Illuminerà il cammino

x Hina

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    Impotente di fronte a lei, Dalamadur riusciva solamente a mugugnare di piacere e rabbrividire di fronte a quel corpo perfetto che lo chiamava. La femminilità di Nefertiti sembrava impaziente di divorarlo ma non gli dava soddisfazioni, poteva solo sentirla sfregarsi e ricambiare i suoi movimenti col bacino. La carne di Dalamadur si sfregava contro di lei e diventava più calda, più forte, pareva quasi un muscolo che si metteva in tiro durante uno sforzo colossale, e lo stesso succedeva ai suoi pettorali mentre Nefertiti lo palpava. Sembrava si stesse mettendo in mostra, no anzi... si stava offrendo a lei, come una vittima sacrificale gioiosa di accogliere il suo destino. Non smise mai di fissarla e mentre la bocca si riempiva di saliva bollente e impaziente, lo sguardo cercava ogni traccia di quella pelle bruna, impaziente di toccarla ma incapace di farlo. Non poteva. Non senza un ordine. A Thresh non sfuggì né quel desiderio né tanto meno la tacita richiesta della sua allieva, e senza allontanare le grosse ciocche di capelli da lei, quasi usandole come altre perverse dita per accarezzarla, chiuse le distanze abbracciandola da dietro, facendo sparire quello spazio che impediva alle sue vogliose labbra di sfiorare la pelle perfetta della sua diletta ed iniziare finalmente ad assaporarla. Il petto enorme e virile di Thresh avvolse la schiena di Nefertiti, e mentre lui le baciava il collo con paziente lentezza, le sue mani si liberavano dei brandelli di vestiti per poter finalmente iniziare a palparla. Le mani enorme del professore avvolsero completamente le sue carni femminili, serrandole in una morsa possessiva, vigorosa, quasi dolorosa, incapace di contenere l'entusiasmo. Le respirò sul collo facendole sentire quanto fosse eccitato all'idea di poterla toccare ancora, un privilegio che lui accoglieva con grande sacralità, sentendosi finalmente degno di poterla gustare nella sua forma più pura... dopo così tanto tempo. Non si limitò a baciarle il collo, ma la leccò avidamente sentendo il sapore di quella pelle attraversata da energia oscura, e nel farlo fissava Dalamadur cercando di suscitare la sua invidia. Sollevava il seno di Nefertiti, lo stringeva e lo tirava in modo da poterlo stuzzicare a dovere. Con le dita accarezzava affettuosamente i piercing sui sui capezzoli e li torceva leggermente per altre dolorose stille di piacere. Lo sguardo famelico del professore sortì l'effetto sperato, perché le espressioni di goduria di Nefertiti e la sua carne che veniva violata dalle mani d Faust fecero ringhiare di impazienza Dalamadur che divenne ancora più duro e voglioso. La sua virilità sembrava una colonna a quel punto tanto marmorea era diventata, e Nefertiti poteva sentirla premere sul clitoride. La distanza tra i loro corpi era praticamente inesistente oramai, ma c'era ancora un sottile filo di tessuto a separarli. Nefertiti avrebbe percepito in maniera chiara il desiderio di Dalamadur crescere, perché per rendersi più appetibile stava riempiendo di potere oscuro la sua mascolinità. Stava cercando di sedurla. Lo faceva per lei. Senza smettere di baciarla, il professore lasciò scivolare la mano verso il ventre di Nefertiti, senza smettere di massaggiarle il seno con l'altra, afferrando il suo intimo con un paio di dita ed iniziando a tirarlo come se volesse strapparlo, senza riuscirci però. Lo ridusse comunque male: a una sottile striscia che divideva perfettamente la sua femminilità. Tirava la clitoride per renderla più sensibile e si infilava tra le grandi labbra, separandole dolorosamente. A quel punto Nefertiti poteva sentire il cazzo di Dalamadur direttamente a contatto con la sua pelle bagnata, solo una sottile linea di stoffa li separava e il professore si divertiva a tenerla integra, come il proverbiale filo sottile a cui è appeso qualcosa, in questo caso il flebile autocontrollo di Nefertiti.
    Sei impaziente... lo so. Ma lo è anche lui, non lo vedi? Oh... non penserai mica che non possa sentire la tua carne... la tua purezza. Non sa come funziona il tuo potere... ma sa che sei speciale. Immagina che dono potresti fargli... immagina come potrebbe ricambiarlo...
    Ecco cosa significava saper incanalare un desiderio autodistruttivo in qualcosa di meglio, di... "aggiustato". Altrettanto folle, certo, ugualmente perverso ovviamente... ma come potevano paragonare l'insensato desiderio di annichilire ogni cosa con la caccia a quel reciproco desiderio? Non c'era paragone, ovviamente. Thresh fece per strappare quell'intimo un paio di volte, ma non lo fece,e con la sua influenza impedì a Nefertiti di farlo col suo potere, o di sua iniziativa. Voleva farlo lui, ma non come un mero gesto di perversione... voleva una dimostrazione di complicità...
    Lo vuoi Nefertiti? Vuoi che il tuo maestro ti regali il cazzo del suo Cacciastreghe? Te lo concederò... ma voglio sentire se lo desideri davvero sinceramente...
    Anche mentre le parlava in quel modo non smise mai di leccarla e di baciarla, il tono profondo e cavernoso di quel mostro, di quello spettro maligno nonsembrav anenache venire dalla sua gola, rimbombava nel cervello di Nefertiti come nelle segrete di un castello dimenticato dalla luce e da Dio. C'era solo la sua voce... e la carne di quegli uomini che MORIVANO, letteralmente, di voglia per lei...
     
