Il primo livello

x Hina

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    La notte che avevano passato assieme era stata incredibile. Una volta sveglio, Mike divenne paonazzo al pensiero di cosa aveva fatto, e di quanto era stato sfrontato con lei, ma soprattutto per come aveva ridotto la sua stanza. Ma bastò quel sorriso sincero e genuino di Sae a fargli capire che non aveva fatto niente di male, ritrovò quindi subito la serenità trovando la sicurezza per poterle dare il buongiorno con un bacio sulle labbra. Non fu un silenzio imbarazzante perché in fondo quelli di Mike erano solo silenzi, ma dopo che erano stati così profondamente connessi Sae lo avrebbe visto parlare con gli occhi: era davvero felice come un bambino, non solo perché aveva consumato quella notte d'amore con lei, ma perché finalmente Sae lo aveva avvicinato abbastanza da permettergli di proteggerla, sia dalle cose pericolose che dai dolori più naturali che l'avrebbero afflitta. Stavano insieme, e finché continuava a dimostrarle sentimenti sinceri le cose non sarebbero cambiate. Dopo una colazione un tantino imbarazzante dove Mike dimostrò di non avere dimestichezza con le ragazze, specialmente "il giorno dopo" un certo tipo di incontri, il ragazzo le prese la mano e condivise i suoi pensieri.
    "Uscirò subito, senza farmi vedere, e andrò a scuola il prima possibile così nessuno noterà niente. E poi oggi ci sono gli ultimi allenamenti prima della partita, non voglio fare tardi..."
    Non solo per Sae, ma anche per Mike le cose stavano andando a gonfie vele, non vedeva l'ora di dimostrarle che era diventato un uomo non solo per i pensieri piccanti su di lei, ma anche per come si destreggiava nello sport. Quella partita era importante per lui, e probabilmente lo sarebbe diventata anche per Sae che doveva fare buon uso dei suoi poteri per sostenere i Black Knight. Mike non si trattenne troppo e mise in pratica il suo piano praticamente subito, senza darle tempo per le domande, salutandola con un bacio affettuoso sulla guancia. Una volta sola, Sae si sarebbe resa conto che una volta entrata nel bagno dove si sarebbe data una pulita, il cubo se ne stava proprio di fronte al lavandino, in modo che Sae potesse guardarlo sia davanti che da dietro, grazie alla posizione dello specchio. Si era mosso da solo? Di sicuro, quella curiosa clessidra aveva qualcosa da dirle, dopo una notte tanto intensa. Aveva un che di... diverso. Sembrava satura di energia, come se il rapporto che aveva avuto con Mike l'avesse caricata, come se quel "legame" stesse dando i suoi frutti. La clessidra emetteva una flebile luce, sembrava quasi che qualcosa al suo interno si stesse muovendo, come sabbia che scorre per scandire il tempo. Ma non le avrebbe dato una sensazione di inesorabilità, nulla di così preoccupante. Avrebbe avuto piuttosto l'idea che qualcosa si stava mettendo in moto, e qualsiasi fosse il risultato finale di sicuro stava compiendo i giusti passi. Forse avrebbe fatto bene a portarlo con sé, quel dannato cubo.
     
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    Vedere Mike felice come un bambino ripagò di tutte le preoccupazioni di Sae. Non si pentì perché pensò che quel ragazzo se lo meritava, e lui più di tutti sembrava disposto ad essere dalla sua parte per qualsiasi cosa. Una considerazione che toglieva molto al romanticismo, ma infondo Sae non era poi "innamorata" come lo era stata di Jacob. Era un affetto totalmente diverso, ma che iniziava a pensare che non le dispiaceva coltivare. Mike era un ragazzo speciale, e lei gli voleva un gran bene, averlo vicino poteva solo farle bene. La colazione fu semplice ma serena, e si divertiva a guardare i sorrisetti timidi di Mike che non aveva idea di come comportarsi. Lo trovava incredibilmente tenero, e se non lo strapazzava di coccole era unicamente perché non voleva metterlo a disagio. Annuì alle parole del ragazzo, era bene essere prudenti, non potevano di certo permettersi di affrontare ulteriori problemi a quelli che stava affrontando Sae. Salutò il ragazzo e poi sconsolata andò nella camera da letto che doveva ripulire per bene. Fortuna che le sue lezioni iniziavano un pochino più tardi, così da avere il tempo per pulire e sistemarsi per bene. Quando entrò nel bagno e notò il cubo sul lavandino, cercò di ricordare i suoi gesti la sera precedente, ma era sicura di non aver tirato fuori l'oggetto dalla borsa. Aveva ancora la stessa forma dell'ultima volta che lo aveva visto, ma aveva qualcosa di strano, come se fosse stata una batteria che si stava caricando.
    Ti prego non tirarmi brutti scherzi. mormorò in ansia. L'ultima volta che il cubo si spostava di sua iniziativa succedeva sempre qualcosa di strano. Lo afferrò cercando di capire se quell'energia fosse un messaggio magari? In ogni caso pensò che era bene portarselo sempre dietro per non rischiare che finisse in mani altrui facendo chissà quali strani pasticci.
    Sae si fece una doccia tonificante, e si preparò per le sue lezioni. Indossò il suo solito completo di giacca e pantaloni elegante, si portò anche un piccolo borsone con gli indumenti da palestra con la giacca della squadra, così quando sarebbe arrivata l'ora degli allenamenti si sarebbe cambiata.
     
