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x Hina

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    Non c'era nessun freno, nessuna esitazione, si spingevano avanti a vicenda, unendosi nella carne e nello spirito come non avevano mai fatto prima. Dava quasi l'idea che separandosi smettessero di respirare o anche solo di percepirsi, e quindi si univano ancora e ancora, sempre più forte, sempre più vogliosi. Tale era la foga che il petto e la fronte di Jacob si imperlarono rapidamente di sudore ma non smise mai di ansimare con lei, su di lei, fissandola negli occhi come se avesse trovato la cosa più preziosa del mondo. Il cubo continuava a girare, aprirsi e muoversi, la nenia che emetteva, confusa e folle non faceva che crescere e ben presto superò di gran lunga i loro gemiti, sostituendo ogni altro rumore. Quelle grida si unirono alla voglia e al sesso, ma il piacere era tale che Sae non sarebbe riuscita a percepirle come un disturbo, anzi facevano parte del coro, come un osanna solamente per lei e il suo ritrovato amore che finalmente potevano stare insieme. Ansimante e serrato come non mai, Jacob divenne ancora più furioso quando sentì le mani di Sae spingerlo per le natiche, deciso a darle finalmente tutto ciò che voleva, compiendo la missione che lo aveva accompagnato lì. Gridando il nome di sua moglie, Jacob prese a spingere con tutta la forza che aveva in corpo e al culmine del piacere, serrando l'abbraccio intorno a lei, iniziò a venire come non aveva mai fatto. Un orgasmo abbondante, caldissimo, così vigoroso da risultare quasi invasivo. Sae lo sentì scivolare dentro di lei e la riempì fino a farla traboccare. La sua carne si dilatò intorno a quella verga che pulsava ad ogni affondo, ad ogni fiotto, e l'orgasmo sembrava non avere mai fine perché ogni volta gemeva più forte e spingeva con maggior vigore alla ricerca di soddisfazione. Non si fermò, continuò a venire dentro di lei e anche quando ebbe finito tornò a muoversi, impaziente. Sae poteva percepire nella sua voce una sottile incrinatura come se stesse andando oltre i suoi limiti, ma per pura passione non riusciva a fermarsi. Perfino la sua carne, provata da quell'amplesso stava diventando indolenzita, ma non poteva smettere di provare piacere, come se la passione e il dolore fossero ingredienti fondamentali per la loro unione. Venne ancora in lei, senza mai stancarsi, gridando e spingendosi contro il materasso con tutto il suo peso, si muoveva anche quando aveva il fiato corto, continuando a violarla infatuato e folle di lei, desideroso di darle solo piacere. Anche se Sae avesse avuto la lucidità di capire che qualcosa non andava, il piacere le avrebbe annebbiato la vista e la fatica l'avrebbe trascinata verso il sonno prima che potesse rendersene conto. E perfino nei sogni, continuavano ad unirsi nella carne come amanti al primo giorno di convivenza, facendolo su ogni superficie solida senza mai darsi un contegno, in una stanza cubica decorata con i motivi di quel giocattolo misterioso, che improvvisamente si chiuse intrappolandoli al suo interno e costringendo Sae a risvegliarsi. Il mattino seguente, fu come essersi risvegliata da uno strano e faticoso sonno. Il letto completamente zuppo di umori e sudore poteva testimoniare un sogno erotico più vivido degli altri, ma il corpo pesante che sentiva al suo fianco non lasciava molti subbi. Poteva sentire cose strane però, verificarsi intorno a lei. Prima tra tutte, il misterioso cubo era rimasto vicino al letto per tutto il tempo durante l'amplesso, mentre ora stava SUL letto, come se fosse stato un silenzioso testimone della sua notte brava. Dentro di lei sentiva ancora il seme di Jacob scorrerle nell'intimità come se fosse appena venuto, e rimaneva caldo al punto da risultare quasi incandescente. La sua intimità era indolenzita, ma non faceva male, anzi ricordava benissimo quelle sensazioni e forse ne voleva ancora. Appena avrebbe ripreso la giusta lucidità però, si sarebbe resa conto che l'uomo al suo fianco si stava svegliando, e cercava freneticamente i suoi spessi occhiali a fondo di bottiglia caduti maldestramente a terra.
    Ma che...? Dove sono...?
    Quella voce. L'aveva conosciuta da poco, ma poteva certamente riconoscerla, e capire che sicuramente non era suo marito. Gli somigliava, ma non era lui. Completamente stordito, come se avesse passato l'intera notte insonne, il professor Banner cercò di rimettersi col busto sollevato, guardandosi attorno completamente incapace di connettere i puntini. L'odore che aveva addosso, su quel corpo nudo, caldissimo e sporco di umori, lasciava intendere chiaramente cosa fosse successo.
     
