I Cavalieri Neri

x Hina

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    Faust alzò le braccia arreso, accontentandola e voltandosi senza fare i capricci, sicuramente si domandava come mai tanta riservatezza visto i trascorsi che avevano avuto, ma non volle di certo metterla a disagio soprattutto adesso che le cose tra di loro andavano più che bene. Inoltre, le pareti del bagno erano piastrellate a lucido, non abbastanza da riflettere alla perfezione il corpo di Nefertiti ma più che sufficienti per definirne il riflesso. E poco bastava a Thresh per avere qualcosa da guardare. Non era una questione di eccitarsi con poco, ma piuttosto di avere sempre sotto lo sguardo la sua adorata apprendista.
    Pensi che sia colpa mia? Artù è sempre stato intraprendente ma ovviamente adesso è molto più motivato. Vuole diventare uno forte, di successo, uno capace di difendere le persone a cui tiene. Ti ricorda qualcuno per caso?
    Si voltò leggermente verso di lei, allargando un ghigno divertito, ma dopo quella sbirciatina tornò rivolto verso il muro. Dal modo in cui parlavano sarebbe stato ovvio anche per Sae capire quanto fossero in confidenza, e avrebbe dovuto notare che interagiva con Nefertiti in maniera non molto diversa da come faceva anche con lei. Chiaramente dal punto di vista di Carnovash il loro rapporto era molto più positivo di quanto immaginasse Sae.
    Mentirei però se non dicessi che sono felice quando rimane molto tempo a Londra... il tempo che passiamo insieme è inestimabile per me. Ma sapevo per certo che sarebbe tornato dalla missione con Gil. Era destinato a compiere quel viaggio, il Labirinto lo chiamava. Ultimamente è... affamato. Qualcosa si sta muovendo, il passaggio di Gil non è stato privo di conseguenze. Per questo sono sorpreso per ciò che ho visto. Quella donna sembrava... distaccata. Fuori dal radar.
    Assunse un tono più serio, e stavolta non si voltò leggermente col capo verso di lei per sbirciare, ma per farle vedere quell'espressione. Impossibile discernere il pervertito che si nascondeva sotto quel cappotto, mai avrebbe negato al suo cuore la vista di Nefertiti e la sua compagnia più intima, ma era chiaro che si stesse confidando con lei a quel punto, qualcosa che non faceva spesso, anzi che non faceva mai con nessuno. Ma Nefertiti era speciale, e lei lo sapeva, perché solo con quella ragazza il professore si apriva in quel modo, condividendo i suoi pensieri più puri.
    Era la prima volta a cui assistevo ad una cosa del genere. Per una volta, le urla della mia lanterna hanno completamente eclissato lo sguardo e le orecchie del Labirinto. La osannavano, distolte completamente da me, come se non esistessi. E' stato inquietante e al tempo stesso meraviglioso. Mi domando se dovrei trascinarla con me nel Labirinto, e vedere cosa succede. Dopo molto tempo sono indeciso, ed ho la sensazione che potrei commettere uno sbaglio...
    Voleva sentire la risposta di Nefertiti, e non si aspettava un commento placido o pacato, non si aspettava un ragionamento coerente. Voleva la sua gelosia, il suo sentimento spontaneo, voleva sentire la paura e l'indecisione, la freddezza e la fermezza della sua allieva. In quel momento si fidava solo di lei, e avrebbe ascoltato ogni sua parola senza dire niente, tantomeno voltarsi contro la sua volontà.
     
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    Non era questione di confidenza, semplicemente Nefertiti odiava mostrarsi in generale, se Thresh la guardava mentre si lavava le riportava alla mente brutti ricordi di quando era stata con Torben, e del suo periodo in quel posto orribile che per fortuna era andato distrutto. Se proprio voleva stare lì vicino, doveva come minimo lavarsi a sua volta, fare spettacolo non le era mai piaciuto, quello lo faceva volentieri se glielo chiedeva Artù, perché poi magari avrebbero fatto sesso. In quel momento però stavano facendo discorsi più seri. Thresh la rimproverò del fatto che non poteva pretendere che Artù se ne stesse buono buono a casa a non fare nulla, aveva degli obbiettivi e non poteva di certo fermarlo. Nefertiti fece solo una smorfia contrariata: sapeva che non poteva fermarlo, ma in ogni caso non amava saperlo in situazioni pericolose. Se avesse potuto lo avrebbe tenuto con sé ogni minuto della giornata. Thresh tornò a parlare del labirinto, del fatto che lo percepiva "affamato", confidandole i suoi dubbi e le sue perplessità. Era davvero raro, di solito era lui che dava consigli spassionati e gratuiti, al massimo chiedeva delucidazioni sul linguaggio giovanile che non capiva. Nefertiti lo guardò perplessa poiché lei aveva avuto la sensazione che il labirinto fosse SEMPRE affamato. Sae invece dall'altra parte della porta non aveva idea di che diamine stesse parlando. Cos'era il "labirinto"? Da come ne parlava sembrava una entità vivente. Gil ed Artù a quanto pare avevano fatto qualcosa, ma non capiva di cosa diamine stessero parlando esattamente. Non sembrava niente di naturale, niente di buono. Quando sentì lui parlare di una "donna" sperò vivamente che non si riferisse a lei, tuttavia quando rivelò di anime che la osannavano, capì che si stava riferendo proprio a lei, proprio quella volta quando era riuscita a salvare Mike. Sbiancò nel sentirgli chiedere a Nefertiti se doveva trascinarla nel labirinto, così da vedere cosa sarebbe successo. Sae si sentì di nuovo confusa, quindi il "labirinto" era un luogo? Le mancavano ancora troppe informazioni per avere un contesto sensato, ma ascoltò con molta molta attenzione. Nefertiti chiuse la doccia e si diresse verso di lui, ancora nuda e completamente bagnata, si portò le mani sui fianchi guardandolo contrariata.
    Ma ti senti? "trascinarla con me..." Fece imitando in modo ironica la sua voce bassa e gutturale, per poi dargli una manta sulla fronte, come a volerlo invitare a darsi una svegliata.
    Da quando costringi le persone ad accettare il labirinto? Ma poi che diamine ci vedi in lei? E' debole e tu gli fai pure schifo!
    Affermò Nefertiti senza tanti mezzi termini, facendo sorridere Sae dietro la porta. La ragazza lo disse impulsivamente, perché non sopportava l'idea che Thresh si ossessionasse con una donna che conosceva appena. Non sembrava neppure chissà che gran donna, era semplice, gentile come tutte le altre. Non avrebbe mai nemmeno capito il rapporto che c'era fra lei e Thresh. Non ce la vedeva proprio accanto a lui. Insomma era ancora lei la sua cocca no?

    Aaah, è questo mi sa, vero? Perché non è caduta ai tuoi piedi come tutte le altre?
    Osservò Thresh per vedere se avrebbe reagito a quella frecciatina. Poi iniziò a ridere crudele e fin troppo diretta, tipico di chi ormai non aveva più paura di dire ciò che pensava davvero.

    Ti sei abituato a ricevere dei sì, ed adesso che ti dicono di no, ti fa più gola!
    Che lo stesse facendo apposta quella maledetta secca? Si fa desiderare così che poi Thresh cadrebbe ai suoi piedi?

