La donna, il sogno, il grande incubo

x Poison

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    L'aveva sedotta con dolcezza, e quando le loro labbra si incrociarono finalmente riuscì ad assaporare il frutto del suo duro lavoro, con passione ma senza fretta. La guidò verso di sé, come se quello non fosse altro che un invito, e mentre si perdeva nei suoi occhi spalancava quelle fauci impazienti, trattenute a stento ma mosse unicamente dalla voglia di farle sentire quel potere afrodisiaco direttamente in gola. Le labbra del non morto sarebbero state una carezza vigorosa e possessiva che accompagnavano le loro lingue in un abbraccio osceno, sì lento ma privo di freni inibitori. Alice avrebbe sentito il sapore di una carne satura di un potere unico, sconosciuto, così intenso da risultare migliore di qualsiasi altra droga. Ne sarebbe bastato un assaggio per volerne ancora, e più ne avrebbe preso, più ne avrebbe avuto bisogno più avanti. Avrebbe penetrato la sua pelle, la sua carne, la sua saliva, impregnandola come se un succo perverso le fosse caduto addosso, dentro e fuori la gole, incendiandola di un piacere mai provato prima. Ma il bacio non fu che l'inizio, perché se Thresh aveva iniziato quella danza con calma e riguardo, aveva intenzione di portarla avanti in maniera sempre più travolgente, dimostrandole quanto potesse diventare audace un uomo che confessa i suoi sentimenti alla sua diletta. Così mentre quelle bocche danzavano perverse, le sue mani arrivarono alla camicia di Alice, prima tirandoli con attenzione, poi iniziando a strapparli con vigore: si sarebbe volentieri offerto di accompagnarla a fare Shopping una volta finito lì, adesso gli interessava mostrarle quanto fosse impaziente, e strappati i suoi di bottoni sarebbe passato a quelli che invece indossava lui, serbandogli non meno vigore tanto che strappò quasi del tutto i suoi vestiti senza pensarci, ritrovandosi come lei a petto nudo. E quando non ci fu più nessun ostacolo tra di loro, quello che prima era stato solo un assaggio si trasformò nella cosa più vicina ad un unione carnale che Alice potesse immaginare in quel momento: Faust la afferrò per le natiche, afferrandole quei glutei perfetti e sodi mentre faceva scivolare le dita verso l'alto, infilandole sotto l'elastico dell'intimo come se fosse pronto a strappare anche quello da un momento all'altro. Il ventre e il petto dei due entrò in contatto, il sudore di Alice scivolò sui muscoli scolpiti e bollenti del professore e sembrava quasi che stessero cercando di combinarsi come due pezzi separati da tempo. Il corpo di quell'uomo era una statua di pura perfezione, possedeva un turgore invidiabile, una forza spropositata e quel calore era generato dalla sua energia perversa che fino a quel momento Alice aveva solo potuto assaggiare con la lingua, mentre ora filtrava dentro ogni poro della sua pelle per avvolgerla completamente in quel perverso abbraccio. Quando furono così uniti, Thresh si lasciò eccitare dai seno morbidi e i capezzoli turgidi di Alice, respirando a fondo mentre mugugni di piacere si mescolavano a quel bacio osceno, rendendolo più goloso, profondo ed intenso, come se un vampiro le fosse saltato al collo per iniziare a succhiarle via ogni singola goccia di sangue e farla sua una volta per tutte. Fu un bacio travolgente, privo di freni inibitori durante la quale Thresh avrebbe fiaccato la volontà di Alice portandola alla più estrema eccitazione, e in mezzo a quel turbine di sensazioni arrivò anche la ciliegina sulla torta: un turgore virile, durissimo, intrappolato eppure selvaggio, che premeva sul ventre della ragazza come se la stesse supplicando di liberarlo dalla sua prigione di stoffa. Non era ancora del tutto in tiro ed era già massiccio e durissimo come il muscolo possente di un lottatore sotto sforzo. Pulsava e si scaldava per lei, come se stesse disperatamente cercando di attirare la sua attenzione. Alice avrebbe risposto al suo richiamo perverso?
     
