Ghost

x Hina

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    Adesso si che lo spirito era giusto. La curiosità, l'emozione, l'impazienza, si erano impossessati di Sae facendole assaporare qualcosa che non sentiva da molto tempo: speranza. Speranza che il suo amore non fosse ancora perduto. Faust non poteva leggerle il pensiero, ma da quella reazione intuì che il cubo le aveva mostrato qualcosa, e probabilmente adesso anche lei ne voleva di più. Capirne i limiti e soprattutto cosa fare per controllarlo. Cosa poteva chiedere di più il professore? dopotutto, con quel gesto, lei stessa aveva sostanzialmente accettato il metodo di Thresh: aveva deciso di correre qualche rischio in virtù di qualcosa di superiore. Che fosse conoscenza, potere, speranza, o amore. In questo erano uguali, ma non glielo disse: avrebbe lasciato che fosse lei a rendersene conto da sola. Thresh dunque sorrise, facendo un passo indietro e tenendo le mani dietro la schiena mentre annuiva con capo e le dava tutti i consensi di cui aveva bisogno. Il cubo non era in buone mani se non tra le dita di chi ha voglia di usarlo, e Sae voleva imparare a conoscerlo eccome. Banner non sarebbe stato un ostacolo, e quello non sarebbe stato il loro ultimo incontro.
    La prego, non si scusi: condivida con me tutto quello che scopre, sarà un piacere discuterne ancora, e non si faccia problemi a cercarmi di nuovo... sarò a sua completa disposizione...
    Non fece nulla per trattenerla, lasciando che quelle parole sfumassero via assieme alla sua presenza, mentre ridacchiava soddisfatto e tornava sulla scrivania alle sue spalle, piegandosi in avanti per riprendere la lettura dei documenti sulla quale si era impegnato fino a pochi minuti prima: vecchi progetti della città nuova di Roma, dove si intersecavano diverse linee della metro sotterranee, mai realizzate, che somigliavano a dei grossi tunnel che scavavano verso il basso formando degli anelli incastrati tra di loro come a formare un ellissi, e diretti verso il basso. Qualsiasi cosa fosse, non sembrava servizio pubblico caduto in prescrizione. Una volta fuori da quella stanza, Sae poté dimenticare completamente quell'opprimente sensazione di impotenza di fronte a quell'uomo, anzi tutto l'opposto: la consapevolezza che quel cubo poteva esprimere i suoi desideri sarebbe stata di sicuro un buon incentivo per lei. Senza rendersene conto infatti trovò subito la forza di contattare Banner, che quasi come se la stessa aspettando le rispose subito dopo, scusandosi a sua volta di essere scappato come un ladro e di averla evitata fino a quel momento, invitandola a vedersi il prima possibile subito dopo le lezioni. Le diede appuntamento in un'aula momentaneamente inutilizzata di geografia, dove numerose mappe tappezzavano la stanza coprendone i muri. Banner era da solo, intento a riordinare dei documenti con aria assorta, nulla che sembrasse troppo importante. Sembrava preoccupato, ma per un istante prima di incrociare il suo sguardo Sae avrebbe sovrapposto di nuovo il volto di suo marito su quello dell'uomo, per poi riconoscerlo appena avrebbe parlato.
    Oh... Sae, non so davvero come chiederti scusa, non so neanche da dove incominciare, è una storia assurda...
    Si avvicinò frettolosamente a lei grattandosi la nuca con aria ansiosa e chinando il capo come a volerle chiedere scusa. Non c'era nessuno lì intorno e potevano parlare in tranquillità, senza problemi. Appena fu vicino, Sae vide chiaramente le mani di Banner sollevarsi verso di lei, come se volessero toccarla, ma si frenò immediatamente chiudendo le dita strette nei palmi, come se si fosse reso conto che stava per fare qualcosa di troppo avventato.
    Ti prego, dimmi che non hai più il cubo. Dimmi che te ne sei liberata.
    Ecco cos'era quel gesto... la necessità di toglierle quel fardello. Probabilmente se Sae avesse sfoggiato il cubo Banner glielo avrebbe portato via da sotto il naso con un movimento di mano senza pensarci due volte. Cosa fare? Mentire e tenersi il cubo, o dirgli la verità e rischiare di perderlo?
     
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    Aveva molto da studiare e scoprire, si disse che anche se il cubo fosse stato da seppellire per la sua pericolosità, era sempre meglio non averlo restituito a chi magari avrebbe potuto usarlo per losche trame. Le faceva ancora un poco strano che le avesse lasciato l'oggetto con una tale facilità. Forse Banner stava esagerando con le sue affermazioni? Non poteva ancora capire, ma se non parlava con lui non avrebbe mai scoperto perché lo temesse così tanto. Si diresse nell'aula dove avevano appuntamento, e fu grata di trovarlo lì. Quando si avvicinò a lui, per un momento rivide il volto di Jacob, come un alone che svanì nel momento stesso in cui lui si rivolse a lei. Gli sorrise, avvicinandosi a lui per poi arrossire tantissimo quando notò che stava per toccarla, ma si frenò prima. Non fu imbarazzo per il gesto che aveva compiuto, ma perché averlo di nuovo vicino dopo ciò che era successo, le fece ricordare di averlo avuto praticamente alla stessa distanza ma nudo, e che insomma avevano praticamente fatto sesso tutta la notte. Abbassò lo sguardo, ricordandosi che aveva ancora nella borsa il lenzuolo con i loro fluidi.
    Lo so... e credo che sia tutta colpa mia.
    Affermò intrecciando le dita nervosamente una all'altra alla ricerca delle parole adatte per spiegargli cosa fosse successo. Prima che però potesse iniziare, Banner le chiese del cubo. Sospirò, poiché temeva che le cose sarebbero precipitate da un momento all'altro.

