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    Di rado si vede una nebbia come quella per le strade di Roma, in altri e più frivoli tempi avrebbero fatto battute sull'invasione di Milano verso la capitale, ma in quel periodo c'era davvero molto poco da scherzare, soprattutto quando avvenivano fatti tanto insoliti. Non faceva esattamente caldo, ma le temperature si erano comunque alzate considerevolmente pur essendo un periodo dell'anno freddo. La nebbia bastava a rendere le strade pressoché spettrali, e sia il centro sia la periferia erano ovattate da un silenzio irreale. Forse neanche una città eterna riesce a tenere gli occhi aperti quando il buio e il sonno calano tanto profondamente. Ben lungi dall'essere meno caotica solo per questo, Roma non era clemente mai e in nessun caso con i suoi automobilisti, ma la fortuna assiste sempre gli audaci e le strade che portano alla Sapienza erano sempre incredibilmente veloci da percorrere per ordine stesso dell'Imperatore, che grazie ad una sapiente gestione del traffico urbano e risorse ben utilizzate aveva fatto in modo che nessuno arrivasse mai in ritardo nel periodo della formazione. La Sapienza aveva un fascino davvero unico ma in giornate come quella prendeva una sfumatura a dir poco cupa. La lucentezza dei murales, delle barriera brillanti e scudi magici cangianti venivano ingrigiti e messi in ombra dalle nuvole ce infestavano il cielo, e quei pochi raggi che crollavano verso terra non somigliavano a messaggi di speranza quanto più una richiesta d'aiuto. Più che una mattina invernale, somigliava ad una serata d'autunno pronta e venire colorata dalle brune foglie degli alberi oramai spogli, ma i parcheggi distribuiti intorno alle mura della città studentesca non lasciavano intravedere neanche un germoglio d'erba. Grigio, spento, distante. Forse non era una cosa che potevano vedere tutti, forse era solo il modo in cui lo percepiva Sae, ma sembrava proprio che tutto ciò che fosse vitale attorno a quel luogo fosse fuggito via, cercando di restarsene a debita distanza. Tolta quella strana sensazione, gli imponenti edifici e i percorsi sofisticati che caratterizzavano l'ateneo avrebbero ben presto riscattato la terribile nomea che quell'introduzione aveva creato, dando immediatamente l'idea di un luogo più vivo. A spezzare il grigiore c'era il vociare dei ragazzi intenti a dirigersi verso le classi, pronti a iniziare le loro lezioni. A riaccendere di colore quei muri spenti c'erano le bioluminescenze dei giovani Kaiju e Draghi, a ridare colore alle barriere c'era l'influenza dei maghi ed elementali più inesperti che facilmente si lasciavano contagiare dalle fonti magiche più intense, come delle calamite. E tutti i ragazzi erano calamite verso quella scuola immensa, catalizzatore perfetto di quel simbolo di potere e conoscenza che da anni contraddistingueva l'Impero Romano. Di norma sarebbe stato facile perdersi ma seguendo il flusso dei ragazzi e le mappe interattive sparpagliate tra i giardini della città studentesca, sarebbe stato facile giungere agli edifici amministrativi. Distaccati dagli atenei principali e dagli edifici più grandi, gli uffici secondari che di solito si occupavano di orientamento ed accoglienza erano leggermente distaccati, forse per essere più facili da raggiungere in caso di nuovi arrivati, come ad esempio la nostra Sae. La cosa triste era che più si avvicinava a quegli uffici, più il vociare dei ragazzi si spegneva. La sensazione di vuoto e di distacco però non aumentava, un buon presagio forse, ma che strana sensazione da percepire in un luogo del genere. Forse era solo il grigiore della giornata, in fondo. Cosa se non un cielo grigio e una nebbia fitta spezza l'animo di una persona romantica?
    In passato le era capitato sicuramente di trovare anche solo il sussurro di uno spirito lamentarsi o ricordare con malinconia la sua vita oramai spenta, perfino in luoghi come quello ben protetti o comunque caratterizzati da una nota tanto positiva. La Sapienza invece nera sprovvista, un pò come se tutti gli spiriti lì fossero in pace... o troppo timorosi per avvicinarsi. O chissà cos'altro. Se la cosa non l'avesse disturbata o messa in guardia, non avrebbe avuto difficoltà a farsi strada nella normalità di quegli uffici. Spezzato il malinconico contatto con quella grigia atmosfera, sarebbe stato facile tornare alla realtà burocratica di un ufficio come tanti, certamente ampio e sofisticato ma tutt'altro che diverso da una normale amministrazione già vissuta e rivissuta da qualcuno che cerca lavoro. Sguardi cordiali, ma ritmi frettolosi, tipici di chi è impaziente di farsi un caffè o fumarsi una sigaretta. Per sua fortuna però, Sae non dovette aspettare molto.

    Ah! Si! Ci penso io a sbrigare le scartoffie, non preoccupatevi! Fatela accomodare.
    Un uomo dalla capigliatura blu un tantino disordinata e gli occhiali spessi come fondi di bottiglia si era affacciato dal suo ufficio tenendo stretta la maniglia della porta, in equilibrio come se fosse pronto a richiuderla rapidamente. Aveva lanciato uno sguardo a Sae per farle capire che la conosceva e che di sicuro era con lui che doveva fare quel famoso colloquio. L'uomo appariva un pò trasandato: tral a capigliatura strana e quell'ampio camice da laboratorio bianco non sembrava in forma, o meglio così voleva apparire. Una persona attenta avrebbe notato benissimo che indossava vestiti di una taglia più grande per apparire smunto, ma l'avambraccio che faceva capolino dalla manica alzata e il petto definito visibile intorno al colletto rotondo che circondava la sua gola lasciavano poco spazio all'interpretazione. Il collo di quel tipo non apparteneva a uno smilzo, ma la barbetta incolta che circondava il suo amichevole sorriso un pò da ingenuotto lo facevano apparire come un tontolone, o qualcosa del genere. Chissà se era voluto. Al richiamo del professore, la ragazza alla reception lasciò passare Sae che avrebbe potuto infilarsi in tranquillità nell'ufficio. L'uomo non si fece avanti in nessuna maniera e anzi fu molto galante, lasciandole la strada verso l'ufficio con molta gentilezza richiudendo la porta alle loro spalle solo dopo che Sae si diresse verso la scrivania. L'ufficio si rivelò particolarmente semplice e spartano, pieno di archivi vecchio stampo, scartoffie e un sacco di altri strumenti di archiviazione molto cartacei e poco futuristici. non c'erano molti elementi personali: niente quadri, decorazioni o attestati appesi, quindi evidentemente quell'ufficio doveva essere momentaneo o di passaggio, un incontro improvvisato insomma come una cosa decisa all'ultimo momento. La poltrona davanti alla scrivania però era molto comoda e una volta seduta lì davanti Sae avrebbe visto quel raggiante professore prendere posto davanti a lei, lasciandole sentire i numerosi e poco incoraggianti scricchiolii che faceva la sua poltrona mentre si accomodava.
    Scusi l'accoglienza, sono giornate furiose dove tutti vanno di fretta, ci organizziamo come possiamo. Per me è un vero piacere averla qui signorina, Klein, mi chiamo Lyman Banner, a sua disposizione!
    E con il movimento tanto frettoloso quanto incerto di chi non sa se farsi avanti, allungò la mano destra verso Sae per un saluto più formale.
     
