Pegno d'amore

x Doomchan

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    Dopo quella promessa che le aveva fatto Thresh, la ragazza si sentiva decisamente di buon umore. Se ne erano accorti tutti in classe il giorno dopo. Non riusciva ancora a credere a cosa le aveva detto il professore, quella la poteva considerare una sorta di dichiarazione romantica, eppure non era stato così banale come una promessa di amore che si scambiavano due ragazzini. Con Artù avevano messo subito in chiaro che Thresh avrebbe sempre avuto un posto molto speciale nel suo cuore, e a quanto pare valeva anche per Artù. Per lei però era qualcosa di molto più profondo, diverso da un banale sentimento d'amore romantico. Per quel motivo aveva preso la promessa di Thresh per dargli più valore, per mettere alla prova ciò che si erano detti. Sentiva di avere un grosso potere sul professore, privandolo del giusto sfogo che dovevano avere dopo ciò che si erano detti. Più volte si era chiesta se non stesse esagerando, ma voleva vedere quanto avrebbe tenuto fede a quel patto. Si era immaginata che il professore la andasse a cercare, per tentarla continuamente, seducendola fino a farla cedere, invece si era concentrato su tutt'altro. Che gusto ci sarebbe stato nell'aspettare e basta? A che stava giocando? Voleva che fosse lei ad andare da lui e dirgli sfacciatamente che lo voleva? Sarebbe stato molto imbarazzante per lei. Forse stava usando qualche trucchetto? Lo aveva praticamente stalkerato nei giorni a seguire, notando che interagiva fin troppo con la nuova professoressa, accendendo in lei una gelosia sempre più grande. Il buon umore passò e divenne sospettosa, dicendosi che non la andava a cercare perché c'era quella là a tenere alto l'interesse del professore, e ciò la imbestialiva. Avrebbe potuto provare a provocarlo vestendosi in modo succinto, ma in quel modo non solo avrebbe praticamente fatto sembrare che non aspettasse altro. Inoltre Artù lo avrebbe trovato molto strano, facendolo preoccupare. Come diamine faceva a resistere un pervertito della sua risma? Non riusciva a credere che faceva astinenza senza provare minimamente a provocarla. E se fossero state solo belle parole? I dubbi la tormentavano continuamente. Testarda però voleva farlo aspettare ancora.
    Nel frattempo mentre Nefertiti cercava di alimentare la sua "fame", Thresh avrebbe avuto varie distrazioni. Ancora una volta bussarono alla sua porta, scortata da Dalamadur c'era Sae che voleva parlare con lui. Indossava il solito vestiario di sempre, completo di giacca e pantaloni con una camicia bianca con qualche asola sbottonata per stare comoda. Quando lui le avrebbe dato il permesso, Sae entrò nella stanza con il volto abbassato, un braccio che si reggeva l'altro, sembrava vagamente in imbarazzo.

    Buongiorno, posso disturbarti?
     
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    La promessa che aveva fatto a Nefertiti si era rivelata fin troppo impegnativa, e con un tempismo assolutamente discutibile: Sae si stava rivelando una risorsa interessante che forse celava un potenziale tutto da esprimere, e poterla a stento toccare era diventato insopportabile per il professore. Solo un assaggio della sua intimità lo aveva fatto quasi impazzire, ma anche solo limitarsi a sfiorarla in quel modo pesava sul suo cuore di non morto come un macigno. Nefertiti neanche immaginava quanto fosse importante per lui, cosa significasse davvero il loro legame, e l'idea di deluderla riusciva a chiudere quel buco nello stomaco che sentiva oramai da giorni. Questo però non rendeva facile conviverci, anzi tutto il contrario. Perché di solito i buchi Thresh li riempiva con il sesso, con la perversione, col dolore. Adesso invece si sentiva come se qualsiasi stimolo significasse condannare la promessa che aveva fatto a Nefertiti, e in quel momento non c'era niente di più prezioso per lui. Si rintanò spesso in lunghe sessioni di riparazione delle sue macchine apportando discrete migliorie in realtà dopo essersi conto che l'ennesima tirata a lucido non era esattamente indispensabile. D'altro canto però, neanche la sua manodopera e i suoi passatempi più tranquilli riuscivano a distrarlo, quindi si rintanò nel suo ufficio blindato solo con i suoi pensieri, mettendosi davanti qualche giocattolo con cui perdere tempo e una sola merendina al cioccolato col caramello dentro. Buonissima, irresistibile, ma una soltanto, quindi se la mangiava subito rischiava di non averne per dopo. Perfetta metafora della promessa con Nefertiti. Forse stava esagerando con le limitazioni ma cosa doveva farci... all'amore è difficile comandare. Quando si rese conto che Dalamadur stava portando qualcuno da lui, temette immediatamente che Sae volesse parlargli. Qualsiasi discorso avrebbe inevitabilmente portato ai loro affari più "loschi" o più semplicemente al modo in cui l'aveva "istruita", quindi una potenziale bomba ad orologeria. Ma Thresh non era il tipo che evitava le persone, non di solito almeno, e si era chiuso in gabbia da solo. Quella era un prova, e per Apocrypha, l'avrebbe superata!
    Vieni avanti, accomodati.
    Mantenne lo sguardo basso, alzandolo solo un paio di volte per poterla inquadrare. Era piuttosto strana: di solito non appariva così debole, ma dopo quello che era successo tra di loro non sembrava irrealistico che non riuscisse più ad essere sé stessa. La faceva più forte, però. Tuttavia in quel momento era decisamente concentrato sui suoi giocattoli e i loro rompicapi per essere risolti, quindi non abbuffò i suoi pensieri di congetture. Le indicò solo con lo sguardo la comoda poltrona davanti a lui, quella di una piacevolezza quasi perversa, poi rimase in silenzio aspettando la sua risposta.
     
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    Sae obbedì e si fece avanti nella stanza, arrivando di nuovo alla poltrona che Thresh le offrì anche la volta scorsa. Si accomodò, incrociando le braccia sotto al petto, guardò verso un punto vuoto della stanza un poco accigliata in volto.
    Ho sviluppato uno strano problema, da quando mi hai dato questo piercing.
    Affermò la donna, passandosi una mano fra i capelli con un gesto frustrato.

    A casa ho provato di tutto, ma non ha funzionato niente. Continuo a sentire... quella cosa...per colpa tua! Dannazione!
    Gesticolò un pochino, farfugliando qualcosa di incomprensibile, come se non riuscisse a trovare le parole adatte, come se lottasse contro se stessa per ammettere il problema che aveva.

    Ooh merda! Io... non riesco a soddisfarmi, mi sembra che mi manca qualcosa di fondamentale, qualcosa che somiglia troppo all'energia di questo dannato coso!
    Si alzò in piedi, con la testa bassa si sbottonò la giacca e se la tolse, poi si avvicinò a Thresh a passi lenti, sbottonando anche la camicia, bottone dopo bottone, la sfilò via dai pantaloni, la allargò mostrando un reggiseno nero di pizzo che incorniciava alla perfezione la pelle bianchissima di Sae, ne valorizzava le forme. Emanava anche un buonissimo profumo, e se l'avesse guardata bene in volto, avrebbe notato che si era anche truccata. Non c'erano dubbi sul fatto che si era preparata per quell'incontro.
    Devi aiutarmi, non riesco più a fare niente, sono arrivata a fare cose strane anche mentre cucino. Ho paura che se Mike mi si avvicinasse troppo potrei fare un enorme errore....
    Allungò una mano verso quella di Thresh, per intrecciare le sue dita a quelle dell'uomo. Si sarebbe accorto che tremavano, che stava sudando freddo, eppure i suoi capezzoli erano turgidi e fra le fragranze del profumo che aveva addosso, il non morto poteva sentire anche il tipico odore di donna, che doveva fargli capire che era sincera. Gli avrebbe guidato la mano contro il suo seno, che sebbene non fosse abbondante come quello di Nefertiti, era comunque sodo, di una grazia unica.
     
