Il Valzer dei morti

x Hina

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    Il sole era già calato da diverse ore oramai, una luna alta nel cielo illuminava la nebbia notturna di uno strano pallore spettrale. Faceva capolino timidamente da quelle nubi fitte, aveva già piovuto intensamente e probabilmente, avrebbe piovuto ancora e forte. Ma l'appuntamento non si poteva rimandare. Anche a quell'ora, con tutta la nebbia, Roma non si faceva trovare assopita, e per quanto più calme fossero le strade non erano mai silenziose. Thresh non le aveva dato molte istruzioni, si erano semplicemente incrociati per i corridoi e prima che potesse darle il tempo di fare domande le aveva già dato le spalle. Si erano dati appuntamento davanti alla fermata della metropolitana del Colosseo, un luogo divenuto sede del potere centrale e che non rappresentava più semplicemente un monumento a malapena visibile dietro l'alta muraglia del palazzo principale. Una donna come Sae attirava facilmente l'attenzione dei molti passanti di una zona tanto popolosa, e di sicuro più di qualcuno le aveva messo gli occhi addosso in maniera lasciva, senza concretizzare niente ovviamente, ma quegli sguardi erano più che sufficienti a costringerla a stare sull'attenti. Uno stato che Thresh avrebbe ritenuto assolutamente necessario per quella loro piccola operazione.
    Il Colosseo, per come lo conoscevano le persone un secolo prima, era diventato sostanzialmente una sorta di anima emblematica per quell'enorme palazzo del potere che lo circondava del tutto. Protetto da una barriera trasparente che lo rendeva accessibile da più posizioni, fungeva da ispirazione per chiunque varcasse la soglia di quell'enorme edificio. Le mura esterne ricalcavano quasi fedelmente la forma originale del Colosseo, ma in una chiave più solida, artificiale ed illuminata, e leggermente più grande ovviamente, sovrastata da una cupola che pur mantenendo lo stile classico si associava facilmente alla modernità dell'Impero. Una sorta di enorme chiesa tecnologica che ospitava le sfere più alte della nazione e inglobava quel tesoro mondiale che faceva da ispirazione per l'edificio stesso. Pochissimi avevano avuto l'onore di entrare lì dentro se non attraverso visite guidate, e ancor meno avevano potuto scorrazzare al suo interno senza un permesso speciale, o un accompagnatore. Per un Romano, o anche una persona che ne apprezzava il valore culturale, una simile visita era qualcosa di importante e prezioso. Associarla ad un'uscita al fianco di un tipo come Thresh forse non sarebbe stato il massimo per Sae.
    Quando si incrociarono per i corridoi, Thresh le aveva dato il luogo dell'appuntamento e un singolo comando: vestiti bene. Dal tono che aveva utilizzato, alludeva al fatto che doveva utilizzare un abbigliamento degno di una serata di gala. Che lo avesse detto con cognizione di causa oppure semplicemente perché voleva convincerla che quello era un appuntamento, era tutto da vedere, fatto stava che il non morto non fece diversamente: Sae lo avrebbe visto avvicinarsi da lontano, in maniera inconfondibile vista la sua stazza. I capelli pur rimanendo nelle loro tre inquietanti trecce artigliate erano più ordinati, e ammaestrati da un cappello nero stile borsalino. Un corpetto nero copriva la sua camicia grigia, in tinta con il resto del completo scuro. Intorno alla giacca portava una leggera sciarpa bianchissima che faceva risaltare la cravatta rossa al centro del petto. Come c'era da aspettarselo, il suo stile non venne affatto influenzato dall'eleganza del momento: sembrava quasi che il solito cappotto nero con cui si accompagnava avesse semplicemente subito qualche modifica, ma stesse mantenendo tutte le sue caratteristiche pittoresche. Le scarpe nere eleganti erano rivestite da placche in argento che ricordavano delle ossa, e la cintura così come anche i bottoni di panciotto giacca erano teschi d'argento dall'aspetto inquietante. Già, passare inosservati... bella sfida.
     
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    Sae non riusciva a capire perché Thresh fosse così sfuggente e non rispondeva alle sue domande, dicendole solo il minimo indispensabile, senza spiegarle nulla. Più che una collaborazione, sembrava quasi che stessero facendo qualcosa di molto losco, e che non dovevano rischiare di far sentire chissà che parole che potevano usare contro di loro. Alla fine Sae si arrese a quel modo di fare, dicendosi che se voleva scoprire qualcosa di importante al momento doveva solo dargli retta. Si diresse al luogo dell'appuntamento usando la propria auto. Anche se avrebbe pagato tanto per un parcheggio nelle vicinanze del Colosseo, ma almeno non rischiava di attirare troppo l'attenzione con il suo abbigliamento. Una donna elegante in metropolitana era ridicolo. Dato che Thresh le disse solo di vestirsi bene, poiché il luogo era il colosseo, sapeva che il suo completo giacca e pantalone non sarebbe stato sufficiente per essere elegante e all'altezza. Tirò fuori dall'armadio un abito che risaliva alla festa di fidanzamento con il suo adorato Jacob. Era un abito lungo con spalline sottili, un ampia scollatura sulla schiena, con uno spacco laterale che mostrava la coscia quando aveva il passo lungo. Non si vestiva in quel modo succinto da parecchio tempo, si sentiva un pochino a disagio, la sua scollatura era ampia, ma fortunatamente non essendo troppo abbondante di seno risultava elegante e non volgare. Portava sulle spalle uno scialle di colore rosso scuro, aveva un filo di trucco sul volto, preferì tenere i capelli sciolti così da coprire le spalle più o meno, limitandosi a tenerli perfettamente in ordine con qualche ciuffo arricciato. Anche se era arrivata in macchina riuscì comunque ad attirare l'attenzione dei passanti, aveva davvero l'aria di essere una diva del cinema, e qualcuno magari poteva chiedersi se non fosse qualche vip, dato il luogo in cui si trovavano. Sae si affrettò a raggiungere il luogo dell'appuntamento e quando vide Thresh avvicinarsi a lei, vestito incredibilmente elegante le crollò la mascella per lo stupore. Cercò di darsi subito un contegno, dando un piccolo colpo di tosse per schiarirsi la voce. Conciato in quel modo era meno spaventoso, stava dannatamente bene, e Sae se la prese con se stessa per aver pensato che forse le donne che cadevano ai suoi piedi non avessero tutti i torti. O almeno fin quando non le fu di nuovo vicino, la loro enorme differenza di stazza le incuteva sempre un grande timore, non poteva farci nulla.
    Vedo che allora le sai usare le camice. Cercò di smorzare quel timore con una battuta ironica. Dopotutto lo aveva sempre visto a petto nudo, che esibiva il suo fisico scultoreo forse per abbindolare o per spaventare, non riusciva ancora a capirlo.
     