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    La sapienza era l'istituto più rinomato di tutto il regno, lavorare lì era come fare un terno al lotto. Non solo per via del prestigio dell'ateneo, ma anche per via di uno stipendio che avrebbe messo fine a tutte le sue preoccupazioni per arrivare a fine mese. Certo doveva essere strano che cercassero di tanto in tanto dei nuovi insegnanti, un istituto cercava sempre di tenere un corpo docente stabile per non perdere la bussola con le lezioni. Poteva risultare sospetto che ci fosse così tanto cambio di personale, se non fosse che era la sapienza, e quindi il cambio di personale faceva pensare che serviva un alto livello per poter ottenere una cattedra fissa in quel luogo. Inizialmente non si sentiva all'altezza di provare a fare un colloquio, non era di certo dotata di forza e poteri unici con cui tenere a bada quelli dei studenti o insegnare loro qualcosa di utile a livello bellico. Fra qualche anno però sua figlia avrebbe dovuto iniziare la prima elementare ed avere uno stipendio più alto avrebbe potuto aiutarla davvero molto con le spese. Alla fine si convinse di provare ugualmente, infondo cosa mai poteva succedere se la rifiutavano? Così eccola lì scendere da un taxi di fronte all'istituto. Si guardò attorno un pizzico preoccupata per via dell'area lugubre in cui era immerso. Non dava l'idea di una luminosa scuola, come quelle che si vedono nei film, aveva più l'aria di un spaventoso dungeon infestato dai mostri, e la cosa buffa era che non era poi così lontana dalla realtà quella sensazione. Deglutì a vuoto, pensando che il primo passo non era proprio così ottimista, ma sperava che magari il colloquio sarebbe stato tutto l'inverso. Inoltrandosi nel ateneo, notò subito gli studenti che in parte avevano rischiarato quella sensazione lugubre che le aveva trasmesso a primo impatto la sapienza. Eppure la sensazione di strano non riusciva ad abbandonarla, sicuramente complice il fatto che non riuscisse a percepire spiriti inquieti nei dintorni. Si disse che forse c'era qualche tipo di protezione che li tenesse lontani, così da non interferire con i ragazzi più sensibili, o chissà magari era tutta quella energia e magia che li teneva lontani. Difficile poterlo capire senza investigarci su, alla fine pensò che doveva essere solo suggestione. Si diresse diligentemente verso il luogo dell'appuntamento, erano tutti indaffarati e le diedero la sensazione che lì non si ci annoiava mai. Venne accolta da un uomo, e quando Sae si voltò verso di lui, ebbe una sorta di visione, il camice bianco le ricordò maledettamente la figura di suo marito, e solo per un istante al posto del professore dai capelli blu, ci vide il suo amore che le sorrideva. Fu questione di pochissimi secondi che la fecero esitare. Era un messaggio? Oppure semplicemente un ricordo di Sae che si era affacciato fin troppo prepotentemente ai suoi occhi? Battè le palpebre più volte prima di rivedere la realtà così com'era. Cercò come al solito di non far trapelare nulla, sorrise alla segretaria che la fece passare e prese posto come indicatole gentilmente.
    Nessun problema, è un piacere conoscerla. affermò con un sorriso gentile afferrando delicatamente la mano dell'uomo per suggellare il saluto formale. Fu una presa normale, di chi era una persona decisa, ma durò pochi secondi poiché Sae si ritirò subito per poter prendere il suo curriculum e poggiarlo sulla scrivania, così da renderlo disponibile al suo interlocutore. Sae riuscì a notare alcuni dettagli del professore, come per esempio che indossava abiti larghi, ma non dava l'idea di essere magrolino, la muscolatura del collo lasciavano intendere il contrario e ciò la scoraggiò un pochino: se perfino per un colloquio avevano persone allenate che combattevano, come potevano prendere in considerazione una insegnante come lei? Era una donna magra, non dava per niente l'idea di qualcuno di forzuto fisicamente, ma almeno cercò di dare una buona impressione con il suo tailleur composta da giacca e pantaloni grigi, resi molto eleganti da alcuni dettagli di pizzo ricamato sui bordi della giacca. Sotto di essa aveva una camicia bianca con qualche bottone aperto che lasciava intravedere le clavicole. I capelli erano perfettamente in ordine, ed un fermacapelli era fissato su un lato della testa per tenere scoperto un orecchio. In effetti forse in confronto al professore era fin troppo elegante e formale, sembrava lei quella che doveva fargli un colloquio.
    Le confesso che ho saputo della ricerca di personale sui giornali, ma l'annuncio che ho trovato non aveva molti dettagli, cercavate delle specializzazioni in particolare? chiese con fare garbato.
     
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    Il professore annuì con gentilezza nel vedere il curriculum, ringraziandola silenziosamente mentre se lo portava davanti agli occhi ed iniziava a sfogliarlo. Mentre lo fissava e lo interrogava, Sae avrebbe potuto notare come gli occhi di quell'uomo stessero scorrendo un pò troppo velocemente su quei fogli, come se non stesse davvero leggendo ciò che c'era scritto ma piuttosto stesse cercando un informazione in particolare... o magari nessuna. Chissà, magari voleva scartarla a prescindere o obbligarla a prestargli favori prima di poter accedere a quel prestigioso istituto? In risposta a quella domanda curiosa, Banner sollevò gli occhi verso di lei, ridacchiando divertito mentre tornava a sfogliare fin troppo frettolosamente il curriculum della donna.
    E' sorpresa? Scommetto che si domanda come mai un istituto del genere stia cercando personale su un giornale... beh la verità è che qui si fa ampio uso di insegnanti di sostegno e di supplenti... non c'è mai abbastanza personale, e capita spesso che istituti prestigiosi nel regno facciano richiesta per ottenere tra le loro fila un professore che ha insegnato alla Sapienza, e viene quindi trasferito in una nuova sede con tutto il prestigio che questo comporta. Sembra proprio che questo posto non istruisca solo gli studenti, ma anche i professori stessi. Ma se lo chiede a me, è una strategia dei vertici... non amano l'idea che i professori possano adagiarsi troppo sugli allori quindi gli fanno capire di essere facilmente sostituibili.
    La sua risposta sfumò velocemente verso l'ironico sul finale, forse c'era un fondo di verità in quelle parole ma lo disse scuotendo il capo come se fosse una vecchia pettegola che si confidava con un'amica di quartiere. Se non altro era di buonumore, e dava l'idea di voler mettere a suo agio Sae senza commenti sconvenienti o sguardi troppo lascivi. Non aveva ignorato il suo bell'aspetto, semplicemente cercava di non farglielo notare. O pesare, per certi versi.
    E qui abbiamo proprio le tipiche cose che cercano alla Sapienza... spiritismo, occultismo, tomi antichi... ricerche extracurricolari addirittura, devono essere studi interessanti i suoi. Sono davvero curioso. C'è una pila infinita di tomi scritti in lingue dimenticate nel magazzino della scuola e ogni volta che un professore riesce a leggerne almeno uno è una grande festa. C'è sempre un sacco da imparare, non sai mai cosa si nasconde nel potenziale di una persona...
    Si fece pensieroso, un pò come se più di qualche intuizione si fosse accavallata nella sua mente. Non dava l'idea di sognare ad occhi aperti, piuttosto stava soppesando la situazione. Di sicuro Sae non poteva neanche immaginare cosa potesse nascondersi sotto quegli occhiali spessi da fondo di bottiglia, ma poteva senz'altro riuscire a percepire una discreta influenza spirituale. E' difficile da spiegare concretamente, certo sarebbe stato facile dire che sulle spalle di quella persona c'era uno spiritello che su una lavagna prendeva appunti di tutti i suoi pensieri, ma non era esattamente così. Era un pò come frequentare un luogo del bosco in particolare, con i suoi profumi e la sua brezza, talmente distinguibili da diventare parte della propria mente, al punto che sentendo quell'aroma tra le mura di una città si ha la perfetta sensazione che quella persona abbia sentito gli stessi profumi, e sia stata in quel luogo. Ecco cosa provava Sae nel vederlo così meditabondo. Come se lo conoscesse da tempo, o se non altro che entrambi fossero stati nello stesso luogo. O avessero percepito lo stesso spirito. Con un lento movimento delle mani, Banner si tolse gli occhiali e tirò i capelli che aveva sugli occhi all'indietro, mettendosi vagamente in ordine. Sembrava un'altra persona a quel punto e perfino il suo sguardo, per quanto amichevole, si era fatto più affilato verso Sae.
    Posso farle una domanda personale, signorina Klein? Perché vuole insegnare qui? Ha qualcosa di importante da condividere con le prossima generazione? Magari spera di ispirare qualcuno? Oppure è semplicemente interessata ad una vita agiata? Oh, non che ci sia niente di male in un bello stipendio, tutti abbiamo le bollette da pagare, ma la mia esperienza mi dice che di rado le persone finiscono qui per caso. Insegnare alla Sapienza non è facile... i ragazzi hanno spesso poteri e abilità perigliose, che col tempo possono tanto migliorare quanto peggiorare. Non ho difficoltà a dire che questo potrebbe essere un posto... pericoloso. Quindi mi dica: cosa la porta qui?
    Con gli occhiali riposti in maniera ordinata davanti a sé, e le dita delle mani intrecciate sulla scrivania con aria meditabonda, il professore aspettò la risposta di Sae a quell'insolito quesito.
     