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    Era tutto così bello e perfetto, Sae avrebbe voluto che quel momento non finisse mai, per paura che sarebbe stato solo un sogno. Così si aggrappò a lui con tutta se stessa, ed arrivò ad un intensissimo orgasmo, sorridendo estasiata per la sensazione del suo caldissimo seme che la riempiva di nuovo, come quando avevano generato la loro bambina. Sentiva urla di piacere, confusione totale, ma non le importava, era solo un eco per lei, voleva solo avere suo marito su di sé, dentro di sé. Fu come la loro prima notte di nozze. Ebbri di felicità non si fermarono, e sul momento non le sembrò strano che Jacob continuasse nonostante fosse appena venuto. Sae lo accolse felice godendosi quella meravigliosa sensazione di averlo ancora fra le braccia. Tornando a godere ancora intensamente poiché sensibilissima dopo il primo orgasmo. Non voleva fermarsi per niente al mondo, anche quando sentiva le carni indolenzite, continuava, cambiava posizione, ricominciava da capo, riempendosi non solo di seme, ma anche di passione, di amore. Non le sembrò affatto strano, perché si amavano perché finalmente potevano abbracciarsi come un tempo. Sae era folle di amore per lui, al punto da farle sembrare quella esperienza normalissima. Continuò fino a quando non crollò sfinita abbracciata a lui ancora uniti nella carne, dormendo come due bambini esausti dai loro giochi in mezzo ai giocattoli. Continuando nei sogni innamorati, felici, insieme. Quando si risvegliò il mattino dopo, la prima cosa che mise a fuoco fu quel dannato cubo che era finito sul letto. Aggrottò la fronte non ricordando affatto quando quel oggetto fosse caduto lì. Cercò di tirarsi su con le spalle, e fu allora che sentì i fianchi indolenziti, vide le lenzuola sporche di seme e di umori, notò che era senza mutandine, aveva solo il pezzo trasparente superiore. Andò con una mano a controllarsi fra le cosce poiché sentiva una strana sensazione di caldo e di umido e quando notò che aveva tracce di seme, sorrise felice perché era il chiaro segno che aveva davvero avuto una notte di passione con suo marito. Si guardò attorno alla ricerca del suo spirito e notò che c'era qualcuno fisicamente sul suo letto. Il cuore le balzò di nuovo in gola per la gioia, pensando che fosse Jacob, poi però notò che il colorito dei capelli era diverso. La voce era diversa da quella di Jacob. Rimase un lungo momento impietrita sul letto a fissare l'uomo che cercava gli occhiali a terra. Quando si sollevò e riconobbe il suo volto, quello di Lyman, si spaventò. Urlò, lo spinse con braccia e gambe fino a farlo cadere dal letto. Lei si alzò scendendo dal letto con le mani sul volto che guardava confusa da morire Banner.
    TU! Che diavolo ci fai qui?!
    Non poteva trovare ipotesi diverse, Banner era nudo come lei, stava sul suo letto. Quindi non era Jacob? Le aveva fatto qualche strano incantesimo per portarsela a letto? Quanto poteva essere meschino? Oppure era stato Jacob che aveva preso possesso del corpo di Banner? Non sapeva che pensare, si portò le mani fra i capelli più confusa che mai.

    Non è possibile! Jacob... dove sei? la sua voce tremò sempre di più mentre gli occhi le si riempirono di lacrime e delusione. Possibile che fosse stato tutto frutto della sua mente ed in realtà Jacob non c'era mai stato? Respirava in modo affannoso, preoccupata e spaventata, non si rendeva nemmeno conto di essere nuda.
     
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    Sae...?
    Riuscì a metterla a fuoco, paonazzo in volto, solo quando la donna iniziò a spingerlo via. Come se fosse stato privo di forze, del tutto risucchiato da quella esperienza, cadde a terra come un sacco di patate riuscendo a rialzarsi solo quando la donna iniziò a sbraitagli contro. L'imbarazzo era troppo per perdersi nella sua figura meravigliosa e impreziosita da quell'abito succinto, eppure risultava rosso in faccia, tanto che per l'imbarazzo afferrò un cuscino lì vicino solo per coprirsi le vergogne.
    Cosa?? Jacob? Eri tu quella voce??? Che sta succedendo?!
    La voce era sorpresa e spaventata almeno tanto quanto quella di Sae, ma anche se il suo potere le suggeriva che lo spirito di Banner era irrequieto, quella situazione avrebbe senz'altro impedito a Sae di pensare lucidamente. E lo stesso avvenne anche nella mente dell'uomo, appena incrociò lo sguardo con quel dannato cubo che giaceva sul letto. Gli occhi di Banner si riempirono di terrore e per un istante si voltò verso Sae come se avesse voluto rimproverarla, ma vederla così spaventata gli strinse il cuore e non riuscì a muovere una singola accusa. Poi lentamente iniziò ad unire i pezzi: la loro nudità, quell'odore, quel "calore". Era davvero una situazione assurda ma lui sapeva, SAPEVA per certo di aver goduto come mai nella sua vita, el o aveva fatto sul corpo di quella donna che lo credeva un'altra persona. Con gli occhi colmi di vergogna e mortificazione, Banner si coprì la bocca e poi anche gli occhi, cercando di dare un senso alle emozioni che stava provando.
    Questo... Sae, ascoltami: non è come sembra. Io non so neanche come sono arrivato fino a qui, non so neanche dove siamo! E' colpa... di quel cubo! Non so cosa abbia fatto ma ogni volta che c'è il cubo di mezzo succede qualcosa di sinistro! Devi credermi!
    Il panico di banner crebbe, alimentato non solo dalla necessità di ripulire il suo nome ma anche e soprattutto dal timore che la situazione peggiorasse. Se il cubo era già entrato in contatto con lei allora Thresh le aveva già messo gli occhi addosso e questo non era un bene. La cosa poteva solamente peggiorare quindi Sae aveva bisogno di aiuto, e solo lui poteva darglielo. Per questo alzò la voce, disperato, non rendendosi conto che in quel modo rischiava di svegliare la figlia di Sae e attirare l'attenzione del vicinato. E la situazione era già piuttosto assurda così.
     
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    Più Sae capiva che il suo era stato solo un bellissimo sogno e niente di più, più sentiva il cuore straziarsi. Vide Banner confuso almeno quanto lei, e sebbene avesse una voglia immensa di frignare, non riuscì a non notare lo sguardo di terrore negli occhi del professore quando vide il cubo sul letto. Il suo sguardo accusatorio la fece sussultare ed allo stesso tempo mettere sulla difensiva, quella che era stata presa in giro nel modo più crudele possibile era stata lei, perché la guardava come se fosse stata la l'artefice di tutto?
    Che cavolo stai dicendo!? lo rimproverò per poi piegarsi su se stessa, così da coprirsi con le gambe e coprire la testa con le mani, fissando un punto vuoto sul pavimento, mentre l'unica cosa a cui riusciva pensare era che non era per niente riuscita a raggiungere Jacob.
    Quindi sei sempre stato tu? Tutta la notte? Ommioddio....
    Non riuscì a trattenersi, iniziò a piangere perché le faceva molto più male sapere che si era ingannata, che aveva ignorato i segnali e la visione di quel dannato cubo mentre faceva l'amore con Jacob.

