Una nuova vita

Giulio, un giovane universitario, si trova a condividere l'appartamento con una ragazza molto particolare

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +3   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Hentai Member

    Group
    Member
    Posts
    189

    Status
    ONLINE
    Questa è la mia prima storia che tento di scrivere, non mi ritengo né uno scrittore né una persona dotata di gran fantasia. Ho provato a dare forma ai miei pensieri lussuriosi, raccogliendoli in una storia erotica. Condividerò quei pochi capitoli che ho scritto piano piano, valutando anche l'interesse. Ogni commento e osservazione, anche la più critica, è ben accetta.

    Grazie per il tempo che spenderete nel leggere ciò ho scritto. ;P

    Capitolo 1

    “Sì… Ho detto di sì, tranquilla.”

    Le parole si perdevano tra lo sfrecciare delle auto e il vociare dei passanti. Dietro di sé, Giulio seminava fantasiose raccomandazioni e malcelate bugie. Il suo lento e sconsolato deambulare mimava l’insicura cadenza delle sue parole.

    “Entro oggi mi chiameranno, me l’hanno assicurato. N-no chiamare non serve a nulla. Sì… ciao mamma.”

    Un profondo sospiro accompagnava i meccanici gesti delle dita sullo schermo. Aveva solo un’ultima possibilità, Giulio non poteva permettersi di rimandare ulteriormente l’inevitabile. Le lezioni sarebbero iniziate a giorni e non aveva ancora trovato una stanza dove poter alloggiare. Non avrebbe di certo potuto fare il pendolare, Milano era molto lontana dal suo paesello d’origine e avrebbe passato più tempo sul treno che nelle aule. Più persone lo avevano avvertito, cercare un appartamento, una stanza, un letto o anche solo un divano a Milano non è un gioco da ragazzi. Giulio aveva girato in lungo e in largo la città, di ogni angolo e strada, ormai, conosceva l’esatta distanza dall’ateneo.

    Sentì i suoi sogni infrangersi, non avrebbe potuto frequentare l’università a queste condizioni. Tutte quelle giornate passate a studiare, le nottate spese a fantasticare, completamente inutili. Giulio cercò di liberare la sua mente da quei pensieri mentre si avviava mestamente verso la stazione, l’ultimo treno per tornare a casa era in partenza e non poteva attardarsi ancora di più. Completamente assorto tra i meandri della sua mente, il suo metodico vagabondare lo portò per una piccola via che, anche in una città come Milano, riusciva a celarsi dal caos della civiltà. Nulla di strano e che non avesse già visto, chissà quante stradine aveva imboccato, minuscole scorciate del dedalo dei viali più centrali, senza accorgersene.

    A metà della via, però, lo sguardo di Giulio si concentrò su una porta, o meglio su ciò che si trovava sulla porta. Come un picchio sul legno, quel cartello arancione si insinuava nel suo cono visivo. Dopo qualche secondo, il tempo che le sue pupille mettessero a fuoco, un brivido di sorpresa pervase Giulio. Si trattava di un annuncio, un po’ malconcio e appeso alla bell’e meglio, di affitto.

    Le labbra di Giulio sussurravano lentamente ogni singola lettera, come una preghiera: AFFITTASI. Quasi come un miraggio tra le dune, il cartello tentava di nascondersi alla sua vista.
    “Stanza singola, duecento euro mensili spese incluse. Richiesta caparra di un mese da versare immediatamente. Chiamare nel pomeriggio.”

    Le pupille di Giulio erano incollate al numero di cellulare graziosamente riportato sull’avviso. Poteva trattarsi di uno scherzo, o peggio ancora di una truffa. Forse, a chi stava scrivendo, era scappato inavvertitamente uno zero. Giulio cercò di darsi una spiegazione, incerto che l’annuncio fosse reale. Non avendo nulla da perdere, ma solo da guadagnarci, tentò anche questa ultima strada.

    Col cellulare premuto all’orecchio, gli squilli della telefonata cadenzavano il ritmo del suo cuore. Sapeva che era altamente improbabile potesse andare a buon fine, ma una parte di lui ci sperava fino alla fine. Ad ogni squillo andato a vuoto, il suo sorriso appena accennato si faceva sempre più debole. Si sentì uno stupido per averci sperato anche un solo secondo.

    “Pronto?”

    Una voce femminile, gentile ma decisa, rimbombò nel silenzio dei pensieri di Giulio.

    “Pronto, chi è?”

    L’interlocutrice si faceva più insistente in attesa di scoprire l’identità del giovane disturbatore. Preso alla sprovvista, ricevendo una risposta inaspettata, Giulio cercò di abbozzare una risposta sensata.

    “P-pronto. Sì, io per… l’appartamento. Sì, io chiamavo per l’annuncio.”

    Le parole di accavallavano come i suoi pensieri, pur essendo ormai ventenne, Giulio era ancora molto timido e impacciato per la sua età. La situazione, inoltre, così improvvisa e inaspettata non lo tranquillizzava affatto. Dall’altro lato della cornetta la voce non tardò a rispondere, incalzando il giovane universitario per ottenere più informazioni.

    “Ah certo. È ancora disponibile, l’appartamento è piccolo, ma la stanza è accogliente. Bagno e cucina in comune. Pagamento a inizio mese. Studi o lavori? Da quando ti dovresti trasferire? Hai animali con te?”

    La raffica di domande stordì per qualche secondo Giulio, che esitò a rispondere sperando che lo facesse qualcun altro al posto suo. Cercò di balbettare una risposta coerente con quanto gli stava venendo chiesto, senza, però, alcun successo.

    “Aspetta, ma sei quello che sta parlando qui fuori? Sali a vedere l’appartamento, primo piano.”

    Senza dar modo di controbattere, la chiamata si chiuse appena dopo l’ultima sillaba. Pochi secondo dopo, il portone su cui era affisso l’annuncio si scostò leggermente in seguito a un udibile ronzare meccanico. Giulio non sapeva cosa fare: doveva davvero salire? Le cose si stavano svolgendo troppo velocemente per i suoi gusti. Fino a quel momento doveva pregare per essere inserito nelle liste d’attesa solo per vedere un posto letto, ora si trovava ad essere invitato in fretta e furia a visitare un appartamento.

    Controllò l’orologio da polso e guardò verso il termine del vicolo, in direzione della stazione. Aveva ancora un po’ di tempo e, forse, aveva ancora una possibilità. Poteva davvero permettersi di sprecarla?

    Deglutendo rumorosamente, spostò delicatamente il portone d’ingresso verso l’interno. Delle ripide e anguste scale si affacciavano su un piccolo androne, costellato da alcune buchette delle lettere che avevano visto giorni migliori. In alcune mancava la targhetta del nome, altre vomitavano volantini pubblicitari. Un passo dopo l’altro, come un coniglio celato alla vista del lupo, iniziò a salire le scale. I gradini erano tanto vecchi da essere quasi diseguali nell’altezza, non c’era da sorprendersi che l’affitto richiesto fosse tanto basso. Mentre saliva, un corrente d’aria spazzava i suoi corti capelli castani e si insinuava nel tetro androne.

    Si fermò per qualche secondo sul pianerottolo del primo piano, la porta dell’appartamento stonava vistosamente con il resto del palazzo. Di un legno scuro e lucido, trasmetteva quasi sicurezza se confrontata alle umide scalinate appena percorse. Nel mezzo, poco sotto lo spioncino, era appesa una targhetta in sughero a forma di gatto riportante la scritta “Home sweet home”. Con tutto il coraggio in corpo, con non poca esitazione, Giulio alzò il pugno per bussare, ma poco prima che le sue nocche impattassero sul legno la porta si aprì da sola.

    Da dietro di essa spuntò una giovane donna dai lunghi capelli corvini. Giulio trasalì per un momento, non si considerava basso, anzi era proprio nella media. Anche con il suo metro e settanta non si era mai sentito in soggezione, ma ora la situazione era ben diversa. Davanti a lui torreggiava una vera e propria amazzone, dal fisico slanciato seppur poderoso. La misteriosa donna, sfoggiando un incantevole sorriso, spostò delicatamente i lunghi capelli dietro le sue spalle.

    “Eccoti finalmente, pensavo non saresti salito. Sono Silvia, piacere.”

    La giovane donna, con qualche anno in più di Giulio, tese la mano verso di lui, attendendo una simile risposta da parte del ragazzo. Giulio era, però, ancora esterrefatto. Si sforzava di non fissare Silvia, o meglio, si sforzava di non fissarne le curve. Il suo sguardo glaciale, si stagliava su un corpo scolpito. La tutina grigia, seppur ben chiusa e anonima, a fatica nascondeva le generose forme della donna: il suo seno, sodo e prosperoso, riempiva completamente la giacchetta sportiva che stava indossando. Si trovò per più di qualche secondo a vagare con gli occhi tra le sue labbra carnose e il suo petto, perso in un vortice di fugaci pensieri.

    Dopo aver scosso un attimo il capo, quasi a voler richiamare la sua stessa attenzione, ricambiò il saluto.
    La mano del ragazzo si perse nella stretta di ferro dall’avvenevole padrona di casa.

    “Giulio, piacere mio. Ho… visto l’annuncio e… ecco, io cerco casa quindi…”

    Cercava invano le parole, non era mai stato un buon oratore e doversi rapportare con una bellezza del genere lo metteva a disagio.

    “Sì, questo l’avevo capito. Vieni, ti faccio vedere l’appartamento.”

    Girando su se stessa, senza ulteriori convenevoli, iniziò a precedere Giulio, il quale stava ancora cercando le parole giuste da pronunciare sull’uscio della casa. Una stanza privata, un bagno e una cucina in comune e, per finire, un piccolo salottino con annesso terrazzo con vista sul vicolo sottostante: una perfetta dimora per uno studente universitario.

    “Vivo da sola, l’appartamento possiamo dire che sia mio e cerco un’altra persona con cui condividere le spese. Non posso dire di vivere una reggia, ma qui posso assicurarti che ci si sente a casa. Non sarò molto spesso a casa, lavorando tutto il giorno ci incroceremo solo la sera. L’importante è che ti occupi di tenere puliti gli spazi comuni e di non fare troppo casino, ma non mi sembri il tipo…”

    Silvia, dopo aver fatto visitare le poche stanze del suo appartamento e avergli fatto da guida si rivolse nuovamente a Giulio stregandolo nuovamente con i suoi occhioni azzurri.