    E' al sicuro. Prima di quel discorso, io devo spiegarti una cosa. Mi dispiace per ciò che è successo stanotte, cioè non intendo dire che è stato brutto...
    Arrossì di nuovo violentemente e si passò le mani sul volto per scacciare via l'imbarazzo. Non era una ragazzina, ma era davvero imbarazzante giustificarsi sul sesso come se fossero finiti a letto dopo essersi ubriacati. Non gli aveva detto che non era stato brutto per dirgli che le era piaciuto farlo con lui, ma per mettere subito in chiaro che non si sentiva stuprata. Infondo era ciò che era sembrato quando lo aveva buttato giù dal letto per poi piangere, scossa dalle sue emozioni.

    Io vorrei sapere cosa ti è successo, perché credo che mio marito abbia preso possesso del tuo corpo per venire da me. Io non so come spiegarlo in poche parole. Ho la facoltà di interagire con gli spiriti dei defunti, ed alle volte succedono cose stranissime. Il problema è che lo spirito di mio marito è uno di quelli con cui ho avuto davvero molta difficoltà ad interagire, e ieri notte mi era apparso in carne ed ossa, e insomma credevo di aver fatto l'amore con lui, mentre il mattino dopo ho trovato te, e questa cosa è assurda, non capisco come sia stato possibile. Ti prego, ho bisogno di sapere cosa ricordi, se vedevi anche tu qualcuno che amavi al mio posto.
    Parlò quasi senza prendere fiato. Sentiva il bisogno di sentire la sua versione, perché la favola che gli aveva raccontato Thresh le sembrava troppo bella per essere vera, doveva capire se aveva davvero raggiunto Jacob, o se si stava ingannando da sola. Se avesse notato che Banner avrebbe esitato, o avrebbe cercato di sviare il discorso, gli avrebbe afferrato le mani, per tirarlo leggermente più vicino a lei, così da guardarlo negli occhi e supplicarlo di rispondere alle sue domande.
     
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    Un sospiro silenzioso si levò dalla gola di Lyman mentre Sae si addossava tutta la colpa. Avrebbe voluto consolarla ma sapeva che qualsiasi frase di troppo sarebbe stata una pessima idea, quindi preferì lasciarla parlare e tenersi le considerazioni personali per sé. Dopotutto che colpa aveva se quel cubo era finito in un modo o nell'altro nelle sue mani? Il professore non immaginava che il discorso della collega sarebbe finito su lidi tanto surreali, e la stranezza che stava provando in quel momento era chiarissima nel suo sguardo che sembrava intento a capire se Sae dicesse sul serio oppure se fosse stata condizionata da qualcosa.
    Posseduto da... Sae, ma che stai dicendo?
    Sembrava sul punto di dirle qualcosa e da come aveva aperto la bocca e alzato il mento probabilmente sarebbe stato un commento acido e molto diretto, ma non se la sentì di infierire su di lei, non dopo quello che le era successo, quindi si portò le mani vicino al volto come se volesse zittirsi. Fece per allontanarsi ma Sae lo afferrò per le mani, tirandolo a sé. Il calore di quelle mani delicate sciolse la tensione di Banner, e Sae lo sentì chiaramente perdere quel rigore diffidente mentre le braccia e le dita si ammorbidivano, mentre un lungo sospiro lo portava ancora una volta a calmarsi e trattare la situazione con la dovuta delicatezza.
    Fidati, Sae, se fossi stato posseduto da un fantasma me lo ricorderei.
    Con quella frase pareva voler mettere una preventiva parola fine a tutto quel discorso, ma dava l'idea di volerlo fare più per il suo bene che per definire una vera e propria mancanza di fondamenta. Tant'è che quando continuò il discorso, la cosa si fece molto più ambigua e meno chiara.
    Vorrei darti una spiegazione più chiara ma... la verità è che io faccio spesso di questi sogni diciamo... caotici, ecco. Solo che non erano mai stati accompagnati da sonnambulismo, o qualsiasi cosa sia successa questa notte. Quindi la cosa più logica da pensare è che quel cubo ci abbia messo il suo zampino, e se manipola in questo modo due persone mature come noi è ovvio che sia pericoloso e da evitare.
    A quel punto fu lui a stringerle le mani, assicurandosi di avvicinarla il più possibile a sé mentre la fissava con uno sguardo mortalmente serio e deciso.
    Se è vero che è al sicuro, devi dirmi dove si trova... devo farlo sparire. Avrei preferito non averci niente a che fare, ma a questo punto preferisco pensarci personalmente.
    Di nuovo la necessità di Mentire: Sae non poteva tenere il piede in due scarpe, perché appena avrebbe concesso informazioni a Banner sul cubo di sicuro glielo avrebbe portato via e ogni speranza di capire come funzionava per comprendere i desideri di suo marito sarebbero svaniti. Ma in fondo non importava, no? Quel cubo era pericoloso, troppo misterioso, forse la cosa migliore era confessare tutto a Banner e consegnarglielo, rinunciando alla più concreta possibilità che Sae avesse mai avuto fino a quel momento. Doveva fare una scelta: mentire al professore per fargli dimenticare quella storia, oppure consegnargli il cubo e metterci la parola fine immediatamente.
     