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    Aveva decisamente qualcosa di strano. Thresh aveva visto lo sguardo di quella donna e anche se si erano conosciuti poco, poteva riconoscere molto bene gli occhi di una che non si arrende. Debole, impreparata, confusa, ma mai aveva visto la resa nel suo sguardo. Quella che aveva davanti invece era... tutta un'altra persona. Thresh era un tipo sveglio, riusciva a notare molto bene i piccoli dettagli, anche se questo diventava difficile quando iniziava a cedere verso il fascino di una donna. Capì subito dove volesse andare a parare Sae, dopotutto quella non era la prima volta: la novità di quel potere travolgente, un uomo semplicemente perfetto che sa come e dove toccare, un segreto da svelare, un corpo da soddisfare. Tutto molto prevedibile, quasi scontato... fin troppo scontato. Le sopracciglia di Thresh si aggrottarono mentre la donna si spogliava davanti a lui, ma più scopriva il suo corpo, più la mente del non morto pensava a tutto meno che alle cose che non tornavano. Si soffermò sulla pelle liscia, sul ventre morbido, sui seni appena visibili, e ovviamente anche sul suo sguardo. Col trucco in volto era ancora più affascinante e i suoi occhi diventavano vere e proprie calamite. Il professore era molto debole al fascino di quella donna: forte, risoluta, decisa, ma capace di sciogliersi di fronte ad un cuore puro o a un sentimento sincero, che fosse qualcosa di delizioso coma la passione, o qualcosa di estremo come il terrore. Chi non comprendeva quel fascino era uno stolto, e lui stesso si sentiva piuttosto stupido a non abbandonarsi completamente a quel richiamo mentre le loro dita si incrociavano. Era rimasto ipnotizzato, non poteva negarlo, perché aveva sentito il suo sapore, aveva percepito quel potere grondare in maniera oscena dalla sua carne, aveva visto il suo sguardo in ogni foggia mentre si disperava, mentre piangeva e mentre gli vomitava addosso tutto il suo odio... oh, sublime, sublime e delizioso odio. Le sfiorò il seno con decisione, impaziente di farla gemere, di vedere le sue labbra che si piegavano verso il piacere, un piacere che nessuno poteva più eguagliare adesso che aveva avuto un assaggio di Faust Carnovash. Un Carnovash semplicemente assuefatto dallo sguardo pieno di odio di quella donna. Odio... si, odio. Ma dove? Mentre lo sguardo di Thresh si scuriva, la spinse via con vigore, non abbastanza da schiacciarla contro il muro ma più che sufficiente per allontanarla. Rimase con la mano semiaperta come se le stesse ancora toccando il seno ma aveva un'aria delusa.
    Non sono il tuo personale giocattolo, Sae... se vuoi scopare torna strisciando da Banner, sono certo che non resisterà nemmeno un secondo...
    Non era solo il dubbio ad aver tirato fuori quello sdegno. Thresh non era così. La sveltina era per le sue amanti, ma se doveva davvero possedere Sae, una Medium, era perché lo desiderava, perché ne avevano bisogno, perché dovevano comprendere. Un mero salto nel buio non aveva nessun valore, specialmente se nei suoi occhi non riusciva a vedere quei sentimenti travolgenti che aveva già assaporato. Una parte di lui però, gli stava anche dicendo che non aveva senso, che quella donna non avrebbe mai ceduto a lui in quel modo, e al tempo stesso la sua mente eccitata e in astinenza gli diceva che non doveva farsi tutte quelle domande, doveva sfogarsi e basta. Ma no, non aveva senso... si era scaldato con lei per altro, non perché fosse bella o avesse il potenziale, ma per la sua volontà. Quasi nessuno riusciva ad affascinarlo in quel modo, pochissime donne lo avevano stregato così tanto, e l'unica che in quel momento aveva valore era Nefertiti e la promessa che le aveva fatto. Strinse il pugno, lanciando uno sguardo pericoloso a Sae. Voleva vederla spaventata, così che lgi mostrasse quel sentimento sincero che aveva già visto, quindi accese la sua lanterna, si portò in piedi e come uno spettro malefico iniziò a camminare a passi pesanti verso di lei, assumendo la sua forma spettrale, mostrandole la fiamma verde e le mani di terrificante scheletro. Voleva terrorizzarla e assaporare di nuovo quell'emozione unica. Doveva sentirla.
     
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    Sae emise un debole verso di piacere, era bastata solo la mano a farla sentire meglio, difatti si spinse contro di essa per sentirlo ancora più deciso su di sé. Fu un solo attimo, ma Sae lo guardò dritto negli occhi con uno sguardo colmo di eccitazione, ma era anche una stilettata diretta che sembrava pensare "finalmente mio". Sae però notò che c'era qualcosa di strano, si aspettò che le si gettasse addosso che le infilasse la lingua in bocca, o che le strappasse via i vestiti di dosso, invece la guardò deluso e la respinse. Sul volto della donna si disegnò un profondo sentimento di sdegno: come osava respingerla?
    Banner? Ma fammi il piacere! Ammettilo, è stato tutto un tuo trucco per infilarti nelle mie mutande! Il potere delle lanterne ti serve a questo no? A far cedere anche le più stronze come me, giusto? Non era questo quello che volevi? Che venissi qui che te lo chiedessi! Che mi umilias....
    Non riuscì a finire la frase poiché vide lo sguardo terrificante di Thresh che la gelò sul posto. Ecco ciò che stava cercando: paura. Era la solita Sae terrorizzata, indietreggiava, ma continuava a guardarlo con sdegno, con rabbia. Si sentiva impotente, e Thresh poteva sentire chiaramente un sentimento profondo in lei che le faceva desiderare di avere il potere di fargli male, di usare i suoi macchinari su di lui, così che si pentisse di ciò che le aveva fatto.

    Non ti piace quando te lo chiedono? Vuoi stuprarmi? Vuoi sentirmi strillare e piangere?
    Con mani tremanti si tolse la camicia ed il reggiseno, tremava come una foglia, gli occhi si fecero lucidi, ed infine lo guardò di nuovo negli occhi. C'era un profondo coraggio in quei occhi, era agguerrita, non voleva arrendersi. Sollevò il capo, mostrandogli il suo esile collo, portando indietro le braccia per evidenziare i suoi seni.

    Allora fallo! Strozzami, legami, ma prenditi le tue responsabilità! E' solo colpa tua se mi trovo in queste condizioni!
    Un gesto e si stracciò via di dosso i vestiti, rimase totalmente nuda, i suoi umori resero la sua carne femminile lucidissima, piccole gocce vischiose le inumidivano anche l'interno coscia. Iniziò a massaggiarsi con una mano il seno con il piercing, e con l'altra andò fra le sue cosce, carezzandosi da subito in modo osceno, facendo sentire suoni umidicci di dita che pasticciavano con le sue carni femminili.

    Le ho provate tutte... ma ho capito, ho bisogno di te. Solo tu puoi liberarmi da questa tortura!
     