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    Il solo respirare quell' energia afrodisiaca l' aveva messa a dura prova, abbeverarsene direttamente dalle labbra del Professore la fece letteralmente impazzire. Inizialmente le sue labbra furono ancora un pochino timide, ma subito si lasciarono trasportare, schiudendosi come un fiore pronto a raccogliere il sole ed il calore, danzando al ritmo di Faust. Fiotti di piacere le sarebbero scesi lungo la gola, così dolci che la sua lingua ne avrebbe cercato ancora di più, avvolgendosi a quella dell' uomo, frugando dentro di lui e lasciandosi frugare da lui. Il suo godimento stava diventando quasi febbrile, ed il suo corpo avrebbe reagito di conseguenza quando Faust le avrebbe praticamente strappato la camicetta di dosso, per poi spogliarsi a sua volta. Le mani di Alice si sarebbero immediatamente protese verso quel fisico marmoreo, indugiando dapprima sulle spalle per poi tastare uno per uno tutti i muscoli principali della schiena, trovandoli perfetti. Nel mentre Faust l' avrebbe afferrata per le natiche, ed il suo sedere avrebbe iniziato ad oscillare in risposta, movimenti quasi impercettibili che facevano tendere sempre di più le sue mutandine, il tessuto elastico che pian piano affondava dentro la sua vagina, insinuandosi nello spacco tra le labbra e diventando sempre più umido. Avrebbe voluto dar voce al suo piacere, ma non voleva neanche staccarsi dalle labbra e dal corpo di Faust, sentiva i suoi seni schiacciarsi morbidamente, quasi spalmandosi sui suoi muscoli duri, inoltre qualcosa di enormemente grosso e turgido premerle sull' utero, sull' ombelico, come se volesse penetrarla nell' intimità passando direttamente dalle sue viscere.
    Fu-fueeeeeeeeeeeehhh!
    Dopo attimi che le erano parsi ore, il suo corpo non resse più talmente era saturo di tutta quell' eccitazione, le gambe le cedettero mentre si lasciava cadere in ginocchio ai piedi del Professore. Tra le loro labbra staccatesi all' improvviso, si sarebbe formato un lungo filo di saliva che ancora li univa, mentre le mutandine non avrebbero retto al peso improvviso e si sarebbero strappate, rimanendo penzolanti dal dito di Faust. Alice sarebbe rimasta per qualche istante con gli occhi chiusi a fare profondi respiri, provando a riprendere un minimo di controllo, ma quando li avrebbe riaperti si sarebbe trovata davanti sempre la verga turgida e pulsante di Faust. Con un audacia inaspettata per lei, dettata da una brama di nuovo incontrollabile, avrebbe letteralmente strappato in due la patta dei pantaloni, liberando finalmente la bestia che vi era al di sotto. Non avrebbe detto una parola, ma si vedeva dagli occhi che non ne era rimasta delusa, anzi normalmente ne sarebbe stata intimorita. Ma ora desiderava riprovare le sensazioni di pochi istanti fa, per cui si sarebbe fatta avanti, inizialmente senza neanche prenderlo in mano ma semplicemente dando una lenta leccata alla punta di quella verga protesa. Fu come se una scarica elettrica le attraversasse il corpo, Alice sarebbe praticamente caduta a 4 zampe mentre quella sensazione di piacere le scorreva dentro dalla sua gola ai suoi seni, sino ad arrivare alla sua vagina che avrebbe iniziato ad aprirsi, come se un immaginaria forza avesse iniziato a divaricarla da dietro, invisibile , insidiosa. Erano quelli gli effetti di un semplice contatto ? Alice ne sarebbe andata pazza, ma inizialmente rimase ancora cauta limitandosi a leccare lentamente la punta ed i bordi della cappella di Faust. Ogni leccata le dava stille di piacere sempre più incontenibili, il Professore poteva facilmente notarle dato che ad ogni stimolo, Alice contraeva le dita di mani e piedi, quasi graffiando il pavimento.
     