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    Thresh fu molto più discreto di lei nel vedere come si era vestita, ma un occhio attento avrebbe notato subito quanto gli occhi grigi del non morto si fossero in realtà accesi di un bagliore tanto sinistro quanto affascinato. Sae era davvero una donna bellissima, forse non la più formosa delle ragazze alla Sapienza ma indubbiamente aveva un fascino affilato che Thresh non poteva assolutamente ignorare. Anche lui però, sfruttò l'ironia per nascondere l'immane attrazione che per un momento l'aveva assalito, e in una situazione diversa non ci avrebbe pensato due volte ad allungare le mani, anche solo per accarezzare la candida pelle che sfuggiva da quel tessuto nero così prezioso.
    Non piangere, puoi sbottonarmi quando vuoi...
    Commentò sibillino, sorridendo malizioso con aria chiaramente provocatoria. Sospirò subito dopo, prendendo il cappello e portandoselo sul petto con aria arresa, per non farla sentire troppo osservata si fermò di fianco a lei, fissando il Colosseo piuttosto che la sua scollatura, ma chiunque lo avesse conosciuto un minimo avrebbe capito dall'espressione contrita che stava facendo di tutto per resistere alle tentazioni. Nonostante i suoi modi di fare tipici, Thresh sapeva come essere rispettoso.
    Non ho potuto fare diversamente: in posti come questi ci tengono alla forma, e il mio contatto all'interno è uno che considera il decoro la regola più importante da seguire... non lo biasimo. Tu però, rischi di fargli venire un infarto...
    Il suo commento stavolta fu molto spontaneo e genuino, più che provocarla dava l'idea di dover sfogare in qualche modo i pensieri invasivi che stavano dilaniando la sua mente. Si voltò verso di lei ma per fissarla negli occhi, il suo sguardo era serio e voleva farle capire che il tempo dei misteri si era esaurito, e che ora dovevano agire saggiamente, considerata anche l'ora tarda.
    Dentro l'edificio che abbiamo davanti si trova l'obitorio penale dell'Impero Romano, un nome altisonante che serve a far credere che vengano semplicemente conservati cadaveri illustri, ma c'è molto di più... è una specie di museo degli orrori dove le alte sfere indagano personalmente su questioni strane e inspiegabili... forse li hai sempre immaginati come dei viziati pomposi, e lo sono, ma l'Imperatore e i suoi Monarchi sono anche grandi guerrieri, esperti di magia e nozioni occulte...
    Le fece capire dunque che quando c'erano questioni misteriose su cui indagare, e diventavano importanti molto velocemente, le cose passavano direttamente al controllo dei piani alti dell'Impero. Una filosofia in stile "i panni sporchi si lavano in casa", che fino a quel momento aveva riscosso discreto successo per un posto che si fa chiamare "impero". Dalla giacca che indossava, Thresh sfilò una lunga liquirizia nera ripiena di qualcosa che somigliava crema alla fragola che si portò subito tra le labbra. Lui non era un fumatore e le caramelle erano sicuramente più invitanti per lui.
    So per certo che dentro questo paese delle macabre meraviglie ci sia più di qualcosa trafugato dalle esplorazioni in Spagna. Se entrando in contatto con esse riuscissi a trovare anche solo una vaga pista, una mezza sensazione, potremmo dirci soddisfatti. Il mio contatto all'interno mi ha assicurato che oggi a quest'ora, vestiti in maniera impeccabile, saremmo passati inosservati e indisturbati. Non abbiamo molto tempo ma è la nostra occasione migliore.
    A quel punto le prestò il suo silenzio, forse per darle modo di fare le domande di rito, ma dal modo in cui aveva sottolineato il poco tempo che aveva a disposizione, forse si aspettava che Sae avrebbe fatto solamente i quesiti più importanti e urgenti. Al fine di incoraggiarla, Thresh le offrì una di quelle lunghe liquirizie che dall'odore sembravano davvero buone...
     
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    La risposta sfrontata di Thresh le strappò un verso divertito e stizzito allo stesso tempo, uno di quelli che sembrava nascondere un "come no?".
    No grazie, ti preferisco vestito.
    Rispose con un tono che rimase però sul ironico. Non poteva di aver superato la sua avversione verso di lui, ma sul momento era come se fra i due ci fosse una sorta di tregua. Fu anche tentata di aggiungere una battutina che volesse dirgli che alle volte anche i vestiti contribuivano a qualcosa di eccitante, ma era sicura che Thresh avrebbe colto la palla al balzo per flirtare ed era l'ultima cosa che voleva. Thresh le spiegò che era stato il suo contatto a spiegargli di doversi vestire per bene, ed il suo complimento per un momento fece abbassare lo sguardo su di sé e si coprì meglio con la stola, meglio non attirare attenzioni indesiderate.

    Sì lo so, ammiro molto i monarchi, non è un caso che una popolazione così vasta si affidando a loro. Non li biasimo se vogliono studiare dei fenomeni che potrebbero mettere in pericolo la loro città. Ovviamente Sae si riferiva al fatto che sapeva che i monarchi fossero dei guerrieri e degli esperti di magie e occultismo. Ciò che non sapeva era che potessero nascondere qualcosa di più complicato di un obitorio scomodo. Le successive informazioni le fecero capire che non c'era nessun invito per loro ufficiale, e che sicuramente dovevano infilarsi nei posti che volevano di nascosto. Sae si passò una mano sul volto sospirando, beh non poteva sperare che un professore avesse libero accesso a dei cadaveri che ritenevano "importanti". Si era abituata così tanto a piangere una tomba vuota, e a parlare con Jacob come se il suo spirito potesse vederla sempre, che non pensò subito al fatto che magari lì in qualche frigo ci potesse essere il corpo di suo marito. Guardò un punto vuoto davanti a lei, stringendo la mano sulla stola, deglutendo a vuoto. Forse finalmente poteva vedere il corpo di Jacob, ma allo stesso tempo temeva di vederlo perché ciò significava dare una totale conferma alla sua morte e non aveva idea se fosse pronta a quell'evento. Strizzò gli occhi e prese un profondo respiro, doveva andare fino in fondo per lui, per il suo amato Jacob. Sae accettò l'offerta della caramella, sicuramente l'avrebbe aiutata a distendere i nervi.
    Significa che c'è una sorta di festa in cui fingiamo di partecipare? Sai già dove andare o stiamo facendo praticamente i 007 dell'occulto?
    Diede un piccolo morso alla caramella e solo in quel momento Thresh avrebbe potuto vedere tutto il nervosismo che animava la donna.

    MMM buona. Che marca è?
    Chiese distrattamente, pensando di prenderne qualcuna per Aurora, a lei sicuramente sarebbero piaciute molto quelle caramelle.
     
