Pegno d'amore

x Doomchan

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    L'energia oscura di Nefertiti lo aveva reso così avido da farlo sembrare quasi maniacale, avido di un piacere che solamente lei poteva dargli col suo sangue ogni volta rinnovato in quella maniera perversa. Quale meraviglioso dono, ricevere un'apprendista tanto bella quanto capace di rigenerarsi in maniera così profonda? In una situazione diversa avrebbe provato a commuoversi, ma per ora l'unica cosa che riusciva a fare era godersi quel perverso calice mentre finalmente anche Nefertiti prendeva l'iniziativa, attratta dalla verga del suo amato professore decisa ad assaporarla come non aveva mai fatto prima. Le labbra morbide di Nefertiti lo fecero gemere, costringendolo a fermare quell'osceno pasto mentre lei gli concedeva un saluto perverso. L'aveva baciata, sì, ma non poteva immaginare che la sua fame sarebbe stata così travolgente, tanto da poter far tremare anche una verga esagerata come quella del professore. L'impazienza di quel non morto, oramai completamente assorbito da quella conquista selvaggia, lo portò a desiderare di afferrarle la testa e spingerle quel grosso affare in gola per godersi le sue lacrime, i respiri mancati e l'espressione oscena che gli avrebbe concesso, ma riuscì a controllarsi per così dire, se si poteva definire "controllarsi" quel lungo mugugno frustrato sfogato direttamente sui sessi della sua adorata Nefertiti, senza mai smettere di leccarla. Si staccò da lei solo quando il piacere si fece tale da costringerlo a sollevare il capo, e il muso completamente imbrattato dei suoi umori gli aveva donato una maschera semplicemente oscena visibile anche attraverso quelle verdi fiamme.
    Hai deciso di farmi impazzire Nefertiti... giochiamo a questo gioco insieme...
    Mentre lei si affidava totalmente al suo maestro, questi la sollevava tenendola stretta a sé, lasciandole un ultima, lunghissima lappata con la lingua partendo dal suo ano e arrivando fino al clitoride di Nefertiti, poi la ragazza avrebbe sentito qualcosa afferrarle le caviglie, iniziando a tirarla verso l'alto come a volerla appendere a testa in giù. Il rumore delle catene di Thresh riempì la stanza ma non sentì il freddo di quel metallo nero, solo una stretta intensa e passionale. Se si fosse distratta un attimo a guardare cosa l'aveva presa, avrebbe visto una macchina della tortura di Thresh iniziare ad emergere dal soffitto, mentre due grosse catene le afferravano le caviglie per sostenerla al posto del professore. Le catene però, erano ammantate da un'aura verdastra spettrale, trasparente certo, ma tangibile. Le catene sembravano più lo scheletro di un arto mostruoso, e per quanto apparissero come dei tentacoli, Nefertiti poteva riconoscere il tocco deciso del suo maestro. Erano fatti del suo spirito, non c'erano dubbi. La macchina che emerse somigliava ad una piccola piramide capovolta dalla quale fuoriuscirono subito dei strumenti simili a dei vibratori tentacolari, delle macchine oscene dall'aspetto carnoso, tutt'altro che metallico, e dalla forma decisamente simile alla verga di Thresh. Un di questi si allungò subito verso di lei, senza penetrarla, ma soffermandosi sul suo clitoride: lo schiacciò, lo massaggiò ed iniziò a tremare, torturandola in quel modo a dir poco delicato se si pensa all'esecutore di un simile strumento, forse perché non voleva andarci troppo pesante con lei. Non ancora. Oppure non voleva distrarla da quello che stava facendo.
    Prendilo Nefertiti... ti appartiene... fallo tuo!
    Le disse, stuzzicandola con movimenti ampi del bacino, sfregando quella mostruosità virile contro la sua pelle punzecchiandole il seno con la cappella e avvicinandole i testicoli turgidissimi e bollenti al volto. L'aveva intrappolata, appesa a testa in giù, era vero, ma le stava lasciando la possibilità di prendere l'iniziativa. Le catene e la macchina che la stavano stuzzicando si nutrivano della sua oscurità e le restituivano il potere di Thresh per darle piacere. Altri lunghi strumenti simili a vibratori si avvicinarono a lei, punzecchiandole le grandi labbra, il perineo e la corolla di carne, senza nessuna penetrazione, vibrando oscenamente con movimenti libidinosi che provocavano rumori sempre più lascivi. Voleva sentirla godere e stuzzicarla a dare di più, quello era il suo momento di prendersi la verga dell'adorato maestro, e Thresh gliela avrebbe concessa fino all'ultimo centimetro.
     
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    Le precedenti volte che erano stati insieme in ambiti perversi, era stata concentrata su di sé, sulle emozioni che stava vivendo. Non aveva potuto apprezzare davvero i versi di piacere che aveva fatto Thresh, ma in quella occasione, ciò che importava alla ragazza era condividere un momento speciale con lui, condividere il piacere, prendersi ciò che considerava suo, a modo loro, come piaceva a loro. La voce roca del professore la emozionava, la eccitava come non era mai successo prima di allora. Finalmente poteva lasciarsi andare, e si stava deliziando delle forme del suo adorato professore, fin quando non sembrò quasi volerla rimproverare per aver ciò che stava facendo. Esitò un solo momento, non capendo se avesse sbagliato, eppure le sembrava che pulsasse con desiderio, sentiva il piacere che lo invigoriva. Dopotutto quella si poteva considerare la prima volta che si concedevano un poco di tempo intimo fra di loro, non conosceva i "gusti" specifici del suo mentore. Con Artù aveva imparato pian piano come gli piaceva, ma con lui non c'era mai stata occasione di esplorare il suo corpo. Rallentò un pochino il ritmo con cui lo stava masturbando, ma non riuscì a smettere di leccarlo, ciucciando di tanto in tanto quelle escrescenze lungo l'asse, come se fossero state delle caramelle gommose. Intanto si sentì tirare verso l'alto, e si accorse che era apparsa una delle macchine della tortura del professore, e per un solo attimo, temette che volesse punirla, che avrebbe messo fine a quell'abbraccio perverso in cui lei si stava coccolando. Aspirò aria, pronta a ribellarsi, a dirgli che non stava facendo nulla di male, che non lo credeva così delicato. Le parole però le morirono in gola e non riuscirono ad emettere alcun suono poiché notò che quell'affare aveva delle propaggini molto perverse che si fiondarono verso di lei, iniziando a massaggiarla in zone intime sensibilissime. Sussultò, espirando un gemito sorpreso: si era aspettava un tocco gelido, inanimato, invece si accorse che riusciva a sentire il calore del suo professore, come se fossero una sorta di estensione del suo corpo.
    Giocattoli?
    Chiese in un momento di poca lucidità, non voleva divertirsi con dei giocattoli, voleva avere lui, Thresh! Se doveva sfogare la sua eccitazione avrebbe potuto benissimo farlo con Artù. Voleva quindi punirla per averlo fatto aspettare così tanto? Le sembrava insensato, e capì che stava fraintendendo tutto poiché Thresh le offrì la sua virilità, punzecchiandola sui seni, avvicinandosi a lei per tentarla. Nefertiti ovviamente accolse l'invito tornando ad afferrarlo con entrambe le mani, tornò di nuovo a masturbarlo, ma questa volta lo fece con calma, per godersi con le mani la sua forma come se avesse voluto memorizzarla, soffermandosi anche sui testicoli, ridisegnava con le dita i suoi lineamenti. Si portò la cappella alla bocca dandogli una prima lappata giocosa.

    Hai paura di non riuscire a soddisfarmi da solo?
    Ghignò maliziosa e perfida, aspettando che lui prendesse aria per rispondere a tono, e quando avrebbe iniziato a parlare, aprì la bocca per farlo scivolare contro la sua lingua, cercando di metterne in bocca il più possibile. Mugugnando fra l'eccitata ed anche un poco il frustrato: era troppo grosso, faceva fatica a giocarci con la lingua. Imperterrita però lo volle succhiare, per spezzare la sua voce. Ogni tanto esitava nel succhiarlo o leccarlo poiché gemeva e tremava, quei affari continuavano ad affamarla, a farle desiderare una penetrazione. Quel desiderio poi si propagava nei suoi gesti poiché sfogava sulla verga del professore la sua fame, la sua voglia di godere di più. Essendo a testa in giù salivava più del normale, ma riusciva anche a farlo scivolare più in profondità in gola, probabilmente per via della posizione, si soffocava con la sua verga, fino a sentire le pulsazioni infondo alla gola. Con le mani masturbava il resto che rimaneva fuori dalla sua bocca, spargendo la sua saliva per tutta la lunghezza. Era a dir poco oscena, ingolosita dal piacere e dalla lussuria crescente. Voleva sentire ancora come godeva, voleva sentire la sua energia molto più in profondità e ciò la portava inconsciamente a ingoiarlo, soffocandosi ed emettendo rumori osceni di gorgoglii soffocati che poi diventavano ansiti quando la gola si liberava.
     