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    Il cubo rimase placido, e forse era un bene che non rispose alla sua richiesta, quasi come se volesse dirle di stare tranquilla. Quando arrivò a scuola, Sae fu testimone di un cambio immenso di clima, abbastanza da farlo stranire: la compostezza e l'ordine avevano lasciato spazio a striscioni, cori da stadio e balli di gruppo, mentre le divise erano state stravolte dalle maglie dei Black Knights sembrava fosse arrivato carnevale o qualcosa del genere! Ovviamente senza strafare, ma i ragazzi calmi ed educati che popolavano la Sapienza si erano trasformati in un plotone di Ultras che portavano in gloria i loro beniamini. Sae vide chiaramente Artù ergersi in mezzo alla folla, fomentando i cori, mentre altri membri come Morgana e Lancillotto venivano circondati per essere sommersi di domande. Evidentemente quella partita era molto importante per la scuola, o quantomeno lo era per i ragazzi, e tutti stavano dimostrando il loro entusiasmo verso la squadra di casa. Impossibile non farsi contagiare da quella atmosfera! Forse però, questo non valeva proprio per tutti: di fianco alla scalinata d'accesso alla scuola, vicino a dei tavolini dove alcuni ragazzi avevano allestito un tavolo pieno di bevande, Sae vide chiaramente Banner, Tarabas e Marcus. Marcus se ne stava seduto su di una panchina, indispettito, intento a sorseggiare un pò d'acqua, Banner sembrava intento a consolarlo senza sembrare troppo invadente, mentre invece Tarabas se la rideva di gusto come se volesse sfottere il suo pargolo.
    Chiassosi... molesti... fastidiosi... che hanno da festeggiare, la partita non è neanche iniziata!
    Ahahahaha non capisci proprio niente! Questa è l'estasi prima della battaglia! E' degno dei grandi guerrieri del passato che si fomentano prima di scendere in campo! La festa prima della battaglia è anche più importante di quella che ne festeggia la vittoria, non lo sai!
    Temo che tuo padre abbia ragione ragazzo... tutti vanno matti per i Black Knight qui, è impossibile trattenere l'entusiasmo. Dovrai farci l'abitudine!
    Marcus sbuffò ancora più stressato, mandando giù un grosso bicchiere d'acqua per gestire quello che era sembrato un attacco di panico oppure uno sbraitare decisamente sopra alle righe, insolito per uno come lui. forse gli erano saltati addosso per festeggiare e, conoscendo l'odio che provava verso il contatto non desiderato, era uscito di testa. In mezzo alla folla vide anche Mike tra i vari giocatori che venivano tartassati, lui era nuovo della squadra ma nessuno lo sottovalutava, anzi era già considerato un membro effettivo e si aspettavano grandi cose da lui. Timido, si grattava la nuca mostrando a tutti il sorriso di chi è pronto a mantenere le aspettative che tutti gli stavano dando, ma soprattutto quando incrociava lo sguardo con Sae allargava un sorriso più grande, un pò come se fosse lei quella che voleva rendere più fiera di chiunque altro.
     
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    Quando arrivò a scuola Sae venne colta da una atmosfera inaspettata. Erano tutti entusiasti per quella partita, dovette stare attenta a non farsi strattonare per i ragazzi che andavano in giro ridacchiando e correndo. Notò che in mezzo al gruppo di scalmanati c'era Artù che fomentava tutti, facendo scuotere la testa a Sae divertita. Quel ragazzo era un animale da palcoscenico, ce lo vedeva bene in futuro a diventare un giocatore professionista o un attore. L'unica che sembrava molto a disagio della squadra era Nefertiti che si nascondeva dietro ai compagni di squadra per non finire fra gli "intervistatori", oppure piazzando Morgana al suo posto che sembrava decisamente più a suo agio con quel genere di cose. Sae sorrise entusiasta a sua volta, le piaceva vedere i ragazzi così allegri così spensierati: li invidiò tantissimo. Entrando a scuola incrociò i suoi fidati colleghi che sembravano aver soccorso un Marcus molto infastidito. Inizialmente si sentì perplessa, ma quando ascoltò la loro conversazione, capì che probabilmente avevano cercato di coinvolgere Marcus nella folla, facendogli prendere un coccolone. Ormai aveva imparato bene quanto gli desse fastidio essere toccato. Si avvicinò al gruppetto incuriosita, e comportandosi come al suo solito. Cercò di tenere lontano dai suoi pensieri il suo ultimo incontro con Marcus, confidando nel fatto che si sarebbe comportato come al suo solito.
    Buongiorno. Oggi c'è aria di festa vedo. Sorrise ai presenti, e salutò con la mano i ragazzi della squadra da lontano.
    Voi non la indossate la maglietta della squadra? Scherzò, adocchiando più Marcus, sicurissima che avrebbe reagito scocciato.
     