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    Nonostante il modo in cui ostentava sicurezza e cercava di sciogliersi con lui (più per tenergli testa che altro) non riuscivano a coprire l'ansia e il timore che animavano Sae in quel momento. Thresh la fissò con attenzione, cogliendo quei sudori freddi e quei sospiri incerti, ed era molto difficile dire se fosse spaventata più dall'idea di infiltrarsi in una struttura governativa senza permesso, o quella di vedere finalmente il corpo di suo marito. O ciò che ne restava, probabilmente. Thresh non volle infierire e anzi, deviò subito il discorso quando si presentò l'occasione sorridendole nuovamente malizioso così che potesse dimenticarsi la sua ansia per ricordare chi fosse il suo vero nemico.
    Sono artigianali... tene porterò un pò.
    Si concesse un altro morso di quella caramella, ma non la lasciò sprofondare nei suoi pensieri, riprendendo subito a parlare per dissipare anche gli ultimi dubbi.
    Nessuna festa... in simili strutture le etichette sono importantissime, so che perfino alcuni operai edili si sono dovuti presentare qui in giacca e cravatta per poter effettuare i lavori di ristrutturazione, altrimenti non li avrebbero fatti entrare. Come ho detto: i Monarchi amano essere pomposi...
    Mentre lo diceva, riportò il cappello in testa e diede una sistemata alla giacca per farle capire che non scherzava affatto. In quel posto era molto più strano andare in giro con abiti casual che con vestiti appariscenti come quelli che indossavano. L'eleganza era un requisito fondamentale e alcune scolaresche in gita erano state divise perché alcuni ragazzi si erano rifiutati di vestirsi in maniera adeguata e li avevano lasciati fuori. Luoghi del genere non erano diversi da tempi sacri, per l'Impero di Roma. A separarli dall'entrata c'era solo una strada da attraversare, molto ampia ma non troppo trafficata, il semaforo scattò sul verde molto velocemente e quando lo fece, Thresh allungò il gomito verso Sae, offrendole un punto di appoggio. Non si aspettò che quell'invito venisse accolto ma questo non gli impedì di portarlo avanti.
    So che sai essere discreta, non ti farò raccomandazioni inutili. Ricordati solo che sono qui per aiutare... abbiamo stretto un patto, ricordi? E io mantengo sempre la mia parola...
    A quel punto avrebbe avanzato a passo spedito, guidandola o facendole da apripista in funzione del fatto che Sae avesse accettato o meno il suo galante invito. In caso positivo, avrebbe avuto un assaggio di quanto possente fosse quell'uomo dietro le giacche e gli abiti pomposi: il suo fisico era come una statua di marmo, tutt'altro che gelido, e già prima aveva avuto modo di assaggiare il calore delle sue dita, quindi sapeva che non aveva a che fare con un affascinante bambolotto. Nonostante la sua stazza, Thresh sapeva mantenere un passo assolutamente equilibrato per una donna con scarpe scomode, offrendole un sostegno totale e invidiabile, sembrava quasi che avesse preso velocemente le misure delle gambe di Sae con un solo sguardo. Oltre ad essere un occultista esperto, era anche molto bravo con l'anatomia, questo era innegabile. Una volta vicino all'entrata, l'inquietante omone cambiò gradualmente direzione, iniziando a circumnavigare l'immane edificio dirigendosi verso una delle uscite di emergenza secondarie. Appena furono vicini, la porta si aprì da sola senza bisogno di inviti o chiamate, e fece capolino dal suo interno una figura se possibile ancora più inquietante di Thresh: una sorta di uomo falena coperto da una sottilissima pelliccia nera, occhi enormi e blu caratterizzati da una bioluminescenza simile a quella che veniva dalla cavità all'altezza della sua gola, simile ad una bocca, che però aveva un colorito giallastro. Aveva una stazza simile a quella dell'accompagnatore di Sae, ma vagamente più longilinea. Indossava un enorme panciotto bianco fatto su misura, abbinato con un paio di pantaloni dello stesso colore, tuttavia pur essendo capi fatti su misura non si adattavano benissimo alla sua fisionomia e c'era un discreto stacco di nero tra il panciotto e i pantaloni. A spezzare la pelliccia quasi completamente nera, c'erano dei peli molto più folti simili a dritte e squadrate piume intorno alla testa e al collo, che si muovevano ritmicamente come le orecchie di un cane che sta sull'attenti. Quando si muovevano, emettevano un suono sibillino, a metà tra il fruscio del vento e il battito d'ali di un insetto. I suoi occhi enormi passarono prima da Thresh e poi verso Sae, su di lei si assottigliarono vistosamente. Non si muoveva di scatto, era molto pacato ma il suo aspetto era decisamente inquietante. A contraddistinguerlo c'era un fortissimo accento slavo.
    Voglio sapere anche il suo nome. Se mi ritroverò nei guai vi venderò senza pensarci due volte.
    In tutta risposta, Thresh scosse il capo, rispondendogli senza la minima esitazione.
    Puoi scordartelo, hai il mio. Vendi pure me ma lei non è mai stata qui.
    Con disappunto, l'uomo falena fulminò con lo sguardo Thresh, avvicinandosi poi a Sae: nel farlo dalla sua inquietante bocca uscì una sorta di pungiglione ricurvo, nero come la pece ad eccezione di qualche centimetro sulla punta, era molle sull'estremità come una sottilissima proboscide. Sembrava quasi volesse attaccarla ma in realtà bastò semplicemente osservarlo per capire che la stava semplicemente annusando. Ritirò il pungiglione ringhiando con disappunto, ma si scostò rapidamente dalla porta per lasciarli entrare.
    Tsk... ruffiano cascamorto...
    In un modo o nell'altro, forse senza che Sae se ne potesse rendere conto, Thresh la stava proteggendo oltre che aiutando.
     
