Afferra il tuo destino... a due mani.

Per Doom

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    Nonostante i tentativi di Hazel fossero adorabili agli occhi di Thresh, paragonabili alle più svariate persone che avevano tentato di tenergli testa, il non morto non poteva dirsi né annoiato né tanto meno deluso. Quella diabolica creatura aveva un modo tutto suo di comportarsi, forse perché davvero aveva avuto a che fare con entità stravaganti al pari di Thresh, o più semplicemente perché il suo orgoglio le permetteva di portare avanti la più strenua, quanto inutile, difesa. Ma purtroppo per lei, sempre di quello si parlava: per vincere una battaglia serve un contrattacco, difendersi è solo un modo per rimandare l'inevitabile, e Thresh semplicemente ADORAVA rimandare l'inevitabile. Anche il modo esitante con cui avrebbe afferrato prima le natiche e poi direttamente il buco che voleva farsi riempire, non fu un attesa snervante ma uno spettacolo a dir poco irresistibile che fece contorcere il cazzo del non morto come una belva affamata. Thresh se lo ritrovò tra le dita, impugnato con vigore, con il suo corpo scolpito e in tiro come sfondo mentre quella verga si agitava così forte da far tremare l'aria. Qualche goccia bianca e densissima scivolò dalla punta, come una bestia affamata che non vedeva l'ora di concedersi il suo sontuoso banchetto, ma tenuta a freno da un padrone crudele che per quanto bruciasse di voglia preferiva di gran lunga gustarsi anche solo quell'acquolina che saliva a sentire gli umori e gli spasmi di Hazel mentre timidamente lo supplicava. Se non fosse stata un demone bicentenario con un cazzo enorme tra le cosce l'avrebbe considerata perfino carina e dolce, ma non era per niente come sua figlia, per quanto ci provasse.
    No? A me invece pare che abbia funzionato tutto... maledettamente... BENE... ፕዪዐጎል ርዘቿ ክዐክ ነቿጎ ልረፕዪዐ...
    E con un secondo schiaffo sulle natiche, opposto e più forte al primo, così forte da farle agitare non solo il culo ma anche il seno dal lato opposto, Thresh le dimostrò che conosceva molte lingue come lei, e che quelle diaboliche e infernali non erano che una parte della sua infausta conoscenza appresa tra Allagadda e R'lyeh nel corso di decenni. Non le diede però il tempo di partorire altre risposte sagaci, perché in fondo la diabolica prigioniera aveva soddisfatto le richieste del suo padrone, e Thresh era un buon padrone: questo nessuno lo avrebbe mai messo in dubbio. Lo dimostrò non solo soddisfacendo quella spassionata richiesta, ma anche e soprattutto facendolo in modo gustoso. Con la verga ancora tra le dita, Thresh si piazzò dietro di lei, lasciandosi sfuggire qualche ghigno malefico e soddisfatto, ma non privo di malizia. Il suo respiro bollente ed eccitato scivolò sulle membra di Hazel facendola sentire tanto in trappola quanto desiderata. La fiamma verde di Thresh non era un tormento né un sospiro, era come un patto diabolico, un legame che si stabiliva tanto tra i loro corpi quanto le loro anime, rendendo tutto molto più intenso, in una maniera mai assaporata prima. Forse i suoi demoni infernali le avevano fatto assaporare ogni possibile dolore carnale, ma nulla tormenta come il potere di una lanterna, e nessuna lanterna colpisce come quella di Thresh. L'oscuro sacerdote aveva imparato a toccare direttamente lo spirito delle sue vittime, e Hazel ne sarebbe stata presto testimone. La cappella enorme, pulsante e grondante di presperma del non morto si piantò sulla base del membro di Hazel, quasi come se volesse spingerlo all'indietro e fotterle cazzo e testicoli in un modo che di sicuro non aveva mai