Echi sordi

x Doomchan

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    Sae ricevette da Thresh uno sguardo di assoluta sufficienza, come se stesse ascoltando i capricci di un bambino, no anzi forse meno. Non vedeva niente di lucido e di spontaneo nelle parole della donna, era solo divorata dalla paura e da sentimenti che non riusciva a comprendere. Aprì la mano, lasciandosi rubare la fiala rimanendo davanti a lei con quella lanterna davanti al petto deciso ad incalzarla. La sua risposto fu maledettamente deludente, un pò come se non avesse neanche vagamente compreso la gravità della situazione. Thresh fece schioccare la lingua tra i denti, tenendo la bocca semiaperta, poi afferrò la cravatta rossa che aveva sciolto sul tavolo ed iniziò ad armeggiare con essa tra le mani.
    Questi fulgidi cavalieri pronti a morire per ciò in cui credono... incapaci di vedere oltre l'orizzonte... se muori chi speri di salvare? Credi di poter morire pur di rimanere fedele ai tuoi principi? Non valgono niente di fronte al caos... ma visto che sei così sicura di te, sarò ben felice di impartirti un'altra lezione!
    C'era tanta aggressività quanto entusiasmo in quelle parole, Sae oramai aveva visto il suo vero volto, non c'era più bisogno di giocare a carte coperte, quindi senza pensarci due volte la incalzò, bloccandola al muro con la sua inquietante mole, quasi sollevandola da terra semplicemente respirando, mentre con le mani avvolgeva la cravatta intorno ala sua gola, legandola come un cappio. Al di fuori della paura, Sae avrebbe dovuto riconoscere una destrezza magistrale nel nodo, forte come una saldatura e semplicemente inamovibile. Anche senza tirarlo poteva sentire il suo respiro corto, era difficile deglutire e anche parlare. Non era abbastanza stretto per bloccarle il fiato o impedirle di muoversi, ma bastava un solo strattone per spezzarle ogni respiro, e Thresh ovviamente si assicurò di avvolgere l'altra estremità della cravatta al suo pugno, improvvisando un doloroso e malefico collare. Per qualche strana ragione, oltre a sentirlo stretto, Sae lo avrebbe percepito anche pesante, come se intorno al suo collo ci fosse una catena e non una mera cravatta, forse era colpa della fiala legata poco più sotto rispetto al nodo che la stringeva: Thresh l'aveva legata a Sae insieme alla cravatta, come se fosse la medaglietta di una bestiola, e che volendo la donna poteva estrarre in qualsiasi momento, stappare e bere tutta d'un fiato. Dopo averla legata, Thresh si allontanò di colpo facendola ricadere a terra, ma per impedirle di toccare il terreno, inginocchiarsi o stare troppo tranquilla sollevò il braccio destro in modo che rimanesse sempre a metà tra il soffocare e il toccare terra, così da poterla zittire una volta per tutte. Ammirò lo spettacolo e se ne compiacque, quell'espressione aggressiva lasciò spazio ad un ghigno malefico, e con l'ennesimo strattone Thresh la costrinse ad inginocchiarsi davanti a lui, riducendola ad un cane da caccia.
    Bene... adesso se hai finito di pensare al tuo stupido orgoglio, fammi vedere dove hai visto l'ultima volta lo spirito che ti ha attaccato... voglio sapere tutto, ogni minimo dettaglio. Non scioglierò quel nodo finché non avrò salvato il mio alunno. E se non sarai utile ti farò bere quella fiala a forza. Ti ho chiesto se volevi collaborare, ma non ho mai detto che senza il tuo aiuto avrei rinunciato... ricordalo bene, meine kleine Sae...
    Si sarebbe quindi lasciato guidare da lei, prestando molta attenzione ai dettagli senza nascondere minimamente la soddisfazione di tenerla al guinzaglio in quel momento, lanciandole sorrisi malefici ad ogni respiro, ad ogni dolente carezza che avrebbe concesso al suo martoriato collo ed ogni spasmo di disappunto derivato dai strattoni. Gli aveva detto che avrebbero collaborato, ma non che sarebbe piaciuto ad entrambi. Non allo stesso modo.
     
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    Sae e Tresh avevano due punti di vista agli antipodi, e così come lei non riusciva a comprendere i ragionamenti del professore, allo stesso modo lui non avrebbe compreso le sue ragioni. Sae era lucidissima, aveva calcolato tutti gli avvertimenti di Banner, e ci aveva aggiunto le sue esperienze avute con il cubo. Se quella roba aveva lo stesso tipo di energia, era ovvio che avrebbe vissuto altri tipi di guai della stessa risma. Non rispose alle provocazioni di Thresh, era sicura di ciò che stava dicendo, e non si sentiva affatto puerile nelle sue decisioni. Impugnava la sua convinzione come un arma per fronteggiare quell'inquietante uomo. Purtroppo la sentì venire un pochino meno quando lui la incalzò anche fisicamente, spingendola al muro. Sae rispose con un gridolino spaventato, sollevano le mani istintivamente per difendersi, piazzandole contro il petto o il ventre (a seconda di quanto si era abbassato) per spingerlo via, ma era come se cercasse si spingere via una parete solida. Tremava perché era ben consapevole che per lui sarebbe bastato uno schiocco di dita per distruggerla, probabilmente bastava anche solo caderle addosso. Lui intanto le mise quella cravatta attorno al collo stringendola per spezzarle il fiato. La tenne in alto strozzandola con quel mero pezzo di stoffa, facendole sentire quanto fosse inerme. La faccia le divenne rossa per la mancanza di ossigeno e per la rabbia. Stringeva i denti e con tutta l'adrenalina che aveva in corpo, lo fulminò con uno sguardo furente. Era nettamente inferiore, ma lo guardava come se fosse la feccia del mondo. Alla fine la lasciò cadere a terra, dove tossì violentemente e cercò di allargare un poco il cappio con le dita per tornare a respirare. Quando recuperò l'ossigeno, le scappò una piccola risata nervosa, spaventata, tremava vistosamente: era chiaro come il sole che era terrorizzata, ma lottava strenuamente non con la forza ma con il suo animo.
    Cos'è questo? Un collare? Così che tu abbia l'illusione di essermi superiore? Sei solo un bullo! Uno schifoso bullo che non è mai cresciuto!
    Non le importò se sarebbe arrivato uno nuovo strattone per zittirla, o uno schiaffo o chissà qualsiasi altro gesto violento che le avrebbe dato ragione. Se lo avesse fatto, sarebbe stata lei a ghignare dolente ma soddisfatta. In ogni caso, avrebbe puntato il dito verso la camera da letto, per fargli capire dove aveva visto l'ultima volta lo spirito. Voleva mostrargli di essere più matura, non avrebbe quindi taciuto ciò che era successo.

