glielo aveva chiesto come il fratellone chiede di confidarsi con sua sorella, per proteggerla. Aveva capito subito che il problema di Seeu era legato al cuore, e alle lacrime, perché anche lui aveva di questi problemi ed in un certo modo era diventato più sensibile. Oddio, la sua vita stava diventando uno Shojo... che schifo.
     
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    Era irritata, stanca... Più stanca che irritata, ma comunque incredibilmente irritata. Voleva solo andarsene... Non sapeva ancora dove, non sapeva ancora come fare, ma sapeva che aveva bisogno di fuggire, di inseguire l'unica soluzione che a quanto pareva le si addiceva. Al pensiero le venne di nuovo da piangere, o da picchiare qualcuno, entrambe cose che non poteva fare e che per questo la facevano sentire ancora peggio. Per tali motivi affretto il passo, venendo però bloccata ancor prima di poterci riuscire da versi alquanto... inaspettati. Abbassò lo sguardo con un'espressione sorpresa, che poi si fece perplessa quando vide in che condizioni fosse il ragazzo che sino a quel momento l'era sembrato quasi... freddo? Serio? Era inutile che si rammentasse quante volte avesse avuto già modo di ribadire il concetto ''Le apparenze ingannano'', fatto stava che quelle prime considerazioni crollarono totalmente nel vedere un uomo piangere e disperarsi in tal modo, in ginocchio davanti a una sconosciuta, soffiandosi il naso su... No, non l'avrebbe fatto... E invece si, lo fece. Seeu s'irrigidì chiudendo gli occhi e stringendo i pugni, totalmente pietrificata sul posto, prima che potesse rimuginare sulle parole appena udite.
    Eva... chi diavolo era Eva? E poi ricordò le varie schede dei suoi ''compagni'', gli stessi compagni che non conosceva affatto, e allora la sua espressione si fece ancora più confusa e via via più cupa quando il suo cervello cominciò a collegare i pezzi nonostante la confusione data da quella giornata (Era il caso di dirlo) di merda.
    Quindi Eva era andata via? Sparita? Rapita? Morta? Che diavolo, un'altra cosa che ovviamente non si erano preoccupati di dirle, e ora quel deficiente ai suoi piedi piangeva credendo di condividere del dolore con lei. Probabilmente vista la sua disperazione era l'ultima ipotesi quella esatta, e questo fece si che, nonostante la rabbia per il moccio sulla sua maglia, il disgusto conseguente e l'irritazione per quell'incontro inaspettato, l'espressione di Seeu si fece triste e comprensiva. Avrebbe forse voluto dargli persino una pacca sulla spalla, ma ovviamente non lo fece, limitandosi a reprimere l'istinto omicida per la maglia rovinata. Avrebbe dovuto bruciarla? Bé, sicuramente l'avrebbe buttata nel primo cassonetto a disposizione una volta uscita da lì... E avrebbe girato nuda? Non che non ne fosse capace ma...
    Chiuse gli occhi protando due dita alla tempia sinistra, come se improvvisamente le dolesse da impazzire, prendendo a massaggiarla con piccoli movimenti concentrici. Continuò a farlo per tutta la durata della prima parte delle parole del ragazzo, nel quale si lamentava di qualche arcana e barbara pratica di Kowalski che c'entrava con scariche elettriche, incontinenza e roba del genere... Roba poco importante e alle sue orecchie inutile che risuonava come un ''bla, bla, bla, bla..'', poi però arrivò quel tono serio e lei riaprì gli occhi per guardarlo, senza che tuttavia le sue dita si staccassero dalla sua tempia.
    Quindi Eva era davvero morta... Ovviamente l'espressione si fece ancora più triste, in fondo era umana. Non fece però in tempo a dispiacersi che le parole di ''Ice'' la inchiodarono sul posto.
    ...ora perché non mi dici perché piangi tu?
    Poteva riempirsi la bocca di belle parole, poteva anche sembrare un bonaccione innocuo, poteva persino sembrare un'idiota con quel suo modo assurdo di parlare e definirla ''amica'' senza conoscerla... Ma lei avrebbe dovuto raccontare a cuor leggero ciò che l'aveva tanto disperata? Perdersi in un racconto di ore, scoppiare in lacrime e magari rendergli il favore di sporcare anche a lui la maglietta di muco e lacrime? Forse per la vendetta se ne poteva pure parlare, ma era impossibile per lei aprirsi così con uno sconosciuto, per quanto si professasse amico o che altro.
    Le attraversarono la mente mille pensieri, mille ricordi, mille sensazioni che raggiunsero pure il petto facendole un gran male, e la testa che tornò subito a massaggiarsi. La sua espressione non era più irritata, quando alla fine colse l'occasione per sviare il discorso.
    Eva... La stessa Eva dell'organizzazione? Una dei tanti ''compagni'' che non ho mai conosciuto?
    L'amarezza nella sua voce metallica sarebbe stata probabilmente impercettibile per uno che l'aveva appena incontrata, ma la sua espressione parlava per lei. Si sentì ancora più estranea a ogni cosa... Si sentì ancora più amareggiata.
    Condividere quel dolore, condividere la rabbia, condividere le consapevolezze, farsi forza a vicenda... Lei non poteva fare neppure una di queste cose come non poteva sentirsi arrabbiata per un'ennesima morte della quale ignorava l'esistenza.
    Sospirò, passando la mano le cui dita le avevano carezzato la tempia sino a quel momento a scivolare invece sulla sua fronte. Si sedette di nuovo, guardò Ice negli occhi e alla fine nonostante tutto se lo lasciò sfuggire...
    Com'è successo?
    Lo sapeva... Lo sapeva che con quella domanda sarebbe diventata partecipe della cosa, lo sapeva che si stava infilando in un terreno minato, pericoloso, ma del resto... Come poteva andarsene senza chiederlo? Ignorare un accaduto simile era qualcosa che neppure lei poteva fare.
    Rammollita..., si disse.
    Solo umana., la corresse qualcuno.
     