provato. Ma non fu aggressivo, né violento, sembrò quasi un perverso bacio tra i loro sessi che risalì lentamente fino all'intimità della diabolica prigioniera come se stesse per fotterla nel buco sbagliato. In realtà, la sua cappella si limitò semplicemente a "leccarla", come una perversa e lentissima lingua, lasciandole sulle grandi labbra e in parte anche all'interno qualche goccia di quel densissimo e pungente seme, che colò via come se dovesse trattarsi un assaggio incompleto che doveva semplicemente farle venire voglia di sentirlo ancora dentro di sé. Hazel avrebbe avuto più volte la sensazione che Thresh stesse per spingersi in avanti troppo presto, ma il non morto dosò molto bene la sua forza, eccetto quella delle sue pulsazioni: la verga immane che stringeva tra le dita era difficile da controllare e ogni pulsazione intensa di quella cappella somigliava al sospiro di una belva dormiente capace di sbranare la sua vittima una volta sveglia. Poi giunto al perineo, a metà tra il culo e la fica, tutto avvenne in maniera molto più naturale: la saliva e gli umori che avevano imbrattato quella voragine fecero il lavoro per entrambi e la cappella scivolò dentro con una facilità disarmante, almeno fino a che le dita di Hazel non fossero diventate di troppo. La demone avrebbe sentito chiaramente la cappella pulsare così forte da bloccarle intorno alla corolla, se avesse tentato di tirarle via, per quanto fosse lubrificata, non ci sarebbe riuscita, e più Thresh spingeva, più le sue dita sprofondavano dentro il suo stesso culo, creando una morsa oscena e di sicuro inaspettata. Quel grosso affare ci entrava appena dentro di lei, ed avanzava lentamente come se volesse costringerla ad assaporare ogni suo centimetro. Thresh non nascose neanche per un secondo il suo entusiasmo, gemendo a denti stretti intorno al labbro inferiore, soddisfatto del risultato ottenuto, mentre con la mano libera allungava le dita verso la schiena di Hazel, carezzandola violentemente con fare possessivo e tirandola verso di sé.
    Aaaah... quanto è inutile l'odio di fronte al piacere... immagina se per pura rivalità o malvagità ti avessi uccisa davvero... o tu avessi ucciso me... questo piacere non lo avremo mai condiviso. Che immane spreco... questo è un dono... un dono per entrambi!
    E mentre la sua voce roca, cavernosa ed eccitata si riversava nella mente di Hazel con quei pensieri osceni, la sua verga arrivava a metà della sua lunghezza, riempiendola abbastanza da farle gonfiare il ventre come se qualcosa la stesse oltrepassando da parte a parte. Le sarebbe bastato abbassare lo sguardo per vedere quel rigonfiamento che si abbatteva sul suo stesso cazzo e pulsava fortissimo come se le due verghe si stessero battendo in un duello perverso. La verga di Thresh era pronta a farla impazzire, ma stava rallentando per non agire frettolosamente. Hazel però poteva sentire quelle vene oscene e rigonfie agitarsi con impazienza, e perfino i rigonfiamenti callosi che le avevano torturato la corolla di carne ora si spingevano verso l'esterno punzecchiandole quell'osceno anfratto per farla impazzire e fargliene desiderare ancora di più.
    Andiamo Hazel... basta con i giochetti infantili... cedi anche tu... fammi sentire quanto ti piace... godiamo assieme...
    Un'altra spinta, più passionale ma sempre oscenamente violenta, e quella verga si infilò di qualche altro centimetro guizzando con la cappella verso l'alto come se stesse cercando di arrivarle fino in fola. Presto avrebbe iniziato a muoversi, ma non l'avrebbe fatto come uno stupro, quella non era più mera violenza... la voleva corrompere fino all'osso.