    Si è introdotto in casa aprendo la finestra della camera di mia figlia. La carezzava, mentre lei dormiva, come se ne fosse intenerito. Quando sono entrata io, sembrava volermi far capire che non volesse farmi del male, ma quando ha visto il cubo, è cambiato. L'ho attirato fuori dalla camera di mia figlia portandolo nella mia, e lì mi ha aggredita. Non so esattamente cosa sia successo, ma quando ho provato a respingerlo, il cubo mi ha trasmesso dell'energia che mi ha permesso di intrappolarlo dentro al letto. Tu riesci a vederli? I segni intendo.
    Se glielo avesse permesso, mentre glielo raccontava Sae avrebbe tirato via le lenzuola dal letto, giusto per non fargli vedere la quantità di fluidi che le aveva macchiate. Voleva essere sicura che non si sarebbe distratto e che avrebbe cercato i segni magici, quei strani simboli che sembravano una sorta di sigillo.

    Tu pensi che fosse Mike? Se fosse davvero lui, cosa gli è successo? Perché ha subito quella mutazione? Come ha potuto il cubo influenzarlo se ce lo avevo io? Lo avevo tenuto con me, proprio per non fargli accadere nulla, ed invece ha continuato a subirne gli effetti. Perché?
    Stringeva le braccia conserte, ma le sue dita tormentavano la stoffa del suo accappatoio. Non poteva credere che quella creatura fosse stata Mike, che fosse cambiato così tanto. Lo aveva lasciato con un sorriso, promettendogli di vedersi il giorno dopo ed invece si era lasciato corrompere a quel modo? Perché? Non le aveva manco dato il tempo di vedersi, perché il cubo lo aveva influenzato così tanto? Jacob era stato paziente con lei, se fosse stato influenzato da lui, non avrebbe dovuto impazzire dopo poche ore. In cuor suo pregava che potessero salvarlo che potesse tornare come era prima.
     
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    Doveva ammetterlo: vederla terrorizzata e al tempo stesso decisa a battersi con tutte le sue forze, era davvero uno spettacolo inebriante per Thresh. Riusciva a sentire quanto pure fosse il suo odio, un sentimento veramente, veramente raro e prezioso, anche per questo non esagerava troppo: non poteva permettersi di romperla con così poco. Sarebbe stato un peccato. Quindi ogni volta che lei ruggiva e digrignava i denti, lui sorrideva soddisfatto, facendole capire chiaramente che in realtà il suo disprezzo era proprio ciò che desiderava. Come frustare un masochista... povera Sae. Lo sguardo che le fece dicendogli che era solo un bullo che pensava di essere superiore a lei, sembrava una tacita risposta per farle capire che lui era superiore eccome, semplicemente si divertiva a dimostrare il contrario. Che gusto ci sarebbe stato altrimenti. Nessuna risposta a quello dunque, solo l'ennesimo strattone che avrebbe agitato i suoi bei capelli e forse anche quello stracci che aveva addosso. Scuotendola come un canarino dentro la gabbia l'aveva sicuramente sconquassata per bene e si era gustato un pochino il suo corpo, che per quanto esile risultava maledettamente affascinante, specialmente quando mezzo nudo. Ma non era lì per piacere, purtroppo, quindi doveva andarci piano. Almeno per ora. Si concesse un ultima risatina prima di tornare vagamente più serio, lasciandosi guidare da lei verso la camera dal etto. Divenne particolarmente silenzioso mentre la donna gli spiegava cos'era successo, e quella dettagliata ricostruzione veniva spezzata solo dal leggerissimo tintinnare dei ganci appesi ai capelli dell'omone di fianco a lei, come una sinistra nenia che le ricordava sempre in compagnia di chi fosse, come se non dovesse mai dimenticarlo. Una volta davanti al letto, Thresh si avvicinò ad esso senza mai lasciare la presa da Sae, strattonandola anche quando dovette chinarsi per avvicinarsi al materasso, per poterlo osservare meglio. Lo esaminò con grande attenzione: non aveva quella sua espressione beffarda, l'indagine di quell'uomo era seria, sarebbe stato difficile riconoscerlo in quel contesto.
    No, non vedo niente. Ma sento che c'è qualcosa... come un istinto.
    In effetti, dopo quello che era successo la sera scorsa, neanche lei riusciva a vedere niente a proposito di quei segni misteriosi. Non le impedì di tirare le coperte, ma rimase con la cravatta saldamente in pugno non perché temesse di perdere il controllo, ma per non farla sentire mai veramente libera. Tirare via le lenzuola mostrò la macchia di sangue e appena la vide, Thresh iniziò ad inspirare con molta più attenzione, cercando di capire se fosse vero sangue o solo un prodotto di qualche apparizione. Allungò una mano per poterlo toccare, e si rese conto che non era assolutamente secco, come se qualcuno avesse appena sanguinato proprio in quel momento. E infatti, rispetto a quella mattina, la macchia si era allargata. Mentre le dita insanguinate del professore risalivano il suo corpo, così che Thresh potesse esaminarle da vicino, riprese a parlare.
    Il cubo non è una lampada magica dei desideri... è uno strumento che collega due parti. Stabilisce una connessione. Ciò che ha comunicato con te potrebbe non essere la stessa cosa che ha comunicato con Mike. Tuttavia l'obbiettivo è palesemente lo stesso...
    Aprì la bocca, lentamente, avvicinando le dita alla propria lingua, ma senza tirarla fuori. Sae ebbe l'impressione che quella testa potesse spalancarsi mostruosamente da un momento all'altro, ma rimase ferma in quel limbo di inquietudine e sensualità, quasi come se stesse cercando di sedurla ma in realtà Sae non aveva la minima attenzione da Thresh in quel momento. Leccò il sangue e lo succhiò, chiudendo gli occhi e assumendo un'espressione prima meditabonda, poi goduriosa, infine sofferente, tutto senza emettere un fiato, come un film muto. Liberò le labbra ancora sporche di saliva e non riaprì gli occhi mentre parlava, come a voler tenere quelle sensazioni il più solide e chiare nella sua mente, senza contaminarle.
    Quanto dolore... Mike aveva capito che non lo avresti mai ricambiato. Pensi che i ragazzi siano stupidi, Sae? Non hai rispetto per loro... voleva solo amarti, sinceramente, ed era disposto a tutto per dimostrare che era davvero il marito di cui avevi bisogno. Aveva visto che ti stavi nascondendo nelle forti braccia di Banner, e si è sentito inferiore. Voleva renderti forte, ecco quale era il suo desiderio, e voleva essere lui a proteggerti. Lo ha fatto alla fine, anche se te lo sei preso con la forza, lui voleva farlo con l'amore ma tu non lo hai ricambiato. E nonostante fosse solo per resistere al piacere che Banner poteva darti, lo ha accettato lo stesso. Lo hai divorato per resistere al tuo nuovo amante, ma a un certo punto sia lui che tu avete raggiunto il limite. Quanta passione ragazzo mio...
    Sembrava... commosso? Quel nodo alla gola era difficile da confondere, e ancora di più da immaginare su un uomo del genere. Sembrava quasi che stesse narrando le nobili gesta di un campione oramai caduto. In pratica Mike aveva cercato il potere per poterla difendere, per aiutarla, ma invece che venire accettato come un paladino era stato intrappolato. Nonostante ciò, pur rimanendo un mero spirito intrappolato, Mike non aveva smesso un solo istante di sostenere il suo amore per Sae, anche mentre si scopava un altro uomo davanti a lui, il ragazzo aveva sostenuto, protetto e lasciato il suo potere a Sae. A quel punto Thresh riaprì gli occhi e li puntò verso la donna. La fulminò con lo sguardo, concedendole finalmente una punta di disprezzo che assai di rado concedeva agli altri. Solo in futuro Sae avrebbe scoperto quanto difficile era tirare fuori quel sentimento al professore. La tirò a sé con quel collare, spezzandole il fiato e avvicinandosi troppo alla sua faccia, tanto che Sae poteva sentire il suo respiro. Respiro? No, quel non morto non respirava. Era la sua... aura? Qualcosa di tangibile, di caldo, inebriante e al tempo stesso terrificante. Una pressione energetica colossale, diverse volte superiore a quella di Banner e che veniva difficile anche solo da concepire per una mente umana.
    Non ti avrei perdonato se avessi fatto del male ad uno dei miei ragazzi... ma per tua fortuna sei troppo debole per prosciugarlo, e l'amore che prova per te lo ha tenuto in vita. Ma quel sangue è il segno che il tempo sta finendo. Quindi ora devi liberarlo.
    Una richiesta più che ragionevole... ma come? Sae non aveva il cubo, né tanto meno l'ausilio di Banner. Non aveva neanche la minima idea di come era riuscita ad intrappolarlo lì, figurarsi liberarlo. Ultimo, ma non meno importante, Sae non vedeva quei sigilli che prima erano evidenti sul suo letto, segno che anche lei, in qualche modo, si era indebolita. Come potevano aiutare il povero Mike?
     
