Echi sordi

x Doomchan

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    Non c'era nessuno fuori dal suo palazzo, e gli insulti del vicinato non la aiutarono a capire dove fosse finito, ma se nessuno aveva urlato dallo spavento, significava che il vicinato non lo aveva visto. Che fosse stato davvero un caso? Una apparizione? NO! e lo venne a scoprire nel modo peggiore possibile ovvero il rumore della finestra di Aurora che si era aperta. Si precipitò verso quella stanza, con ancora in mano il cubo, poiché prima lo aveva controllato, e non aveva avuto il pensiero di lasciarlo andare. La sua unica preoccupazione era capire se Aurora fosse in pericolo. Spalancò la porta, di solito non la chiudeva mai, al massimo la lasciava socchiusa per poter sentire la voce di Aurora se durante la notte la chiamava. Quando entrò in camera la luce del corridoio illuminò una figura grottesca, una creatura che non aveva mai visto prima di allora. Si tappò la bocca con una mano per impedirsi di urlare: aveva paura che movimenti bruschi o rumori forti avrebbero potuto far reagire male la losca figura che stava carezzando Aurora, in modo inaspettatamente amorevole. Il suo cuore batteva nel petto all'impazzata, i suoi occhi erano spalancati per il terrore, ma stava supplicando con tutta la sua anima l'essere di non fare del male a sua figlia. Non percepì intenzioni malevole da parte di quella creatura, e per un solo attimo aggrottò la fronte ripensando al mattino in cui aveva sentito Aurora parlare con qualcuno, possibile che fosse Jiji? L'entità che Aurora diceva di aver visto, mostrandole però il suo peluche drago? In effetti la lunga coda poteva somigliare ad un dragonico, ma non ne aveva mai visto uno così. Era sicura che non fosse un "drago".
    Chi sei?
    Si sforzò tantissimo a bisbigliare avvicinandosi cautamente alla creatura ed ad Aurora. Non voleva urlare e svegliare la bambina, poteva rimanerne traumatizzata, e probabilmente se quella creatura fosse stato uno spirito non lo avrebbe visto. Se fosse uno spirito o meno, Sae non riusciva a capirlo, percepiva una strana energia provenire da lui, come se la fonte di esse fosse contenuta all'interno di quel corpo, come se fosse un involucro. Gli parlò come se fosse effettivamente uno spirito, pregando in cuor suo che con tutte le sue preoccupazioni non avesse attirato uno spirito maligno. Le mani le tremavano, avrebbe tanto voluto strappare via Aurora dal tocco di quell'essere e tenerla stretta al suo seno per tenerla al sicuro. Non si era mai sentita così tesa in vita sua, non aveva mai avuto così tanta paura come in quel momento.
     
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    Quando Sae lo interrogò, l'essere si voltò completamente verso di lei. Gli occhi non subirono mutamenti vistosi, l'unica cosa che fecero fu iniziare un lento movimento antiorario, cosa che li rendeva particolarmente disumani ed inquietanti. La sua "faccia" però, pareva essersi deformata in una serie di espressioni preoccupate, che accompagnarono il corpo di quella creatura mentre si alzava ed iniziava a muoversi verso di lei. Era molto alto, e rendendosene conto cercò di tenersi basso col capo e le spalle, assumendo una posizione ingobbita col preciso scopo di non spaventare Sae. Si portò gli artigli all'altezza di dove sarebbe dovuta esserci una bocca, ma non c'era nulla e provò invano a graffiarsi quella parte del corpo. Decise di comunicare in maniera diversa e allungò le mani verso di lei, invitandola a farsi avanti. La cosa ambigua era che, nonostante quei gesti gentili e pacati, la sua coda era ancora vicinissima ad Aurora intenta ad accarezzarle le morbide guance, con attenzione e dolcezza certo, ma senza allontanarsi troppo da lei. Capendo che si stava avvicinando troppo, la creatura smise di avanzare verso Sae e si limitò ad allungare le mani verso di lei, così da invitarla ad avvicinarsi da sola. Le fece cenno con le dita di avvicinarsi, e più avrebbe esitato, più le dita si sarebbero fatte frenetiche, impazienti. Ogni tanto lo sguardo di entrambi gli occhi finiva verso il cubo di Sae, e una delle due mani faceva cenno anche in quella direzione, come se stesse dicendo a Sae di non avere paura, né di lui né della scatola magica che teneva in mano. La invitava ad avvicinarsi e a unirsi a lui senza timori verso il cubo. Sembrava una scena quasi dolce, addirittura romantica per certi versi, se solo non ci fosse stato un "piccolo" dettaglio, che forse tanto piccolo non era: da quando era entrata nella stanza Sae, il corpo della creatura aveva iniziato a reagire alla sua presenza, e lo stava facendo ancora, in maniera decisamente sessuale. All'altezza delle scaglie nere che coprivano il suo pube di are aperta un'escrescenza verticale particolarmente netta, dalla quale stava gradualmente facendo capolino una nodosa protuberanza. Sembrava una fascia di muscoli molto densa e gonfia, che più si allungava e più diventava dura. Aveva una sommità particolarmente piatta, che lo faceva somigliare ad una floscia lattina di metallo ma che gradualmente diventava sempre più dura. Una forma leggermente appuntita la faceva somigliare ad un membro maschile, ma ovviamente le numerose escrescenze carnose che somigliavano a barbigli che decoravano tutta la parte inferiore della sua lunghezza, disegnando una cresta, lo allontanavano molto dal concetto di "umano". Quella cresta pur non dando l'idea di essere particolarmente dura, si muoveva come parte integrante di quell'organo sessuale, proprio come farebbe la membrana che decora il capo di alcuni rettili intenti a minacciare o attirare qualcuno. Il sesso di quella creatura risultava diverse volte più grande di quello di un essere umano normale, aveva un colorito pallido ed era attraversata da quelle venature nere dense, inoltre dopo essere arrivata a poco più del suo turgore massimo la punta che faceva capilo dal centro di quell'inquietante "tubo" aveva preso a secernere del liquido verdastro fluorescente, molto liquido, dall'odore inebriante e dalla possanza energetica intensa. Sae poteva sentire un forte spirito uscire da quella sostanza e da quell'essere, i sentimenti che provava erano forti, estremamente puri, a dirp oco travolgenti. Forse anche troppo... come avrebbe potuto reagire di fronte ad un rifiuto? Sae aveva una buona ragione per fidarsi di quella creatura? Il suo potere era confuso in quel momento, forse la parola giusta era "incompleto". Non aveva mai avuto a che fare con una cosa del genere in vita sua, le mancava l'esperienza per capire davvero la natura di quell'essere, ma non aveva davvero cattive intenzioni, non nel senso stretto del termine almeno. Cosa avrebbe fatto? Si sarebbe affidata al suo istinto concedendogli una possibilità, o avrebbe chiesto al cubo il potere di aprire la sua mente?
     