     
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    Chiedo venia in anticipo per la scrittura strana o se (eventualmente) non resterò fedele a come ho ruolato Hazel nei post precedenti. Devo riprenderci la mano. X°D


    Finire a pecora mentre supplicava il bastardo che aveva rubato il cuore a sua figlia, non era esattamente ciò che Hazel si aspettava quando si era recata nell'ufficio di Thresh. Detestava tutto di lui... Ogni, singola, cosa. A parte forse la montagna di muscoli e i piercing con cui agghindava il proprio corpo marcio. Eppure eccola lì. A comportarsi come una cagna davanti all'osso ancora grondante di grasso.
    Mentre dava fondo ad ognuna delle sue capacità di contorsionismo, solo per poter osservare l'arma con cui lei stessa avrebbe sancito l'uccisione della propria dignità, aveva voglia di sbavare. Per non farlo continuava a mordicchiarsi le labbra fino a farle sanguinare. E avrebbe tanto voluto dire a se stessa che non aveva voglia di leccar via quell'unica goccia di potere che grondò fuori dal cazzo di Faust, ma avrebbe mentito spudoratamente. Era vero, quella carne aveva tutta l'aria di essere un predatore. Hazel riusciva a distinguere le fauci grondanti di saliva e brama. E la cosa peggiore era che, se lo zombie l'avesse potuta guardare dritta nelle pupille, vi avrebbe trovato riflesso tutt'altro che il timore. Era come la preda che guarda negli occhi il serpente prima di essere divorata: ipnotizzata. Forse per questo non reagì che con un sussulto a quel turpiloquio in demoniaco. E sempre per questo le parole non ebbero l'effetto di offenderla, ma di strapparle un gemito che coprì con un ennesimo morso. Si voltò per impedire a Thresh di vedere la sua faccia: aveva il labbro inferiore completamente martoriato.
    La sua voce partì tranquilla. In fondo, a parte le proprie dita sottili, non aveva più nulla infilato su per il culo a bloccarle la ragione.
    Un *uomo* di cultura. Dovevo aspettarm- AH! Mmh...
    Dapprima ci fu un urletto di sorpresa. Poi, mentre il dolore si propagava con la stessa potenza di un terremoto, i mugolii si fecero così bramosi, così osceni e confusi, da non poter essere descritti a parole. Se il suo obiettivo era zittirla, ci riuscì anche senza prenderla immediatamente. La sua verga non trovò resistenza, solo pulsazioni e umori. Se prima l'aveva ipnotizzata con la visione della sua reale forma, ora bastarono gli altri sensi a farle percepire ogni singola e più piccola tortura. Piuttosto che "punirla", quella seconda sculacciata l'accese. Persino la sua fica cercò di intrappolarlo quando le concesse una lenta leccata, e la demone mugolò in segno di apprezzamento, pentendosene subito. Il mugolio venne presto distorto dall'ultimo tentativo di non cedere, trasformandosi in una sorta di grugnito deluso. Ovviamente, da se stessa. Dopodiché ogni resistenza divenne futile, e soprattutto impossibile. Il primo istinto nel sentire la cappella baciarle finalmente l'anfratto ancora schiuso fu quello di scostarsi, come se si stesse ustionando o volesse tardare il più possibile la propria disfatta. Le fu impedito. Riuscì a malapena a liberare un singolo dito, prima che l'altro si ritrovasse incastrato dentro il suo stesso culo. L'avrebbe trovata una cosa decisamente umiliante, se solo si fosse ricordata chi fosse, dove si trovasse... o anche solo la sua intera vita prima di quel preciso istante. L'estasi la investì come una scarica elettrica, spingendola a contorcersi in ogni singolo millimetro di membra. Era il più piacere più intenso che avesse mai sperimentato. Si sentì completamente riempita, fino all'orlo, come se lo zombie avesse riversato dentro di lei non solo carne pulsante, ma puro potere. Di nuovo, quella sensazione le diede alla testa. Per la prima volta da quando si trovava in quella stanza, le parole del suo "avversario" la trovarono d'accordo. Annuì spasmodicamente mentre si mordeva, ancora una volta, il labbro inferiore, dal quale ormai grondavano sangue e saliva. Stava cercando con ogni fibra del suo essere di non gridare, mugolare o gemere, ma dal profondo della sua gola giungevano forti e chiari lamenti di puro godimento. La sua mano -quell'impavida mano che era riuscita a malapena a liberare- saettò verso lo zombie quando la attirò a sé afferrandole la schiena. Ma non fu per respingerlo o cavargli le palle, come lo spirito di sopravvivenza le avrebbe detto di fare, bensì per arpionargli una natica con le unghie e tenerlo a sé, incoraggiandolo a muoversi... anche se sapeva che ciò l'avrebbe definitivamente "uccisa".