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    Una volta scoperto il letto, con orrore si accorse che i segni non c'erano più, e come se non bastasse la macchia di sangue non si era asciugata, anzi, sembrava che il suo stesso materasso stesse sanguinando. Guardò con apprensione i gesti di Thresh mentre saggiava il sangue e cercava di capirci qualcosa. Nel frattempo le aveva spiegato che il cubo era uno strumento che legava due parti, che stabiliva una connessione, e che probabilmente ciò che aveva comunicato con Mike gli era rimasto attaccato come una zecca. Ma possibile che fosse stato davvero Jacob? Che aveva provato ad inserirsi nel corpo di Mike? Non era giusto! Prendersi il corpo di un altro ragazzo, privarlo della sua vita pur di avvicinarla, era sbagliato. Attese con il cuore in gola, fissando il materasso, poggiandoci una mano sopra, sentendosi sempre più addolorata. Gli occhi le si inumidirono mentre Thresh le diceva ciò che aveva temuto di più.
    No, no... non è giusto! mormorava mentre veniva a sapere che quella creatura era Mike, che credeva di essere Jacob, e lei lo aveva ferito profondamente facendo sesso con Banner, e lui l'aveva sostenuta anche in quel momento. Dio quanto era stata sciocca!
    No, no! Mike! Ti prego!
    Nemmeno lo guardava più a Thresh, non gliene fregava niente del suo disprezzo, di cosa la stava accusando. Grattava la superficie del materasso come se avesse voluto tirarlo fuori da lì fisicamente con la forza, sentendosi sempre più inutile e stupida.

    MA CHE NE SAI TU? Che ne puoi sapere tu di cosa sia successo! Non riusciva a comunicare con me, ci aveva provato e poi è stato plagiato dall'entità che l'ha ingannato! Lo ha trasformato in un mostro, ed avrebbe ucciso me e poi anche Aurora! E' colpa tua! Dovevi proteggere Mike! Andava bene che volessi farla pagare a me, ma da quando hai saputo che lo aveva preso Mike il cubo, dovevi curarti di lui! Invece lo hai abbandonato al suo destino! Come avrei mai potuto sapere io cosa gli stava accadendo? Come avrei mai potuto capire, ma tu sai tutto! Tu hai sempre saputo tutto e vuoi dare la colpa a me di tutto ciò che è successo! Io sono una vittima, esattamente come lo è stato Mike! Lui non centrava niente! Lui è innocente! Lui non meritava nessuna crudele lezione! Lui ti adorava, ti stimava e hai lasciato che venisse corrotto!
    Sputò tutto ciò che provava, l'odio verso Thresh, il senso di colpa che la straziava per il dolore che aveva dato a Mike. Lei voleva aiutarlo ed invece lo aveva condannato. Salì sul letto, poggiando le mani su di esso, non riuscì più a trattenere le sue emozioni, finendo per piangere, bagnando il letto con le sue calde lacrime. Se avesse capito, se avesse saputo che era Mike, si sarebbe lasciata stuprare, ed avrebbe cercato di salvarlo in quel modo. Aveva creduto che fosse stato uno spirito maligno, dopotutto quando lo aveva fermato, era riuscita a passare il suo corpo come se fosse stato fatto di ectoplasma.
    Invece di sparare cazzate, dimmi cosa devo fare! Dimmi come posso liberarlo!
    Usava un tono di rimprovero, per Sae quello che aveva fatto un guaio era proprio lui, Thresh. Sae avrebbe fatto di tutto per aiutare Mike, anche per lei i suoi studenti erano preziosissimi. Chiuse gli occhi, sebbene ogni tanto un singhiozzo sconquassava il suo torace. Cercò di concentrarsi al massimo, cercò di connettersi a lui, continuando a carezzare il materasso come se fosse lui stesso.

