I Cavalieri Neri

x Hina

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    Era un bamboccio ecco cos'era quel gigantesco zombie. Lo iniziava a vedere come un terrificante ragazzino viziato che non era mai cresciuto. Il tipo di bullo più pericoloso di tutti. Non poteva farci niente, anche a ridicolizzarlo nella sua mente, Thresh continuava a farle paura. Era più forte di lei, non poteva ignorare ciò che aveva visto quando aveva salvato Mike: tutte quelle anime che rimanevano con lui, dentro quella lanterna come se fosse il loro rifugio o la loro prigione. Sae era convinta che le anime dei defunti dovevano cercare e trovare la pace, così che potessero reincarnarsi e vivere una nuova vita. Quelle anime invece erano intrappolate e sul momento non sapeva come aiutarli, dato che dovevano essere loro stessi a desiderare la pace. Fortuna che c'erano i ragazzi che l'avrebbero aiutata a distrarsi e non pensare troppo al suo inquietante collega. Notò che oltre ai ragazzi che aveva già conosciuto e con cui aveva avuto modo di chiacchierare si presentarono altri allievi prestanti, e sorprendentemente notò che c'era anche Nefertiti. Se ne stava sulle sue con le mani dentro la felpa sportiva, vicino a Morgana. Quando la vide di presenza riuscì a riconoscere in lei la strana reminiscenza che aveva visto su Artù il giorno prima. L'alone energetico che lo proteggeva aveva il suo stesso timbro, ne era sicura. Percepì anche da lei provenire quella strana energia inquietante che emanava Thresh, mentre su Artù, Morgana e Lancillotto era molto più debole. Non aveva ancora idea di cosa fosse esattamente, ma se lo sentiva provenire anche da quella ragazza era evidente che fosse vicina a Thresh, forse una parente? Un vero peccato: quella ragazza sembrava così graziosa, eppure emanava già un aura così inquietante. Notò solo quando ormai era troppo tardi che le stava arrivando la grossa palla medica addosso. Se non fosse stato per Mike che la intercettò, probabilmente sarebbe stata ferita. Sgranò gli occhi quando vide lo steso braccio bianco che aveva visto al "mostro" che aveva esorcizzato. Sentì una piccola fitta allo stomaco per il senso di colpa, e capì che probabilmente era riuscito ad ottenere un nuovo potere. Notò che cercò di nascondersi da lei, e le dispiacque tantissimo poiché capì che lo aveva fatto perché temeva che ne sarebbe stata spaventata. Possibile hce se ne vergognasse? Sorrise a Morgana, sdrammatizzando, poi si avvicinò a Mike passandogli una mano sulla spalla, proprio quella del braccio che si era trasformato. Fu una carezza materna, e sperò che si voltasse verso di lei, così da potergli sorridere.
    Grazie Mike, mi hai salvato da una colossale figuraccia.
    Gli diede poi una pacca gentile e affettuosa sul braccio, sperando che capisse che non aveva più paura di lui, e che non lo trovava "spaventoso", per quello c'era già il gigante alle sue spalle.
     
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    La risposta di Mike fu un sorriso tiepido, forse in fondo al suo sguardo c'era una goccia di consolazione, ma le ferite di quel ragazzo erano ancora aperte, e molto profonde. Non si staccò da lei scacciandola, però, non c'era disprezzo nel suo sguardo, solo una gran paura di rovinare tutto di nuovo. Vista la tensione che si era accesa per un momento, Artù prese l'iniziativa e, battendo rumorosamente le mani, attirò l'attenzione di tutti alzando la voce.
    Beh siete qui per chiacchierare? Se il professor Renekton non è ancora arrivato iniziamo a riscaldarci. Tutti a correre, forza!
    Nessuno ci pensò un solo istante prima di seguire il comando di Artù, e in meno di un secondo erano già tutti a correre intorno al campo. Tutti meno Nefertiti, che era stata avvicinata da Carnovash e le stava bisbigliando qualcosa all'orecchio mentre lanciava qualche sguardo malizioso verso Sae. La nuova professoressa non poteva sentirlo, ma la sua allieva diletta invece si, e molto bene.
    Devo fare un pò di manutenzione... tienila d'occhio per me. Il Labirinto non è riuscito a catturarla... è molto interessante.
    Detto questo, il professore sarebbe andato in direzione del magazzino, lasciandosi tutti alle spalle senza infastidire ulteriormente Sae. Dopo qualche minuto arrivò anche Renekton che, con indosso una maglietta con sopra stampata la madonnina di Milano, riportò l'attenzione su di sé suonando un rumoroso fischietto giallo. Era davvero comico vedere un alligatore dal muso così allungato suonare il fischietto, ma riusciva comunque a incutere timore grazie alla sua massiccia stazza.
    D'accordo pelandroni, non sono qui per i ragguagli: non mi piace che prendete iniziative senza di me ma sospetto che l'aggiunta della professoressa Klein abbia il benestare di Carnovash, quindi sta bene anche a me.
    Arrivato vicino a Sae, Renekton la guardò con aria seria ma chinò comunque il capo prima di allungare la sua squamosa mano verso la donna, offrendole un gesto fraterno di collaborazione.
    Un sentito grazie anche da parte mia professoressa. Questa stagione si apre bene per noi.
    Le avrebbe stretto la mano con decisione, ma senza farle male. Poi con un paio di fischi fece riprendere la corsa dei ragazzi, che ripartirono più veloci di prima. Dopodiché mostrò alla donna il suo blocco degli appunti con la cartella rigida: c'erano molte nozioni, schemi e informazioni base sui ragazzi. Soprattutto c'erano molti fogli bianchi su cui prendere appunti.
    Per oggi ci occuperemo di un pò di preparazione fisica, li vedrà sudare di brutto ma non si allarmi: sono abituati. Cercheremo di affinare il suo occhio per vedere quali abilità riesce a carpire, i ragazzi sanno come potenziarsi usando le loro abilità. Dovrà allenare parecchio anche lei la sua capacità visiva: questi bastardelli sanno come non farsi notare se imbrogliano.
    Sae stava per avere un assaggio di quello che la aspettava sul campo, e non sarebbe stato poi così traumatico. Forse la mole di informazioni l'avrebbe colta ala sprovvista, ma di sicuro si sarebbe divertita. Impossibile non notare gli sguardi di alcuni dei ragazzi della squadra: nei loro occhi poteva vedere sincero entusiasmo ed eccitazione nei confronti di una donna così bella e avvenente, ma quando gli sguardi si facevano più lascivi Mike riportava tutti all'attenzione, investendoli di velocità e costringendoli a concentrarsi sull'allenamento.
     