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    Caramelle artigianali, ecco perché erano così buone. Sae lo guardò incuriosita, quello zombie diventava un mistero ogni volta che scopriva qualcosa di nuovo su di lui. Gli piacevano le caramelle, era testardo e prepotente, voleva sempre avere l'ultima parola... in poche parole un moccioso gigantesco, un spaventoso moccioso gigantesco. Si tenne per sè quel pensiero, mentre Thresh le spiegava che non c'era nessuna festa, allarmando un poco la donna che intuiva che la faccenda sarebbe diventata molto più complicata, poiché non potevano nascondersi nella folla (almeno lei) o fingere di essere arrivati in una zona sbagliata alla ricerca di un bagno. Però esigevano sempre un abbigliamento molto formale ed elegante, curioso che pretendevano una tal cosa anche su degli operai. Era forse un modo per avere una sicurezza in più? Così da avvistare subito chi non si era informato sul colosseo?
    Ma dai, perfino gli operai? E le misure di sicurezza?
    Cercò di immaginarsi dei muratori vestiti eleganti, con tanto di casco protettivo e cazzuole in mano sporchi di polvere e cemento, e li trovò estremamente buffi. Quello però non era il momento di lasciarsi andare a pensieri divertenti per distrarsi dalle forte emozioni che avrebbero colto la donna da lì a poco. Essendo molto preoccupata ed avendo nel cervello un tarlo insistente che le diceva che forse avrebbe visto Jacob, il corpo di Jacob, mise totalmente da parte il suo orgoglio contro il non morto e si agganciò al suo braccio, così da farsi guidare da lui, poiché era sicura che con la testa fra le nuvole si sarebbe persa sicuramente. Si limitò ad annuire alle parole di Thresh, dopotutto era sicurissima che voleva vederla in azione, e se lo sapeva era perché aveva origliato la sua conversazione con Nefertiti. Questo non lo rese meno spaventoso ai suoi occhi, ma almeno sapeva che non aveva intenzioni di sbudellarla o umiliarla, per lo meno non in quel posto. Man mano che andavano avanti, Sae si sentì come se si fosse aggrappata ad una colonna di marmo di un treno che la accompagnava verso la loro destinazione. Se avesse sollevato i piedi da terra per farsi trasportare appesa, probabilmente lui non se ne sarebbe manco accorto continuando a camminare come se niente fosse. Quando arrivarono a destinazione, Sae si ammutolì mentre osservava il loro interlocutore, una tiranide che lavorava al colosseo era curioso. Solitamente quel tipo di creature preferivano la natura, lavori che avessero a che fare con essa. Rimase tutto il tempo ferma, agganciata al braccio di Thresh, come se avesse avuto paura che mollandolo sarebbe sprofondata in qualche abisso. Trovò strano che Thresh aveva voluto proteggere la sua identità, non sapeva se doveva trovarla una cosa positiva, o se era sinonimo di enormi guai in cui si stavano andando a cacciare. In ogni caso Sae era tesissima, ma riusciva perfettamente ad emulare la cosa con la sua tipica faccia inespressiva. Non osò nemmeno parlare, così che non avrebbe dato altri indizi sulla sua identità alla tiranide come il timbro della voce. Doveva accontentarsi del suo odore mischiato ad un profumo prelibato che si era spruzzata addosso per l'occasione.
     
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    Quando l'uomo falena diede loro le spalle allontanandosi di qualche passo, Thresh le fece cenno col braccio di seguirlo, tenendola ancorata a sé ricambiando un pò il gesto che aveva inconsciamente compiuto Sae con lui. Adorava starle attaccato, gli ricordava quell'intenso momento che avevano condiviso in bagno, e anche se non era stato particolarmente passionale, l'odore e il sapore di quella donna riuscivano ad inebriare la mente del non morto. Ancora una volta mantenne la calma ma la tentazione di saltarle addosso mentre era così spaurita e vestita in maniera tanto provocante fu enorme.
    Ricordati i patti: noi dentro, tu fuori, non voglio che ficchi la tua proboscide nei miei affari.
    Si e anche tu non scordarti la parte fondamentale: entrate, cercate e uscite. Non vi concederò molto tempo. Posso prevedere quando si muoveranno i miei colleghi, ma non un eventuale arrivo di Zaborg... lui non si annuncia mai.
    Il timore dell'uomo falena rivolto all'uomo più veloce del mondo era più che giustificato. Ma Thresh non si lasciò intimorire da quella possibilità. Seguirono quell'inaspettato cicerone per i corridoi secondari degli uffici del Colosseo, e non c'era una singola cosa che non avesse un valore inestimabile da quelle parti: busti dei Monarchi, quadri riguardanti la terza guerra mondiale, antichi progetti trasformati in reliquie, solo mettere piede dentro quel posto era come viaggiare dentro a un museo, Sae neanche poteva rendersi conto di quanto fosse fortunata al momento, e al tempo stesso in pericolo ovviamente. Ad un certo punto giunsero davanti a degli ascensori rinforzati, chiaramente costruiti con sistemi di sicurezza e di salvataggio indispensabili in caso di attacchi inattesi. Lì, Sae ebbe la conferma che Thresh non l'aveva presa in giro: persone che camminavano tranquillamente per i corridoi con documenti importanti in mano e altri strumenti da lavoro sfoggiavano abiti preziosissimi e vistosi. Le donne erano eleganti e affascinanti, così come gli uomini. Sembrava quasi che fossero tutti di bell'aspetto lì, e forse anche il loro amico falena per gli standard di una Tiranide doveva essere considerato affascinante. Quest'ultimo utilizzò una tessera magnetica per sbloccare l'ascensore e non diedero nell'occhio. Una volta dentro Sae poté tirare un sospiro di sollievo perché nonostante fosse da sola in una stanza con due omoni impressionanti c'era abbastanza spazio per farla respirare. La capsula dell'ascensore aveva un lato in vetro che dava verso l'interno della struttura, dove era conservato il Colosseo originale: anche protetto da quella barriera trasparente era immane e meraviglioso. Al centro della sua forma si sollevava una scultura più recente: un mondo tenuto a mezz'aria all'interno della quale si trovava una statua di Caius in persona, seduto sul suo trono, circondato dai busti dei suoi fedeli monarchi. All'impero piaceva fare le cose in grande. E mentre l'ascensore scendeva, si ritrovavano nel sottosuolo, sotto al Colosseo, dove lo scenario cambiava radicalmente e sembrava di trovarsi all'interno di un laboratorio. La porta dell'ascensore si aprì ma l'uomo falena si fece subito avanti, fermando i due ospiti dentro l'ascensore mentre premeva il pulsante per bloccarlo e tenerlo fermo lì.
    Aspettatemi qui... vi aprirò l'ascensore da remoto quando sarà tutto tranquillo, voi dovete solo seguire il corridoio fino alla porta grigia, la troverete sbloccata. Chiudetela alle vostre spalle appena entrate e non apritela fino a che non torno a chiamarvi. Qualsiasi cosa succeda...
    Istruzioni chiare ma frettolose, sprovviste di ulteriori informazioni. Non disse neanche loro quanto dovevano aspettare, quindi quando le porte dell'ascensore si chiusero Sae rimase da sola con Thresh, sepolta sotto terra, con nulla a darle conforto se non la tiepida luce che veniva da dentro l'ascensore. Il non morto allargò un sorriso compiaciuto nel constatare che il fato li aveva voluti di nuovo da soli, lontani da occhi indiscreti.
    Quindi... ti piaccio di più vestito elegante? Avrei dovuto capirlo da come vieni vestita a scuola che sei una da completi...
    e sperava che Thresh non avrebbe colto quella situazione per flirtare, si sbagliava di grosso.
     