    Non è successo niente di brutto dannazione! Io vedevo Jacob! Ho fatto l'amore con Jacob.
    Cercò di ricordare qualche particolare su di lui, ma la memoria le portava alla mente solo gli occhi di lui, le sue labbra, il suo sapore, perfino il suo odore. Era stato tutto così bello, così meraviglioso, sembrava così innamorato come lei, sembrava che anche lei gli fosse mancato. Come poteva scoprire se c'era stato lui davvero anche come spirito oppure no? Come diamine era stato possibile? Sollevò lo sguardo su Banner, il trucco era squagliato e le disegnò una maschera nera pasticciata sotto gli occhi, ma erano affilati come lame.

    Tu invece? Eh? Cosa hai visto, cosa pensavi che stavi facendo? Cosa ti ricordi?
    Iniziò con tono accusatorio, poi la voce si incrinò con quella briciola di speranza, chiedendogli cosa ricordava, nella speranza che fosse stato davvero posseduto da Jacob e che quindi quella notte avesse avuto un senso.
     
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    Dopo il primo momento di sconforto e di paura, durante la quale Banner pensò seriamente che Sae fosse stata già plagiata e diventata pericolosa, subentrò un sentimento molto diverso e assai più doloroso: sensi di colpa. La fitta nello stomaco del professore era tale da costringerlo a portarsi una mano sul ventre e stringerlo come se quella terribile sensazione potesse strapparsela via col sangue, ma non poteva. La consapevolezza di aver sostanzialmente abusato di lei, in trance o meno che fossero, lo faceva star male. Quelle lacrime poi, così disperate e sincere, erano davvero stilettate nel cuor di quell'uomo che tutto voleva meno che farle del male. Com'era potuto succedere? Si passò ancora la mano tra i capelli cercando di pensare lucidamente, cosa che non diventava più semplice mentre quella conversazione assurda avanzava. Poi però, presa dalla rabbia oltre che dalla disperazione, Sae lo fulminò con lo sguardo, interrogandolo su cosa avesse visto. A quel punto fu Banner ad impietrire e dalla sua faccia era ovvio che stava pensando ad una scusa, una qualsiasi, per mentirle piuttosto che dirle la verità. Ma una parte di lui si sentiva troppo in colpa per dirle una bugia in un momento del genere, non dopo quello che era successo, non dopo che l'aveva vista piangere. Tutta quella situazione era uno sbaglio e Banner sapeva per certo di dovervi porre rimedio. Chiuse gli occhi, arrabbiato ma anche arreso, prese un lungo respiro e decise che avrebbe sacrificato anche la loro appena nata amicizia se necessario.
    Ho visto qualcuno di importante. Ma adesso non ha importanza.
    In una maniera particolarmente fredda, Banner si tolse di dosso quel cuscino rimanendo nudo solo l'istante che gli servì per rimettersi addosso tutti i vestiti che erano rimasti sparpagliati nella stanza di Sae, tutto eccetto una sottile canottiera che il professore non ricordava di aver indossato, e che rimase sotto uno dei comodini di Sae. Allungò la mano verso il cubo ma tentennò, chiaramente inorridito e spaventato dalla sua influenza. Lo chiuse dentro le coperte come poteva nella speranza che aiutasse in qualche modo a nasconderlo, dopodiché si allontanò dal letto fissando un ultima volta Sae. Le diede le spalle e cercò di andarsene il più frettolosamente possibile.
    Non venire a scuola oggi. Non è una buona idea. E per l'amor del cielo non toccare più quel cubo.
    Non le avrebbe dato il tempo di intercettarlo, sarebbe scappato via senza pensarci due volte in direzione della Sapienza. Adesso stava a Sae decidere cosa fare: se lasciarsi trascinare dagli eventi e cedere alla disperazione, oppure prendere in mano il coraggio e sfruttare la sua rabbia per andare a caccia di risposte. Aveva visto quel cubo muoversi, aveva percepito il suo potere, non poteva certamente indicare se fosse maligno oppure benevole, se quello era stato un inganno oppure un modo tutto suo per esaudire il desiderio di Sae, non c'erano risposte per lei, solo dubbi e domande alla quale nessuno avrebbe risposto. Non finché restava chiusa in camera a frignare.
     
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    Sae non ce l'aveva con lui, se da come parlava era stato tutto frutto di quel maledetto oggetto, anche lui era stato ingannato. Sembrava sincero e sorpreso almeno quanto lei, ma ciò che premeva più di tutto a Sae era sapere se almeno un pochino avrebbe potuto sperare in un piccolo miracolo. Quindi quando lui le confessò che aveva visto qualcuno di importante, diede per scontato che il qualcuno di importante per Banner era una donna che amava, o che aveva perduto in passato esattamente come lei. Non volle approfondire quello, piuttosto, prima che potesse scappare via, puntò un dito contro la foto di suo marito.
    Non hai visto quell'uomo? Nemmeno per un secondo?
    Attese una risposta, con il cuore in gola, cercando di guardare al meglio la faccia di Banner per vedere se lo avrebbe riconosciuto o meno. Se lo avesse visto anche solo per un secondo, allora lei aveva fatto l'amore con Jacob, ed il povero Banner era stato usato come mezzo. Quel cubo poteva rivelarsi una soluzione per poter trovare la soluzione al problema di comunicazione con suo marito. In caso contrario sarebbe stato un dolore profondo che le avrebbe fatto odiare a morte quel cubo. In ogni caso le servivano risposte, doveva capire che diamine era successo, ma Banner preferì andare via piuttosto che darle qualche altra spiegazione. Non che Sae avesse insistito molto in quel momento, era troppo scossa per poter ragionare lucidamente. Si vergognava da morire e non riusciva a non pensare quanto fosse stata bella la notte appena trascorsa. Non aveva mai goduto in quel modo, mai nemmeno con Jacob quando era in vita. La cosa che la sconvolgeva di più era che se Jacob riuscisse ad usare Banner come mezzo per manifestarsi, lei sicuramente gli avrebbe chiesto di farlo ancora, di permettere a Jacob di usarlo. Sapeva che non era giusto nei confronti di Lyman, se ne sentiva in colpa infatti, ma non poteva negare che ne avrebbe voluto ancora. Il monito di Banner non valse a nulla, Sae si sarebbe dovuto dare una calmata per forza, poiché sua figlia poco dopo si svegliò cercandola e doveva per forza tornare alla sua quotidianità, ad accompagnare sua figlia all'asilo. Si asciugò le lacrime, si fece una doccia e poi proseguì come al solito, preparò la colazione a sua figlia, lei la saltò poiché aveva lo stomaco ancora in subbuglio. Cercò di fingere che andasse tutto bene, ma sua figlia percepiva che qualcosa non andava, le chiese se avesse avuto incubi, o se avesse mal di pancia, preoccupandosi per lei, sciogliendole il cuore per la sua infinita tenerezza. Fu proprio grazie ad Aurora che riuscì a trovare la forza per riprendersi, per essere combattiva e non farsi abbattere dalla tristezza. Prese il cubo, lasciandolo però avvolto dalle lenzuola come lo aveva lasciato il professore. Lo mise nella sua borsa e filò dritta alla sapienza. Andò alla ricerca di Banner, chiedendo a studenti o collaboratori di lui.
     