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    La reazione di Mike le diede da pensare. Aveva creduto che l'influenza del cubo fosse sparita. Infondo Banner non ricordava nulla, Mike non era più ossessionato, ma continuava a ricordare l'accaduto, forse pensava ancora di essere Jacob? Doveva parlarci, se lo era detto spesso, ma ogni volta le si stringeva lo stomaco perché vederlo tornare alla sua vita da liceale, come qualsiasi ragazzo, sereno e spensierato, le faceva fare sempre un passo indietro, per paura di turbarlo. Quello sguardo però le fece capire che non era stato risolto tutto quanto. Artù sciolse ogni tensione, invitando tutti a darsi da fare. Sae si ritirò verso l'esterno del campo così da poter tenere tutti d'occhio, e notò che Nefertiti non si era unita subito al gruppo poiché era stata avvicinata da Thresh. Notò che le stava bisbigliando qualcosa nell'orecchio, e guardava proprio lei, e subito dopo anche Nefertiti la guardò, anche se lei ebbe la cortesia di dissimulare e fingere di spostare lo sguardo a caso su di lei. Era ovvio che le aveva appena detto qualcosa che riguardava proprio Sae. Nefertiti infatti rimase sorpresa da ciò che le disse il suo adorato professore. Non era esperta come Thresh del labirinto, ma lei ricordava perfettamente quanto fosse stato terrificante quel posto, e di come ci era finita anche solo sfiorando il cubo. Quella donna invece no, e ciò aveva catturato l'interesse di lui, rendendo anche un pizzico gelosa la ragazza, dato che aveva notato che Sae era una bella donna. Non rispose, ma annuì, sapendo che probabilmente seguendo le vicissitudini della nuova professoressa, avrebbe potuto imparare qualcosa. Sperava però che non sarebbe stato traumatico come le altre volte. Nefertiti si mise anche lei ad allenarsi, seguendo le istruzioni di Artù. Non è che amasse molto lo sport di gruppo, ma si era decisa di partecipare unicamente perché poteva stare più tempo con Artù, con Morgana e divertirsi a stuzzicare l'orgoglio di Lancillotto in sfide divertenti. Non si rendeva nemmeno conto che aveva fatto enormi progressi, anche se al momento interagiva quasi unicamente con loro. Quando arrivò Renekton, Sae tirò un sospiro di sollievo poiché Thresh era andato via, risultando sicuramente di troppo per gli allenamenti. Infatti sorrise con fin troppo entusiasmo al gigantesco rettile che arrivò al suo posto.
    Sono acerba a questo sport, spero anche nel suo aiuto per migliorarmi e rendermi utile alla squadra. Per me è stato un piacere accettare l'invito.
    Strinse la mano del professore, e tornò di nuovo a pensare che era assurdo che provasse molta più paura di un non morto, rispetto ad un rettile famoso per essere un predatore pericoloso. Forse era colpa di quelle magliette aderenti che portavano le stampe buffissime delle sue gite. Lo ringraziò quando le passò i fascicoli sui ragazzi e li avrebbe letti con molta attenzione: era decisa a studiare e dare il meglio di sé.

    Grazie, adesso me li leggo tutti, ma intanto vuole darmi qualche suo appunto personale? Immagino che la sua esperienza di allenatore possa insegnarmi tanto. Gli sorrise, sperando che il complimento lo lusingasse e le avrebbe dato qualche dritta, o qualche segreto del mestiere. Nel frattempo notò che Mike la difendeva dai sguardi lascivi di alcuni ragazzi, facendola sospirare sconfitta mentalmente, poiché a quanto pare Thresh non aveva tutti i torti. Forse avrebbe dovuto procurarsi una di quelle tute più larghe che la coprissero per bene. Notò però anche un'altra cosa fra i ragazzi, ovvero che Nefertiti ogni tanto scambiava sguardi complici con Artù, si sorridevano in modo strano, e riuscì anche a notare che quando pensavano di non essere visti, intrecciavano le dita e si dicevano qualcosa a bassa voce. A quel punto le sembrò più che palese che quei due fossero una coppia, e capì perfettamente la natura di ciò che aveva notato su Artù quando si erano conosciuti. Era una nota positiva, almeno sapeva che non era innamorata di Thresh. In realtà non poteva nemmeno immaginare quanto fossero complicati i sentimenti di Nefertiti verso il professore. Sae si dedicò alla lettura dei documenti, ed ogni tanto sollevava lo sguardo sui ragazzi per curiosità o per memorizzare il volto del ragazzo sui cui stava leggendo gli appunti.
     
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    Renekton di solito rimaneva impassibile cercando di nascondere le sue emozioni perché, essendo un rettile, gli umani tendevano a confondere ciò che diceva, come reagiva e quali facce che faceva, con segnali di pericolo. Ecco perché portava sempre gli occhiali da sole e cercava di starsene sulle sue. Ma la richiesta di Sae mascherata da complimento lo portò a mettersi una mano sul collo, lisciandoselo lusingato. Lui non poteva arrossire, quindi si ritrovò con la bocca semiaperta e la lingua che penzolava da un lato della bocca. Non era lascivamente allungata o piena di saliva inquietante, era più una puntina violastra che faceva capolino dalla bocca e rendeva la sua risatina imbarazzata più gutturale.
    La ringrazio, ci tengo molto al mio lavoro ehehehe.
    Mentre Renekton le dava qualche dritta, assistette agli allenamenti dei ragazzi: erano davvero molto affiatati perché anche quando si mettevano alla prova, se uno di loro erai n difficoltà gli altri lo aiutavano. Sembrava esserci una certa rivalità tra Nefertiti e Lancillotto: quel ragazzo di solito se ne stava sulle sue, ma nei confronti dell'allieva di Thresh aveva un rapporto molto più conflittuale, forse perché la considerava l'unica alla sua altezza o qualcosa del genere. Nel frattempo Renekton le spiegò alcune delle caratteristiche dei ragazzi e dei loro ruoli: Come le avevano già detto, Lancillotto era un Holder, un giocatore principalmente difensivo le cui abilità vertevano sulla resistenza. Lancillotto non era il più veloce rispetto agli altri, ma era quello che sudava di meno e si sforzava pochissimo per gli sforzi più grandi. Renekton le accennò qualcosa sulla capacità di rivestirsi di carapace, ma non lo fece mai davanti a lei. Morgana invece sapeva secernere sostanze chimiche dalla pelle e dalla bocca, cosa molto pericolosa e che in passato le provocò problemi, a detta di Renekton, l'iscrizione alla Sapienza la aiutò molto in quel senso. Il professore fu molto delicato nel parlare di lei, perché tra le sostanze prodotte in maniera incontrollata dal suo corpo durante l'infanzia c'era anche il testosterone, cosa che aveva provocato disagi tra i suoi compagni. Artù l'aveva aiutata molto, e infatti erano loro due i "fondatori" del concetto di Black Knights come squadra sportiva.
    Se parliamo di giocatori però, Artù è il più importante: lui è il Checkmate, il vero attaccante della partita. Un ruolo del genere non richiede solo un potere stabile, ma anche una preparazione psicologica superiore agli altri: sarà sempre l'obbiettivo principale perché è quello col più alto potenziale nel segnare i punti. Di solito i Checkmate sono specializzati nel superare le difese, e Artù è imbattibile in questo: la sua abilità gli permette di "aprire" la forza magica degli altri, e può anche sciogliere il suo corpo come se fosse la matassa di un filo, cosa che gli permette di eseguire schivate incredibili. La maggior parte delle vittorie dei Black Knights sono merito suo.
    Artù non era solo il leader, la guida spirituale e il capitano della squadra, era anche la sua punta di diamante. Aveva parlato di Nefertiti e di Gil come se fossero dei pezzi chiave della loro scacchiera, ma a sentire Renekton era lui la reale chiave di volta della squadra. Quando Renekton chiese di fare qualche simulazione diretta, i ragazzi non si dimostrarono restii ad utilizzare i loro poteri: Sae poteva vedere molto bene la loro energia spirituale che subentrava quando lo facevano, e poteva notare cose che agli altri sfuggivano. Per esempio, gli occhi e il corpo di Lancillotto si ricoprivano di un'aura spirituale dorata, che ricordava molto le visioni incredibili di piramidi nel deserto che riflettevano il sole. Morgana invece, veniva invasa da una forza misteriosa che straripava dalla bocca e dai suoi occhi dipingendo una maschera sul suo volto che si allungava sui suoi capelli, e assumeva la forma di mille serpenti dalle piccole bocche e gli occhi scintillanti, ricordava un'inquietante mostruosità greca. Il più interessante era Artù, che poteva trasformare il suo corpo anche in piccole parti, e riusciva a superare anche tantissimi avversari in un lampo. Quando lo faceva, il suo corpo veniva invaso da un'intensa energia verde simile ad un grande albero composto di rovi, e quello strano "talismano" spirituale che compariva sulle sua mano reagiva, un pò come se qualcuno lo stesse osservando, curiosamente. Quella scuola era piena di elementi oscuri e misteri, ma i ragazzi non erano fondamentalmente malvagi. Sae come studiosa dell'occulto doveva sapere che anche le fonti di energia più maligne potevano essere usate al di fuori del male altrui, e forse quello che le dava conferma a ciò era proprio Mike: poteva distinguere intorno alla sua figura la sagoma di quello spettro oscuro che l'aveva perseguitata, e rivedere gli occhi rossi che l'avevano puntata quella fatidica notte, sul petto e sulla mente di Mike. Ma non lo esternava, si tratteneva, un pò come se avesse paura di mostrarsi per quello che era veramente. Ad un tratto Renekton richiamò tutti per un istante di pausa: quegli allenamenti erano davvero sfiancanti, per Sae sarebbe stato impossibile sostenerli.
    Professoressa, adesso ci concederemo qualche minuto di pausa, poi riprenderemo con l'allenamento intensivo. Ci servirà l'attrezzatura nel magazzino, quindi dovrebbe farmi il favore di chiamare il professor Carnovash così che la porti qui. Io mi occuperò dello stretching dei ragazzi, altrimenti rischiano di farsi male.
    Serviva un riscaldamento apposta per poter affrontare il seguente allenamento, Renekton seguiva il suoi compito in maniera seria e rigorosa. Al di fuori del timore che Sae poteva provare nei confronti di Thresh, alla fine si trattava solo di avventurarsi nei magazzini, quindi non doveva interagirci troppo. Non sarebbe stato un problema per lei andarlo a cercare, no? Il problema era che, una volta entrata nella zona dei magazzini, Sae si sarebbe ritrovata all'interno di uno strano corridoio silenzioso e misterioso, che ricordava più uno di quei grossi edifici americani dove venivano ammucchiati dei magazzini che potevano essere affittati da altre persone. Difficile capire in quale si trovasse il professore, e un forte senso di solitudine e di pericolo avrebbe colto la novizia insegnante. Che avrebbe fatto? Lo avrebbe cercato con i suoi poteri o sarebbe scappata dallo squamato maciste suo collega?
     