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    Sae continuò a rimanere in silenzio e cercò di rimanere impassibile, o almeno vista dall'esterno, perché quando la falena nominò Zaborg, per un solo attimo Sae strabuzzò gli occhi e strinse più forte le dita sul braccio del non morto. Tutti conoscevano Zaborg come un potentissimo monarca, farlo infuriare poteva fa fare loro una brutta fine, e dubitava che Thresh potesse tenere testa al monarca più veloce del regno. Ammesso che li avesse giudicati come nemici della nazione. Zaborg aveva la fama di essere di buon cuore, ma sapeva che non erano dei santi. Cercò di distrarsi guardando i vari cimeli che conservava il colosseo e le statue che abbellivano il posto rendendolo evocativo. Sollevò lo sguardo verso Thresh indicando con il dito le varie meraviglie.
    Dobbiamo portarci i ragazzi. sussurrò, riferendosi ovviamente ai loro studenti, si chiese per un momento se Marcus avrebbe criticato pesantemente le opere d'arte o se li avrebbe guardati con interesse, o se invece sarebbe rimasto impassibile a tutto, infondo quel ragazzo non era poi ciò che sembrava. Sae si fece molto attenta alle istruzioni dell'uomo, voleva essere precisa e ligia, non voleva rischiare che finissero nei guai. Una volta rimasti da soli, il momento di silenzio le ricordò che fra poco avrebbe potuto scoprire qualcosa su Jacob, sulle varie morti. Chissà se lui era lì conservato da qualche parte? Avrebbe potuto finalmente piangere la sua salma? Il cuore iniziò a battere forte nel petto, le sembrava di sentirlo fin dentro le orecchie. Voleva davvero vivere i ricordi degli ultimi momenti di Jacob e vederlo soffrire terribilmente? Poteva rimanere la stessa Sae di sempre dopo averlo visto? Il silenzio che venne interrotto da Thresh, rinsavì la donna che finalmente lasciò andare il braccio del non morto, incrociando le braccia sotto al petto, guardandolo con aria di sufficienza, la sua faccia tornò espressiva e sembrava volergli chiedere "ti sembra davvero il momento?". Però la sua ultima frase le diede da pensare, portandosi una mano sotto al mento. Le piacevano davvero i vestiti eleganti su un uomo? In effetti sì, li preferiva, ma se ci pensava bene, c'era un indumento in particolare che aveva sempre solleticato un fetish che non sapeva di avere: il camice. Forse era quello il motivo per cui aveva ceduto a Banner? Il suo fare gentile con quel camice che le ricordava vagamente il suo adorato Jacob. Sae aveva un fetish per i dottori, gli scienziati e tutte quelle figure da nerd in laboratorio? Aveva senso, dopotutto Banner era un alchimista. Arrossì leggermente nello scoprire una cosa del genere su di sé.
    Non allarghiamoci, stai bene vestito così, ma dire che mi piaci di più... non so se sia corretto.
    Cercò di essere gentile, le sembrava troppo brusco dirgli che fosse esagerato dire che le piaceva di più conciato in quel modo. Sperava che per lo meno avrebbe fatto capire che non era in vena di scherzare, ne tanto meno flirtare con un colosso inquietante.
     
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    Non tanto le parole, quanto più il tono di Sae gli fecero capire che non era in vena di scherzi, dunque il professore sbuffò ma senza fare facce offese, portandosi le mani nelle tasche assumendo una posa più colloquiale, stava chiaramente prendendo confidenza a stare con lei..
    Volevo solo stemperare la situazione, mi sembra già piuttosto seria... hai bisogno di concentrarti per usare i tuoi poteri, ricordi? Non siamo qui solo per recuperare un corpo...
    Fece qualche passo verso Sae, molto lentamente, fissandola dritta negli occhi alla ricerca del suo sguardo. Era provata, ma Thresh non era famoso per la sua pietà e in quel momento avevano bisogno di emozioni forti. Quindi se non aveva intenzione di assecondarlo, allora avrebbero fatto il gioco inverso.
    D'accordo, allora... parliamo di cose serie. Ci sono buone possibilità che a qualche porta di distanza ci sia quel che resta di tuo marito... che farai quando lo troverai? Non te lo faranno portare via da qui... anzi qui tu non dovresti neanche starci. Lo lasceresti confinato qui dentro fino alla fine dei tempi?
    Più si avvicinava, più il suo tono di voce si faceva profondo. Se Sae non avesse indietreggiato si sarebbe ritrovata quella montagna di muscoli addosso, e anche una volta contro la parete, Thresh non si sarebbe fermato, almeno non col corpo: piantò i piedi a terra, piegandosi in avanti e portando una di quelle grosse mani di fianco alla faccia di Sae, appoggiandosi al muro per poterla intrappolare. Altre volte erano stati in quella posizione, dove l'enorme stazza del non morto occupava così tanto il campo visivo della sua interlocutrice che Sae non poteva vedere altri se non lui, e quello sguardo inquietante acceso di un bagliore tenebroso e pericoloso.
    Se in cerca di risposte... ma sei pronta a sentirle? Se non fosse mai morto, ma fosse ancora intrappolato laggiù e quelli che senti sono solo echi di richieste d'aiuto? Lo andresti a cercare? Anche se significasse rischiare la morte? Ammesso che lì dentro si possa morire... oh, ammetto che sarebbe romantico immaginarvi come una poltiglia di carne uniti per l'eternità, ma cosa si prova a vivere in quel modo? O meglio... a esistere in quel modo?
    i piegò sempre di più verso di lei, come se volesse baciarla. Sae poteva sentire il suo respiro caldo scivolarle addosso, era come se la perversa lingua di uno spettro stesse seguendo la linea della sua scollatura a caccia di quel seno delicato ma invitante che a stento restava coperto dietro lo scialle. Non la sfiorò mai, se non col respiro, ma le fece sentire quanto maledettamente fosse davanti a lei in quel momento.
    Magari è perduto per sempre, e non resta niente. Né il corpo, né l'anima, né lo spirito, e quelli che hai sentito non sono che i lamenti di una mente disperata. Che farai a quel punto, Sae?
    Non era una domanda retorica, voleva davvero una risposta. E quella si, che sarebbe stata retorica.
     
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    Sae purtroppo non poteva farci niente, per lei quella avventura aveva un peso molto diverso sul cuore rispetto a Thresh. Per lui poteva essere divertente, poteva essere interessante, ma per Sae era profondamente diverso. Stava per scoprire se il suo adorato Jacob esisteva ancora, o se doveva piangerlo come sparito per sempre, anche dal mondo spirituale. Ecco perché anche provandoci, non riusciva proprio a scherzare o a far finta di flirtare con lui. Il solo pensiero di flirtare con Thresh le faceva venire i brividi, non poteva farci nulla, non era decisamente il suo tipo, per quanto potesse essere affascinante per qualcun'altra.
    Sì lo so, sto cercando di farlo... commentò stizzendosi un poco. Thresh passò all'attacco con le sue domande indiscrete e per Sae irritanti.
    Col cavolo, chiederei udienza ai monarchi per averlo. Rispose di getto, più perché rifiutava l'idea di doverlo lasciare lì per sempre, contava che la situazione sarebbe cambiata, chissà magari se risolvevano il mistero glielo avrebbero restituito senza problemi, dopotutto che se ne facevano di una salma che non serve più a niente? Ingenuamente pensava che potesse trovare un compromesso con i monarchi. Notò che Thresh si avvicinò a lei, e Sae cercò di allontanarsi con lo stesso tipo di passo, fin quando non incontrò la parete alle spalle. Thresh fece domande ancora più personali, che irritarono Sae di nuovo: dio quanto lo odiava! Come osava scavare così affondo nei suoi sentimenti? Come osava mettere a nudo le sue fragilità e danzarci attorno come un primate attorno al fuoco? Lo spinse, o almeno ci provò, sentendo tutto il peso di quel non morto, e sgusciò via da lui per togliersi dalla sua ombra. Lo guardò furiosa, se avesse potuto lo avrebbe picchiato per ricordargli quale fosse il suo posto, per sfogare la rabbia che le scatenava quando si impicciava così tanto dei suoi affari.
    Per chi mi hai preso? Farò anche l'impossibile per lui. E se dovessi scoprire che non esiste più, che non c'è niente da salvare... beh...
    Si perse con lo sguardo nel vuoto pensando che se non esistesse più nemmeno come spirito, non avrebbe avuto più senso vivere, ne tanto meno morire. Si sarebbe spenta totalmente, giorno dopo giorno fino a vegetare non riuscendo più a sentire nulla, una statua spenta e priva di emozioni, ecco cosa sarebbe diventata Sae. Perché scoprire che non esisteva più l'anima di Jacob non solo avrebbe messo in discussione tutto ciò che aveva imparato sulla vita e sulla morte, ma significava che non c'era alcuna speranza, non c'era niente per cui valesse la pena di vivere perché significava ammettere che esisteva il nulla, la morte totale di ogni cosa.