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    Sae era molto attenta all'atteggiamento del professore che aveva davanti, cercava di intuire dal suo comportamento se la stesse mettendo alla prova, usando quei strani trucchi da aziende altolocate per i colloqui. Notò che il curriculum lo stava sfogliando velocemente, senza leggerlo davvero, facendole intuire che quindi le sue esperienze passate non gli interessavano più di tanto. Probabilmente non gli interessava nemmeno sapere che era vedova e che aveva un figlio a carico. Informazioni che nel curriculum c'erano e che lei usava appositamente per suscitare quel minimo di pietà che facevano pensare al datore di lavoro che avesse davvero bisogno del lavoro, dato che era sola e con un figlio da tirare su. La spiegazione sul motivo per cui rendevano molto pubblico la ricerca del personale non sorprese Sae, era una delle ipotesi che si era detta. Un ambiente prestigioso aveva bisogno di costanti rinnovamenti per essere sempre al top. Notizia che le mise comunque ansia addosso: si sentiva davvero piccolissima davanti a quella prospettiva. Avrebbe dovuto faticare il doppio per farsi credere una risorsa buona e non farsi cacciare via. Tuttavia c'era qualcosa che il professore fece presente e che aveva interessato lei fin dal inizio, ovvero la qualità di informazioni che poteva reperire in quella scuola.
    Sì riesco a capire perché si è scelto un metodo del genere, non per nulla la sapienza è la migliore scuola del regno.
    Lo affermò con un sorriso gentile, lasciando intendere che era orgogliosa di far parte di quella nazione. Intanto il professore fece una pausa, sembrava soppesare qualcosa, e Sae si fece quasi rigida sulla sedia, per rimanere il più composta possibile e osservare il suo interlocutore in attesa di qualche domanda. Non si aspettò di vederlo togliersi gli occhiali, facendole vedere i suoi bellissimi occhi, era curioso notare quanto fosse cambiato il suo fascino nel momento in cui tolse gli occhiali. Banner era un bel uomo, Sae non era cieca, e quel dannato camice con quei occhiali le richiamavano la figura del suo defunto marito, mettendole addosso una malinconia difficile da tenere a bada. Essendo quasi refrattaria alle avance ed ai metodi di corteggiamento velati, più che pensare al fatto che stesse cercando di sedurla, pensò che lo sguardo che si affilava era per via del fatto che non la vedeva bene poiché miope. Prima che potesse fare qualche piccola raccomandazione tipica da professoressa Banner le pose la tipica domanda che si fa in un colloquio. Sae prese un profondo respiro, continuò a sorridere in modo gentile posando le mani in grembo per mostrare una postura tranquilla e sicura.

    Per tutte le cose che ha detto. Lo stipendio che danno alla sapienza mi sarà di grande aiuto nel crescere mia figlia non posso di certo negarlo. Spero di poter arricchire gli studenti con le mie esperienze e le mie conoscenze e arricchirmi a mia volta culturalmente stando a contatto con loro. Spesso i giovani fanno domande che non ti aspetti e che ti portano a studiare a migliorarti così da poter essere una guida. Più che diffondere informazioni, vorrei insegnare loro un metodo per imparare e studiare. Oltre ad insegnare vorrei anche fare ricerche, e chissà magari fare delle nuove scoperte che potrebbero alzare ancora di più il prestigio della scuola. So che i mezzi che ci sono qui potrebbero permettere ricerche che altrimenti sarebbero quasi impossibili con i mezzi comuni. Mi rendo conto che ci possono essere studenti problematici e situazioni pericolose, ma ho sempre pensato che se non si rischia un poco, non si ottiene nulla.
    Parlò per tutto il tempo con tono pacato, gesticolando poco e guardando dritto negli occhi il suo interlocutore, sperando che anche nella sua visione sfocatissima lo vedesse che non aveva mai abbassato lo sguardo. Voleva mostrarsi sicura di aver scelto quel luogo, anche se l'ansia da prestazione era tanta.
     
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    Appena Sae iniziò a rispondere alla domanda, vide chiaramente qualcosa nello sguardo del professore affilarsi. Lo fece con naturalezza, portandosi le dita della mano destra intorno al mento con fare pensieroso, generando una sottilissima e quasi impercettibile corrente energetica che fece brillare i suoi occhi. No, quel bagliore non era reale, anzi il movimento fluido e disinteressato della mano di Banner lasciava intendere che probabilmente era abituato a farlo di nascosto in modo che nessuno lo percepisse. Ma il legame spirituale che Sae aveva col mondo dei morti le permise di vederlo. non esattamente un bagliore inquietante, ma misterioso, tipico di qualcuno che sta esaminando qualcosa di importante. Il professore non stava dando molto peso alle sue parole, certo la ascoltava ma ciò che stava "scannerizzando" era tutt'altro, e lo stava facendo con la ferma convinzione che Sae non potesse sospettare niente. Cosa cercasse però, era un mistero. Gli occhi di Banner non si muovevano, erano fissi su di lei, e al di fuori di quel circolo spirituale misterioso e il bagliore nei suoi occhi Sae non poteva scorgere altri indizi. Sentiva solo come se qualcosa la stesse scrutando dentro, intimamente, più in profondità di quanto avrebbe potuto fare un abile dottore. Fortunatamente quella strana seppur poco viscida sensazione durò molto poco, giusto il tempo della sua risposta. Dopodiché il professore tornò alla sua cordiale normalità, annuendo con il capo mentre si rimetteva addosso gli spessi e comici occhiali.
    Capisco, capisco... mhmm...
    Una frettolosa risposta di circostanza, che gli serviva più che altro per fare mente locale mentre dava una rapida pulita agli occhiali con il camice bianco. Quando li indossò, cambiò di nuovo faccia ed espressione allargando quel sorriso da bonaccione che lo aveva caratterizzato fin dal primo incontro.
    Signorina Klein, sono molto contento di aver avuto il piacere di conoscerla. La sua figura professionale è davvero di alto livello, quindi per quanto mi dispiaccia doverla salutare sono sicuro che non avrà problemi a trovare alternative. Purtroppo la mia valutazione la vede insufficientemente preparata ad affrontare ciò che la aspetta tra queste mura, sono desolato: la mia valutazione personale è negativa.
    Pur mantenendo un'aria amichevole, il suo volto mostrava un sorriso amareggiato. Ma Sae poteva sentire chiaramente i suoi sentimenti, dopo che aveva guardato il suo "vero" volto in maniera tanto intima poteva cogliere le sfumature che si nascondevano dietro quei fondi di bottiglia. Banner era sollevato, e al tempo stesso impaziente, di mandarla via il più velocemente possibile. Sae sarebbe stata colta improvvisamente da uno strano senso di sospetto. Perché qualcuno avrebbe dovuto scacciarla in maniera tanto frettolosa senza neanche un esame più approfondito? Che quell'uomo stesse nascondendo qualcosa? O magari lo faceva per il suo bene? Aveva a malapena messo piede in quel luogo e Sae era già perfettamente consapevole di quanti segreti celasse in realtà la Sapienza.
     