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    Sae rimase praticamente in apnea, fin quando la creatura si voltò verso di lei, facendole tirare un minimo sospiro di sollievo, dato che era riuscita a distogliere l'attenzione da Aurora, o quasi, non dava l'idea di voler smettere di coccolarla. I suoi occhi si spostavano continuamente da lui ad Aurora, poi notò che quell'essere iniziò a comportarsi in modo strano. Sembrava preoccupato, voleva comunicare ma non ci riusciva, dava l'idea che quella forma non fosse la solita a cui era abituato. Aveva forse subito una sorta di maledizione? Le sopracciglia di Sae si aggrottarono perplesse quando intuì che non voleva spaventarla. Notò anche che guardava spesso verso la sua borsa, verso il cubo, ma stranamente non si era fiondato su di essa per prenderlo. La paura ovviamente non passò del tutto, erano pur sempre nella stanza di Aurora, e fin quando quell'essere non avrebbe smesso di toccarla, l'ansia in lei non sarebbe scesa per niente. Forse non si sentiva più in pericolo, ma non voleva per nessun motivo al mondo abbassare la guardia. Sae decise di tirare fuori il cubo e mostrarlo alla creatura.
    Cerchi questo? bisbigliò.
    Smise di avvicinarsi a lui, e notò che c'era qualcosa di decisamente inappropriato e che preoccupò non poco Sae. Si portò una mano alla bocca, per coprire un sospiro sorpreso ed anche indignato. Ma lo sguardo di Sae parlava molto chiaro: era sorpresa e intimorita dall'erezione che la creatura stava mostrando, e come se non bastasse stava ancora toccando Aurora. Anche se poteva intuire che aveva reagito a lei, per qualche assurdo motivo, c'era la presenza di Aurora che le rendeva tutto molto discutibile. Non riuscì a fare a meno di guardarlo con rabbia. Serrò la mascella e gli lanciò una occhiata furente. Se avesse osato avvicinarsi ad Aurora con quell'affare, mostro o no, lo avrebbe picchiato con qualsiasi cosa le fosse capitato sotto le mani. Cercò di ragionare nonostante tutto, il suo obbiettivo primario era farlo allontanare da Aurora e lasciare la sua stanza. Sae porse il cubo alla creatura, ma non glielo diede, indietreggiò pian piano e con la mano libera gli faceva segno di seguirla. Usando il cubo quasi come se fosse una fetta di prosciutto che doveva tirare fuori un gattino spaventato da sotto una macchina.

    Vieni di là con me. Lasciamola riposare. bisbigliò ancora.
    Aveva davvero tanta voglia di seguire l'esempio del suo vicinato e insultarlo mettendo in mezzo divinità che non centravano niente. Se voleva comunicare con lei, Sae era disposta a farlo ovviamente, ma doveva assolutamente uscire da quella cavolo di stanza a tutti i costi. Se quell'essere aveva intenzione di stuprarla, voleva evitare di traumatizzare per il resto della sua vita la figlia. Lei non ne sarebbe uscita fuori bene, ma almeno non avrebbe costretto Aurora ad assistere ad uno scempio. Se invece stava fraintendendo tutto e l'essere fosse "buono" era comunque meglio non farle vedere quell'oscenità!
     
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    Appena vide il cubo e Sae lo invitò a farsi avanti, l'essere si staccò finalmente da Aurora ed iniziò a camminare verso di lei. Era lento, ma non perché il suo corpo lo costringesse a quella postura, si avvicinava lentamente forse per non intimorire la donna davanti a lui. Nonostante ciò, questo non gli avrebbe permesso di "calmare i suoi bollenti spiriti", visto che più si avvicinava a Sae e al cubo, più quell'erezione diventava evidente, fino a concretizzarsi del tutto. Se Sae non aveva mai avuto rapporti con persone che non fossero suo marito, quell'oscenità sarebbe stata probabilmente un incubo per lei, e non avrebbe potuto fare a meno di domandarsi dove sarebbe potuta finire tutta quella carne per una donna sola. La creatura però non provava imbarazzo né si sentiva a disagio, anzi era esattamente dove voleva essere. Man mano che si avvicinava, Sae lo avrebbe visto allungare il passo sempre di più: il suo obbiettivo era il cubo, quindi cercò di afferrarle il polso che lo stringeva. Aveva una presa fortissima e una normale donna umana non poteva niente contro di lei, se avesse desiderato violentarla ci sarebbe riuscito senza problemi. Sae faceva male a cercare di umanizzarlo, perché nonostante il fatto che quell'essere stesse cercando di comunicare con lei, in realtà non la capiva. Aveva reagito ai suoi gesti, non alle sue parole, aveva iniziato a muoversi quando Sae aveva mostrato il cubo, non quando gli aveva detto di avvicinarsi. Si stava avvicinando a lei perché aveva compreso un invito, e più Sae avrebbe tentato di farlo ragionare, meno risultati avrebbe ottenuto. La situazione era strana, ma anche pericolosa. Il cubo non stava restando in silenzio: sembrava voler ancora una volta tentare Sae, invitandola a non cedere, a non essere una mera vittima degli eventi. Poteva comprenderlo, poteva opporsi a lui, era una cosa ovvia e scontata mentre teneva quel cubo tra le dita, un pò come se le stesse infondendo un coraggio e una sicurezza immane. Era come impugnare una pistola, perfetta per minacciare, ma non facile da utilizzare. Toccandola e stringendola, la creatura si sarebbe dimostrata assai interessata a Sae, e come se quell'erezione vistosa non fosse stata più che sufficiente a comprendere le sue intenzioni, avrebbe cercato di tirare a sé la donna per poterla toccare meglio. Avrebbe cercato di sfiorarle il volto con movimenti delicati e carezze lascive delle mani e della coda. Sembrava stesse pensando "finalmente", e respirava impazientemente. Avrebbe cercato di sfregare la sua verga contro di lei, e più tentava di cercare contatto, più le sue mani diventavano impaziente. Più Sae tergiversava, più quella creatura si sarebbe impossessata di lei, prima solo nei gesti, poi strappandole i vestiti di dosso, poi spingendola sul letto col preciso scopo di diventare una cosa sola con lei .Quegli occhi giravano sempre alla stessa velocità, la guardavano con desiderio e nel petto di quel mostro il cuore batteva sempre più forte. Un cuore umano, vigoroso, innamorato perdutamente di lei.
     