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    Aveva sviato il discorso, tipico. Iceringer era un nerd e anche abbastanza impacciato con le ragazze, non era la prima volta che gli sbattevano il loro disinteresse in faccia senza troppi problemi. Pertanto non si scoraggiò né se la prese, abbassò lo sguardo sorridendo per poi riprendere lentamente il discorso. Almeno non stava più scappando via, questo gli bastava per dirsi soddisfatto. Prima però la invitò a sedersi di nuovo sul divano, dato che non sarebbe stato un discorso veloce. Lui l'avrebbe affiancata, non si sarebbe seduto davanti a lei con una sedia ma di fianco. Con le gambe larghe, la schiena piegata e i gomiti posizionati sulle ginocchia. Iniziò a parlare con un amaro sorriso.
    Io avevo solo iniziato a darmi da fare come giustiziere, ma non avevo né arte né parte. Ero solo l'ennesimo esperimento scappato dal suo laboratorio con un colpo di fortuna, anzi forse anche troppa fortuna. Lei invece era una spia di chissà quale organizzazione, aveva dedicato la sua vita alla propria causa ma vide qualcosa in me quel giorno in cui ci affrontammo... e io vidi qualcosa in lei.
    Aveva uno sguardo colmo di speranza, e sollevò le mani come se volesse enfatizzare il concetto.
    Aveva un culo...
    Commentò arricciando le labbra come se volesse baciare qualcuno con fin troppa enfasi, mentre con le mani mimava il movimento tipico di un palpatore seriale. Ripensare alla sua tuta iper-mega-super aderente gli faceva tornare in mente dei ricordi meravigliosi. Fortuna che quel momento di perdizione durò poco, e tornò subito a discutere normalmente.
    Decidemmo di fare branco, trovammo un ricco viziato testa di cazzo con ideali molto simili ai nostri ed iniziammo a reclutare gente usando questo posto come base operativa. Era tutto perfetto, il nostro sogno si stava realizzando... ma poi...
    E lì il suo sguardo s'incupì, divenne chiaramente più serio, ma nei suoi occhi non c'era solo tristezza... anche odio, e non poco. Anche più odio di quanto non ne avesse Seeu quando era arrivata lì, poteva vedere i suoi occhi andare in fiamme per la rabbia... soffocata solo da un'immensa amarezza.
    Poi arrivò la Umbrella... le nostre azioni presero a dare loro fastidio e ci misero alle calcagna un mastino... un demone. Ma di quelli veri, non quei serial killer che si fanno chiamare "demoni" per gioco. Si mise sulle mie tracce e non poche persone finirono male per colpa mia. E l'ultima... è stata proprio Eva.
    Gli occhi già lucidi vennero nascosti dalle sue dita che li asciugarono il più veloce possibile, lasciandoli però arrossati.
    L'ha catturata, torturata, chissà che le ha fatto quel bastardo, poi l'ha uccisa e ci ha mandato un filmato completo del suo operato come se volesse schernirci... quel bastardo ci ha portato via Eva. La Umbrella ci ha portato via Eva.
    Nuovamente fu costretto a portarsi le mani sugli occhi per asciugarli, singhiozzando come un moccioso.
    Scusami... non mi soffierò ancora il naso sulla tua maglietta, davvero...
    Ora lui si era aperto, che aveva da dire Seeu? Lo considerava ancora il primo degli sconosciuti? Forse si, ma era sicuramente lo sconosciuto più ingenuo e spontaneo che avrebbe mai incontrato in vita sua.
     