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    Sae lo vide chiaramente, mentre lui la fissava con la mano sul mento che c'era stato qualcosa negli occhi del professore che la stavano scrutando in profondità. Non era stato come quando qualcuno guardava in modo troppo insistente la sua scollatura o le sue natiche. Era qualcosa di più profondo e disturbante che le fece venire la pelle d'oca. Capì! Quei occhiali non erano per aiutarlo con la sua miopia, ci vedeva più che bene anche senza, quel lampo di energia glielo stavano dicendo chiaramente. Gli occhiali erano qualcosa che serviva a coprire ciò che aveva appena visto. Non capì ovviamente cosa fosse stato esattamente, ma era certa che Lyman avesse visto o usato un qualche tipo di abilità su di lei, qualcosa di troppo intimo. Non scattò subito poiché non voleva fare stupide scenate e cercò di capire se fosse stato un avvertimento di qualche suo spirito amico nei dintorni. Non ebbe modo di affinare i suoi sensi per usare i suoi poteri, poiché il professore le diede subito esito negativo, sorprendendola. Non riusciva a capire, le mancava totalmente il contesto per poterci arrivare da sola. Così in modo del tutto spontaneo Sae si alzò in piedi, ma non lo fece per salutare e andarsene ma per guardare Banner con severità. Si schiarì la voce con piccoli colpi di tosse, così da tenere sotto controllo la sua emotività e cercò di sorridere ancora.
    Mi perdoni se insisto, ma come può darmi un giudizio così affrettato? Avete già assunto qualcuno al posto mio? Potevate dirmelo direttamente al telefono, perché scomodarsi per un colloquio? Lei...
    Fece una piccola pausa, non le piaceva rivelare subito che non era una donna normalissima, ma se in quella scuola doveva sfoggiare qualche talento, era giunto il momento, peggio non poteva di certo andare. Decise di rivelare le sue carte andando dritta al punto.

    Cosa ha visto? chiese serissima anche in volto, perdendo il suo sorriso gentile.
    Dopo che ha tolto gli occhiali, cosa ha visto in me da cacciarmi senza nemmeno una valida spiegazione?
    Sarebbe rimasta lì ferma ad aspettare una spiegazione, non se ne sarebbe andata via senza capire perché non andava bene.
     
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    Nel vedere Sae alzarsi l'uomo mantenne una calma quasi irreale: poteva essere dispiaciuto che se ne stesse andando o preoccupato che volesse alzare la voce, invece era rimasto maledettamente calmo, forse perché aveva scrutato dentro il cuore di quella donna comprendendo nel profondo di cosa fosse e soprattutto di cosa NON fosse capace. Il tentativo di approfondire meglio il discorso era prevedibile e Banner sapeva esattamente cosa risponderle, ma prima che potesse riuscirci, e la cosa gli fece trattenere il fiato a quel punto, la donna lo incalzò lasciandogli intendere che qualsiasi cosa fosse successa poco prima, lei l'aveva vista. Lo sguardo di Banner cambiò di colpo, a metà tra il sorpreso e il preoccupato. Aggrottava al fronte come a voler dissimulare un'aria aggressiva ma non gli riuscì affatto bene, forse perché sotto sotto era un tipo buono, lui. O questo si convinceva di essere, ripetendoselo fino alla noia. fatto stava che adesso anche con gli occhiali addosso aveva quella faccia seria e preoccupata, le mani non stavano più morbide e con le dita intrecciate sulla scrivania, ma il palmi erano schiacciati con forza sulla scrivania stessa come se fosse anche lui sul punto di alzarsi di scatto da un momento all'altro. Piegò il capo da un lato sospirando, dando l'idea che stava per dirle qualcosa ma si fermò prima di iniziare, pensando meglio alle parole che sceglieva.
    Ho visto... che lei potrebbe essere pericolosa. Per alcuni in questa scuola... per me. Ma soprattutto per sé stessa.
    Cercò di tranquillizzarsi sistemandosi gli occhiali ma a quel punto si sentiva maledettamente stupido a tenerli, quindi li sollevò usandoli come una sorta di cerchietto per i capelli, tirandoli di nuovo indietro. Stavolta invece di tenere le braccia larghe le portò in una posizione conserte, e in quel modo con tutti i vestiti aderenti al suo corpo e le braccia tese sul petto Sae poteva davvero vedere quanto fosse in realtà ben definito. Aveva il corpo di un guerriero e aveva fatto di tutto per renderlo meno evidente possibile, poco ma sicuro.
    Lei ha la capacità di vedere delle cose... e non sempre le persone che le nascondono vogliono che qualcuno le veda. Quindi se vuole lavorare qui dovrà imparare a non vedere. Se sono stato chiaro, allora forse potrebbe essere una buona idea.
    L'atteggiamento del professor Banner era cambiato. Non tanto quando "vide" qualcosa dentro Sae, più che altro cambiò quando capì che Sae aveva "visto" lui, in qualche modo. In netto contrasto con quello che aveva detto e fatto fino a quel momento, il professore fece scivolare con la mano sinistra un foglio verso Sae, con tutti i documenti necessari per l'assunzione. A metà strada, quella mano esitò. C'era dell'indecisione nella sua mente, era evidente, ma dalla sua espressione la donna riuscì a cogliere chiaramente un certo desiderio. Una sete di conoscenza. Forse sperava di conoscere meglio lei, o vedere cosa potevano scoprire i suoi poteri. La stava sfruttando magari? Oppure era tutto un viaggio di Sae e la cosa era molto più semplice di quanto sembrasse? In fondo, per quanto ne sapeva, c'era solo un grosso giro di droga sepolto negli spazi della scuola e la polizia ci stava ficcando il naso dentro a modo loro. E poteva davvero rinunciare a uno stipendio stellare e tutte le porte spalancate per sua figlia solo per un pò di erba da passare sottobanco? Sae aveva una scelta particolarmente davanti agli occhi, e quando Banner le mise davanti i fogli si offrì anche di darle una penna. Non una qualsiasi: la prese dal suo taschino, una penna nera che sembrava fatta di ossidiana, non particolarmente elegante ma dall'aspetto moderno e prezioso. Sembrava personalizzata ma non c'erano scritte sopra, solo un banale cappuccio che nascondeva la pratica punta.
     