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    Fece schioccare la lingua con disprezzo mentre Sae cercava di replicare, sollevando la mano destra con fare teatrale, come se stesse prendendo con forza la parola in maniera più che letterale.
    Risparmiami la paternale! Non ho bisogno di nascondere quanto mi piaccia quello che faccio, vuoi farmi sentire in colpa solo perché ti ho aperto gli occhi? Sei sulla cattiva strada, Sae!
    Tuonò imperterrito mentre il suo potere si attivava completamente, e una forte aura energetica spettrale lo rivestiva. Quando finalmente ebbe davanti l'apparizione di quel mostro, Sae tornò a tremare, a fissarlo con terrore, e al tempo stesso era mossa dall'eccitazione folle che non riusciva a controllare, né a comprendere. Era davvero lei allora, non si trattava di un inganno. La donna incapace di opporsi all'oblio ma disposta a tutto pur di affrontarlo, era proprio davanti a lui... e lo faceva tentennare. Non perché avesse smesso di muoversi o incedere pesantemente verso di lei, ma perché le sue parole non nascondevano neanche una goccia di menzogna: voleva vederla cedere, supplicare, disperarsi, voleva gustarsi quel sentimento folle e incomprensibile che l'avrebbe resa puro istinto cancellando del tutto ciò che fino a quel momento aveva tenuto assieme i piccoli frammenti della sua realtà. Ecco perché era così eccitato in quel momento, e se non fosse stato per il suo volerla terrorizzare ad ogni costo non avrebbe perso un ulteriore istante: si sarebbe spogliato proprio come stava facendo lei e tenendola per i capelli l'avrebbe soffocata con la sua virilità fino a farla piangere di disperazione, bisognosa tanto di aria quanto di quel perverso piacere che solo lui poteva darle. Si stava rivelando davvero debole al fascino di quella donna e temeva sinceramente di poter cedere. Quando Sae iniziò a masturbarsi, oramai completamente nuda davanti a lui, Thresh chiuse completamente le distanze, allungando la mano destra verso il suo esile collo ed iniziando a stringerlo, molto lentamente, ma forte. La strinse infilandole il pollice sotto al mento, per farle male mentre e schiacciava la gola e costringerla a sollevare lo sguardo. Sae poteva sentire il respiro del non morto uscire da sotto la maschera, dietro quella fiamma verde intensa c'erano le labbra di Faust che la bramavano umide e impazienti. Aveva una gran voglia di morderla, e di respirare i fiati strozzati che le sarebbero usciti dalla gola. La mancina, che fino a quel momento era rimasta vicina alla sua lanterna, si allungò verso il corpo di Sae, toccandole il ventre con il palmo rivolto verso l'alto, pronta a scendere verso il basso proprio come l'ultima volta che si erano incontrati, impaziente di farle sentire ancora la sua energia, infilandole le dita nella carne per farla gridare di piacere. Solo lui poteva darglielo, era compito di una guida illuminare la strada dei suoi adepti, e Sae non era diversa da uno di essi... ma la promessa a Nefertiti era più importante di qualsiasi altra cosa. Thresh doveva quindi fare una scelta a quel punto, e non poteva negare né i suoi desideri, né i suoi doveri. Sae aveva ragione, e dato che l'idea dell'inganno era uscita completamente dalla testa del professore, Faust fece l'unica cosa sensata a quel punto. Prese un lungo respiro, poi rivolse la sua inquietante maschera verso Dalamadur, e con le dita che stringevano sempre più forte il collo di Sae, lanciò un comando preciso.
    Portami Nefertiti... ho bisogno di lei. ORA.
    Restò composto il più possibile ma al culmine della frase la gola di Thresh sembrò quasi gonfiarsi di una disperazione incredibile. Forse poteva considerarla una sconfitta, ma se doveva cedere allora... lo avrebbe fatto assieme a lei. Le dita si strinsero ancora su quell'esile e morbido collo ma si trattenevano, tremolanti. Di solito apprezzava l'intimità e la solitudine durante le sue lezioni, preferendo di gran lunga agire da solo. Anche quando si serviva di Dalamadur, lui non era che uno strumento, non di certo un assistente, o un allievo... o una musa ispiratrice. Adesso però, per la prima volta, sentiva davvero il bisogno di avere qualcuno al suo fianco. Se doveva cedere a Sae così prematuramente, se doveva farlo mentre aveva quel giuramento marchiato a fuoco sul petto, allora lo avrebbe fatto con la sua Nefertiti.
     
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    Nel momento in cui Thresh le strinse il collo, Sae abbassò gli occhi, stringendo i denti con forza, con rabbia. Non avrebbe però percepito da lei un sentimento di terrore puro, ma qualcosa di diverso che sul momento non sarebbe riuscito a spiegarsi. Il pollice riuscì a sollevarle il viso, ma non trovò una donna asfissiata dalla sua stretta, ma una donna con gli occhi lucidi, che lo stavano accusando di una grave colpa. I denti stridevano, aveva smesso di masturbarsi, per portare le mani sul polso del non morto, inizialmente debole, poi la presa si fece più forte, troppo forte per essere la presa di Sae. Ma in quel momento Thresh si voltò verso Dalamadur per dargli un ordine preciso, e quando gli ordinò di portare lì Nefertiti, e tornò a guardare Sae, vide uno sguardo totalmente diverso in lei. Le iridi amaranto divennero dorate, il suo ghigno sofferente divenne un sorriso commosso. La vista di Thresh si sfocò, fu una sensazione che probabilmente non aveva mai provato da quando era uno zombie. Un attimo di distrazione per la sorpresa e la donna ne approfittò, si abbassò di colpo, tenendogli il braccio per fargli fare un movimento innaturale e con una forza inaspettata fece leva contro di lui, e grazie al baricentro basso, avrebbe praticamente gettato a terra il gigantesco zombie. Il tonfo fece vibrare il terreno, e prima che potesse chiedersi che diamine stava succedendo, la donna lo incalzò sedendosi su di lui a cavalcioni, con le mani poggiate contro il suo petto. L'immagine di Sae si sfocò ancora di più, e man mano che Thresh avrebbe sbattuto gli occhi, avrebbe messo a fuoco su di lui una ragazza molto diversa da Sae, seni molto più abbondanti, capelli corti, un intenso sguardo dorato, ed un ghigno felicissimo stampato sul volto.
    Mi hai fatto prendere un colpo! Per un attimo ho pensato che avresti rotto la promessa.
    Nefertiti si era seduta sull'erezione di Thresh, ma non era nuda, indossava un paio di shorts neri, delle calze parigine scure, ai piedi aveva dei grossi scarponi pesanti. Aveva una t-shirt con una stampa colorata ed allegra e su di essa c'era il cappotto che gli aveva regalato lui. Thresh avrebbe percepito oltre la porta della stanza in cui si trovava qualcuno che emise un verso spaventato per poi scappare via a tutta velocità. Nefertiti intanto gli andò a stringere i capezzoli con forza, girandoli come se fossero state delle piccole manopole di uno stereo, mentre una piccola vena le si gonfiò sulla tempia.

    Lo sapevo che avevi un debole per quella là! Fece non riuscendo a nascondere un profondo senso di gelosia.
     