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    Ancora una volta il cubo rimase dormiente, distante, neutro, come se volesse dimostrarle che fino a quel momento era stato tutto frutto della sua immaginazione. Era una calma irreale, un ritorno alla realtà, alla normalità che non aveva senso. Una mente che aveva toccato la follia in maniera tanto chiara risultava estraniata, alienata da una realtà troppo consistente e affidabile. Sae seguì molto bene il suo istinto alla ricerca di Banner, l'unico che potesse aiutarla e magari trovare una spiegazione a cosa era successo, ma non riuscì a trovarlo in nessun modo. A chiunque chiedeva, pronunciava parole evasive e vaghe: Sae avrebbe avuto la netta sensazione che quell'uomo la stesse evitando, o qualcosa del genere. Forse non era del tutto innocente come voleva farle credere. Durante la caccia a Lyman, Sae s'imbatté in una scena piuttosto familiare per un ambiente scolastico, ma i protagonisti che la riguardavano avrebbe reso tutto molto più inquietante. Dovette camminare a lungo per ritrovarsi in una delle zone meno popolose della sapienza, la parte dei magazzini dove vecchia strumentazione e palestre in disuso venivano ammassate, e di rado ragazzi e professori si trovavano in quei luoghi se non mandati appositamente per fare un pò di archiviazione.
    Perché stai tremando? Hai paura che ti facciamo del male? Guarda che qui sei tu il criminale. Noi stiamo cercando di aiutarti.
    Sae aveva già visto quella ragazza dai capelli corvini e lo sguardo fascinoso, ma era la prima volta che sentiva la sua voce, seducente anche se velava delle minacce nascoste. Stava chiaramente bloccando all'angolo un ragazzo ma non era sola, anche perché nonostante l'aspetto atletico e slanciato non sarebbe mai stata capace di imprimere troppa forza. Di fianco a lei infatti c'era un ragazzo che se non fosse stato per la divisa difficilmente sarebbe passato per un altro studente. Massiccio, alto, muscoloso e dalla barbetta incolta tipica di chi sa come essere trasandato. Lui non parlava, era molto silenzioso, ma bastava la sua mole immane per tenere il ragazzino all'angolo sotto scacco. Mentre quest'ultimo tremava, Sae lo riconobbe immediatamente: quel cespuglio di capelli neri era impossibile da confondere, soprattutto dopo che la sua immagine perversa e sofferente si era impressa nella mente della professoressa. Era il ragazzo alla quale aveva sottratto il cubo, messo alle strette da altri due compagni che sembravano sapere bene di cosa stavano parlando.
    Il professore sa che lo hai preso tu, ma non è arrabbiato. Vuole solo evitare che ti fai del male, capisci? Vuole insegnarti a usarlo. E' uno strumento potente, lo hai capito anche tu non è vero? Ma se non hai la guida giusta rischi di perderti...
    I-io... non ce l'ho più con me... lo giuro, l'ho perso! Non voglio averci più niente a che fare!
    Il ragazzone dai capelli bruni piantò la sua enorme mano sulla parete di fianco al volto del ragazzo, non colpendolo ma facendolo sobbalzare. Ancora una volta non disse niente, e fu la ragazza a continuare il discorso mantenendo quel tono dall'aria seducente e ammaliante. Aveva un tono davvero profondo per una ragazzina, che sembrava capace di ipnotizzare.
    Perché non ti fidi di noi? Vogliamo solo aiutarti...
     
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    L'aveva ignorata totalmente, Banner non aveva risposto alla sua domanda, scappando come un codardo. Se quelle erano le premesse di qualcuno che doveva aiutarla, mi sa che doveva contare solo sulle proprie forze, come sempre d'altronde. Voleva scusarsi e spiegargli tutto, sia dove aveva preso il cubo, sia del fatto che aveva una certa influenza sugli spiriti. Spiegargli che era così disperata perché aveva pensato che avesse avuto un contatto diretto con il marito. Voleva chiedergli scusa per Jacob se lo avesse usato come tramite. Aveva un mucchio di cose da dirgli adesso che era più lucida. Non riuscì a trovarlo, le risposte che le davano erano sempre vaghe e le direttive infruttuose, al punto che si ritrovò a pensare che forse lui al suo contrario non era andato a scuola. Mentre vagava fra gli edifici della scuola, si ritrovò in una zona che sembrava fungere da magazzini, forse per sbaglio o forse perché inconsciamente qualche spirito l'aveva guidata in quei luoghi. Infatti ci vide una scena tipica di chi voleva estorcere informazioni. Riconobbe la ragazza, e soprattutto il ragazzino a cui aveva tolto il cubo dalle mani. La ragazza provava con il suo modo di fare sensuale a farsi dire ciò che voleva, mentre l'energumeno vicino a lei, era una chiara minaccia di botte se si fosse rifiutato di collaborare. Stava per sospirare spazientita dal clichè dei prepotenti che se la prendono con uno più debole, ma c'era qualcosa di strano. Quei due ragazzi gli dicevano che volevano aiutarlo, nonostante le apparenze sembravano l'inverso. Insistevano molto sul cubo, come se stessero facendo da tramite per Thresh. Sembravano saperne molto. Inizialmente fu tentata di nascondersi, così da poter ascoltare qualche altro pezzo della loro conversazione, ma il modo minaccioso in cui lo incalzò il ragazzone, le fece prendere la decisione di farsi avanti.
    Dice il vero, non ce l'ha lui. Disse con voce ferma.
    Incrociò le braccia sotto al petto e guardò severa tutti e tre. Sae al loro contrario non indossava la divisa, e doveva essere chiarissimo che quindi era una dei docenti.