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    Il cambio nel suo atteggiamento, fece capire a Sae che ci aveva azzeccato, che c'era stato qualcosa. Non indietreggiò davanti alla faccia corrucciata del professore, chissà perché non le stava mettendo addosso la tipica ansia di quando si trovava davanti ad un prepotente, c'era qualcosa di diverso in lui, le dava la sensazione che non volesse farle del male, ne tanto meno rimproverarla. Banner le rivelò che aveva visto che lei poteva essere pericolosa, e quella frase fece aggrottare la fronte alla donna molto molto perplessa, era molto sicura che tutto poteva essere meno che pericolosa. Non nascose per niente la sua perplessità, scuotendo leggermente il capo per fargli capire che non aveva idea di cosa stesse parlando. Quell'uomo era davvero strano, si nascondeva sotto quei abiti larghi ma si capiva perfettamente che era un guerriero, quindi come poteva mai essere più pericolosa di lui? Attese quindi con pazienza che si spiegasse e quando lo fece Sae aggrottò di nuovo la fronte, ma questa volta vagamente preoccupata. Quindi alcuni pettegolezzi non erano poi così infondati, c'era qualcosa di losco in quel istituto.
    Mi creda quando le dico che è tutta una vita che fingo di non vedere. rispose di getto.
    Fin da bambina fingeva di non vedere gli spiriti o le visioni che la tormentavano, cosa mai poteva esserci di diverso dal solito? Doveva ignorare che magari alcuni studenti venivano favoriti nei voti grazie a donazioni generose in denaro? C'era qualche spaccio di droghe fra studenti o peggio fra insegnanti? Era o non era la migliore scuola del regno? Possibile che fosse solo una facciata? Dopo quelle parole forse avrebbe dovuto alzare i tacchi e correre via, ma quando vide il foglio di assunzione esitò. Strinse i denti e non prese subito la penna.

    Però quello che mi ha appena detto non posso ignorarlo. Soprattutto se si tratta di studenti. Non tollero il bullismo. Non fingerò di non aver visto solo perché un genitore facoltoso vuole che il figlio stronzo si diplomi! Fate questo tipo di favoritismi in questo istituto?
    Il cuore le batteva in petto fortissimo, con una notizia del genere voleva assolutamente essere assunta così da risolvere quel tipo di problema. Si accorse troppo tardi però di aver agito di impulso. Si maledisse, perché peccò di ingenuità, avrebbe dovuto farsi furba, fingere che era corruttibile così da mettere a nudo quello schifo e debellare un cancro della società. Non poteva farci niente quando si trattava di bullismo anche lei non riusciva a tenere a freno le sue emozioni.
     
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    Mentre Sae si malediva per non essere stata più furba, il professore la guardava con una punta di ammirazione, forse perché lui pensava l'esatto opposto: che a differenza sua aveva finito col fare dei compromessi pur di portare avanti i suoi obbiettivi, mentre Sae invece non si sarebbe lasciata corrompere tanto facilmente. Tanto ammirevole quanto pericoloso per sé stessa. Banner ritirò di qualche centimetro la sua penna, come se volesse darle il tempo di riflettere bene prima di firmare, perché da quel momento in avanti non sarebbe più potuta tornare indietro e questo oramai doveva averlo capito bene, non serviva ribadirlo. Sarebbe stato molto più produttivo, piuttosto, darle la spiegazione che la donna sperava di sentire.
    I genitori facoltosi non comprano i professori, comprano le case farmaceutiche che rendono i loro figli più forti. Se pensa che le chiederò di fare finta di non aver visto uno spaccio o un atto di bullismo si sbaglia: quello che le domando, signorina Klein, è se avrà la forza e il coraggio di fermare un bulletto che può trasformarsi in un'arma biorganica. Al nostro imperatore piace la competizione, non la scoraggerà neanche se sfocia in una violenza tossica, quindi il punto non è portare avanti una battaglia difficile... è farlo da sola. Crede di essere forte abbastanza?
    Solo a quel punto le avrebbe offerto di nuovo la sua penna, no allungandola ma piegando solo il polso per rivolgerla verso di lei, un pò come se in cuor suo sperasse che non l'avrebbe presa. Banner stava cercando di farle capire che la situazione non era affatto semplice e banale come qualche pacchetto di droga sottobanco o un generico problema di bullismo e di baby gang. Alla sapienza si addestravano Maghi, Guerrieri e Sapienti di ogni tipo, stavano producendo la prossima generazione di super combattenti, esperti in ogni tipo di materia, dalla forma fisica perfetta, dalla conoscenza magica vasta e capaci di controllare il loro potere meglio di chiunque altro. In quella scuola non c'erano premi nobel o bulletti, c'erano potenziali supercattivi ed eroi dell'umanità. La responsabilità che aveva sulle spalle era quindi molto grande. Dal modo in cui Banner le offriva la penna sembrava decisamente impaziente che la toccasse. Stava giocando bene la sua faccia da poker, ma era ovvio che si aspettasse una reazione da parte di Sae. Quella era una trappola, più che voluta in realtà, nulla di pericoloso a dire il vero ma doveva essere sicuro di ciò che stava pensando. Anche se non la impugnava e la usava per firmare, a Sae sarebbe bastato sfiorarla per entrare in contatto con la sua natura spirituale e ottenere immediatamente una visione chiara sul suo interlocutore. Vide un uomo molto diverso da quello che aveva davanti, dallo sguardo freddo e il passato misterioso. Senza un nome, aveva fornito armi alchemiche a chiunque, dai giusti ai terroristi, creando caos ovunque passasse, rendendosi conto solo troppo tardi di quanto pericolo aveva diffuso sulla sua strada. Sul volto del professore trovò un profondo dolore e pentimento, lacrime sincere e dolenti scorrevano sul suo volto mentre osservava case bruciare con fiamme blu e viola, tipico risultato degli armamenti alchemici più pericolosi. Lì incontrò un volto noto, lo sguardo fermo e la chioma dorata del monarca Zaborg che gli offriva un patto. Con la stessa freddezza con cui aveva creato il caos, Banner eliminò i terroristi sporcandosi il volto e le mani ancora una volta di sangue, nella speranza che fosse l'ultima. La sua spada magica venne quindi sigillata nella forma della penna che ora stringeva tra le mani Sae, simbolo della sua volontà di usare le sue conoscenze per aiutare gli altri, e non più fare del male. Dunque aveva davanti davvero una brava persona, anche se aveva scoperto di esserlo solo molto tardi nella sua vita.
     