    “L’affitto è di 200 euro, sono incluse tutte le spese tranne luce e gas. Cosa ne dici?”

    La domanda di Silvia ributtò la palla nella metà campo di Giulio, il quale la guardava dal basso verso l’alto con i suoi piccoli occhi castani.

    “Sembra troppo bello per essere vero, qual è la fregatura?”

    Chiese Giulio, terminando la domanda con una risata nervosa per nascondere il suo disagio. Solitamente era lui a dover convincere i padroni di casa a considerarlo come un possibile inquilino e non il contrario, si sentiva perso. Forse Silvia era una persona che soffriva di solitudine? E perché era ancora sola? Di certo non le mancava nulla.

    I due zaffiri sul volto di Silvia fissarono intensamente Giulio, quasi scavando nei suoi occhi castani.

    “Sono una ragazza transgender”

    “Scusa?”

    La domanda di Giulio fu una reazione immediata e naturale, non riusciva a credere a quanto aveva sentito e il suo cervello chiedeva una nuova conferma.

    “Non sono una donna biologica e, quando lo scoprono, le persone preferiscono andarsene. Quindi ho imparato a metterlo ben in chiaro fin da subito. Se ti destabilizza non preoccuparti, ci sono abituata e lo capisco. In tal caso la via d’uscita sai dov’è.”

    Giulio faticava ancora a processare quanto gli stava venendo detto. Le sue labbra si muovevano silenziosamente, mimando una risposta di cui non trovava le giuste parole.

    “N-non si direbbe, cioè sei ugual… Voglio dire, sembri…”

    Ogni risposta che cercava di balbettare lo poneva in una situazione sempre più difficile.

    “Io… io… Scusami.”

    Giulio chiuse per un paio di secondi gli occhi, raggiungendo così quella calma che anelava fin dal primo gradino. Un profondo e lungo sospiro anticipò la sua risposta.

    “Scusami, quello che volevo dire è che non ho assolutamente nulla in contrario. Sarei felice di poter vivere qui.”

    Fu quasi sorpreso di se stesso, era inusuale riuscisse a dare una risposta così coerente con tanta tranquillità.
    Silvia lo squadrò dall’alto al basso, il silenzio fece spazio a un sorriso e un malcelato saltello di gioia.

    “Ho bisogno di qualche giorno per preparare il contratto e svolgere tutta la burocrazia necessaria. Ti richiamo io, va bene? Vedi di non cambiare idea, mi raccomando.”

    Esortò, gentilmente, Silvia prima di salutare Giulio.
     
    .
  2.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Pervert Member

    Group
    Member
    Posts
    4,155
    Location
    Campania

    Status
    OFFLINE
    Bello!!! Scrivi bene.
    A quando il CAPITOLO 2? AuroraBorealis95
     
    .
  3.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Hentai Member

    Group
    Member
    Posts
    189

    Status
    ONLINE
    ConteMarcus ti ringrazio per aver dedicato del tempo alla lettura, mi fa piacere sia stato di gradimento.



    CAPITOLO 2

    Ci volle qualche settimana prima che Giulio potesse mettere nuovamente piede nell’appartamento di Silvia come inquilino. Alla sua famiglia raccontò di aver trovato un alloggio grazie a un fantomatico amico di corso, non si posero troppe domande, ben felici di dover sborsare una cifra ben più modesta di quella preventivata.

    Giulio aveva arredato con cura la sua camera, il poco spazio a disposizione era sufficiente per il letto, l’armadio e la scrivania per il suo computer. Aveva ricavato un comodino dai libri e manuali universitari che aveva con sé, mentre la sua valigia era diventata un poggiapiedi un po’ scomodo. Tutto sommato, però, Giulio apprezzava il modo in cui era riuscito a ricreare una sua dimensione anche lontano da casa. Silvia aveva ragione in fondo, seppur piccolo questo appartamento poteva diventare una vera e propria casa.

    La sua particolare coinquilina si era fin da subito dimostrata molto collaborativa con il ragazzo, aiutandolo a trasferirsi e a rassettare i suoi effetti personali. Giulio, ogni volta che la guardava aveva sentimenti contrastanti: era la prima volta che parlava con una ragazza trans e temeva sempre di fare figuracce o offenderla. La personalità solare di Silvia, però, riusciva a dissipare le paure di Giulio durante le lunghe chiacchierate che nascevano durante la cena. Chiacchierate, forse, non era il termine più corretto, in quanto a condurre la conversazione era sempre Lei, mentre Giulio si limitava ad ascoltare e, talvolta, ad annuire.

    Le lezioni erano ormai incominciate e Giulio faceva avanti e indietro dalle aule dell’ateneo all’appartamento ogni giorno. Gli ci volle un po’ per abituarsi agli orari sempre diversi, ma era ormai quasi riuscito a comprendere come ottimizzare i tempi tra una lezione e l’altra. Talvolta passava la mattina in appartamento guardando la televisione, altre volte, invece, si chiudeva nella sua camera per studiare. Silvia, invece, rincasava sempre poco prima dell’ora di cena. Riuscivano a condividere insieme la colazione e il pasto serale. Capitava che la sera la passassero insieme a guardare la televisione in salotto, discutendo sempre su quale film o serie tv guardare, ma il più delle volte erano nelle proprie camere a dedicarsi ai rispettivi interessi.

    Il mondo universitario, per Giulio, era una bocca d’aria fresca. Abituato a vivere in un piccolo paesino, ora si trovava a confrontarsi quotidianamente con opinioni e punti di vista totalmente differenti dai suoi. Rispetto ad alcuni mesi prima era diventato tutta un’altra persona. Lui stesso poteva percepire questo cambiamento, si sentiva più propenso a confrontarsi con i suoi pari, più curioso e più interessato a conoscere nuove persone. Durante le lezioni ebbe anche modo di stringere amicizia con alcuni colleghi: Samuele, un altro ragazzo che, proprio come Giulio, era alla sua prima esperienza in una grande città, e Alessia, una simpatica e posata ragazza di Milano. Insieme avevano formato un piccolo gruppo di studio e di supporto morale per gli esami futuri. Tra Giulio e Alessia era fin da subito nato un certo feeling, entrambi introversi e osservatori del mondo che li circondava. Ad Alessia piaceva sedersi vicino alle finestre dell’aula studio in cui soventemente i tre si fermavano, amava guardare le auto incanalarsi nelle strade del Centro. Nel caos del traffico riusciva a intravvedere l’ordine dettato dalle regole a cui gli automobilisti era costretti a sottoporsi. Senza comprenderne il motivo lo trovava un fenomeno estremamente affascinante.

    Giulio, d’altro canto, trovava affascinante il modo in cui Alessia giocava con i suoi boccoli ramati mentre era assorta nei suoi pensieri. Le sue dita si insinuavano tra i capelli, giocherellando distrattamente con le lunghe punte, rapendo l’interesse dei suoi colleghi. I suoi occhioni verdi, invece, erano soliti vagare pigramente sull’orizzonte, balzando da un sogno all’altro. Giulio, quando poteva, amava osservarla perdersi nel suo personale mondo.

    Anche quando era casa, da solo, non poteva fare a meno di ripensare ad Alessia. Quel pomeriggio, con le luci del tramonto che si infiltravano silenziosamente all’interno della camera, in Giulio nacque un certo desiderio. Ormai aveva abbastanza familiarità con l’ambiente per sentirsi al sicuro, inoltre, all’ora di cena mancavano un paio di ore: poteva, quindi, contare su una certa privacy. Prese un po’ di carta igienica dal bagno e sprofondò sulla sedia davanti al suo computer. Dopo una rapida ricerca su internet, selezionato il video ideale per sfogare le sue voglie, si sbottonò in fretta e furia i pantaloni e, insieme alle mutande, li fece scivolare fino ai piedi.

    Il suo membro, già in piena erezione, non aspettava altro. Amava masturbarsi seguendo il ritmo del filmato che stava guardando, come se lo stesse vivendo in prima persona. Giulio non aveva molta esperienza, anzi non ne aveva nessuna. Il sesso l’aveva sempre e solo vissuto attraverso uno schermo. Guardando con lussuria ogni scena, di tanto in tanto osservava il membro che stringeva nel pugno, non era di certo dotato e lo poteva coprire completamente chiudendo la mano.

    Si vergognava profondamente della sua misera dotazione. Si era sempre sentito bloccato dalla lunghezza del suo pene, quei dieci, undici ad essere generosi, centimetri erano per lui un ostacolo insormontabile. Temeva di essere deriso dalle donne e, quindi, non era propenso a fare la prima mossa. Da qui la sua inesperienza, nemmeno un bacio rubato, tantomeno il sesso. Viveva le sue fantasie nella solitudine della sua camera, massaggiando la sua asta ogni sera.

    Ad essere protagonista dei suoi pensieri era proprio la sua amica, Alessia. Ripensava al suo sguardo, alle sue lentiggini, al suo sempre gradevole profumo. Si stava innamorando o erano solo gli ormoni del momento? Giulio non sapeva darsi una risposta, il viso della collega era sempre tra i suoi pensieri e, in parte, si sentiva quasi in colpa a sporcarne l’immagine con la sua lussuria.

    Nel mentre, nella sua mente si intromise un quesito, dettato da una curiosità quasi malsana: “Chissà quanto è lungo quello di Silvia”. Se fosse stata dotata quanto prosperosa, allora nemmeno un paio di boxer l’avrebbero aiutata a contenerlo.

    “Di certo lei non ha problemi in tal senso.”

    Pensò Giulio, accennando un sorriso, mentre la sua mente ritornava al corpo di Silvia.

    Il susseguirsi delle scene del film coincideva con l’aumento del ritmo tenuto dalla mano di Giulio. A stento riusciva a trattenersi, i suoi muscoli in tensione reclamavano la tanto attesa scarica di piacere. Voleva attendere la scena perfetta, quella migliore, per inaugurare il suo nuovo angolo di estasi sessuale. Il veloce massaggio era accompagnato da brevi e profondi gemiti di piacere.