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    Sentì esitazione in lei, ma non si frenò: sapeva benissimo quanto Nefertiti fosse in realtà inesperta e timorosa, non avrebbe avuto paura di guidarla verso una nuova dimensione di piacere. Non gli interessava che fraintendesse, tutto avrebbe avuto senso una volta completato il quadro, e avrebbero goduto assieme di quell'opera d'arte che era il loro amore. Inizialmente non parve entusiasta dei trucchi di Thresh, come se quell'energia perversa che lo risucchiava e lo consumava non le appartenesse. Era forse sorpresa che il professore volesse usare le sue opere d'arte su di lei? No, sapeva di non doverle spiegare una cosa del genere, Nefertiti di sicuro sapeva quanto in realtà quelle macchine fossero a tutti gli effetti un'estensione di Thresh, parte della sua anima e della sua essenza, non erano dei meri giocattoli da usare con lei per timore di fallire. Anzi, tutto l'opposto: di rado usava al massimo i suoi poteri proprio perché quasi nessuno era meritevole di nutrirsi di tutta la sua essenza. Ma Nefertiti si, e se ne sarebbe accorta quando col suo potere avrebbe iniziato ad attingere anche da quei "giocattoli", che tanto la fecero tremare al primo colpo, e che sapevano decisamente del suo adorato professore. Ma non solo: Nefertiti poteva divorare le anime all'interno di quelle macchine, non mere batterie ma delle vere e proprie incarnazioni perverse di quei sentimenti e sensazioni oscene che il professore aveva condiviso con altri, finiti poi intrappolati nella sua lanterna come anime o frammenti di esse. Ecco qualcosa che praticamente nessuno poteva assaporare: nutrirsi della stessa energia che animava quelle macchine, e Thresh lo stava offrendo unicamente a lei. Avrebbe voluto darle una spiegazione così esaustiva ma Nefertiti parve attendere di proposito il momento in cui Thresh avrebbe spalancato la bocca proprio per infilarsi quel grosso cazzo in bocca ed iniziare a succhiarlo come si deve. Qualsiasi spiegone o lezioncina morì nella gola del non morto che tremò quasi come se dovesse cadere in ginocchio, schiavo di quella bocca bollente e quella lingua golosa che tanto abilmente lo gli stavano dilaniando l'anima. Nefertiti era capace di grande perversione, ma non era un mero appetito, no: Thresh riuscì a capire subito che si trattava di volontà, la voglia di dimostrare al suo amato professore quanto fosse importante per lui, e per questo voleva farlo godere come nessun'altra prima d'ora. Un motivo in più per non trattenere neanche uno dei suoi giocattoli con lei. Mugugnando selvaggiamente davanti alla sua carne, Thresh si ritrovò ad afferrarla per i seni con vigore, stringendola e palpandola con frustrazione per non crollare a terra, mentre respirando affannosamente tornava a pulsare dentro di lei, gustandosi una bocca semplicemente indescrivibile che lo bramava sempre di più. E più lo succhiava, più Nefertiti attingeva all'oscuro potere del suo professore, divorando parti di lui.
    Il tuo potere... e la tua bocca... mi faranno a pezzi... non posso permettermi di sottovalutarti...
    Disse in preda ai gemiti di piacere. Spiegarle cose inutili non sarebbe stato abbastanza, le fece capire allora che non voleva concedersi a lei solo come amante per soddisfare i loro istinto, voleva farle conoscere ogni lato della sua perversione portandola alla follia, e facendola godere come solo lui avrebbe potuto fare e nessun altro. Ecco quale era la sua vocazione, e deciso a mantenere immediatamente fede a quelle parole, le dimostrò che il piatto forte non erano assolutamente i suoi giocattoli: tenendo salda la presa sul seno di Nefertiti, Thresh avrebbe iniziato ad assecondare i movimenti della gola della ragazza col bacino. Un movimento netto, vigoroso, a dir poco doloroso viste le dimensioni del suo sesso, ma in un rapporto con quel folle non morto non c'era spazio per dolori fastidiosi, solo piacere in ogni sua forma. Le stille di dolore si scaricavano nella sua gola e nel cervello di Nefertiti come messaggi di pura goduria, i testicoli del non morto pulsavano tra le sue dita, impazienti di offrirle un pasto degno di questo nome, ma sarebbe stato lei a prenderselo, non con le parole o con i gesti, ma col suo di potere oscuro e irresistibile. Mentre Le mani del professore si stringevano a quei seni ineguagliabili usandoli per mantenere salda la presa, i suoi giocattoli tornarono all'attacco, penetrando anche se solo leggermente gli orifizi di Nefertiti, limitandosi ad uno stimolo marginale per tornare ben presto alla carne umida, soffermandosi principalmente sulle grandi labbra e sul clitoride. Un mero contorno, almeno per il momento, ma avrebbero fatto grondare le sue carni di umori così da farle gocciolare verso il basso. Il suo corpo ne sarebbe stato presto completamente pieno, proprio come stava succedendo col cazzo di Thresh attraverso al saliva di Nefertiti. Gli affondi vigorosi nella gola della ragazza rischiavano di strozzarla, quelle escrescenza carnose che non potevano graffiarle la gola pulsavano però al oro volta assieme alla cappella, facendole sentire un ritmo perverso che si sincronizzava con i rumori osceni prodotti dalla loro unione. Le stava scopando la gola senza nessun freno inibitori e da come si gonfiavano le vene della sua virilità sembrava pronto a venire da un momento all'altro, ma ancora una volta avrebbe lasciato a Nefertiti il compito di prendersi ciò che voleva, limitandosi a stringerla per i seni e schiacciarla a sé in modo che potesse sentire le vigorose braccia e i forti addominali che si piegavano e si inturgidivano solamente per lei, per darle piacere, per testimoniare l'amore che quel folle non morto provava per la sua allieva diletta.
     
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    Era difficile per Nefertiti assimilare il concetto che le macchine di Thresh fossero una sua estensione, dopotutto non era esperta e non aveva avuto modo di sperimentare lussuriose avventure con lui. Infatti si ricredette quando percepì l'energia di Thresh anche da quei oggetti che la stavano torturando piacevolmente. E sicuramente era l'unico motivo per cui non era andata nel panico, dato che usare "oggetti" su di lei le ricordava fin troppo i laboratori in cui era stata tenuta per lunghi anni. Le sensazioni che le suscitarono però erano totalmente diverse, poiché avevano una natura diversa, non riusciva ancora a capire cosa fossero quelle strane sensazioni di emozioni esterne che le arrivavano addosso. Dopo quei piccoli lampi di "ricordi" di cui però non vedeva niente, percependone le anime senza riuscire a comprenderle, si invigoriva di energia, facendola sentire potente. Eccitandola in un modo che non aveva mai provato prima. Nefertiti però era devota a lui, e voleva giocarci, facendogli morire le parole in gola per sentirlo invece gemere. Quel suono fu afrodisiaco per lei, perché le dava l'impressione di avere un minimo di potere su di lui. Non le interessava affatto sciogliersi nei piaceri che lui poteva donarle, al punto che magari avrebbe subito solamente, diventando il suo giocattolo. Nefertiti voleva condividere il piacere con lui, voleva vederlo sorprendersi per le sue iniziative. Si era allenata con Artù, grazie a lui era riuscita a controllare alla perfezione il proprio potere, anche quando godeva, difatti la sorprese moltissimo sentirgli dire che doveva stare attento o l'avrebbe divorato. Era davvero così temibile? Per un momento pensò che doveva fermarsi e tranquillizzarlo, poi però pensò che se invece continuava a fargli credere che non riusciva ancora a controllare il suo potere, poteva sorprenderlo dimostrandoglielo direttamente. Ingenua non aveva la minima idea di che cosa andava incontro, la sua esperienza non sarebbe stata sufficiente, ma al momento da brava e ingenua allieva che pensava di aver padroneggiato l'arte, continuò il suo operato. Dovette impegnarsi maggiormente dal momento in cui lui iniziò ad affondare nella sua bocca, impedendole di giocare come voleva lei. La sua verga la soffocava, le allargava la gola in modo doloroso, se fosse stata una donna normale probabilmente ne sarebbe uscita danneggiata, ed il suo potere lo capiva prima di lei perché si concentrava nelle sue carni come se fosse pronta a guarirla. Thresh avrebbe sentito l'oscura energia di Nefertiti circondare la sua verga, massaggiarlo e stuzzicarlo senza però danneggiarlo. Nefertiti dovette stare in apnea, e non riuscì più a gemere liberamente. Quei dildi perversi la stavano facendo impazzire, aumentarono la sua fame di sesso, il suo corpo tremava, le sue cosce sussultavano, sbavava più del normale, mentre i suoi occhi si offuscavano in modo osceno di piacere. Non voleva però perdere attenzione, non voleva sciogliersi del tutto e dimenticare ciò che stava facendo, il suo obbiettivo era farlo venire, sentire quel seme che aveva conservato per lei dritto in gola, nella bocca. Un pensiero perverso e lascivo che non avrebbe mai fatto in passato, ma le sembrò perfetto per essere testimone del desiderio che aveva alimentato in lui. Riceverlo nella sua fica non l'avrebbe aiutata a quantificarlo, ma nella sua bocca, sentirlo scivolare nello stomaco e sulla lingua, sentirne l'odore ed il sapore avrebbe dato molte più informazioni. Quel seme era suo, suo soltanto! Le dita massaggiarono i testicoli di Thresh con più vigore, come se avesse voluto mungerlo, allargava la bocca il più possibile e cercava di ingoiarlo combattendo il senso di nausea, usando anche il proprio potere per immaginarlo come un enorme e succulento pasto da ingerire. Nefertiti aveva iniziato a grondare di umori, al punto che stavano già gocciolando lungo il suo corpo. Non poteva parlare, non poteva gemere, ma Thresh avrebbe sentito chiaramente il richiamo della sua allieva, che gli chiedeva con l'anima di darglielo, di riempirla di seme, di darle il suo agognato pegno.
     