    A te cosa interessa davvero?
    Incrociò le braccia al petto guardandolo dritta negli occhi, ma non aveva lo sguardo di una amica che lo invitava a fare una riflessione, lo guardava con estrema gelosia, un misto fra quello di una figlia che non voleva avere una nuova matrigna, ed una fidanzata gelosa che non riceveva abbastanza attenzioni. Sae dall'altra parte della porta divenne più curiosa che mai. Voleva sapere anche lei che intenzioni avesse nei suoi confronti. Se voleva trascinarla nei suoi incubi, doveva fare qualcosa per risvegliare quello scemo di Banner! Cercare qualcuno che potesse difenderla.
     
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    L'imitazione di Nefertiti gli strappò una risatina divertita, ma dovette trattenerla, come se un verso gli stesse risalendo la gola. Il professore si passò avidamente una mano davanti alle labbra, inspirando impaziente mentre schiacciava le labbra con i polpastrelli, sembrava stesse trattenendo un istinto primordiale, una voglia di azzannare qualcosa di buono e di goderselo fino alla fine. Qualcosa che gli capitava solo quando non riusciva più a controllare la sua natura, oppure si rendeva conto di aver detto o quasi fatto qualcosa di sconsiderato.
    Hai ragione, non potrei mai costringerla... ma sono così curioso... aaaah che tentazione...
    Mugugnò tra sé, forse alimentando ancora di più la gelosia di Nefertiti. Era chiaramente intrigato da quella situazione, era come se lui, maestro di tutti i misteri, si fosse ritrovato davanti ad un rompicapo che non riusciva a sbrogliare, e se ne sentiva maledettamente affascinato. Anche se Nefertiti si era avvicinata a lui, Thresh non si voltò restando con la faccia al muro come la ragazza gli aveva chiesto, mantenendo il rispetto nei suoi confronti e nelle sue scelte. Se i suoi compagni non la obbligavano a farsi la doccia con loro, non lo avrebbe fatto di certo lui. Un'altra risatina dal suo volto, stavolta più malinconica al pensiero di rievocare ricordi così piacevoli.
    Facevo schifo anche a te all'inizio, non ricordi?
    Girò di nuovo il capo, e ancora una volta non per spiarla ma per non nascondere la sua espressione, in modo che Nefertiti notasse quello sguardo che aveva. Impaziente, affamato, certo, ma affascinato più dal mistero che dalla donna in sé. Certo forse un tantino il sapore della sfida lo aveva acceso, ma non era di certo un tipo infantile come Lotor. Non si sarebbe mai divertito a sedurre Sae solo per provarle che si sbagliava sul suo conto. Anche perché... non si sbagliava più di tanto. Però se non altro Nefertiti aveva imparato a conoscerlo, e di solito non si sbottonava così tanto. Anche solo il fatto che si stesse lasciando leggere da lei era un chiaro segno della loro intimità, del legame che avevano costruito, qualcosa di speciale solo tra di loro. sembrava pronto a risponderle a tono per continuare quella schermaglia di frecciatine colpo su colpo, ma quando la sentì mortalmente gelosa, piazzarsi dietro di lui a braccia conserte, il non morto si fece serio, voltandosi senza timore verso la sua diletta, ben conscio che non avrebbe accettato una risposta data di spalle. Prima di risponderle, Thresh la fissò attentamente, passandosi la lingua prima tra le labbra e poi tra i denti. Movimenti lenti, poco pronunciati ma vistosi. Bastava davvero poco a quella ragazza per farlo tentennare, e non era solo il suo corpo, né la sua faccia tosta, né quell'espressione ineguagliabile che solo Nefertiti poteva scoccargli come una freccia rovente nel cuore. Era anche quel suo potere corrotto, quell'aura malefica che avevano generato assieme, e che lei stava alimentando come una sacerdotessa devota ad una fiamma sacra. Nei suoi occhi non c'era solo amore o attrazione... c'era orgoglio.
    Mi piaci quando sei gelosa... mi fai sentire importante...
    Non lo disse per ripicca o per lanciarle una frecciatina, il bagliore tetro nel suo sguardo diceva che era sincero, e ancora una volta stava mostrando un lato di sé che solo Nefertiti poteva guardare. Era un occhio possessivo quello, e la ragazza percepì chiaramente che quell'istinto di mordere che aveva avuto il suo maestro era passato da Sae a lei in una maniera maledettamente repentina. Le rispose carezzandole il mento con le dita, ma non fu un tocco delicato... era possessivo, come se dovesse afferrarla per la gola da un momento all'altro e tirarla verso di sé, ma si trattenne, non solo per non farle male o darle fastidio, ma perché stavano comunque parlando ancora di qualcosa di serio.
    Quello che voglio davvero... è scoprire cosa può fare. Ho visto del potenziale in lei... forse non grande quanto il tuo, ma trovo crudele lasciare qualcuno in grado di vedere allo scuro di una realtà così meravigliosa... avrebbe tanto da imparare e da scoprire, e proprio come abbiamo fatto noi, potrebbe trovare qualcosa di speciale... o ritrovare qualcosa che ha perso.
    Quelle parole avrebbero dovuto colpire nel segno Sae, perché per una volta ne stavano parlando in maniera chiara. Non più del cubo come uno strumento magico e misterioso dai poteri ambigui. Il "Labirinto", ciò che stabiliva un legame con quello strumento, era tutta un'altra cosa. Sae avrebbe ripercorso le informazioni ottenute fino a quel momento, e un pò come se le sue capacità di vedere gli spiriti le stessero offrendo un collage di ogni pezzo, unì i tasselli del puzzle. La misteriosa sostanza che aveva bevuto lei per salvare Mike, era la stessa che Banner aveva visto usare anche ad altri studenti. Era il potere di Thresh che diventava volontà, e ognuno di loro aveva sviluppato poteri, affinato abilità. Aveva ottenuto quello che desiderava, proprio come ne stavano parlando ora, e continuavano a cercare come se il vero percorso non fosse la scuola né la carriera sportiva, ma il viaggio verso quella dimensione misteriosa. Ecco cosa Thresh voleva offrirle... a Sae stabilire se fosse più allettante o inquietante, perché parevano comunque dei discorsi da setta se non peggio, ma se non altro iniziava a vedere uno schema nelle cose. Il cubo non era altro che un campanello, forse neanche il portone. Il Labirinto invece, era la voce che risponde.
     