    Mike... vieni da me, perdonami, io non avevo capito... Mike...
    Inspirò aria avidamente, ed espirò con forza, cercò di usare i propri poteri, attingendo a tutta la sua esperienza, cercando di sforzarsi con tutta se stessa. Anche a costo di provare dolore, avrebbe cercato di concentrare i suoi sensi su Mike, sulla creatura che aveva esorcizzato. Cercava la sua voce, la sua presenza. Era sicuramente un male, dato che in quel modo stava praticamente mostrando a Thresh cosa sapesse fare, che sapeva connettersi alle anime, in un modo che probabilmente nemmeno riusciva a concepire.
     
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    La risposta di Sae riuscì ancora una volta a tirare fuori quello sguardo cupo da Thresh, ma non per le accuse che gli stava lanciando, no. Che valore potevano avere? Non lo stava ferendo, in nessun modo, né stava attirando la sua ira per il modo in cui diceva le cose, e per come lo disprezzava. No ,ad accendere l'ira di Thresh era il fatto che considerasse tutto quello che era successo come uno scherzo crudele, un destino avverso, una prova finita male. Stava spuntando sul sacrificio di Mike, sui suoi sentimenti sinceri, su ciò che era diventato per lei. E questo non poteva accettarlo. L'estremo sacrificio, la devozione fino alla follia, questo era ciò che Thresh venerava, e Mike lo aveva incarnato alla perfezione! Quella donna non aveva nessun diritto di disprezzare qualcosa di così puro e meraviglioso. La risposta del professore fu netta dunque, e anche se non alzò la voce scandì bene ciò che diceva, tenendola stretta per la cravatta per impedirle di allontanarsi.
    Corruzione? Cosa ne sai tu, di corruzione! E' un mostro e allora non merita amore? Anzi... il fatto che per amore sia diventato un mostro, lo rende ancora più bello! Ma a te interessavano solo gli addominali scolpiti del buon Banner, nascosto dietro i suoi occhialoni da bravo ragazzo. Mike ha fatto la sua scelta, se avesse chiesto a me e non al cubo di diventare l'essere perfetto per amarti lo avrei fatto io stesso, non è un caso, non ho lasciato che succedesse, è esattamente quello che voleva Mike.
    A quel punto lasciò la presa della cravatta, e la vide correre sul materasso alla ricerca disperata di un modo per liberarlo. Neanche quello sapeva fare? Aveva fatto un danno enorme e non aveva idea di come risolverlo. E aveva anche il coraggio di rifiutare la generosa offerta di Thresh, per la loro alleanza? Non volevano forse la stessa cosa? Con uno sguardo colmo di delusione ,e disprezzo, Thresh strinse la mano ora vuota, che prima teneva stretto quel crudele collare. Per quanto si sforzasse, fino a piangere, fino ad arrossarsi gli occhi per la disperazione, Sae non sarebbe riuscita a sentire niente. Lo aveva sigillato quando i suoi poteri erano affinati, e adesso invece lo aveva quasi prosciugato, quindi percepirlo attraverso le sue abilità spiritiche era pressoché impossibile.
    E tu invece? Cosa volevi? Volevi morire... ti saresti uccisa lasciando quel poveretto dentro questo letto fino al suo ultimo istante. L'orgoglio ti avrebbe portato ad abbandonare uno dei tuoi alunni. E questo IO non lo farei mai. Per questo le tue accuse non hanno valore per me... non valgono niente. Tu moriresti per il tuo orgoglio, ma non per i tuoi studenti. Ecco il motivo per cui ti tengo al guinzaglio: non perché sono più forte, ma perché non sei degna di rispetto...
    Le mani del professore tremarono. Se Sae pensava che quell'uomo non avesse istinti omicidi, si sbagliava di grosso. In quel momento sentiva un forte, fortissimo desiderio di farle del male. E se non riusciva a percepire lo spirito di Mike, Sae sarebbe invece riuscita a sentire lo spirito di Thresh. Voltandosi verso di lui, avrebbe visto qualcosa di così distante dall'umano da non sembrare neanche reale: quella giacca nera terrificante era l'unico involucro che teneva assieme una fiamma spettrale oscura, informe. Mani e gambe coperte di ossa acuminate e grige parevano simulare una tetra armatura, mentre quella maschera scheletrica terrificante copriva completamente il volto del professore. Poteva sentire i suoi pensieri in quel momento: avrebbe voluto prenderla per il collo e morderla fino a strapparle la gola. Avrebbe voluto scoparla a sangue fino a farle dimenticare la forma del corpo di Banner e invocare il perdono di Mike. L'avrebbe lasciata morente sul letto a coprire il suo sangue, così che sarebbe riuscita a liberare Mike a forza, oppure avrebbe per lo meno fatto ammenda. La bocca del professore era spalancata a quel punto, ed emanava una fiamma verdastra intensissima. Anche se l'apparizione di quello spettro verde era passata, l'istinto omicida del professore non era affatto sparito. Chiuse gli occhi, serrando i denti con disprezzo, portandosi una mano sulla faccia per darsi una calmata.
    Bevila. Se è vero quello che pensi, se credi davvero di essere migliore di me, bevila. Bevi. La. Fiala.
    Scandì le parole, puntandole la fiala alla gola, e ogni volta che tuonava un concetto puntava l'indice verso di lei. A quel punto non era più una questione tra loro due, ma solo di salvare Mike. Ucciderla non avrebbe aiutato il giovane, stuprarla non era un'opzione accettabile... avrebbe voluto farla soffrire, ma non c'era tempo sufficiente per amplificare i suoi poteri attraverso il dolore. Serviva una forza concentrata, una volontà sua. Se la obbligava a prendere la fiala, non avrebbe funzionato. Doveva essere lei a volerlo. L'aveva detto lei stessa dopotutto, no? Poteva fare qualsiasi cosa per salvare uno dei suoi studenti. Era il momento di dimostrarlo.
    Indipendentemente di chi sia la colpa, e di cosa abbia provocato tutto questo, adesso dobbiamo salvare Mike. E solo tu puoi farlo. Allora FALLO!
     