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    La creatura finalmente la seguì lasciando in pace Aurora. Dai suoi movimenti riuscì ad intuire che fosse una creatura molto istintiva, non aveva provato a fare dei gesti per comunicare qualcosa, la seguì perché aveva quel dannato cubo. Aveva provato a incrociare lo sguardo con lui, per notare se volesse dirle qualcosa, ma sembrava come ipnotizzato dall'oggetto che teneva in mano. Questo era decisamente non calcolato, quell'affare era rimasto tutto il tempo nella borsa, e lei non lo aveva usato, come aveva potuto attirare una cosa del genere? Cosa le stava nascondendo quel dannato professore inquietante? Riusciva a percepire che l'essere era attirato dal potere del cubo, ma allo stesso tempo sembrava molto attirato da lei, lo testimoniava quell'erezione oscena e mostruosa che sembrava minacciarla come un arma, ed era così che la vedeva in quel momento: un'arma in grado di ucciderla. Lo attirò nella sua stanza, lasciando che la porta si chiudesse, così da stare il più lontani possibile da Aurora. Non aveva idea di dove avesse trovato il coraggio di farlo, ma tenere in mano l'oggetto le dava la sensazione di poter avere una chance contro di lui. Adesso che le sembrava di star controllando la situazione le vennero in mente alcuni indizi: non riusciva a parlarle, non voleva spaventarla e guardava Aurora con affetto. Il che significava che aveva un legame con lei. Negli appunti di Banner e le parole di Thresh le fecero pensare che se quel cubo la voleva aiutare a comunicare con suo marito, perché era il suo più potente desiderio, aveva innescato qualcosa di molto sovrannaturale. Qualcosa di incontrollato e pericoloso proprio perché suo marito non era morto in modo naturale. Prima la possessione di Banner, poi Mike che aveva i suoi ricordi, forse quell'essere era una specie di tentativo di prendere corpo? Ma non potendo stare nel loro mondo poiché morto aveva assunto quella forma? E se invece fosse Mike? Perché gli era successo qualcosa di terribile? Non ebbe il tempo di sentirsi in colpa dato che quell'essere le afferrò il polso con forza, ricordandole quanto in realtà fosse debole fisicamente. Gli occhi le divennero lucidi, e tremò di paura, frustrazione: come poteva affrontare quell'essere? Strinse con forza il cubo nella mano, cercando di seguire il suo istinto che le diceva di usarlo per difendersi.
    Ti prego dammi la forza. bisbigliò rivolgendosi al cubo. Posò una mano contro lo stomaco della creatura, tentando di spingerlo indietro, così da smettere di sentire l'erezione contro il suo corpo.
    Fermo dannazione! fece con tono irritato, spaventato.
    Chi sei? Jacob? Mike? Ti prego... non farmi del male.
    La sua voce tremava, era tesa, spaventata, non riusciva a trovare idee brillanti per poter comunicare con quell'essere. Perché quando sentiva di aver più bisogno di aiuto non poteva mai chiederlo? A chi poi? Non c'era più Jacob a proteggerla. Il cubo? Poteva aiutarla in tutto quello? Lo fece anche se era una cosa insensata e folle: chiese aiuto al cubo.
     
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    Nessuna delle domande né le richieste di Sae suscitava qualcosa in quella creatura: era oramai sopraffatta dal desiderio e non poteva pensare né fare nulla che non fosse semplicemente cercare la sua carne. Per quanto Sae cercasse di difendersi, non poteva respingerlo. Sentì i suoi vestiti strapparsi mentre veniva spinta in maniera sempre più possessiva sul letto. Sentì quella mostruosità virile pulsare tra le sue gambe, ben presto l'avrebbe penetrata e dal respiro di quella creatura, non desiderava altro. Il cubo, però, non era rimasto indifferente: appena Sae aveva chiesto il suo potere, l'oggetto aveva iniziato a risolvere il suo rompicapo in automatico, seguendo i movimenti delle dita di Sae. Si aprì velocemente per poi girare su sé stesso e richiudersi di scatto, assumendo una forma geometrica completamente diversa. Nel chiudersi, strinse le dita di Sae così da strapparle alcuni lembi di pelle. Non un danno enorme, ma più che sufficiente a rubarle qualche goccia di sangue che sporcò e nutrì il cubo risvegliandolo completamente. Una forte sensazione di potere attraversò il corpo di Sae, e quella che prima era una debole mano che cercava di respingere inutilmente quel mostro divenne un vero e proprio strumento capace di attraversare la sua "carne" come se fosse uno spettro evanescente. Sae poteva percepire l'interno del suo corpo, come se lo stesse trapassando da parte a parte. Era una sensazione strana, violenta, ma incredibilmente appagante. Poteva sentire il suo sangue sporcarle le mani e la sua energia abbandonarlo per venire assorbita da lei. La creatura emise un verso strano, intimorito, e la sua presa divenne più flebile. Fissò Sae con i suoi inquietanti occhi come se volesse chiederle perché lo stava respingendo, ma non voleva per nessuna ragione rinunciare a lei quindi la spinse più forte sul letto, allargandole le gambe con le sue di zampe e la coda, cercando di prostrarla alla sua volontà. Se Sae non si fosse opposta sarebbe sicuramente riuscito a penetrarla, ma adesso Sae aveva il cubo. Quello strumento le stava dando un potere fortissimo, inebriante, era come un violentissimo afrodisiaco che le attraversava tutto il corpo come una corrente elettrica letale, ma nulla di doloroso, anzi l'esatto opposto: un piacere incredibile, inimitabile, che si trasformava in forza. Più Sae affondava la sua mano dentro di lui, più lo avrebbe privato delle forze, rendendolo impotente davanti a lei. Lo avrebbe privato delle forze e sentito dimenarsi dal dolore. Poteva esorcizzarlo, ma per riuscirci doveva attingere a pieno potere al cubo, e non poteva prevedere le conseguenze di quell'azione. Ma per una volta, per una maledettissima volta, aveva lai la situazione in pugno: poteva decidere cosa fare, se controllarlo, se esorcizzarlo, oppure se lasciarlo fare dopo avergli dato una lezione come quella. Sarebbe stato di sicuro un'amante più attento. Ma che controllo poteva avere Sae a quel punto? Nessuno, era inebriata dal potere, e stava a lei fermarsi adesso che aveva ancora un barlume di lucidità nella mente oppure abbandonarsi completamente al cubo.
     