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    Fu davvero curioso sentire Thresh darle ragione, di solito sembrava sapere ogni cosa, ma questa volta aveva dei sinceri dubbi. Perché si sentiva così tentato? La vena di gelosia di Nefertiti venne pizzicata, ma la ragazza non fece nulla per esprimere quel sentimento, limitandosi a serrare la mascella. Alla seconda stoccata, quando Thresh le ricordò che aveva fatto schifo anche a lei all'inizio, le sue sopracciglia si corrugarono rabbiose. In realtà non gli aveva mai fatto schifo lui in particolare, semplicemente aveva difficoltà ad avvicinare chiunque fosse. Però quella frase alimentò ancora di più la sua gelosia perché dava speranza a qualcosa che lei invece avrebbe preferito immutabile. Sae dall'altro lato incrociò le braccia al petto e se avessero potuto vederla, avrebbero notato l'atteggiamento contrariato: non aveva nessuna intenzione di farselo stare simpatico, anche ammettendo che fosse un tipo ok, Sae aveva visto quelle anime, aveva visto come l'aveva trattata. Il ruolo del bravo professore era una facciata, ne era sicura. Nonostante ciò che ancora pensava di lui, capì che non doveva temere per Nefertiti, dopotutto se gli parlava in quel modo, anche se ciò denotava un grande legame, non sembrava affatto a disagio. Pensò ingenuamente che non sarebbe accaduto niente di scandaloso, Nefertiti aveva il ragazzo e in un certo senso, ripensando ai sentimenti che aveva scandagliato durante gli allenamenti, ci vide un rapporto paterno fra loro due. Insomma non serviva rimanere lì ancora a lungo. Giusto il tempo per capire cosa pensassero di lei.
    Nefertiti intanto non si aspettò che Thresh le rispondesse in quel modo, credendo ingenuamente che si sarebbe limitato a rispondere alla sua domanda. Arrossì di colpo, ma tenne un espressione dura, poiché la gelosia era ancora più forte della tenerezza nei suoi confronti. Voleva prima sentire la sua risposta che non tardò ad arrivare. Non si ritrasse dalle sue carezze, ma continuò a rimanere nella sua posizione, come se avesse voluto imporgli la sua testardaggine, quasi stesse combattendo contro quelle carezze reputandole ruffiane. Sapeva che erano sincere, lo percepiva, ma non voleva sciogliersi come burro al sole per così poco. Ciò che disse il professore colpì molto Sae: aveva dato per scontato che volesse imporsi su di lei, che voleva aggiungerla alla collezione di anime che aveva nella lanterna. Invece quell'uomo aveva notato che aveva un talento particolare. Sicuramente scoperto quando aveva salvato Mike, però come faceva a sapere che cercava qualcosa che aveva perso e che per lei era inestimabile? Strinse in mano di nuovo il ciondolo, pensando a suo marito. Sarebbe stato meraviglioso se quell'uomo potesse davvero aiutarla a ritrovare Jacob, ma aveva avuto un assaggio con il cubo, e non voleva mai più rivivere qualcosa di così pericoloso e fuorviante. No, doveva andare via, non voleva lasciarsi tentare. Così con il cuore in gola si allontanò silenziosamente ed abbandonò la palestra dirigendosi da Aurora che sicuramente aveva iniziato a fare i capricci con la babysitter.
    Nefertiti invece, sentendosi soddisfatta della sua risposta, sciolse le sue braccia incrociate e posò le mani contro il suo petto.

    Sei un cretino! Tu sei importante... per me.
    Poggiò la sua fronte contro quella del professore, le aveva fatto uno strano effetto sentirgli dire che gli piaceva sentirsi importante, ci aveva letto qualcosa di triste, come se lui si fosse tirato indietro dal momento in cui Nefertiti aveva scelto Artù. Non riusciva a dare una forma definita ai suoi sentimenti per lui, ma erano davvero forti e niente al mondo avrebbe potuto cambiarli. Non aveva idea di come dirglielo, e si ritrovò a giocherellare con le dita nervosamente con le treccine del professore, senza alcuna voglia di allontanarsi da lui.
     
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    Erano cambiate molte cose dal loro primo incontro. Nel momento in cui si erano conosciuti, probabilmente nessuno dei due aveva immaginato che sarebbero arrivati a quel punto. Nemmeno Thresh: forse aveva visto in lei qualcosa di speciale, ma non si sarebbe mai aspettato di vederla germogliare in quel modo, diventando la sua apprendista diletta, la sua preziosa Nefertiti, unica più di ogni altra creatura in quella scuola. Sentirla mentre ricambiava i suoi sentimenti lo fece sospirare rumorosamente, portandolo ad alzare il capo mentre il suo petto iniziava a pulsare. Ricordava il battito di un cuore ma era qualcosa di più sinistro, quasi meccanico. Non meno spontaneo, certo, ma chi avrebbe mai preteso di sentirlo palpitare come una persona normale? Anche la sua natura mostruosa e terrificante faceva parte del fascino di quell'uomo. Non le impedì di giocare con le sue trecce, ma quando furono così vicini iniziò a cercare il suo sguardo, per costringerla ad alzarlo verso di lui. Nessuna parte di Nefertiti era bella quanti i suoi occhi, occhi capaci di odiare e di soffrire così tanto da rendere i suoi momenti preziosi ancora più inestimabili. Ecco cosa suggeriva lo sguardo e il cuore affascinati di Thresh mentre stavano così vicini a lei.
    Non ti ho resa quello che sei per essere mia. Anzi, io non ho fatto proprio niente... ho solo spezzato le tue catene, tu hai scelto cosa diventare. Quindi puoi essere la ragazza di Artù se vuoi, puoi essere quello che vuoi... ma per me sarai sempre Tempesta... la MIA bellissima Tempesta...
    Le carezzò la guancia piegandosi verso di lei, il respiro si fece sempre più profondo fino a che non cercò di chiudere le distanze col suo volto. Non fu frettoloso, ma graduale, quindi in qualsiasi momento Nefertiti avrebbe potuto ritrarsi da quel contatto, ma se lo avesse desiderato anche lei allora le labbra di entrambi si sarebbero incrociare e la lunga lingua bollente del professore si sarebbe fatta strada dentro di lei, baciandola ardentemente. E più quel bacio passionale sarebbe diventato forte, più lui l'avrebbe spinta verso di sé, schiacciandole quel morbido seno sul proprio corpo scolpito, nudo e coperto solo dalla nera giacca che Nefertiti aveva tanto deliziosamente deciso di imitare. Non avrebbe nascosto la passione crescente, cercando di tirarla verso la parete sulla quale era stato confinato fino a quel momento, condannato a vedere solo il suo riflesso, mentre ora poteva finalmente assaporava per intero senza nessun filtro, gustandosi la morbidezza perfetta del suo corpo e quell'energia oscura che tanto si era sviluppata in quegli ultimi tempi. La mano che non le carezzava il volto si sarebbe ancorata su di lei, afferrandola per le natiche, tirandola verso l'alto in modo che quando fu con la schiena contro la fredda parete del bagno, Nefertiti sarebbe stata all'altezza del volto del professore, e avrebbero potuto baciarsi ancora meglio, appassionatamente, trasformando quella superficie fredda in una lastra bollente accesa dai loro corpi uniti, con i pochi filtri che restavano prima di toccarsi davvero. Thresh le lasciò le sue trecce, se avesse voluto tirarle per impedirgli di sottrarsi da quel bacio lui glielo avrebbe lasciato fare, beandosi di un gesto così possessivo come se fosse un dono dal cielo. Questo non gli avrebbe impedito di dirle cosa gli passava per la testa, continuando a baciarla e tenendola contro le sue labbra.
    Ooooh Nefertiti... sono un pessimo insegnante... o sei tu che mi fai impazzire...?
    Il sentimento che Thresh provava verso di lei era unico, non riusciva a sentirlo neanche per i suoi stessi figli. Quella ragazza era davvero riuscita a toccare qualcosa di mai provato prima dal non morto.
     