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    Non si aspettò di aver fatto centro con il suo complimento, e si ritrovò a sorridere divertita a sua volta nel vederlo reagire in maniera così positiva. Ascoltò con interesse ciò che le spiegò mentre osservava i ragazzi che si erano prodigati a mostrare le loro abilità alla professoressa Sae. Notò che i suoi sensi si affinarono più del solito, e riuscì a vedere le loro auree spirituali ed energetiche prendere forma quando li liberavano. Man mano che Renekton spiegava le loro difficoltà ed i ruoli che ricoprivano, iniziava a sentire il proprio cuore galoppare e provare empatia per ognuno di loro. Erano così promettenti, così dotati e la loro amicizia la commuoveva. Se lei avesse avuto amicizie così al liceo la sua vita sarebbe stata completamente diversa. Sentiva un certo orgoglio materno fiorire nel suo cuore e desiderò vederli crescere, diventare delle persone magnifiche. Renekton si soffermò a spiegare le abilità di Artù, e si chiese se il concetto di "aprire" le forze magiche funzionasse anche fuori dalle competizioni sportive. Ognuno di loro aveva abilità straordinarie ai suoi occhi, e perfino Nefertiti che all'inizio l'aveva inquietata tantissimo, notò che non era perfida, anche lei come gli altri sembrava voler fare la sua parte, e percepiva a pelle l'affetto che provava verso i suoi compagni. Le dava la sensazione che li avrebbe protetti anche a costo della sua vita. Un tantino drastica come affezione, ma forse poteva aiutarla a capire come coltivare un affetto sano. Venne distratta dal professore Renekton che le chiese la cortesia di andare a chiamare Thresh. Ebbe la fortissima tentazione di chiedere se servisse proprio, e capì che non poteva fare altrimenti, doveva sopportarlo per quei allenamenti. Annuì, ed accettò di andare lei a cercarlo, dopotutto Renekton era sicuramente più adatto di lei per aiutare i ragazzi a fare stretching. Così si inoltrò verso i magazzini dove le avevano indicato, e notò che erano molto più grandi di quanto si aspettasse. Un brivido gelido percorse la sua schiena, ricordandole brutte scene da film horror ambientati proprio in luoghi come quelli. Si tirò la zip ancora più su, ma avanzò nei corridoi sperando di capire dove diamine fosse finito Thresh. Non riuscendo a trovarlo subito, decise di chiamarlo con la voce.
    Professore Carnovash? Serve il tuo aiuto! avanzò nei corridoi guardandosi attorno per capire quale di quelle saracinesche fosse aperta.
    Renekton mi ha detto che servono degli attrezzi per gli allenamenti. Faust?
    Era davvero tentata di sfogare un pochino della sua frustrazione strillando qualcosa come "Dove cacchio sei finito?". Tuttavia si trattenne e provò ad affinare i suoi sensi, poggiando una mano sulla parete vicina, sperando di percepire una scia energetica del suo passaggio: il suo timbro inquietante era inconfondibile.
     
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    Nessuno rispose al suo richiamo, ma quando iniziò ad affinare i suoi sensi riuscì a percepire qualcosa. Di solito era difficile vedere spiriti all'interno della Sapienza, per cui quella "scia" risultava particolarmente chiara. Non era una vera e propria presenza, era più un accavallarsi di voci che diventavano sempre più chiare. Sae aveva già percepito quella sensazione, l'aveva sentita quando Thresh l'aveva "aiutata" a salvare Mike, e tutte quelle anime avevano iniziato ad osannarla come la folla di una funzione ecclesiastica. In mezzo a quelle voci inquietanti però, c'era qualcosa di diverso, di nuovo. Un ruggito... basso, mostruoso, cavernoso eppure facile da distinguere. Sae ebbe immediatamente la sensazione di essersi infilata nella tana di una bestia feroce, e adesso non trovava più l'uscita. Seguendo la scia, sarebbe arrivata davanti a uno di quei magazzini aperti. Al suo interno, la prima cosa che sarebbe saltato all'occhio della donna sarebbero stati i lunghi capelli bianchi di Carnovash che tintinnavano nel vento facendo toccare tra di loro i ganci che li decoravano. L'uomo era rimasto a petto nudo, e dava le spalle all'entrata perché stava armeggiando con estrema attenzione su qualcosa. La zona era leggermente in penombra, illuminata prevalentemente dalla sua lanterna che emanava quella luce verde e spettrale. Sembrava stesse armeggiando con qualche misterioso strumento meccanico che faceva un gran rumore quando veniva azionato. Ma non era la parte più inquietante: la schiena del professore sembrava letteralmente aperta, come due grossi lembi di carne che erano stati spalancati come un libro e tenuti su da un paio di ganci di acciaio nero appesi sul soffitto. Senza la carne, Sae poteva vedere chiaramente lo scheletro di quell'uomo: di un colorito nero, inquietante. La sua carne non era marcia, ma di un colorito pallido innaturale, e risultava così sbiadita da apparire trasparente, tanto che poteva intravederei suoi organi all'interno della cassa toracica. Un cuore nero che pulsava, ma che non emetteva un singolo suono. All'interno di quella cavità c'erano molte sezioni del corpo che erano trapassate da dei grossi tubi neri, che collegavano l'uomo alle macchine a cui stava lavorando. Quei tubi erano pieni di una sostanza verdastra particolarmente energetica, e man mano che quel liquido entrava nelle macchine, queste si accendevano... sembrava quasi che stessero prendendo vita. Più che attrezzi da allenamento somigliavano a macchine della tortura modellate seguendo l'aspetto delle loro vittime. Appena percepì Sae, Thresh si voltò verso di lei: fu come il loro primo incontro. Non un movimento di scatto, ma rapido, improvviso. Vide prima il suo occhio luminoso, acceso di una luce tetra e ineffabile, mentre la cicatrice sul suo volto lo faceva apparire come uno spettro maligno che aveva individuato la sua preda. Se Sae avesse indietreggiato per il terrore a quel punto, avrebbe sentito una vera e propria parete di muscoli che ostacolava la sua fuga: voltandosi avrebbe visto una creatura mostruosa dalla stazza esagerata, l'aspetto ancora più inquietante di Thresh se possibile e lo sguardo iniettato di sangue. Appena Sae incrociò lo sguardo con lui quell'essere le ruggì in faccia, facendole raggelare il sangue nelle vene: da una parte il ruggito sembrava volerla minacciare, dall'altra invece Sae percepì chiaramente un grido disperato che invocava aiuto. Prima che Sae potesse fuggire via, quel mostro la afferrò per il polso, così forte da farle male, ma non abbastanza da romperle il braccio. Si piegò verso di lei assumendo una posizione quasi ferale, allargando la lunghissima coda mostruosa come se si stesse preparando a partire all'attacco, ringhiandole in faccia oramai prossimo ad azzannarla.
     