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    Marcus reagì alla provocazione di Sae scuotendo il capo e girando la faccia da un'altra parte, sbuffando scocciato come a voler dire "non mi mischio con questi", dimostrando che la professoressa lo aveva inquadrato bene. Gli altri due insegnanti la salutarono con entusiasmo, Banner allargò il suo camice mostrando subito la sua di maglietta mentre Tarabas mise subito le mani avanti esprimendo un gran senso di colpa.
    Io non ho fatto in tempo a procurarmene una purtroppo, mi sento un pesce fuor d'acqua!
    Ma non c'era che da chiedere, mio buon collega.
    A quel punto arrivò, come al suo solito sbucando dal nulla, l'inquietante non morto che senza nessuna sorpresa era vestito come al solito sfoggiando quel fisico mostruoso ed esagerato, sorpassando di gran lunga tutti i presenti, con solo Tarabas a tenergli vagamente testa. A differenza del classico abbigliamento con giacca inquietante e stivali con speroni, indossava anche una grossa sciarpa con i colori dei Black Knights, e portava in spalla altri gadget assortiti da poter condividere con chi ne aveva bisogno: casacche, magliette, pantaloncini, sciarpe come la sua e molto altro. Sfoggiava come sempre il suo sorrisetto malefico che non tardò a ricevere reazioni dai presenti. Banner lo accolse sorridendo come faceva con tutti, mentre Tarabas scambiò con lui un ghigno che in realtà sembrava decisamente poco amichevole. Marcus lo fulminò letteralmente con lo sguardo senza però dirgli niente.
    Provvidenziale, professor Carnovash! Credo proprio che seguirò il suo esempio... posso avere una sciarpa? Sembra molto di classe...
    Ovviamente Thresh accontentò subito la richiesta, ma era evidente che dietro quelle moine ci fosse una sorta di rivalità nascosta che fino a quel momento Sae aveva solo potuto immaginare, ma che adesso vedeva in maniera molto, molto concreta. Thresh però non si dedicò troppo a Tarabas, voltandosi poi verso Sae mostrandole un sorrisetto malizioso, lo stesso con cui si erano salutati il giorno prima.
    Offrirei qualcosa anche a te mia cara, ma tu una casacca ce l'hai già... e con un nome importante stampato sopra per di più.
    Inarcò un paio di volte le sopracciglia, da come le parlava sembrava impaziente di vedere Sae in azione ma piuttosto sembrava particolarmente incuriosito da lei, perché più la fissava più si soffermava a guardarla ancora... che avesse capito qualcosa a proposito della meravigliosa notte appena passata?
     
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    La reazione di Marcus le strappò una piccolissima risata divertita. Iniziava a trovare stranamente tenero quel suo comportamento, forse perché somigliava più a quello di un vecchietto burbero che di un adolescente della sua età. Banner era sempre sul pezzo, si vedeva che era un professore che amava i suoi studenti e gli piaceva molto farsi coinvolgere nelle loro attività, di fatti gli fece un occhiolino di intesa, sollevando un pollice in segno di grande approvazione. Tarabas invece si mostrò colpevole di non aver provveduto a partecipare. Stava già pensando di chiedere ai suoi ragazzi di dargliene una di taglie forti, ma non aveva manco finito di pensarlo che il vocione familiare di Thresh alle sue spalle la fece raggelare sul posto. Non poteva farci nulla, non riusciva proprio a superare quel senso di timore primordiale, ed ancora di più perché non lo aveva sentito arrivare. Si voltò verso di lui, notando che era ben fornito di materiale da tifo della squadra. Notò la reazione di Marcus al suo cospetto e il sorriso molto forzato di Tarabas, facendo sentire la tensione in aria così densa che si poteva tagliare con un coltello. Il sorrisetto malizioso di Thresh in quel contesto la fece rabbrividire, indietreggiò con un sorriso forzato, fino a sbattere la schiena contro Tarabas. Si voltò verso di lui con un mezzo sorriso di scuse e poi si piazzò leggermente dietro all'uomo, senza però farlo sembrare troppo evidente. Tarabas era così grosso che riusciva a darle un minimo di senso protettivo, come se fosse stata una colonna dell'edificio.
    Sì ce l'ho qui, appena è ora mi cambio. Però... Cercò di far finta di non aver notato che la stava fissando incuriosito, e si allungò per prendere 2 sciarpe dalla sua spalle e sfilarle con un movimento fluido. Una se la mise sulle spalle, facendola penzolare lungo la giacca come se fosse stata una stola da prete. L'altra invece la porse a Marcus con un sorriso.
    Tieni, anche se non vuoi tifare, puoi metterla sullo zaino, ti aiuterà a non farti rompere le scatole dai fan sfegatati. A meno che non vuoi essere circondato da ragazze che usano la scusa del tifo per attaccare bottone. Era sicura che Marcus non avesse la minima idea dell'effetto che faceva alle ragazzine. Lo vedevano come un bel tenebroso carico di mistero, tutte a sognare di vederlo arrossire per una gentilezza, o a sognare di poter essere la crocerossina che può cambiare il suo modo di essere schivo e duro. Padre e figlio avevano già un bel mucchietto di fangirl che ridacchiavano fra di loro dopo essersi scambiati qualche commento sotto voce. Alcune ragazze le avevano fatte delle domande sul loro conto, curiose di saperne di più, visto che lei era una collega. La domanda più gettonata era se fosse vero che il professore Tarabas fosse vedovo. In effetti a ben pensarci in quel momento potevano perfino guardarla con estrema invidia visto che parlava con ben 4 figoni della scuola come se nulla fosse.
     