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    Sae guardava un pochino allibita il professore, mentre la sua mente si figurava delle situazioni che reputava assurde. Prima la voleva mandare via e adesso le passava il foglio di assunzione, c'erano cose che le erano sfuggite. La risposta di Banner la fece esitare ancora, non per firmare ma per il fatto che non avesse compreso che le faccende erano parecchio più grandi di quanto si aspettava. Con la vita semplice che aveva avuto, nemmeno riusciva a concepire che qualcuno potesse comprarsi una intera casa farmaceutica per avere una marcia in più. Cavolo! Quanto era povera se non riusciva nemmeno ad immaginare una cosa del genere? Più importante però era ciò che Banner stava temendo e per cui aveva già una risposta pronta e che dava anche ai studenti che affrontava quel tipo di problema.
    La differenza fra un bullo violento normale ed uno con dei poteri biorganici sono solo sulla forza, e non è con essa che si ferma la violenza. I ragazzi vivono dei problemi che noi adulti diamo per scontati, che etichettiamo come "da ragazzi", ma mi creda se le dico che il peso dei problemi è il medesimo di noi adulti, e se loro chiedono aiuto, dobbiamo darglielo, con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione. Inoltre io non credo che l'imperatore voglia addestrare dei delinquenti che non gli obbediscono, dico bene?
    Solo a quel punto afferrò la penna per poter firmare il contratto, pensando ingenuamente che a quanto pare avrebbe dovuto istruire e guidare perfino il corpo docente se non riuscivano a capire una cosa così semplice, poteri o meno il problema era il medesimo. Aveva abbassato la guardia, non avrebbe potuto immaginare che quel professore avesse un legame speciale con una penna. Sae venne invasa da visioni che mostrarono il passato di Banner, una sequenza di immagini che la bloccarono sul posto. I suoi occhi si allargarono e fissò un punto vuoto, per Banner poteva sembrare che Sae stesse per avere una specie di attacco epilettico o qualcosa del genere, se l'avesse chiamata, lei non avrebbe risposto. La mano si strinse sulla penna con forza mentre le immagini invadevano il cervello di Sae e le davano un quadro generale del professore. Stava conoscendo l'anima del professore, il suo passato, ne ebbe paura quando vide la freddezza con cui aveva agito, poi però vide del buono, vide un risveglio della sua coscienza e la sua voglia di redimersi e porre rimedio al casino che aveva fatto. Quando le visioni finirono, le venne un capogiro e barcollò all'indietro dove trovò la sedia su cui si sedette per non cadere a terra. Battè le palpebre più volte prima di rimettere a fuoco l'immagine di Banner nel presente. Lo sguardo di Sae cambiò, non lo stava più guardando con aria di rimprovero, era stupita e poi un pochino confusa. Intuì che stava cercando di fare del bene, che il suo primo tentativo di mandarla via era stato un modo per non coinvolgerla in qualsiasi cosa stesse succedendo lì a scuola. Riconobbe un velo di senso di colpa nei suoi occhi: forse aveva visto in lei un prezioso aiuto per via delle sue doti ma non se la sentiva di metterla in pericolo? Troppe domande le frullavano per il cervello e sapeva che le risposte e avrebbe trovate unicamente lavorando in quel posto. Così si chinò con la schiena sulla scrivania e firmò senza pensarci due volte. Quello era il posto in cui si decideva il futuro della nazione, ed a lei stava troppo a cuore, doveva renderla migliore per Aurora!
    Non è con la forza fisica che combatto, magari a quello potrebbe pensarci lei?
    Allungò la mano con la penna verso di lui per ridargliela, guardandolo negli occhi attenta alle sue reazioni, giusto per capire se in effetti avrebbe potuto chiedergli aiuto semmai le cose si fossero complicate.
     
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    Quella donna tremava di fronte a pericoli che non riusciva a comprendere, eppure non si fermava, rispondendo a tono. Questo era evidente, tanto che quando Sae spiegò il suo punto di vista sulla differenza tra bulli e supercattivi, Banner rimase completamente spiazzato perché si sentì come se fosse tornato a vent'anni prima e sua madre lo stesse rimproverando per l'ennesima ingiustificata marachella che aveva compiuto. Un filosofico schiaffo educativo che Lyman accusò senza poterci far nulla, tenendo gli occhi aperti verso di lei e un'aria chiaramente spaesata.
    Questa è... proprio una bella risposta.
    Aveva ragione, non poteva darle minimamente torto. Quella era la determinazione necessaria non ad un combattente ma ad un insegnante per poter trasmettere qualcosa ai suoi studenti, e forse Sae aveva la forza di volontà necessaria per riuscire in quell'impresa. Nello stesso istante la donna toccò la penna e venne colta dalle visioni. A quel punto Banner ebbe la conferma di ciò che aveva pensato fino a quel momento e difatti non si agitò, né provò a disturbarla o invocare il suo nome, si limitò ad assicurarsi che quando cadde all'indietro, Sae trovasse una sedia su cui cadere sul morbido e non farsi male. L'aria di Banner era completamente cambiata e sul suo volto c'era un sorriso a metà tra il sollevato e il soddisfatto. Sia lui che Sae avevano capito molto reciprocamente, tanto che la donna oltre a firmare fidandosi di lui, provò addirittura a chiedergli se poteva contare sul suo aiuto. Era una bella scommessa, ma forse valeva la pena puntarci sopra qualche moneta. Ritrovata la sua faccia da simpaticone, Banner rimise a posto i suoi occhiali e firmato il contratto allungò di nuovo la mano verso Sae, grattandosi la nuca con un'aria vagamente imbarazzata ed entusiasta.
    Un'alleanza? Capperi... se a suo tempo mi avessero detto che avrei collaborato con una donna tosta come lei, signorina Klein, avrei firmato molto più in fretta...
    Si concesse un mezzo complimento più per spezzare la tensione che non provare a fare il marpione, se Sae aveva scrutato bene nella sua anima avrebbe certamente capito che non era il tipo da fare una cosa del genere. A quel punto il ghiaccio si era sciolto ampiamente e firmato il contratto Sae non poteva più tornare indietro. Era a tutti gli effetti un'insegnante della Sapienza e non poteva perdere tempo se si trattava di imparare tutto ciò che c'era da sapere.
    Se ho la sua fiducia posso prendermi la briga di guidarla in un primo viaggio introduttivo per la scuola? E se possibile, da qui in avanti mi piacerebbe se mi chiamasse Lyman, senza ulteriore cerimonie. Dopotutto siamo colleghi adesso, no?
    Fece per alzarsi, deciso ad iniziare subito il viaggio senza ulteriori misteri. Sae aveva scelto la sua strada e in un modo o nell'altro si era guadagnata un inaspettato alleato. Era presto per districare la matassa di misteri che circondava la figura del professor Banner, ma col tempo si sarebbe resa conto che quella era una caratteristica che accomunava un pò tutti lì alla Sapienza e in generale nella capitale dell'Impero.
     
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    Il fatto che non le avesse chiesto se stava bene, lasciò pensare a Sae che il professore aveva intuito perfettamente che era stata preda della sua abilità. Evidentemente quando aveva visto quel lampo di luce nei suoi occhi doveva aver capito qualcosa di lei, forse anche troppo per i gusti di Sae. Se tuttavia in quella scuola c'erano davvero casi difficili e particolari, non poteva fare a meno di cercare degli alleati che potessero colmare le sue lacune. Banner accettò con un sorriso, facendo sorgere altre domande alla donna: mica aveva fatto tutto da solo fino a quel momento?
    No, non sono così tosta.
    Rispose di getto Sae gesticolando con la mano per indicargli che non serviva fare complimenti del genere. Lei in realtà si credeva vigliacca altro che tosta. Non aveva ancora idea su cosa si stava mischiando, ma pensare alla figlia sembrava averle dato coraggio sul momento. Il professore si offrì per farle da guida e Sae pensò che a quel punto le serviva davvero, anche solo per ambientarsi e capire dove si trovavano le aule. Annuì con un sorriso gentile e si alzò in piedi allontanandosi dalla scrivania ed aspettando che Lyman le facesse strada.