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    Nefertiti si stava divertendo a tenere col fiato sospeso il suo professore, e non era così facile considerando il soggetto e la sua natura. Lei però poteva farlo, non solo grazie al suo potere unico ma anche all'ascendente perverso che aveva su quell'uomo. Forse poteva percepirlo dal modo in cui Thresh sussultava, pulsava e mugugnava impaziente verso di lei, ma dal punto di vista del non morto la cosa era piuttosto evidente: la desiderava in una maniera molto più che carnale, non era una mera bambola dove svuotare le sue palle, né un giocattolo con cui passare il tempo. Se la stava scopando con quel vigore era per dimostrarle che voleva farla godere davvero, che solo lui poteva darle ciò che cercava, e prendersi tutto ciò che quella perversa apprendista potesse donargli. La gola di Nefertiti si fece più avida, la sua bocca impaziente. Umori bollenti grondarono dalle sue carni mentre Thresh veniva costretto a rallentare il ritmo da quel potere oscuro e assuefacente. Si sentiva risucchiato, come se qualcosa lo stesse prosciugando, ma non volle fermarsi. La strinse più forte a sé e senza preoccuparsi delle conseguenze iniziò a muoversi con più forza. Smise di parlare, di incitarla, sostituendo ogni frase ad effetto con lunghi gemiti di piacere. Non erano umani, sembrava proprio che Nefertiti stesse finendo vittima di una bestia mostruosa celata nel suo antro infernale che gradualmente lambiva il suo corpo e la sua anima per farla in mille pezzi e tenerla solo per sé. Erano gemiti di piacere così profondi e gutturali da sembrare perfino eterei, mai lo aveva sentito godere in quel modo, neanche quelle sporadiche volte in cui lo aveva beccato a sollazzarsi con altre amanti. Lei era l'unica, forse la prima, che lo faceva godere in quel modo, e lo stava facendo solo con la sua bocca. Le dita del professore affondarono nei suoi seni, le estremità aguzze delle mani trasformate dal suo potere affondarono nella carne della ragazza e piccole gocce di sangue si unirono ai suoi umori come se la stessero decorando in maniera blasfema. La verga del non morto iniziò ad ingrossarsi vistosamente, le escrescenze appuntite divennero più rigide come se stessero cercando di ancorarsi nella carne della ragazza, senza danneggiarla ma rendendo i movimenti più difficili. Le vene che si erano riempite di sangue fino a quel momento parvero prendere vita dentro di lei, massaggiandole la gola e finendo nel suo stomaco come se seguissero il flusso di quell'oscurità che li stava divorando. Era un vero e proprio inno a quella ragazza, devozione pura, sembrava fosse lei che stesse venendo martoriata ma in realtà era tutto l'opposto: era Thresh a non sapere cosa darle se non tutto sé stesso per poterla compiacere. Trattenere gli spasmi divenne impossibile a quel punto e mentre l'orgasmo iniziava a sopraggiungere, quei giocattoli perversi che giocavano con gli orifizi di Nefertiti affondarono dentro di lei. Niente di paragonabile alla verga del professore, ma con due dentro la sua carne e due ad allargare l'ano, Nefertiti sarebbe stata fiaccata completamente, trascinata verso il piacere mentre Thresh affondava con vigore la sua verga dentro di lei. I testicoli si fecero così duri tra le sue dita che parvero quasi pietre, incandescenti massi lavici bollenti solamente per lei. La verga del professore si dilatò allargandole di più la gola mentre sentiva il pube forte del non morto schiacciarsi sulla sua faccia. Le dita la stringevano così forte che sembrava volesse strapparla al mondo intero e tenerla per sé. L'orgasmo che iniziò ad eruttare direttamente nel suo stomaco fu qualcosa di immenso. Non era solo denso e caldo come le altre volte, era pregno di un vigore che Nefertiti non aveva mai sentito prima... era potere del Labirinto allo stato puro, era pieno di VITA, e poteva sentirla scorrere dentro di lei. Uno, due, tre, poi il quarto ancora più abbondante, fiotti bollenti che le finivano nello stomaco e la riempivano completamente. Ogni fiotto le dilatava di più la gola e strappava al non morto lunghi versi mostruosi. Se avesse potuto vedere la faccia di Thresh l'avrebbe vista sconvolta dalla lussuria, anche oltre quella maschera terrificante, ma forse non aveva bisogno di guardarlo negli occhi perché quelle mani, quei muscoli, quella verga impaziente e quel respiro spezzato erano solo per lei. Venne abbondantemente, ancora e ancora, senza mai fermarsi, come se giungere ad una conclusione troppo prematura potesse deluderla in qualche misura. Nefertiti avrebbe presto iniziato a sentire la gola traboccare e le labbra riempirsi di liquido caldissimo e denso, mentre lo stomaco si riempiva e si deformava sotto le spinte del professore. Cresceva, cresceva, pieno di succo delizioso, un'immagine perversa, estrema, quasi folle, e perfino dolorosa solo a guardarla, ma per quanto potesse tirarle il ventre quel seme non le avrebbe concesso neanche una stilla di dolore. Solo piacere, piacere perverso in una misura spropositata. Thresh avrebbe continuato ad affondare la sua verga dentro di lei, riempiendola fino all'orlo, gonfiandole la pancia e facendola traboccare. Solo Nefertiti poteva sancire la fine, concedendo al suo maestro un orgasmo sprigionato semplicemente dall'assaggio di quel seme delizioso, solo allora il non morto sarebbe stato sazio e l'avrebbe lasciata andare, concedendole un istante di respiro e il tempo di ammirare quel perverso gonfiore sullo stomaco, mentre le catene continuavano a tenerla ancorata al soffitto, come un monito che le avrebbe fatto intuire quanto quello fosse solo l'inizio.
     
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    Nefertiti stava adorando i suoni che emetteva Thresh, anche se erano gutturali e cavernosi poiché aveva attivato il suo potere, lei riusciva a percepirne tutta la libidine. Si sentiva complice e nonostante il modo perverso in cui l'aveva posizionata, percepiva una rara intimità fra loro due. Lo sentiva realmente tutto per sé e ciò la eccitava come nessuna altra cosa al mondo. Continuava a coccolare con le mani i suoi testicoli, l'altra mano scorreva lungo l'asse di carne che non riusciva ad inglobare nella bocca. Socchiuse gli occhi e lasciò che le sensazioni fisiche le ridisegnavano nel cervello ciò che stava succedendo. Sentiva la verga del professore farsi sempre più dura, lo sentiva pulsare direttamente nella gola. Nefertiti non si era mai sentita così eccitata in vita sua. Fu un sollievo per lei avere la gola occupata che le impedivano di gemere rumorosamente, perché in quel modo poteva sentire la voce di Thresh, sentire quanto lo stesse facendo godere. Le dita di Nefertiti si strinsero con più forza per via di uno spasmo di piacere quando gli strumenti affondarono dentro di lei, costringendola ad allargare le gambe. Esitò un solo attimo per via del piacere che era impennato improvvisamente, ma grazie alle energie che si stavano scambiando, non finì in uno stato di stordimento, anzi, riuscì a trasmettere in ogni suo gesto il piacere intenso che la stava attraversando. La sua gola si contorceva attorno a quella verga possente come se avesse voluto ingoiarla seriamente, la sua lingua vibrava contro di essa poiché stava gemendo, ma per mancanza di aria non poteva farglieli sentire. Accelerò il ritmo con la bocca e con le mani, poiché seguiva l'istinto, il proprio orgasmo che stava crescendo sempre di più. Ed infine arrivò il primo fiotto caldissimo e vischioso di sperma che le finì direttamente in gola, e la spinse a sua volta verso un intenso orgasmo che le fece rigirare gli occhi verso l'alto in un espressione oscena di estasi. Lo ingoiava avida, perché le apparteneva, quel succo era suo! Non avrebbe lasciato nemmeno una goccia né a Sae, né a Leben, nè a Lucia! Era tutto suo, perché lo aveva alimentato facendolo aspettare. Ingoiò ancora ed ancora, riempendosi lo stomaco fino a saziarsi, e quando sentì che i fiotti rallentarono di intensità e di quantità, lo lasciò scivolare verso l'esterno, gradualmente così che le ultime gocce le finissero nella bocca, ed una volta liberata la gola, quando riuscì a tornare a respirare, emise un mugolio di puro piacere, mentre le sue labbra continuavano a circondare la sua cappella, a succhiarlo, leccarlo come se fosse stato una caramella deliziosa. E tutto ciò era accompagnato da continui piccoli orgasmi che le fecero produrre altri umori che iniziarono a colare sia davanti che dietro, insinuandosi fra le natiche e scorrendo lungo la schiena. Non era ancora riuscita a metabolizzare cosa aveva appena vissuto, ma era sicura che le era piaciuto moltissimo averlo in bocca, nella gola, quel dolore che avrebbe dovuto raschiarle la gola invece l'aveva fatta godere tantissimo, quasi come se l'avesse penetrata nelle parti più intime e sensibili. Nefertiti venne trascinata in un vortice di lussuria irrefrenabile. Anche se aveva appena avuto un orgasmo, anche se aveva la pancia piena di seme, non le bastava, ne voleva ancora. Non aveva aspettato tutto quel tempo per accontentarsi di una sveltina. Lasciò uscire del tutto la verga dalla sua bocca, ma continuò a leccarlo sui lati, ma rallentò il ritmo per dargli tregua per assicurarsi che anche lui non fosse per niente sazio. Lo guardò dal basso della sua posizione, e non aveva la minima idea di quanto fu intenso il suo sguardo, poiché urlava chiaramente "ti voglio ancora!". Ingoiò le ultime gocce per liberare del tutto la bocca.
    Non sei stanco vero?
    Dopo aver pronunciato quelle parole, si imbarazzò, poiché il tono della sua voce era molto più languido di quanto si fosse aspettata. Non poteva farci nulla, si sentiva carica, si sentiva come una vera adolescente nel pieno del suo periodo ormonale. Ormai aveva superato le sue paure, aveva scoperto i piaceri di essere una donna, e voleva recuperare il terreno perduto.