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    Erano cambiate davvero un mucchio di cose, in passato non sarebbe riuscita a dirglielo, forse non era una vera e propria dichiarazione chiara, ma era decisamente un enorme passo in avanti. Inizialmente non lo guardò, fissando un punto vuoto verso il basso, con la faccia totalmente arrossata fino alle orecchie. Alzò lo sguardo per specchiarsi negli occhi di Thresh quando lui tornò a parlare. Era vero lui era riuscito a spezzare le catene che la tenevano ancorata alla sua vecchia vita, e le sembrò incredibile che riuscisse a capire perfettamente di cosa avesse bisogno. Avrebbe visto in quelle pozze dorate, tutto l'affetto che aveva per lui, emozionandosi nel sentirsi chiamare "la MIA bellissima tempesta". Un pronome possessivo che però non aveva il sapore di una prigione come quella che aveva vissuto con Torben. Era molto diverso perché le piaceva sapere di avere un legame con lui. Non riuscì in alcun modo a sottrarsi quando lui si avvicinò a lei per cercare un bacio. Il primo contatto fu incerto, leggermente tremolante poiché aveva una marea di emozioni che le si muovevano dentro. Dato che aveva deciso di essere la ragazza di Artù, quello in teoria era un torto verso di lui, ma non riuscì a viverlo come un tradimento poiché lei amava anche Artù. Lui era il suo adorato ragazzo, ma Thresh lui era qualcosa di diverso, non più o meno importante, ma molto molto diverso. Nefertiti socchiuse gli occhi e poi ricambiò il bacio del professore, e la cosa assurda era che quello era il primo bacio intimo e sincero che si stavano scambiando. Le altre volte era stato sempre tutto molto drammatico, strano, contagiato dal labirinto, dalle sue sofferenze. Erano state più delle lezioni che erano sfociate nel sesso malato. Non erano stati mai soli come in quel momento, a scambiarsi un semplice bacio pieno di affetto che si condì sempre più con la lussuria. Si lasciò afferrare e portare contro la parete, annaspando aria per via della temperatura così gelida in netto contrasto con il calore che stavano emanando loro. Le braccia di Nefertiti circondarono le spalle ed il collo dell'uomo, mentre le cosce si sollevarono per ancorarsi ai suoi fianchi. Lo aveva fatto anche con Artù, ma su Thresh il sapore era molto diverso, per via della differenza di stazza, la faceva sentire piccina, protetta. Le sue dita si infilarono fra le trecce, spingendo sulla nuca per chiedergli implicitamente di continuare a baciarla. Assaporò la sua lingua le sue labbra e si inebriò della sua energia che aveva già iniziato ad entrare in sintonia con la sua. Era la stessa identica sensazione che aveva provato con Artù, ma Threh ne era praticamente la fonte, quindi la assaporò come un frutto appena colto da un albero, era fresco, intenso. Se ne stava beando, difatti quando lui smise di baciarla per poterle parlare, per sedurla, emise un verso contrariato.
    Tutte e due.
    Rispose con un piccolo ghigno divertito. Divenne poi più seria, quasi stizzita.

    Quante volte lo hai detto alle altre questa stessa identica frase? La diresti pure con la proff. Sae?
    Qualcosa dentro di lei le diceva che lo avrebbe fatto eccome, e quel pensiero accese di nuovo la gelosia dentro di lei che le fece afferrare i capelli sulla nuca con più rudezza.

    Prova a dirmi qualcosa che non hai mai detto a nessuna.
    Le era uscita quella richiesta così spontanea, viscerale, egoista e gelosa. Voleva sentirsi speciale, voleva essere speciale, perché se lo stava baciando, rischiando di far soffrire Artù era per qualcosa che doveva valerne la candela. Stava pretendendo, esattamente come una figlia pretendeva le attenzioni del proprio genitore.
     
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    Il sapore delle labbra di Nefertiti era diverso, di una dolcezza mai provata prima. Non erano mosse da rabbia, frustrazione o disperazione, voleva dimostrargli qualcosa, e Thresh se ne beò come se fosse un dono dal cielo, una pietanza inestimabile che rischiava di finire da un momento all'altro. La baciò con una lentezza quasi disarmante, trappolandola tra i propri denti e le proprie labbra, non per divorarla ma per sentirne ancora, drogato e assuefatto dalla sua purezza. Quello era un bacio insperato, e maledettamente bello da condividere con lei. Assaporò allo stesso modo il suo abbraccio, il suo respiro, quella presa impetuosa con le trecce come se non volesse lasciarlo andare. Anche lui si offrì a lei senza nessun filtro, senza esitazione, respirando ardentemente come se avesse davvero bisogno di riprendere aria, altrimenti avrebbe perso il senno. Non smise mai di guardarla, e anche quando la serrò a sé con vigore, con voglia, non si sentì soddisfatto, forse perché mancava ancora qualcosa, e poteva percepirlo anche Nefertiti. non era abbastanza, non poteva essere solo sesso, non poteva essere solo amore. Nefertiti riuscì a rispondergli a tono anche a quella situazione, prima strappandogli un sorriso divertito, poi un verso di sorpresa quando la presa sulla sua nuca si fece così forte. Non fu il dolore a farlo sobbalzare, ma il sentimento. Il modo in cui glielo disse, le parole che scelse, come lo stringeva a sé. Eccolo quel desiderio che nessuno gli aveva mai fatto provare, ben più che viscerale, puro egoismo nei confronti di qualcuno che lo voleva semplicemente per sé. Niente di quella ragazza lo aveva eccitato fino a quel momento come quella richiesta, tanto che la sua verga divenne dura come il marmo, intrappolata nei pantaloni come una bestia sottomessa, ma non era lei quella che stava per impazzire a quel punto. Nefertiti sentì di nuovo il cuore del professore rimbalzare, sembrava una belva in gabbia che voleva uscire, e per un istante esitò. Cosa voleva sentirsi dire? Che l'amava forse? Che voleva scoparla fino a farle perdere il senno? No, niente di tutto questo. on le serviva una dichiarazione spassionata... Nefertiti voleva sentirlo di nuovo mentre si apriva a lei, com'era successo poco prima, quando erano stati davvero uniti. Allora si leccò le labbra, non perché si vergognasse di cosa stava per dire, ma perché era probabilmente la cosa più vera e visceralmente sincera che aveva detto da quando era tornato in vita.
    Mi fai sentire come se fossi di nuovo Integro... tu mi Completi...
    Forse troppi, se non tutti, avevano perso di vista qualcosa di Thresh, un elemento quasi scontato ma che un non morto deve imparare ad accettare, qualcosa con cui devi conviverci per sempre, e per forza: lui era morto. Aveva perso un dono, una parte di sé era stata strappata per sempre. Quella bambola di carne, ossa e macchine della tortura era un involucro gradevole, un rifugio caldo per la sua anima, uno spirito vigoroso riportato all'esistenza. Ma quello che lo rendeva integro era perduto, forse per sempre. Ogni non morto deve convivere con la consapevolezza di essere solo metà, di essere una mera parte, alla disperata ricerca di qualcosa per completarsi, per colmare il vuoto. Ecco perché molti impazziscono e vanno a caccia di sangue, di carne, di cervelli, di qualsiasi cosa che possa mettere anche solo un piccolo tappo, un filtro a quella consapevolezza invalicabile. E Nefertiti era ciò che gli mancava, o almeno questo era quello pensava Thresh in quell'istante, ciò che davvero non aveva mai detto a nessuno, perché non aveva mai pensato di poterlo essere di nuovo. ma lì, stretto per le mani da quella strega, dalla ragazza che aveva amato come una figlia se non di più, si sentiva di poterlo dire di nuovo. Non si avvicinò, non provò a strapparle un bacio, né prenderla e possederla con la forza. Rimase in attesa, come se lo sguardo di Nefertiti fosse un giudizio da affrontare senza filtri.
     