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    Strana sensazione, quella che provò in quel momento. Cercò lo sguardo di Dalamadur ma non riuscì a ricevere risposta. Di solito quando il Guerriero opponeva resistenza, riusciva almeno a sentire il suo disprezzo, la sua furia. In quel momento invece era... vuoto. Una mera bambola. E non rifletteva ciò che Thresh aveva costruito. Dopotutto solo lui conosceva la natura di Dalamadur, quindi chi poteva controllarlo in maniera fedele? Quel senso di stranezza si accese di nuovo, e quando lo sguardo tornò su Sae, Thresh vide chiaramente qualcosa in lei che non andava. Che stava succedendo? Istintivamente cercò di stringerla più forte ma non ci riuscì, anzi la sua forza era aumentata vertiginosamente, ben oltre i limiti del debole corpo di quella donna. Sentì la necessità di stringere più forte, di soffocarla e ottenere risposte, ma qualcosa in lui gli impediva di farlo... la sua lanterna? Perché reagiva in quel modo? Perché lo stava frenando, come quando agiva seguendo l'istinto stesso del professore? Perché era immobile come se non riuscisse neanche a pensare? Aprì la bocca mentre la fiamma verde intorno al suo corpo si affievoliva e la maschera sui suoi occhi diventava più "naturale", quasi normale per certi versi, e bastò osservare con attenzione gli occhi di Sae per riconoscere la persona che si celava dietro di lei.
    Tu...
    Non riuscì a finire, perché esattamente come l'istinto gli aveva consigliato di non stringere troppo, il corpo aveva smesso di opporsi a lei e si lasciò spingere verso il terreno come se si fosse appena risvegliato da un sogno in caduta libera. Strana sensazione... Thresh non sognava da... davvero molto, molto tempo, quindi anche solo provare qualcosa che ci andasse vagamente vicino fu davvero strano, sufficiente a confonderlo del tutto. Sbatté gli occhi frettolosamente un paio di volte, poi si passò una mano davanti alla faccia per far sparire del tutto la maschera d'ossa e vederci meglio. La faccia di Nefertiti rese tutto molto più chiaro, ma non bastò a sciogliere la sua confusione. Era diventata già così potente? No, non poteva aver agito da sola, e quando sentì i passetti frettolosi di Claudia correre via da quella stanza ben consapevole che sarebbe stata facile preda delle ire dello zombie, ebbe un quadro assai più completo. Faceva bene a scappare, perché se non fosse stato per la presa sui capezzoli di Nefertiti, di sicuro Thresh l'avrebbe rinchiusa dentro una delle sue Iron Maiden come punizione. Appena la sua apprendista gli afferrò i pettorali, Thresh si lasciò sfuggire un verso di dolore e piacere, spostando subito lo sguardo su di lei mentre la mazza maledettamente inturgidita da tutta quella situazione si sollevava improvvisamente di scatto a causa dello stimolo. Anche se aveva capito che Nefertiti non aveva fatto tutto da sola, questo non cambiò lo sguardo di ammirazione che Thresh le stava mostrando in quel momento: era cresciuta davvero molto e stava imparando ad utilizzare le risorse che la sua Lanterna le aveva donato. Poteva dirsi maledettamente orgoglioso di lei. Quando fu abbastanza lucido da replicare, Thresh serrò le labbra e ricambiò il gesto, allungando una mano verso il suo di seno, ricambiandole il favore e torcendo il capezzolo col piercing della ragazza, così da accenderei n lei le stesse reazioni che Nefertiti aveva provocato in lui.
    E per mettermi alla prova mi hai provocato fino a questo punto? Sei davvero terribile...
    Tirò il suo capezzolo per costringerla ad avvicinarsi e chinarsi su di lui, facendole meglio sentire quella mazza incredibilmente eccitata contro il pube e il ventre. Il professore le mostrò un ghignetto malizioso e maledettamente soddisfatto.
    Sono fiero di te...
    Finalmente Nefertiti aveva iniziato a prendersi quello che voleva, come lo voleva, senza pensare a cosa avrebbero fatto gli altri o quale sarebbe stata la loro opinione. Aveva il potere per prendersi qualsiasi cosa, non doveva fare altro che esercitarlo, mettere in gioco la sua volontà e non lasciarsi ostacolare da nessuno. E anche dove non poteva arrivare, le bastava servirsi di chi poteva darle una mano, pronta a tutto pur di raggiungere i suoi scopi. La meravigliosa allieva che aveva scelto stava venendo su proprio bene...
    Perché proprio Sae? Credevi che avrei ceduto di fronte a qualsiasi donna? Oppure non vedevi l'ora che infrangessi la mia promessa solo per potermi condannare...?
    Voleva mettere alla prova la sua fiducia? Il professore non si sarebbe tirato indietro di fronte a quell'argomento, e dopo averle torturato il capezzolo iniziò con le dita a risalirei l suo petto... stringerle la gola non era stato per niente male, adesso che sapeva a chi appartenevano davvero quelle sensazioni.
     
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    Cogliere Thresh impreparato fu una goduria immensa per Nefertiti, gli aveva messo un potente sonnifero per non morti nelle sue merende, poiché sapeva che non dormiva, quindi non avrebbe riconosciuto facilmente i sintomi del sonno, poiché probabilmente manco se li ricordava. Aveva faticato a convincere Claudia ad aiutarla, promettendole che non le sarebbe successo niente. Non avrebbe permesso a Thresh di fare del male alla sua piccola amica. Anche perché voleva dimostrarle che anche esseri potenti come Thresh non potevano proprio fare nulla contro la sua abilità. Adesso che si era rotto l'incantesimo, Nefertiti voleva tutta l'attenzione di Thresh, ecco perché gli aveva torto i capezzoli dolorosamente, per sentirlo gemere e non fargli cercare il colpevole del sogno. Scordandosi per un momento che il dolore per lui era un'altra fonte di piacere, percependo chiaramente il suo affare bussare contro il suo monte di venere. Si aspettò di vederlo irritato, magari perfino arrabbiato con lei per aver osato manipolare in quel modo la sua mente, invece notò uno sguardo colmo di orgoglio che la colse impreparata, rendendo i suoi capezzoli facile preda delle dita del professore. Nefertiti strinse le labbra con forza, trattenendo un verso di dolore che però divenne un mugugno espirato. Si abbassò, per non sentirlo tirare troppo, ritrovandosi faccia a faccia con lui. La ragazza sorrideva soddisfatta, stava iniziando a flirtare con lui, ma quando le chiese perché avesse scelto proprio Sae, un lampo di gelosia attraversò i suoi occhi, ed ancora una volta tornò a tormentare i capezzoli del non morto con forza, poiché sapeva che se voleva farsi sentire non doveva essere delicata.
    Volevo avere la certezza, volevo sapere fin dove avresti resistito! Perché proprio Sae? Perché è quella che sta attirando il tuo interesse più di tutti, credi che non me ne sia accorta?
    Finì quella frase cedendo ad un insano impulso di gelosia che la portò a mordergli il pettorale, mentre nel suo cervello passava un pensiero possessivo, un pensiero che urlava al suo cuore che quello era il suo adorato professore, che nessuna doveva occupare la sua mente così tanto come era successo con Sae. Doveva essere Nefertiti il suo primo pensiero, non avrebbe lasciato il suo adorato Thresh a quella sgallettata che non lo apprezzava. Si abbassò con il bacino sfregandosi contro l'erezione del professore, e nell'accorgersi che era così dannatamente duro, si sollevò con la schiena, con ancora un rivolo di saliva che univa le sue labbra al petto del professore.

    Guardati! I tuoi pantaloni stanno scoppiando! E' tutto per quella secca troietta?
    Era parecchio indispettita, poiché la gelosia la portò a pensare che in effetti fino a quel momento aveva interagito un sacco con Sae, e l'aveva praticamente ignorata, interagendo il meno possibile con lei. Lo sapeva benissimo dato che lo aveva sempre osservato da lontano, controllando dove andasse, cosa facesse. Irritandosi sempre di più quando lo vedeva chiudersi nella sua stanza privata quando era libero, piuttosto che andare a cercarla. Quindi il desiderio che aveva accumulato fino a quel momento avrebbe dovuto essere per via di Sae, e quel pensiero la imbestialiva. Doveva sbavare sul suo culo, non su quello secco di Sae!
     