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    La sensazione di quella mostruosità che si premeva contro il suo corpo era spaventoso, i suoi vestiti vennero stracciati via da lei come se fossero fatti di carta, facendola sentire inerme. Il suo grido di aiuto sembrò sortire effetto, percepì il cubo muoversi e cambiare forma, mandandole una stilla di dolore quando si richiuse. I sensi le si ottenebrarono per un momento nel ricevere in corpo l'energia dell'oggetto facendole venire un capogiro, accompagnato da una strana sensazione di forza. Successe tutto in fretta, la mano che attraversò quel corpo mostruoso come se fosse stato fatto di ectoplasma. Non ebbe nemmeno il tempo di chiedersi cosa stesse succedendo, quando la creatura le allargò le cosce con la forza, pronta a penetrarla. Sae rabbrividì di terrore, si sentiva totalmente esposta ed indifesa, un solo movimento e quel coso l'avrebbe penetrata uccidendola. La paura prese il sopravvento e continuò a spingere con la mano per farlo indietreggiare, per impedirgli di andare avanti. Cercò anche di capire con che diamine avesse a che fare. Uno spettro? Un demone? Perché si comportava come se la conoscesse? Sae non voleva assolutamente rendere quel mostro il suo amante. Non aveva idea nemmeno di cosa fosse. Anche se il potere del cubo del stava dando alla testa, l'unica cosa che voleva era fermarlo. Non c'era alcun desiderio "carnale" in Sae, ma paura, anche la paura di fargli del male. Non voleva ucciderlo, non riusciva nemmeno a capire cosa stesse succedendo. Non gli avrebbe però permesso di stuprarla, anche se ciò significava farlo urlare di dolore.
    Fermati! fece a corto di fiato, provando a ribaltare la situazione per spingerlo via da lei e farlo rannicchiare sul letto. Doveva capire cosa fosse, e cercò di leggerlo proprio mentre lo "spingeva" via e gli procurava dolore. Era uno spirito che aveva bisogno di aiuto? Oppure era una emanazione di forze oscure a lei sconosciute? A quel punto usare il cubo divenne praticamente inevitabile, si trattava della sua sopravvivenza.
     
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    Più Sae richiedeva potere, più il cubo gliene donava, facendolo fluire nel suo corpo come se ogni terminazione nervosa, ogni vaso sanguigno stesse andando irrimediabilmente a fuoco. Una fiamma inebriante, deliziosa, colma di potere e forza di volontà. Una sensazione che mai aveva provato probabilmente in vita sua, e quella donna la stava esercitando tutta assieme, sottomettendo quello spirito maligno alla sua volontà. Ribaltare la situazione le venne spontaneo come respirare, e appena l'essere fu sul letto di Sae in suo totale potere iniziò ad emettere un sibilo squillante, simile al suono di una lama che sfrega sopra a una catena. L'energia della donna lo stava esorcizzando, quindi si trattava inequivocabilmente di uno spirito, o qualcosa del genere. Più lo teneva sotto controllo, più quel suo corpo perdeva di consistenza, diventando sempre meno tangibile e immateriale, come se fosse davvero solo un ectoplasma. Poi, una spinta più vigorosa, lo esorcizzò del tutto, facendolo sparire nel materasso di Sae che, come se fosse una specie di sigillo, divenne di un pallore innaturale attraversato da scanalature nere simili a spaccature. Era un motivo spirituale, forse una persona normale non avrebbe notato la differenza, ma quando Sae fissava quel materasso riusciva a vedere chiaramente che aveva sigillato al suo interno uno spirito maligno, esorcizzandolo e rendendolo inoffensivo. Un piccolo occhio rosso faceva capolino dal centro di quella spaccatura, ma era così flebile da essere appena percettibile, e spariva rapidamente sotto lo sguardo della donna. Il cubo di era richiuso di colpo, ancora una volta senza lasciare traccia né della sua influenza né del sangue di cui si era nutrito. Silenzioso, inerme, privo di volontà. Sae invece sentiva ancora quel potere che le attraversava il corpo, e pian piano diminuiva dandole una forte sensazione di vuotezza. Come se si fosse appena svuotata di tutto ciò che la rendeva felice e che la rendeva energica. Come se avesse appena subito un aborto proprio mentre si preparava a dare alla luce un figlio. Subito un senso di nausea la colse, come quando era successo con Banner, ma stavolta non avrebbe vomitato il contenuto del suo stomaco: avrebbe rigettato qualcosa di diverso, come un fluido luminoso non del tutto solido, a metà tra fumo e sostanza. Sembrava quasi che una parte di quel potere che aveva assimilato dentro di sé venisse rigettato spontaneamente, senza possibilità di venire conservato. Il suo corpo era troppo debole per poterlo contenere, e lo stava inequivocabilmente rigettando. Mentre lo vomitava, Sae avrebbe sentito quella forza piacevole e inebriante che le aveva permesso di sconfiggere quel mostro abbandonarla. Per un istante era stata fortissima, ma adesso non lo era più. Quell'insoddisfazione sarebbe stata terribile per lei, e man mano che rigettava quel potere sentiva il suo occhio destro diventare più pesante, così come il braccio. Li avrebbe sentito intorpiditi, come quando si addormentano perché la circolazione del sangue era stata compromessa. Avrebbe potuto muovere il braccio e vedere con l'occhio, ma non sarebbe stata capace di sentire ciò che toccava, e l'occhio le avrebbe proiettato solo immagini sfocate. Il suo corpo era stato esposto ad uno sforzo intenso e per quanto si fosse rivelato piacevole, non era stata capace di contenerlo. Una forte stanchezza l'avrebbe colta e di sicuro il mattino seguente si sarebbe svegliata in ritardo.
     