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    Gli teneva la testa ferma afferrandolo per i capelli, per impedirgli di avvicinarsi troppo a lei e baciarla prima che rispondesse alla sua domanda. Come se avesse temuto che un semplice bacio potesse distrarla da ciò che stava cercando davvero. Si sentiva così profondamente gelosa di tutte quelle donne che gli ronzavano attorno che, nonostante il bacio l'avesse eccitata, se gli avesse detto qualcosa di banale e simile a ciò che diceva alle altre, sarebbe sgusciata via rabbiosamente. Così i suoi occhi lo guardavano come non aveva mai guardato nessuno in vita sua: era il suo professore, era stato lui a spezzare le sue catene, era stato lui a dargli il potere, e lei si sentiva profondamente legata a lui, ma se tutto ciò si stava rivelando solo una sua illusione, se per lui Nefertiti fosse stata solo un giocattolo in più, non era disposta ad accettarlo. Con tutti gli altri non osava chiedere ed era grata di ciò che le davano, anche con Artù non aveva mai osato sperare in qualcosa di così dolce. Da lui invece lo voleva, era così maledettamente egoista quel sentimento, perfino insensato: non avevano nessun legame di sangue, eppure Nefertiti lo percepiva come suo, come se avesse trovato in lui tutto ciò di cui aveva bisogno, una madre, un padre, un insegnante, un amante. Non voleva in nessun modo essere una delle tante, voleva di più, molto di più. La mascella si strinse, fino a sentire i denti stridere leggermente, mentre lui si leccava le labbra pronto ad esprimere la verità. Le sue parole la colpirono appieno come un pugno dritto nello stomaco, le tolsero per un attimo il respiro. I battiti cardiaci aumentarono moltissimo, le gote si arrossarono più di prima e gli occhi si inumidirono emozionati. Per un momento la sua testardaggine la portò a pensare che aveva studiato una frase del genere, che non poteva essere realmente così, ma allo stesso tempo lo voleva così tanto. I suoi occhi le sembrarono sinceri, era lucido, e lo dimostrava il fatto che non si era allungato verso di lei per baciarla, aspettava il suo giudizio e Nefertiti non riuscì a frenare in alcun modo una piccola lacrima di gioia che le rigò la guancia. La mascella rigida e ferma si sciolse in un sorriso emozionato. Fu lei a gettarsi su di lui, a unire di nuovo le labbra in un bacio colmo di emozioni, di passione. Si strinse a lui con tutto il corpo, fino a fargli sentire i piercing del capezzolo premere contro la sua pelle del petto. Gli infilò la lingua in bocca avida, succhiando la lingua del non morto quando le finiva in bocca. Le mani di Nefertiti iniziarono a spostare il cappotto del professore per spogliarlo.
    Thresh...Thresh...
    Avrebbe voluto dire qualcosa di tanto importante anche lei, ma non riusciva a trovare le parole, forse nemmeno esistevano, così provò a trasmetterglielo con il suo corpo, con la sua energia che si aggrappava a lui. Gli aveva dato nuova vita, era come se avesse sempre vissuto come un cadavere, come un relitto disperso nel mare più profondo e buio, e poi era arrivato lui a mostrargli una luce nuova, un nuovo alito di vita. Come poteva dirglielo in poche parole? Thresh poteva giusto sentire la sua gioia, il suo cuore che palpitava, i suoi occhi pieni di gratitudine, le sue mani tremanti poiché emozionata.
     
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    Sapeva di averla colpita appena lo sguardo di Nefertiti cambiò, ma sul volto di Thresh non c'era soddisfazione né compiacimento. Non le aveva detto una frase preparata ad hoc per farla sciogliere, le aveva confessato una verità inenarrabile per uno come lui, che Nefertiti gli aveva strappato fuori dalle labbra col suo egoismo brutale, ma che Thresh amava perché era un'emozione forte da morire, la migliore che poteva concedergli, ed era dedicata unicamente a lui. Si sentì stringere come mai prima di allora, sentì non solo quel morbido capezzolo sul petto ma anche il cuore di Nefertiti che palpitava come non mai contro il suo corpo, e quel bacio sciolse la bocca di Thresh come burro al sole, facendolo tremare mentre mugugnava impaziente, rapito dall'amore che Nefertiti gli stava concedendo mentre succhiava avidamente le sue labbra e la sua lingua. Finalmente si sentiva desiderato proprio come lui aveva agognato la carne di Nefertiti fino a quel momento, ed era successo in maniera così splendidamente naturale che non poteva essere altro se non un miracolo. Un miracolo che entrambi, Thresh e Nefertiti, avevano creato con le loro mani. Ricambiò il suo bacio, schiacciandola contro la parete, afferrandole le cosce con entrambe le mani per spingersi verso di lei e farle sentire quell'erezione massiccia, impaziente e bollente contro il pube. Era pronto a liberarla, ma si frenò. Si staccò dalle sue labbra ed iniziò a respirare affannosamente, si capiva che non aveva intenzione di fermarsi ma trovò la lucidità per non cedere a quel richiamo, non così, non così selvaggiamente.
    Non qui. Non ti scoperò come una delle tante, come quando il richiamo del mio potere ti ha fatto cedere.
    Ecco un'altra cosa che Thresh non faceva quasi mai, anzi dire mai era un eufemismo. Famoso per cedere alla voglia anche nelle situazioni più scabrose, adesso invece esitava. Nonostante avesse la cosa migliore del mondo tra le mani, che lo desiderava e invocava il suo nome, non poteva accontentarsi di farla sua nel bagno di una palestra come se fossero degli adolescenti. Per Nefertiti era sempre la prima volta, ma quella sarebbe stata la prima volta che lo facevano dopo tutto ciò che avevano passato, e dopo aver stretto un legame inossidabile, qualcosa di più puro dei materiali inestimabili nascosti nelle profondità della terra. Thresh voleva che fosse speciale, tanto quanto Nefertiti. Le diede un altro bacio, e le sue mani esitarono, chiaramente non voleva lasciarla andare, chiaramente quel petto stava per esplodere se non dimostrava il suo amore per lei, ma renderlo così inutilmente banale, ridurlo ad una scopata di festeggiamento come se fosse uguale alle altre, non avrebbe reso giustizia.
    Sarai tu a farmi tuo... dove vorrai, quando vorrai. Io risponderò al tuo richiamo. Fino ad allora, QUESTA sarà solo per te...
    Scandì quell'ultima frase facendole sentire la sua erezione sul ventre. Le stava praticamente dicendo che finché Nefertiti non avrebbe rivendicato la sua parte, Thresh non avrebbe fatto sesso con nessuno, aspettandola. Poteva prenderlo subito, trascinarlo nella sua stanza o sbatterlo a terra in quel momento ignorando dove fossero, e al tempo stesso poteva anche tenerlo lì, in sospeso, a farlo macerare, stuzzicandolo, tentandolo, senza mai dargli quello che voleva, privando ogni altra singola creatura di quel mondo il piacere che solo un uomo come Thresh poteva concedere, tenendolo per sé e sé soltanto. Thresh non aveva mai concesso quel potere a nessuno prima di allora, solo a lei. Stava a Nefertiti farne l'uso che più la compiaceva, il professore l'avrebbe assecondata.
     