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    Ancora una volta Thresh non riusciva a comprendere i sentimenti di Sae. Sapeva che i sentimenti che diceva di provare Mike non erano veri, non erano sinceri. Se avesse detto che la amava in quanto Mike, gli avrebbe creduto, ma le aveva detto che aveva il cuore di Jacob, che la amava perché aveva i suoi ricordi. Questo era sbagliato! Perché non era amore, era un inganno. Mike avrebbe dovuto sviluppare da sè i suoi sentimenti, non dovevano essere forzati dal cubo. Era questo che non riusciva a perdonare a quell'oggetto. La cravatta stretta attorno al suo collo le impediva di rispondergli, di gridargli di tacere! Non era vero ciò che stava dicendo, non sopportava che la etichettasse come una donna sciocca, e soprattutto non sopportò che insultasse Mike e Banner in quel modo. La rabbia fu talmente tanto profonda che si ribellò dandogli un ceffone, in apnea ma glielo diede con forza e sebbene lui non potesse sentire nulla se non una carezza, doveva aver percepito l'indignazione che la mosse. Lei aveva cercato l'aiuto di Banner in quel modo proprio per essere di aiuto a Mike ed alle vittime del cubo.
    Tu non sai niente di noi!
    Lo disse con la voce ancora strozzata e con la gola che bruciava, ma voleva assolutamente fargli capire che le cose non erano così semplici come apparivano.

    E' proprio l'esatto opposto stronzo!
    Rispose di getto, fra una tosse e l'altra, quando la accusò del fatto che fosse morta per orgoglio e non per i suoi studenti. Lo stava odiando profondamente, non aveva mai odiato qualcuno così tanto come stava facendo con Thresh. Avrebbe così tanto voluto il potere di zittirlo, di fargli del male, così che capisse che tutta la sua forza e la sua arroganza erano solo parole al vento, che non aveva proprio assimilato niente della filosofia dell'essere una guida. Lei sarebbe morta per i suoi studenti, e non per orgoglio, perché chi pecca di tale cosa erano proprio le persone come Thresh. Lo dimostrava il modo con cui la teneva al guinzaglio, perché la verità era che le parole di Sae gli davano fastidio, perché andavano a scavare in ciò che lui aveva sempre reputato sue certezze. Non riuscì però a rimanere ancora a lungo adirata, poiché percepì perfettamente l'istinto omicida di Thresh che la fece rannicchiare sul letto, tremando come un coniglietto impaurito, impotente che continuava a piangere e stringeva le dita sul materasso, chiedendo perdono al povero Mike che aveva dovuto subire tutto quello.

    T-ti prego, salvalo... almeno Mike...
    Sae stava accettando qualsiasi punizione, era pronta a soffrire le pene dell'inferno, e se anche Thresh voleva ucciderla per ciò che era successo, sperava vivamente che almeno per orgoglio avesse salvato il ragazzo. Sapeva di non poter scappare, se lui l'avesse voluta davvero uccidere non c'era scampo, se proprio doveva morire voleva farlo salvando Mike. Trasalì quando le si avvicinò per porgerle la fiala. Non voleva berla, ma a quel punto praticamente era diventato un ricatto: se non la beveva Mike sarebbe morto. Afferrò quindi tremante la boccetta, la stappò e poi la bevve tutta in un fiato. La vita di Mike in cambio di quella droga, le andava bene, avrebbe pagato il prezzo.
     