    Con piacere Lyman, a questo punto puoi anche darmi del tu, e chiamarmi Sae.
    L'atmosfera losca sembrò dissiparsi del tutto, adesso che aveva visto uno scorcio dell'anima di Banner, sapeva che non rischiava di incorrere in qualcosa di male. Avrebbe seguito diligentemente il professore ed avrebbe cercato di assimilare al meglio le informazioni che le avrebbe dato.
     
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    Bastò quel rapido scambio di confidenza e uscendo dall'ufficio che si era inutilmente caricato di tensione, ogni preoccupazione divenne assai più leggera. Forse Sae aveva ancora nel cuore l'idea di essere in una situazione spinosa e complicata, ma prendere una boccata d'aria fresca dopo essersi assicurata il posto ed essersi fatta un nuovo amico di sicuro l'avrebbe aiutata, almeno un pò. Banner la trascinò con sé fuori dal complesso di uffici e assieme presero il sentiero verso l'entrata principale dell'accademia. Man mano che si addentravano diventava sempre più evidente come i ragazzi da quelle parti fossero speciali, ma non riguardava solamente loro: vicino all'edificio principale c'era una palestra all'aperto dove un ragazzo dall'aspetto bestiale simile ad un bufalo stava smarcando tutti per andare a canestro, ma prima di riuscirci un enorme alligatore umanoide vestito come un bagnino lo interruppe afferrandogli un corno iniziando a rimproverarlo selvaggiamente per aver sbagliato i passi necessari ad un'esecuzione perfetta. Quei due da soli avrebbero potuto spostare una parete senza sforzo e schiacciare una classe intera di persone sotto il loro peso. Non sarebbe stata una passeggiata. D'altro canto però, Banner avrebbe fatto da contrappeso per la bilancia, usando le sue parole per darle il giusto incoraggiamento.
    So che sono sembrato un tantino losco ma la verità è che questa scuola mi piace molto. Questo luogo è incredibile perché a differenza di quello che sembra sono i ragazzi a plasmarlo, non di certo i professori. L'ho già detto, no? A volte sono i professori stessi che vengono formati dalla Sapienza per poi partire e condividere la loro esperienza con altre scuole. Questo è merito dei ragazzi. Certo è difficile, Dio solo sa quanto è complicato fare breccia nel cuore di un'adolescente con i suoi problemi e il suo criptico modo di pensare, ma da quel che ho capito questa è una conclusione a cui sei già arrivata, vero Sae? Forse sarai più brava di me, e vedrai molti di questi futuri campioni prendere la giusta strada grazie a te. Sembra una frase fatta ma io ci credo.
    Una volta di fronte alla scalinata dell'edificio principale, Sae avrebbe iniziato a percepire una presenza sinistra. Non spaventosa, più che altro un monito che voleva invitarla a non perdersi in chiacchiere troppo amichevoli, e non perdere di vista cosa poteva ritrovarsi davanti.
    L'edificio principale funge da snodo per tutto il resto dell'ateneo. La chiamano città universitaria perché effettivamente si estende per uno spazio considerevole, e ogni singolo edificio è tanto specializzato quanto versatile. Se segui le mappe per non perderti riuscirai facilmente ad orientarti, ma la cosa più comune che fanno i professori è ritrovarsi tutti in questo edificio principale e poi utilizzarlo come bussola. Vedrai che ti verrà molto naturale col tempo.
    Oltre la scalinata, superata l'entrata, la grande sala principale che si perdeva in corridoi e scalinate era ghermita di un grande viavai di studenti, spesso accompagnati da tutori, assistenti e professori. Al centro della sala, come se fosse intento ad aspettare qualcosa o qualcuno, c'era una figura particolarmente inquietante. Di spalle non era possibile distinguere i suoi lineamenti, ma si trattava senz'altro di un uomo massiccio, enorme a dir poco, che col suo cappotto nero borchiato e decorato con ossa d'argento dava quasi l'idea di essere un cacciatore di demoni o qualcosa del genere. Entrambe le braccia erano rigide dietro la schiena in una posa marziale, e i lunghi capelli bianchi gli ricadevano alle spalle intrecciati in maniera ordinata formando 3 lunghe corde che terminavano con dei ganci lucidi e di ottima qualità. Ai piedi indossava un paio di stivali vistosi, scuri e dotati di speroni, come se da un momento all'altro dovesse richiamare il suo destriero infernale e cavalcare verso l'alba per la prossima caccia al mostro. Appena Banner lo vide, il professore si zittì di colpo ed iniziò a rallentare. L'inquietante e gigantesca figura iniziò quindi a voltarsi, prima solo col capo, mostrando dalla donna l'occhio pallido e quasi smorto che se ne stava incastonato nella pelle cerulea del suo cranio. Il colletto della giacca nascondeva a stento le vistose cicatrici che separavano in maniera inquietante le sue guance. L'occhio di quella persona divenne chiaramente curioso appena incrociò lo sguardo di Sae, e se anche la donna non avesse percepito il brivido inquietante che ti attraversa quando qualcuno ti scruta nell'anima, lo avrebbe senz'altro sentito sulle mani di Lyman, che la afferrò quasi frettolosamente per un braccio nella speranza di trascinarla via da lì.
    Oh ma non ti ho fatto ancora vedere l'infopoint, lo gestiscono i ragazzi, una cosa pazzesca, vieni vieni!
     
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    Una volta che uscirono dall'ufficio l'atmosfera sembrò alleggerirsi e perfino Lyman lasciò perdere i pensieri cupi. Sae si guardò attorno e notò che c'era qualcosa di diverso dalle comuni scuole a cui era stata abituata. Prima di tutto negli occhi degli studenti non vedeva la solita noia di chi era obbligato a frequentare i corsi. Notava uno spirito molto diverso: erano lì perché sapevano che potevano migliorare loro stessi. C'era un ragazzo dall'aspetto mostruoso ed un professore che era altrettanto bestiale che davano una prospettiva più consona a cosa intendeva dire Banner con il fatto che in quella scuola c'erano problemi più grossi di un comune bullo. Un ragazzone come quello avrebbe ascoltato le sue parole? Pensò che avrebbe dovuto usare le sue abilità molto più di quanto non avesse pensato. Intanto il professore cercò di stemperare l'atmosfera di prima dicendole quanto in realtà gli piacesse quel luogo ed insegnare alla sapienza, cosa che non le venne difficile da credere, anche solo dalla grandezza del suo sorriso mentre glielo diceva. Gli sorrise di rimando, per fargli capire che non doveva preoccuparsi per lei.
    Cercherò di fare del mio meglio, lo prometto.
    Rispose di getto al professore mentre continuavano ad inoltrarsi fra gli edifici, iniziando a percepire qualcosa nell'aria che non riusciva ancora a decifrare. Annuiva però a Banner per ricordarsi le sue istruzioni anche per il futuro, memorizzando i posti che avrebbe dovuto usare come punti di riferimento. I ragazzi che riempivano i corridoi e le stradine della scuola facevano sembrare possibili scenari loschi sempre più lontani e sfumati, al punto che iniziava a chiedersi quanto fosse davvero grave ciò che aveva lasciato intuire Banner. Forse era stato solo un modo per metterla alla prova e capire se aveva la stoffa per insegnare lì? Le sembrava più plausibile, almeno fin quando non vide una figura inquietante ferma di spalle. Era a dir poco enorme, sembrava proiettare una grossa ombra oscura tutta attorno per quanto fosse alto e massiccio da oscurare la luce. Non aveva mai visto una persona così alta da vicino, le trasmise un senso di pericolo non indifferente. Il suo abbigliamento, quello sguardo morto e la cicatrice vistosa sulla guancia che nemmeno il colletto del suo curioso cappotto riusciva a coprire, le dicevano che quel tizio era un predatore. Glielo confermò il fatto che Banner si zittì e rallentò i passi, quasi come se avesse temuto di farsi sentire da quella losca figura. Sae nel frattempo notò l'abbigliamento davvero eccentrico, sembrava una star del metal, ma poi quei speroni agli stivali a che diamine gli servivano? Non li usava mica sui studenti come il ragazzo bufalo? Per un momento pensò che forse si trattasse di uno spettro, ma non riuscì ad indagare usando le sue abilità, poiché Lyman la tirò per un braccio parlandole di un info point. Sae accolse l'invito più che volentieri, non aveva idea del perché ma sentiva il bisogno di allontanarsi da quella strana figura. Quando furono abbastanza lontani, Sae si guardò indietro qualche volta, poi si rivolse a Banner.