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    Sae aveva creduto che Banner avesse visto in lei qualcosa, magari un indizio che gli avesse fatto capire di cosa fosse capace, ma la sua risposta le fece capire che in realtà lui non aveva idea di cosa potesse fare con i suoi poteri. Ai suoi occhi le sembrava che lui non volesse affrontare la realtà addossando tutta la colpa a quel dannato cubo. Sae ritirò le mani da quelle di Banner, guardandolo delusa.
    Non mi credi vero? Pensi che sia una pazza? Anzi peggio, una di quelle che si fanno spillare soldi dai ciarlatani in cerca del suo defunto caro, una povera illusa.
    Sospirò di nuovo un pochino esausta portandosi una mano sulla tempia, non rendendosi conto che le tremavano le dita.

    A meno che tu non abbia problemi neurologici, come spiegheresti il tuo caso di sonnabulismo? Il fatto che tu non ricordi, o che hai agito come se ti trovassi in un sogno, è dovuto proprio alla possessione. Io capisco che fa paura avere a che fare con gli spiriti, ma credimi quando ti dico che io posso vedere cose e posso interagire direttamente con le anime, con gli spiriti. Ho visto anche il tuo. Ho visto....
    Tornò di nuovo a guardarlo negli occhi, ma questa volta senza entrare in contatto fisico con lui.
    ... il tuo dolore. Ho visto che ti sei pentito di aver distribuito mezzi che hanno ucciso innocenti ed hai voluto rimediare al tuo errore.
    Volle essere chiara e diretta, voleva fargli capire quanto "vedesse" lontano con le sue facoltà. Dicendogli ciò che credeva fosse un suo piccolo segreto personale fra lui e l'imperatore, avrebbe potuto far capire che non stava dicendo fandonie, che non stava parlando a vanvera.

    Jacob ti ha scelto perché gli somigli... non capisci? Ti ha usato come tramite, ed io sono qui per chiederti scusa da parte sua.
    Aveva pensato di trovare in Banner un amico, qualcuno che poteva comprenderla, ma si sbagliava, nessuno poteva farlo perché nessuno riusciva a capire il dolore che la tormentava tutti i giorni. Distolse lo sguardo da lui, incrociando le braccia al petto, consapevole che fin quando non avrebbe ottenuto quel dannato cubo, non si poteva parlare con lui in modo ragionevole, era troppo spaventato, ma pensò che era il caso di fare leva proprio su quello.
    Ho fatto delle ricerche, ho scoperto che ne esistono molti altri di quei cubi. Non posso dartelo, ho intenzione di studiarlo, di capire come funziona, così da poterlo neutralizzare. Conosci il detto "conosci il tuo nemico e lo batterai?" Se distruggiamo quel cubo, ne arriveranno altri. Voglio comprendere cosa sia, come funziona, così da poterlo fermare. Avevo pensato di chiedere il tuo aiuto, ma ne sei così terrorizzato, ci penserò io da sola.
    Visto che non voleva dirglielo chiaramente cosa sapeva di quel cubo, magari avrebbe potuto finalmente rivelarlo visto che Sae non sembrava capire in che razza di pasticcio si stava andando a ficcare.
     
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    Banner sospirò frustato, alzando il capo con aria sconfitta mentre Sae si faceva indietro e gli metteva in bocca parole che non erano sue.
    Sae non sto dicendo questo, ascoltami...
    Ma oramai era a ruota libera: si sentiva accusata e incompresa, quando in realtà c'era davvero poco da comprendere. Aveva capito quanto il cubo fosse pericoloso, ma al tempo stesso voleva sfruttarlo. Si aspettava che qualcuno le dicesse una roba del tipo "tra sette giorni morirai se lo usi" ma come poteva essere così semplice? Ovviamente non lo era. E più rimuginava su cosa dirle per convincerla, più si zittiva subendo passivamente le accuse e le distanze di Sae, incapace di interromperla per dire la frase giusta. Rimase ancora più silenzioso e immobile, con un volto praticamente colpevole e con lo sguardo basso, quando gli disse cosa aveva visto in lui e sul suo passato. Non era di certo qualcosa di cui andava fiero, ma che non dimostrava di certo niente. C'era anche una punta di rabbia sul suo volto, evidentemente non era molto contento che i suoi segreti venissero rivelati in quel modo, ma non ce l'aveva con lei. Non per questo.
    Ciò che vedi e ciò che vuoi sono due cose diverse. Quel cubo ti darà le allucinazioni! Che vedi gli spiriti ci credo, ma quante altre volte hai assistito ad una cosa del genere? Una possessione! Ti assicuro che non è facile che una possessione si verifichi su uno come me, quindi non è possibile ciò che mi stai dicendo. E' più oscuro, è misterioso... è malvagio! Io non ho paura del cubo, ma di chi ne fa uso.
    Si vedeva da come muoveva le gambe e da come gli tremavano le mani che non vedeva l'ora di saltarle addosso, strapparle il cubo dalle mani e mettere fine a quella storia con le cattive, ma dopo quello che era successo non osava alzare le mani su di lei, non poteva spingersi a tanto. Voleva cercare di convincerla parlandole a cuore aperto, non come nemico, non come ostacolo ma come amico, confidente. forse rischiava davvero di incrinare il loro rapporto ma volle giocarsi il tutto e per tutto.
    Ascoltami Sae... io riesco a capirti meglio di quanto tu credi. Entrambi abbiamo perso tanto... troppo. Non è giusto presentarci un conto ancora più salato, ma non puoi dare per scontato che non succederà. Anche se abbiamo perso qualcosa... abbiamo comunque costruito una nuova vita. Sei davvero disposta a rischiare quello che hai ora per riavere ciò che hai perduto. Ne vale davvero la pena? Ti prego, sii ragionevole. La verità è che io non so niente di quel cubo, so solo che succedono cose strane quando c'è lui di mezzo, e lo sai anche tu, quindi non posso darti spiegazioni esaustive. Voglio solo che tu capisca che quando scommetti c'è sempre un pezzo da pagare.
    A quel punto Sae rivide un gesto che quel giorno aveva visto fin troppe volte: un uomo che le porgeva la mano. Stavolta però non era un saluto sibillino e viscido, o la richiesta imperativa di qualcuno che voleva da lei qualcosa. Era una richiesta gentile, forse anche disperata, che non voleva il suo male ma che tremava. Quelle dita tremavano timorose. Era ovvio che per Banner non valesse la pena giocare con certe forze, e forse semplicemente non poteva capire. Ma cosa sapeva invece Sae? Poteva affidarsi agli spiriti, ma di sé stessa invece poteva fidarsi? Che il suo giudizio non fosse annebbiato da una speranza incerta?
     