    ... ogni cosa non avrebbe più alcun senso. si limitò a dire solo quello, ma si capiva che sotto quelle parole c'era un mare di sconforto, di depressione. Sae però non si diede per vinta, lo aveva sentito, anche se c'era stato Banner come mezzo, lo aveva percepito. Se chiedeva aiuto, significava che c'era ed aveva bisogno di lei. Non si sarebbe fatta scoraggiare dalle parole sconfortanti del non morto.
     
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    Una cosa che quella donna sapeva fare maledettamente bene, era combattere. E non come farebbe un combattente qualsiasi, o un'invasore da un'altra dimensione. Sae sapeva lottare contro tutto, contro le parole di un malefico aguzzino, e contro il suo stesso sconforto. Quando finì di parlarle in quel modo, ricevendo simili risposte, Thresh dovette rimanere in silenzio perché se fino all'ultimo era sembrava colta dallo sconforto, ritrovò immediatamente la forza per continuare a credere, guardarlo in cagnesco e mandarlo metaforicamente a fanculo solo con lo sguardo. Il sorriso del non morto si allargò di nuovo, malizioso ma anche soddisfatto stavolta, e si staccò dal muro ridacchiando compiaciuto mentre tornava completamente eretto.
    Non ti ha colta neanche per un istante... lo sconforto, il pensiero di abbandonarti. Neanche un secondo. Forse il tuo cervello lo ha metabolizzato, ma il tuo spirito...
    Scosse il capo, lentamente, dava l'idea di essere sinceramente sorpreso da qualcosa che non si aspettava.
    ... il tuo spirito no. La tua conoscenza dell'occulto si sta spalancando solo ora eppure ci sono delle cose che sai quasi per istinto, o per un'esperienza tutta tua. Per una che non hai mai visto il vero abisso è... singolare.
    C'era una punta di ammirazione in quelle parole, ma per Thresh era troppo facile perdersi in quella figura longilinea per restare troppo in quello stato d'animo. Sae forse non si rendeva conto di quale effetto avesse su di lui, oppure invece sì ed era proprio per questo che lo temeva e lo respingeva con tanta fermezza. Cambiò tono e riprese il discorso senza lasciarle il tempo di intromettersi, portando la questione su fatti più interessanti.
    Ad ogni modo... no. A questo universo non esiste l'annichilimento. Non esiste la sparizione. Ogni cosa si trasforma, non può essere distrutta, quindi tuo marito DEVE esistere ancora, in qualche forma. Dobbiamo solo capire quale... gli altri possono dirti di no, ma tu lo senti. Questa è una prova tangibile più che sicura su cui fare affidamento.
    Thresh non poteva convincerla di essere pazza, e di sicuro non era la persona migliore per farle una simile diagnosi. Una lanterna ha un concetto di follia assai diverso da una persona normale, e per uno che non credeva neanche minimamente al caso, quella situazione era chiara come il sole, lapalissiana. Erano lì per una ragione, e presto lo avrebbero scoperto. Ma dato che il loro amico insettoide ancora non si faceva vedere, Thresh decise di incalzarla, non avvicinandosi stavolta ma fissandola abbastanza intensamente da farle capire subito che intenzioni aveva.
    Allora permettimi un'altra riflessione... questa è la nostra occasione migliore, più unica che rara... e non abbiamo avuto molto tempo per coltivare le tue abilità. Potresti riuscire a sentire qualcosa, ma non essere abbastanza forte da comprendere tutto.
    Afferrò i lati della sua giacca e la aprì, rivelando con un movimento di tensione quanto il suo fisico stesse bene vestito in quel modo, ma fosse anche maledettamente intrappolato dentro vestiti che contenevano appena le sue spalle. Ma il punto non era mettere in evidenza i suoi muscoli o il suo bell'aspetto: le tasche erano vuote. Niente lanterna, niente cubo, niente di niente. Alzò perfino il mento, mostrandole la gola marchiata dall'enorme cicatrice che aveva sul collo, stretta da quella cravatta elegante e che lasciava poco spazio a nascondigli segreti.
    Non ho potuto portare con me neanche mezza fiala, e per sicurezza non ho manifestato la mia lanterna. Ma io e te sappiamo come tirare fuori il meglio da quel tuo potere... con la bocca... con le mani... e con desideri che da troppo tempo non riesci a soddisfare. Se pronta a spingerti oltre? Io non ti permetterò di esitare...
    Sembrava quasi si stesse impegnando a farla suonare come una minaccia, ma era molto difficile quando in realtà stava semplicemente dicendo che non le avrebbe permesso di farsi frenare dal pudore o dall'incertezza. Al momento più concitato, Thresh non avrebbe esitato. L'avrebbe toccata ancora se necessario, come dentro quel bagno, o l'avrebbe strozzata con forza come quando avevano liberato Mike. Voleva ricordarle che quella non era una gita, e che parte del compenso per il suo aiuto consisteva anche e soprattutto in lei. Eccolo di nuovo, quel sorriso mostruoso sul volto, mentre metteva in mostra il suo corpo. Non nascondeva niente, no la ingannava, si limitava semplicemente a dirle cosa la attendeva, tentandola verso un patto faustiano degno del suo nome.
     