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    Marcus recuperò la sciarpa con aria curiosa, era evidente che il consiglio di Sae gli pareva piuttosto buono, e si meravigliò che scendere a patti in quel modo potesse effettivamente essere la soluzione migliore per non farsi infastidire dagli altri. Ovviamente non disse nulla, però. Tarabas notò immediatamente che effetto facesse Thresh su Sae, e si rivelò compiaciuto del fatto che era finita col nascondersi dietro di lui, fissando Thresh con un sopracciglio arcuato come a volerlo provocare. Il non morto però si rivelò indifferente, anzi sembrava davvero soddisfatto dell'effetto che faceva a quella donna. Terrorizzarla lo divertiva, era evidente. A quel punto Banner attirò l'attenzione battendo una volta le mani in maniera sonora e decisa.
    Non facciamoci distrarre dall'aria di festa, siamo comunque insegnanti, e prima della partita e degli allenamenti ci sono le lezioni.
    Ben detto Banner, ci rivedremo allora durante la pausa. Buona giornata a tutti.
    L'ultimo sguardo di Thresh fu ovviamente rivolto verso Sae, un pò come se si aspettasse di rivederla molto presto quel giorno, dopotutto il cubo si era attivato, quindi forse valeva la pena informarlo. Oppure no? Forse non era una buona idea fidarsi ancora di Thresh, e piuttosto avrebbe fatto bene a seguire unicamente il suo istinto, lasciandosi aiutare da quelli come Mike che sapeva per certo volessero solo il suo bene. Finalmente Sae poteva dire di avere delle opzioni. Anche gli altri si dispersero e vide Marcus allontanarsi con la sciarpa legata intorno ai fianchi, come le aveva consigliato lei. Banner invece la lanciò uno sguardo d'intesa, un pò come se volesse farle capire che aveva qualcosa da dirle, ma senza attirare l'attenzione degli altri. Entrando all'interno dell'edificio, Sae avrebbe incrociato lo sguardo con Dalamadur, che se ne stava a braccia conserte in un angolo ombroso della scuola, lontano dagli occhi indiscreti. In quel momento si rese conto che quel misterioso essere era l'unico che non aveva visto nelle sue visioni, né nel bene, né nel male. Forse perché, banalmente, non era riuscita a stringere nessun genere di legame con lui, forse neanche lontanamente entrare in contatto, quindi forse la cosa poteva risultare normale ad una prima analisi. Come c'era da aspettarselo, i ragazzi impegnati per la partita sarebbero stati esonerati dalle lezioni per potersi concentrare sugli allenamenti finali, quindi la giornata sarebbe stata piuttosto noiosa. Durante la pausa però, Sae avrebbe avuto modo di gestire molto bene il suo tempo proprio perché essendo tutti concentrati sulla partita, le possibilità che qualcuno la infastidisse o si dimostrasse curioso nei suoi confronti erano molto poche, aveva un grande spazio di manovra. Poteva cercare Thresh, Tarabas, Banner oppure dedicarsi ai suoi studenti: andare ad assistere agli allenamenti dove avrebbe trovato una gran folla, e dove avrebbe anche notato l'assenza di Mike, forse chiuso in bagno o nei spogliatoi a gestire l'ansia da prestazione. La giornata sarebbe stata sicuramente molto piena, e da come il cubo pulsava molto frequentemente di energia, Sae avrebbe capito che qualcosa bolliva in pentola.
     
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    Quando Banner batté le mani per attirare l'attenzione, Sae sussultò come se fosse scoppiato un piccolo petardi vicino. Riuscì a non farsi sfuggire nessun suono, e difatti sperò che non se ne fosse accorto nessuno. Era tesa non poteva farci nulla: perché Thresh la fissava? No, era sicura che percepiva chiaramente il cubo e la sua energia. Anche la volta scorsa aveva capito subito che aveva il cubo con sé. Colse la palla al balzo anche lei, salutando i colleghi per poi dirigersi verso le aule in cui avrebbe dovuto fare lezioni. Sorrise compiaciuta però nel vedere che Marcus aveva seguito il suo consiglio. Sembrava che la tollerasse più di prima, chissà magari avrebbe smesso di chiamarla "donna"? Aveva notato anche che Banner le aveva fatto un cenno, capendo che aveva qualcosa da dirle e sul momento dissimulò. Come di consueto fece le sue lezioni, e quando ci fu la lunga pausa, pensò che forse era bene andare a vedere che aveva Banner da dirle. Anche se le aveva praticamente proibito di usare il cubo, non si era tirato indietro nelle sue ricerche. Tuttavia, conoscendo l'abilità dell'uomo decise di lasciare la sua borsa con il cubo chiuso dentro il suo armadietto personale. Prima di recarsi da lui però si cambiò, indossando la casacca della squadra poiché dopo la sua bella chiacchierata con Banner sarebbe andata agli allenamenti. Era suo dovere prepararsi con loro. Si recò nel suo solito ufficio a cui bussò educatamente, aspettando il suo permesso prima di entrare. Si sentiva sovrappensiero, non riusciva a smettere di pensare a quel dannato cubo che pulsava di energia. Era ormai più che evidente che ciò che doveva fare era tutto concentrato in quella scuola. Chissà cosa voleva farle capire? Non andò da Thresh perché le aveva espressamente fatto capire che prima di poter avere un nuovo aiuto, doveva portargli qualche informazione come merce di scambio su Tarabas e su Marcus. Non gli aveva detto che aveva percepito il ragazzo nei suoi viaggi astrali, non era sicura di doverglielo dire: poteva essere il suo aiuto disperato in situazioni pericolose. Il suo asso nella manica se Thresh si sarebbe spinto troppo oltre. Forse era meglio che non sapesse che Marcus vegliava su di lei in un certo senso.
     