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    Neanche lo sentì quello schiaffo, l'attenzione di Thresh era tutta focalizzata sui sentimenti sciocchi e infantili della donna che non riusciva a fare altro se non cercare giustificazioni, piuttosto che cercare una soluzione a ciò che aveva davanti. La vide rannicchiarsi debole come un infante sul letto, disperata. Non si rese conto che in quel modo stava praticamente supplicando il professore di trovare una soluzione al suo problema, non era lei che stava prendendo l'iniziativa. Ancora una volta era vittima degli eventi, e non aveva avuto la forza di prendere le redini. Se non altro però, aveva avuto il coraggio di prendere la giusta decisione: stappò la fiala ed iniziò a berla come se fosse la sua ultima speranza. E che speranza... quella non era droga. Forse Sae non aveva mai provato una droga in vita sua, ma di solito una sostanza estranea al tuo corpo ti provoca dolore, da alla testa, alterna benessere con malessere e innesca qualcosa che non dovrebbe esistere dentro di te. Quella sostanza invece, era esattamente come se fosse il suo livello successivo, come quando due pezzi si ricongiungono alla perfezione tornando integri, e apparendo come se non fossero mai stati divisi. In confronto la notte con Banner sarebbe stata una montagna russa, un gioco per bambini. Il suo corpo sarebbe stato invaso da quell'energia intensa che aveva imparato a conoscere, ma non come quando il cubo le aveva donato potere. Era come se quella forza nascesse da dentro di lei, e subito gli occhi di Sae divennero rossi come il sangue, imitando quelli che Mike aveva nella sua forma di spirito malvagio. Vide di nuovo i segni neri sul letto, deboli, flebili, ma chiarissimi: Mike era ancora lì E non vedeva più solo i suoi occhi o una vaga traccia: lo vedeva distintamente. Era come immerso, pronto ad annegare, in un mare nero senza fondo, come se il letto non fosse altro che la porta per un'oscurità senza frontiere. Mike era così debole che non riusciva nemmeno ad aprire gli occhi, ma muoveva le labbra sussurrando. Finalmente poteva sentirlo.
    ...aiuto... professoressa... Sae...
    Appena lo avrebbe toccato, rispondendo all'istinto di salvarlo, una scarica di energia simili a fulmini di un colore grigio acceso invase la stanza. Per un istante lo vide rinsavire, come se toccandogli gli avesse procurato uno scatto di forze. Il ragazzo spalancò gli occhi verso di lei e subito rispose al suo richiamo. Sarebbe stata capace di tirarlo fuori da lì come si fa con un naufrago in mare, e quando Mike fu fuori dal sigillo in cui era intrappolato si riversò sul letto completamente privo di energia e di fiato. Il suo corpo appariva denutrito, rinsecchito, come se fosse senza cibo ed acqua da mesi. Sembrava quasi una mummia oramai morente, ma nei suoi occhi pallidi c'era ancora una scintilla di vita. Appena lo vide riapparire, Thresh si fece avanti, togliendosi il cappotto nero per avvolgere il ragazzo in una morsa che fosse calda, e subito Mike riprese a respirare in maniera più regolare. Sae vide chiaramente un'energia spirituale fortissima uscire dal cappotto del professore e penetrare nella carne del ragazzo, una forza identica a quella che lei aveva appena bevuto, che di sicuro lo avrebbe fatto stare meglio. Mike infatti, afferrò le estremità della giacca stringendole a sé, tenendole salde come se ne dipendesse la sua stessa vita, tremando ma respirando sempre meglio. Scuoteva il capo, incapace di focalizzare lgi occhi su qualsiasi cosa. Non riusciva a parlare, e qualsiasi domanda gli avesse fatto Sae non avrebbe ricevuto risposta. Ma era vivo, e se la donna avesse cercato di dimostrargli affetto, lui avrebbe ricambiato l'abbraccio come un disperato. Forse a quel punto si sarebbe anche resa conto che il potere che si era risvegliato in lei l'aveva anche liberata dalla stretta della cravatta, e poteva finalmente tornare a respirare regolarmente. Thresh portò una mano sul capo di Mike, infilandogli le dita tra i capelli e tirando un simbolico respiro di sollievo.
    Allora non sei completamente inutile... qualcosa la sai fare. Ottimo lavoro... Mostro.
    Commentò, lanciando un occhiata e un sorriso malizioso a Sae, alludendo al fatto che anche lei, per amore, aveva rinunciato a qualcosa. Se si fosse guardata allo specchio avrebbe visto il contorno dei suoi occhi nero come la pece, spaccati come se fossero colore su intonaco oramai vecchio e decrepito, ma avevano anche una forma coerente come un pesantissimo trucco. Gli occhi erano maledettamente mostruosi, non sembravano umani, ma le permettevano di vedere chiaramente tutto ciò che aveva intorno: causa sua era letteralmente infestata da spettri, spiriti che fino a quel momento non aveva mai visto in vita sua, e che sembravano tutti legati da un unica catena che li bloccava assieme: una catena verde, come a fiamma che li avvolgeva, e che li legava alla lanterna di Thresh. Quegli spiriti applaudivano la donna, la osannavano, sembravano in procinto di strapparsi la pelle per lei, cantavano e sollevavano le braccia verso la donna che aveva compiuto un miracolo. E quella forza intensa era più che sufficiente per farla sentire potente. Solo con la calma di quel momento, Sae avrebbe notato una specie di catena anche intorno al collo di Mike. Non era esattamente un "collare", nel senso stretto del termine. Sembrava un fascio rosso, un nastro, ma etero e non tangibile, niente che fosse continuo. Forse più una sorta di scia energetica che lo collegava apparentemente a qualcosa. Ma non era evidente a cosa lo tenesse collegato, anzi sembrava quasi un legame flebile, come se fosse in procinto di spezzarsi da un momento all'altro. Ma lui stava bene, anzi si stava riprendendo molto velocemente... dunque quel legame non rappresentava la sua aspettativa di vita. A cosa era connesso? Sae non avrebbe trovato quella impronta magica su Thresh, ma l'avrebbe vista... su di sé. Al posto della cravatta, c'era quello stesso legame che aveva Mike, ed entrambi volgevano verso una direzione misteriosa. Qualcosa che li accomunava. Forse quel ragazzo non era impazzito del tutto? Forse c'erau n fondo di verità in ciò che le aveva raccontato? In ciò che aveva provato per lei?
     
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    Una volta ingurgitato quella sostanza, Sae percepì che qualcosa stava tornando al suo posto, era come se fosse guarita da una terribile febbre, si sentì rinascere, i suoi sensi si amplificarono, e quando riaprì gli occhi vide le tracce sul letto, e lo distinse perfettamente, Mike indifeso, debole. Le si strinse il cuore nel vederlo così debilitato e quando percepì la sua voce ebbe un tuffo al cuore. A quel punto non le interessava più se c'era Thresh lì vicino, la sua attenzione fu totalmente catalizzata su Mike. Si gettò verso di lui, come se avesse voluto tuffarsi per raccoglierlo e tirarlo via dal posto in cui era stato tenuto prigioniero. Si malediva, si sentiva un mostro perché non era riuscita a riconoscere in quella creatura spaventosa il ragazzo, aveva avuto un piccolo sospetto ma non era bastato a vincere la sua paura. Il suo slancio per afferrarlo fu fatto con tutto il suo cuore, non lo avrebbe mollato per niente al mondo mentre lo trascinava di nuovo al presente. Quando fu fuori, lo vide così magro, così sciupato che le si mozzò il respiro, poi però il cappotto di Thresh sembrò dargli di nuovo il modo di respirare di riprendersi.
    Mike?
    Lo chiamò in apprensione, posando le mani sulle sue spalle, non aveva domande da volergli fare, voleva solo sapere se stesse bene, e quando avrebbe incrociato il suo sguardo, Sae lo abbracciò, lo strinse a sé, cullandolo con tutto il corpo, dandogli piccoli baci sul capo, come se fosse stato suo figlio che aveva appena salvato da un terribile incidente. Forse non avrebbe dovuto, ma si sentì così sollevata, così felice di essere riuscita a raggiungerlo, di averlo ritrovato.

    Mike, mi dispiace, mi dispiace... perdonami... non ti avevo riconosciuto... perdonami.
    Continuò a cullarlo ed abbracciarlo, sfogando qualche piccola lacrima per sfogare tutta la tensione accumulata. Quando Thresh gli posò una mano sul capo, trasalì ed ebbe l'istinto di cacciarlo via, per non fargli toccare il ragazzo, ma capì che non aveva avuto brutte intenzioni. Il complimento che le fece Thresh, non lo apprezzò, perché continuava a sentirsi manipolata da lui. Infatti gli rispose con uno sguardo accigliato, per poi tornare di nuovo a guardare Mike, e capire di cosa avesse avuto bisogno: acqua, cibo, un bagno, riposo, gli avrebbe dato tutto ciò di cui aveva bisogno. Si voltò come a voler cercare una coperta, e fu in quel momento che notò che era circondata da anime che applaudivano. Non ricordava nessuno di loro, ma vide che avevano tutte un legame con la lanterna di Thresh. Quindi era vero, quella lanterna conteneva delle anime, le venne un brivido di paura nello scoprire che sembravano tutte felici di far parte di quel legame. Come osava quell'uomo tenersi delle anime al guinzaglio? Costringendoli a non raggiungere la pace? Strinse Mike di più a sé quasi avesse avuto paura che si potesse formare un legame anche con lui, poi però notò che il fascio spirituale che aveva lui era diverso, era più rosso, ed era molto simile a quello suo. Non lo aveva mai notato prima di allora, così provò a toccarlo, per capire di che natura fosse. Pensò che potesse essere un legame, un ponte con Jacob, e se avesse percepito ciò, gli avrebbe chiesto con il pensiero di lasciare andare Mike, di liberarlo da un fardello così grande.
     