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    Sae non si era mai sentita in quel modo, era una sensazione inebriante, la paura che aveva avuto fino a quel momento divennero pura adrenalina. Vedere lo spirito cedere, invece di impietosirla la fece sentire potente. Le scappò perfino una risata nervosa e breve ma che lasciava intendere che finalmente aveva la sensazione di una vera ribalta. Con quella forza avrebbe potuto proteggere Aurora da tutto, poteva smettere di avere quella fottuta paura di finire vittima di qualcuno. In passato le era capitato di finire con i vestiti strappati, ma questa volta non servì l'intervento di nessuno, questa volta era stata capace lei di difendersi, e tutto grazie a quel cubo. Quindi era questo che poteva fare quel cubo? Prestarle la forza quando poteva? No, c'era qualcosa di diverso, era sicura che se fosse stato uno scontro di forza fisica avrebbe perso. Era successo qualcosa di molto diverso, qualcosa che poteva fare solo lei, proprio perché riusciva a comunicare con gli spiriti. Fu tutto così istintivo, così naturale, riuscì ad esorcizzare lo spirito, intrappolandolo nel suo stesso materasso. Quando finalmente la figura sparì rimase un lungo momento lì a fissare i segni spiritici non credendo ai suoi occhi. Forse aveva ragione Mike, forse aveva ragione Tresh, quel cubo le aveva tirato fuori un talento che aveva sempre avuto ma che non era mai riuscita ad esternare. Era come se il suo talento fosse stato portato al massimo delle sue capacità e forze. Poteva diventare più forte, poteva fare molto di più che ascoltare e vedere ricordi. Con una forza del genere avrebbe potuto salvare anche Jacob. Iniziò a ridere ed allo stesso tempo piangere: troppe emozioni la scuotevano ma tutto venne interrotto da un malessere generale, mentre le forze la abbandonavano e la costringeva a vomitare una sostanza che somigliava moltissimo a dell'ectoplasma. Non aveva più quel potere, si sentì sempre più debole e stanca, il suo corpo non rispondeva più bene. Cadde sul letto, il corpo sembrava non volerle più rispondere se non molto debolmente. Singhiozzò senza forze, rendendosi conto che aveva esagerato, che lei non era affatto portata per poter esercitare un potere del genere. Era solo la piccola e patetica Sae.
    Non ricordò il momento esatto in cui si addormentò, ignorando che era praticamente svenuta per la fatica. Fu Aurora a svegliarla il mattino dopo, scuotendola preoccupata. Non era mai successo che si addormentasse e si svegliasse dopo di lei. Inoltre vide che aveva i vestiti stracciati, ed aveva una pessima cera. Quando Sae si svegliò, si guardò attorno stordita e confusa, poi vide l'ora tardissima e provò ad alzarsi ma crollò di nuovo sul letto sentendosi ancora stanca. Guardò però verso Aurora e le sorrise, dato che lei invece aveva gli occhi lucidi ed un espressione molto molto preoccupata. Lo fece per tranquillizzarla, se si fosse mostrata spaventata o preoccupata, probabilmente sarebbe scoppiata a piangere.

    Buongiorno amore, scusa, mi sono addormentata. Ho davvero tanto sonno, tanto tanto sonno.
    Afferrò la piccola e se la trascinò sul letto, abbracciandola e riempendola di baci.

    Mamma, il tuo pigiama è tutto strappato. fece la piccola indicando i suoi seni nudi.
    Oh? Accidenti, mi sa che ormai è troppo vecchio! Si sarà stracciato quando mi sono stiracchiata, che buffo non me ne sono accorta.
    Aurora non sembrò bersela, e continuava a guardarla interrogativa e accigliata.
    Sai che c'è? Oggi non ho proprio voglia di andare a lavorare, oggi niente scuola, nemmeno per te. Stiamo a casa a giocare e preparare dolci che ne dici?
    Solo a quel punto Aurora sembrò calmarsi e le sorrise annuendo. La abbracciò a sua volta e si concessero dei momenti di coccole fin quando Sae non trovò la forza di alzarsi dal letto per cambiarsi. Mise il cellulare in carica, chiamò poi la scuola per informarli della sua assenza, e mandò un messaggio a Banner.

    Ieri sono successe cose molto strane, non ci sarò oggi a scuola,
    potresti venire da me dopo le lezioni? Ho bisogno del tuo aiuto.