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    Il bacio che si stavano scambiando rapì totalmente Nefertiti, non sentiva più nemmeno la parete fredda contro la sua schiena, sentiva solo il corpo bollente di Thresh, la sua erezione premersi contro la sua vulva, accendendola di desiderio. Una sensazione pura, che non era stata contaminata dall'energia delle lanterne, si sfregò contro l'erezione, iniziando ad inumidirlo con i suoi succhi femminili. Era enorme, ne era consapevole, ma non le importava, non si era mai concessa un affetto incondizionato con lui e voleva il suo momento. Si sentiva pronta, ma lui improvvisamente rallentò, si fermò, lasciandola un attimo boccheggiante che respirava affannata e lo guardava confusa. Le sue sopracciglia si aggrottarono confuse quando gli sentì dire che non voleva farlo lì. Nefertiti aveva totalmente scordato dove si trovassero, ma non era quello a stupirla, quanto più il fatto che Thresh si stesse facendo degli scrupoli. Dove era finito il pervertito a cui non importava di dove e come, manco se erano in vista o meno purché ci fosse piacere? Nefertiti fu ammutolita del tutto. Il desiderio non l'aveva abbandonata, si era stiepidito per via dell'interruzione. La dichiarazione successiva di Thresh la stupì un poco, poi però le diede da pensare: perché farle una promessa del genere se stavano per compiere l'atto? Sarebbe durata solo nel tragitto da lì alla sua stanza? Poi sarebbe tornato tutto come prima? Già se lo vedeva mentre seduceva Sae e la faceva sua, poiché appunto aveva già adempiuto alla sua promessa. La gelosia riuscì a scavalcare il bisogno di andare fino in fondo a quello che stavano per fare. Adesso gli avrebbe mostrato che significava essere tempesta. Non poteva pensare che l'avrebbe assecondato sempre, che gli avrebbe reso tutto comodo perché gli voleva bene.
    Davvero? Solo mio?
    Chiese un attimino scettica, convincendosi in seguito quando ponderò quanto fosse dura quell'erezione premuta contro di lei, ed il suo sguardo serio.

    Voglio rendere speciale questa promessa, lo considero un dono prezioso.
    Gli fece cenno con le mani di rimetterla a terra, e quando lo avrebbe fatto, con uno sforzo immenso si separò da lui. Sentiva la vagina protestare con una pulsazione, strinse le cosce per darsi un minimo di pace. Si rivestì con una certa fretta, non voleva cedere alla tentazione. Si avvicinò all'uscita degli spogliatoi, ed un pensiero malvagio attraversò la sua mente.

    Ti farò sapere dove e quando.
    Si baciò il palmo della mano e ci soffiò sopra, facendogli un occhiolino di intesa per poi scappare letteralmente dal posto. Doveva stargli lontana o avrebbe ceduto ne era certa. Si sarebbe fatta desiderare, questo era poco ma sicuro.
     
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    Quasi ipnotizzato da lei, annuì con decisione quando gli chiese se era solamente suo. Thresh non aveva pensato un solo istante di fare una promessa di comodo, non gli importava davvero quando Nefertiti avrebbe riscattato quel diritto su di lui, era più importante cosa stava a significare, più di ogni altra cosa. Certo però non si aspettava che la ragazza ne avrebbe abusato per assecondare la sua gelosia, condannandolo in un limbo di astinenza e di pazienza, dove il non morto di sicuro aveva le sue debolezze. Iniziò a realizzare quando vide quello sguardo farsi più risoluto, non tanto vendicativo quanto più... possessivo. Le aveva insegnato bene. Troppo bene. Gli disse che la considerava una promessa preziosa, e lo era. Praticamente mai le amanti avevano il diritto di scegliere dove e quando per Thresh, soprattutto quando la catarsi era la massimo come in quell'istante. Ma il non morto aveva deciso di farle capire che lei non era come le altre, che era più di unica, era più che speciale, e quello ne era la chiara incarnazione. Il fatto che Nefertiti decise di abusarne senza rimorsi era semplicemente la dimostrazione che aveva capito il valore di una simile promessa. Quando gli fece capire di lasciarla andare, Thresh esitò per un lungo istante. Separarsi da quella carne era difficile se non impossibile, e quando cedette vedendola allontanarsi altrettanto esitante non poté fare a meno di mordersi il labbro inferiore. Era un bene che non gli servisse respirare, perché in quel momento non sarebbe stato in grado di farlo. Il corpo di Nefertiti continuava a tentarlo mentre lei cercava di resistergli, in questo era certamente più brava di lui ma non smise di sentire lo sguardo di Thresh addosso fino a che non se ne andò. Era maledettamente fiero di lei, avrebbe voluto gridare al mondo quanto la trovava bella e perfetta in quel momento dopo che era riuscita a strappargli una promessa tanto crudele. Nefertiti neanche si rendeva conto di quanto fosse forte il sentimento che Thresh provava per lei in quel momento, ma il silenzio di quel professore di norma chiacchierone avrebbe dovuto dire molto su ciò che stava provando. Non disse niente, la lasciò andare, e appena riuscì a rendersi conto di cosa aveva appena fatto Thresh si piantò con la schiena contro il muro del bagno, alzando il capo con la massima frustrazione nella mente e nel cuore, portandosi la mano destra sulla bocca, prima per disperazione, poi iniziando a mordersi lo spazio carnoso tra il pollice e il polso. Lo morse così forte per sfogare la sua frustrazione che iniziò a sanguinare copiosamente, e mentre si rendeva conto di cosa era successo e di quanto schifosamente fosse folle per quella ragazzina, prese a ridacchiare istericamente. Per un attimo ebbe l'istinto di masturbarsi ma non poteva farlo. Neanche questo era accettabile. Nefertiti sarebbe forse tornata a casa insoddisfatta, ma poteva dare per scontato che era finalmente riuscita a mettere sotto scacco Faust Carnovash.
    Dato che Sae era riuscita a risparmiarsi quello spettacolo sicuramente incomprensibile e anche un tantino preoccupante per chi non aveva idea dei trascorsi avvenuti in quella scuola, riuscì a riposare in maniera piuttosto tranquilla. Fece un sogno strano, ma non uno di quelli che ti toglie il sonno: era ancora in classe alla Sapienza, ma tra i giovani studenti c'era anche Thresh Comicamente troppo grosso per stare dietro a un banco, aveva la testa piegata in avanti come se fosse stato messo in punizione. Una grossa luce lo illuminava lasciando gli altri in ombra mentre altre Sae lo fissavano con occhi rossi luminosi, tenendolo sotto scacco. Ogni volta che Sae interrompeva la lezione per tornare a guardare quell'omone portato all'impotenza lo trovava con addosso manette, catene, palle di ferro attaccate alle gambe. Un sogno piuttosto soddisfacente da un certo punto di vista. Il mattino seguente, vicino all'aula dove di solito si ritrovavano i professori, Sae vide un discreto fermento, con moltissima gente che affluiva in quella direzione. La calca impediva alla donna di avvicinarsi, ma c'era un pò di spazio vicino ad uno dei distributori di caffè, davanti alla quale il buon professor Banner stava preparando la sua colazione.

    Hey Sae! Vieni, posso offrirti un caffè?
    Con entusiasmo, il professore attirò l'attenzione della donna, facendo tintinnare le monetine sul palmo della sua mano per farle capire che era deciso a fare il cavaliere per una volta. Avrebbe anche volteggiato con le dita sui vari pulsanti, così che se Sae avesse preferito un tè oppure una tisana, sarebbe passato a quella.
     