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    Quella battaglia di strizzate di capezzoli aveva chiaramente passato il punto di non ritorno e rischiava di diventare una cosa seria, ma Nefertiti doveva stare attenta a cosa stuzzicava nel suo professore, perché quel suo morbido corpicino non sarebbe rimasto illeso ancora a lungo se continuava così. La ragazza gli rinfacciò sbraitando tutte le attenzioni che Thresh aveva concesso a Sae, non vide sensi di colpa sul volto del non morto ma lo zittì comunque visto che negare sarebbe stato fin troppo ipocrita, e Thresh non sentiva il bisogno di mentirle. Non a lei. Sospirò cercando di non lasciarsi sfuggire altri mugugni sfrontati mentre Nefertiti gli torceva i capezzoli, ma qualsiasi risposta stesse preparando venne spezzata dal morso della ragazza che, di nuovo, fece sussultare la sua verga come se potesse esplodere da un momento all'altro, mentre Thresh distoglieva il capo da lei e si mordeva lo spazio tra il pollice e il polso per trattenere un grido di piacere. Ci stava andando pesante Nefertiti, era diventata davvero molto più gelosa di quanto potesse immaginare. E che strano effetto che le faceva Sae, per giunta! Forse perché le ricordava molto cos'era successo anche a lei? La diffidenza e poi la ricerca di un potenziale da scoprire? Aveva davvero paura che Sae potesse portargli via il suo caro professor Carnovash? Davvero un sentimento delizioso il suo, così intenso eppure tanto giovane e immaturo. Ineguagliabile a dir poco! La scena muta di Thresh continuò quando Nefertiti si piazzò seduta su di lui e tornò con la schiena eretta, non perché il semplice peso potesse spezzargli il fiato, ma perché quello sguardo possessivo e pieno di gelosia lo stava davvero ipnotizzando, meglio di qualsiasi sogno o altra illusione che Claudia potesse orchestrare. Neanche si rendeva conto Nefertiti dell'influenza che aveva su di lui. E forse era un bene per entrambi. Decise di riprendere il controllo della situazione, e con la mano ancora incisa dai suoi denti e leggermente sanguinante, le assestò una pacca sulla natica destra molto vigorosa, data però con la giusta angolazione per prendere lo spazio tra gli shorts e la pelle, così da lasciarle il segno e far rimbombare con soddisfazione la carne soda e irresistibile di Nefertiti. Con grande gaudio Thresh assaporò quell'istante e il brivido che Nefertiti gli avrebbe concesso in risposta, mordendosi il labbro solo per un istante per poi risponderle a tono.
    Non ci provare con me... ti è piaciuto tenermi sul filo del rasoio fino a ora, non è così? Il modo in cui ti avvicinavi ad Artù quando passavo io... non lo hai mai fatto neanche quando ti sei innamorata di lui. Lo facevi per me, perché sapevi che ogni singolo stimolo mi avrebbe ridotto in questo stato... e Sae... beh ha avuto la fortuna di ritrovarsi in mezzo. Forse non lo sai ma probabilmente l'hai aiutata più tu che io fino a questo momento. Neanche se lo immagina quanto è stata fortunata...
    Si riferiva al fatto che per quanto l'avesse tentato, Thresh non aveva mai ceduto a Sae, né al suo fascino né alle sue provocazioni, proprio perché aveva fatto una promessa a Nefertiti. La sua Nefertiti. La mano che le aveva arrossato il culo non si separò da lei, anzi la afferrò con decisione proprio sui punti che aveva toccato con lo scopo di approfittare del rossore e aumentare la dose, rendere lo stimolo più cocente, e tirarla ancora col bacino verso il basso in modo che le grandi labbra di quella studentessa si divaricassero totalmente intorno alla sua verga, anche se c'erano strati di vestiti a dividerli. Il vigore del professore era tale che avrebbe potuto sentirlo anche attraverso un muro. Gli occhi di Thresh erano fissi su di lei, non voleva perdersi neanche un respiro di quelli che Nefertiti gli avrebbe concesso, soprattutto adesso che erano giunti al punto. Il tono di voce del professore divenne molto più basso, meno giocoso, ed estremamente languido.
    Ma alla fine ho resistito... e l'ho fatto per te. Lo rifarei eccome, anche se dovessi tenermi per cent'anni in questo stato, anche se volessi portarmi alla follia. Perché ogni istante in cui ho desiderato zittire Sae a modo mio, ogni volta che ho pensato di frustare o torturare qualcuno, nella mia testa c'eri tu.
    A quel punto la mano sul suo corpo iniziò a risalire, lentamente, scandendo con essa ogni singola sillaba, accarezzando la pelle di Nefertiti ma non con gentilezza, anzi con possesso, come se volesse afferrarla da un momento all'altro e tirarla a sé. Raggiunse la sua gola, il suo mento, la sua bocca, e il pollice di Thresh le sfiorò le labbra come se volesse invocarle.
    E neanche mille di quegli spasmi, neanche un milione di quelle bocche sarebbero mai state come la tua che mi sussurra le uniche parole che voglio sentire... dall'unica persona di cui mi importa...
    La lingua del non morto scivolò rapidamente sulla sua di bocca, languido, impaziente. Era lo sguardo di chi era pronto a superare altre cento di quelle prove senza battere ciglio, pur di dimostrare a Nefertiti ciò che voleva disperatamente vedere in lui.
     
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    Nefertiti era molto gelosa di Sae perché anche lei ci aveva visto del potenziale in lei. I ragazzi la adoravano per un buon motivo, lei era gentile e brillante. Il suo atteggiamento materno la faceva sempre vacillare fra due sentimenti contrastanti: da un lato la odiava perché essendo particolare Thresh era interessatissimo a lei, ma dall'altro le piaceva quando le parlava, era simpatica, dolce e protettiva verso tutti loro. Il suo istinto materno era ciò che rendeva Nefertiti docile perché infondo al suo cuore le era sempre mancata una madre. Sae poi non era mai smielata o svampita e ciò la rendeva speciale. Oltretutto mostrava un certo disprezzo verso Thresh, che sapeva per certo avrebbe attirato il professore molto più di una donna che invece gli sbavava addosso. Come poteva non esserne gelosa? Non lo era mai stata in vita sua, ma adesso che aveva trovato qualcosa di così prezioso ai suoi occhi, ne era gelosissima e possessiva in un modo insano. Era un sentimento immaturo ma profondo, lo si intuiva anche da come le sue mani lo stringevano sui pettorali, come premeva il bacino contro di lui, seguendo un buffo istinto di volerlo bloccare al suolo lì con lei. Thresh non rimase in silenzio a lungo, e riprese le redini della situazione dandole una pacca sonora sulla parte bassa delle sue natiche, facendo sobbalzare la ragazza con un verso misto fra un gemito ed un lamento ribelle.
    Certo che sì! Altrimenti che valore avrebbe avuto?
    In realtà avrebbe voluto fare molto di più, provocarlo e poi fuggire via, vedere i suoi occhi diventare folli di lei, ma i suoi piani erano andati in frantumi per colpa di quella donna. Era pronta a fare i capricci, come avrebbe fatto una figlia adolescente che litigava con suo padre perché pretendeva che rientrasse prima delle dieci, quando invece i suoi amici andavano a divertirsi in discoteca. Soprattutto quando le confessò che grazie al suo stratagemma aveva involontariamente salvato Sae dalle sue grinfie. Riaccese in quel modo la sua gelosia, ma allo stesso tempo non era sicura di poter ribadire che era stata Sae la scintilla e che lei non centrava nulla. Pensò che il suo desiderio di averlo tutto per sé, totalmente suo, era impossibile, ma non poteva farci nulla poiché pensava che lei era l'unica al mondo a volergli bene in quel modo e che nessuno l'avrebbe eguagliata. Un sentimento molto infantile anche quello, ma dopotutto Nefertiti aveva aperto il suo cuore da poco tempo, era naturale che nutrisse sentimenti possessivi verso la persona che le aveva cambiato la vita. Venne zittita dalla presa ferrea che la spinse contro la sua erezione, la sensazione di sentire la propria carne premersi contro di lui le mozzò il respiro. Anche se aveva flirtato con Artù di proposito, in realtà anche lei si era astenuta totalmente dal darsi piacere in alcun modo. Nefertiti arrossì leggermente, mentre sentiva un battito mancarle. Non gli impedì di toccarla, lasciandosi accarezzare, godendosi ogni parola che le stava dicendo. Emozionandosi a quella dichiarazione d'amore. Era ciò che aveva desiderato, riempirgli il cervello ed il cuore, e da ciò che diceva sembrava esserci riuscita. Quando la mano di Thresh arrivò al collo, avrebbe sentito chiaramente i suoi battiti cardiaci. I suoi occhi erano passati gradualmente da una espressione gelosa ed indispettita ad una più languida e affascinata. Si riempirono di immenso affetto, e ciò la portò a rispondere in modo istintivo al dito che le sfiorò le labbra, baciandolo delicatamente, per poi socchiudere la bocca e infilarlo in bocca, trattenendolo con i denti, e poco dopo lo succhiò. Non le bastavano più le parole, sebbene fossero molto gradite. Nefertiti sentiva che non poteva rispondergli nello stesso modo, sarebbero usciti solo delle parole confuse, imbarazzanti, ma voleva fargli capire che per lei Thresh era la persona più importante fra tutti, quello di cui importava davvero. Lasciò il dito in modo forse un tantino troppo brusco, ma non poteva più fermare i suoi impulsi, si abbassò di nuovo su di lui, posando la bocca contro la sua baciandolo con foga, mentre con il bacino iniziò a sfregarsi contro la sua erezione, ricordandole un sacco i momenti in cui si masturbava usando un cuscino. Farlo su di lui però aveva tutto un altro sapore. Mugugnò eccitata, sentendosi finalmente libera da ogni vecchio rimorso, paura o esitazione. Voleva farlo, voleva sentire l'erezione di Tresh che le spremeva fuori i suoi umori inzuppando mutandine, voleva sentire a sua lingua in bocca, le sue mani che la carezzavano. Si fermò solo un momento per riprendere il respiro, senza allontanarsi dalle sue labbra se non quei pochi millimetri che le avrebbero permesso di parlare.