    Perché non vi fate aiutare tutti e mi dite perché state cercando il cubo? Che dovete farci?
     
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    L'entrata in scena di Sae non colse di sorpresa i ragazzi, né li fece sobbalzare. Anzi si voltarono verso di lei con un'aria piuttosto tranquilla, tipica di chi sa benissimo di non aver fatto proprio niente di sbagliato. Nei loro occhi non c'era colpevolezza o rimorso, non stavano nascondendo nulla perché dal loro punto di vista quelle azioni erano più che lecite. La ragazza diede le spalle alla sua "vittima" mentre il ragazzone mantenne un braccio disteso verso di lui, restando in una posizione che potesse tenerlo "sotto controllo" pur apparendo meno opprimente. Appena si erano voltati, un lampo sinistro si accese nei loro occhi, solo per un istante, una vera e propria apparizione fugace anche per lei che riusciva a vedere gli spiriti. E loro non ne erano posseduti, circondati o tormentati. Pareva piuttosto che ne portassero addosso un misterioso eco, ma del tutto indistinguibile, caotico e sfuggente.
    Lei è la professoressa nuova, vero? Guardi che si sta facendo un'idea sbagliata. Noi non abbiamo bisogno del cubo.
    La ragazza portò le braccia in posizione conserte, dimostrando una notevole capacità di mantenere la calma. Che fosse abituata a gestire quel genere di situazioni? Sae avrebbe avuto la netta sensazione che quella non era la prima volta che succedeva una cosa del genere in quella scuola.
    Il cubo appartiene al professor Carnovash, lui è l'unico custode autorizzato. A causa della natura del cubo è molto difficile tenerlo sotto controllo ed è per questo che tutti gli diamo una mano. Mike era l'ultimo ad averlo visto quindi dovevamo chiedere a lui, ma da come si comporta sembra che l'abbia usato e la situazione potrebbe sfuggire di mano. Stiamo solo facendo il nostro dovere, siamo studenti del professor Carnovash, controlli pure...
    Mentre finiva quella frase, Morgana sfilò dal taschino il suo palmare, e il ragazzone fece altrettanto: entrambi mostrarono la loro identità virtuale registrata nel database della scuola.
    Io sono Morgana, e lui è Lancillotto...
    Sae avrebbe dovuto necessariamente notare che se da una parte Morgana pur mantenendo un discreto contatto visivo, si avvaleva di una buona movenza del corpo per rendere più teatrale cosa diceva. Lancillotto invece, dal preciso istante in cui si era voltato a fissarla, non aveva distolto mai lo sguardo dalla professoressa, diventando più simile ad un inquietante gargoyle che non ad un normale ragazzo come gli altri. Se quei due erano perfettamente a loro agio e pacati in ciò che stavano facendo, il povero Mike non si era rilassato neanche un pò, e anzi oltre al disperato tentativo di farsi piccolo, quel poco che faceva con lo sguardo era invocare l'aiuto di Sae come poteva, nella speranza che lo tirasse fuori da lì.
    Se per caso lei sa dove Mike ha lasciato o nascosto o... non so, se sa qualsiasi cosa sul cubo è il caso che ce lo dica.
     
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    Nel momento in cui i due ragazzi si voltarono verso di lei e la guardarono, vide un lampo fugace nei loro occhi, qualcosa di inquietante che le fece venire la pelle d'oca. Non riuscì a metterlo a fuoco, le sembrava di rivivere i momenti in cui aveva le prime avvisaglie del suo potere. Cosa diamine era stato? I ragazzi non avevano segni di possessione o qualcosa del genere, non riusciva a capire, perché tutto ciò che circondava il cubo, quel professore gigantesco era così strano per lei? Così illeggibile! Si fece avanti la ragazza che le chiarì subito che non era il cubo che volevano, e dichiarò che erano gli allievi di Carnovash, come se fosse stato un titolo che li metteva al di sopra degli altri studenti. Sae diede una occhiata ai file che le presentarono, in realtà non aveva idea di cosa significasse, ma dal loro atteggiamento, sembrava quasi che agissero come dei "agenti" che dovevano tenere sotto controllo le cose pericolose che appartenevano a quel tizio inquietante. Era ovvio che ne sapessero molto, e se Banner non si faceva trovare, forse loro potevano aiutarla a fare chiarezza. Non sentiva da parte loro cattiveria, perfino il ragazzone sembrava avere un atteggiamento protettivo, ma ovviamente non poteva affidarsi totalmente alle sue sensazioni.
    Che succede di solito quando viene usato? Io ho trovato Mike con quel cubo di cui parlate in mano, e... non stava bene. Ma a me è sembrato un semplice oggetto di arredamento, non ho percepito nessun tipo di "pericolo". Agisce sulla mente delle persone? Aiutatemi a capire per favore.
    Si sporse un pochino lateralmente per guardare meglio Mike, non sembrava avesse qualcosa fuori posto, ma almeno seppe che non era stato un fantasma, che era uno studente come tutti gli altri.
    Stai bene Mike?
    Glielo chiese, cercando anche di stare attenta al modo in cui le avrebbe risposto, per capire se cercava di nascondere la sua ansia assecondando i suoi "bulli" o se avrebbe risposto in modo colpevole.
     