    A rimportarlo sulla terra, rubando la sua mente dall’angolo di paradiso che si era creato, fu un clangore metallico proveniente dal portone di casa, che spaventò e fece sussultare Giulio. Gli occhi balzarono istantaneamente sull’orologio digitale del suo computer, mancava ancora più di un’ora alla cena. Incoscientemente aveva lasciato la porta della camera, che si affacciava direttamente sul piccolo corridoio, in linea diretta con il portone d’ingresso. Non si aspettava l’arrivo di nessuno e la voglia improvvisa gli aveva fatto perdere ogni inibizione. Era inerme, seduto mezzo nudo davanti al suo computer, sul punto di esplodere. Non fece tempo ad alzarsi dalla sedia per chiudersi in camera che il portone si spalancò senza ulteriore preavviso.

    Il momento non era dei migliori, sentiva la pressione aumentare alla base del suo pene. Non poteva star per succedere davvero, non in quel momento. Cercò di trattenersi il più possibile e rimandare l’inevitabile, bloccato sulla sedia, mentre fissava con timore l’ingresso dell’appartamento.

    In pochi secondi la voce di Silvia risuonò nell’appartamento.

    “Sono io, stasera mi sono liberata prim-“

    Silvia era appena entrata in casa, vestita di tutto punto come sempre, sorprendendo Giulio nel suo momento più intimo. La vista del ragazzo la paralizzò per un momento e le impedì di terminare la frase. In quel preciso istante, un fiotto di caldo nettare eruttò dall’intimità di Giulio. Il risultato delle sue fatiche giaceva proprio sotto i suoi occhi e quelli di Silvia.

    Silvia fissò per un momento il membro di Giulio, poi i suoi occhi. Alla fine, scoppiò a ridere.

    “Scusami, ti lascio il tuo tempo. Torno tra cinque minuti.”

    Così dicendo riaprì velocemente il portone, che nel frattempo si era chiuso dietro di lei, e uscì dall’appartamento. Giulio era ancora pietrificato, a riempire il silenzio erano solo i gemiti e mugolii provenienti dal video ancora in riproduzione sul suo computer. Le sue mani erano completamente bagnate, così come la sua maglietta. Aveva combinato un disastro. Cercò di ripulirsi al meglio nel poco tempo a disposizione, la foga l’aveva portato a schizzare ovunque arrivando anche sullo schermo del suo computer. Non appena ebbe finito, chiuse la porta della sua camera, con il cuore ancora in gola per quello che era appena successo. Sentiva il suo volto scottare, l’imbarazzo l’aveva reso paonazzo.

    Passarono alcuni minuti prima che il portone di casa si riaprisse e, questa volta, Silvia annunciò la sua entrata prima di mettere piede dentro casa, giusto per sicurezza. Giulio si vergognava troppo per poter affrontare Silvia in quel momento, nessuna persona l’aveva mai visto nudo e, soprattutto, nessuna l’aveva visto fare certe cose. Se avesse potuto, sarebbe scappato in quel momento per non tornare più. Era steso nel letto della sua camera, al buio, cercando di non ripensarci.

    “Vuoi che ti prepari qualcosa? Mi sto preparando un piatto di pasta…”

    Silvia provò a bussare alla porta, invitandolo più volte a cenare, senza, però, ricevere alcuna risposta. A metà serata, però, i crampi della fame ebbero la meglio e Giulio tentò di sgattaiolare in cucina per addentare un boccone. Silvia, però, era ancora lì ad attenderlo, seduta al tavolo con davanti a sé due piatti di pasta ormai inesorabilmente freddi.

    “Ti aspettavo, ma non volevo disturbarti ancora.”

    Si sentiva quasi giudicato da Silvia, accennò un passo indietro, pronto a scappare nuovamente nella sua camera, ma sapeva che non sarebbe stato d’aiuto. Prima o poi l’avrebbe dovuta affrontare. Si sedette al tavolo senza proferire parola, non riusciva a guardarla negli occhi. Solo poche ore prima aveva tradito la sua fiducia masturbandosi in casa sua: alla fin fine lui non era altro che un ospite. Sentiva di aver sbagliato e non sapeva come rimediare.

    Silvia cercò di iniziare una qualsiasi conversazione, ma, indipendentemente dallo spunto, Giulio era meno partecipe del solito. La ragazza tentava di smorzare la tensione in tutte le maniere, con battute, domande, racconti, ma nulla sortiva un effetto positivo.

    A un certo punto, raccogliendo il poco coraggio rimasto, Giulio tentò di rompere il pesante silenzio che si era creato.

    “Io… Io… Ecco… N-non… Scusami, Io…”

    Non riusciva a trovare le parole, avrebbe voluto scusarsi per lo spettacolo sconveniente a cui la aveva costretta ad assistere. Ogni parola pronunciata era un peso che cercava di levarsi da dosso, ma non era abbastanza forte per affrontare la situazione.

    “Ho capito, così non possiamo andare avanti.”

    Pronunciate queste parole, Silvia si alzò dalla sedia. Dopo essersi messa vicina al ragazzo, con un rapido movimento abbassò i suoi pantaloni elasticizzati e, afferrandolo con disinvoltura, estrasse dalle mutande il suo membro.

    Giulio sbarrò gli occhi. Il suo sguardo saltava dalle mani agli occhi, quasi divertiti, di Silvia. Seppur flaccido, raggiungeva dimensioni notevoli. I suoi testicoli erano grandi quasi quanto il membro di Giulio. Il ragazzo non sapeva come reagire, i suoi occhi erano fissi su ciò che Silvia stringeva tra le mani, quasi ipnotizzato da quella inattesa visione.

    “Ora siamo pari, va bene?”

    Giulio portò lentamente il suo sguardo al volto di Silvia e, fissandola negli occhi, accennò una debole risposta di assenso con il capo.

    “Bene…”

    Così come l’aveva mostrato, velocemente fece rientrare l’esuberante membro nelle mutande e tornò a sedere a tavola. Un sospiro si levò dalla ragazza di fronte a lui. Non poteva dirsi meno imbarazzato per quanto era successo prima, ma vedere Silvia spingersi a tal punto per tranquillizzarlo lo faceva sentire bene, al sicuro. Sulle sue labbra erano rimaste le parole non dette di poc’anzi, ma ritenne sarebbe stato opportuno tacere e non tornare più sull’argomento.

    “La prossima volta chiudi la porta e, per favore, evita di tinteggiarmi i muri di casa”

    Concluse Silvia, prima di addentare una forchettata di maccheroni.
     
    .
  4.     Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Pervert Member

    Group
    Member
    Posts
    4,155
    Location
    Campania

    Status
    OFFLINE
    Inutile dire che.... Si aspetta già il capitolo 3!!!!
     
    .
  5.     +2   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Hentai Member

    Group
    Member
    Posts
    189

    Status
    ONLINE
    Capitolo 3

    Erano passati alcuni giorni dall’imbarazzante incidente. La mente di Giulio continuava a tornare a quel momento e, quando lo faceva, immergeva il volto nel cuscino del suo letto come a voler soffocare quel ricordo. Silvia, seppur consapevole delle difficoltà del suo coinquilino, non si faceva problemi infarcire le loro conversazioni con battute ed allusioni alla scena a cui aveva assistito. Non lo faceva con cattiveria, ma più per gioco, era il suo modo per aiutare Giulio a normalizzare e superare quanto era successo.

    Da quel giorno, prima ancora di pensare a masturbarsi, Giulio controllava e chiudeva ogni porta di casa. Appesa alla porta di camera sua, all’interno, vi era un lenzuolo, come a voler aggiungere un ulteriore e raffazzonato impedimento a sguardi improvvisi e indiscreti.

    Silvia, inoltre, era diventata più cauta mentre si aggirava per casa. Rendendo ben nota la sua presenza prima di rincasare ed entrare nelle stanze dove Giulio si trovava. Un metodo che riteneva infallibile per evitare il ripetersi di altri spettacoli non richiesti.

    Il fresco autunnale aveva lasciato il posto a una ondata di caldo anomala. L’appartamento, complice un sistema di riscaldamento centralizzato, era diventato un vero forno. Né Giulio né Silvia poteva abbassare la temperatura e l’unica alternativa era arieggiare continuamente la casa per godere di un po’ di refrigerio. Entrambi combattevano come potevano il caldo: Silvia indossava tutine e vestiti sempre più scollati, Giulio, impreparato e solo con abbigliamento pesante, si rinfrescava con continue docce fredde.

    “Il cambiamento climatico, eh…”

    Giulio non era molto preparato su quelle tematiche, le discussioni con i suoi amici vertevano sui medesimi punti di vista già sentiti. Osservava i cambiamenti del mondo allo stesso modo con cui era solito affrontare i cambiamenti della sua vita: con rassegnazione e un senso di futilità.

    “…sì e sarà sempre peggio! Se tutti si impegnassimo potremmo davvero fare la differenza”

    La voce di Alessia irrompeva nel silenzio dell’aula studio, attirando sguardi e collezionando sbuffi da parte dei presenti. Era raro vederla esporre il suo velato entusiasmo in pubblico, solitamente era solita catturare l’attenzione unicamente di Samuele e Giulio. Quest’ultimo tentava di partecipare alla discussione, imitando, per quanto gli era possibile, il medesimo ardore profuso dalla sua amica in ogni singola parola. Non perché ci tenesse particolarmente, ma solo per supportare, e farsi notare, da Alessia. Samuele, d’altro canto, era meno assoggettato alla presenza della collega e, con il suo inconfondibile stile, si inseriva tra una frase e un’altra della conversazione con battute e freddure, le quali non facevano altro che infervorare ancora di più Alessia.