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    Sae aveva già passato la fase della depressione nera, ed aveva fatto solo del male alla sua piccola che aveva bisogno di lei. Non era stato facile, ma aveva imparato a lottare, che non doveva fermarsi e non doveva abbandonarsi a se stessa. Aveva imparato a tirare fuori le forze per le persone che amava e non sarebbe cambiato, perché anche se la morte li aveva separati, Sae amava ancora profondamente suo marito. Oltretutto Sae era convinta di alcune cose che riguardavano il mondo spiritico, certo non poteva dire di sapere tutto, ma sapeva che non doveva dare per scontato niente.
    Le mie abilità mi hanno insegnato una cosa fondamentale, ovvero che gli spiriti in un modo o nell'altro se hanno bisogno di aiuto cercano di comunicare in qualche modo. Quello che è successo non può essere un caso, non può essere frutto della mia mente, ho già superato quella fase da un pezzo ormai.
    Fece un piccolo sospiro quando Thresh ammise che anche lui pensava che non esistesse l'annichilimento, dandole quindi la prova concreta che prima la stava provocando. Quel suo modo di fare la mandava sui nervi, perché le sembrava che stesse cercando costantemente di manipolarla, e lei odiava una cosa del genere nel prossimo. E Thresh sembrava proprio uno che giocava tantissimo con i sentimenti delle persone, e per lei era una cosa riprovevole. Chi diamine credeva di essere? In ogni caso il suo discorso andò a parare verso tutt'altri lidi. Thresh le mostrò la giacca vuota, che non aveva niente con sé, ne il cubo e nemmeno le fiale che avrebbero potuto aiutarla a fortificare le sue abilità. Man mano che parlava, lo sguardo di Sae si assottigliava sempre di più, accusandolo dentro di lei, quando finì di parlare, le scappò una di quelle risate amare cortissime che lasciavano intendere benissimo che non le piaceva affatto l'argomento.

    Avrei dovuto aspettarmelo! Non vedi l'ora eh? Lo disse con un velo di disprezzo che non riuscì proprio a nascondere. Non poteva farci niente, sembrava proprio tutto organizzato fino all'ultima virgola. I bei vestiti, il posto sontuoso, niente fiale... tutto per avere uno strano appuntamento e infilarsi nelle sue mutande? La disgustava.
    Vediamo cosa troviamo, chissà magari l'aggeggio che mi hai dato potrebbe essere sufficiente. Affermò riferendosi a quel disgustoso piercing che le aveva fatto per stimolare le sue energie e farli funzionare al meglio. Sae cercò in tutti i modi di non sbottare e sbraitargli addosso che era solo un pervertito, che ogni scusa per lui era buona per umiliarla. Cosa diamine ci trovava di così divertente nel farlo? Tornò in silenzio, con le braccia strette al proprio corpo, era di pessimo umore, sembrava una teiera che ribolliva. Continuava a pensare che fosse tutto organizzato, magari non era vero che lì non si poteva andare, magari era già in accordi con qualche altro pezzo grosso, e glielo faceva sembrare losco e pericoloso, solo per abbellire la sua figura ai suoi occhi? Che essere disgustoso, non poteva credere che stava facendo tutto quello per scoparsela! Eppure era inondato di donne, che diamine voleva da lei?
     
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    L'espressione di rabbia e repulsione che gli lanciò realizzando dove andava a parare l'argomento non fece altro che divertirlo ancora di più, e anche mentre si sistemava la giacca volle sottolineare il punto della questione, un pò come a invitarla a considerare che quel motto non andava applicato solo ed esclusivamente per le cose positive.
    Nulla succede per caso, mia cara Sae...
    Neanche il fatto che fossero così incompatibili lo era, dal punto di vista di Thresh. Come anche il fatto che, a conti fatti, Sae non riuscisse a vedere nulla oltre il perverso manipolatore che Thresh ostentava con tanto vigore. Era molto brava con i vivi e con gli spiriti, ma comprendere i non morti per lei era piuttosto difficile. E ciò non poteva che essere un vantaggio per il professore. Non aggiunse altro, anche perché la porta che li teneva bloccati lì si aprì di colpo, rivelando un corridoio molto silenzioso dalla quale proveniva uno strano gelo. Davanti a loro c'era la famosa porta grigia nominata dall'uomo falena, e lo schermo elettronico di fianco ad essa mostrava chiaramente che fosse sbloccata. Lo sguardo di Thresh si fece serio e indicò col volto quella direzione, invitandola a sbrigarsi. Fu questione di pochi istanti: la pesante maniglia del portone blindato venne sollevata dal non morto, spalancata senza difficoltà e dopo aver permesso alla sua compagna di ventura di entrare, l'avrebbe richiusa alle loro spalle per bloccarla come gli era stato detto. Appena furono dentro le luci automatiche partirono con una leggera e rapida intermittenza, rivelando immediatamente una struttura molto articolata: sembrava una prigione, con la differenza che al posto delle bianche mura spoglie c'erano enormi armadietti pieni di documenti e su alcuni mobili anche dei computer che facevano da database, e al posto delle celle c'erano altre porte blindate con sopra dei codici alfanumerici, non dei semplici numeri facili da ricordare. Il posto era freddo, ma non gelato, era normale per un obitorio mantenere una temperatura bassa e forse cercando nelle varie stanze avrebbero trovato ancora più freddo. Se Sae avesse provato ad avvicinarsi ad uno dei computer per controllarli, Thresh l'avrebbe fermata, ma forse non ce ne sarebbe stato bisogno: appena misero piede dentro quel posto un gran numero di voci iniziò ad accavallarsi nella mente della donna. Erano tante grida di aiuto che si sovrapponevano, richiesta, desideri, voglie perverse, desideri folli. Era come stare dentro la mente di molte persone contemporaneamente, e sarebbe bastato per farla impazzire, o bloccarla sul posto. A farla rinsavire ci pensò Thresh: le avrebbe messo la sua giacca sulle spalle per aiutarla a combattere il freddo, ma non soltanto quello. Lui non lo soffriva e quella giacca oltre ad essere spaziosa era anche calda, impregnata dell'odore di quell'uomo che tanto odiava ma che di sicuro sapeva come rispettare un patto. Inoltre, la giacca aveva una vaga traccia del suo potere, cosa che fece tremare il piercing sul capezzolo ricordandole quanto inebriante e squisita fosse l'energia del Labirinto. Il potere era sufficiente ad aiutarla a potenziare le sue abilità, e con un minimo di forza di volontà avrebbe isolato quelle voci, riuscendo a tornare alla normalità o quasi. Indicando con lo sguardo i monitor, Faust mantenne un tono di voce basso, parlandole vicino all'orecchio come un'ombra alle sue spalle.
    Non siamo qui in cerca di dati... dobbiamo affidarci all'istinto, e poi di sicuro ci sono sistemi di riconoscimento facciale all'attivazione. Cerchiamo la sezione sull'incidente in Spagna, ho un presentimento...
    Più che un presentimento, una deduzione: la quantità di elementi da esaminare doveva essere non indifferente e di sicuro occupava una zona di quell'obitorio più grande e spaziosa. Avrebbero cercato dunque una "cella frigo" più grande delle altre, e non fu difficile visto che attraversato il primo lungo corridoio c'era proprio una sezione su più piani, più grande, piena di diversi tavoli da autopsia che risultavano sigillati da delle capsule in metallo. Per accedervi avrebbero dovuto scendere di qualche metro, così da poter entrare nella struttura divisa in piani dove c'erano strati e strati di corpi conservati nel metallo. Sembrava di trovarsi all'interno di un gigantesco cimitero le cui tombe non erano mai state scavate. Lì i pensieri si fecero più chiari: Sae poteva sentire una grande sofferenza, espressa attraverso una cantilena. Sembrava una preghiera... una preghiera in spagnolo. Thresh immaginò che il potere di Sae li avrebbe indirizzati verso il loro obbiettivo, quindi rimase a fissarla in attesa che percepisse qualcosa.
     