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    Lancillotto e Morgana si scambiarono uno sguardo perplesso quando Sae si fece avanti, parlava come se stesse assistendo a qualcosa di macabro o assurdo quando in realtà stavano semplicemente assecondando la pacata richiesta del loro professore. Cogliendo la palla al balzo però, pur avendo rilassato le spalle, Mike rispose con la voce spezzata, chiaramente ancora a disagio dalla situazione.
    S-stavo meglio prima...
    Vagamente ironico, di sicuro non si perdeva d'animo quel tipo. Morgana fece un breve sospiro e poi riprese a parlare cercando di mantenere un tono pacato.
    Mi perdoni se sembro saccente professoressa ma stiamo solo cercando di evitare guai. Il cubo è uno strumento potente che può fare molte cose, è un discorso complicato che non si può usare per annoiare altri docenti, per questo se ne occupa personalmente il professor Carnovash. Se ce l'ha lei, per favore ce lo consegni subito.
    Mentre Morgana parlava, Sae vide chiaramente lo sguardo di Lancillotto farsi più curioso, attento, affilato. Vide le sue narici gonfiarsi e subito avrebbe percepito la sensazione di essere sotto vento, proprio dentro l'aria di caccia di un predatore. Sembrava che la stesse studiando e non fu una bella sensazione, non pareva nemmeno umano in quel momento e per quanto la cosa in una grande scuola fosse effettivamente comprensibile, di certo non lo stava facendo in maniera naturale. Era mostruoso nei suoi piccoli gesti e Sae riuscì a percepire il suo respiro addosso come una terrificante mano che la stava toccando in punti estremamente intimi. Allargò un sorrisetto tanto enigmatico quanto malizioso verso Sae, poi le puntò l'indice della mano destra contro... no, non verso di lei, ma verso la borsa.
    Lenzuolo.
    Lapidario, con una voce che sapeva di inquisizione, con un tono grave e pesante, Lancillotto fece capire chiaramente a Morgana che il cubo era custodito dentro a qualcosa in particolare, qualcosa dall'odore forte, impregnato degli umori della donna. Banner lo aveva coperto frettolosamente e Sae aveva ripulito sé stessa, non di certo le lenzuola dove aveva consumato la scopata migliore della sua vita. Realizzare che Lancillotto aveva capito tutto da una semplice annusata avrebbe dovuto farla sentire nuda e a disagio, e la cosa non sembrava dare fastidio al giovane colosso, anzi. Di fronte a quella affermazione, Morgana strinse le braccia già conserte e piegò la testa di lato: non disse niente alla professoressa ma il suo sguardo era quello di chi aveva capito benissimo la situazione, e voleva a tutti i costi una risposta chiara. Mike, dietro a tutti, fissava ancora mortificato la professoressa: tremendamente dispiaciuto di averla coinvolta in una cosa del genere ma che ancora scuoteva il capo, come se volesse supplicarla di non consegnare a quei ragazzi il cubo. Ma che altro poteva fare? L'avevano chiaramente messa alle strette e Banner non si vedeva, quel posto era particolarmente isolato quindi l'unica carta che aveva a disposizione era far valere la sua posizione. Come avrebbe gestito quei ragazzi all'apparenza inossidabili? Nulla di quello che aveva detto o fatto era riuscito a tirare fuori dall'animo dei giovani anche solo il più vago indizio su di loro, Sae aveva poco su cui aggrapparsi.
     
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    Mike sembrava apposto, ed il suo disagio era più che comprensibile visto lo stato in cui lo aveva trovato. Probabilmente sperava che Sae non specificasse nel dettaglio il come lo aveva trovato. Sentimento più che comprensibile, alla sua età sarebbe morta di vergogna al suo posto. Morgana sembrò non voler demordere, quella ragazza aveva la stoffa per diventare un leader, non si faceva di certo intimorire da chi era più adulto di lei. Una tipetta con un forte carattere a quanto pare, non voleva sentire ragioni e chissà magari nemmeno lei ne sapeva molto di quel cubo. Se Banner ne era terrorizzato, l'atteggiamento di quei due ragazzi sembrava invece più tranquillo, come se non conoscessero affatto la gravità di cui aveva invece parlato il professore dai capelli blu. Ed il fatto che Morgana non aveva voglia di spiegare, probabilmente non ne sapeva molto nemmeno lei. Aveva più volte specificato che se ne occupava Thresh, e lei stava eseguendo il compito da brava ragazza. Notò che intanto Lancillotto la stava fissando, allargando le narici in modo a dir poco inquietante, non sembrava affatto umano e quando disse quella unica parola, guardandola dritta negli occhi, Sae aggrottò le sopracciglia dapprima perplessa, poi stupita ed anche un tantino indignata. Come diamine aveva fatto a capire che aveva un lenzuolo nella sua borsa? Dal fatto che fosse gonfia? Guardò verso la sua borsa, per controllare se si vedeva un lembo di lenzuolo che usciva da qualche piega di essa, ma non si poteva vedere. Sae tornò a guardare entrambi, ma lo fece con severità, agitando un indice verso loro due.
    Io non vi do proprio un bel niente! Se è davvero così pericoloso come dite, non metterò a rischio dei studenti.
    Fece cercando di rimanere ferma nelle sue decisioni, poi si portò il polso davanti alla faccia guardando in modo teatrale l'ora sul suo orologio.

    Piuttosto, che diamine ci fate a quest'ora qui? Non dovreste essere a lezione? Forza filate in classe, ci penso io a consegnare il cubo al professore. O preferite che vi faccia assegnare una punizione? So che qui le fanno in maniera particolare.
    Se gli allenamenti li facevano con dei cocomeri maturi, non osava immaginare che metodi usavano per punire dei ragazzi che potevano buttare giù pareti a spallate. Non sapeva se usavano punizioni strane lì, ma era sicura che in qualsiasi scuola esistevano e di solito ai studenti non faceva piacere. Si dimostrò ferma nelle sue decisioni, non avrebbe consegnato a loro il cubo, anche a costo di doverlo portare seriamente lei al professore che voleva evitare a tutti i costi. Non poteva sapere cosa poteva succedere, e se Mike si stava uccidendo il pene a forza di masturbarsi, chissà che diamine sarebbe successo se li avesse lasciati soli con quell'affare. Potevano fare una specie di orgia? Oppure Lancillotto si sarebbe trasformato e li avrebbe divorati? Troppe incognite e loro erano troppo giovani per finire vittima di quell'affare assurdo.