    A fatica poteva continuare a negarlo a se stesso, Giulio era perdutamente innamorato di Alessia. Come ogni innamorato, la tanto anelata dolce metà riempiva ogni suo pensiero. Se da un lato avrebbe voluto confessare i suoi sentimenti, dall’altro il suo temperamento schivo e mite lo allontanava sempre di più dal suo obiettivo. In sua presenza percepiva il battito del suo cuore accelerare e la pelle scaldarsi, i suoi occhi seguivano ogni movimento di Alessia per evitare di perdersi anche un solo dettaglio dei momenti passati con lei.

    Avrebbe volentieri chiesto suggerimento, ma a chi avrebbe potuto rivolgersi? Non aveva abbastanza confidenza con altre persone e chiedere aiuto a Samuele lo considerava troppo rischioso. L’unica persona rimasta era proprio Silvia, in fondo l’aveva anche visto nudo, non poteva peggiorare la sua posizione.

    Lo stesso giorno, durante la cena, Giulio prese coraggio e provò a tastare il terreno con la sua coinquilina. Mentre divideva con attenzione i pomodori dalla carne nel piatto, intavolò la discussione cercando di non destare alcun sospetto.

    “Fa caldo, vero?”

    “Già…”

    Rispose Silvia, senza prestare troppo attenzione alla domanda.

    “Sembra quasi primavera, mancano solo gli uccellini e gli alberi in fiore. Però anche l’autunno, in fondo, è un bel periodo. L’aria si fa più fresca, si può ricominciare a gustarsi la cioccolata calda senza attirare sguardi stupiti, magari insieme a qualcun’altro. Magari insieme alla propria dolce metà…”

    Silvia ascoltava con poco interesse le parole di Giulio, accompagnandole con un rigoroso silenzio non capendo dove volesse andare a parare il suo coinquilino.

    “…Magari una persona conosciuta sul luogo di lavoro o, per esempio, in università. Alla fine a chi non piacerebbe condividere una tazza di cioccolata? Non ti piacerebbe essere invitata da qualcuno?”

    La ragazza squadrò per qualche secondo il suo commensale, poi decise di lanciare la prima frecciatina.

    “Chi ti vuoi scopare?”

    Il volto di Giulio divenne rosso nel giro di un battito di ciglia. Non si aspettava una domanda del genere, soprattutto non si aspettava quel tono. Il goffo tentativo di mascherare le sue reali intenzioni era miseramente fallito, lasciando, così, Giulio senza alcuna difesa.

    “I-io? Nessuna… la mia era solo una domanda.”

    Cercò di dissimulare l’imbarazzo cambiando anche discorso, come se fosse stato scoperto con le mani nella marmellata. Silvia, però, da vera predatrice, aveva fiutato la difficoltà della sua preda e continuava ad incalzare il ragazzo sull’argomento.

    “C’è qualcuna che ti interessa?”

    “Beh… è solo un’idea…”

    “L’hai incontrata all’università?”

    Una pausa di qualche secondo anticipò la dichiarazione di sconfitta di Giulio.

    “S-sì…”

    Silvia smise di mangiare, posando forchetta e coltello al lato del piatto. Raccolse i capelli in una lunga coda e, poggiando i gomiti sul tavolo, si chinò leggermente verso Giulio dedicandogli tutta la sua attenzione.

    “Una cioccolata calda?”

    Chiese ironicamente Silvia, inarcando leggermente il sopracciglio destro.

    “Prima ancora di pianificare appuntamenti o incontri, dovresti capire cosa ti interessa davvero di lei. Non mi sembri il tipo da una botta e via.”

    “N-non saprei… direi tutto”

    Una risatina si levò da Silvia, mentre un piccolo sorriso si faceva largo tra le sue labbra.

    “Innamorato perso, vero?”

    Il silenzio imbarazzato di Giulio confermò quanto ipotizzato dalla sua nuova confidente.

    “Mi dispiace, ma non esiste una soluzione universale ai problemi di cuore. Ogni amore è un universo a sé, diverso e unico sotto tutti i punti di vista. Non conosco la donna dei tuoi sogni, quindi non posso dirti cosa fare e non fare. Posso, però, darti un consiglio che avrei voluto ricevere anni fa…”

    Si avvicinò ancora di più verso Giulio, come se stesse per rivelargli un recondito segreto.

    “Non farla aspettare troppo. Chi aspetta, in amore, perde in partenza.”

    Giulio rimase leggermente colpito dal consiglio. Gli stava forse dicendo di agire e non pensarci troppo? Avrebbe voluto rivelargli di più, le sue paure, le sue insicurezze, ma come prima “seduta” ritenne fosse sufficiente. Aprirsi in quel modo lo aveva prosciugato dalle poche energie rimaste. Ringraziò Silvia per le sue parole, pulì il suo piatto e si diresse verso il salotto alla ricerca di un po’ svago.

    Finita la cena, ripensando ancora alla conversazione appena avuta con Silvia, Giulio si sedette in un angolo del divano nel salotto. Facendo zapping tra i canali, cercava qualcosa con cui passare il tempo e riempire il silenzio della sera. Nella sua mente rimbalzavano timori e speranze, non credeva avesse speranze con Alessia, ma non poteva far a meno di sognare. Poco dopo venne raggiunto da Silvia, già in pigiama, che si stese di fianco a lui occupando quasi tutto il divano. I piedi nudi della ragazza spingevano delicatamente contro la coscia di Giulio, mentre lei, distesa sulla schiena, guardava la televisione sbuffando.

    “Ma quando finirà questo caldo? Non ne posso più.”

    Brontolò ad alta voce Silvia. La fronte madida di sudore testimoniava il suo malessere, che combatteva con inermi lamentele e proteste al clima. Talvolta si lamentava degli altri anziani condomini, che non volevano si spegnesse la caldaia del palazzo, altre volte invocava il freddo intonando una sommessa cantilena. Anche Giulio si stava sciogliendo, aveva rimboccato sia maniche che pantaloni per dissipare quanto più calore possibile, ma era tutto inutile.

    Tra una pubblicità e l’altra, esasperata dalla condizione in cui si trovava, Silvia sbottò improvvisamente.

    “Non ce la faccio più. Non ti scandalizzi, vero?”

    Rivolse le ultime parole a Giulio prima di alzarsi e far scivolare i pantaloncini lungo le gambe e gettare la maglietta a terra. Giulio dapprima stupito per quanto stava osservando, si sentì tramortito dal corpo nudo di Silvia. Sbatté più volte le palpebre per essere certo che quello che stava vedendo fosse reale. Lei, invece, si riadagiò, come se nulla fosse, sul divano, mentre lui deglutì rumorosamente osservando i movimenti.

    Non sapendo come controbattere, Giulio si limitò a continuare a guardare la televisione, gettando fugaci sguardi all’avvenevole coinquilina. Silvia era molto più tranquilla ora, la sua pelle candida era velata di sudore. Le sue curve di fondevano col divano sul quale era stesa, sembrava non le importasse di poter essere osservata da qualcun altro. Si fidava a tal punto di Giulio da mostrarsi nuda? Giulio, invece, non condivideva la medesima tranquillità. Oltre al caldo insopportabile, ora sudava anche per il corpo di Silvia.

    A intrattenerlo, in quel momento, era una gocciolina di sudore che lentamente stava colando dal capezzolo sinistro di Silvia fino allo sterno. Una lenta e sensuale discesa lungo la sfericità del suo seno, accompagnata dallo sguardo interessato del ragazzo. Il seno della ragazza era sodo ed esplosivo, le areole scure coloravano il suo petto. Il suo pene, si adagiava tra le sue cosce in tutta la sua inusuale lunghezza.
    Si ritrovò a guardare sempre di più il corpo della dea che aveva a fianco e sempre meno la televisione. Le risatine di Silvia facevano sobbalzare il seno, muovendosi, poi, il suo membro scivolava da una coscia all’altra mostrandosi da ogni angolo.

    Quella vista mosse qualcosa dentro Giulio, sentì il sangue fluire tra le sue gambe e da lì a poco una prepotente erezione cercò di strappare le sue mutande. Tentava di calmarsi, distogliere lo sguardo e pensare ad altro, ma era tutto inutile. Era tremendamente eccitato e non aveva idea di come risolvere il problema.

    Non era mai stato attratto da un pene, ma quello di Silvia lo faceva impazzire. Non poteva allontanarsi, la sua vistosa erezione sarebbe stata certamente notata, ma non poteva nemmeno rimanere: prima o poi l’avrebbe scoperto a spiarla e a stento riusciva a trattenersi.
    Passò un paio di ore così, immobile nel suo angolino, in attesa del momento buon per scappare in camera senza destare sospetti, gustandosi, nel frattempo, lo spettacolo. Il passare del tempo, il calare della notte e lo zapping furioso, portò i due spettatori su canali locali e poco conosciuti. Lo svogliato passaggio da un’emittente a un’altra fu interrotto da una improvvisa una scena di sesso.

    “Wow, non pensavo li trasmettessero ancora.”

    Esordì stupita Silvia, tenendo annoiata il telecomando in mano. Le urla e gemiti del film riempivano la stanza, mentre rideva sommessamente per l’assurdità della situazione. Anche Giulio guardava rapito la televisione, altrettanto stupito.

    Lo spettacolo continuò per un minuto, poi due, poi tre. Giulio si voltò verso Silvia, per capire perché l’esplorazione delle emittenti notturne si fosse proprio arenata su questo filmato. La vide completamente rapita, sguardo fisso verso la televisione e corpo teso. Mentre accarezzava inconsciamente con la lingua le sue soffici labbra, tra le sue gambe svettava una invidiabile erezione. Il suo pene era completamente eretto, duro e pulsante; era ancora più massiccio di quanto non fosse prima.

    Dopo qualche istante, Silvia si accorse di essere osservata e, resasi conto dello spettacolo che stava offrendo al povero coinquilino, strinse le cosce e celò, faticosamente, la sua eccitazione.

    “Ops, scusami.”

    Disse sommessamente, tra l’imbarazzato e il divertito. Poi, puntando verso i pantaloni di Giulio esclamò:

    “Beh, almeno non sono l’unica che ha questi problemi”

    Anche Giulio, infatti, preso dal momento, si era ormai dimenticato di nascondere la sua, seppur più contenuta, erezione. Intrappolato nelle catene di stoffa, il suo membro faceva faticosamente capolino alla vista della ragazza. Una risata della ragazza ruppe l’imbarazzante silenzio nato dopo lo spegnimento della televisione.