     
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    Anche se l'occhio e il braccio non funzionavano bene, il giorno seguente fu effettivamente in forma. Il malessere era passato e quel senso di impotenza era svanito. Su quel letto erano ancora visibili i segni dell'esorcismo, ma solo per lei, per gli altri era un materasso normalissimo. Il cubo era tornato a tacere, e quel silenzio portava grande tranquillità alla casa. Era come se, pur pagando un costo in carne e lacrime, Sae fosse riuscita a riportare la pace nel suo mondo. Passò la mattinata con la sua bambina, senza ricevere nessuna risposta da Banner oltre a un rassicurante "Ok, dimmi solo se stai bene", lasciandole intendere che era preoccupato e che ci sarebbe stato per lei. Dopotutto dovevano ancora parlare del suo incontro col professor Carnovash: lui era andato da quell'energumeno al posto di Sae. Nel primo pomeriggio, dopo aver recuperato appena le piene funzioni del suo corpo, Sae sentì la porta suonare. Oltre ad essa avrebbe trovato Lyman, non vestito trasandato come al suo solito ma in maniera più presentabile, con una camicia scura ordinata e un vestito che pur essendo sportivo testimoniava una certa eleganza, sul grigio scuro. Allora quell'uomo aveva anche altri vestiti oltre a quel suo camice troppo largo? Il suo sguardo era chiaramente allarmato e cercò appena avrebbe incrociato lo sguardo di Sae avrebbe compreso subito che qualcosa non andava. Aprì la bocca, sembrava volerle chiedere qualcosa, poi però pensò piuttosto di agire d'istinto, sollevando una mano verso il suo volto per poterla accarezzare delicatamente all'altezza dell'occhio che funzionava male.
    Chi ti ha ridotta così? Che è successo?
    Si rese subito conto di aver fatto una domanda stupida: non c'erano segni di lotta sul suo corpo, nessuno l'aveva ferita o picchiata, anzi quella era la tipica situazione in cui si trovava un combattente inesperto dopo un allenamento che si era spinto troppo oltre. Ma lei non era una combattente, qualsiasi tipo di esercizio impegnativo poteva essere pericoloso, quindi la prima cosa che gli venne in mente fu il cubo di Le Marchand, che cercò tra le mani di Sae per assicurarsi che non lo stesse portando in giro pensando a torto di poterlo controllare. Gli occhi di Banner erano una nube di pensieri, anche oltre i suoi spessi occhiali si vedeva chiaramente che aveva molte cose da dire e un'infinità di domande da farle. Erano stati lontani mezza giornata e già si ritrovavano a quel punto. L'avventura di Sae era iniziata in maniera a dir poco burrascosa.
     
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    Fisicamente si sentiva bene, a parte l'occhio ed il braccio che continuava a sentirli indolenziti e doloranti, un dolore simile a chi aveva esagerato a fare esercizi ginnici. Aveva avuto difficoltà a giocare e fare i dolci con sua figlia, ma era riuscita a dissimulare perfettamente e non far capire niente alla piccola. Prima che arrivasse Banner portò Aurora dai suoi genitori, così che potessero tenerla giusto una o due notti. Ai genitori aveva mentito dicendo che aveva un mucchio di lavoro da recuperare, ma sua madre aveva intuito che aveva sicuramente faccende che avevano a che fare con gli spiriti, così decise di darle una mano volentieri. Banner quindi ci avrebbe trovato Sae da sola a casa sua, si era fatta trovate vestita in modo casalingo. Aveva dei comodissimi leggins, che lei considerava sciatti, ma erano molto aderenti, una felpa normalissima senza cappuccio e sopra a quei indumenti aveva un grembiule giallo con una stampa che ricordava un famoso pokemon che piaceva molto a sua figlia. Quando aprì la porta, rimase piacevolmente colpita dalla figura di Banner, a scuola indossava sempre quel enorme camice bianco che nascondeva le sue forme, ed era un vero peccato perché vestito in modo normale risultava davvero un bel uomo. Lo accolse con un sorriso un pochino stanco per via della giornata che fu comunque impegnativa con i suoi piccoli acciacchi. Non si aspettò che Banner la toccasse e ciò che le disse la colpì così tanto che arrossì di colpo. Abbassò poco dopo lo sguardo perché sentì chiaramente un emozione che non provava da parecchio tempo, le famose farfalle nello stomaco. Il fatto che avesse capito subito al primo sguardo che le era successo qualcosa la emozionò, perché si sentì capita. Percepì di poter trovare davvero un compagno nelle sue disavventure in Banner.
    Un mucchio di cose. Devo raccontarti varie cose. Prego, vieni dentro, ti preparo un caffè, o preferisci un té?
    Disse un pizzico imbarazzata facendogli spazio per farlo entrare in casa. Avrebbe richiuso la porta alle sue spalle, poi lo avrebbe guidato verso la cucina. Non appena si accomodò un piccolo peso nella tasca del grembiule le ricordò di dovergli restituire la chiave.

    L'avevi persa in ufficio, scusa se mi sono dimenticata di dirtelo.
    Gliela posò sul tavolino, così che potesse riprendersela.

    Accidenti, non so da dove cominciare, ok ehm magari proprio da quella. Quando ho trovato la chiave, ho provato a rivedere alcune cose sul tuo diario, riguardo al cubo, ed ho toccato un tuo oggetto che mi ha mandato un messaggio, a dire il vero non so cosa significa, ma credo fosse per te. Ti dice niente il nome Saffira?
     