    Io, ti voglio ancora...ed ancora...ed ancora...
    Ogni "ancora" era accompagnata da una lasciva leccata sulla sua verga, che non aveva ancora mollato, coccolandolo con le mani, come se avesse voluto tenerlo rigido e avesse temuto che lasciandolo stare si fosse afflosciato del tutto.
     
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    Nefertiti riuscì davvero a succhiare non solo il seme di Thresh, ma la sua anima nello stato più puro. Quei gemiti di piacere che gli strappò durante l'orgasmo non erano insapori, erano come estensioni di quelle pulsazioni intense, vibrate verso di lei con una voglia ineffabile, indescrivibile. Se gli avessero chiesto cosa lo attraeva di più di Nefertiti, come se il suo aspetto e il suo sguardo non lo rendessero già abbastanza ovvio, Thresh non avrebbe saputo rispondere. Per lui era come quell'abisso oscuro impossibile da conoscere, privo di risposte, nella quale si era gettato una volta rinato. Non sapeva cosa aspettarsi da lei, dai suoi poteri, dalla sua voglia, e questo bastava per renderlo attratto maniacalmente da quella ragazza. Si lasciò quindi divorare, allentando la presa su di lei così che potesse gustarlo a modo suo, divorandolo senza sforzo mentre tornava a coccolarlo tra le dita e i baci, e mentre gli chiedeva di continuare, ogni leccata che scandiva quegli "ancora" portava la verga del non morta a pulsare più forte di prima, e rilasciare qualche densissima goccia di seme come se potesse strappargli altri piccoli orgasmi semplicemente chiedendogli di continuare. Le labbra serrate del non morto emisero un vero quasi mostruoso, un pò come se stesse cercando di non aprire la bocca o di sicuro sarebbe uscito qualche verso che testimoniava la sua immane debolezza. Purtroppo per lui, però, dopo aver attivato il potere i piercing sulle guance erano completamente saltati, e un pò come se sul suo volto ci fossero le fauci di una bestia mostruosa, un densissimo fumo verde uscì dai lati della bocca producendo il suono afrodisiaco, un sibilo osceno che valeva più di mille parole. Lo sguardo del non morto si fece ancora più acceso, la fiamma vede che gli avvolgeva il capo vivida come non mai, mentre la stretta di quelle catene si faceva forte e non riguardava più solo i talloni di Nefertiti: erano come dei lunghi tentacoli che gradualmente le avevano avvolto del tutto le gambe, beandosi dei suoi umori e serrandola come un perverso abbraccio. Poteva sentire il calore di Thresh in quelle macchine, folli di una passione senza confini per la loro adorata apprendista. Le catene la tirarono improvvisamente verso l'alto, strappandola momentaneamente dal perverso membro del suo maestro ma ritrovandoselo praticamente davanti agli occhi, così che potesse mostrarle il suo sguardo impaziente.
    Non mi stancherò mai di te...
    E anche con le posizioni ribaltate, allungò le mani sul suo capo stringendola e affondando con possessiva passione le dita tra le ciocche bianche dei capelli di Nefertiti, per portarsela sulla bocca così da assaporare quelle labbra che tanto lo avevano fatto impazzire. Le fauci del non morto erano del tutto spalancate, in maniera oscena, non sembrava più nemmeno umano, e le offrì la sua larga lingua in modo che potessero scambiarsi un lascivo incontro prima di incrociarsi e baciarsi in maniera ancora più lussuriosa senza trattenere i versi o i sospiri. Mentre si baciavano in quel modo, un gigantesco quanto preciso solco si aprì nella stanza, dividendola in due, esattamente dove si trovavano i due amanti. era come se una gigantesca lama avesse tagliato perfettamente in due il cubo dentro la quale si erano ritrovati. Le due estremità iniziarono quindi a girare attraverso un rumoroso meccanismo che ricordava quello di un orologio: piuttosto che girare Nefertiti Thresh aveva deciso di girare direttamente tutta la stanza, trasformandola nel suo giocattolo gigante. Un pezzo del letto si ritrovò sul soffitto, l'altro invece rimase sotto i piedi di Thresh, ma il concetto di "Letto" aveva oramai perso ogni significato. Mentre la stanza girava, Thresh avrebbe continuato a baciarla, in ogni angolazione, tenendola salda a sé fino a che non furono uno davanti all'altro. Le catene la sostenevano ancora nonostante non ce ne fosse più bisogno, questo perché non erano dei pezzi di metallo morti ma veri e propri arti che la stavano abbracciando, e ora le spalancavano le gambe davanti al professore, in modo che potesse adagiarsi su quella verga come se fosse un perverso sellino. Sentì la cappella guizzare fin sopra alle sue natiche, allargandole per il suo vigore e facendole sentire quelle escrescenze carnose che pulsavano e si estendevano andando a stuzzicare le sue intimità con brevi movimenti del bacino del professore, contaminandole con voglia e un calore semplicemente estremo. Il bacio non si fermò mai, semplicemente le dita di Thresh smisero di toccarle solo il capo e scivolarono su tutto il corpo di Nefertiti, tirandola a sé e afferrandole la schiena e il bacino in modo che la sua diletta potesse assaporare il turgore estremo del suo corpo, definirlo marmoreo non sarebbe stato sufficiente a capire quanto fosse eccitato in quel momento. E mentre loro si baciavano, dal terrificante solco che si era aperto e aveva ribaltato la stanza iniziarono ad uscire lunghi strumenti dall'aspetto mostruoso: placche, catene, tubi e altri elementi che somigliavano a parti del corpo o organi ma in una versione a metà tra l'artificiale e l'organico. L'intera stanza stava venendo contaminata dal potere di Thresh e dalla sua lanterna. Quelle non era più la camera di Nefertiti: quello era uno dei suoi "Box", dalla quale nessuno usciva illeso. Appena il loro bacio si sarebbe esaurito, Nefertiti avrebbe visto due lunghi tubi neri abbassarsi dal soffitto e arrivargli fin sopra il petto. I piercing sui suoi capezzoli avrebbero reagito, prima tremando e poi sganciandosi rapidamente, così che i capezzoli della ragazza fossero liberi. Quella libertà non durò molto, perché quei lunghi tubi tentacolari, a metà tra macchine chirurgiche e organi viventi, mostrarono subito un lungo ago sulla loro estremità. Più che un ago somigliava ad un pungiglione, non era artificiale e anzi Nefertiti poteva sentire chiaramente l'oscuro potere del professore venire da loro. Inoltre non erano sottili come un ago chirurgico, ma più grossolani. Nefertiti ebbe solo il tempo di prendere aria e subito quei perversi strumenti penetrarono i suoi capezzoli in un solo colpo. I lunghi aghi le attraversarono i seni quasi per intero e i capezzoli si allargarono vistosamente. Una lunga stilla di sangue li decorò mentre il potere del non morto iniziava a fluire dentro di lei attraverso un densissimo liquido irradiato di un colore verde quasi fosforescente. Poteva sentirlo insidiarsi nel suo seno, che molto gradualmente stava aumentando di qualche taglia, il tutto mentre il ritmo del bacino del professore diventava più frequente ed intenso e si beava di tutti gli umori che Nefertiti gli avrebbe concesso, lubrificandosi dell'eccitazione della ragazza così da prepararla a quando sarebbe arrivato il culmine del loro amplesso.
     