    Rimasero immobili per qualche momento, entrambi interdetti e senza parole per quell’inconveniente. Il membro di Silvia scivolava tra le sue gambe, completamente bagnato dai suoi pensieri, mentre invano tentava di nascondersi. Giulio respirava sempre più affannosamente, non riuscendo a liberare la sua mente dalla perversione che lo stava affliggendo.

    “Meglio andare a letto, domani dobbiamo entrambi alzarci presto, o sbaglio? Buonanotte.”

    Alzandosi, Silvia si stiracchiò e fece gran sfoggia della sua procace erezione. Raccolse i suoi vestiti e si diresse verso la sua camera, lasciando Giulio, ancora senza fiato, da solo nel salottino. Anche il ragazzo si alzò, cercando di nascondere, pur essendo solo, il rigonfiamento dei suoi pantaloni. Prima di entrare nella sua camera, lanciò un’occhiata nella stanza di Silvia. La sua coinquilina era ancora completamente nuda, ma questa volta seduta comodamente sulla sua poltrona mentre cazzeggiava col cellulare in mano. Giulio, pur impegnandosi, non riusciva a prendere sonno, continuava a pensare a Silvia, al suo seno e al suo pene. Si rigirava nel letto cercando sollievo fin quando dovette cedere ai suoi pensieri iniziando a masturbarsi con foga. I suoi pensieri erano un vortice di lussuria con protagoniste Silvia e Alessia.

    Non impiegò molto tempo prima di raggiungere il culmine di piacere tanto desiderato, aveva ancora impressa Silvia e tutte le sue forme nella mente.Finalmente, dopo che le ultime gocce di piacere lasciarono il suo membro, riuscì a trovare la pace mentale necessaria per coricarsi.
     
    .
  6.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Pervert Member

    Group
    Member
    Posts
    4,155
    Location
    Campania

    Status
    OFFLINE
    AuroraBorealis95 ormai il tuo è un romanzo a puntate.... Io personalmente aspetto già il 4° episodio dopo 10 minuti dal terzo
     
    .
  7.     +2   Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    Member
    Posts
    10
    Location
    Etere

    Status
    OFFLINE
    Novantadue minuti di applausi!
     
    .
  8.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Hentai Member

    Group
    Member
    Posts
    189

    Status
    ONLINE
    CITAZIONE (V0lD @ 10/4/2023, 18:57) 
    Novantadue minuti di applausi!

    Grazie :XP:
     
    .
  9.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Pervert Member

    Group
    Member
    Posts
    4,155
    Location
    Campania

    Status
    OFFLINE
    CITAZIONE (AuroraBorealis95 @ 10/4/2023, 20:04) 
    CITAZIONE (V0lD @ 10/4/2023, 18:57) 
    Novantadue minuti di applausi!

    Grazie :XP:

    Beh io pensavo al nuovo appuntamento... E invece ringrazi!!!!
     
    .
  10.     +2   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Hentai Member

    Group
    Member
    Posts
    189

    Status
    ONLINE
    Capitolo 4

    Il bus sferragliava facendo sobbalzare i passeggeri a ogni buca e avvallamento. Le continue frenate facevano ondeggiare i presenti, sbatacchiandoli avanti e indietro. Giulio si reggeva al gelido tubo in ferro con entrambe le mani, schiacciato tra le persone, annaspando per un respiro di aria fresca. Almeno, in quella fiumana di gente, non poteva dire di sentir freddo. Quando poteva preferiva raggiungere a piedi l’università, ma Alessia era solita salire proprio su quella linea e non voleva perdere l’opportunità di parlare anche solo per una decina di minuti in più ogni giorno.

    Alessia salì a metà del tragitto, portando un po’ di luce nella giornata uggiosa di Giulio. L’amica iniziò a scivolare tra la folla fin dove si trovava il ragazzo, costringendo più persone a farsi da parte.

    “Brrr che freddo!”

    Esclamò rivolgendosi a Giulio senza nemmeno salutarlo. Di Alessia, quel giorno, erano visibili solo i suoi occhi, coperta da capo a piedi per ripararsi dalla pioggia. Si inserì tra Giulio e la paratia su cui era fissato l’unico supporto per le mani del ragazzo, volgendosi verso quest’ultimo in attesa della sua conferma.

    “A me non dispiace il freddo, nemmeno la pioggia a dir la verità”

    Anche senza poterla vedere, Giulio percepì l’imbronciarsi del viso di Alessia che, nel mentre, cercava di strofinare tra loro mani alla ricerca di un po’ di calore.

    “Mi si screpolano tutte le mani così…”

    Bofonchiò tra sé e sé, scrollandosi di dosso l’acqua accumulata sul suo giubbotto e, inesorabilmente, bagnando Giulio.

    “Lo sapevi che oggi l’aula studio non è aper-“

    La domanda appena accennata di Alessia si interruppe bruscamente in seguito a all’improvvisa frenata del mezzo su cui viaggiavano. Per tutta la lunghezza del bus si levarono lamentele e improperi rivolti all’autista, il quale, a sua volta, ne riversava altrettanti a una non meglio identificata autovettura. Giulio non si stava lamentando, anzi, non poteva essere più felice. La sua amica si era istintivamente aggrappata a lui, avvolgendolo in un lungo abbraccio. Avendola a pochi centimetri, anche sotto tutti quei vestiti, poteva sentire il buon odore di lavanda che emanava.

    Alessia fece scivolare le mani lungo il corpo di Giulio e si discostò leggermente, visibilmente in imbarazzo, riposizionandosi nell’angolino che si era prima ricavata. Evitando lo sguardo del ragazzo, tornò, senza accennare a quanto appena successo, a ripetere la domanda.

    “Oggi non possiamo andare in aula studio, alternative?”

    “Dobbiamo studiare per forza?”

    Controbatté il ragazzo ancora non del tutto ripresosi dal caldo abbraccio che era riuscito a rubare.

    “Certo che sì! La sessione d’esami si avvicina, poi arriva Natale, le feste… Non c’è molto tempo.”

    Alessia stringeva i pugni mentre spronava il suo amico a perseguire la retta via dello studio. Era ben consapevole che Giulio avrebbe, in qualsiasi modo, evitato di presentarsi a una sessione di studio intensa e non voleva abbandonare il suo collega. Per costringerlo a essere presente escogitò, quindi, un arguto, almeno dal suo punto di vista, piano: non dargli modo di assentarsi.

    “E se studiassimo a casa tua?”

    “D-da me?”

    Balbettò Giulio, cercando conferma delle parole che aveva appena udito.

    “Sì, le mie coinquiline non ci lascerebbero studiare in santa pace e, se non ricordo male, mi avevi raccontato di vivere quasi da solo.”

    “Sì, ma…”

    Giulio cercava una scusa, una qualsiasi scusa per evitare di ritrovarsi solo con lei. Non che gli dispiacesse, ma non si sentiva ancora pronto, temeva di fare brutte figure e giocarsi qualsiasi possibilità futura. Un profondo sospiro precedette l’ennesima sconfitta verbale del ragazzo, che dovette concedere ad Alessia di studiare insieme nel proprio appartamento.

    Per tutta la durata delle lezioni, Giulio non poteva che fare a meno di pensare al pomeriggio. Mentalmente ripercorreva la camera, in ogni angolo, pensando a cosa fosse fuori posto. Se avesse avuto modo di prepararsi, avrebbe di certo pulito e riordinato tutto l’appartamento se fosse stato necessario. Così all’improvviso, però, non poteva che sperare nella clemenza di Alessia. Le parole dei professori non attecchivano nella mente di Giulio, i cui pensieri erano rivolti altrove. Tra una fantasia e una preoccupazione, arrivò presto il pomeriggio e con esso anche l’inaspettata visita di Alessia.

    Fecero il tragitto verso casa insieme, circondati solamente da foglie secche e gelide folate di vento. Il tepore del piccolo appartamento li accolse fin dall’uscio.

    “Permesso…”

    Alessia entrò in punta di piedi e, dopo una rapida occhiata attorno a sé, iniziò a svestirsi di giubbotto e quant’altro aveva ritenuto utile per difendersi dal freddo. La ragazza mingherlina fece prendere aria ai suoi boccoli ramati, intrappolati fino a poco prima in uno spesso cappuccio.

    “P-possiamo metterci là.”

    Disse Giulio, col cuore in gola per l’emozione, indicando la scrivania della sua camera antistante l’entrata.

    Uno fianco all’altra, si misero a ripassare quanto appreso durante la mattina. Giulio aveva la mente annebbiata, faticava a concentrarsi per via della presenza della sua collega di studio. Per poter leggere entrambi gli appunti si erano messi spalla a spalla, il calore del corpo di Alessia irradiava quello di Giulio. Completamente assorto dall’elegante danzare delle dita sul libro, non si era accorto della moltitudine di domande che gli stavano venendo poste.

    “…e poi si sommano, o no?”

    Alessia attese speranzosa un cenno da parte del suo amico, ma, in cambio, ricevette solo un inquietante silenzio.

    “Ehy!”

    Disse alzando il tono di voce, schioccando ripetutamente le dita davanti agli occhi di Giulio, il quale si destò seduta stante dai suoi sogni. Si strofinò gli occhi e poi si rivolse verso l’amica, che lo stava fissando con sguardo indispettito. Anche se leggermente corrugata, non poteva fare a meno di notare la bellezza del suo minuto viso femminile.

    “Sì… No… cioè, non saprei”

    Abbozzò come risposta, per poi grattarsi il capo accennando un sorriso di circostanza. Alessia sbuffò vistosamente, infastidita da quel comportamento poco serio.

    “Vabbè, ho già capito che qui non concluderemo nulla. Ci guardiamo qualcosa? Ho ancora un po’ di tempo prima della prossima corsa.”