    Io non so quantificare cosa provo per te, non è come quello che provo per Artù, è diverso, è più forte. Io ti amo, come... fece una piccola pausa ma non riusciva a trovare le parole.
    ...come tutto. Come padre, come amico, come maestro, come amante, come... come te.
    In confronto alle parole di Thresh, la sua dichiarazione la trovò banale, per niente esaustiva e decise di sorpassare quella stupidaggine e tornò a baciarlo, togliendosi la giacca, per poi toglierla anche a lui, senza mai smettere di baciarlo.
     
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    Il corpo del non morto ripeteva in continuazione quella dannata domanda: quanto ancora sarebbero rimasti fermi, quasi impotenti, mentre lei lo affamava in quel modo? Ogni fibra del suo corpo bramava la carne di Nefertiti e non fece altro che peggiorare quando morse il suo dito, lo succhiò avidamente, si schiacciò contro di lui usando la verga del non morto per masturbarsi e infine cercò le sue labbra per trovare un bacio languido e impaziente. Le aveva concesso tutto quel tempo per avere la meglio su di lui, per prendersi quello che voleva proprio come Thresh le aveva insegnato a fare. Ma adesso basta. Non poteva più resisterle e non voleva farlo, perché sapeva che quello era il momento in cui avrebbero finalmente consumato la loro unione, senza filtri, senza lezioni, senza la minima confusione. Nefertiti aveva imparato a desiderarlo proprio come Thresh desiderava lei, e non aveva più bisogno di nessuna lezione, solo del suo maestro che si trasformava nel suo uomo. Appena le loro labbra si incrociarono Thresh portò entrambe le mani sui fianchi della ragazza, rendendo i movimenti del bacino più profondi e intensi, assecondandoli con lenti colpi di reni che avrebbero fatto morire la sua intimità di voglia contro quella verga durissima e impaziente. Le labbra del non morto si sarebbero spalancate per lei, allungando la lingua quanto più possibile per fargliela succhiare, leccando la sua e chiudendo la bocca impaziente, come se volesse divorarla. Il sapore di Nefertiti era qualcosa di inebriante capace di far tremare perfino la pelle del non morto, e lei poteva sentirlo perché stavano in contatto diretto, non c'era una singola cellula del corpo di Thresh che non la stesse invocando e lei poteva udirle tutte, una ad una. La baciò con tale trasporto che se avesse avuto bisogno di respirare di sicuro sarebbe soffocato, era diventata come una droga per lui perché nient'altro aveva eguagliato quel risultato, mescolando il sangue che Nefertiti aveva in origine con il potere oscuro del Labirinto. Una vera opera d'arte che fino a quel momento Thresh aveva potuto solo ammirare, ma che adesso finalmente era sua. E nonostante questo non gli bastava, tanto che iniziò a stringere quelle natiche con le mani neanche stesse cercando di strappargliele, la sua presa era di una foga incredibile tanto che se Nefertiti non avesse passato gli ultimi mesi ad allenarsi di sicuro le avrebbe fatto male, la passione di quel non morto era la cosa più vera che qualcuno le avesse mai fatto assaporare e divenne ancora più avido quando si separò da lui per rispondergli ed iniziare a spogliarsi, tanto che Thresh la seguì come se volesse morderla pur di non separarsi da lei. Mentre lei gli dava la sua risposta, Thresh assecondò i movimenti della ragazza, appena le giacche iniziarono a scivolare via lui si sollevò di colpo trascinandola con sé, tenendola in braccio con le mani sui suoi glutei mentre la verga fungeva da perverso sellino. Si era alzato in maniera quasi innaturale, come una mummia che si solleva dalla tomba senza muovere le articolazioni. Chiaro segno che stava già iniziando ad usare la sua pressione energetica per dare a Nefertiti ogni parte di sé stesso. Sentì il tremolio nella voce della ragazza, come se pensasse che ciò che aveva detto non fosse all'altezza delle parole pronunciate dal suo maestro, e per dimostrarle quanto si sbagliava, Thresh le fece sentire qualcosa che fino ad allora le aveva solo permesso di assaggiare, per proteggerla e non per un qualche tipo di distacco: il suo VERO potere.
    Se non sai come amarmi allora inventa un modo che abbia valore per te... è quello che farò anche io.
    Mentre parlava, la sua testa si trasformò in una fiaccola di luce verde e la faccia venne coperta dal anso in su e dal mento in giù da quell'inquietante maschera di ossa che testimoniava la sua trasformazione. Le braccia e le gambe vennero ricoperte dalla stessa fiamma mentre il corpo parve gonfiarsi e diventare più massiccio, marmoreo, senza perdere fattezze umanoidi. E mentre cercava di nuovo le sue labbra, baciandola con un sapore completamente nuovo, Thresh la trascinò in braccio verso il letto della ragazza, scandendo ogni singolo passo con una potente scarica della sua energia. Ad ogni passo. la fiamma verde sul terreno si allargava e contaminava il letto della ragazza, andandolo a trasformare come se una delle macchine di Thresh si stesse costruendo intorno ad esso. Prima dei grossi artigli di metallo sul baldacchino, poi lunghi fili che intrecciavano, strappavano e rimodellavano le coperte, poi lunghi pali di ossa di acciaio nero che si allungavano come a voler costruire un nuovo altare intorno ad essi. Quando Thresh si lasciò cadere assieme a lei sul letto, Nefertiti sentì chiaramente il potere del suo maestro circondarla del tutto. Le lenzuola, trasformate in una sorta di liquido metallico graffiante, scivolarono sulla sua pelle per strapparle via ogni traccia di vestiti, e lo fecero anche con Thresh così che i loro corpi furono completamente nudi, uno sull'altro. La lingua del professore si era letteralmente sciolta in un liquido verdastro dal sapore intenso, inebriante che avrebbe acceso anche i poteri di Nefertiti, donandole tutto il vigore di cui aveva bisogno. La verga del professore invece, se ne stava vigorosa e pulsante sul ventre della ragazza, ora finalmente libera poteva chiaramente sfregarsi su di lei con la cappella durissima e quasi graffiarla con quelle escrescenze carnose che ne decoravano la lunghezza. Aveva un calore insolito, non era semplicemente bollente come un maschio eccitato, era saturo di quel potere che Nefertiti aveva imparato a comprendere e utilizzare, ma in una forma così raffinata da sembrare a dir poco pericolosa. Thresh però, non aveva ancora intenzione di usare la sua arma migliore contro di lei... prima di ogni altra cosa, doveva mostrarle quanto aveva apprezzato quella confessione. Così Sarebbe tornato a baciarla, ma piuttosto che sciogliersi di nuovo tra le sue labbra avrebbe iniziato a darle piccoli baci veloci, prima sulla bocca, poi sul mento, sul collo, mentre le mani possenti e avide si godevano quel corpo perfetto, quella pelle color cioccolata che tanto lo faceva penare, e quella morbidezza irreale che solamente lui poteva sentire. Le mani di Thresh afferrarono i suoi seni, massaggiandoli con forza mentre le dita confinavano tra di loro i capezzoli come a volerli spremere, mentre la sua bocca incandescente scivolava sul suo petto e il suo ventre a caccia di ben altri bottini. Ma non ebbe fretta, desiderava assaporare ogni istante con Nefertiti, per questo indipendentemente da ciò che faceva, non avrebbe mai smesso di cercare il suo sguardo, fissandola con quegli occhi piedi di una luce tetra che testimoniava il suo perverso desiderio. Finalmente Nefertiti era sua, e le avrebbe concesso ogni goccia del suo piacere.
     