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    Visto che non rispondeva, era tentata di tornare indietro e dire a Rnekton che dovevano fare a meno di lui, per la sua felicità, ma quando provò ad usare i suoi sensi spiritici, riuscì a carpire una scia e la seguì, sebbene non se ne sentisse poi così convinta. Udiva di nuovo quelle voci, ma le sue gambe continuavano ad avanzare verso la fonte di tale fenomeno. Portò una mano sul proprio ciondolo, su cui conservava la foto di suo marito, cercando il coraggio di avanzare. Continuò a camminare fin quando non vide una di quelle saracinesche aperte. Deglutì a vuoto, avrebbe dovuto chiamarlo ma non le usciva la voce, come in uno di quei incubi dove se avessi anche provato a parlare non sarebbe uscito alcun suono dalla gola. Ciò che vide non riuscì a capirlo, era surreale, inquietante e spaventoso allo stesso tempo. Aveva intuito che quella figura scarnificata fosse Thresh, ma era come se fosse stato smontato, come una bambola e stesse cercando di ricostruirsi o chissà, non capiva cosa fossero quei tubi. Si chiese perché il suo corpo era trasparente, eppure ricordava bene che non era mai stato così, dato che aveva avuto il dispiacere di vedere più volte Thresh da vicino. Quindi era solo una sorta di involucro? Cos'era quell'uomo?
    F-Faust? Bisbigliò appena, doveva chiamarlo, ma la paura le faceva sperare che non la sentisse. Doveva tornare dai ragazzi, ma nel momento in cui ebbe quel pensiero lui si voltò verso di lei, fulminandolo con uno sguardo che la fece indietreggiare spaventata. Andò a sbattere contro qualcosa e quando si voltò, si ritrovò davanti una creatura mostruosa enorme e terrificante. Le scappò un piccolo urlo spaventato e cercò una direzione diversa da cui fuggire, ma le gambe che tremarono le fecero perdere l'equilibrio facendola cadere con il sedere a terra. Provò a strisciare indietro, ma quell'essere la afferrò per il polso, facendole male. Si sentì più confusa che mai, aveva sentito una richiesta di aiuto, quella che percepiva sempre quando uno spirito aveva bisogno di lei, ma l'atteggiamento di quell'essere era totalmente opposto. Sae si portò una mano davanti alla faccia, chiuse gli occhi ed urlò a tutto volume per il terrore, invocando inconsapevolmente aiuto, non sapeva a chi ma fu una ondata spiritica. Non riuscì a farne a meno, era terrorizzata e credeva che stesse per morire, che stesse per essere ferita mortalmente. Le passarono nella mente tutti i momenti più importanti della sua vita, ed il suo pensiero andò alla cosa che più teneva al mondo, a sua figlia, disperandosi perché non poteva crescerla.
     
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    Il terrore della donna parve colpire nel profondo l'essere che l'aveva afferrata, tanto che la lasciò andare improvvisamente, tenendo la bocca aperta. Lo sguardo di quella creatura si fece sofferente ed iniziò a fissarsi la mano che l'aveva ferita come se si fosse reso conto in quel momento che le aveva fatto del male. Sae sentì chiaramente un suono carnoso, tipico di quando qualcosa di infilzato nel corpo di una persona viene estratto improvvisamente. Poi anche il suono di qualcosa che si ricompone. Se avesse trovato la forza di voltarsi, Sae avrebbe visto un grosso macchinario simile ad un inquietante ragno che stava rimettendo a posto il corpo di Thresh, e appena fu "richiuso", tornato alla sua naturale foggia, quell'uomo riprese "colorito" tornando effettivamente ad avere un aspetto "normale" per così dire.
    Sei davvero un pasticcione, amico mio... guardala, l'hai spaventata a morte.
    Commentò rimettendosi la lunga giacca nera addosso, avvicinandosi a Sae allungandole una mano per permetterle di rimettersi in piedi. Un aiuto sincero, dato che di sicuro in un'occasione simile Faust avrebbe colto l'occasione per provocarla e prenderla in giro, ma considerato il contesto si comportò da persona matura e professionale.
    Stai bene? Dalamadur non ti farà del male... è solo uno che pensa troppo poco.
    La creatura indietreggiò ancora un pò, digrignando rabbiosamente i denti mentre si portava l'altra mano sulla testa, come se stesse cercando di scacciare dei pensieri. Sae aveva visto degli spiriti maligni, e anche uomini pericolosi. Quell'essere, al di fuori dello spavento iniziale, e del ruggito con la quale si era presentato, non ispirava nessun pericolo allo sguardo spirituale della professoressa. Solo un gran dolore, e una gran pena. Apparve come un essere miserabile, come quegli spiriti che avevano perso tutto e non erano riusciti a passare oltre. Sembrava proprio un'anima intrappolata in un involucro di carne, non una persona viva. Le luci all'interno del magazzino si accesero e lo scenario divenne molto meno inquietante: senza il bagliore della lanterna su di esse quelle misteriose macchine non sembravano poi così inquietanti, forse grottesche e pericolose, ma non sembrava più di trovarsi in un girone infernale. Ben consapevole che Sae gli avrebbe chiesto spiegazioni, Thresh ignorò completamente la possibilità di dirle cosa stava facendo, concentrandosi piuttosto su Dalamadur.
    Il suo nome è Dalamadur e come Mike parla decisamente poco. E' una mia vecchia conoscenza che si occupa della sicurezza della scuola. Come può ben immaginare, i poteri non vengono usati solo per il bene e per lo sport. Abbiamo alcuni insegnanti che si occupano di tenere sotto controllo le abilità dei ragazzi, e altri collaboratori come Dalamadur che si occupano invece dei pericoli esterni. Il nostro guardiano... io lo chiamo: il Guerriero.
    C'era una punta di soddisfazione nelle parole del non morto, più che parlare di una persona, dava l'impressione che stesse parlando di un quadro che lui stesso aveva dipinto.
     