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    La punta di rabbia sul suo volto, le fece intuire che non aveva capito il motivo per cui aveva rivelato una cosa del passato che gli faceva ancora male. Non voleva ferirlo oppure accusarlo, voleva dirgli che lei aveva un dono che dovevano sfruttare proprio in occasioni come quelle. Riusciva ad intuire perfettamente che Banner parlava per il suo bene, che voleva tenerla al sicuro, lo percepiva, ma non era ciò che voleva Sae. Non voleva che lui facesse da principe cavaliere che le faceva scudo da tutti i mali del mondo.
    Lo so! Lo so dannazione! So che potrebbe essere stato tutto frutto della mia mente, ma se non fosse così, ho perso la mia unica speranza. Ascoltami Lyman, qui non si tratta di me!
    Gli afferrò le braccia con decisione, cercando in lui la sua totale attenzione. Non voleva perdere la sua amicizia, anche se in effetti non avevano ancora passato molto tempo insieme, ma Sae aveva capito che era di buon cuore, e solo le persone così valeva la pena tenersi al fianco.

    Sai dove ho trovato quel cubo?
    Si fece serissima, guardandolo come un genitore guarda il suo compagno per parlare di scelte difficili ed importanti da fare per il figlio.
    Lo teneva nelle mani Mike, lo stringeva così forte che gli sanguinava la mano, e con l'altra... si stava massacrando il suo arnese. Non sentiva la mia voce, ho dovuto strapparglielo via di mano per fermarlo. Poi ci sono Morgana e Lancilotto che lo cercavano per restituirlo al suo legittimo proprietario, che sai bene chi è: Faust Carnovash. Quei due ragazzi sembravano sapere cosa fosse, più o meno. Se non lo avessi trovato io, lo avrebbero trovato loro. Cerca di allargare un attimo la tua visione a tutta la scuola.
    Portò le mani sul volto dell'uomo, esattamente come tempo fa faceva con Jacob, carezzandogli le guance con i pollici con fare materno ed affettuoso.
    Anche se distruggessimo questo qui, (ammesso che ne siamo capaci) ne troveranno un altro, e saremo punto e a capo. Io e te possiamo invece svelarne il mistero, possiamo capire come funziona, studiarlo. Questo ovviamente non significa usarlo sconsideratamente. Cosa accadrà quando un nuovo cubo finirà nelle mani di quei ragazzi? Noi siamo i loro insegnanti, siamo noi che dobbiamo tenerli al sicuro. Io e te abbiamo un dono speciale, se non pensiamo noi a salvarli chi lo farà? Faust Carnovash?
    Le espressioni del suo volto si fecero supplicanti, stava mostrando a Banner le sue emozioni, cosa che invece non faceva mai così apertamente. Forse stava sbagliando a dare tutta quella fiducia in quell'uomo, e probabilmente era molto influenzata dal fatto che in parte le ricordava Jacob. Era stato coinvolto in tutto quello, non voleva che si allontanasse da lei o che la ostacolasse.
    Anche io ne ho una paura fottuta, e ti voglio chiedere di aiutarmi, di farlo insieme, di studiarlo così da poter capire come fermarlo, cosa farne. Non per me, per Jacob ma per loro. Per il futuro, non posso permettere che una cosa del genere finisca per mettere in pericolo mia figlia in futuro.
    A quel punto lo lasciò, senza fretta, riportandosi le mani sul grembo.
    Lyman ti prego, non farti ingannare dalla paura. Aiutami.
    Doveva prima di tutto guadagnarsi la sua collaborazione, la sua fiducia ed il suo aiuto, e solo dopo avrebbe potuto svelargli tutto ciò che aveva scoperto.
     