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    La baciava e la stringeva tenendola vicinissima a sé, la afferrava con vigore senza troppa violenza, ma sospirando impaziente, completamente affamato. Ma non era la passione ad animare l'istinto di quel malvagio non morto, perché se Alice era abbastanza ingenua da cedere alle sue seducenti parole, lo stesso non sarebbe stato per Barghest. Ed era proprio per quel motivo che la toccava, la stringeva, la respirava addosso, le gustava le labbra e la lingua donandole tutta la sua saliva, le imprimeva l'odore addosso e le faceva sentire quel virile desiderio direttamente sulla pelle. Marchi vistosi, non per sfregiarle il corpo, non per farla sentire sua, ma per lasciarle addosso ogni parte di sé stesso, qualcosa con cui lei sarebbe andata a dormire placidamente, ma con la quale Barghest avrebbe dovuto risvegliarsi. Ecco perché quella verga pulsava sempre più forte, e il petto del non morto batteva come se fosse innamorato alla follia: a muovere quelle emozioni non erano sentimenti puri e romantici, ma malvagi. L'odio, l'orrore e la disperazione che gli avrebbe scagliato contro Barghest al suo risveglio sarebbero stati la vera ricompensa. Per questo ora doveva amare quella ragazza, farla sua, renderla dipendente da lui, farla sentire speciale, unica, farle provare qualcosa di incredibile, meraviglioso, irripetibile. La sola idea di poter fare qualcosa di così bello, dolce e meraviglioso solo per il male, per la crudeltà, bastavano probabilmente a far impazzire le idee dei più fragili. Perfino lui si perse in quei pensieri blasfemi, rinsavendo solo quando le labbra della ragazza gli scapparono di dosso, e si ritrovò con le sue mutandine fradicie tra le dita, come una sorta di perverso premio per il suo inebriante numero di apertura. Inspirò profondamente mentre abbassava lo sguardo, ammirandola mentre stava in ginocchio davanti a lui, non più così timida ma anzi, maledettamente bramosa, tanto che non servì nessun suggerimento per inviarla verso la giusta destinazione. Fu una liberazione sentirsi strappare via di dosso quei pantaloni, e appena ebbe respiro quella verga le si gonfiò letteralmente in faccia, non più pronta per andare in tiro ma turgida come se avesse voluto dimostrarle un riconoscimento silenzioso, un modo per dirle che era merito suo se si era eccitato così facilmente. La sua giovane amante non richiese nessun tipo di input, fu lei stessa a farsi avanti, impaziente di avere un assaggio più diretto di quel potere e quella carne che Thresh le aveva solo fatto annusare. La verga del non morto era massiccia, perfettamente allineata col suo fisico e la sua stazza immane rispetto a una persona normale, ma visto che aveva deciso di trattare con gentilezza la sua amante, quelle forme erano contenute dal suo potere, per non rivelare quanto in realtà mostruoso fosse il suo vero aspetto, anche nei suoi genitali. Ci sarebbe stato il tempo per corromperla a dovere, adesso doveva semplicemente farsi amare, e probabilmente dare un contegno alla sua stessa verga era l'ultimo dei riguardi che le avrebbe concesso. Si lasciò stuzzicare da quelle labbra timide ma impazienti, elogiandole con lunghi sospiri, mugugno di piaceri e denti stretti intorno alle labbra per potersi trattenere. La fissava deliziato da quella posizione quasi animalesca, mentre graffiava il terreno, lasciava penzolare il suo enorme seno verso il terreno e la sua intimità chiamava disperatamente attenzioni tanto da risultare percettibile anche se Thresh non ce l'aveva davanti per poter ammirare gli osceni movimenti che compiva. Un altro paio di labbra che supplicavano molto più forte di quelle della ragazza. Fu difficile trattenere un sorrisetto compiaciuto in quel momento, ma Thresh sapeva che non avrebbe dovuto mantenere quella recita ancora a lungo.
    Adoro i tuoi baci... tutti i tuoi baci... sei davvero irresistibile... devo a tutti i costi... incoraggiarti a dare il tuo meglio...
    Mentre parlava, dai lembi dei pantaloni che se ne stavano ai lati delle sue gambe, sfilò lentamente la cintura di pelle nera che prima stava legata intorno alla vita. La strinse tra le mani, in modo che il calore del suo corpo entrasse in contato con quello strumento altrimenti freddo, la impregnò del suo odore e del suo potere, piegandola fino a che non assunse la forma di un perverso frustino. Al culmine di ciò che disse, la vibrò senza violenza né disprezzo, lanciando un colpo di frusta sulla natica di Alice, alla sua destra. Lo schiocco fu intenso, ma non doloroso, una schicchera perversa e piacevole che colpì principalmente la parte più piena di quel culo perfetto, e sfiorò appena le grandi labbra. Un colo da maestro per darle un suggerimento, un ordine e al tempo stesso quasi un premio. La sua intimità sarebbe stata solo sfiorata da quel malefico potere intenso, chiedendone ancora, le sue carni sarebbero state stuzzicate, spingendola avanti, e lui stesso l'avrebbe accompagnata, muovendo il bacino verso di lei. Per poco non spinse la sua verga dentro quella gola in un solo colpo, Alice la percepì scivolare tra le labbra e dentro la guancia, ma un istante prima di prendere il corridoio diretto per il suo stomaco guizzò verso l'alto, finendole in faccia. L'odore maschile di Thresh le ricoprì il volto e le sue labbra finirono contro i suoi testicoli marmorei, turgidi, caldissimi, pieni di un vigore che non vedeva l'ora di uscire ed entrare dentro di lei. Il non morto la fissava dall'alto con quel frustino improvvisato tra le dita, piegandolo intorno alle mani per dargli id nuovo tutto il suo calore. Le aveva lasciato il segno sulla natica, ma non doleva, anzi... pizzicava. Un pungente desiderio che diventava sempre più grande, un desiderio che la perversa cagnolina aveva nei confronti del suo nuovo padrone. In base a quali occhi la cucciola gli avrebbe mostrato in risposta, Thresh avrebbe dosato il prossimo, inevitabile colpo, mentre le vene gonfie della sua verga marchiavano a fuoco il volto della bionda a gattoni davanti a lui.
     
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