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    Avanti avanti.
    Rispose entusiasta Banner, sempre pronto ad aiutare i suoi ragazzi. Quando Sae entrò, lo trovò immerso nel suo classico, caotico disordine, dove un sacco di libri, appunti e dossier se ne stavano accumulati e accatastati in giro seguendo un ordine che solo lui poteva capire. Quando alzò lo sguardo verso di lei, il professore le sorrise amichevole, sistemandosi gli occhiali mentre con un cenno la invitava a chiudersi la porta alle spalle.
    Sei venuta, bene. Avevo una cosa da darti.
    Mentre Sae si avvicinava a lui, Banner avrebbe rovistato nella sua scrivania tirando fuori una scatola sigillata da una sorta di lucchetto magico. Lo risolse lui sfruttando una formula che Sae non riuscì a comprendere, ma che memorizzò con la sua esperienza. Non poteva capire cosa stesse facendo Banner, ma riuscì a leggere i movimenti del suo spirito, e assimilarli in sé. Un pò come diventare capace di risolvere un cubo di Rubik senza però sapere come. Dalla piccola scatola, Banner tirò fuori un ciondolo simile ad un bracciale con sopra attaccata una pietra dal colore chiaro. Il metallo che lo componeva era lavorato in maglie molto eleganti, ma non sembrava del normale materiale da gioielleria: era probabilmente una lega di mercurio e argento mescolati ad altri materiali per diventare molto resistenti e fornire circuiti magici agevolati. La pietra su di esso invece aveva una forma romboidale con due estremità argentate sopra e sotto. Il cristallo era perfetto, levigato alla perfezione, al suo interno c'era una luce molto tenue di un azzurro chiarissimo, con al centro un nucleo bianco ma non accecante. Banner la mostrò a Sae, allungandola verso di lei per potergliela consegnare.
    E' una pietra della memoria. Se è azzurra, significa che non c'è nessuna memoria sigillata al suo interno. Se è rossa invece, significa che al suo interno c'è conservato qualcosa. Più il rosso è intenso, più i ricordi in esso contenuti sono intensi.
    Stava per lasciargliela, quando gli tornò in mente qualcosa, stringendo la pietra tra le dita per poter completare il discorso prima di dargliela.
    Se è nera... non toccarla direttamente, e riportala subito da me. D'accordo?
    Il suo sguardo non sembrava preoccupato, quanto più apprensivo nei suoi confronti.
     
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    Quando varcò la soglia, e lo vide immerso fra i suoi libri ed i suoi appunti nel disordine, riuscì a capire perché si era fatta affascinare da Banner: le ricordava maledettamente tanto Jacob, e le litigate che facevano quando lei entrava nello studio e gli rimproverava di non sapersi organizzare. Si avvicinò all'uomo curiosissima, e lo vide mentre prendeva una curiosa scatolina chiusa con un sofisticato blocco magico, aprendolo come se conoscesse a memoria la combinazione, riuscendo ad aprirla anche ad occhi chiusi. Sae si avvicinò a fissare l'oggetto che vi era contenuto, un ciondolo dalle pietre che le trasmettevano capacità uniche, sebbene ancora non avesse capito di cosa si trattasse. Quando le rivelò che era una pietra della memoria, lo guardò stupita. Era più che convinta che Banner non gliela volesse dare. La volta scorsa non sembrava per niente d'accordo sul fargliene avere una, come se temesse che Sae si gettasse in chissà quale casino pensando di essere al sicuro con quell'affare addosso. Le spiegò il significato dei colori di essa. Era semplice, ma quando l'uomo tirò fuori un'altra opzione ancora, parlando di un colore nero dicendole di non toccarla, lo guardò in ansia.
    P-perché? Che significa se è nera? E come faccio a non toccarla se la sto indossando? Glielo chiese perché il colore che la sua mente gli associava era delle più nefaste ipotesi. Inoltre il mistero con cui le stava dando quel monito le metteva addosso una gran strizza. Era come se desse per scontato che avere a che fare con Thresh l'avrebbe sicuramente fatta diventare nera, per magari qualche strana possessione? Non ne aveva idea, ma il suo viaggio per salvare il marito sembrava complicatissimo.
    In ogni caso, ti ringrazio, non credevo che me ne avresti fatta una. Quando ne abbiamo parlato mi sei sembrato molto contrario. Lo guardò negli occhi interrogativa, chiedendosi perché mai avesse deciso di crearne una per lei. Forse Tarabas gli aveva detto che gli aveva dato la sua collaborazione per scoprire qualcosa su Thresh?
     
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    Banner scosse il capo, cercando di rassicurarla.
    No, no, tranquilla, anche sa la indossi devi toccarla con una decisa volontà energetica per farla funzionare, non succederà niente di imprevisto e non è nulla di grave, solo che potrebbe sovraccaricarsi, tutto qui.
    Non c'era davvero nulla di cui preoccuparsi, era uno strumento complesso e prezioso, ma innocuo. Sae fu sorpresa di ricevere quel dono e mentre decideva come giustificarsi, Banner si lisciò la nuca imbarazzato: era chiaro che i loro trascorsi avevano avuto delle conseguenze anche sul rapporto che li univa, quindi stava cercando di fare la cosa giusta ragionando in maniera più matura. Sae riuscì a leggere un'energia spirituale molto tranquilla in lui: non la stava ingannando né cercava di rassicurarla, voleva solo dimostrarle che ai suoi occhi non era più una debole donna vittima degli eventi, ma la considerava un'amica che poteva e voleva aiutare in caso ne avesse avuto bisogno.
    Lo so, è un modo per chiedere scusa: ti ho trattata come una bambina su questo argomento, cercando di proteggerti a tutti i costi quando in realtà sei un'insegnante, qualificata anche più di me probabilmente. So che non ti ficcheresti in strani guai senza pensarci bene, quindi sono sicuro che ne farai un buon uso.
    Certo, in che guai poteva ficcarsi una come Sae? Scendere a patti con un pazzo non morto? Tentare di comunicare con un Dio esterno? Ficcarsi in una relazione pericolosa con un alunno? No, non era proprio da lei. Escluso questo però, Banner non le avrebbe davvero dato l'idea di avere secondi fini o frasi lasciate a metà. Non era influenzato dalla volontà di nessuno, semplicemente pensava che in quel modo avrebbe potuto dimostrare che poteva esserle utile, e non un semplice muro da provare a scavalcare in ogni modo. Le lasciò lo strumento e Sae ne avrebbe subito percepito la fattura pregevole: forse le sarebbe tornato davvero utile, se non altro poteva considerarlo una preziosa merce di scambio.
    Allora, come vanno le cose? Tua figlia sta bene? Ho sentito dai ragazzi che hai superato la tua paura di Carnovash... non so se sia un bene o un male, ma se non altro ti aiuterà a stare più calma nella scuola.
    Ah, quanto si sbagliava. I ragazzi ne parlavano bene perché li vedevano spesso sparire assieme, ma ignoravano completamente che in realtà la povera Sae non aveva mai smesso di tremare davanti a Thresh.
     