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    Seeu si voltò subito ad ascoltare il ragazzo, temendo di non riuscire a continuare quando vide quel sorriso amaro stamparglisi in faccia. Cosa si aspettava in fondo, che fosse un discorso facile? Non lo era per nulla, lo sentiva... e forse anche per questo si ritrovò totalmente spaesata nell'ascoltare con quanta facilità Ice riuscì a mandare a quel paese tutta la serietà del momento. Lo guardò male, davvero male, ma con gli occhi che nonostante fossero in procinto di stringersi in due sottili fessure dovettero rimanere sgranati e increduli. Che diavolo di problemi aveva quel ragazzo? Voleva domandarglielo, ma fortunatamente quel momento finì in fretta e lui tornò così serio da farle persino dimenticare l'irritazione appena scatenata.
    S'irrigidì nel sentire pronunciare di nuovo quel nome, di sentire nominare di nuovo quell'organizzazione. Lei a malapena se n'era curata, quando si era recata alla loro presentazione, a quell'expo del diavolo... e poi Eloy le aveva raccontato di sua cugina, ora Ice le raccontava di Eva...
    Non poteva più scappare, non poteva più negarlo: c'era dentro fino al collo. Poteva ignorare una cosa simile? Poteva forse ignorare il sapere che quei bastardi avessero compiuto degli atti così orribili?
    Strinse i pugni senza accorgersene nel sentire quell'ultimo racconto, nell'osare immaginare cosa potessero aver provato tutti quegli sconosciuti nel guardare quel video, nell'assistere alla morte della propria compagna in diretta...
    Lei non c'era stata, era vero, ma questo poteva bastare a farle dimenticare ciò che aveva appena udito? No, dannazione, non può.
    E il dolore del ragazzo che le stava al fianco, per quanto sembrasse un'idiota... come poteva ignorarlo?
    Non era tipa da abbracci così, come se nulla fosse, il massimo che poté fare fu alzare la mano più vicina a lui e posargliela su una spalla, stringendola forte, una singola volta.
    E poi sospirò, strappò una manica dalla maglietta, e gliela gettò in grembo.
    Fai pure, tanto ormai è da buttare. Penso... ne ruberò una tua.
    Un modo come un altro per chiarire che non poteva più andarsene... e alla fine non ce la fece, le venne da ridere di se stessa, amara e auto-beffarda, scuotendo la testa appena e posandosi una mano sulla fronte.
    Che diavolo... Non so se sei tu a saperci fare o io a essere una rammollita, punterei per la seconda ma... direi che puoi pure cancellare dalla tua testa di riferire a quel coglione di Kowalski il messaggio.
    Si alzò, con un certo sforzo, come se d'improvviso sentisse il corpo incredibilmente pesante. La stanchezza mentale e fisica cominciava a farsi sentire in modo forte e chiaro...
    A quel punto, si voltò nuovamente verso di lui.
    Sarò sincera, ci sono un sacco di cose che vorrei ancora sapere, ci sono tante cose di cui vorrei parlare, ma penso che vederti frignare di nuovo mi farebbe incazzare. E in fondo... penso di aver sentito abbastanza, per oggi.
    Era già incazzata. Trasudava rabbia da ogni poro, fino agli occhio rossi.
    Quei bastardi... Eloy... Lei...
    Era tutto un dannato casino.
    Dannazione.
    Sbuffò.
    Tornerò a Kurayami, continuerò a fare il mio lavoro da lì ma, per tutti i dannatissimi numi di questo mondo, fai comprare a quel dannato un cellulare satellitare che non sia rintracciabile e, per qualsiasi dannatissima cosa che fate, chiamatemi.
    Sbuffò di nuovo, chinandosi verso di lui e fissandolo, serissima.
    Ora... c'è una dannata doccia qua dentro vero?
    Wow, la stava prendendo incredibilmente bene per...
    Sbagliato. Le mani che teneva sulle cosce per sorreggersi tremavano visibilmente, così come le braccia sottili, sembrava sul punto di esplodere per quanto aveva gli occhi iniettati di sangue e lacrime e, che fosse dannata, sentiva ancora più bisogno di ammazzare di botte qualcuno. O distruggere qualcosa, o... entrambe le dannate cose insieme.
    Penso sia il caso che mi sistemi e vada. Alla fine... i tuoi problemi fanno più schifo dei miei. Mi hai fatta deprimere.
    Voleva evitare altre parole, perché di certo l'avrebbero fatta esplodere, per questo tentava di sembrare tranquilla, cosa che certo non era. Nel dirlo però dovette girarsi e far finta di sbadigliare, stiracchiandosi, per poi dirigersi verso ... un corridoio ''x'' in cui ricordava vagamente ci fossero i bagni.
    Non piangere idiota, non piangere., si intimò.
    Non penso sia una buona idea tornare a Kurayami sapendo tutto questo, Seeu...
    Devo tornarci proprio perché so tutto questo, Oeufocoque. E poi dove potrei andare? Tornare in quella che una volta era l'America? Nelle rovine del mio vecchio quartiere? Tornare a Roma dove c'è... lui? Sul serio, se sai cosa cazzo potrei fare al di là di andare lì, allora dimmelo! Non c'è un dannato posto che sia per me Oeufocoque... Non c'è un dannatissimo stramaledetto posto che faccia per noi...