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    Sae aveva tirato con forza il braccio per sottrarsi alla presa di Dalamadur, non riuscendo a muoverlo nemmeno di un millimetro, quando dunque lui mollò la presa, Sae crollò totalmente a terra, battendo dolorosamente la testa contro il pavimento. La botta non fu così forte da stordirla, ma abbastanza da farla uscire dal tunnel di terrore in cui era finita. Il pericolo che aveva percepito fortissimo indietreggiò facendola boccheggiare confusa. Non riuscì a staccare gli occhi da Dalmadur perché temeva che potesse aggredirla ancora. Il suono del suo respiro affannato venne interrotto da altri suoni inquietanti che Sae non conosceva, non aveva mai sentito e furono raccapriccianti. Vide solo con la coda dell'occhio qualcosa che si muoveva su Thresh, e di lui che tornava alla sua "normalità". Quando Thresh le si avvicinò ed allungò una mano per aiutarla, lei si ritrasse e scivolò sul pavimento indietro fino ad incontrare con la schiena la parete opposta. Guardava entrambi con occhi spalancati fra il confuso e lo spaventato. Riuscì a calmarsi solo dopo che l'uomo disse a voce che non le avrebbero fatto del male. Solo a quel punto Sae tornò a battere gli occhi ed iniziò a percepire meglio la natura di Dalamadur: una anima in pena, una anima intrappolata simili a quelle che aveva visto dalla lanterna di Thresh. Non riuscì a parlare subito, ma dallo sguardo di Sae fu piuttosto palese che gli stesse chiedendo cosa diamine stava succedendo, chi era lui, cosa stava facendo in quella stanza. Thresh le spiegò che la creatura si chiamava Dalamadur e faceva praticamente il guardiano esterno, quindi probabilmente aveva pensato a lei come ad una intrusa? Per questo l'aveva afferrata in quel modo, pronto ad attaccarla?
    Sae riuscì a calmarsi sempre di più ed a quel punto iniziò a sentire la fitta sulla testa. Portò una mano su di essa, lamentandosi un attimo mentre strizzava gli occhi.

    Mi manda Renekton, diceva che servono degli attrezzi per allenare i ragazzi.
    Affermò per poi guardare di nuovo Dalamadur e Thresh che lo fissava fiero come se fosse stato un suo vecchio allievo o qualcosa di simile. In realtà Sae percepì qualcosa di strano, non riuscì a vedere Dalamadur come un guardiano della scuola, lo percepiva come il guardiano di Thresh, qualcosa di più personale. Sul momento credette che fosse una impressione dettata dalla scena e dal gran mal di testa che le venne. Dopotutto Dalamadur non provò ad interagire ancora con lei, indietreggiando invece come se fosse stato una sorta di cane da guardia che ubbidiva al suo padrone. Sae si alzò da sola, non avrebbe accettato l'aiuto di Thresh, poggiandosi sulla parete. Le gambe le tremavano ancora, ma il panico era passato. Non era la prima volta che le accadevano cose strane che la spaventavano a morte, per colpa degli spiriti, e forse solo grazie a quello riuscì a riprendersi così in fretta.

    Ah merda mi verrà un bernoccolo! Commentò fra sé e sé.
    Che stavi facendo lì dentro? E se ti avessero visto i ragazzi? Cedette alla sua curiosità, glielo chiese, ma non avrebbe preteso una risposta, se fosse stato qualcosa di sinistro era sicura che le avrebbe mentito.
     
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    Il rifiuto di Sae non sorprese minimamente Thresh, che non si aspettava di vederla accettare l'aiuto, quindi lasciò correre, limitandosi a guardarle in fondoschiena mentre si rialzava. Faust vinceva sempre in quei frangenti, l'orgoglio era solo una lama a doppio taglio per quelle che gli resistevano. Quando Sae fu in piedi, il professore si sistemò la giacca e un pò come se stesse già rispondendo alla richiesta di Renekton, si avvicinò alle sue macchine per controllare che funzionassero tutte a dovere. Gli bastò sfiorarle per capire che tutto era andato a buon fine, e allargò subito un sorriso compiaciuto.
    I ragazzi sanno benissimo cosa faccio qui dentro, mia cara. Sei tu che non sei abituata a certe cose. Come i ragazzi, anche io ho un dono unico.
    Con un cenno della mano invitò Dalamadur ad avvicinarsi, e subito il bestione si fece avanti, pronto ad eseguire i suoi ordini senza farsi troppe domande. Sae non aveva avuto l'impressione sbagliata: quello era decisamente un cagnolino fedele.
    Incomincia a portare questi in palestra, al resto ci penso io.
    Dalamadur impugnò un paio di quei marchingegni più piccoli e si fece subito da parte. Poi Thresh allungò la mano destra verso la sua lanterna, che subito risposte iniziando a volteggiare in aria raggiungendo il palmo del non morto, senza toccarlo. Il fumo verde che usciva dal sinistro luminare sembrava quasi un essere tentacolare che si collegava a tutte le altre macchine, accendendole di una vita inquietante. Non era come vedere un cyborg che si accendeva, era come assistere ad uno spettacolo degli orrori, con corpi e pezzi di macchine fusi insieme che si rianimavano. Molte di quelle macchine, no anzi tutte, avevano uno o più teschi sopra di esse, che quando stimolati dalla luce della lanterna riempivano le cavità dei loro occhi con delle fiamme sinistre e inquietanti, tutte puntate verso Sae. Thresh palancò l'altro braccio, come a voler esporre le sue opere d'arte.
    Questo è il mio potere: The Box. Attraverso l'uso della stregoneria appresa con la mia Lanterna ho imparato a fondere il potere delle anime con la mia passione per gli strumenti meccanici. Se ti ricordano delle macchine della tortura è perché mi sono ispirato ad esse. Il fascino della caccia alle streghe, della santa inquisizione, delle torture inventate dalla razza umana durante la sua storia... è irresistibile.
    Sorrideva e ridacchiava come un padre orgoglioso, quelle macchine erano davvero inquietanti, sembravano capaci di fare del male a qualcuno. Ovviamente Thresh non usava sui suoi ragazzi quelle mortali o potenzialmente mutilanti, ma avevano comunque un che di sinistro e di estremamente pericoloso. E lui ne parlava come se ci fosse qualcosa di cui vantarsi. Le macchine sparirono immediatamente come se la lanterna le avesse riassorbite al suo interno. Il magazzino tornò perlopiù vuoto, eccezione fatta per alcuni strumenti ai lati e quel grosso macchinario a forma di ragno che sembrava tornato apparentemente dormiente sul soffitto.
    Mi piacerebbe fartele provare, un giorno...
    Quell'invito perverso venne accompagnato da un sorriso che dire malizioso e sadico non avrebbe mai reso l'idea. Sae poteva percepire non solo la pericolosità di Thresh in quel momento, che le aveva dato un mero assaggio delle sue abilità, ma anche del suo istinto predatorio. Non doveva mai dimenticare che l'aveva puntata, e non si sarebbe mai e poi mai arreso con lei. Mai. In momenti come questi, Sae doveva decidere se ci teneva di più alla salvaguardia dei ragazzi o alla sua incolumità.
     