    Hai visto quell'uomo? Quello gigantesco? Quello che sembrava un motociclista metallaro uscito fa un film horror?
    Glielo chiese per essere sicura che fosse reale e non fosse stato uno spettro che aveva visto solo lei. Usò appositamente una descrizione così colorita, poiché non voleva fraintendimenti di alcun genere.
     
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    Trascinarla nell'info point aiutò parecchio banner ad evitare che lo sguardo di Sae si incrociasse per troppo tempo con quello del gigantesco insegnante. Ma era anche consapevole che oramai l'ave vista, e a quell'uomo non sarebbe di certo sfuggita l'entrata in scena di una nuova professoressa dall'aspetto così avvenente. Fu molto, molto strano, perché Sae poteva sentire ancora l'oscuro sguardo di quell'essere addosso e poteva dire con assoluta certezza che anche Lyman poteva sentire lo stesso, come se fosse fosse rimasta una macchia indelebile sui loro corpi. Anzi, più che una macchia: un marchio. Il marchio di un cacciatore che, come aveva ben intuito Sae, era a tutti gli effetti un predatore. Con la scusa di farsi strada nel piccolo ritaglio dedicato all'info point, Banner rimase vicino alla donna senza però diventare invadente, parlandole ad un tono di voce molto basso mentre le confermava che quella figura spettrale non era affatto un fantasma ma una persona in carne ed ossa. Più o meno.
    Hai incrociato lo sguardo con Faust Carnovash, senza dubbio il nome che sentirai più spesso tra queste mura. Ha un rapporto molto speciale con la preside, se capisci cosa intendo, e tra i professori inviati qui direttamente dalle alte sfere del governo lui è quello più famoso e versatile. Insegna educazione fisica, occultismo, arti oscure di ogni tipo, è complicato riassumere tutto in poche parole...
    In un primo momento, l'arrivo di Lyman e Sae venne accolto di buon grado dai studenti dell'info point che li salutarono entusiasti, dimostrando una grande preparazione e disponibilità. Se qualcuno si perdeva, aveva domande o semplicemente bisogno di consigli quello era il posto ideale per essere indirizzati sulla giusta via. Ma man mano che avanzavano standosene sulle loro, parlando a bassa voce, i due attirarono l'attenzione dei ragazzi in maniera negativa: non scurirono gli sguardi ma si fecero curiosi, come se si stessero domandando cosa ci facessero qui quei due che tenevano un profilo basso. Ci fu uno strano cambio di tensione e Banner d'istinto guidò Sae verso un posto più tranquillo, in particolare quando notò di aver attirato un paio di occhi in particolare: quelli di una avvenente ragazza dai capelli corvini, giovane nel corpo ma dallo sguardo tagliente, che tra tutti forse era la più minacciosa perché aveva lo sguardo di una vera e propria attrice. Tra tutti spiccò anche dal punto di vista di Sae, e sentì che quella malsana sensazione che aveva percepito intorno all'uomo metallaro inquietante c'era anche dentro di lei. Frettolosamente dunque Banner la trascinò via anche dall'info point, e finirono in quella che sembrava un'aula in ristrutturazione, con le finestre chiuse e i banchi accatastati su una parete, dove solo una leggera fonte di luce filtrava, dando al luogo un aspetto lugubre. L'improvviso silenzio poi, andava in totale contrasto con l'ambiente gioioso e vitale che avevano visto fino a quel momento. Il professore si allontanò dalla porta che avevano preso mantenendo un tono di voce basso, avvicinandosi al centro della stanza solo pochi raggi di luce che filtravano dalle finestre sigillate illuminavano la sua figura, in particolare i suoi occhi, dando anche a lui un'aria molto più minacciosa. Nel suo sguardo però, Sae non avrebbe percepito pericolo, solo un tono decisamente più grave e sincero.
    Permettimi di spiegarti... alla Sapienza è in vigore un programma governativo relativamente segreto. Sia tra i ragazzi che tra i professori si "nascondono" per così dire delle figure che in passato erano considerate pericolose dall'Impero. Non necessariamente criminali, ma anche questi ultimi. Sono tutte personalità che hanno accettato di scendere a patti con i monarchi in persona, per essere precisi sono entità pericolose alla quale è stata data una scelta una volta trovate: potevano morire lì sul posto oppure servire l'Imperatore in persona, evitando di creare ulteriori problemi in cambio della salvezza e di una "seconda possibilità", se così vogliamo chiamarla.
    Fece una piccola pausa, alzandosi gli occhiali e passandosi le dita tra gli occhi, mugugnando con l'aria di chi stava cercando le parole giuste. Riprese il discorso frettolosamente perché non voleva dare alla sua interlocutrice un'impressione sbagliata di quel discorso.
    Ascolta... non ti sto rivelando un complotto mondiale, sulla carta sembra terribile ma in realtà non è una brutta idea: personalità pericolose significa anche esperte nel loro ambito, e queste genere di persone hanno molto da dare alla società, soprattutto ai ragazzi che possono servire l'Impero nel futuro. Lo so perché... sono uno di loro. Lo avrai visto quando ci siamo conosciuti, no? Forse non puoi fidarti di me ma ti assicuro che questo programma ha fatto molto, molto del bene, sia ai ragazzi che alle persone che altrimenti avrebbero fatto un pessimo uso della loro conoscenza. Non voglio tessere le lodi dei Monarchi ma questa è stata una buona idea. D'altro canto però, non è neanche possibile dare per scontato che tutte le mele marce trovino un modo per redimersi.
    Se Sae era stata attenta, avrebbe capito che a quel punto Banner stava parlando della sua presunta visione, e di quell'uomo inquietante che fino ad un attimo prima aveva inquadrato come uno dei professori più influenti di questo luogo.
    Succedono molte cose strane qui alla Sapienza, e fin troppo spesso c'è lo zampino di quell'uomo. Le prove non ci sono, né tanto meno posso dare per scontato cosa sta facendo, ma il mio istinto mi dice che lui non ha nessun interesse nel diventare una persona migliore. Non ti chiedo di fidarti ciecamente delle mie parole, ti chiedo solo di non fidarti di lui, Sae. Potresti pentirtene.
    Solo a quel punto sciolse le spalle, lasciandole intendere che quello che doveva dirle lo aveva detto. Forse c'era molto, molto altro di cui parlare, ma per un primo incontro sperava che questo sarebbe stato più che sufficiente a farle capire cosa la aspettava.
     
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