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    Ancora una volta Sae riuscì a tenerlo immobile davanti a sé, gelido come una statua di sale perché incapace di risponderle o frenarla, vittima di quei discorsi che, gradualmente, stavano facendo breccia. Sae non stava pensando solo a sé stessa, ma anche alle conseguenze che poteva avere quel cubo. Se i ragazzi erano nei guai, se Mike aveva già sperimentato sulla sua pelle le conseguenze del cubo, se Lancillotto e Morgana sapevano già cosa fare, allora non potevano fingere che non stesse succedendo niente. Conoscere meglio cosa avevano tra le mani era la scelta migliore, e più Sae glielo diceva, più Banner se ne convinceva. E si malediceva, certo che lo faceva, perché se quell'idea gli fosse venuta prima forse a quel punto non avrebbe avuto bisogno di Sae che si metteva in gioco per una questione del genere, vero unico rimpianto di tutto quel discorso. Non sembrava proprio in grado di tenerla al sicuro, in quel caso. Quando lo lasciò andare ed invocò il suo aiuto, Banner esitò ancora. Si portò la mano destra sulla faccia, prona verso il basso, massaggiandosi nervosamente gli occhi da sotto gli occhiali mentre un lungo verso simile ad un lamento gli usciva dalla gola.
    Pensavo fossi qui per insegnare, non per fare propaganda politica, dannazione...
    Un modo per farle capire che per essere una professoressa e basta sapeva decisamente come parlare per convincere gli altri a stare dalla sua. Portò le braccia in posizione conserte e seppur chiaramente con una punta di malavoglia, fissò dritta negli occhi Sae con quei fondi di bottiglia che portava sugli occhi, cercando di usare un tono autoritario.
    Va bene, ti aiuterò! Tanto ho già capito che se anche mi rifiutassi lo faresti comunque da sola, testarda come sei... sarebbe stupido non darti una mano. E poi anche io ci tengo davvero al bene di questi ragazzi, quindi mi hai convinto.
    Fece un passo avanti, lasciando stare quell'aria da finto professore severo e assumendo un tono più confidenziale e preoccupato.
    Adesso però ascoltami sul serio: manteniamo un profilo basso per ora. NON usare il cubo, non guardarlo, non entrarci in contatto, non farci nulla. Custodiscilo in modo che nessuno lo trovi e approfittiamo di questi giorni per scoprire di più. Tu goditi la scuola, ambientati, cerca di conoscere i ragazzi e se magari scopri qualcosa che potrebbero sapere loro ben venga. Io nel frattempo farò qualche ricerca e sono sicuro che farai altrettanto, ci vedremo spesso per confrontarle e capirne di più. Poi proveremo a capire come funziona, ma lo faremo insieme, d'accordo? Niente iniziative personali. Almeno qualche giorno di tempo puoi concedermelo, giusto?
    Era un buon piano, anche perché Sae era appena arrivata in quel posto e non aveva ancora avuto modo di ambientarsi come insegnante, quindi prendersi il giusto tempo di attesare era la cosa migliore da fare. Con la calma avrebbero raggiunto risultati migliori. In fondo che fretta avevano?
     
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    Sae attese con pazienza e temette un rifiuto quando lui si portò una mano sulla faccia. Invece era riuscita a convincerlo e ciò la riempì di gioia. Unì le mani in preghiera verso di lui sorridendogli grata.
    Grazie, grazie, grazie!
    Stava per aggiungere che non se ne sarebbe pentito, ma non se la sentì di farlo perché lei stessa non sapeva se non si sarebbe pentita anche lei. Annuì alle parole di Banner facendogli capire che avrebbe fatto come le stava chiedendo, ma alla fine del suo discorso, Sae iniziò a distogliere lo sguardo facendo battere gli indici uno all'altro con aria colpevole.

    E-ecco devo dirti anche un'altra cosa. iniziò non sentendosi del tutto sicura a volergli rivelare che aveva già visto Thresh e che aveva già qualche informazione, ma se dovevano collaborare per risolvere il mistero era giusto che glielo dicesse.
    Dopo che Morgana e Lancillotto si sono preoccupati tanto di recuperare il cubo, non ci ho visto più dalla rabbia. E sono andata a parlare con Faust Carnovash.
    Si grattò la nuca un pochino imbarazzata, le aveva chiesto di non prendere iniziative, ma ormai lo aveva fatto. Quindi tanto valeva dirgli tutto.

    Ho provato a fargli domande ambigue per vedere se riuscisse a tradirsi con qualche informazione scomoda, e mi ha rivelato alcune cose sul cubo. Mi ha dato delle informazioni che credo siano molto importanti per poterci barcamenare nel suo mistero.
    Mise subito le mani in avanti verso di lui come a volergli chiedere di farle finire il discorso prima di rimproverarla.
    Non gli ho detto dove è il cubo, e non gliel'ho restituito! Ma ad un certo punto ha cercato di spiegarmi, anche se confesso che ci ho capito poco. E se devo essere sincera non so fin dove siano vere le cose che ha detto. Le cose fondamentali che ho capito potrebbero essere vere perché coincideva con ciò che ci è successo. La prima è che quel cubo agisce sull'inconscio, ha detto che risponde ai desideri inconsci. Rendendolo difficile da nascondere, quindi dobbiamo custodirlo dove non si possa nemmeno vedere.
    Si rese conto solo dopo averlo detto che magari avrebbe potuto dare un messaggio ambiguo che magari avrebbe potuto far pensare a Banner che nel suo inconscio non le sarebbe dispiaciuto giacere con lui, ma confidava nel fatto che lui sapesse che in realtà Sae aveva visto Jacob, e quindi c'era molto altro sotto a ciò che era successo a loro.

    Ha parlato anche del fatto che "connettersi al mondo degli spiriti" era riduttivo, dicendo chiaramente che il cubo è in grado di connettersi a delle dimensioni diverse dalle nostre. Ha parlato anche del fatto che permette di dare forma ai desideri. Il come ci riesce è un mistero. Credo che con queste informazioni abbiamo una guida su che campo fare le nostre ricerche. Che ne pensi?
    Sae non aveva rinunciato all'idea di essere riuscita a contattare Jacob, anzi era sempre più propensa a credere che grazie al cubo, fosse riuscita ad avere quel contatto che non riusciva ad avere lei. Ciò le mise anche molta ansia perché significava che l'anima del suo adorato marito si trovava su una dimensione a cui nemmeno lei riusciva ad arrivare. Questo non glielo avrebbe detto a Banner, consapevole che avrebbe fatto di tutto per convincerla del contrario.
     