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    Thresh non era minimamente preoccupato che i ragazzi lo vedessero, e Sae non riuscì a fare a meno di guardarlo perplessa ed anche un pochino schifata.
    Sanno che ti sbucci come una arancia? Per ... oddio non voglio saperlo per cosa, ma scusami se te lo dico ma non è come se io mi facessi la ceretta in una di queste stanzine? Non dovresti fare queste cose in casa tua?
    Era una critica, ed anche una genuina curiosità verso i "permessi" che concedeva la scuola ai loro professori. Voleva credere che ciò che stava facendo fosse una sorta di "pulizia" o di recap per il corpo di un non morto. Dopotutto se era uno zombie non funzionava come gli esseri umani normali. Banner l'aveva avvisata che avrebbe visto cose molto molto strane in quella scuola, e beh lui era il più strano di tutti. Fortunatamente Thresh non aveva intenzione di far attendere oltre i ragazzi, ma non le stava piacendo dove andava a parare la faccenda. Perché le stava mostrando i suoi inquietantissimi macchinari? Lui ne parlava come se stesse illustrando una collezione di lamborghini dentro ad un garage, ma Sae non riusciva proprio a vederlo in modo normale. A lei quei macchinari inquietavano tantissimo, aveva la sensazione che le bastava sfiorarne una per sentire il cervello riempirsi di urla di anime in pena. Perché diamine permettevano ad un professore del genere di insegnare alla scuola? Non si sorprese per niente quando le confessò che si era ispirato alle macchine della tortura dell'epoca della caccia alle streghe, della santa inquisizione. La sua espressione facciale era così chiara e leggibile, poiché stava pensando "Tsè ovvio!". Cosa poteva piacere ad un non morto metallaro gigantesco che si sbuccia il corpo per rimettersi a posto? Ovvio torture e robe sanguinolente e violente! Poi però cominciò a sudare freddo, che cacchio centravano strumenti di tortura in una scuola? Che diamine ci faceva con quella roba? Quando li vide sparire, come se la sua lanterna li avesse aspirati in una dimensione parallela, la figura spaventosa di Thresh divenne ancora più terrificante. Goccioline di sudore freddo scendevano lungo le tempie, e quando lo sentì dire che gli sarebbe piaciuto fargliele provare un giorno, sussultò sul posto.

    No grazie!
    Lo disse con fermezza, con un verso nervoso che la portò ad indietreggiare sempre di più per poi incamminarsi verso la palestra.

    Visto che sai cosa fare, io torno da loro, devo studiare anche io.
    Affermò per poi accelerare il passo, non corse via per non essere troppo scortese, ma il passo era davvero molto frettoloso. Se quel bastardo avesse deciso di catturarla e torturarla, non aveva alcuna possibilità di difendersi. Nemmeno Banner avrebbe potuto aiutarla, sebbene avesse accettato di lavorare lì sapendo di poter contare su di lui. Invece gli eventi glielo avevano portato via, ed era sicura che se avesse parlato seriamente con Lyman l'avrebbe presa per matta. Era sola, fottutamente sola in quella battaglia!
     
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    Rispose perplesso alla sua domanda, aggrottando la fronte e alzando i palmi e le spalle, dando assolutamente per scontato che Sae sapesse benissimo che Thresh aveva come residenza proprio la Sapienza.
    Questa È casa mia, donna.
    Sbuffò, vedendola allontanarsi frettolosamente, per poi tornare alle sue cose e prepararsi al resto dell'allenamento. Mentre Sae scappava terrorizzata, morsa dalla paura e dalla consapevolezza di essere da sola, accelerò così tanto il passo da raggiungere Dalamadur, e per poco non lo urtò di nuovo. Stavolta fu il mostruoso essere a voltarsi verso di lei prima che potessero scontrarsi, e in un primo momento parve sulla difensiva. Vide la sua lunghissima coda scivolare a terra con aria sinistra ma anche molto elegante, era come se sotto quell'ammasso di inquietudine si celasse in realtà una creatura maestosa che era stata tenta in gabbia per molto tempo. Impossibile decifrare il suo sguardo, tanto era inquietante, quindi fino all'ultimo Sae non seppe se stava per ringhiarle addosso o scappare di nuovo. Dalamadur lasciò a terra uno di quei grossi contenitori e con un movimento fluido della mano, sfilò dalla tasca una caramella all'arancia molto zuccherata. Perché un mostro del genere andava in giro con delle caramelle in tasca? Magari erano droghe che Thresh usava per rapire le persone? No, la spiegazione era più semplice, perché la marca di quelle caramelle era rinomata per essere fatta apposta per i bambini: infatti l'incarto per quelle caramelle presentava sempre delle istruzioni per fare degli origami così da riciclare la carta, sensibilizzando i bambini a non buttarla via e restare creativi con la mente. Quello che aveva detto Thresh su di lui era vero: custodiva davvero le mura della scuola e di sicuro il suo aspetto inquietante non era sempre ben visto, quindi aveva quel piccolo gesto, forse l'unico a causa della sua faccia inespressiva, per provare a dimostrare di non avere brutte intenzioni. Di sicuro questo non aiutava granché, ma in un certo senso avrebbe potuto ricordare a Sae l'esperienza con Mike, e che giudicare troppo frettolosamente poteva essere un errore. Dalamadur non attese né un grazie né una risposta, evidentemente non era abituato a riceverne, si limitò a darle quella caramella come gesto di scuse per poi riprendere in mano i suoi strumenti e portarli in palestra. A quel punto sarebbero potuti tornare all'allenamento, e Sae avrebbe notato come nonostante avesse lasciato i suoi ragazzi stanchissimi e sudati, adesso erano invece in forma smagliante, pronti a continuare con gli esercizi nonostante si prospettassero piuttosto impegnativi. Quando arrivarono prima Dalamadur e poi Carnovash, i ragazzi si divisero in gruppi in modo da gestire meglio lo spazio. Nessuno sembrava spaventato da quelle macchine della tortura inquietantissime, o meglio c'era un timore di fondo nei loro occhi tipico di chi sapeva cosa li aspettava, ma nessuno si tirava indietro. Era come se Thresh avesse promesso loro la vittoria più gloriosa dietro la giusta dose di sofferenza, e nessuno si tirava indietro. non che quelle macchine fossero particolarmente nocive, ma sembravano decisamente dolorose. Era come fare esercizi in palestra ma con condizioni più estreme. Se Sae fosse però riuscita a superare la sua preoccupazione materna, ci sarebbe stato un discreto spettacolo anche per una donna sola come lei. Forse li vedeva come figli, ma quei ragazzi erano tutti prossimi alla maturità, e alcuni erano anche più grandi. I loro fisici erano scolpiti, perfetti, e se non lo erano ci andavano maledettamente vicini. Lancillotto aveva perso la maglietta già da tempo e lui tra tutti sembrava il più maturo: larghe gocce di sudore scendevano sul suo volto e scandivano ogni singolo addominale della sua pelle olivastra mentre tentava di non lasciarsi sfuggire gemiti imbarazzanti. Artù invece aveva solo la casacca leggermente alzata, e spesso Nefertiti gliela rimetteva a posto per gelosia, cosa che non gli impediva di mettere in evidenza le sue braccia possenti mentre sollevavano i pesi. Perfino Mike, da ragazzo poco prominente stava iniziando a sviluppare un fisico visibilissimo attraverso la casacca sudata che gli si stava asciugando addosso, e grazie al suo potere stava perfezionando quella mostruosità di muscoli che aveva prima raggiungendo uno spettacolo più equilibrato. Anche Morgana, nel suo, faceva sfoggio della sua atleticità di donna mista ad una muscolatura sviluppata per la sua figura slanciata, e non aveva timore di scoprire la pancia mentre faceva esercizi, attirando spesso l'attenzione degli altri ragazzi. Perfino Renekton, per mostrare agli alunni come eseguire gli esercizi correttamente, si era liberato della madonnina di Milano mettendo in mostra le sue scaglie ventrali, più scure sul petto e sugli addominali tanto che lo facevano apparire come se avesse un corpo villoso, e più tra tutti metteva in mostra il fisico estremamente allenato sotto sforzo, gonfiando i muscoli squamati del collo, delle braccia e del petto dimostrando una forza sovrumana. Era ovvio che Banner non fosse l'unico in quella scuola a nascondere un certo fascino.
     