    Conto fino a dieci e se non vi date una mossa vi segno subito per le punizioni. Uno...
     
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    Il fatto che Sae fosse riuscita a mantenere la calma e anzi non solo, anche un'aria piuttosto severa, di fronte alla loro freddezza e le loro abilità, colse alla sprovvista i due ragazzi che per un istante parvero chiaramente tentennare, un pò come se fosse ovvio per loro che a quel punto Sae dovesse cedere. Invece quella donna non si era affatto lasciata intimorire, anzi neanche lontanamente: aveva sfruttato l'indignazione e quel fare da prepotenti come benzina per far ardere il suo fuoco e si stava preparando a rispondere a tono. Completamente spaesati dalla minaccia di una punizione, trattati come dei bambini, quei ragazzi parvero perdere il pavimento sotto le scarpe iniziando davvero a guardare Sae come una figura da temere, perfino Mike si lasciò contagiare da quella scarica di autorità anche se lui era solo una vittima poverino. Morgana e Lancillotto si scambiarono di nuovo uno sguardo confuso e stavolta era chiaro che non sapessero cosa fare, il ragazzone appariva decisamente meno inquietante in quello stato e con un cenno del capo lasciò intendere a Morgana che forse non era il caso di tirare la corda.
    M-mi perdoni professoressa, non volevo sembrare impudente, sono mortificata.
    Abbassò il capo con aria sinceramente dispiaciuta e Lancillotto la seguì.
    Non avevo capito che voleva consegnare il cubo al professor Carnovash di persona, non ho obiezioni a riguardo. A quest'ora lo troverà nell'ala Est superiore biblioteca, so che aveva della documentazione da sistemare. La prego di stare attenta. Ora torniamo subito a lezione.
    Detto ciò tutti e tre si inchinarono con aria estremamente reverenziale, non lo fecero in maniera forzata ma anzi molto naturale: era ovvio che quella non era una recita e che in realtà quei ragazzi fossero estremamente disciplinati da un sistema rigido e che lasciava poco spazio all'atteggiamento impertinente che invece caratterizza molte altre scuole. Lancillotto diede una pacca amichevole sulla spalla di Mike che accusò comunque il colpo a causa della differenza di stazza. Massaggiandosi la spalla, il ragazzo ringraziò silenziosamente Sae con un cenno del capo, per poi avviarsi verso le aule di lezione come gli altri due. Forse avrebbe dovuto scambiare due chiacchiere con quel ragazzo prima o poi, ma non ora che aveva fatto valere gli orari di lezione: avrebbe perso tutta la sua credibilità guadagnata con Morgana e Lancillotto. Ancora una volta Sae si ritrovò da sola per i corridoi di quella scuola, ma per qualche ragione non si sarebbe sentita una gelida vittima di un corridoio desolato, anzi si era fatta valere in una situazione assai spinosa, questo sarebbe bastato a darle la forza per andare avanti. magari sarebbe bastata per affrontare finalmente... quell'uomo? Morgana le aveva detto dove trovarlo e se si fosse diretta lì, Sae si sarebbe ritrovata nella parte superiore della biblioteca scolastica, organizzata come un grande salone circondato da un piano superiore cavo al centro, e diviso in più settori per gestire meglio il contenuto e soprattutto l'affluenza dei ragazzi. L'Ala est riguardava soprattutto l'archivio e la documentazione meno recente, e non era frequentato da nessuno al momento al di fuori di una strana figura piazzata davanti a uno dei monitor a disposizione della biblioteca. Sembrava una persona paraplegica confinata su una sedia a rotelle: se ne vedevano poche di quei tempi dato che pochissime erano le malattie e i danni che non si potevano guarire nella loro società magica e tecnologicamente avanzata. Ma prestando maggiore attenzione Sae avrebbe notato che quell'uomo non era affatto costretto sulla sedia a rotelle per un problema, quanto più per le grosse cinghie che lo tenevano ancorato lì. Cinghie metalliche rinforzate da glifi magici, avvolte intorno a un bendaggio pallido che copriva quasi del tutto il corpo di quella persona come una mummia da film horror di serie Z. Anche quelle bende sembravano imbevute di una particolare forma di energia. Sae ne riconobbe la natura spiritica dato che quelle bende fungevano da isolante per impedire a qualsiasi cosa di entrare o uscire. L'unica parte del corpo libera da quei sigilli era la testa, ma solo in parte, visto che la bianca chioma visibile dalle sue spalle sembrava costretta da una sorta di maschera o una specie di bavaglio. Quella persona era letteralmente ancorata alla sedia a rotelle e se ne stava immobile a fissare dei documenti misteriosi sullo schermo davanti a lui. Sae poteva vederlo solo di spalle, ma se quello spettacolo era stato sufficiente a terrorizzarla e invogliarla a non incontrare il professor Carnovash faceva sempre in tempo a fuggire a gambe levate.
     