    Alla fine neanche torturarsi le labbra bastò a frenare il suo grido quando lui la riempì per metà, fin quasi a farla venire. Il suo sesso pulsò, stillando una goccia di piacere dalla punta arrossata. Era un miracolo che si fosse trattenuta così a lungo, quando il cazzo più potente che avesse mai preso la stava riempendo. Sto per venire. Avrebbe voluto dirglielo. Avrebbe voluto sancire il loro "patto" con un bacio al sangue. Cazzo, avrebbe persino voluto succhiargli e strappargli la lingua per sentire quanto potere conteneva. Ma andava decisamente oltre le sue possibilità in quel momento, come del resto parlare o emettere suoni che non fossero di disperata goduria. Quindi fece l'unica cosa che poteva fare per fargli sapere che era d'accordo: si voltò di nuovo, mostrandogli il viso. Le palpebre le tremavano e non c'era alcun modo di vederlo tra le lacrime di estasi che le bagnavano gli occhi, ma comunque fece lo sforzo di provarci e mostrargli la sua espressione: oscenamente arresa a ciò che le stava dando. E anzi, impaziente di ricevere tutto.
     
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    Thresh non aveva bisogno di guardarla negli occhi per capire cosa stesse provando Hazel in quel momento: il suo cazzo era abbastanza dentro di lei da cogliere ogni singola sfumatura che quel corpo voglioso mendicava, contorcendosi e grondando di umori, bramando ardentemente ciò che il non morto si ostinava a promettere senza mai dare. Ma non sarebbe stato lui a cedere, quello mai, perché dal punto di vista di Thresh quello non era un braccio di ferro... ma la nascita di una deliziosa amicizia! E quale amicizia migliore di quella nata dalla violenza, dal risentimento e da desideri così forti e intensi da plagiare completamente il cervello? Quasi la invidiava... quello che Hazel stava per gustare, il ribaltamento totale della propria prospettiva, era un culmine perverso che di rado si ha l'occasione di godere durante una lunga e noiosa esistenza. Ma quando lo vide... oh, che spettacolo. Fu un lento crescendo mentre il corpo di Hazel cedeva finalmente al piacere, prossima d un orgasmo prematuro mentre la cappella di Thresh affondava. Non avevano ancora iniziato a scopare, il non morto la stava solo lentamente e gradualmente impalando eppure lei era già al massimo. E quando si voltò verso di lui, mostrandogli quell'espressione supplichevole, il petto di quell'oscuro sacerdote quasi esplose, di felicità e di giubilo mentre la lussuria si impadroniva di lui, e proprio come la mano di Hazel aveva afferrato la sua di natica, egli fece lo stesso con quello della creatura diabolica, chiudendo le distanze tra di loro ed iniziando a scoparla con forza. L'altra mano si avvicinò al mento di Hazel, afferrandolo per costringerla a non tornare a guardare il pavimento, perdendosi su di lui. La stretta di quella perversa macchina della tortura si allentò leggermente, concedendo più libertà ad Hazel anche se rimase comunque bloccata. In quel modo i loro volti poterono avvicinarsi, anche se lentamente. E mentre lo facevano, il non morto avrebbe abbattuto tutta la sua carne in profondità nel culo di Hazel, più e più volte, picchiando con quel ventre scolpito e in tiro contro quelle natiche deliziose, facendole sentire tutta la sua impazienza, la sua vigorosa voglia di farla impazzire. Cercò di strapparle un orgasmo, un fortissimo, improvviso e inatteso, e mentre gli umori di Hazel avrebbero imbrattato il pavimento, lui si sarebbe fatto abbastanza vicino da farle sentire il suo respiro, leccandole le labbra con quella lingua mostruosa, pronto a baciarla. Ma le torture di Thresh assai di rado venivano accompagnate solo dal talento... a vole per spezzare completamente qualcuno serve anche una goccia di caos... e un pizzico di fortuna.