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    La scuola era la residenza di Thresh? Quella era una notizia che la scoraggiò non poco. In pratica qualsiasi cosa facesse in quella scuola lui sarebbe stato sempre lì comunque. Camminava così in fretta che quando arrivò vicino a Dalamdur lui si voltò verso di lei, quasi come se si sentisse attaccato, ma non percepì movimenti bruschi da parte sua. Vide che prese una caramella e gliela porse, facendole assumere un espressione sorpresa. Lo guardò come se avesse appena compreso il linguaggio di un animale esotico. Accettò la caramella e gli fece un piccolo cenno del capo.
    Grazie.
    Continuò a camminare al suo fianco tornando dai ragazzi che ripresero subito con i loro allenamenti. Non sapeva ancora come decifrare quella creatura, ma almeno se lo avesse incrociato nella scuola per sbaglio sapeva di non doverlo temere. Sae non riuscì a nascondere un pochino di apprensione nel vedere quei giovani alle prese con quei strani macchinari, ma non osò interrompere o fare domande stupide. Fin quando venivano seguiti in modo che non strappassero muscoli o si facessero male, se lo faceva andare bene. Inizialmente si limitò a guardarli sfogliando di tanto in tanto i documenti per memorizzare le qualità dei giocatori. Poi passeggiò fra di loro dando una mano, per quanto potesse essere di aiuto una come lei. Sorrise sotto i baffi nel vedere Nefertiti che copriva il suo fidanzato per non mostrare troppo del suo fisico allenato. Era incredibilmente tenera, perché diamine era la beniamina di quel bruto? Passando fra di loro, iniziò a notare quanto fossero prestanti, non erano dei semplici ragazzini del liceo che facevano le ore di educazione fisica. Erano dei veri e propri atleti ed anche lei riuscì ad apprezzare la visione di questi giovani prestanti. Non riusciva ancora a considerarli al pari di un uomo sexy, era ancora troppo legata a Jacob, e loro erano troppo giovani per attirare un interesse più "lascivo", questo però non valeva per Renekton che invece era una magnifica creatura esotica. Non aveva mai collaborato da così vicino con degli ibridi, e doveva ammettere che senza maglia, poteva vedere la bellezza della sua natura squamata. Nonostante avesse la testa di un rettile, il suo fisico era praticamente perfetto, trasudava virilità e forza, lui non sudava, ma le sue scaglie lisce lo rendevano i suoi muscoli ipnotici. I suoi pettorali gonfi le ricordarono vagamente quelli di Banner e si ritrovò a ricordarsi la loro notte di passione, di quanto era diverso un corpo muscoloso e forte di un combattente. Le sembrava di avere caldo e dovette abbassare la zip della giacca fin sotto lo stomaco. Erano un gran bel vedere, non poteva negarlo, perfino le ragazze erano in forma, e non riuscì a fare a meno di mettersi in confronto a loro. Nefertiti soprattutto aveva delle forme perfette, era soda, atletica, ma anche formosa, lei invece era solo magra, era sicura che se avesse provato a pizzicare la pancia di Nefertiti, sarebbe stata soda di acciaio, mentre la sua era morbida. Sae era un fiorellino delicato, era già tanto che non le erano apparsi dei lividi lì dove l'aveva stretta prima Dalamadur. Si avvicinò a Nefertiti, rendendosi disponibile per aiutarla. Visto che era femminuccia, immaginò che avrebbe preferito che fosse lei a toccarla e non qualche compagno di classe che non fosse Artù. Nefertiti dapprima la guardò sorpresa, poi accettò, chiedendole di aiutarla con gli addominali mentre attendeva il suo turno alla prossima macchina di allenamento. Si posizionarono per terra, e quando Sae posò le mani sulle caviglie della ragazza, venne investita da dei ricordi molto frammentati, tutti però avevano una sensazione di profonda solitudine, di paura e dolore. Vide un uomo, delle ragazze che morirono fra le sue braccia, dei macchinari da laboratorio, un lettino di ospedale. Capì che Nefertiti era fuggita da un posto dove aveva sofferto molto, aveva avuto l'infanzia da randagia. Adesso però la percepì molto più serena, felice. Capì che non era malvagia, ma continuava a non capire cosa la legasse a Thresh al punto da imitare il suo cappotto. Dovette staccare le mani da lei un momento, sorprendendo Nefertiti che le chiese se andasse tutto bene. Sae dissimulò con un sorriso, tranquillizzandola. Nefertiti capì che era successo qualcosa, ma non sapeva ancora cosa, poi però fece spallucce ed iniziò i suoi esercizi ginnici.
     
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    Il piccolo momento di complicità che si era formato tra Sae e Nefertiti accese un sorrisetto compiaciuto sul volto del professor Carnovash, non gli dispiaceva l'idea che quelle due legassero un pò, anche se percepiva nello sguardo della sua diletta una punta di gelosia. Un sentimento più che apprezzato da un uomo come lui, ma pericoloso vista la sua giovane età. Gli allenamenti andarono avanti a lungo e l'ora si fece tarda, quei ragazzi si erano allenati per cinque ore consecutive senza fermarsi praticamente mai e avevano un aspetto semplicemente distrutto. Prima di terminare ufficialmente l'allenamento, si misero tutti in riga di fronte alla squadra di professore che li aveva assistiti, e li salutarono e ringraziarono con un inchino profondo e solenne. In quella scuola erano davvero disciplinati, l'orgoglio del buon Caius, c'era poco da dire. A quel punto i ragazzi si lanciarono verso gli spogliatoi a caccia di una doccia rinfrancante. Il bagno era unisex, come quasi tutti quelli delle accademie più sofisticate, quindi Sae avrebbe molto probabilmente assistito allo spettacolo di Artù che provava a convincere Nefertiti ad andare con lui, ma chissà quando si sarebbe sentita pronta a spogliarsi davanti a qualcuno che non fosse lui, Morgana o Thresh. Carnovash si avvicinò ai due, promettendo al ragazzo che ci avrebbe pensato lui a tenere d'occhio Nefertiti mentre gli altri si facevano la doccia. Renekton e Dalamadur pensarono a sistemare l'attrezzatura, ma il grosso sparì dalla lanterna di Thresh com'era successo poco prima. La serata era stata stancante e impegnativa, ma estremamente produttiva. Dopo che quasi tutti i ragazzi furono fuori, Sae non sarebbe riuscita più a vedere Dalamadur: era scomparso nel nulla. Renekton si preparò a smantellare tutto, mentre Thresh e Nefertiti si avvicinavano alle docce, dove la ragazza avrebbe potuto darsi una lavata adesso che tutti gli altri erano andati via.
    Grazie ancora per la sua disponibilità professoressa Klein, gli allenamenti possono sembrare noiosi ma poi quando in partita si vedono i frutti ne sarà valsa la pena.
    Commentò l'alligatore, distraendola senza volerlo dall'inquietante scenario di un professore che accompagna alle docce una delle sue studentesse. Molto sconveniente, volendo pensare maliziosamente.
    Le farò sapere quando ci sarà il prossimo allenamento, lei non si preoccupi: qui di solito chiude tutto Carnovash, non serve che resti. Raccolga pure le sue cose e buonanotte.
    Renekton non si fece troppe domande, e lasciò lì la professoressa senza nessuna preoccupazione, conscio che probabilmente Sae non avrebbe ficcato ulteriormente il naso. Tutti avevano notato quanto la spaventasse Thresh, ma se avesse trovato il coraggio di tornare dentro, approfittando di essere lontana da occhi indiscreti, avrebbe potuto assistere ad una scena piuttosto interessante. Thresh aveva preso da parte Nefertiti, senza preoccuparsi di chiudere le porte degli spogliatoi, tanto non ci sarebbe stato nessuno a quell'ora a disturbarli. Era ovvio che si trovava lì per parlarle delle novità riguardo Sae e le cose che le aleggiavano intorno, ma volle comunque prenderlo alla larga quell'argomento, un pò come se volesse godersi lo spettacolo della sua protetta che si spogliava e si lavava davanti a lui mentre chiacchieravano.
    Le cose con Artù vanno alla grande, eh? Direi che è diventato bravo a nascondere le stragi di cuori che fa in giro... chissà alla Oxford come vanno le sue conquiste...
    Ridacchiò malizioso, tenendo le braccia conserte e la schiena contro il muro vicino a Nefertiti. Si divertiva a punzecchiarla perché sapeva quanto qla ragazza fosse gelosa delel sue cose, dato che era abituata a non averne.
     