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    Di fronte a quel piccolo miracolo, il disprezzo e il disappunto di Sae perdevano di qualsiasi significato, e Thresh poteva dirsi soddisfatto del risultato. Lo sguardo di Sae mentre osservava ciò che la circondava lo rese curioso: quanto erano grandi i suoi poteri di visione, se privati dei loro limiti? Evidentemente molto, e la cosa lo intrigava. Forse ci sarebbe stato tempo anche per quello, in futuro. nel mentre, Sae si rese condo di quel legame che la accomunava con Mike, e pensò subito che si trattasse in qualche misura di Jakob ma nessuno rispose a quella chiamata. Un pò come se Sae avesse sbagliato numero, o questo fu ciò che le suggerì quel vano tentativo. Quando Mike si ritrovò a pensare di cosa aveva bisogno, riprese a mugugnare rumorosamente, alzando lo sguardo e guardandosi attorno come se stesse cercando qualcosa. Stava tentando di comunicare ma non ci riusciva, gli era impossibile parlare, e quando se ne rese conto si strinse il cappotto del professore addosso ed iniziò a correre. Si era ripreso molto velocemente, considerando che riuscì a scansare Sae e anche Thresh senza troppi problemi. L'energia di quell'uomo era miracolosa, poco ma sicuro. Il professore scambiò con la donna uno sguardo perplesso, interrogandola senza dire niente come se le stesse chiedendo se vedeva qualcosa di strano, che solo lei poteva vedere. Ma no, oltre quel filo rosso, niente. Forse l'unica cosa che poteva notare era che Mike lo stava seguendo. Il professore allora iniziò ad inseguirlo e dato che Mike stava correndo a velocità crescente, afferrò Sae intorno alla vita appena si rese conto che non poteva reggere il loro passo sovrumano, caricandosela di peso con la dovuta attenzione ma senza grazia. In braccio a quell'uomo sembrava una bambina, ma Thresh non le avrebbe permesso di muovere obiezioni stupide: non potevano di certo farlo scappare adesso che era tornato. Corsero brevemente fuori dal palazzo, andando verso una piazzola vicina dove spesso Sae portava sua figlia a giocare, poiché adiacente ad un piccolo parco. Lì, inspiegabilmente, trovarono seduto su una panchina proprio il professor Banner: aveva un'espressione strana, tranquilla, come se si fosse rilassato finalmente dopo tanto, tantissimo tempo. Aveva un sorriso gioviale e una faccia un pò da tontolone, come quando fingeva di non essere un tipo sveglio a scuola. Aveva anche la schiena leggermente piegata in avanti, le gambe del tutto rilassate e la testa fra le nuvole. Che ci faceva lì? Addosso aveva dei vestiti larghi e nessun segno del suo telefono, la panchina intorno a lui era leggermente umida ma non sotto il punto dove era seduto. Anche i suoi capelli erano leggermente bagnati... era rimasto lì per molto tempo, tanto che aveva piovuto ad un certo punto ma lui non si era spostato.
    Banner? Che ci fai qui?
    Commentò Thresh, confuso, mentre lasciava finalmente andare Sae. Il professore si voltò verso di loro, allargando un sorriso soddisfatto e compiaciuto, accogliendoli calorosamente.
    Hey Faust! E c'è anche Sae! Che bello vedervi qui ragazzi. Ci voleva proprio una giornata tranquilla al parco, non è così?
    Sospirò spensierato, mettendosi ancora più comodo sulla panchina. Alzando il capo, Sae avrebbe potuto notare che anche lui aveva al collo quello strano filo rosso che accomunava lei e Mike. La faccia del professore era rivolta in una direzione specifica, ed era la stessa verso la quale si dirigeva a passo veloce anche Mike: il ragazzo si piegò lentamente verso il basso, lì dove tutti i fili rossi convergevano: Aurora. La ragazzina era seduta a terra, e giocava tra la sabbia con vari giochi, compreso il Cubo. Non verso di esso, ma verso le mani della bambina... ecco dove convergevano tutti quei fili rossi. Thresh non poteva vederli, ma appena inquadrò la bambina, per lui fu subito tutto molto chiaro. Allargò un sorriso divertito, portandosi una mano sulla faccia ed iniziando a ridacchiare. si Coprì gli occhi, ma non la bocca, ridendo sempre più forte, diventando quasi inquietante ad un certo punto. Banner fissava spensierato la situazione, mentre Mike accoglieva Aurora tra le sue braccia e la cullava affettuosamente.
    Non ci posso credere... tutto questo dramma e poi... ahahahahaha! Che situazione. Credevi di aver creato un legame col cubo, di essere tu quella speciale Sae. Ma in realtà... il cubo non ha scelto te. Non erano tuoi i desideri che si sono avverati, né quelli di Banner, né tanto meno quelli di Mike... guardala Sae, guarda la sua innocenza... e dimmi se quello che è successo è frutto del male...
    La sua piccola, in una maniera tutt'altro che artificiosa e inquietante, sorrideva felice e spensierata. Il cubo tra le sue mani, che fino a quel momento era stato aperto, si richiuse di scatto e le fasce rosse sparirono di colpo.
     
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    Non riuscì a percepire la presenza di Jacob, sentendosi di nuovo delusa dal fatto che non aveva trovato un canale verso di lui. Mike reagì in modo strano, iniziò ad alzarsi e senza che riuscisse a farsi dire alcunché lo vide iniziare a correre seguendo la direzione del filo rosso. Quando Thresh la guardò interrogativo, Sae gli rispose con una alzata di spalle altrettanto perplessa. Seguì il ragazzo, nonostante avesse addosso solo un accappatoio, ma diventava sempre più veloce e lei iniziò a sentire la frustrazione salirle per lo stomaco. Thresh la sollevò di peso, facendola strillare di spavento, ma per lo meno era abbastanza veloce per stargli dietro. Non fu per niente un viaggio piacevole per Sae e quando arrivarono a destinazione, si tenne lo stomaco ancora scombussolata. Se fino a poco prima aveva pensato di averci capito qualcosa, ciò che vide la fece sentire aliena. Le sembrava di essere stata trascinata in uno strano incubo. Banner era sorridente, nonostante fosse zuppo di pioggia. Mike si diresse verso una direzione specifica e quando vide Aurora, le si fermò il cuore nel petto. Che ci faceva lì? L'aveva lasciata dai nonni, chi diavolo l'aveva portata lì? Era stato Banner? Perché sorrideva come se non fosse successo niente? Era successo qualcosa anche a lui ne era sicura, ma non sapeva ancora cosa.
    Si gelò sul post quando vide che nella scatola di sabbia dove stava giocando sua figlia c'era anche il cubo. Corse immediatamente verso Aurora, inginocchiandosi vicino a lei.