    Domandò indicando con lo sguardo il computer poco distante, cercando così di rimediare a una sessione di studio ben poco proficua con qualche ora di svago in compagnia. Giulio non diede conferma verbale, ma, semplicemente, accese con rapidità impressionante il proprio computer portatile ponendolo al centro tra i due. Poter condividere qualche ora di relax con lei, gli parve un sogno. Magari sarebbe potuto diventare un appuntamento fisso, oppure gli avrebbe dato nuovi spunti di discussione. Mentre il computer si accendeva, mille pensieri vorticavano nella mente di Giulio, più proiettato sul futuro che su quello che stava vivendo.

    “Hai Netflix? O guardiamo qualcosa su Youtube?”

    Con piccoli scatti, la mano di Alessia muoveva metodicamente il mouse collegato al computer. Bastò un doppio click sul browser per rovinare completamente l’atmosfera. In appena una frazione di secondo il computer si connesse a Internet, il tempo necessario affinché Giulio ricordasse che il browser avrebbe riaperto l’ultima pagina visitata. Pur realizzando quanto stava per accadere, non fece in tempo a spostare la mano di Alessia dal mouse e l’anteprima di un video porno si materializzò davanti alla coppia di amici. Il primo piano di una donna, dalle fattezze simili ad Alessia, ricoperta di schizzi di piacere cappeggiò per un istante sullo schermo. Fulmineo, Giulio spinse una combinazione di tasti per nascondere nell’oblio informatico tale visione. Pallido in viso e in completa tensione si girò lentamente verso Alessia, la quale, però, sembrava essersi distratta e non aver compreso cosa fosse appena successo.

    Giulio tirò un sospiro di sollievo vedendo la medesima espressione di poc’anzi sul volto della sua amica, era riuscito ad evitare una figura dalla quale difficilmente sarebbe riuscito ad uscirne pulito.

    “C-ci penso io a cercare. Cosa ti piacerebbe guardare?”

    Chiese tutto d’un fiato, mentre il viso continuava pian piano a riacquistare un roseo colore.

    “Decidi te, basta che non sia quello che stavi guardando prima.”

    Le dita di Giulio si bloccarono sulla tastiera, la poca tranquillità riacquistata scomparve tra l’accelerare dei battiti del suo cuore. Deglutì la dignità rimasta e ripassò tutte le battute sagaci che conosceva, così da trovare una via di fuga dall’angolo nel quale era stato messo.

    Alessia rise nel notare la difficoltà in cui il suo amico stava sguazzando.

    “Tranquillo, non sono nata ieri.”

    Le parole della ragazza cadevano vuote alle orecchie di Giulio, il quale lentamente si stava riadagiando sulla sedia con movenze quasi meccaniche. Rispose con solo una risatina nervosa, evitando lo sguardo di Alessia che, invece, continuava a cercare su Netflix come se non fosse successo nulla.

    -Mi avrà preso per uno sfigato-

    Migliaia di pensieri ronzavano nella mente di Giulio, temeva il giudizio di Alessia, temeva di aver perso la sua unica possibilità, temeva di perderla per una stupidaggine del genere. Non riuscì a concentrarsi sul film scelto dall’amica, la quale, peggiorando ancora di più la situazione, appoggiò delicatamente la testa sulla spalla del ragazzo durante la visione.

    Il turbinio di emozioni si interruppe poco dopo, quando dall’uscio di casa emerse Silvia di ritorno dal lavoro.

    ####################

    Grazie per aver letto anche questo capitolo, nel caso in cui aveste osservazioni o, soprattutto, critiche non tiratevi indietro. Ascolto ben volentieri le vostre opinioni.
     
    .
  11.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Pervert Member

    Group
    Member
    Posts
    4,155
    Location
    Campania

    Status
    OFFLINE
    Nessuna critica... Solo si aspetta già il capitolo successivo!!!! 🥇🥇🥇
     
    .
  12.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Hentai Member

    Group
    Member
    Posts
    189

    Status
    ONLINE
    Capitolo 5

    “Sono io, sto entrando”

    La porta d’ingresso si spalancò lentamente e da dietro di essa comparve Silvia. La coppia di amici si destò dal torpore sensoriale nel quale era immersa, Giulio fu il primo ad alzarsi abbandonando, a malincuore, il calore del volto di Alessia.

    Silvia, sorpresa dall’incontrare un’altra persona all’infuori del suo coinquilino, squadrò da poco lontano entrambi, soffermandosi più volte sulla ragazza.

    “Spero di non aver interrotto nulla…”

    Commentò, con un malizioso sorriso sulle labbra, prima di avvicinarsi verso i due ragazzi. Superò agilmente Giulio, scansandolo dolcemente, e si protrasse verso Alessia, ancora seduta, tendendole la mano.

    “Silvia, piacere.”

    Alessia, leggermente arrossata in volto per l’insinuazione di poc’anzi, contraccambiò il gesto alzandosi velocemente.

    “Alessia, piacere mio.”

    “Ti fermi per cena Alessia? Non siamo soliti avere ospiti, ma posso dire di essere una brava cuoca, vero?”

    Domandò Silvia, lanciando un’occhiata al povero Giulio, appoggiato al muro, che si limitò ad annuire più volte in silenzio. Osservava la conversazione con timore, temeva che Silvia potesse dire qualcosa di sbagliato o che lo mettesse in cattiva luce. Non era previsto che si incontrasse e la sua speranza era che Silvia rincasasse più tardi. Alessia declinò l’invito, doveva correre alla fermata del bus o avrebbe dovuto percorrere mezza città a piedi. I tre terminarono presto gli argomenti di conversazioni, facendo calare un imbarazzante silenzio nell'appartamento. Alessia, a quel punto, si congedò con un saluto fugace, ringraziando ancora per l'ospitalità.

    Una volta soli, Silvia si rivolse immediatamente verso Giulio, famelica di notizie e gossip.

    “Allora è lei la fortunata?”

    “Non la considererei così fortunata…”

    Rispose il ragazzo, rammaricandosi delle innumerevoli occasioni perse e parole non dette.

    “Beh a me sembra carina, cortese… Certo le manca qualcosa…”

    Silvia portò le mani al sotto al suo seno, soppesandolo mentre guardava Giulio arrossire. Il ragazzo distolse lo sguardo sbuffando per l’ennesima battuta maliziosa di cui era, seppur indirettamente, protagonista.

    “N-non è importante! Mi piace e basta.”

    Pronunciare quelle ultime parole fu, per lui, come liberarsi di un macigno che gli pesava sul cuore. Era la prima volta che esprimeva i suoi sentimenti verso Alessia ad alta voce. Si stupì di se stesso, gli parve quasi naturale affermare la sua attrazione per la sua amica.

    “Uuuh abbiamo un cuore caliente!”

    Esclamò Silvia, sorpresa anch’essa dalla reazione del suo docile coinquilino.

    “S-smettila… Io… Io… Lasciamo perdere.”

    L’ardore che fino a pochi istanti fa aveva guidato le parole di Giulio si spense improvvisamente. Persa la fiamma che lo ravvivava, abbassò lo sguardo e si trascinò in cucina. Silvia lo guardò sconsolata sottrarsi al divertente siparietto, poteva percepirne la sofferenza dal linguaggio del corpo. La ragazza si avvicinò a Giulio e lo abbracciò alle spalle. La nuca di Giulio sprofondò tra i seni sodi di Silvia, mentre veniva catturato e tenuto stretto al suo corpo caldo.

    “Se c’è qualcosa che posso fare, dimmelo. Sono qui per aiutarti.”

    Come una sorella maggiore, Silvia si preoccupava del suo coinquilino e del suo benessere. Amava prenderlo in giro per gioco, ma non sopportava vederlo in quello stato. Giulio arrossì, non era abituato ad essere protagonista di tali gesti d’affetto.

    “Grazie…”

    Disse sottovoce, lasciando che le parole si perdettero nel silenzio dell’appartamento.

    La cena di quella sera fu più silenziosa del solito. Ad animare la cucina vi era solo il bollore dell’acqua, il vapore acqueo appannava i vetri della piccola finestra. Silvia danzava tra un fornello e l’altro, canticchiando un motivetto d’altri tempi. Giulio, intento ad apparecchiare, svolgeva ogni azione con uno sguardo vacuo, assorto tra i suoi dilemmi. Silvia, talvolta, si girava verso di lui per osservarlo, provando pena per la sua situazione. Si sentiva, per qualche strano motivo, in dovere di aiutarlo. Pur conoscendosi da poco avevano già avuto modo di condividere diversi momenti assieme e, in fondo, Giulio non era più solo un coinquilino per lei, ma un vero e proprio amico. Era raro trovare una persona che non la giudicasse e voleva, in qualche modo, ricambiare.

    “Ancora ci stai pensando?”

    Chiese Silvia, attendendo una risposta che non arrivò mai. Il ragazzo, perso nella sua mente, non si era accorto della domanda a bruciapelo.

    “Giulio!”

    Tornò sulla terra improvvisamente, girandosi verso Silvia che, ormai, aveva interrotto i preparativi per la cena.

    “Scusa, dicevi?”

    Un lungo sospiro riempì i polmoni di Silvia.

    “Non si può soffrire così per amore… Perché non ti togli il dente e glielo dici? La cosa peggiore che può capitarti è che ti dica di no.”

    “N-non è questo… è che se mi dicesse di sì…”

    La voce di Giulio tremava, insicuro se continuare la frase o lasciar perdere. Silvia, però, era di un’altra idea e come una falena con il fuoco si avventò sull’unico spiraglio nei pensieri del ragazzo.

    “Non saresti felice se ricambiasse i tuoi sentimenti?

    “Beh, sì. Ma poi… poi dovremmo…”

    “Poi?”

    Incalzò Silvia, sentendosi come una detective vicina a svelare il caso della sua vita. Stringeva con entrambe le mani il mestolo di legno, in attesa della rilevazione che tanto stava attendendo.

    “Poi dovremmo… fare s-sesso…”

    Silvia impiegò qualche secondo a razionalizzare le parole di Giulio. Non aveva mai rimuginato sulla vita sessuale del suo amico. Non l’aveva mai visto uscire ma non pensava fosse ancora vergine. Cercando di dargli conforto, appoggiò la sua mano sulla schiena del ragazzo.

    “La prima volta fa schifo per tutti, non pensarci troppo.”