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    Mentre faceva esercizi Nefertiti, Sae provò a sondare ancora la ragazza, cercando dentro di lei i possibili sentimenti che la legassero al professore, ma per riuscirci doveva fare in modo che pensasse a lui. Ogni tanto lanciava una occhiata a Thresh per assicurarsi che stesse abbastanza lontana da lei, e si accorse che ghignò divertito nel vederla interagire con la sua prediletta. Di nuovo quello strano sorriso inquietante, perché la stava guardando? Non si accorse di aver stretto un pochino di più le caviglie di Nefertiti, e lei si ritrovò a ridacchiare un pochino divertita, si era sentita gelosa di lei, ma percepì perfettamente il timore che Sae aveva verso il professore.
    Non hai motivo per avere paura di lui.
    Esordì Nefertiti, forse perché le dispiaceva che lo vedessero come un spaventoso colosso, infondo per lei era stato il suo salvatore, era stato colui che le aveva cambiato la sua vita in meglio. Era solo il suo aspetto a renderlo inquietante, e lei era riuscita a passarci sopra. Sae si voltò verso di lei, guardandola sorpresa ed un tantino allarmata: quindi era così tanto evidente? Doveva esercitarsi di più a nascondere le sue emozioni.

    Io invece penso proprio che i motivi ci siano eccome.
    Le venne spontaneo risponderle in quel modo, perché fu mossa dal desiderio di distruggere l'immagine idilliaca che aveva di lui. Nefertiti invece si ritrovò a ridere di nuovo fermando un momento i suoi esercizi.

    Ma no! E' solo uno spilungone con il gusto dell'orrido, ed anche un pervertito. Non è mica un mafioso o uno scienziato pazzo!
    Le ultime due parole le disse con particolare disprezzo, che Sae riuscì a comprendere perfettamente dato i ricordi che aveva adocchiato. Ed a proposito di ricordi, parlando di lui, riuscì a percepire il suo immenso affetto che aveva per quell'uomo, e le dispiaceva perché secondo lei stava amando una persona pericolosa.

    Ma è un bruto! Protestò Sae, non alzando troppo la voce non voleva di certo farsi sentire da Thresh. Nefertiti si mise a ridere di nuovo.
    Puoi dirlo forte! Affermò divertita.
    Nefertiti conosceva benissimo i modi di Thresh quando lo stizzivano, e quando allenava i ragazzi, non era di certo un dolce paparino che coccolava i suoi pargoli. Si sentì un pochino più tranquilla nello scoprire che a Sae il suo adorato professore non piaceva per niente. Era la prima donna adulta che reagiva in quel modo a lui, le altre per un motivo o per un altro finivano tutte ai suoi piedi. Beh ciò avrebbe anche spiegato perché il labirinto non era riuscita a catturarla. Aveva qualcosa di speciale, ma non riusciva a capire cosa. Decise che avrebbe seguito anche i prossimi allenamenti, così da poterla conoscere meglio e capire cosa aveva colpito Thresh di lei. La giornata di allenamenti proseguì in tranquillità, e quando i ragazzi finirono e salutarono educatamente i professori con un inchino, Sae si sentì così immensamente fiera di loro. Li salutava a sua volta con entusiasmo, dicendo loro che avevano fatto un buon lavoro. Li trovava tutti così adorabili, soprattutto Mike che si era impegnato tanto. Non le piaceva l'idea che i ragazzi e le ragazze condividessero le docce e gli spogliatoi insieme. Avrebbe parlato a qualche responsabile chiedendo perché di quella scelta, e del fatto che in quel modo le ragazze sarebbero state troppo vulnerabili, e i ragazzi troppo stimolati. Nefertiti la pensava come lei, perché attese che finissero tutti quanti di lavarsi, non aveva nessuna intenzione di mostrarsi agli altri. Notò che Thresh la stava accompagnando negli spogliatoi e stava per muoversi verso di loro, ma Renekton la fece fermare poiché la salutò dicendole che poi ci avrebbe pensato Faust a chiudere tutto quanto, non sembrava nemmeno così colpito dal fatto che il professore stesse accompagnando Nefertiti agli spogliatoi.

    Grazie di tutto, sì hai ragione, non vedo l'ora.
    Salutò il sexy alligatore e pensò che forse era ora che andasse via anche lei, ma Nefertiti che entrava negli spogliatoi con Thresh la preoccupava. Non era il caso, insomma che razza di rapporto avevano? Pensò alle parole di Nefertiti che le diceva che non doveva avere paura di lui, ma le venne anche in mente che lo aveva definito "pervertito". No, doveva fare qualcosa, doveva tirare Thresh via da lì, già... si avvicinò verso gli spogliatoi, ma non ebbe il coraggio di farsi avanti, standosene dietro la porta con il pugno alzato per bussare ma non riuscì a farlo. Udì però la voce di Thresh che parlava con la ragazza. E la curiosità ebbe il sopravvento, se avrebbe sentito rumori strani, allora si sarebbe fatta avanti per impedire uno scandalo. Sicuramente se avesse capito che stavano facendo cose immorali avrebbe trovato il coraggio di fermare tutto. Magari stava esagerando, forse Thresh se ne stava seduto in un angolo a parlarle e lei era coperta. Forse stava di nuovo pensando troppo.

    Aargh, ma finiscila! Artù non è una troietta come te! Sa tenersi il pisello nei pantaloni a differenza tua!
    Sae rimase scioccata dal modo confidenziale che aveva di rivolgersi così all'uomo. Ma non aveva paura?

    Che poi porca puttana, chi cazzo ha fatto il suo nome per lo scambio culturale? Sei stato tu? Lo fai apposta! Prima quella missione assurda con Gil e poi il gemellaggio! Se gli succede qualcosa o se mi mette le corna, me la prendo con te!
    Lo rimproverò mentre si spogliava, guardandolo poi in malo modo perché la stava fissando. Non è che si vergognasse ma si aspettava un minimo di ritegno da parte sua. Difatti gli chiese di voltarsi con il gesto di una mano. Sae invece si indignò un pochino per la quantità di parolacce che stava usando. Non ci aveva fatto molto caso dato che parlava davvero poco durante le lezioni.
     
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