    Amore, che ci fai qui? Cosa stai facendo?
    Le parlò con tono amorevole, quello che usava sempre verso di lei. La toccò sulle spalle, cercando di affinare di nuovo i sensi per capire che diamine stava succedendo. Perché quei strani fili rossi portavano a lei? Perché non era riuscita a capirlo quando aveva cercato di entrarci in contatto? La risata di Thresh e l'aria spensierata di Banner la confusero da morire. Avrebbe voluto urlare, non ci stava capendo più nulla.
    Che diavolo significa?
    Lo chiese con uno scatto d'ira rivolgendosi sia a Thresh che a Banner. Lei non ci trovava niente di divertente. Erano stati coinvolti sia Aurora che Mike e la faccenda non le piaceva affatto! Che significava che il cubo aveva esaudito i desideri di Aurora? Ma lei non aveva mai visto ne Mike né tantomeno Banner. Sembravano tutti sollevati dalla faccenda, Sae invece era di tutt'altro avviso, per lei era stato come precipitare in un incubo ancora più spaventoso.
     
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    Banner si pietrificò all'urlo di Sae, fermando le gambe che ciondolavano allegramente fino a quel momento. Mike le portò le mani sulle spalle, scuotendo col capo, mugugnando ma senza ancora riuscire a dire niente. Voleva farle capire che non aveva importanza, che tutto era passato, e quello strano legame che si era creato adesso era spezzato. Thresh sospirò di nuovo, avvicinandosi ai tre per poi piegarsi in avanti per poter afferrare il cubo. Nessuno lo avrebbe rivendicato, forse solo Sae, ma il professore non avrebbe fatto niente per impedirle di riprenderselo.
    Chiedi a tua figlia una spiegazione, sempre che una bambina così piccola sia capace di dartela. Te l'ho già detto: il cubo non è una lampada dei desideri. Crea contatto ,e ti porta ad avverarli. Chi lo sa, magari tua figlia sta cercando di contattare un'antica civiltà aliena desiderosa di conquistare questo mondo... o pensava solo che sua madre avesse bisogno di nuovi amici...
    Allargò un sorriso a trentadue denti, senza nascondere un certo compiacimento. Se tutta quella storia avesse rivelato chissà quale intricata trama, sarebbe rimasto piuttosto deluso. Invece era davvero solo uno strano susseguirsi di eventi misteriosi, la cui spiegazione era ancora molto, molto lontana. Dal punto di vista di Thresh, era stato interessante: un modo per scoprire cosa passasse davvero nella mente di quella donna, e cosa si celava dietro i suoi poteri. Chissà se in futuro non avrebbero potuto combinare qualcosa di interessante assieme. A quel punto non restava che prendere una decisione, l'ultima, almeno per quella serie di eventi, e Thresh la espose a Sae piegando le ginocchia senza però crollare a terra, abbassandosi e tenendo il cubo stretto nel palmo della sua mano, ma senza troppa forza, mostrandolo a Sae.
    Forse abbiamo tutti bisogno di un pò di riposo, ma prima di ogni altra cosa voglio che tu risponda a questa domanda, meine kleine Sae...
    Ce la mise tutta, ce la mise maledettamente tutta per resistere alla tentazione di ridacchiare soddisfatto, ma non solo non ci riuscì, ma si ritrovò perfino a leccarsi le labbra rapidamente, un pò come se volesse sfidare Sae a prendere la decisione più frivola per l'ennesima volta. La fissò dritta negli occhi, maledettamente eccitato.
    Vuoi tenerlo tu il cubo, o stavolta lo tengo io...?
     
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    Sae non riuscì affatto a calmarsi. Tutti sembravano aver capito qualcosa e aveva sminuito tutto ciò che era successo. Mike provò a farle capire che non doveva arrabbiarsi, che andava tutto bene, ma non ci riusciva, non ce la faceva a non preoccuparsi per Aurora, lei era la sua unica ragione di vita, e non voleva sottovalutare niente! Dopo tutto ciò che era successo, non avrebbe fatto finta di nulla, non poteva ignorare i segni. Thresh si intromise di nuovo, invitandola a chiedere ad Aurora cosa fosse successo. Ed era ovvio che Aurora non sarebbe stata in grado di spiegarle molto. Avrebbe probabilmente parlato di chissà quali giochi e quali creature fantastiche, gettandola ancora di più in confusione. Con lei ci avrebbe chiacchierato eccome, magari dopo che aveva ritrovato la calma. No, c'era qualcosa di sinistro, di strano, perché i suoi genitori non le avevano detto niente? Perché Banner era rimasto sotto la pioggia? Era ovvio che fosse stato colto da strane cose, pensieri o chissà cosa, ma di sicuro non era niente di cui lei potesse gioire. Prese in braccio Aurora, ed afferrò anche la mano di Mike, come se avesse voluto portarseli entrambi a casa al sicuro dagli adulti. Intanto venne raggiunta da Thresh con quel oggetto infernale e le chiese se lo volesse tenere lei.
    Vai al diavolo tu e quel coso infernale!
    Detto ciò lo scansò, non voleva vederlo mai più il cubo, e manco Thresh, ma ahimè lavoravano nello stesso posto, ma si avvicinò a Banner fulminando anche lui con lo sguardo.

    Tu mi devi una marea di spiegazioni!
    Non era una richiesta, li pretendeva. Visto come era conciata: con l'accappatoio e a piedi nudi, si diresse verso la propria dimora, così da potersi dare una sistemata. Invitò anche Mike se avesse voluto andare con lei. In caso contrario non lo avrebbe fermato, lasciandolo andare a casa dove avrebbe potuto far tranquillizzare i suoi genitori.
     
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