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    Sae si era trattenuta fino alla fine, ma quando lui disse che nulla succedeva per caso, i nervi furono così evidenti che sfogò un rantolo irritato e frustrato. Sae era dotata di molta pazienza, ma la sfacciataggine di Thresh aveva un potere devastante su di lei. Si sforzava di trattarlo come un adulto, ma molte volte le sembrava un viziato bamboccio arrogante e insensibile. Non ebbe modo di dirgli niente, che i portelloni dell'ascensore si aprirono, ma Sae prima di uscire da lì gli lanciò di nuovo una occhiata ostile da rimprovero. Si allontanò da lui borbottando qualcosa fra se e sè, non accorgendosi che l'ansia smisurata era stata sostituita dalla frustrazione e dal disagio. Non era di certo un bene ma almeno aveva potuto superare con la rabbia qualsiasi momento di esitazione. Una volta oltrepassata la soglia della famosa porta grigia, Sae venne investita dal gelo di quella stanza e dovette usare la stola per coprirsi meglio, ma non bastò e dovette sfregare più volte le mani sulle braccia per combattere il freddo. Dopo quella sensazione le voci iniziarono ad assalire i suoi sensi, fu come essere investita da una ondata, non riuscì a scorgere nessun messaggio in particolare, era solo un gran vociare di dolore e paura. Sae si tappò le orecchie istintivamente e aggrottò la fronte dolorante, strizzò gli occhi e cercò di concentrarsi, ma fu maledettamente difficile. Imprecò a voce alta, chiedendo con il pensiero a tutte quelle voci di non accalcarsi che non capiva niente. Arrivò poi un aiuto inaspettato da Thresh che le mise addosso il suo cappotto, che in quel momento le sembrava più una coperta per quanto era grande. Il bordo inferiore della giacca le arrivava praticamente poco sopra le caviglie. Gradualmente riuscì a controllare le voci, rendendoli un brusio soffuso, ma era ancora molto confuso.
    Grazie. Mormorò stringendosi la giacca addosso, la aiutava più di quanto pensasse, ed ovviamente ciò la indispettiva un poco. Non volle ribattere alle parole del non morto dandogli ragione, accendere i computer poteva diventare rischioso, era sicura che in posti come quelli, molti di quei PC erano collegati e se ne sarebbero accorti se li accendevano. Seguì Thresh in silenzio, e di accorse che man mano che avanzavano c'era qualcosa che era più chiaro, sentiva una nenia, una canzone. La schiena di Sae che prima era leggermente piegata si drizzò, così come i suoi occhi si allargarono curiosi. Guardò verso Thresh, per assicurarsi che non lo sentisse anche lui, poi puntò il dito verso al direzione in cui sentiva quella nenia.
    Laggiù...sento qualcosa... si lasciò guidare da quella nenia, cercando di capire cosa stesse cantando.
     
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    Thresh avanzava con aria attenta, ma non dava l'idea di qualcuno che stesse percependo delle voci, anzi tutto l'opposto. Probabilmente senza la sua lanterna il contatto con gli spiriti era più flebile. Non era così semplice, ovviamente, la realtà era che il non morto aveva eclissato i suoi sensi il più possibile per concentrarsi unicamente su Sae, e dare a lei la possibilità di guidarli. Quando la donna si fermò, il non morto fece lo stesso voltandosi verso di lei e cercando di capire dove fosse rivolto il suo sguardo. Il silenzio di quel luogo non lo metteva a disagio, ma era insolito se associato a quel freddo quasi innaturale. Sae fiutò una pista e appena iniziò ad avvicinarsi, quei canti divennero più forti. Una preghiera univoca, fatta di molte voci, somigliava davvero ad una richiesta d'aiuto, una supplica rivolta ad un dio potente, ma indifferente. Scesero le scale uno di fianco all'altro e quando furono in mezzo a quelle bare, la nenia divenne più silenziosa, quasi sussurrata. Forse volevano darle modo di ascoltare più attentamente? No, difficile immaginare una cosa del genere. Erano anime inquiete, non un coro di spiriti.
    Non ci sono dubbi... riesco a percepire il potere oscuro che si è liberato in Spagna...
    A quel punto Thresh sollevò la mano destra verso le tombe, con aria mortalmente seria. Fu un pò come quando un infiltrato spruzza qualcosa sono dei fasci laser per poterli vedere meglio, altrimenti invisibili: la sua pressione energetica rivelò quelle aure oscure che attanagliavano i cadaveri celati all'interno di quelle capsule. Se Sae fino a quel momento era stata fiduciosa, adesso doveva fare i conti con una terrificante realtà: le anime oscure che Thresh rivelò non avevano niente di umano. Erano malformi, simili ad un grumo di energia che tentava di imitare una persona, ma nel tentativo di riuscirci assumeva aspetti grotteschi. Sembravano la versione horror di quei pupazzi aerostatici che una volta gonfi agitavano le braccia verso il cielo per attirare l'attenzione, ma una versione corrotta, inquietante da film horror, e che non si limitava a pochi arti o poche figure umanoidi. Erano come tanti cadaveri uniti assieme che si agitavano verso l'alto alla ricerca di qualcuno. Stando così vicina, Sae poteva sentire di nuovo quella nenia in spagnolo, ma ad ascoltarla bene... non era proprio una lingua iberica. Sembrava quasi una traduzione approssimativa, un pò come se delle intelligenze basilari avessero assimilato solo poche parole e rielaborato il testo per renderlo convincente. Il loro tono era cantilenante, come se stessero ripetendo a pappagallo qualcosa. Non sembravano anime vere. E poi, finalmente, la sua voce: distorta, intenta a ripetere quel nomignolo che le dava solo quando stavano loro due assieme, affettuoso, ma distorto da quella voce terrificante. Suo marito la stava chiamando, chiuso dentro ad una di quelle bare.
    Non distrarti, Sae... dimmi che cosa senti. Ho bisogno che resti con i piedi per terra.
    Immaginando quante cose potevano arrivarle alla testa in quel momento, Thresh sentì il bisogno di mantenere il contatto con la realtà anche per lei. Dentro quel posto c'era qualcosa di estremamente pericoloso per chi poteva comunicare con gli spiriti, e lei non doveva lasciarsi trarre in inganno.
     
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