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    Sae si risvegliò con la fronte aggrottata per la perplessità. Aveva fatto un sogno davvero bizzarro, e di solito i suoi sogni portavano un messaggio da parte di qualcuno, magari qualcuno defunto, ma questo in particolare era totalmente enigmatico. Eppure non aveva mangiato pesante la sera scorsa. Forse il suo subconscio aveva mischiato immagini di ricordi e suoi dubbi esistenziali ed aveva tirato fuori quelle immagini confuse. Per il momento si disse che probabilmente aveva fatto quel sogno perché non aveva ancora digerito l'affronto di quella cravatta usata come un collarino. Non gli diede quindi molta importanza, pensando che fosse stato un sogno come un altro. Seguì la solita routine: colazione, coccole con Aurora e poi dritta a scuola per lavorare. Notò che c'era un gran fermento vicino l'aula dei professori e non riuscì a capire cosa stesse succedendo. Inizialmente pensò che fosse successo qualcosa di brutto, ma poco dopo sentì la voce di Banner che la invitò a prendere un caffè con lei, con il suo solito sorriso gentile. Ogni volta che lo rivedeva le veniva da sospirare, un pochino malinconica. Le dispiaceva non poter contare sulla sua complicità: era uno dei pochi che riusciva a tenerla con i piedi per terra. Ogni tanto le veniva la tentazione di chiedergli se davvero non ricordasse niente, poi però lo vedeva così sereno e tranquillo che le venivano i sensi di colpa e fingeva che non fosse mai successo niente. Gli sorrise di rimando salutandolo alzando una mano e si avvicinò a lui.
    Un caffè gratis? Grazie, ne ho proprio bisogno. Fece con tono allegro.
    Poco dopo cercò di curiosare alzando la testa per capire dove si stavano dirigendo tutti quanti.

    Che succede? Cos'è tutto questo traffico stamattina?
     
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    Su una cosa poteva essere certa, Sae: quell'uomo aveva perso dei ricordi su di lei, ma non il sentimento di amicizia che li aveva legati. Anche lui diventava raggiante quando la vedeva, chiacchierava volentieri e sebbene non le mostrasse più quel suo lato nascosto e affascinante era sempre disposto ad aiutarla. Se avesse avuto bisogno di lei, di sicuro l'avrebbe aiutata se glielo avesse chiesto. Infilò le monetine nella macchina del caffè senza pensarci due volte, lasciando a Sae la possibilità di scegliere da sola quello che preferiva mentre lui invece si portava vicino al petto la tazzina di caffè, girandola minuziosamente stando attento a non versarla. Nel sentire la domanda di Sae, l'uomo si voltò verso l'aula professori, allargando un sorrisetto nervoso.
    Ah, hai notato eh? Mi dispiace informarti che da oggi non sei più l'ultima arrivata. C'è un nuovo insegnante nella squadra e pare che sia un pezzo grosso, tanto che si è portato anche il figlio. DI solito quando è così è perché vogliono restare e assicurarsi un posto di ruolo nella scuola dove studiano i propri ragazzi. Mi ricorda qualcuno...
    Fece scherzoso, punzecchiandola giocosamente con il gomito del braccio senza darle fastidio. Non voleva insinuare nulla, solo ironizzare un pò sulle coincidenze. Sorseggiò un pochino il suo caffè ma non volle tenerla sulle spine, riprendendo subito il discorso.
    Visti i recenti trascorsi nell'Impero, le lezioni di Teologia sono diventate molto importanti per la formazione dei ragazzi, quindi l'Imperatore in persona ha spinto perché tale materia fosse più presente nei programmi. Zaborg si è esposto per questo insegnante, scavalcando la preside e anche il caro Carnovash, pare sia riuscito a indispettirlo... ma io non l'ho mai visto veramente indispettito quel tipo.
    E sorseggiò ancora, mugugnando qualcosa a proposito della macchina che zuccherava troppo il caffè. Finalmente una buona notizia? Nuovi professori non ancora influenzati da quell'energumeno, che addirittura lo indispettivano, potevano essere preziosi alleati per la povera Sae, chiaramente stretta tra fin troppi fuochi in quella scuola piena di soggetti inquietanti. Evidentemente l'imperatore voleva stringere la cinghia per non perdere le redini sulle istituzioni, conosceva i suoi polli. per quanto strano fosse Caius, c'era un motivo se il popolo lo osannava. A quel punto la folla iniziò a diradarsi lasciando finalmente lo spazio per entrare. Banner le fece cenno col capo di seguirlo, voleva conoscerlo e probabilmente l'intenzione era la stessa anche per lei, lo avrebbero fatto insieme, a ulteriore testimonianza del fatto che il loro legame non era scomparso, era solo diventato... meno strano?
    All'interno della sala dove i professori si ritrovavano al mattino, c'era il famigerato insegnante di Teologia appena sopraggiunto. Un uomo sulla cinquantina dall'aspetto molto curato e in forma, mostrava sicuramente qualche anno in meno visto come li portava bene. Occhiali sottili da intellettuale, capigliatura ben tenuta e barba ordinata, un uomo di tutto punto visto che anche i suoi abiti erano eleganti e privi di pieghe, tutt'altro che sgualciti. Si era tirato a lucido per presentarsi a tutti quel giorno. L'unica pecca, se così si può dire, era un dettagli oche gli conferiva un'aria scherzosa: la cravatta, pur avendo un motivo che non stonava col suo completo, era chiaramente un gadget pubblicitario legato ad una famosa catena di pizzerie, molto conosciuta nel resto del mondo ma disprezzata nel contesto dell'Impero perché catalogata come classico insulto alla tradizione culinaria italiana. un dettaglio strano che strappò subito una risatina al professor Banner.

    Noooo non ci credo, anche lei è un fan della catena Zananas? E' così raro trovare un estimatore da queste parti!
    La cosa aveva attirato subito la simpatia di Banner che venne accolto dall'uomo con un sorriso divertito e anche un tantino imbarazzato. Non era grande quanto Faust, ma risultava una figura piuttosto imponente, poco più alta di e massiccia di Banner.
    Aaahh... lo sapevo, è proprio impossibile da non notare! Mi dispiace, purtroppo ho perso una scommessa e mi hanno costretto ad indossarla il mio primo giorno qui alla Sapienza. E' davvero imbarazzante, ma non potevo deludere i miei ragazzi dopo averli salutati.
    Si strinsero dunque la mano e per un attimo Sae vide chiaramente due uomini che fingevano di salutarsi amichevolmente ma per un solo secondo le loro braccia si gonfiarono per testare la reciproca forza. Fu solo un attimo, senza conseguenze strane o situazioni sinistre, ma fu comunque abbastanza comico. Con quella semplice frase il professore aveva detto molto di sé: era uno che stava ai giochi e che poteva dirsi estremamente affezionato ai ragazzi che si era lasciato alle spalle. Banner si presentò, e la risposta del nuovo collega fu entusiasta e colloquiale.
    E' un vero piacere fare la sua conoscenza dottor Banner, sono un grande ammiratore delle sue ricerche.
    Dopo quel breve saluto Banner si fece indietro passandosi una mano dietro la nuca con aria imbarazzata.
    Mannooooò ma che dice, sono lusingato.
    Si fece amare subito, e ovviamente non mancò di notare la presenza di Sae che attirò subito il suo sguardo cogliendolo di sorpresa, come se fosse stato fulminato dalla bellezza della donna. Fu molto più rispettoso e, invece di allungare una mano, piegò leggermente petto e capo verso di lei, ritrovando ben presto il sorriso gioviale che lo aveva presentato un istante prima.
    Piacere di conoscere anche lei, non volevo ignorarla professoressa. Mi chiamo Desmond Tarabas e insegno Teologia.
    Si presentò in maniera umile senza dare per scontato che Sae lo conoscesse. In effetti non era molto famoso, e se si era interessata all'argomento forse la donna lo aveva visto di sfuggita di fianco a qualche copertina, ma nulla di eclatante al livello di un Monarca. Sicuramente non uno che passa inosservato.
     