    Giulio non era ancora troppo convinto, le parole di Silvia lo aiutavano, ma il timore annebbiava ancora i suoi pensieri.

    “E poi… con tutto lo studio notturno dovresti essere ormai un esperto del settore”

    Aggiunse maliziosamente Silvia, per stemperare la tensione, mimando nell’aria una sega. Al sorrisino di Silvia, seguì l’imbarazzo di Giulio. Il suo volto era ormai rosso come un peperone.

    “S-smettila! È successo solo una volta!”

    Il ragazzo tentò di controbattere, ignaro dell’avversaria che si trovava di fronte. Senza remore, essendo riuscita finalmente a smuoverlo dal suo torpore, Silvia continuò a incalzarlo sull’argomento.

    “Ma come, se la notte quando mi sveglio per pisciare sento sempre provenire dalla tua stanza: Oh yes, oh fuck me”

    Silvia scimmiottò con voce acuta le frasi pronunciare dalle attrici protagoniste dei video notturni su cui Giulio era sovente masturbarsi. Non credeva potesse essere scoperto, attendeva la notte proprio per evitare qualsiasi tipo di incidente. In qualche modo, Giulio riuscì ad arrossire ancora di più. Anche le orecchie, ora, avevano un acceso colorito rossastro; Giulio sembrava sul punto di scoppiare dall’imbarazzo.

    “Eddai, smettila”

    Giulio spintonò amichevolmente Silvia, la quale continuava a pronunciare le frasi che aveva sentito in quelle sere.

    “Oh yes, inside my pussy”

    Si creò, così, un divertente siparietto nella cucina. Silvia interpretava malamente i film a luci rosse, Giulio cercava di farla smettere strattonandola a destra e a sinistra per la stanza. I due si trovarono presto a ridere insieme, ricreando un clima più sereno e leggero per entrambi.

    Giulio ritornò per un attimo serio, la presenza di Silvia, in quel momento, gli conferiva la necessaria lucidità e tranquillità per esprimere i suoi pensieri più nascosti. Segreti che aveva taciuto anche a se stesso, mai pronunciati e solo talvolta idealizzati.

    “La verità è che il mio… è piccolo”

    Confessò a Silvia con un flebile filo di voce, mentre lo sguardo si appoggiava tra le sue gambe. L’improvvisata sorellona, prese le mani di Giulio nelle sue guardandolo negli occhi.

    “E per questo motivo vuoi privarti dell’amore?”

    Scivolò tra le braccia di Silvia, abbracciandola in silenzio, imbarazzato per la sua improvvisa confessione. Ricambiò l’abbraccio, cercando di trasmettergli quel calore umano che andava anelando. Nel passare una mano tra i suoi capelli, come a volerlo tranquillizzare, le venne un’idea. Si allontanò da Giulio e guardandolo negli occhi esclamò visibilmente soddisfatta.
    “Ho un’idea! Devi solo prendere confidenza con te stesso alla fin fine. Ecco perché, d’ora in poi, quando saremo insieme dovrai rimanere nudo.”

    Giulio sbarrò gli occhi, dalle labbra socchiuse non fuoriusciva nessun suono comprensibile.

    “N-n-nudo?”

    Imbarazzato all’idea di pensare solo a una cosa del genere, balbettò in cerca di una conferma allo scherzo che, probabilmente, stava architettando la sua coinquilina.

    “Sì, cioè basta la parte sotto. Eddai, tanto una volta ti ho già visto, no?”

    Il volto di Silvia si fece serio, era veramente convinta che questa fosse la soluzione al problema. Giulio, invece, ancora ponderava la concretezza di quanto gli veniva chiesto, valutando se stesse scherzando o facesse sul serio.

    “Allora? Giù giù.”

    Incitò Silvia, gesticolando con la mano verso i pantaloni di Giulio. Spazientita dall’attesa, sapendo di non trovare resistenza, si avvicinò al ragazzo e allungò le mani per sbottonare i pantaloni che celavano la vergogna del ragazzo.

    “F-faccio io”

    Facendo qualche passo indietro, Giulio, riluttante, iniziò a sbottonarsi e fece scivolare prima i pantaloni e poi le mutande fino alle sue caviglie. Estremamente imbarazzato, tirò verso il basso la maglia per coprirsi il più possibile, lasciando intravvedere quanto bastava. Silvia si chinò e, dopo aver scostato il goffo tentativo dettato dal pudore di Giulio, osservò il suo sobrio membro flaccido.

    “Esagerato, pensavo peggio”

    Constatò la ragazza, condendo il suo parere con una risatina maliziosa.

    “Non preoccuparti, va bene così come sei. Centimetro più, centimetro meno, non fa differenza quando c’è l’amore, credimi.”

    Dispensata la sua perla di saggezza, Silvia tornò ad occuparsi della cena. Giulio, si protrasse verso i suoi pantaloni solo per essere fermato immediatamente dalla sua esaminatrice.

    “Chi ti ha detto di coprirti? Così non ti abituerai mai!”

    Il rimprovero ricevuto fece tentennare il ragazzo, che di rimando sbuffò imbarazzato lasciandosi scappare un’acuta osservazione.

    “F-facile per te, con quello che hai tra le gambe”

    “Hai ragione…”

    Silvia, che ormai aveva concluso il ruolo di cuoca improvvisata, ponderò un attimo il da farsi. Appoggiò i piatti sul tavolo e iniziò a sbottonare i suoi jeans scuri, al di sotto delle mutandine in pizzo nero contenevano a fatica il suo membro che, ben presto, fu libero di scivolare lungo la sua coscia alla vista di Giulio.

    “Beh, direi che ora siamo entrambi sullo stesso piano…”

    Così detto, Silvia si mise a sedere, lasciando Giulio ancora in piedi, mezzo nudo, imbambolato nel suo stupore.

    “Guarda che si raffredda, mi sono impegnata così tanto.”

    Giulio si sedette, tentando di non cadere avendo ancora le caviglie cinte dai suoi indumenti. La visione dell’intimità di Silvia gli fece dimenticare la situazione nella quale versava. Non poteva fare a meno di pensare al suo pene, era perfetto da ogni punto di vista. Si trovò a voler desiderare ancora quella vista, vergognandosi di sfruttare la sua amica per i suoi perversi pensieri.
    La cena proseguì quasi come ogni sera, con sagaci interventi di Silvia e risposte abbozzate di Giulio.

    “Prendo qualcosa di fresco da bere, vuoi qualcosa?”

    Silvia si alzò dal suo posto, mostrando l’erezione che la tovaglia aveva generosamente celato alla vista del suo commensale. Giulio non riuscì a non soffermarsi su quella dimostrazione di pura lussuria, facendo cadere il boccone che stava portando alla bocca nuovamente nel piatto.

    “Ops, scusami ma ho una certa debolezza all’essere… osservata.”

    Disse, sottolineando lentamente l’ultima parola. La sua erezione era impossibile da non notare, l’estremità del suo possente membro era lucida e gonfia, piena di piacere e voglie e inespresse. Quella vista scatenò gli ormoni di Giulio, che anch’esso rispose con una, seppur meno generosa, erezione. Guardandolo dall’alto, Silvia notò immediatamente il cambiamento nella postura di Giulio.

    “Una debolezza che a quanto pare condividiamo”

    La frecciatina di Silvia non aiutò Giulio che, oltre ad arrossire, finì per provare una eccitazione crescente.

    La cena terminò velocemente nel silenzio. Anche Silvia, inaspettatamente, si trovò in difficoltà. Forse mostrarsi in quel modo a Giulio non era stata la sua scelta più saggia. Entrambi si alzarono dal tavolo poggiando i loro piatti nel lavabo, rimandando al giorno successivo l’incombenza della loro pulizia.

    Si diressero verso le loro camere, camminando mostrando ancora le rispettive erezioni, salutandosi per la notte. Giulio, appena chiuse la porta dietro di sé, iniziò a masturbarsi. Bastarono pochi movimenti del polso per farlo esplodere contro lo specchio dell’armadio, coprendolo di piacere perlaceo. Rimase a guardare per qualche minuto le gocce scivolare sulla superficie dello specchio, addormentandosi alla loro vista.
     
    .
  13.     +2   Top   Dislike
     
    .
    Avatar


    Group
    HF Utenti+
    Posts
    2,417

    Status
    Anonymous
    Complimenti scrivi molto bene. Sebbene non sia il mio genere di racconto, devo dire che descrivi bene le emozioni.
    L’unica cosa… il ragazzo l’hai fatto troppo timido!!!!!
     
    .
  14.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Hentai Member

    Group
    Member
    Posts
    189

    Status
    ONLINE
    CITAZIONE (Asintoto @ 13/4/2023, 13:53) 
    Complimenti scrivi molto bene. Sebbene non sia il mio genere di racconto, devo dire che descrivi bene le emozioni.
    L’unica cosa… il ragazzo l’hai fatto troppo timido!!!!!

    Ti ringrazio tantissimo e ti sono grato per i complimenti. Effettivamente il protagonista rappresenta il classico stereotipo del "timidone", avrà, però, modo di riscattarsi X) .



    Capitolo 6

    Passarono diversi giorni e, ormai, lo spogliarsi appena giunti a casa era diventata una routine per entrambi. Silvia si abituò presto all’euforia della libertà, apprezzava la comodità data dall’assenza di indumenti mentre si trovava tra le mura domestiche. Fortunatamente, il riscaldamento svolgeva il suo dovere e il freddo non era un problema. Anche Giulio, seppur con più difficoltà, si era abituato a mostrarsi e, soprattutto, ad ammirare Silvia. Le sue fantasie su di lei si mischiavano con quelle su Alessia, dandogli il materiale necessario per i suoi piaceri notturni.