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    Quando Sae distolse lo sguardo, imbarazzata per quello che stava per dire, Banner pregò con tutto sé stesso che non avesse contravvenuto all'ennesimo avvertimento che il professore le aveva dato giusto il giorno prima. Sentì chiaramente le braccia svitarsi e crollare a terra in maniera rumorosa e dolorosa appena sentì il nome di Faust Carnovash, e Banner iniziò a pensare che forse con Sae era più utile utilizzare la psicologia inversa che non darle buoni consigli. Si portò una mano sulla faccia pronto a rimproverarla ma ancora una volta Sae lo incalzò, ammutolendolo senza che potesse dirle nulla, vittima di quella donna che sembrava capace di tutto meno che dargli ascolto. Ascoltò ciò che aveva da dire e prima di dire la sua si concesse dei lunghi momento di silenzio dove rimuginò tra sé e sé borbottando e grattandosi la testa con la mancina.
    Uhhhh io penso che non dovresti pendere dalle labbra di uno famoso per essere un dannato cascamorto. Non mi sorprenderebbe se ti avesse detto esattamente quello che volevi sentirti dire solo per portarti a letto...
    La consapevolezza di essere lui quello che invece ci era finito al letto con lei gli afferrò lo stomaco e gli ingarbugliò le budella come poche altre cose al mondo, neanche avesse trangugiato il minestrone di una prigione vecchio di una settimana. Si schiarì la voce fingendo di non aver detto nulla e si preoccupò di proseguire con la sua arringa.
    Tuttavia immagino che non possa dire solo stupidaggini... quindi diamo per buono quello che ti ha detto almeno per ora. Una finestra su altre dimensioni non è esattamente un buon segno, nulla di buono viene da chi ti osserva di nascosto standosene in disparte. Questo è un buon punto di partenza: possiamo risalire alla storia originale del cubo per capire con chi o con cosa cercasse di comunicare, così da avere un'idea più chiara di ciò che abbiamo davanti. Da lì una volta ricevuto un nome e magari anche un posto sapremo cosa cercare. Sempre che ci sia qualcosa da cercare...
    Era chiaramente provato da quella mole di pessime decisioni prese, ma Sae aveva sicuramente uno spirito agguerrito molto coraggioso e non poteva negare che dopotutto stavano agendo anche per il bene dei loro ragazzi. Alla fine l'aveva scelta lui stesso, no? Aveva visto quella scintilla combattiva nei suoi occhi e l'aveva spinta oltre quella soglia, un punto evidentemente di non ritorno dove avrebbe dovuto combattere per farsi valere. E fortunatamente la cosa non la spaventava. Concluse il discorso a braccia conserte, fissandola dritta negli occhi nella speranza che almeno seguisse il consiglio di prenderla con calma e concedersi qualche giorno di tregua.
     
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    Si sentì in colpa a vedere la reazione di Banner quando gli confessò che era andata a parlare con Thresh. Non aveva voluto ignorare appositamente gli avvisi di Lyman. Probabilmente anche volendo non sarebbe riuscita a seguire i suoi consiglio poiché il povero Banner non poteva nemmeno immaginare il peso che sentiva sul proprio cuore dopo ciò che era successo. Sae lo fissò concentrata mentre lui iniziò a parlare e quando definì Faust come un cascamorto, la sua espressione facciale cambiò radicalmente, sbiancando come se uno scettico avesse appena visto un fantasma terrificante. Le sopracciglia si aggrottarono in una espressione esageratamente perplessa. Il pensiero che quelle enormi mani la toccassero le fece venire un brivido gelido lungo la schiena.
    C-cascamorto? E' una battuta sulla sua natura di zombie? Non ci credo che esistono donne che trovano sexy quel .... non so manco come definirlo, oddio povere donne... saranno morte senz'altro.
    Strinse le braccia attorno al proprio corpo carezzandosi le braccia per scacciare via quel senso di paura che la coglieva quando pensava a quell'uomo.
    Non ho mai conosciuto nessuno di più spaventoso di Faust, ed io di fantasmi ne ho visti tantissimi.
    Aveva cercato di sdrammatizzare un pochino, ma fu sincera, non riusciva a vederlo come un uomo sexy, il suo petto muscoloso, le braccia possenti le davano la sensazione di poterla schiacciare come una lattina, e quel sorriso che non aveva niente di umano la inquietava tantissimo, come facevano le altre? Non sentivano quel senso opprimente davanti a quella montagna semovente? Se era tutto proporzionato, non osava immaginare le dimensioni della sua erezione, sicuramente qualcosa di grottesco, spaventoso, qualcosa che le avrebbe ricordato i dolori di un parto. Sperava vivamente di non avere gli incubi durante la notte.
    Lyman riportò il discorso sul cubo, dicendo cosa ne pensava di ciò che avevano scoperto, e trovando quindi buoni spunti su cui fare delle ricerche.