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    Nefertiti espirò con forza nel momento in cui lui la afferrò per i fianchi facendole sentire l'erezione che schiacciava le sue carni. Si sentiva sempre più affamata, senza più vergogna, senza tanti giri di strani discorsi, era la cosa più semplice e genuina che aveva mai provato. Voleva annullare il cervello condividendo il piacere con lui, voleva sentirlo gemere, vederlo languido mentre la carezzava e la toccava. Voleva fare l'amore con lui, nel modo più diretto senza lezioni di mezzo, senza vittime da torturare. Solo loro due per dirsi con il corpo ciò che lei non riusciva a dire con le parole. Si lasciò cullare dalla sua presa rude, e lo assecondò quando si alzò dal terreno, incrociando le caviglie dietro la sua schiena, con le ginocchia alte, così che la sua carne femminile continuava a premersi contro la sua erezione, e passo dopo passo avrebbe sentito lo sfregamento osceno delle loro carni. Espirò quasi infastidita quando le loro labbra si separarono poiché lui le disse cosa poteva fare, rivelando che non serviva una etichetta, che loro potevano amarsi a modo loro e che quei sentimenti appartenevano solo a loro. Non lo fece nemmeno finire di parlare, anche se aveva colto benissimo il suo messaggio. Tornò a baciarlo, anche quando lui mostrò la sua forma più spettrale, carezzandogli con le mani la maschera, il viso, come se avesse voluto scaldare le dita in quelle fiamme verdi. Il corpo di Nefertiti rispondeva all'energia di Thresh, accendendosi a sua volta di energia oscura. Sulle braccia si formavano rigoli lucenti che seguivano i suoi circuiti energetici. I suoi capelli si infiammarono esattamente come la testa del professore, con i capelli che andavano verso l'alto come sospinti da un vento continuo. Percepì di essere nella sua camera, e non le importava più capire come avevano fatto, voleva solo giacere con lui sul materasso. Quando atterrarono su di esso, Nefertiti dovette separarsi dalle labbra del non morto per espirare profondamente, mentre il suo volto si colorava di rosso, per via dell'eccitazione crescente. Ciò che la circondava sembrava aver perso i contorni, ed i vestiti vennero strappati via come se mani invisibili stessero assistendo la coppia per il loro atto d'amore. Mugugnò eccitata quando percepì la verga incandescente di energia contro la sua carne. Thresh avrebbe scoperto che era già fradicia di umori, e resero lo sfregamento fra i loro sessi agevole e profondamente piacevole. Muoveva i fianchi anche lei, per sfregarsi con più decisione, mostrando un desiderio che non aveva mai mostrato prima di allora. La vecchia Nefertiti era stata troppo spaventata di soffrire, non comprendeva cosa fosse il piacere. In quel momento invece era affamata, e si mostrava senza veli a lui. Al punto che si nutrì dell'energia del professore, era pronta ad accoglierlo, e lo si vedeva anche da come attorno agli occhi l'oscurità si mostrò come un alone cristallizzato che somigliava ad un curioso trucco che accentuava l'oro delle sue iridi. Mentre lui continuava a baciarla e carezzarla, Nefertiti lo carezzava sulle spalle, sul petto, usando anche le unghie per assaporare quella muscolatura perfetta. Quando si accorse che la guardava, arrossì vistosamente, ma non si nascose, ricambiò lo sguardo, mostrandone uno colmo di altrettanto desiderio. Quei occhi che tutti trovavano spaventosi, per lei erano come gemme preziose perché erano per lei, erano sempre su di lei e ciò la rendeva così immensamente felice. Lo carezzava anche con le cosce, inebriandosi della loro pelle liscia e calda, voleva sentirlo su di lei in ogni modo.
     