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    Sae tirò un sospiro di sollievo alle rassicurazione di Banner, da come ne aveva parlato era sembrato che se la gemma fosse diventata nera sarebbe stato per via di cose molto pericolose. Gli volle credere, quindi prese l'oggetto nelle mani guardando anche la bellezza di tale strumento: Banner era davvero molto abile. Tirò fuori la sua collanina dorata su cui c'era già un ciondolo che portava la foto di suo marito, e ci mise vicino quello di Banner per poi far scorrere sotto la maglietta la collana. Le parole di scuse di Banner fecero davvero un immenso piacere a Sae, difatti non riuscì a nascondergli una occhiata di affetto. Si sentì poi un pochino in colpa per le sue ultime scelte fatte, ma non aveva potuto fare altrimenti, ci aveva pensato molto, ma si era accorta che le altre strade non stavano dando i loro frutti, e dopo ciò di cui aveva discusso con Thresh, ovvero sul fatto che il marito fosse morto in Spagna per quel tragico evento, capì che non erano bugie, che suo marito era davvero messo malissimo. Quei cadaveri le avevano mostrato l'orrore vissuto e non potevano essere un costrutto di Thresh, oppure sì?
    Grazie Banner, significa molto per me. affermò portandosi la mano sul ciondolo appena ricevuto, ma non si riferiva ad esso, ma al fatto che Banner aveva deciso finalmente di trattarla come una amica e non come una sciocca pazza che doveva farsi gli affari suoi.
    Aurora sta bene, sembra che quell'avventura strana per lei sia solo stato un gioco. Ma temo che anche lei stia iniziando a sviluppare facoltà medianiche sai? Sono ancora molto acerbe, ma vedo già i primi sintomi, ahimè. Le venne voglia di parlare ancora di Aurora, ma cercò di darsi un freno, sapeva che non era piacevole per chi non avesse figli sentire chiacchiere sui propri pargoli. Difatti si concentrò sulle dicerie che avesse superato la paura di Thresh. Aggrottò la fronte e fece un piccolo verso frustrato.
    No per niente! Quell'uomo mi fa una paura fottuta, ma sono costretta a collaborarci per la squadra, faccio di tutto per non darlo a vedere. E come se non bastasse quel bastardo sembra goderci nel vedermi così spaventata da lui. Lo fa apposta, ogni tanto mi dice frasi inquietanti solo per vedermi sbiancare. E' uno spocchioso, arrogante, bulletto! Forse sono più abituata alla sua presenza, ma questo non significa che mi è passato tutto. Mi consola solo il fatto che quando ci sono i ragazzi si concentra su di loro e posso tirare un sospiro di sollievo. Mentre parlava di lui aveva incrociato le braccia in un gesto automatico, non poteva farci niente, quell'uomo la metteva sulla difensiva anche quando non era lì con lei.
    Senti ma a proposito di tizi grossi. Tu sei uno stretto collaboratore di Tarabas giusto? Ecco, volevo chiederti cosa sai su di lui. Mi è capitato di entrarci in contatto e le mie facoltà medianiche mi hanno mostrato qualcosa di strano. Non riesco a capirlo per bene perché lui fa di tutto per non farsi toccare, esattamente come il figlio. Ma ho visto qualcosa di non umano. Non sono riuscita a vederlo bene perché è durato un istante, ma è stato lampante. Non so se sia per qualche dote combattiva che ha, ma il primo impatto mi ha fatto pensare ad un essere celestiale. Sì lo so sembra assurdo, o forse no, dicono che gli angeli siano molto belli e loro... beh... Insomma, te ne sai niente?
    Le sembrò imbarazzante ammettere che trovava attraenti padre e figlio, quindi tagliò subito corto in cerca di informazioni. Sia per sé che per quel maledetto bulletto non morto che si divertiva a tormentarla.
     