    Ottima idea, domani proverò a cercare in libreria tutto ciò che riguarda l'argomento, magari anche negli archivi preclusi ai studenti, potrei trovarci qualcosa di utile.
    Si sentiva più tranquilla adesso che sapeva cosa fare per poter chiarire il mistero che rappresentava quell'oggetto, c'era però un altro mistero che continuava a tormentare Sae. Guardò più volte Banner, e magari da fuori poteva sembrare che stesse per dare un'altra notizia pessima, magari rivelando che aveva fatto altro di cui lui aveva espressamente provato a metterla in guardia.
    Siamo adulti e vaccinati, giusto? Perché non vuoi dirmi cosa ti ricordi di ieri notte? Credevi che stessi sognando? Chi vedevi nel tuo "sogno"?
    Glielo chiese con un tono di voce più basso e mogio, sperando di non averlo messo a disagio, ma la sua curiosità era immensa, non solo perché era curiosa di sapere se anche lui avesse visto qualcosa di non reale. Insomma era curiosa di scoprire se per lui era stato solo un sogno, o se aveva un ricordo vivido di lei e di cosa avevano fatto.
     
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    Era la prima volta che Banner vedeva una reazione del genere su una donna che parlava del professor Carnovash. Certo lo aveva già visto definito come terrificante, spaventoso e inquietante, ma mai senza una punta di interesse o anche solo vago cedere al suo fascino. Sae invece ne era impietrita se non disgustata: forse non era semplicemente il suo tipo o magari le era andato così tanto di traverso da farlo finire in un'antipatia insensata e poco professionale. E a Lyman andava benissimo così, tanto che nel sentirla parlare di Faust in quel modo allargò un sorriso ben più che compiaciuto. La sua espressione però cambiò di nuovo quando Sae cercò per l'ennesima volta di estorcergli una confessione sulla notte appena passata assieme, motivo più che sufficiente per distogliere lo sguardo da lei con tutto il capo, cercando di non sembrare troppo in difficoltà aiutato anche da quei spessi occhiali che gli nascondevano la faccia. Sospirò, non prima di aver passato più di qualche secondo a temporeggiare, ma più evitava l'argomento e meno Sae si sarebbe fidato di lui, quindi decise di vuotare il sacco una volta per tutte.
    Non stavo sognando... o meglio, non lo ricordo così. Credo che quando sono entrato in casa tua ho semplicemente risposto ad un forte richiamo, qualcosa di simile ad un rumore, o un profumo ma... che non si può percepire solamente con i sensi. Non saprei neanche come spiegartelo, è qualcosa di puramente istintivo. Mi ricordava una persona e sono stato attraversato dai ricordi. Ecco, non è stato come sognare... ma più come ricordare per me. Non ho perso una moglie se te lo stai chiedendo, ma ci sono state persone importanti anche nella mia vita, persone che mi sono lasciato alle spalle e che ho dovuto dimenticare. Forse per te è stato un bel ricordo, ma per me rivangare non è piacevole... e mi dispiace dirlo in maniera così spietata, ma la cosa migliore di quella sera sei stata tu...
    Si passò una mano dietro la nuca, forse l'ultima parte poteva risparmiarsela ma non se la sentì di fare il misterioso più del necessario. Magari poteva offenderla o metterla in imbarazzo, ma visto che tra lui e Carnovash aveva scelto il buon banner, Sae meritava un minimo di sincerità.
    Sono comunque mortificato, ti giuro che non accadrà mai più, farò in modo di non perdere più il controllo per risvegliarmi nel tuo letto e terrorizzarti a morte.
    Scosse il capo portandosi una mano sul petto, un gesto che Sae aveva già visto quel giorno, ma a differenza delle dita di Thresh, quelle di Banner erano sincere, accorate e tutt'altro che sibilline. L'uomo si sentiva davvero in colpa per quello che era successo e non avrebbe mai più voluto vederla terrorizzata in quel modo, sperò che quella verità presentata come una lettera di scuse bastasse a invocare il suo perdono.
     