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    Nefertiti non si lasciò sfuggire nemmeno una goccia, anche quando continuava a coccolarlo con la bocca e lui si lasciava andare perdendo qualche altra goccia di seme. Lo sentiva farsi più duro, come se fino a quel momento invece di darsi soddisfazione non avesse fatto altro che affamarsi di più. Nefertiti aspettava pazientemente che la slegasse, che le permettesse di tornare a muoversi, invece non successe. Anzi venne tirata verso l'alto, Nefertiti non si volle staccare dalla verga del non morto continuando a tenerla con le mani fin quando non fu troppo in alto per poterlo fare. Si lasciò sfuggire un verso stizzito e infastidito, tipico di qualcuno a cui avevano tolto un delizioso pasto proprio mentre lo stava consumando. Si ritrovò faccia a faccia con il professore, permettendole di vedere il suo viso fiammeggiante di energia, quella spettrale che non mostrava mai a scuola. Nefertiti però non ne era spaventata poiché ci leggeva desiderio, ci leggeva dei sentimenti che rendevano la sua figura quasi eterea ai suoi occhi. Intuì che non l'aveva slegata perché gli piaceva avere controllo su di lei, non perché volesse bloccarla, intuì che voleva godersi quel momento come piaceva a lui, usando tutte le sue risorse, le sue fantasie più perverse. Nefertiti accolse il bacio socchiudendo gli occhi, portando a sua volta le mani fra i capelli spettrali di lui, inclinando la testa per permettere alle loro bocche di unirsi il più possibile, voleva sentire la sua lingua in profondità nella bocca, e fare altrettanto, per quanto la sua lingua umana potesse andare a fondo. E mentre si lasciava andare a quelle effusioni, mugugnando eccitata, attorno a lei le cose iniziarono a cambiare, non smise mai di baciarlo rendendo quello scambio di lingue rotanti davvero particolare. Si ritrovò voltata nel verso giusto, ma allo stesso tempo continuava a sentirsi "appesa", mandando i suoi sensi in totale confusione. Rabbrividì di piacere quando finalmente sentì la calda e durissima verga di Thresh posarsi contro le sue carni fradicie di umori e saliva. Nefertiti strinse le cosce, così che si premesse contro di lei con più fermezza. Lo strinse a sé con le braccia schiacciandogli contro il petto il suo seno, ancheggiando con i fianchi per strusciarsi contro l'erezione, rabbrividendo ogni volta al passaggio di quelle escrescenze che stuzzicavano punti sensibili del suo corpo. Smise di baciarlo unicamente per ansare eccitata. Thresh avrebbe visto il suo volto arrossato e languido, la ragazza riconobbe quella deliziosa energia che aveva saggiato già più volte con Artù, ma su Thresh era molto più potente, la ubriacava totalmente al punto che quando vide quei due strani tubi tentacolari avvicinarsi a lei, li fissò incuriosita, smarrita, poi intimorita. Aghi e siringhe le riportavano alla mente sempre orribili esperienze, e non le piaceva vedere delle siringhe proprio quando voleva invece godersi il suo amato professore. I piercing si staccarono da lei, strappandole un sospiro di sollievo, dopotutto quei piercing le mandavano sempre e continuamente piccolissime stille di dolore poiché cercavano di rigenerarsi attorno al metallo. Fece appena in tempo a prendere un profondo respiro prima che quei aghi inquietanti le bucarono i capezzoli, facendola sussultare e inarcare la schiena per un piccolo urlo di dolore che si tramutò rapidamente in piacere.
    C-cosa stai aah... facendo?
    Era sinceramente confusa, le venne un piccolo capogiro nel sentirsi riempire di energia, percepiva i seni diventare caldissimi, doloranti. La sua pelle aveva iniziato a irradiarsi di energia oscura, facendo apparire rigoli dei suoi circuiti magici sotto pelle. Erano appena iniziate a spuntare piccole spine lungo la schiena e le braccia, un naturale riflesso difensivo del suo potere. Aveva le vertigini perché invece di sentire dolori in tutto il corpo continuava a sentire il piacere crescere, soprattutto fra le sue cosce, dato che lui si sfregava contro di lei affamandola sempre di più. Sapeva benissimo come funzionava il potere di una lanterna, eppure non riusciva ancora ad abituarsi, era inebriante, sconvolgente, spaventoso e meraviglioso allo stesso tempo.
     
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    Thresh vide quel bagliore perverso affievolirsi nello sguardo di Nefertiti quando vide gli aghi, forse le tornarono a mente dei ricordi dolorosi e terrificanti, ma anche questo faceva parte del gioco. Thresh voleva stuzzicarli quei ricordi, costringerli a riemergere. Non andavano seppelliti: doveva affrontarli e trasformarli nella sua forza. Inoltre, dal punto di vista di un torturatore, mantenere il giusto equilibrio tra dolore e piacere era importante, altrimenti l'avrebbe semplicemente ubriacata di piacere e questo poteva farlo chiunque. Lui no, lui era diverso, lui era unico, e stava prestando il suo talento unicamente a lei. Risponderle subito fu difficile, perché la sensazione di quel corpo perverso che si scioglieva su di lui stava diventando sempre più intensa: non solo le carni bollenti di Nefertiti che si stringevano e danzavano sulla sua verga, ma anche quel potere oscuro che le corrompeva la carne in un riflesso difensivo spontaneo e aggressivo, era come se lo stesse minacciando, spingendolo a farsi indietro altrimenti sarebbe stato attaccato. e Thresh adorava quella sensazione. Si avvicinò a lei, allargando quella bocca mostruosa e piantandole la lingua sulla parte inferiore del mento, leccandola con una fame inenarrabile e un desiderio perverso impossibile da fraintendere. Passò vicinissimo alle sue labbra con la lingua e le sfiorò la base dell'occhio, un rumore osceno ne scaturì e il verso di piacere che uscì dalla gola del professore fu quanti di più spontaneo Nefertiti avrebbe mai sentito in vita sua. In tutto questo, quegli aghi dolorosi e perversi continuavano a pompare energia dentro di lei, facendola traboccare insieme a piccole stille di sangue dai suoi seni. Erano cresciuti, anche se di poco, e risultavano sensibili come non mai.
    Sto contaminando il tuo corpo con la mia energia... ti renderò sempre più debole a me fino a che non potrai più resistermi in nessun modo... non mi basta più stare nel tuo cuore e nel tuo cervello... voglio essere in ogni parte di te...
    Gli aghi scivolarono via dalla sua carne e anche se il potere di Nefertiti le avrebbe permesso di rigenerare il danno, i fori non si chiusero ma anzi... si dilatarono leggermente. Thresh sollevò le mani per poterle afferrare i seni, ed iniziò a massaggiarli con vigore tale da farle perfino male. Non sembravano dei palloncini piedi d'acqua, era semplicemente carne che era diventata ancora più sensibile, e la forte presa del professore le avrebbe fatto sentire quanto la desiderava. Anche se stringeva forte, il massaggio che eseguiva era ponderato, graduale e molto attento, le avrebbe fatto sentire la destrezza di un'amante focoso, e anche qualcosa di unico. Gli indici di Thresh si piantarono sui suoi capezzoli dilatati e dopo averli stuzzicati il giusto, penetrarono le cavità che si erano formate. Fu esattamente come se un paio di dita si fossero infilate nel più sacro e sensibile dei suoi pertugi, e la stessero stimolando attentamente con una perizia irreale. Era davvero un tocco strano, assurdo e a dir poco folle, ma era piacevole come quando il professore le toccava l'intimità, e più andava a fondo, più diventava intenso. Un lungo verso di piacere sfuggì dalla bocca di Thresh, ma non dalle labbra: di nuovo quel fumo densissimo scivolò dai lati della sua bocca come lo sbuffo di una bestia terrificante e mostruosa, il solo sentire la carne della ragazza avvolgergli le dita bastava a farlo impazzire, e Nefertiti lo avrebbe sentito chiaramente mentre quella verga diventava sempre più dura e pulsante tra le sue gambe. Le catene tentacolari la sollevarono di qualche centimetro strappandola solo momentaneamente a quel delizioso sellino, mentre la punta si agitava di fronte alla sua intimità impaziente di poterla violare. Gli aghi nel frattempo tornarono all'attacco e un pò come se volessero leccare anche loro Nefertiti, partirono da vicinissimo alle sue cosce, risalendole la pelle dalle grandi labbra fino al monte di venere, fermandosi poco più sopra della sua intimità.
    Sono così impaziente... solo trattenermi così a lungo mi fa impazzire... vorrei semplicemente scoparti fino a toglierti il fiato ma se non lo assaporo è come se stessi disprezzando l'opera d'arte che hai deciso di mostrarmi. No... non posso essere impaziente... devo farti mia come il professore che hai deciso di amare farebbe...
    Mentre parlava sembrava sul punto di penetrarla con vigore, ma piuttosto la cappella rimase lì, a metà tra quelle vergini labbra e le gambe della ragazza. A violarla invece, furono di nuovo gli aghi del professore: la infilzarono all'altezza del pube quasi da parte a parte, penetrandola fino a conficcarsi all'interno delle sue ovaie. Lì ripresero ad iniettarle quel liquido energetico fortissimo, direttamente nella parte più profonda della sua intimità. Sarebbe stato come sentirlo dentro di sé, ma in maniera incompleta... la stava forse affamando? No, l'ennesimo sbuffo lasciava intendere che fosse lui ad affamarsi da solo. Forse aspettava una supplica, forse un comando, forse niente e voleva semplicemente che quell'istante non finisse mai. Ma doveva prenderla, il suo bacino si sollevava impazientemente per poterla penetrare, e nel mentre si gustava quelle carni deliziose che avvolgevano le sue dita, fissandola con uno sguardo che dire innamorato non avrebbe reso vagamente l'idea. Era pazzo di lei, e voleva farla impazzire come lui.
     