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    Un tè andrà benissimo...
    Rispose, sospirando, era davvero impaziente di capire cosa stesse succedendo ma ancora una volta la ragione ebbe la meglio: doveva agire con calma e per gradi, senza fretta. Entrò in casa pronunciando un fugace "permesso", aspettò che la porta fosse chiusa e si tolse la giacca lasciandola vicino alla porta, seguendo poi Sae guardandosi attorno con aria circospetta. Tutte deformazioni professionali molto dure a morire. In realtà, di norma riusciva a tenerle sotto controllo ma qualcosa in Sae lo obbligava a comportarsi in maniera più naturale, ma soprattutto quella situazione richiedeva una concentrazione superiore, che Banner non poteva dedicare alle sue doti di attore. Quando Sae gli mostrò la chiave, il professore iniziò a trattenere il respiro, guardandola con maggiore attenzione: cercava di capire se avesse frugato tra le sue cose e nei suoi occhi c'era una punta di diffidenza che fino a quel momento Sae non aveva mai visto, non così chiara per lo meno. Evidentemente anche Banner aveva i suoi segreti e voleva tenerli custoditi. Dal modo frettoloso con cui se la riprese, la mise in tasca ed iniziò a sorseggiare il tè senza staccarle gli occhi di dosso, Sae avrebbe dovuto intuire che c'erano molti pensieri che attraversavano la mente del professore in quel momento, e riguardavano tutti lei. Le sembrava quasi di poterli sentire, come echi alle sue spalle... cosa avrà visto? Avrà letto il diario? Cosa avrà trovato? Cosa penserà di me? Era la prima volta che le capitava una cosa del genere... pensieri così nitidi. Lo stava forse leggendo dentro? Non ci era mai riuscita prima. Il professore poi perse tutta la sua calma appena la donna pronunciò il nome di Saffira: gli occhi si sgranarono e prese un respiro così forte che gli occhiali gli caddero in avanti, rivelando così un'espressione chiaramente terrorizzata. Tutti i pensieri che fino a quel momento Sae aveva sentito accavallarsi vennero cancellati in un istante, e con un gesto chiaramente troppo impulsivo Banner piantò entrambe le mani sul tavolo, facendolo tremare e con esso anche le pareti della stanza.
    Il ciondolo?! Perché lo hai toccato??? Che hai fatto???
    Si alzò, senza staccare le mani dal tavolo, continuando a fissarla a metà tra il preoccupato e l'iracondo. Si portò una mano sulla fronte e strinse i denti, cercando di pensare lucidamente, ma era ovvio che una preoccupazione forte gli attanagliava più il cuore che la mente in quell'istante. Di nuovo quella sensazione di poter sentire i suoi pensieri, come se degli spiriti li stessero interpretando per lei: cosa ha visto? Cosa le ha detto? Le ha davvero parlato?
    No... no... rispondimi Sae: che hai visto? Ti prego non dirmi che ti ha parlato, ti scongiuro non dirmi che l'hai vista! Perché dici che quel messaggio era per me? Che cosa hai fatto???
    Era ovviamente sconvolto, sembrava terrorizzato all'idea che potesse verificarsi qualcosa di estremamente specifico, ma in mezzo a tutte quelle domande che gli rimbombavano nella testa era difficile capirlo. Una cosa però era certa: si stava agitando, e non mantenendo più la calma nascondeva con difficoltà la sua pressione energetica, esercitandola tutta attorno a sé. Una forte sensazione di debolezza e di impotenza avrebbe colto Sae, e come una reazione alla possibilità di un pericolo, il cubo riprese a vibrare nella mente della donna, come se la stesse invitando ad usarlo di nuovo se fosse servito a difendersi.
     
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    Non servivano doti speciali per capire che Banner si stava facendo mille domande su di lei, era naturale pensare che aveva ficcato il naso dove non avrebbe dovuto. La sensazione ovviamente venne alimentata anche da un piccolo senso di colpa, poiché aveva curiosato eccome, ma non lo aveva fatto con malizia. Non poteva immaginare che un banale ciondolo potesse nascondere un segreto così importante. La reazione di Banner le fece incassare la testa fra le spalle, un movimento istintivo che aveva da quando aveva avuto a che fare con i bulli. Sembrava prepararsi a resistere a delle botte fisiche. Non credeva che Banner l'avrebbe colpita, era un movimento che ormai era radicato in lei come un riflesso condizionato. Tuttavia iniziava a sentire una strana fatica addosso, non aveva immaginato che lui fosse così forte. Le sembrava di venire schiacciata contro la sedia con un peso contro tutto il corpo.
    Io non ho fatto nulla, alle volte mi capita di ricevere informazioni e visioni senza che io li cerchi. Non è una cosa su cui ho il pieno controllo. Avevo in mano quel ciondolo, e mi aveva incuriosita perché aveva la tua energia, mi dava conforto, poi però ho avuto delle visioni. Non sono molto chiare per me. Sembrava un sogno, anzi direi un incubo.
    Cercò di allungare una mano verso quella di Banner, per trasmettergli un pochino di serenità. Lo guardò negli occhi per fargli capire che non lo avrebbe giudicato e che non doveva avere paura di lei. Voleva fargli capire che lei lo vedeva come un amico e non come un oscuro figuro su cui indagare.

    Ti prego, non agitarti, non riesco a respirare se continui così...
    Parlò sotto sforzo, non era abituata a dover affrontare delle pressioni energetiche così forti, ed in più erano ricolmi di emozioni che scuotevano i sensi della donna.

    Ho visto una donna, non umana, credo fosse un drago. Era vestita da sposa e teneva in braccio un uovo, era deforme. Le uniche parole che ha pronunciato sono state "Prometti che non mi lascerai?". Dopo quelle parole qualcosa è cambiato nella visione, lei si è prosciugata fino a diventare uno scheletro e l'uovo si aprì rivelando delle ceneri da cui sono usciti dei volatili scuri che si sono cibati dei resti di quell'uovo. Poi tutto è svanito. Ciò che ho visto hanno senso per te? Chi era Saffira per te?
    Dopo quella domanda gli strinse la mano con più forza, per quanto le fosse possibile dato che le sembrava davvero molto faticoso anche quel gesto in quel momento. Voleva essergli di sostegno, non voleva ne giudicarlo, ne tanto meno costringerlo a parlare, ma aveva ricevuto un messaggio ed era suo dovere darglielo.
     