    Quando Silvia non era a casa, Giulio si occupava di rassettare gli spazi comuni. Lo aiutava a rilassarsi e a pensare, inoltre, la sua coinquilina non aveva di certo nulla in contrario. Quando era da solo evitava di spogliarsi, la terapia d’urto a cui era sottoposto, dopo tutto, funzionava solo se vi era un’altra persona presente. Non che gli desse fastidio rimanere nudo, ma provava disagio nel mostrare il suo membro continuamente eretto in presenza di Silvia. Tentava di trattenersi, sperando che, prima o poi, avrebbe sviluppato una sorta di mitridatismo alla vista dell’intimità della sua coinquilina. I risultati, però, si attardavano e, molto spesso, era costretto a rifugiarsi in camera per dare sfogo alle sue voglie ed evitare di apparire, almeno pubblicamente, un vero e proprio pervertito.

    “Uno, due, tre…”

    Giulio contò i bicchieri nel lavabo della cucina, all’appello ne mancava uno. Si guardò intorno, cercando il recipiente mancante così da poter concludere la pulizia della cucina. Il bicchiere sembrava essersi volatilizzato, lo cercò nei mobiletti, nella dispensa e persino in salotto. Passando per l’ennesima volta davanti alla porta della camera della coinquilina, ricordò che Silvia, la sera prima, si era portata una birra in camera da sorseggiare da sola. Avrebbe potuto attendere il suo ritorno, ma ci teneva a portare a termine il lavoro iniziato. Titubante aprì la porta della camera, entrando, per la prima volta, in quell’antro proibito alla sua persona. La stanza era più spaziosa della sua e anche meglio arredata. Un letto matrimoniale riempiva gran parte dello spazio e un armadio a muro torreggiava poco oltre l’uscio. Una comoda poltrona in tessuto rosa era rivolta verso lo schermo di un computer, sul letto erano sparpagliati diversi capi d’abbigliamento e sulla scrivania vi erano gli effetti personali e trucchi di Silvia.

    Tra le varie cose, proprio sulla scrivania, vi era il bicchiere disperso. Giulio si avvicinò scostando leggermente la poltrona. Nel girarla notò degli oggetti appoggiati su di un asciugamano disteso sulla seduta. Un dildo fucsia, le cui fattezze anatomiche era incredibilmente realistiche, e un altro oggetto sferico e leggermente schiacciato. Giulio si sentì in imbarazzo, non tanto per quello che aveva davanti a sé, non era nulla che non avesse mai visto prima, ma per aver invaso la privacy di Silvia con troppa superficialità. Prima di raccogliere ciò per cui era venuto, si soffermò con lo sguardo su quell’oggetto sferico vicino al dildo. Cercò di discernerne la forma e la funzione senza successo. La curiosità era incontenibile e, alla fine, lo raccolse tra le mani. Era morbido e sulla superficie vi era un foro. Immediatamente capì cosa stesse stringendo tra le mani, l’aveva visto in innumerevoli pubblicità sul web e anche in qualche video porno. Si trattava di una fleshlight, ne aveva ponderato a lungo l’acquisto per sé, ma non aveva mai avuto un posto sicuro dove nasconderlo a casa. Lo rigirò tra le mani, chiedendosi quanto lo usasse Silvia e se fosse effettivamente così piacevole.

    Facendolo scivolare tra le sue dita, si accorse troppo tardi dei rumori che stavano provenendo dall’ingresso.

    “Sono io, adesso entro!”

    Era la voce di Silvia, in anticipo sulla sua routine quotidiana. Non poteva farsi trovare nella sua camera, non si trovava lì con cattive intenzioni, ma Giulio temeva di non riuscire a convincerla: dopotutto, si era intrufolato nella sua camera senza permesso alcuno. Preso dal panico, Giulio iniziò a cercare una via di fuga. Dalla porta non poteva uscire e non poteva nemmeno rimanere ancora per molto impalato in mezzo alla stanza. Con un agile scatto si lanciò verso l’armadio, aprì le due ante e si infilò tra i vestiti di Silvia.

    Scostò leggermente le ante, lasciando uno spiraglio da cui poter osservare la camera per cogliere il momento giusto. Silvia richiuse la porta d’ingresso dietro di sé e iniziò a togliersi il giaccone che indossava.

    “Giulio?”

    Iniziò a perlustrare l’appartamento alla ricerca del suo coinquilino. Era certa di trovarlo a casa, non si aspettava di essere sola quel pomeriggio. Aveva memorizzato gli orari delle lezioni di Giulio e, solitamente, era proprio lei a dovergli ricordare gli impegni accademici. Convintasi della propria solitudine, Silvia entrò nella propria camera facendo fare un pensate tonfo alla sua borsa, che stracolma quasi si rovesciò sulla scrivania. Iniziando dagli stivali neri, si spogliò dai suoi pesanti vestiti, lasciando che arricchissero la collezione di abiti già sparpagliati sul letto. Giulio la osservava sentendosi in colpa per non riuscire a distogliere lo sguardo. La sua amica era lì, completamente nuda nella sua intimità, indifesa alla vista del ragazzo.

    Silvia, appena tornata da una giornata di lavoro, non desiderava altro che riposarsi. Prima di perdersi brevemente nelle braccia di morfeo, però, decise di rilassare il proprio corpo in un altro modo. Si sedette sulla poltrona, mettendo il dildo che lì era riposto sulle sue gambe. Navigò qualche minuto su internet e poi approdò su un sito porno. Giulio guardava in religioso silenzio le azioni della ragazza, trattenendo a tratti il respiro. Aveva compreso quanto stava per succedere e se fosse stato scoperto ora avrebbe passato i prossimi mesi a cercare un altro appartamento, non ci sarebbero state scuse per il suo comportamento. Si domandò se uscendo, in quell’istante, allo scoperto avrebbe evitato un giudizio peggiore, ma la decisione tardava ad arrivare e Silvia non era lì per aspettare.

    Da un cassetto della scrivania estrasse un colorato flacone che utilizzò per preparare all’azione il suo amato giocattolo sessuale. Con un video in sottofondo, Silvia scivolò dolcemente sulla poltrona, divaricò le gambe e appoggiò entrambi i polpacci sulla scrivania. Mentre con una mano massaggiava l’asta del suo membro, con l’altra si dilettava nel penetrarsi facendo sapiente uso del dildo. Ad ogni movimento del polso, il dildo entrava sempre più in profondità e il suo gemere diventava via via più acuto.

    Giulio osservava rapito lo spettacolo inaspettato. Vedere Silvia donarsi piacere in quel modo animalesco lo aveva parimenti eccitato e la sua erezione premeva dentro le mutande. Al di là del buon senso, guidato solo dai suoi istinti, Giulio si slacciò i pantaloni e cominciò, silenziosamente, a masturbarsi celato dai capi di Silvia. Era immerso negli odori della ragazza, proiettato unicamente verso il puro piacere carnale.

    Per sopprimere il suo gemere, strinse tra i denti il sex toy di silicone che aveva trovato poc’anzi e che, nella fretta, aveva portato con sé nell’armadio. Un sapore aspro riempì la bocca di Giulio, ma anziché spingerlo a fermarsi lo persuase a continuare. Si masturbò seguendo il ritmo della sua ignara amica. Quando lei accelerava, lui accelerava; quando lei si fermava, lui si fermava.

    I seni di Silvia sobbalzavano al ritmo della sua mano, i suoi denti affondavano nelle sue carnose labbra e i suoi generosi glutei accoglievano con facilità tutta la lunghezza del dildo. La coinquilina, sempre elegante e con la battuta pronta, aveva abbandonato qualsivoglia freno inibitorio. I gemiti fecero spazio alle urla di puro piacere, i suoi occhi faticavano a concentrarsi su un punto fisso mentre la lingua libera e protratta verso l’esterno convogliava la sua saliva sul suo petto.

    Giulio avrebbe desiderato essere lì con lei, o meglio, lì vicino a lei. Più vicino di quanto non fosse adesso, per poter gustare il sapore della sua pelle eccitata, aiutarla a raggiungere l’orgasmo tanto desiderato. Avrebbe voluto baciarla, morderla, assaporarla. Silvia accelerò i movimenti e i suoi gemiti si fecero sempre più forti. Un potente schizzo esplose su tutto il suo corpo, lasciandola affannata e soddisfatta. Le gocce giunte fin sulle sue labbra vennero raccolte dalla sua assetata lingua, gustandosi così il suo sapore unico. In concomitanza, anche Giulio raggiunse il culmine del suo piacere, riempiendo al colmo il morbido giocattolino che aveva trovato, rendendolo così un improvvisato contenitore per il suo sperma.

    Silvia si rilassò, immobile, diversi minuti. I muscoli delle sue gambe iniziarono a rilassarsi e a scivolare in una posizione più naturale. Il dildo abbondonò il suo ruolo e scivolò fuori dall’ano di Silvia, nel quale era ancora ben conficcato, e cadde sul pavimento emettendo un sordo rumore. Il respiro della ragazza iniziò a regolarizzarsi, così come il suo corpo iniziò a raffreddarsi ricoprendo la sua pelle nuda di un velo di sudore. Ripresasi, con delicatezza si ripulì con delle salviette detergenti. Il suo corpo madido risplendeva davanti a Giulio, ancora emanante il calore del piacere sessuale che aveva appena provato.

    Giulio attese un’ora nell’oscurità dell’armadio prima che Silvia si assopisse sul letto. Solo a quel punto, infatti, riuscì a sgattaiolare fuori dal suo nascondiglio e a raggiungere la sua camera. Una volta al sicuro tirò un sospiro di sollievo. Era riuscito a superare indenne la situazione e a godersi uno spettacolo niente male. Svuotò il recipiente di lattice in un fazzolettino, sorprendendosi della quantità di seme che era riuscito a produrre. Lo appoggiò, poi, sulla sua scrivania ripensando nuovamente a quanto aveva assistito. Si era appena masturbato desiderando ardentemente la sua coinquilina. I suoi pensieri erano sempre più confusi: desiderava Alessia e anche… Silvia. Le desiderava entrambe, le voleva entrambe.
     
    .
  15.     +1   Top   Dislike
     
    .
    Avatar

    Pervert Member

    Group
    Member
    Posts
    4,155
    Location
    Campania

    Status
    OFFLINE
    AuroraBorealis95 a questo punto entro il 10° capitolo ci aspettiamo che sti 2 trombino....

    Sempre bravo 👏😉
     
    .
42 replies since 6/4/2023, 21:12   1217 views
  Share  
.
Top