    Non è una scelta sensata. Ti stai facendo guidare ancora una volta dal tuo istinto. E lascia che per l'ennesima volta te lo ricordi: non è affidabile.
    Lo sapeva... lo sapeva così dannatamente bene che era terribilmente crudele da parte sua ricordarglielo.
    Lasciami stare, Oeufocoque.

    Mah, io direi che abbiamo praticamente finito. Come dicevo, mi serviva giusto una cosa veloce per sistemare le idee a Seeu. XD Forse ho forzato la mano, ma chi se ne importa. Grazie Doom. ^w^
    (P.S. La scelta della maglietta idiota da darle la lascio a te, ovviamente.)


    Edited by = Midori.no.Neko = - 23/11/2013, 02:10
     
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    In un modo o nell'altro l'aveva convinta. In realtà non sapeva nemmeno lui cosa avrebbe dovuto fare, tuttavia ce l'aveva fatta ancora una volta, perché perdere un altro compagno per lui sarebbe stato insopportabile. Iceringer accettò le considerazioni di Seeu ma non poteva garantire nulla per Kowalski, quindi fece qualcosa di meglio.
    Tieni, ti do il mio, c'è già il mio numero perché io non lo ricordo mai. Per qualsiasi cosa: una chiacchierata, una serata nerd o un pericolo non esitare a chiamarmi. Anche dall'altra parte del mondo ti raggiungerò e credimi quando ti dico che posso farlo.
    Mentre lo diceva le consegnava il suo palmare satellitare, sarebbe stata una sofferenza abbandonare quel giocattolino ma Seeu ne aveva bisogno se voleva tornare a Kurayami. Sapeva quanto era pericoloso lì. Ma non mentiva sulla sua velocità di azione: dopotutto lui possedeva un garage pieno di caccia... più che sufficienti per intervenire prontamente in qualsiasi parte del mondo.
    Sul serio, qualsiasi cosa.
    Uno sguardo serio, tra l'amaro e l'amichevole, dopodiché si sarebbe congedato lasciandola da sola ai suoi pensieri, limitandosi a portarle un cambio di emergenza dagli armadietti e una maglietta delle sue, che aveva sulla stampata un'immagine che rendeva perfettamente l'idea che si era fatto Iceringe riguardo a Seeu. Non l'avrebbe più importunata, l'avrebbe lasciata andare: sapeva che non l'avrebbe chiamato ma per sua fortuna quel palmare aveva un rilevatore di pericolo riguardo alle ferite di una persona: l'avrebbe raggiunta anche nolente. Non avrebbe più permesso ai suoi compagni di morire, lo avrebbe fatto per dimostrare a Nariko che poteva proteggerli tutti, anche lei... e così sarebbe stato.
     
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    Seeu rimase a fissare prima il cellulare poi lui come se le servisse un po' per metabolizzare. Quel ragazzo era davvero così disinteressato? Faceva paura. Del resto, per una diffidente come lei poteva considerarsi più che normale provare ''paura'' per un tipo così.
    Lo guardò in ogni caso, accennando un sorriso nonostante in un cuor suo sapesse che non l'avrebbe mai usato se si fosse trovata nei guai. In fondo non erano problemi di quel nuovo conoscente se le accadeva qualcosa, e il suo orgoglio le avrebbe certo impedito di approfittare della sua gentilezza.
    Grazie. disse in ogni caso, sincera, per poi tornare a preoccuparsi di affogare i propri pensieri in una doccia calda, visto che nonostante tutto si sentiva ancora uno schifo. Doccia che ovviamente non ottenne alcun effetto se non quello di renderla linda e pulita, pronta per la maglietta ''gentilmente offerta'' (che aveva preteso coff) da Ice. Nel prenderla in mano la fissò con aria perplessa... solo per comprendere poco dopo cosa rappresentasse la stampa al di sopra di essa. Non era un riferimento a lei... vero?!
    ...
    Adesso voglio picchiarlo., disse seria, dimentica di nascondere la voce.
    Forse aveva frainteso qualcosa nella stampa, o forse era semplicemente troppo nervosa per accorgersi di sentirsi irritata per nulla.
    Io se potessi lo bacerei, invece.
    Sta' zitto.
    Bé, almeno la gratitudine di qualcuno Ice se la sarebbe guadagnata... sebbene dal qualcuno sbagliato.

    CITAZIONE
    Conclusa.
     
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8 replies since 2/11/2013, 12:31   161 views
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