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    Fu piacevole scambiare quattro chiacchiere con lei in tutta tranquillità, la ascoltò entusiasta e fu difficile vedere uno sguardo dispiaciuto quando Sae parlò delle abilità di sua figlia: per uno come Lyman vedere delle medium crescere e sviluppare poteri poteva essere solo un bene. Le lanciò qualche risatina divertita nell'immaginarla terrorizzata da Thresh, si sentì confidente nel prenderla in giro solo perché anche lei dava l'idea di essere riuscita a trovare il giusto equilibrio per poterlo sopportare, quindi forse non era più così traumatico averci a che fare. Il discorso cambiò molto quando Sae iniziò a parlare di Tarabas e Marcus, attirando subito l'attenzione di Banner appena iniziò a parlare di loro.
    Celestiale?
    Le braccia conserte iniziarono a stringersi e sollevando la mano destra per sollevarsi il mento, Banner sollevò lo sguardo per cercare di ricordare qualcosa che potesse aver letto sul loro conto. Che fossero attraenti era inequivocabile, non ci trovò nulla di strano, ma il discorso di Sae sembrava celare una rivelazione.
    Effettivamente di suo figlio si sa poco, quindi tutto potrebbe essere, ma su Tarabas sono sorpreso... è un personaggio pubblico, la sua vita è documentata in maniera abbastanza approfondita, se si fosse rivelato un Angelo o un Semidio la gente se ne sarebbe accorta. E poi ha passato il grosso della sua giovinezza a studiare in tutto il nord Europa, forse hai confuso la sua sapienza con qualcosa di inarrivabile. Oppure è un commento per fargli il filo?
    Rese il discorso meno serio lanciandole una frecciatina e puntandole un indice inquisitorio addosso. Il fatto che sottolineasse che quei due non amavano farsi toccare era sospetto, perché le interessava così tanto entrare in contatto con loro due? Più che il sospetto era una mezza gelosia ad animare Banner, probabilmente, ma non volle farla sentire accusata più del necessario.
    In ogni caso: ti preoccupa la loro natura? Sembrano brave persone in fondo, anche se avessero ottenuto poteri strani non mi sentirei in pericolo. Comprendo la curiosità, certo, ma perché mai farsi gli affari di persone così riservate? Mi vengono in mente solo cose losche...
    Quel pensiero non era riferito a lei, ma Sae avrebbe dovuto necessariamente pensare che se Banner la pensava in quel modo, allora sicuramente Thresh aveva in mente qualcosa se aveva chiesto alla donna di indagare su di loro. Forse non voleva limitarsi a "cacciarli dal loro territorio", magari proprio come Sae quei due rappresentavano un boccone succulento per il perverso zombie che non vedeva l'ora di sfruttarli per i suoi scopi.
     
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    Era curioso vedere Banner che chiacchierava amabilmente del più e del meno, ma quando si trattava di informazioni su persone, o gli sembravano strane le domande, si chiudeva in se stesso. Lo si capiva dal fatto che si metteva braccia conserte e faceva domande. Probabilmente sapeva qualcosa ma non era sicuro di voler condividere l'informazione con lei. A quanto pare su Marcus si sapeva poco e niente e non le fu difficile crederla una cosa normale, dato che era un tipo molto schivo con chiunque. La incuriosì però scoprire che Tarabas fosse un personaggio pubblico, al punto che si ci poteva documentare facilmente su di lui. Quindi perché Thresh l'aveva mandata a indagare sul loro conto? Cosa cercava esattamente su di loro? Punti deboli? In che ambito poteva mai scoprire dei loro punti deboli? Se voleva sconfiggerli, non doveva scoprire come combattevano? Banner non sembrava del tutto convinto di ciò che gli aveva rivelato, al punto che le puntò il dito chiedendole se non gli stesse facendo il filo. Sae rise a quella battuta e rimase al gioco.
    E se fosse? Sei geloso? scherzò con lui, per mostrargli un lato leggero e all'apparenza spensierato.
    No, non mi preoccupa la loro natura. E' che... vediamo come posso spiegarti senza farti arrabbiare? Gli fece un occhiolino alla fine di quella frase per fargli capire che stava solo giocando, poi però si fece un pochino più seria, si grattò la nuca un poco in imbarazzo.
    Credo che a te posso dirlo. Quando ho conosciuto Marcus mi aveva dato una brutta impressione, mi sembrava il classico bullo violento, e mi ha praticamente spinta a volerne sapere di più, per capire se potessi aiutarlo. Quando ho scoperto che era il figlio di Tarabas, che invece si era mostrato così gentile e affascinante, mi era sembrato molto strano che il figlio fosse così brusco. Sottolineò la parola affascinante, guardandolo per scoprire se per caso gli suscitasse di nuovo gelosia, ma lo fece in modo giocoso senza secondi fini. Le piaceva punzecchiarlo, la aiutava a recitare la parte della Sae "normale".
    Quindi mi sono partiti i film mentali, ho pensato che Tarabas fosse una di quelle persone che in pubblico è amabile e affascinante mentre nel privato diventa un orco. Sarebbe stato normale che quindi Marcus fosse uscito fuori così bullo, poiché di solito è un comportamento nato da violenze domestiche. Ovviamente non avevo nessunissima prova per sincerarmene. Così quando Tarabas è venuto a vedere gli allenamenti, ho provato a "leggerlo", per capire che tipo di persona fosse realmente. Ed ho intravisto qualcosa su di lui e poi, un'altra cosa che mi ha un pochino allarmata. Se avesse notato che Banner era tutto orecchie, allora decise di rivelargli ciò che aveva voluto tenere per sè soltanto.
    Ho percepito una presenza che lo fissava, lo seguiva, e che mi ha ringhiato contro quando si è accorto che lo stavo leggendo. Mi era parso protettivo, ma spero vivamente di non essermi sbagliata. Ecco perché mi chiedevo se non fossero umani. Su Tarabas avevo visto una luce, per un momento avevo creduto di aver visto delle ali di luce, e una fiamma sul suo capo, una di quelle spirituali. Lui si è accorto di cosa stessi facendo, si è scansato, ma ha fatto finta di nulla. Mentre parlava mimava con le mani le forme che aveva visto, gli stava facendo una confidenza, ed alla fine lo guardò negli occhi, sperando che lui potesse avere qualche nozione che a lei sfuggiva.
     