    Papà? Si può sapere che cazzo succede?
    Cos'è questo casino? Stai sgozzando un maiale?
    Quando Hazel avrebbe trovato la forza di alzare lo sguardo, si sarebbe ritrovata davanti due figure estremamente giovani ma dall'aspetto mostruoso: uno sfoggiava un'incarnato verdastro, un ciuffo di capelli bianchi sopra alla testa e un vestiario fatto principalmente di pelliccia e cuoio. Sulla schiena portava una spada simile ad una grossa mannaia e una piccolissima coda scivolava fuori dai suoi pantaloni. L'altro invece aveva una pelle violacea con capelli raccolti in maniera più ordinata ed elegante, i suoi abiti erano più elaborati ma non particolarmente vistosi, e le sue armi più leggere ed affilate. Entrambi portavano due zannette minute che uscivano dalla bocca, occhi giallissimi e ferali, sfoggiavano entrambi le dimensioni fisiche di un giovanissimo uomo ma di costituzione erano molto più forti e muscolosi. Le gambe erano più tozze rispetto agli esseri umani ma avevano piedi artigliati ed estremamente articolati. Forse Hazel li aveva già visti quando erano molto, molto più piccoli, ma anche se non ricordava quell'aspetto cresciuto, avrebbe riconosciuto chiaramente l'odore del loro sangue, inconfondibile: era il suo, e lo stesso di Lucia. Gli orchetti generati da sua figlia erano davanti a lei, ed erano cresciuti! Anche se dal loro sguardo non sembravano averla riconosciuta, Hazel avrebbe comunque dovuto sentirsi particolarmente umiliata a fare la loro conoscenza mentre grugniva e veniva vergognosamente a terra ad un passo da baciare il suo acerrimo nemico. Appena li vide, Thresh si lasciò sfuggire una risatina divertita, e abbandonò il piano di baciare Hazel, continuando a scoparle il culo ma... moooolto più lentamente.
    Oh, scusate... Esordì sarcastico, ma ancora piuttosto eccitato nella voce. ...per caso vi ho disturbati? Pensavo di avervi lasciati a Miralis per gli allenamenti, invece scopro che siete qui a bighellonare. Dovrei punirvi, forse rimanderò ancora l'incontro con vostra madre...
    Entrambi sbuffarono: il verdino piantò le mani dietro la nuca iniziando a ciondolare, mentre l'altro infilò le mani in tasca, calciando l'erba sotto i suoi piedi, entrambi con aria frustrata. Per loro però, fu impossibile non soffermarsi sulla donna che gemeva sotto i colpi lenti e inesorabili del loro depravato genitore, e si fecero subito incuriositi, in particolare si soffermarono sul seno enorme e ciondolante di Hazel, e sul suo membro, senza però risultare scandalizzati.
    Chi è la vecchia? Non l'ho mai vista da queste parti...
    Dispettosamente, Thresh decise di non rispondere, lasciando ad Hazel l'arduo compito di presentarsi... sempre che avesse ancora le facoltà mentali per riuscire a farlo in maniera dignitosa.
     
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