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    Anche a Sae faceva immensamente piacere chiacchierare con Banner, dopotutto le loro specializzazioni avevano molte cose in comune e potevano aiutarsi a vicenda soprattutto in ambito accademico. Poteva accettare di buon cuore che Banner non ricordasse delle loro notti di passione passate insieme, le avrebbe custodite lei nel suo cuore. Continuava però a sembrarle molto strano che Banner non avesse più "timore" verso Thresh, che non lo guardasse più in modo sospetto come invece le aveva fatto credere all'inizio della sua carriera in quella scuola.
    Banner le spiegò che la calca di curiosi era dovuto all'arrivo di un nuovo collega, e da ciò che disse era stato raccomandato dai monarchi in persona, scavalcando perfino la volontà della preside e di Thresh. A quelle parole le tornò alla mente il suo sogno e le sembrò di riuscire a collegare il messaggio che c'era stato. Proprio per quel motivo trovò particolarmente buffa la rappresentazione onirica di lui incatenato e impotente. Non riuscì a fare a meno di pensare ad un "Ben ti sta!". Così magari avrebbe abbassato la cresta e magari chissà poteva perfino chiederle scusa per come l'aveva trattata. Cambiò però subito idea, era sicura che non lo avrebbe mai fatto, manco sotto tortura.

    Quando si indispettisce diventa un vero stronzo! si lasciò sfuggire Sae al commento di Banner, sorseggiando poi il suo caffè con uno sguardo un pochino truce perso nel vuoto. In ogni caso, quando Banner le propose di andare a conoscere il nuovo arrivato, annuì felice e complice, seguendolo immediatamente. Si presentò un uomo alto e aitante, l'ennesimo. Iniziò a pensare che gli uomini lì dentro se li sceglievano apposta così, evidentemente serviva gente molto bene preparata fisicamente. Le era capitato di vedere anche un altro insegnante altissimo e perfino più massiccio di quell'uomo, ma non aveva mai avuto modo di interagirci. Lì dentro si sentiva davvero piccina e fragilissima, ma sapeva che prima o poi ci avrebbe fatto l'abitudine. L'uomo fece subito una bella impressione alla donna, era un bel uomo, era gentile e visto che aveva accettato la scommessa, faceva intuire che fosse anche simpatico. Un gran bel rivale per il buon Banner e difatti notò come quei due si stringessero la mano con fin troppa forza, dato che riuscì a vedere benissimo il bicipite che si gonfiava sotto la stoffa e minacciava di stracciare la manica delle loro maglie. "Gli uomini..." si ritrovò a pensare divertita. Quando l'uomo le si rivolse presentandosi, le sembrò un volto famigliare, sebbene non riuscisse proprio a ricordare dove lo avesse visto. Sae gli sorrise cordialmente a sua volta e allungò la mano verso di lui per presentarsi a sua volta.
    Piacere di conoscerla, io sono Saebina Klein, ma ormai tutti mi chiamano Sae. Io insegno occultismo e Spiritismo.
    Affermò, sperando che le afferrasse la mano, così che potesse in qualche modo percepire da lui che tipologia di uomo fosse.
     
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    Appena vide la mano della donna, Tarabas si mostrò sorpreso ed entusiasta, allungando immediatamente le mani verso di lei per ricambiare quel gesto.
    Oh, se non ho capito male anche lei è una nuova insegnante! Spero ci faremo forza a vicenda, molto piacere Sae!
    C'era grande entusiasmo nelle sue parole e quando le prese la mano con entrambe le sue non lo fece per essere invadente ma piuttosto per stringere il meno possibile, forse aveva intuito che quella donna non aveva abilità fisiche particolari e non voleva farle male per sbaglio. Quando lo toccò, Sae non venne colta da strane visioni o sensazioni strane, fu tutto molto naturale come quando toccava una persona normalissima. Niente scatti degni del professor Carnovash, anzi al contrario. La forza spirituale di quell'uomo era raggiante, quasi una forza purificatrice, se avesse potuto affiancarlo ad un'opera d'arte lo avrebbe visto probabilmente come uno di quegli angeli messaggeri di Dio pronti a sfoderare la loro lama fiammeggiante per bruciare le forze del male. Un esempio fulgido e sicuramente rassicurante. Più lo toccava, più riusciva a percepire quell'aura quasi sacra intorno a lui, una fiamma brillante e fonte di ispirazione. L'unica nota fuori posto in quel contesto quasi idilliaco era qualcosa nel suo sguardo. Sae non riuscì a distinguerla chiaramente, ma di solito simili messaggi erano associati ad un piccolo segreto, un fardello per chi lo portava, che quasi sempre racconta una storia triste o una grave perdita. Le avevano detto che aveva un figlio, ma mentre stringeva le sue mani Sae non vide nessuna fede al dito, che fosse anche lui vedovo come lei? In effetti, quel vuoto più che spaventoso era famigliare. Tarabas non sembrò rendersi conto che fosse sotto il microscopio in quel momento e mantenne un tono rispettoso verso di lei anche quando sciolse la delicata presa delle loro mani.
    A quel punto però, in maniera del tutto slegata da quella persona con cui era entrata in contatto, Sae sentì chiaramente la presenza di qualcuno che a osservava. Non era uno spirito, altrimenti si sarebbe avvicinato a lei, sarebbe stato visibile. Era più come se qualcosa l'avesse percepita, una sensazione che gli esseri umani non capiscono benissimo non essendo animali, ma era paragonabile ad una piccola preda che si rende conto di essere stata vista dal suo predatore. Quindi la donna non si sarebbe sentita in pericoloso, solo... osservata in maniera insistente. Avrebbe sentito il bisogno di guardarsi attorno ma non trovando nulla e fissando un ambiente familiare, il suo istinto si sarebbe presto calmato, notando come quella presenza si era affievolita gradualmente. Solo un'impressione? Dopotutto non era così abituata a stare a stretto contatto con persone forti e pericolose, poteva essere una reazione più che normale...

    Cari colleghi, so che in questa scuola c'è il famigerato squadrone Black Knights, la punta di diamante della Sapienza e promessa dell'Impero dal punto di vista sportivo. Io sono un grande amante delle attività agonistiche dei giovani, mi piacerebbe molto conoscere questi ragazzi straordinari.
    Oh allora ha davanti la persona giusta professor Tarabas: la nostra Sae è appena diventata il consulente strategico della squadra, sembra che i ragazzi la adorino... e non è facile se c'è un tipo come Carnovash in giro!
    Lo sguardo del nuovo insegnante tornò di nuovo verso Sae, sinceramente sorpreso e molto intrigato dal fatto che una donna apparentemente senza abilità fisiche speciali avesse ricoperto quel ruolo. Chiaramente Sae era piena di sorprese tutte da scoprire, ecco cosa suggeriva il suo sguardo intrigato.
     
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