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    Il sorriso compiaciuto di Banner quando Sae gli confessò che trovava Thresh terrificante incuriosì la donna. Possibile che gli uomini si sentivano in competizione anche contro creature come Thresh? In effetti trovò strano che la preoccupazione di Banner fosse che potesse abbindolarla per portarsela a letto e non che potesse divorare il suo cervello, mentre con il suo corpo ci faceva un tappeto o ci rivestiva le sue poltrone di casa. Era consapevole che lo stava un tantino stereotipando, ma era quella la sensazione che aveva quando gli era vicino. Il fatto che non fosse riuscito a leggerlo in nessun modo, l'aveva terrorizzata molto più del suo aspetto a dir poco eccentrico. Se avesse conosciuto qualcuno che avesse una cotta per Thresh avrebbe chiesto cosa ci trovasse di così affascinante. Intanto la confessione di Lyman era qualcosa di molto più prezioso, poiché da ciò che avrebbe rivelato, avrebbe detto tantissimo di cosa fosse successo. Difatti ciò che cercò di spiegare in realtà diede una grande speranza a Sae. Aveva avuto paura di scoprire che era stato tutto frutto della sua mente, di illusioni ottiche, invece ciò che raccontò le fece credere di aver fatto davvero l'amore con Jacob e ciò la riempì di gioia. Cercò di non darlo a vedere, portandosi una mano sul petto dove cercò il ciondolo legato ad una catenina, dentro cui c'era la foto del suo innamorato. Strinse l'oggetto come se avesse voluto coccolare Jacob, ma prestò la sua massima attenzione a Lyman. Le dispiaceva che lui provasse dolore nel rinvangare il passato. In parte poteva capirlo, poiché gli ricordava il periodo in cui aveva commesso grandi errori, ma quando si trattava dell'amore, lei credeva che i ricordi fossero preziosi, anche se facevano male. Quando le disse che la cosa migliore di quella sera era stata lei, non capì cosa volesse dire esattamente, ma bastò a farla arrossire. Si morse il labbro inferiore abbassando lo sguardo poiché quel modo di fare gentile, rispettoso ma che sotto sotto lanciava qualche piccola frecciatina per flirtare, le ricordava tantissimo Jacob.
    Non devi scusarti. Per me è stata una notte meravigliosa, se può consolarti, mi hai regalato una gioia immensa perché anche se non era lui, per me è stato come fare l'amore con Jacob ancora una volta.
    Sospirò per poi aprire il ciondolo e fissare il volto sorridente di suo marito, facendosi assalire dalla malinconia.
    Sai, il mondo degli spiriti è difficile da comprendere. Loro non hanno più un corpo, non hanno modo di percepire se stessi con i sensi. Loro hanno consapevolezza di sé proprio grazie ai ricordi. Ed è così che comunicano: con i ricordi, con i sentimenti. Forse quella notte, per colpa del cubo, qualcosa deve essersi innescato, non saprei spiegartelo in poche parole, ma io l'ho sentito, l'ho percepito vividamente. Non era mai successo da quando lui è morto. Ho pensato che la sua anima fosse intrappolata in qualche modo per via della cupola oscura di Spagna, sai lui è morto in quel evento. Riuscivo a comunicare con tutti i fantasmi possibili ed inimmaginabili. Di lui riuscivo solo a percepire una presenza, ma non riuscivo a vederlo o sentirlo. So che c'è, ma qualcosa gli impedisce di entrare in contatto con me. E ieri notte tu mi hai donato quel contatto che ho cercato disperatamente. Non so perché ha scelto te, forse proprio perché non sei un uomo comune, o forse perché un pochino gli somigli. E' riuscito a farsi vedere e sentire, forse il cubo ha fatto da portale o forse mi sto solo illudendo. O magari il cubo non centra niente e centri tu. In ogni caso io ho bisogno di scoprire se è stato vero. E devo essere io a chiederti scusa, perché sei stato coinvolto in tutto questo per colpa mia.
    Sae non gli addossava nessuna colpa, anzi era lei che continuava a mortificarsi per come lo aveva calciato via la mattina dopo, spaventata a morte poiché non si aspettava di trovarci proprio lui.
    Che buffo. Sai di solito non mi apro mai così a qualcuno. Mi tengo sempre tutto dentro perché penso sempre che non possono capirmi. Non è che mi hai fatto qualche strano trucchetto Jedi?
    Scherzò ridacchiando per smorzare l'atmosfera malinconica che si era creata.
     
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    Fu un pochino strano, sebbene piacevole, sentirla ricambiare il piacevole ricordo di quella notte. Imbarazzante era una parola grossa, perché in fondo erano due adulti e Banner conosceva quel genere di situazioni, semplicemente non sapeva cosa dirle e mentre Sae guardava il ciondolo di suo marito era difficile argomentare in qualche modo. Ascoltò però la sua storia con molto interesse, capendo come Sae riuscisse a comunicare con gli spiriti, cosa fosse successo a suo marito e come mai quella missione per lei era tanto importante. In particolare la storia di com'era morto suo marito sembrò innescare qualcosa, come se fosse inatteso che quello spirito fosse legato proprio ad un simile evento. Banner riuscì a dissimulare bene la cosa, trasformando il suo stupore in dolore, fingendo che fosse semplicemente colpito, quando in realtà con un occhio attento si poteva capire che forse anche lui aveva collegato una morte così insolita a fatti altrettanto inspiegabili.
    Mi dispiace... quello che è successo in Spagna è stata una vera tragedia.
    Non le disse che quell'evento lo riguardava, sarebbe stato decisamente un pessimo modo per stuzzicare ulteriormente la sua immaginazione. Magari a tempo debito, con le giuste basi, sarebbe stato un indizio in più su cui lavorare. Ci pensò Sae stessa a spezzare la situazione seria che si era creata, accusandolo giocosamente di aver giocato con la sua mente. Il professore allargò un sorrisetto furbetto e divertito, piazzandosi le dita sotto il mento per fingere di essere effettivamente coinvolto nella cosa.
    Oh mi hai beccato! Spero che non te l'abbia suggerito qualche fantasma che mi perseguita!
    A quel punto il discorso prese una piega molto più colloquiale e ne approfittarono per lasciarsi alle spalle quella mezza discussione e tornare verso le aule principali della scuola. Banner le avrebbe fatto conoscere altri posti importanti e l'avrebbe fatta intervenire in altre lezioni così che i ragazzi potessero conoscere la nuova insegnante. Sae avrebbe visto in varie aule diverse facce già conosciute: Lancillotto e Morgana, che dietro i banchi avevano tutta un'altra ria, molto meno minacciosa e saccente, somigliavano decisamente a dei studenti modello che mai avrebbero fatto qualcosa di sgarbato. Incrociò perfino Mike, che pur sorridendole un pochino imbarazzato sembrava tranquillo dietro il suo banco, forse aiutandolo in quella maniera poco ortodossa si era già fatto un fan tra i ragazzi della Sapienza. La cosa curiosa semmai fu che il cubo invece rimase completamente dormiente, indifferente. Se avesse provato a risolverlo di nuovo in quei giorni lo avrebbe trovato inamovibile, privo di pulsioni. Come se tutti i meccanismi si fossero bloccati, o non ci fossero mai stati. Nessun richiamo, nessun desiderio, nulla di nulla, come se fosse diventato improvvisamente timido.
     
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