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    Per Nefertiti non era facile accettare ciò che le avevano fatto, poiché per lei era stato un inganno, le avevano promesso potere e libertà, invece le avevano dato l'esatto opposto. Le avevano chiesto di sopportare dolori per un risultato che non era mai arrivato, e quindi vedere strumenti così simili a quei esperimenti la allarmavano, le infondevano una paura primordiale che la metteva in guardia. Se fosse successo i primi tempi che si erano conosciuti, si sarebbe ribellata, avrebbe scacciato via quei aghi, ma Thresh aveva guadagnato la sua fiducia, forse non al cento per cento, ma confidava nel fatto che lo stava facendo per un buon motivo. Sentiva i sensi sempre più gonfi e pesanti, sensibilissimi, al punto che gli aghi iniziarono a darle continue stille di dolore. La lingua calda e umida di Thresh che le carezzò il viso furono una piccola distrazione, sembrava quasi che lui avesse voluto attirare la sua attenzione per non farle fraintendere la sua risposta. Ciò che le disse la sorprese poiché non aveva idea di come poteva accadere una simile cosa, e infondo al suo cuore desiderò apprendere quell'arte perché lei stessa volava farlo sulle persone che amava, così che potesse essere parte di loro.
    Come?
    Fu una domanda ricolma di sete di sapere, non era timorosa, era avida di conoscere la risposta perché voleva imparare. In seguito notò che i fori sui suoi seni non si richiusero come al solito, ed anzi si allargarono quasi come se si fossero tramutati in due piccoli pertugi perversi da poter usare. Un pensiero che sul momento reputò sciocco, i seni non erano fatti per quel tipo di cose pensò. Sussultò nel sentirsi afferrare i seni in modo rude da lui, riusciva a sentire molto bene ogni dito che la stringeva, facendole male, eppure quel dolore non lo trovò minaccioso, era quasi rassicurante, una sensazione che conosceva bene. Seguivano momenti di sollievo a momenti di dolore, ed infine venne sorpresa dalle dita di Thresh che si insinuarono dentro i capezzoli. Nefertiti esalò un profondo gemito di piacere misto a sorpresa, abbassò lo sguardo notando che le dita del professore stavano sparendo oltre i suoi capezzoli, e li sentiva inserirsi nei suoi seni. Fu una sensazione davvero intensa, molto simile ad essere penetrata sessualmente. Era davvero colpita, non credeva che fosse possibile una cosa simile, ed ancora più incredibile fu scoprire che era dannatamente piacevole. Le dita di Nefertiti artigliarono le spalle del professore per l'intensità di quelle sensazioni. Iniziò a muoversi con i fianchi con più vigore, sentiva di volersi unire a lui nelle carni, lo voleva dentro di lei, la sua clitoride pulsava, era già dura per il desiderio. Era così fradicia di umori che avevano iniziato a colare anche lungo la mazza di carne del professore. le sfuggì un piccolo gemito di felicità nel sentire che si stava preparando a penetrarla, ma non successe. Rimase lì sul suo ingresso e la affamava. Le sue grandi e piccole labbra erano già divaricate, lo stavano richiamando, ma invece di sentirsi penetrare dalla sua carne, furono di nuovo quei maledetti aghi a bucarla. Gridò di dolore e sorpresa, mentre le spine di Nefertiti si allungarono sulla schiena e sulle braccia, e dato che lo stava abbracciando, le spine delle braccia si conficcarono nella carne del professore. Erano corte, la lunghezza perfetta per dargli stille di dolore intenso senza però compromettere il funzionamento dei muscoli. Nefertiti era in balia delle sensazioni del corpo, le ovaie piene di energia la ubriacarono totalmente, non riusciva più a capire niente, non capiva se stesse soffrendo o godendo. Era come se stesse affogando in un mare profondo e immenso, ma non voleva smarrirsi... voleva lui! Voleva Thresh! Il suo volto era stravolta da una espressione oscena ma i suoi occhi lo stavano cercando, lo stavano supplicando di non farla affogare da sola. Spostò le mani dalle spalle alle sue natiche, le strinse con forza, e lo fulminò con uno sguardo aggressivo, stava impazzendo, e visto che tergiversava così tanto, lo sollevò lei con la forza delle braccia per sentirlo finalmente farsi spazio in lei. Si stava prendendo ciò che voleva intensamente, spingendolo in lei fin quando non avrebbe incontrato l'imene che faceva da ostacolo. Lo guardò negli occhi intensamente, impaziente.

    Ti voglio adesso!
    La sua richiesta, che sembrò più un ordine, echeggiò attorno a loro, poiché non lo disse solo con la voce, ma con tutta la sua anima. Voleva che spingesse lui per rompere il suo sigillo di purezza, poiché più di così non riusciva a fare, le mancava l'appoggio dei piedi per poterlo fare. Dentro di lei, Thresh avrebbe sentito il potere di Nefertiti raccogliersi proprio in quel punto, divenendo un richiamo irresistibile.
     
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    Difficile spiegare quanto quella domanda rese felice Thresh. Non gli disse di farlo, di trattenersi, non esitò né si abbandonò completamente a lui. gli fece una domanda precisa, alla quale solo un maestro può rispondere, una domanda che solo un'allieva devota può porgere alla sua guida. Glielo chiese non perché era allarmata ma perché voleva imparare a farlo anche lei, diventare come Thresh, e farlo diventare suo come quel non morto adesso stava facendo con lei. Non le rispose, non subito, dovevano assaporare quel momento insieme, così la lasciò in sospeso continuando a stuzzicarla, violandole i capezzoli, torturandole l'intimità e assaporando i suoi versi di piacere mentre l'odore di quegli umori grondanti e impazienti lo inebriava come una droga. Le dita di Nefertiti sulla sua pelle erano una sensazione incredibile: mai avrebbe pensato che sarebbe riuscita a graffiarlo in quel modo, non con disprezzo ma con passione, strappargli la pelle che gli apparteneva e stringere la carne che voleva come sua e sua soltanto. Un brivido scosse la calma apparente di Thresh mentre le sue macchine invadevano ancora il corpo di Nefertiti, si rese conto di essere stato egoista fino a quel momento visto che lui poteva sentirla chiaramente attraverso di esse, mentre invece lei si stava affamando, lo dimostravano quelle spine oscure che si conficcavano in lui come a volerlo minacciare. Neanche nella peggiore delle punizioni avrebbe dovuto impartirle un simile supplizio, quindi con la voce tremante di piacere, Thresh si rifiutò oltre di resisterle. Si sentì sollevare, il desiderio di Nefertiti era tale che quasi si imponeva su di lui e lo plagiò mentalmente con quegli affondi nella carne, accumulando potere dentro la sua intimità. Solo la cappella si stava facendo spazio non bastava per appagarla, non così, non quando la sua purezza rigenerata rimaneva intoccata. Le mani di Thresh le abbandonarono i seni e con un moto a dir poco bestiale le afferrò le natiche. Lo schiocco fu tale che le mani del professore rimasero impresse come una macchia rossa sulla sua pelle bruna, la carne si deformò sotto la presa imponente di quell'uomo e quasi ruggendo la attirò a sé, così che i loro corpi potessero unirsi in un perverso abbraccio mentre quella verga immane e durissima si faceva spazio nel suo ventre. Fu improvviso, impaziente, violento, Nefertiti avrebbe visto chiaramente il ventre gonfiarsi a causa della presenza che l'aveva conquistata, l'imene si strappò così forte che il sangue le schizzò sulle gambe e sui piedi, la carne del professore fu talmente impaziente che la cappella si schiacciò contro l'entrata del suo utero ripagandola di tutti gli umori che le aveva concesso. Se non fosse stata così bagnata, forse quella penetrazione avrebbe potuto anche danneggiarla seriamente, ma il sangue che usciva da lei era solo il giusto per permettere a quell'uomo di assaporare una verginità che gli apparteneva. Nefertiti avrebbe sentito chiaramente i testicoli del suo amante schiacciarsi contro le carni, gonfissimi, pulsanti, erano impaziente di riversare tutto il piacere del professore dentro di lei, ma per il momento tutto ciò che ebbe dopo quella penetrazione fu sentire gli aghi che le penetravano le ovaie diventare più irruenti, come se stessero affondando ancora, dandole un piacere intenso e un'altra abbondante dose di energia del suo maestro. Questo perché anche Thresh si stava gustando il suo banchetto, e poteva sentire l'oscurità di Nefertiti frantumarsi sotto la sua verga e sciogliersi intorno a lui come se volesse corromperlo. E la lasciò fare. La verga del non morto s'impregnò dell'oscurità di Nefertiti, le vene divennero nere come la pece e dure come rilievi in marmo. Le escrescenze carnose divennero più morbide ma anche più pronunciate, come piccoli tentacoli neri dalle punte rosse che si unirono alla stimolazione di quella verga iniziando a torturare ogni più piccolo anfratto dell'intimità di Nefertiti, stimolandola come probabilmente nessuno aveva mai fatto. Il sangue nero continuò a corrompere il corpo di Thresh, prima solo il pube e poi dopo un altro violento affondo della sua virilità in lei anche il petto, solidificandolo come un pietra e rendendo più gonfio il suo fisico già esageratamente scultoreo. I capezzoli del professore erano turgidi per l'eccitazione e quella fiamma verde stava iniziando a contaminarsi. I riflessi avevano mantenuto il colore naturale di Thresh, ma il cuore si stava scurendo come fumo nero che brucia la pece, rendendo il suo sguardo e il suo aspetto più mostruoso, inquietante e maledettamente corrotto dal potere di Nefertiti.
    Si... così... sai farlo anche tu! Corrompimi! Entra in me! Questo è il tuo amore che prende forma nella mia carne!
    E proprio come quella terza ed ennesima spinta dei fianchi di Thresh dentro di lei, le siringhe dentro la carne di Nefertiti ripresero a pompare energia, cercando di corromperla proprio come stava facendo Nefertiti col corpo del non morto. In pochi istanti quelle mere spinte di puro istinto possessivo si trasformarono in un amplesso completo, dove ogni affondo vedeva l'utero di Nefertiti cedere gradualmente ai colpi di quella cappella immane, la sua carne si dilatava per colpa delle estreme dimensioni e i fluidi scivolavano a terra generati da quell'oscena mutazione a base di piccoli tentacoli che le tormentavano il ventre. Finalmente si stavano unendo in una cosa sola ed era maledettamente perfetto.
     