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    Calmarsi fu difficile per lui, non lo fece per le parole di Sae, ma per i suoi gesti: il modo in cui cercava di tranquillizzarlo e come reagiva spaventata, gli facevano capire che non era un nemico né una che aveva agito con cattiveria o malizia. Anche Sae era una vittima degli eventi e non poteva prendersela con lei. Si tranquillizzò, abbassando la pressione energetica e tornando a respirare pacatamente, di conseguenza anche il cubo tornò dormiente: il pericolo era passato. Tornò seduto e anche se quella faccia sconvolta non era sparita, cercò di sedarla dietro qualche passaggio della mano tra i capelli mentre si sistemava gli occhiali. si era fatto attentissimo da quando Sae aveva nominato Saffira, e non era un caso. Mentre Sae descriveva la sua visione, l'espressione di Banner diventava sempre più sconvolta. Si nascondeva gli occhi dietro la mano per celare un forte senso di colpa, gli occhi erano lucidissimi tanto che sembrava sul punto di piangere da un momento all'altro. Chinò il capo, serrando i pugni. Ogni singola parola di Sae era stata come una pugnalata in petto per lui, ma era ovvio che non poteva spiegarle tutto. Sae non avrebbe capito. Decise allora di dirle il giusto, cercando di sedare quantomeno la sua curiosità.
    Saffira era una persona importante per me, che avrei dovuto proteggere, ma ho fallito. Una delle tante cose orribili che ho fatto prima di arrivare fin qui. Per me è doloroso ricordare, ti prego non chiedermi di più, voglio solo sapere se hai visto altro... magari ti è apparsa di nuovo dopo quella visione? Ti ha detto altro? Sae ti sto chiedendo se la visione di Saffira si è limitata unicamente a quel ricordo, oppure se l'hai vista ancora. Devo sapere se il suo spirito è libero o manifesto o qualsiasi altra condizione...
    Banner sembrava maledettamente preoccupato dall'informazione che poteva ricevere. Ma fortunatamente Sae non aveva bisogno di dargli brutte notizie: al di fuori di quel "messaggio" non c'erano state altre apparizioni, quindi Banner non aveva di che preoccuparsi. Lo stesso non si poteva dire di Sae, però: anche se il professore appariva più calmo ora, la sua preoccupazione aveva acceso qualcosa di diverso nel cubo: non era un istinto di difesa, come poco prima, era piuttosto un richiamo. Un pò come se volesse invitare Sa e a non disattendere le aspettative del professore. Forse anche quella creatura dragonica poteva manifestarsi in qualche modo se lei potenziava le sue abilità, ma visto cos'era successo la sera prima forse non era il caso. Aveva ancora l'occhio e il braccio dolenti, quasi spenti, quindi non doveva esagerare con quell'affare. E poi non era neanche certo che vedere manifesta Saffira fosse ciò che Banner desiderava davvero, anzi dalla preoccupazione nei suoi occhi era l'esatto contrario. Un pò come se fosse preoccupato che qualcuno potesse tormentarla anche oltre la morte...
     
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    Si sentì decisamente più sollevata quando lui smise di esercitare la sua pressione energetica, non lo biasimò, pensando che doveva essere davvero molto importante per lui. Ne ebbe la conferma quando vide il dolore nei suoi occhi mentre gli raccontava della sua visione. A quel punto le venne spontaneo pensare che Banner quella notte aveva visto probabilmente Saffira, credendo di stare in un sogno. Evidentemente l'aveva amata molto, perché quando avevano fatto l'amore glielo aveva trasmesso intensamente, ma lei aveva creduto che fosse Jacob, invece probabilmente i sentimenti che aveva ricevuto quella notte erano di Banner. Notò una apprensione crescente in lui, le si strinse il cuore nel vederlo così preoccupato per Saffira. Conosceva benissimo quel sentimento: la paura che nemmeno la morte le avesse dato pace. Gli afferrò una mano e con l'altra gliela carezzò per aiutarlo a tranquillizzarsi. Scosse la testa lentamente.
    Mi dispiace aver risvegliato un dolore in te. Però no, mi dispiace non ho avuto altri messaggi da parte sua. Non l'ho vista più. E' come se avessi toccato un ricordo, ma quando lei ha pronunciato quelle parole, ho percepito amore. Credo che volesse dirmi che non è stata colpa tua, che qualcosa di più grande di voi li ha divorati. Se fosse morta portandoti rancore la visione sarebbe stata molto diversa. Credo che volesse farmi sapere che non ti incolpa di niente Lyman.
    Cercò di interpretare la visione che aveva avuto con un senso, così che potesse dare un minimo di conforto al cuore sofferente dell'uomo.

    Mi dispiace davvero tanto. So come ti senti, non devi dirmi niente.
    Continuò a carezzargli le mani per dargli affetto e sostegno. Non voleva sapere altro se lui non voleva, glie l’avrebbe raccontato lui di sua spontanea volontà quando si sarebbe sentito pronto. Voleva essergli amica, non voleva nemmeno accusarlo del fatto che le avesse mentito dicendole che non aveva lasciato nessuna moglie. Forse con Saffira non si erano sposati, forse il loro rapporto era molto complicato, e non lo biasimò del fatto che volesse tenere nascosta la sua esistenza, capì quindi perché le aveva detto che per lui la notte sognata non era stato felice. Perché gli riportava a galla dolori che non aveva ancora superato. Gli lasciò il tempo di riprendersi, con la scusa di sorseggiare il té potevano entrambi recuperare un pochino di lucidità.
    Ieri mi è successo qualcosa di diverso dal solito. Di solito le manifestazioni spiritiche si aggirano sui pensieri, i sentimenti, e le manifestazioni fisiche riguardavano sempre oggetti che cadevano, luci che sfarfallano o altro di poca rilevanza. Ieri sera invece si è manifestato uno spirito maligno che aveva preso corpo. La cosa assurda è che il cubo mi ha salvato la vita.
    A quel punto Banner si sarebbe accorto che Sae stava tremando, il suo sguardo era basso e fissava il liquido nella sua tazza, perdendosi nei ricordi spaventosi di quella notte.

    Una creatura si era intrufolata in casa mia. In camera di mia figlia, la carezzava come se la conoscesse, era intenerito da lei. Inizialmente non sembrava volerci fare del male, poi però ho notato che era attratto dal cubo. Così per allontanarlo da Aurora l'ho usato come esca. Poi qualcosa è cambiato, quell'essere mi ha aggredita, mi ha.....
    La presa sulle mani di Banner si fecero più forti, e nei suoi occhi ci fu vergogna, disagio.
    ...strappato i vestiti di dosso e stava per ... insomma ho gridato aiuto ed il cubo mi ha risposto, mi ha dato la forza di respingerlo, ed esorcizzarlo.
    Tornò a guardarlo negli occhi, preoccupata per una sua reazione spropositata.
    E' stato spaventoso, è colpa di quel potere se adesso sono ridotta così.
    Sul momento Banner poteva tirare un sospiro di sollievo, perché Sae non stava mostrando la brama di volere il cubo. Ne era spaventata e se lo aveva usato era stato per una emergenza. Voleva portarlo nella camera da letto e mostrargli dove era successo, ma prima di tutto voleva che assimilasse le informazioni e magari chissà poteva darle qualche indizio o spiegazione sul cubo o informazioni sul tipo di creatura che aveva incontrato, magari lui ne aveva sentito parlare?
     
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86 replies since 16/2/2023, 11:39   337 views
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