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    La tattica del ricatto da mammina funzionava sempre. Aveva imparato che il segreto era sempre nell'atteggiamento, se mostravi un briciolo di debolezza a chi aveva l'indole dominante, si finiva a perdere il rispetto. A dire il vero non si aspettò tanta diligenza da parte loro, le scuse di Morgana le fecero allargare lo sguardo un pizzico sorpresa. Erano ben educati e per un solo momento li trovò perfino teneri nel loro essere accondiscendenti. Proprio vedendo quei ragazzi così diligenti si ritrovò a pensare che quel tizio inquietantissimo enorme, aveva affidato ai suoi studenti di recuperare un oggetto che a quanto pare era pericoloso? Ma come osava? Che razza di irresponsabile era? No, non poteva lasciar correre, a questo punto tutti gli avvisi di Banner erano scivolati in secondo piano. Doveva assolutamente capire se quel professore aveva davvero lasciato incustodito quello strano affare, e se aveva messo a rischio i suoi stessi studenti per recuperarlo. Cos'era quell'affare? Perché nessuno le voleva spiegare niente? Doveva andare direttamente alla fonte del problema. Avanzava con passo deciso e fermo, trovando tutto il coraggio grazie alla voglia di fare un cazziatone a Thresh, ma tutta quella baldanza iniziò a scemare quando vide uno stranissimo individuo fermo a leggere dei documenti su un computer. Inizialmente lo scambiò per un uomo in sedia a rotelle, cosa assai rara di quei tempi ed ancora una volta si chiese se non stesse vedendo uno spettro, poi però avvicinandosi notò che quell'uomo era bendato e legato a quella sedia a rotelle per chissà quale motivo. Forse aveva problemi di licantropia? I passi si fermarono, una delle gambe indietreggiò mentre si ritrovava a pensare che forse non era proprio una buona idea andarlo a cercare. Eh già.. ma chi glielo faceva fare? Perché doveva andare a mischiarsi con tizi super inquietanti che avevano amici ancora più inquietanti? C'era Banner così carino che le ricordava vagamente Jacob a poterla aiutare no? NO! Quel maledetto era chissà dove e non riusciva a trovarlo. Anche se lo aveva lei il cubo, non era detto che Thresh non avrebbe punito i suoi alunni che così diligenti obbedivano ai suoi ordini assurdi.
    Jacob! Ecco chi doveva farglielo fare, scoprire cosa diamine era successo quella notte, e soprattutto assicurarsi che Morgana e Lancilotto non fossero mai più stati incaricati di occuparsi di aggeggi dal dubbio pericolo. Aveva giurato a se stessa di non essere mai e poi mai uno di quei professori che fingevano di non vedere per paura. Così sudando freddo continuò il tragitto, si avvicinò all'uomo, pensando che doveva sicuramente far parte della scuola. Banner le aveva già spiegato come veniva gestita dal governo, e quelle bende costrittive sembravano parlare chiaro.

    M-mi scusi, stavo cercando il professore Faust Carnovash, è qui?
    Si maledì per la voce incerta, ma si sforzò di sorridere cordialmente, nella speranza che quello strano individuo le indicasse la via, dato che sembrava impossibilitato a parlare.
     
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    Sae avrebbe notato che quell'uomo l'aveva probabilmente percepita fin da quando aveva iniziato a camminare dietro di lui, visto che piegò il capo come se volesse sollevare un orecchio verso di lei. Un movimento istintivo che tradiva chiaramente la sua aria persona confinata su quella sedia. Fu solo quando la donna cercò la sua attenzione però, che l'uomo smise di leggere quei documenti e si voltò verso di lei. Lo fece chiaramente con tutta la sedia, che cigolò in maniera non troppo rumorosa, dando l'aria quindi di essere vecchia ma ben tenuta. Nonostante l'aria inquietante, l'uomo che Sae si ritrovò davanti dava l'idea di essere curato e di bell'aspetto. Piuttosto giovane, ma di quella gioventù artificiale tipica dei non morti o dei vampiri, che si tengono belli e affascinanti ma hanno lo sguardo di chi ha vissuto parecchio. Aveva delle pupille particolarmente sottili e delle iridi che apparivano non bianche, ma scolorite, come se avessero perso colore nel tempo. Portava sul volto una maschera che non ostacolava la bocca dall'interno ma non gli permetteva di avvicinare niente alle sue labbra. Sae poteva a malapena distinguere la sagoma delle sue labbra muoversi dietro quella strana maschera, cosa che gli dava un aspetto artificiale.
    Oh, una faccia nuova, avevo sentito di una nuova professoressa nella squadra...
    Anche la voce era robotica, ma stranamente cordiale sebbene avesse una tonalità particolarmente piatta, come se si stesse sforzando di non rendere chiari i suoi sentimenti. Ma suonava come un benvenuto caloroso, o tiepido se non altro. Scosse il capo lentamente, tornando alla sua domanda.
    Mi scusi, ero distratto. Certo il professor Carnovash è qui, si trova nell'archivio centrale ma in quanto legale di questa scuola devo avvisarla che non può entrare all'interno di quegli uffici senza aver firmato la liberatoria e il contratto di non divulgazione... ci sono informazioni preziose e delicate lì, che il governo ci ha concesso con grande dimostrazione di fiducia, e quella fiducia non va tradita.
    Dal suo tono e dal suo sguardo, sembrava piuttosto ovvio che quel tipo ci tenesse molto alla burocrazia, non a caso si era presentato come legale dell'istituto e quell'aria stoica forse non sarebbe dispiaciuta ad una donna diligente come Sae, anche perché da come stava parlando sembrava intenzionato a farle firmare quei fogli che Banner di sicuro non le aveva affidato. Non a caso, giusto il tempo di finire quella frase e subito l'inquietante uomo imbavagliato iniziò a muovere dei cassetti a lui vicini con una forza misteriosa. Come lo fece? Per un occhio naturale sarebbe sembrata pura telecinesi, ma Sae poteva vedere distintamente le numerose mani spettrali che fuoriuscivano dal suo corpo, e si destreggiavano con un'innaturale lentezza. Evidentemente quei sigilli servivano per limitarne l'efficacia e il raggio d'azione. A Sae vennero dunque presentati i documenti da firmare per rendere ufficiale quell'incontro col professore, "protetto" dalla segretezza del luogo in cui si trovava.
    Il mio nome è Smoke Karthus, le offrirei volentieri una mano ma... oggi le ho addormentate.
    Di nuovo quel tono, sembrava voler apparire simpatico ma in realtà parlava in maniera molto bassa, coerente e quasi atona. Era davvero una persona reale?
     
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