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    La mancata risposta di Thresh non la allarmò, poiché intuì che voleva farglielo vedere, piuttosto che spiegarlo a parole, e molto probabilmente la teoria avrebbe potuto confonderla, invece la pratica era il metodo più diretto e efficace di imparare. Era quindi attenta ad ogni dettaglio, rendendo ogni nervo più sensibile alle stimolazioni. Era così colma di energia e desiderio che se non avesse sentito unirsi in profondità a lui sarebbe impazzita. Thresh accolse finalmente la sua richiesta, e con forza la afferrò per le natiche, facendola tremare vistosamente per il bruciore che sentiva sulla pelle, ma non ebbe modo di lamentarsene poiché subito dopo Thresh finalmente si spinse dentro di lei. Fu un ingresso brusco, violento che le mozzò il respiro, come se quella verga immensa avesse spremuto via ogni grammo di ossigeno che aveva nei polmoni. La bocca di Nefertiti si spalancò per urlare, e lo fece solo dopo un piccolo suono della gola, quando riuscì a recuperare quel poco di ossigeno che le serviva per emettere un urlo di dolore. Sentì ogni nervo del suo corpo andare a fuoco, risalendo fin dentro al cervello esplodendo in una marea di sensazioni che le fecero annebbiare totalmente la vista. Il corpo si afflosciò per un secondo, perdendo i sensi per un breve momento, mentre le sue carni spruzzavano sangue ed umori. Non si accorse nemmeno che varie spine si allungarono dal suo corpo, penetrando la carne del non morto, sui pettorali, sull'addome, sulle cosce poiché le mani di Nefertiti erano ancorate alle natiche del professore. Si riprese al ritmo delle pulsazioni del membro dentro di lei, e man mano che riprendeva i sensi, il dolore si tramutò in un piacere estremo. La rottura del imene contaminato da tutta quell'energia aveva rilasciato energia oscura, tipica di umbra che invase il corpo del non morto, anche grazie alle spine. Nefertiti mise a fuoco l'immagine di Thresh che divenne più muscoloso, più forte e mostruoso. Su di lei invece la pelle si ricoprì di cristalli neri lucidissimi che riflettevano i bagliori del suo professore, facendo sembrare che lei avesse rubati e trattenuti all'interno di quelle gemme che impreziosivano il suo fisico. Coprivano le braccia, il collo, le gambe, disegnando una sorta di outfit perverso poiché le sue nudità erano intoccate. Le sclere degli occhi divennero neri, facendo sembrare le sue iridi dorate ancora più luminose e magnetiche. La sua muscolatura sembrò rinvigorirsi come se avesse già fatto intensi anni di allenamenti. I suoi capelli emanavano energia esattamente come Thresh somigliando a fiamme spettrali che variavano dal verde al viola scuro. Nefertiti accolse l'invito del suo professore ed azzerò di nuovo le distanze fra le loro bocche per tornare a baciarsi in modo osceno, gemendo e facendo vagare le loro lingue in una perversa danza. Il corpo di Nefertiti subì delle mutazioni a sua volta, per via di tutta quell'energia che la stava contaminando, la sua lingua si allungò come se avesse voluto pareggiare con quella di Thresh, mentre dentro di lei, le sue pareti vaginali formarono diverse lingue tentacolari, che si aggrovigliarono attorno al membro dello zombie, allungandosi anche verso l'esterno per carezzarne i testicoli, e massaggiarli come se avesse voluto essere penetrata anche da quella parte del suo corpo. Le spine che prima aveva allungato in modo istintivo si ritirarono per permettergli di muoversi agevolmente, ma rimasero presenti, così che se lui avesse voluto sentirsi ferire ancora, doveva semplicemente premersi contro di lei. Thresh si sarebbe accorto che dopo essere stato liberato dalle spine, i vari buchi si rigeneravano, esattamente come succedeva a lei, rinnovando così la sensibilità della sua pelle, del suo corpo, impedendogli di abituarsi al dolore. Erano più uniti che mai, si erano scambiati i loro poteri le loro energie. Per Nefertiti fu un esperienza unica, indimenticabile.
     
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    Controllarsi a quel punto divenne impossibile, e Thresh non volle in nessun modo ostacolare il flusso che si era creato tra di loro. Nefertiti aveva iniziato a rilasciare energia di Umbra intorno a sé, assorbendo il potere del professore, trasformandosi per lui e per farlo godere, mentre condivideva quella forza oscura nella maniera più perversa possibile, penetrando la carne del suo stesso amante come se volesse iniettargliela direttamente nelle vene. Se non fosse stato preso dalle labbra della sua adorata adepta, di sicuro quei versi osceni e mostruosi sarebbero stati forti e lussuriosi, testimoni di un piacere intenso e incontrollato che Thresh sapeva di desiderare profondamente. Il suo sangue nero grondava da quelle ferite ma non si disperava, anzi ne chiedeva ancora, continuando a muoversi dentro di lei sempre più forte, sempre più deciso, stringendola a sé come se quella cuspide di dolore fosse l'acqua di cui si nutriva e aveva disperatamente bisogno. Le lingue oscene di Nefertiti lo plagiarono e lo eccitarono ancora di più, innescando il desiderio in Thresh di soddisfare ogni sua perversa richiesta, anche la più tacita. Le lingue si intrecciarono in profondità come lunghi serpenti e anche quando le loro bocche si separarono quelle carni mostruose rimasero unite, lasciando a Thresh la possibilità di sfogare un grido mostruoso verso l'alto. Affondi vigorosi crescevano dentro il ventre della ragazza, più forti, più veloci, era una battaglia continua e Nefertiti doveva sempre trovare un modo per resistergli, per diventare più forte, o avrebbe ceduto. La fiamma nera che alimentava il corpo del professore si staccò da lui con quel grido, lasciando solo un tenue bagliore oscuro intorno al suo capo infernale, mentre un'entità simile ad uno spettro oscuro si abbatteva sulla stanza, circondando prima Nefertiti e poi abbattendosi contro la macchina della tortura di Thresh, insinuandosi al suo interno ed iniziando a corromperla. Non più solo il corpo del non morto, ma anche il suo potere: Nefertiti avrebbe sentito quelle catene tentacolari tremare, irradiandosi di energia. Fino a quel momento avevano conservato l'essenza di Thresh ma ora invece sembrava proprio di poterla sentire prendere vita. Le catene si deformarono come se stessero assumendo la fattezza di ossa e l'energia spettrale divenne tangibile come carne. La macchina della tortura iniziò ad emettere dei suoni sinistri, metallici e al tempo stesso viscerali, come se carne e congegni si stessero fondendo usando il potere di Nefertiti, trasformandosi in qualcosa di nuovo. In passato, Thresh aveva avuto un assaggio di quel potere: l'energia di Umbra era così potente da poterlo addirittura riportare in vita, o quasi. Cosa sarebbe successo con le sue macchine, invece?
    Ooooh... ti vedo... ti SENTO!
    Il tocco incerto e tremolante delle catene tentacolari si plasmò gradualmente in un tocco deciso. Nefertiti sentì le dita del professore toccarla lì, come se gli fossero spuntate altre due braccia, assaporandola e gustandosi quella nuova esperienza inattesa senza troppa fretta. Dopotutto, stava già possedendo il suo frutto più prezioso, che senso aveva non studiare quella novità.
    Non ti basta... ne vuoi di più...
    Poi quelle mani divennero più forti e decise, la afferrarono tirandola verso il basso così che la verga del professore affondò sempre di più in lei, e nel mentre la figura spettrale che aveva sostituito la macchina di Thresh risalì, come emergendo dal pavimento, abbracciando Nefertiti da dietro. Una grossa bocca mostruosa gli faceva da busto mentre la faccia somigliava tantissimo alla testa spettrale del suo professore, ma aveva un aspetto vagamente più artificiale, seppur rimanendo puramente spettrale. Nefertiti lo sentì parlare, perché le sue mani possenti e quel corpo statuario, mostruoso e immenso le era familiare.
    Riesci a comprendere quale miracolo hai generato? Non sono semplicemente unito al mio potere... gli hai dato vita...
    Dopo aver parlato, il nuovo mostro spalancò le fauci del suo petto facendo uscire tre grosse lingue nodose che poco avevano da invidiare alla verga del suo adorato maestro. L'energia di quell'essere ricordava moltissimo Dalamadur per la sua natura, ma era Thresh a tutti gli effetti. Nefertiti aveva dato vita ad una delle sue macchine ma non con un'anima artificiale, aveva strappato quella del suo professore e l'aveva usata per creare quel mostro. Le mostruose lingue si avventarono su di lei, avvinghiandole i seni e le cosce iniziando a scivolare tra le sue natiche e sulla sua pelle. Nefertiti vide il volto del professore davanti a lei perdersi nella goduria... poteva sentire tutto, assaporarla come non mai, e questo lo portò a spingere più forte nella sua carne, più a fondo, pulsando con la cappella verso l'entrata del suo utero, impaziente di profanarlo.
     