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    Rispondeva ai suoi stimoli, non perché volesse impressionarlo o si aspettasse una valutazione, ma perché voleva mostrargli quanto erano diventati simili e in cosa l'aveva trasformata. Era come se Nefertiti volesse offrire al maestro i frutti della sua semina, fargli vedere che era cresciuta non solo nel corpo ma anche nella mente e nello spirito. Quell'energia intensa che si era accesa nello sguardo di Nefertiti non era una dimostrazione di forza o di capacità, era un gesto spontaneo, languido, proprio come quello del professore: una dimostrazione di desiderio che andava ben oltre la mera pulsione carnale, non si sarebbero connessi solo i loro corpi ma anche le loro anime, e questo bastava a far rimbombare nel petto del non morto il suo cuore. E non era l'unica cosa a pulsare: la lanterna di Thresh, che fino a quel momento non aveva fatto altro che catalizzare energia, ora se ne stava a mezz'aria come se uno spettro evanescente la stesse impugnando, ciondolava come una silenziosa campana riempiendo la stanza di Nefertiti di fumo verde, a caccia di qualcosa di prezioso: la lanterna della ragazza. Pressoché identiche in tutto e per tutto, anche quegli strumenti facevano parte della loro essenza oramai, e per quanto non avesse mai dimostrato di volersi riprendere la sua, Thresh adesso voleva condividere con lei ogni cosa. Quindi quel fumo verde simile ad una fiamma cercò la lanterna della sua allieva, come se volesse connettersi ad essa, mentre loro scaldavano i corpi accendendo sempre di più quel desiderio primordiale che li animava. E mentre la sua lanterna andava a caccia, Thresh si preoccupava di completare il suo lento e piacevole viaggio, assaporando ogni angolo di quella carne scura, leccandole l'ombelico, i fianchi, e lo spazio tra le articolazioni delle cosce, dandole piccoli morsi, baci e ampie lappate colme di un desiderio che di sicuro Nefertiti non gli aveva mai visto in volto. Certo era un donnaiolo che non disprezzava la compagnia di nessuno, ma c'era molta differenza tra il suo flirtare, e la passione che le stava mostrando in quel momento. Il respiro del non morto mentre la assaporava era irreale: non aveva bisogno di riprendere fiato eppure lo faceva come se il suo cervello no riuscisse a dargli pace, come se gli suggerisse che doveva farlo o sarebbe annegato in quel mare di passione. Glielo aveva detto, no? Lo faceva sentire di nuovo completo, di nuovo VIVO. Quando fu davanti alla sua intimità, lo sguardo di Thresh parve perdersi come se stesse per cadere in trance. Era di fronte ad un sacro banchetto che piangeva pur di ottenere le sue attenzioni e tanto bastava a far pulsare ancora più forte il suo cuore di non morto. Era come se Nefertiti gli stesse chiedendo di farla sua, non più mossa dall'istinto ma da un sentimento irrefrenabile, perfino uno come lui sarebbe stato capace di commuoversi di fronte a tanta passione, ma non aveva tempo per piangere. Ogni goccia della sua forza apparteneva a Nefertiti in quel momento, e la prima lappata che le diede fu così carica di solenne soddisfazione che trattenere i mugugni di piacere fu impossibile. Riusciva a sentire non solo la sua femminilità ma anche quel nero potere che Nefertiti aveva iniziato a conoscere, lo risucchiava molto più che letteralmente e lui non fece niente per trattenersi o proteggersi, la lasciò fare. Sentì chiaramente lo spirito di Nefertiti iniziare a divorarlo, morso per morso, un dolore intenso direttamente alla sua anima che non fece altro se non eccitarlo ancora di più. Il semplice assaggio non bastò oltre e quella lingua irrefrenabile si spinse immediatamente dentro la sua intimità. La lingua del non morto era così spessa e massiccia da sembrare quasi una verga, e non ebbe difficoltà a rompere l'imene di Nefertiti, sempre pronto a rigenerarsi, aggiungendo anche il prezioso sangue della strega a quel connubio inebriante. Fu come rompere la saporita capsula di un drink estremo sotto il palato, era una sensazione inebriante che accese il volto del professore di un'eccitazione mai provata prima. Era assurdo il sapore di Nefertiti, e quando sentì di essere tornato vagamente più lucido tornò a fissarla mentre quella lingua affondava sempre di più, e le sue labbra si chiudevano contro la carne della ragazza per poterle dare un bacio perverso. Non si sforzò neanche un pò di trattenere l'oscena golosità che aveva montato fino a quel momento: le labbra che si sfregavano e succhiavano la carne di Nefertiti, e la lingua che scivolava dentro e fuori leccando ogni anfratto, producevano dei suoni semplicemente osceni, blasfemi quasi, che testimoniavano quando Thresh la desiderasse in quel momento. Non soddisfatto, il professore la tirò verso di sé, spalancando la bocca e affondando ancora di più la lingua, mentre circondava con le braccia i fianchi di Nefertiti e la costringeva a sollevarsi. La ragazza si ritrovò quindi con le spalle a terra, la schiena sollevata e il bacino contro il petto possente del professore, con lui che la abbracciava e si abbeverava dalla sua carne come se fosse un perverso e sacro calice. Le gambe sollevate di Nefertiti ricaddero inevitabilmente sulle spalle dell'uomo e poté godersi la sua schiena possente, marmorea, tesa come l'acciaio solamente per lei, per sentirla godere. Da quella posizione poteva leccarla meglio, più in fondo, poteva sfiorare l'entrata del suo utero con la lingua e le labbra potevano gustarsi meglio la sua carne. Stuzzicò come poteva il suo clitoride stringendola sempre più forte con le braccia, una stretta perversa, oscena, incauta perfino, durante la quale la verga del professore riuscì a toccarle la schiena con la punta tanto era eccitato. Nefertiti si sentì letteralmente trascinare verso l'alto, come se fosse la borraccia di quell'uomo perverso che la stava letteralmente divorando, lasciando sempre di più il letto fino a che non sarebbe stata letteralmente sospesa sul ventre del non morto, abbracciata da lui per quanto la posizione fosse assurdamente innaturale, ma adesso l'unica cosa che voleva Thresh era abbuffasi di quell'intimità bollente mentre la sua faccia spariva tra le gambe e le natiche di Nefertiti. Quando i movimenti della bocca divennero più ampi, L'apprendista avrebbe sentito le labbra e la lingua di Thresh iniziare a stimolarle anche il perineo e quello stretto buchino che confinava con la sua intimità, evidentemente deciso a leccare ogni parte di lei per prepararla alle più estreme penetrazioni. Quella verga marmorea non avrebbe perso vigore, e neanche la sua bocca, oramai completamente imbrattata di saliva, sangue e umori, una maschera perversa che ben si sposava col suo aspetto spettrale e mostruoso.
     
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    Nefertiti si sentiva sempre più ubriaca, ma con la differenza che i suoi sensi invece di essere ottenebrati erano acuiti dall'energia che stavano riversando in quella stanza. Riusciva a percepire la lanterna di Thresh che cercava la sua, come un richiamo d'amore fra due creature dei boschi che si cercavano. Essa rispose, in modo naturale senza che Nefertiti intervenisse, come se fossero collegate da un filo invisibile che li teneva costantemente uniti, come se quella di Nefertiti potesse funzionare solo in presenza di quella del suo amato professore. Nefertiti ansava ad ogni carezza ed ogni bacio che Thresh riversava su di lei, avrebbe voluto fare altrettanto, ma lui essendo sempre più giù, l'unica cosa che poteva fare fu carezzarlo con le mani sulle spalle, sul collo, fra i capelli. Inarcarsi verso di lui per assecondarlo, ed infine quando arrivò fra le sue cosce, lui riuscì a vedere chiaramente le sue carni femminili inumidite di umori, la sua carne rosa aveva già schiuso i petali più esterni. Nefertiti lo desiderava ardentemente e quella ne era la testimonianza fisica. Le sembrò strano che si stessero concedendo un momento così intimo solo fra loro due, gli occhi di Thresh erano molto diversi dal solito, non attendeva, non guidava, si stava prendendo ciò che desiderava. Poiché quella non era una lezione, non era un modo per addestrarla o per spingerla a sbloccare chissà quale potere. La baciava solo perché voleva farlo. La sua lenta discesa fra le sue cosce aveva accesso in lei una aspettativa, era come far sentire un delizioso profumo ad una persona affamata, era impaziente ma allo stesso tempo intimorita. Nel momento in cui percepì la lingua bollente del professore contro le sue carni femminili, Nefertiti inarcò la schiena esalando un gemito carico di eccitazione. Aveva imparato a conoscere il piacere, quindi anche se era tornata vergine, la sua carne non era più acerba, il suo tocco la riempì di intenso piacere fin da subito, e quando la sua lingua raggiunse quel sottile velo della sua purezza, trattenne il respiro. Quando si ruppe, il dolore irradiò in tutto il corpo riempendosi di energia oscura che rese quel dolore un piacere unico che percepiva fin dentro l'anima. Anche lui nel momento della rottura del imene avrebbe sentito una scarica di energia oscura, donata dalla sua natura di strega che lo avrebbe nutrito a sua volta. Ubriaca di piacere nemmeno si rese conto che l'uomo l'aveva praticamente sollevata dal letto per portarsi il bacino alla sua bocca, usandola più come una sorta di perversa coppa a cui si stava abbeverando. Le sue mani erano sul capo del professore, tremavano e sembravano indecise se tirarlo contro di lei, o se spingerlo via. Le girò la testa e le sembrò assurdo che fosse già a quel punto ma poco dopo si accorse che non era più poggiata sul letto, ma ciò che sentiva sotto la schiena era il petto e il ventre del suo maestro. Qualcosa fece capolino vicino alla sua testa, qualcosa pieno di energia che attirò lo sguardo della ragazza. Era l'erezione di Thresh e per un attimo sbarrò gli occhi sorpresa, visto da vicino sembrava spropositatamente enorme, ma anche così gonfio che sembrava la pelle non riuscisse a contenerlo facendolo sembrare quasi di cristallo per quanto fosse lucido e gonfio. Si affidò totalmente a lui, sapeva che non l'avrebbe fatta cadere, così finalmente fece ciò che non aveva mai fatto con spontaneità. Anzi Nefertiti non lo aveva mai saggiato con la bocca e adesso poteva farlo. Voleva farlo sentire bene anche lei, condividere con lui il piacere che si stavano scambiando. Si girò con il viso e con le mani iniziò a masturbarlo, mentre le sue labbra si schiusero verso la sua verga ed iniziò a leccarlo, accorgendosi che in quel punto era così carico di energia deliziosa, che la rese avida. Le mani scorrevano per tutta la lunghezza e la bocca scivolava su di essa, in modo osceno. Dopotutto Nefertiti non si stava preoccupando del fatto che potesse vederla. Le interessava solo sentirlo gemere, sentirlo che continuava a leccarla e a strapparla gemiti di piacere sempre più striduli. Di tanto in tanto le cosce serravano il capo dell'uomo soprattutto quando il piacere diventava più intenso.
     
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