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    Se in un primo momento Sae riuscì ad indispettire Banner con quel fare provocatorio da civettuola, ben presto lo costrinse ad abbandonare ogni tipo di distrazione, portandolo ad osservarla con grande attenzione mentre gli spiegava cosa fosse successo, e che esperienze aveva avuto con quei due. Lo sguardo del professore non sembrava inquisitorio, non voleva accusarla di niente: dopotutto era più che normale provare a usare i propri poteri solo per soddisfare qualche innocente curiosità. Il come avevano reagito le forze di Tarabas e come si era comportato Marcus con lei sembrava piuttosto insolito però, e senza ombra di dubbio ricadeva in quella sfera di inspiegabile che tanto affascinava gli studiosi dell'occulto come loro due. Tornò a lisciarsi il mento, per poi sistemarsi gli occhiali quasi come se volesse cambiare tono.
    Non serve che ti dica che non siamo più nel medioevo: angelico e lucente non sono necessariamente sinonimi di positivo e virtuoso...
    Volle esordire così, mettendola in guardia forse un pochino più del necessario, lasciandole intendere che non doveva soffermarsi sulle apparenze anche quando si trattava di energia spirituale. Dopotutto se Tarabas ci teneva tanto a nascondere la sua natura, doveva esserci un buon motivo. D'altro canto però, non potevano di certo mettersi a fare congetture gravose sulla base di una sensazione, e sospirando con aria più tranquilla Banner le spiegò il suo punto di vista.
    Tuttavia Tarabas mi sembra un tipo apposto, e suo figlio ha semplicemente l'aria di uno molto peculiare, che forse non gli dispiace apparire tanto eccentrico. Certo è però... che Tarabas quando ride e scherza mi ricorda un pò troppo me stesso quando devo fare il finto tonto. Con la differenza che lui è finito stampato sui scaffali delle librerie... uff, che ho sbagliato?
    Banner sembrava leggermente invidioso di Tarabas, forse c'era un pochino di rivalità tra di loro da quel punto di vista. Banner era un grande Alchimista ma aveva vissuto nell'ombra, era normale che fosse poco conosciuto. Tarabas invece aveva fatto l'esatto opposto, guadagnandosi la nome di un professore garbato, sveglio e preparato, un Alberto Angela moderno per essere poco modesti.
    Non posso fare a meno di chiedermi a cosa sia dovuta la loro presenza qui... intendo DAVVERO, la motivazione che nessuno ci ha detto. Può essere che qualcosa di grosso bolla in pentola e tutto è collegato. Il consiglio migliore che posso darti, però, è di parlarci di nuovo. Forse lo porterai a sbottonarsi di più e a fidarsi meglio di te. Magari è così evasivo solo perché suo figlio è una specie di mostruosità che gli altri guarderebbero con cattiveria, e vuole proteggerlo. O magari è il contrario... alcune cose non cambiano mai, la nostra è una società complessa, ma sei una tipa con cui è facile parlare, Sae. O almeno per me è così.
    Le sorrise allegro, un sorriso che sperava ci fosse una verità molto banale dietro tutti quegli eventi, e che potesse portare la scuola a ritrovare una serenità difficile da perpetrare quando uno come Carnovash andava in giro. Dopo quella sviolinata, però, un'idea gli passo per la mente e quasi sobbalzando di colpo le fece cenno di aspettare, tuffandosi nella sua montagna di appunti alla ricerca di qualcosa. Sfilò un quaderno con un sacco di pagine strappate dalla pila, dove mostrò il disegno di un grosso occhio che sovrastava un paesaggio confuso. Oltre ad esso c'erano alcune foto: una ritraeva un grosso occhio stilizzato dipinto su di un muro col sangue, posizionato abbastanza in alto da poter sovrastare chiunque rispetto a quella parete. L'altra foto invece sembrava una di quelle distorte e disturbate da un segnale scarsissimo, come se fosse stata scattata da una sonda mandata dall'altra parte dell'universo, ottenendo scarsi risultati. La foto mostrava l'immagine distorta di un grosso occhio rosso immerso tra nuvole dello stesso colore.
    L'occhio nel cielo di solito è un terribile presagio, le prove dimostrano che c'è uno scenario del genere all'Inferno, ma non si sa bene di preciso il motivo. Ma bisogna anche considerare che l'Inferno è un "cosmo chiuso" a differenza della nostra realtà, quindi potrebbe esserci una bella differenza. Se hai visto un occhio che ti fissa, potrebbe essere un brutto segno, ma non possiamo dare per scontato che sia necessariamente uno sguardo malvagio. La prossima volta che ti succede, stringi la pietra della memoria che ti ho dato per imprimere il ricordo al suo interno. Magari potrai mostrarmelo, e ti saprò dire di più.
    Oltre al buon consiglio, Banner le aveva dato un indizio molto importante su quello strumento, che prima aveva tralasciato: in una certa misura, e in chissà quale modo, era possibile "leggere" il contenuto di una pietra della memoria, anche se i ricordi non appartenevano al diretto interessato. Forse quello strumento si sarebbe rivelato molto più utile di quanto Sae non potesse immaginare.
     
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