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    C'erano momenti in cui Nefertiti non riusciva a capire se il suo giudizio fosse influenzato dal piacere intenso che provava. Aveva già visto Thresh stuprare qualcuno davanti ai suoi occhi, era anche stato partecipe di alcuni suoi momenti sessuali assai bizzarri, ma non lo aveva mai visto così coinvolto, così ubriaco di piacere ed energia. Era davvero per lei che era così, oppure era dovuto alla lunga astinenza a cui lo aveva sottoposto? Faceva così anche con le altre? Il solo immaginarlo in quello stato con altre la infiammò di una intensa gelosia. Non sopportava l'idea che qualcuno potesse portarle via quello che le stava dando in quel momento. Quelle emozioni le appartenevano, quell'affetto se lo era guadagnato. Suo, suo e soltanto suo... i suoi pensieri si squagliavano sotto le spinte del professore che le toglievano il respiro ad ogni affondo, aveva le spine sul proprio corpo, ma non gli impedì di stringersi a lei con tutto il corpo, bucando quei muscoli di acciaio come se non riuscisse a farne a meno. Avrebbe voluto circondarlo anche con le cosce, spingere i polpacci contro le sue natiche ogni volta che affondava, così che le sembrava di sentirlo fino in gola. Le sue carni erano oscenamente dilatate, trasformate, sembrava che avesse assunto una nuova forma per potersi unire in quel amplesso mostruoso. Era già giunta ad un primo orgasmo in precedenza, ma sentiva che stava per raggiungerne uno nuovo, intenso abbacinante. Aveva la sensazione che i suoi sensi si fossero dilatati, non riusciva a dare un nome od una forma a ciò che sentiva, ma le sembrava di percepire l'anima del suo amante, il suo desiderio cocente che la stava travolgendo. La loro energia che si univa stava dando vita a qualcosa, la percepì muoversi dentro di loro e poi scorrere via verso la macchina della tortura che la stava reggendo. Le catene che già le sembravano tentacoli caldi, le diedero la sensazione di avere altre mani di Thresh addosso. Avrebbe dovuto spaventarsi, avrebbe dovuto temere il momento, invece Nefertiti se ne beò, muovendo le gambe quel tanto che poteva come se avesse voluto sfregarle contro quelle nuove mani, così da sentire più carezze, più affetto, più amore da lui. Infine la sorpresa, si sentì tirare verso il basso, sentendo il cazzo del suo amato professore andare in profondità bussare selvaggiamente contro il collo del suo utero. Nefertiti sollevò il viso urlando di piacere, senza mai staccare la sua lingua da quella del suo amato. Solo in seguito notò che le sue gambe erano di nuovo libere, che le "catene" si erano tramutate in braccia che adesso la stringevano e la abbracciavano da dietro. Nefertiti ubriaca di piacere e confusa notò la nuova presenza, fu perplessa poiché percepiva da quella creatura la stessa identica energia che sentiva da Thresh, sembrava lui. Intendeva quindi questo? Quando le disse che ne voleva di più, voleva più Thresh? Non ne era sicura, ma ancora una volta fu il suo maestro a chiarirle cose fosse successo.
    Io? Anzi, noi abbiamo fatto questo?
    Biascicò quella domanda meravigliandosi di quel miracolo che avevano generato semplicemente dando fondo a tutto il loro desiderio. Apocrypha era capace di tali miracoli se cedevi ai tuoi impulsi? Ai tuoi veri desideri? Sollevò le cosce e le ancorò sui fianchi del professore, mentre con le braccia andò a poggiarsi sui fianchi della nuova creatura, sentendolo caldo, muscoloso esattamente come Thresh. Esalò profondi gemiti nel sentirsi carezzare da quelle lingue mostruose. Le increspavano la pelle, si sentiva come drogata. Vista dall'esterno si sarebbe data della pazza, ma in quel momento era totalmente coinvolta, totalmente corrotta dalla lussuria più profonda.

    Aaah sì... tutta, prendimi tutta...
    Fece contorcendosi sinuosa, mentre i fori dei suoi capezzoli pulsavano allargandosi e stringendosi come due perversi occhiolini. Le labbra vaginali che si erano estese circondando anche i suoi testicoli si contraevano, ricreando un perverso massaggio. Tornò di nuovo con la propria bocca contro quella di Thresh, mugugnando tutto il suo piacere, affondando la lingua fino nella sua gola. Si stava lasciando andare ad un nuovo orgasmo, lo si poteva capire dall'intensità dei suoi gemiti, dai tremori del suo corpo e dai suoi fluidi che resero i suoni dell'amplesso osceni.
     
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    Nefertiti si abbandonò completamente al suo professore, che non si era affatto lasciato aiutare da un nuovo amante: quello era lui, un'estensione del suo corpo, una macchina della tortura come quelle che usava con gli altri ma unica nel suo genere, creata esclusivamente per lei. L'essere la accolse tra le braccia, lasciando che si perdesse tra di loro, e in quella posizione più comoda con le gambe perfette della sua allieva ancorate al bacino, Thresh iniziò a spingere ancora più forte, carezzandole il ventre con la mano destra mentre la sinistra si teneva al suo fianco, assaporandola nella sua pienezza, fissandola mentre giungeva ad un altro fortissimo orgasmo.
    Sì... sì! Meraviglioso! Ogni tuo orgasmo è come un perverso desiderio che si avvera! Condividine ancora con me!
    Preso non solo dal piacere ma anche dalla gioia quasi infantile di tali scoperte, Thresh si lasciò divorare dalla sua energia sentendo quell'oscurità che penetrava nella sua carne e nella sua anima, preparandosi ad un nuovo, perverso, banchetto. Le lingue della creatura si fecero più audaci: si sollevarono dal petto di Nefertiti e cercarono i suoi capezzoli, rispondendo al richiamo della ragazza. Forse non erano come il pulsante cazzo del suo professore, ma sicuramente sarebbero stati meglio di un paio di asettiche siringhe. Grosse lingue a forma di verghe maschili, turgide e impazienti si fecero avanti, prima comprimendosi intorno alle sue areole e poi spingendosi in avanti per penetrarle i capezzoli in un solo colpo. Quei stretti pertugi si allargarono vistosamente e subito le sue carni vennero invase. Ancora una volta quella perversa sensazione la colse: era come avere un altro paio di intimità, altrettanto sensibili e vicine al suo corpo, abbastanza da farla impazzire e mandarle quella droga perversa chiamata piacere fin dentro il cervello. I tentacoli affondarono il più possibile ed iniziarono a pompare come stava facendo anche Thresh, alternandosi: quando uno entrava, l'altro usciva, e viceversa sotto lo sguardo di Nefertiti che poteva vedere i suoi seni grondare di umori densissimi, intenti a comprimersi sotto quelle spinte. La verga del non morto però non rimase in disparte, e accolse anche l'ennesima preghiera perversa della sua studentessa diletta: Quella nodosa massa di carne si allungò di colpo, e i testicoli ancorati alla sua base si fusero gradualmente all'intera base allargandola di molto e praticamente diventando una cosa sola. I testicoli si moltiplicarono distribuendosi come un perverso grappolo sulla verga del professore, fino a metà della sua lunghezza, aumentando di gran lunga le dimensioni della base e rendendo ancora più osceno il suo perverso pulsare. In quel modo, Thresh poté mettere da parte ogni riserva e serrando la bocca nel tentativo di trattenere i gemiti più sguainati, spinse dentro di lei riempiendole l'utero con la sua cappella, facendo a pezzi anche l'ultima barriera della carne di Nefertiti mentre la base della sua virilità si schiantava contro le sue grandi labbra. La calda intimità di Nefertiti venne completamente spalancata e tutti quei rigonfiamenti impazienti presero a pulsare all'unisono dentro di lei, preannunciando un imminente orgasmo solamente per la sua carne. Thresh non riuscì più a trattenersi e sollevando il volto verso l'alto iniziò a gemere più forte. Le sue fiamme si sollevarono verso l'alto, i muscoli del petto e del collo si ingrossarono e presero a pulsare proprio come la sua verga. Gli affondi dentro Nefertiti si fecero così energici e violenti da farle perfino male, avrebbe visto la sua carne deformarsi sotto i colpi di quella virilità estrema e irresistibile, il tutto mentre la terza lingua della macchina spettrale di Thresh le scivolava sulla schiena e si insinuava tra le sue natiche, pronta ad alzare ancora la posta.
    Voglio dartelo tutto... prendi il mio potere!
    Gridò in preda agli spasmi, poi senza trattenersi oltre iniziò a gridare più forte, ruggiti spettrali di osceno piacere che invasero la stanza per intero, mentre la sua verga si gonfiava vistosamente allargando l'intimità di Nefertiti fino allo stremo. Sembrava dovesse strapparla in due da un momento all'altro e percepì chiaramente ognuno di quei rigonfiamenti farsi sempre più grosso assieme a tutta la lunghezza di quella verga. Poi finalmente esplose, e la sua intimità venne invasa da un liquido così bollente e denso che le avrebbe gonfiato il ventre ancora una volta. Solo quando la pancia di Nefertiti sembrò gravida, allora la sua carne iniziò a traboccare. Fiotti bollenti di piacere accompagnati da spinte vigorose che la tiravano a sé, aiutate dalla macchina mostruosa che spingeva Nefertiti verso il professore per amplificare la forza e il piacere. Thresh non smise mai di scoparla con tutta la forza che aveva in corpo durante l'orgasmo, facendo schioccare le loro carni e schizzare in giro umori di ogni genere senza alcun freno. Dopo i primi fiotti iniziò ad abbassare lo sguardo per fissarla dritta negli occhi mentre veniva, e impaziente di prendersi tutto di lei abbassò il capo per poterla baciare, tutto senza mai smettere di fottere quella carne irresistibile e farla traboccare del suo seme. Un bacio passionale, possessivo, geloso. Proprio come lei, Thresh non voleva condividere una cosa del genere con nessuno.
     
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