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    La situazione che si stava sviluppando in quel contesto era una cosa del tutto nuova per Nefertiti. Avvertiva dentro di lei un desiderio insano di "prendere" Dalamadur, perché aveva vinto, perché aveva ottenuto ciò che voleva. Allo stesso tempo però temeva in profondità di rievocare orribili ricordi di quando era stata seviziata a sua volta. Non era ancora pronta ad esorcizzare quei traumi cambiando il ruolo, quindi se avesse sentito Dalamadur spaventato o pieno di ribrezzo nei suoi confronti, probabilmente non sarebbe mai arrivata a quel punto. Non avrebbe mai iniziato a strusciarsi contro di lui come una cagna in calore. Per fortuna però Thresh era lì e fungeva come un perfetto sostegno emotivo che la faceva sentire a suo agio. La faceva sentire come se non stesse facendo proprio nulla di male. Tremò ed esalò un profondo respiro quando si sentì afferrare i seni, brivdi intensi la invasero mentre la mente si annebbiava sempre più di lussuria. Come poteva sentirsi così dopo che gli aveva dato del pervertito? Sia a lui che al professore? Stava peccando di coerenza, se ne rendeva perfettamente conto, ma non si era mai sentita in quel modo, come chi avesse il coltello dalla parte del manico e poteva giocarci e farci ciò che voleva. Avrebbe dovuto fermarsi, e probabilmente si sarebbe freddata pian piano facendosi assalire dai suoi dubbi, se fosse stata sola. Invece la lingua di Thresh che si posò sul suo collo eliminarono ogni esitazione. Le sue dita che tormentarono i suoi capezzoli bucati, sensibilissimi non solo per via dell'eccitazione, ma anche per via del fatto che non potendosi rigenerare totalmente per via dei piercing, le pizzicavano continuamente e dolorosamente, ma grazie al potere delle lanterne, si tramutava in piacere. A quel punto il suo corpo le gridò con tutta la sua forza che sarebbe stata una folle a fermarsi, che non poteva ignorare quella strana ed enorme fame che la assaliva. Si premeva con le spalle contro il petto di Thresh per sentire la sua muscolatura possente farle da sostegno, diventando anche un sostegno morale a tutti gli effetti. Era totalmente distratta dalle attenzioni del professore e dalle sensazioni di desiderio che diventavano sempre più pressanti. Non si accorse dello scambio di sguardi fra lui e Dalamadur e quando lo sentì ringhiare di impazienza, lo fissò in un primissimo momento sorpresa, quasi come se non si fosse aspettato tanta sincerità. Vederlo frustrato però le diede un senso di potere che invece prima le era sembrato impossibile. Abbassò lo sguardo sull'erezione del cyborg notando anche con gli occhi quanto fosse diventato duro e caldo per lei, di quanto in realtà fremeva per prenderla e saziare i suoi appetiti. Se lo avesse lasciato fare, era sicura che avrebbe perso il controllo, come era successo prima, avrebbe creduto di avere potere su di lei, ed avrebbe perso di nuovo il suo ruolo. Dopotutto aveva sangue di strega, e la sua indole la portò a stringere ancora più forte la presa su di lui, non concedendogli nessun permesso. Era lei che se lo sarebbe preso, doveva ricordarsi che lei era Nefertiti! Non una lanterna qualsiasi, non una nemica qualsiasi. Dalamadur però di certo non era un ragazzino alle prime armi, e le fece sentire tramite il suo potere oscuro che poteva darle tutto il piacere che voleva, tutto il potere che voleva. Dio quanto era temibile! Lo aveva massacrato di botte, gli aveva ciucciato via tantissima energia eppure cercava ancora di sedurla con la sua carne. Non aveva mai incontrato una creatura più pericolosa di lui, e vederlo pendere dalle sue labbra, le diede un profondo senso di appagamento. Intanto Thresh proseguì con i suoi preliminari, afferrandole la stoffa che ancora la copriva per tirarla fino al punto da lasciare solo una unica striscia di stoffa che le premeva contro la clitoride, le separava le grandi labbra e perfino il suo culetto veniva torturato da quella sottilissima striscia di stoffa. Percepì il contatto pelle a pelle con Dalamadur ed il suo istinto di donna la infiammò di purissimo desiderio. Grondava di umori, il suo respiro si fece corto e di tanto in tanto le scappò un piccolo gemito. Le piaceva cosa le stava facendo, ed ancora di più le piaceva tantissimo vedere Dalamadur desiderarla da impazzire, ma rimanere lì bloccato. La voce melliflua di Thresh che le accarezzava le orecchie metteva a nudo la verità, si sentiva impaziente, ma allo stesso tempo non voleva correre perché a conti fatti non sapeva come agire, era pur sempre alle prime armi anche a letto. Voleva strappare via quel ultimo lembo di stoffa, ma si accorse che c'era qualcosa che glielo impediva, e ciò le fece scappare un mugugno di impazienza. Thresh voleva un assenso verbale, voleva sentirglielo dire e lei bruciava di un desiderio irrefrenabile, ciò che però rese quella richiesta irresistibile fu farle notare che sarebbe stato un suo dono, doveva solo chiederglielo. Si voltò verso di lui, per guardarlo negli occhi, mostrandogli uno sguardo lascivo, particolare, uno sguardo nuovo per Thresh, perché non era più preda di disperazione e sentimenti negativi come le volte scorse. Era pervasa da un sincero sentimento di desiderio.
    Sì.. lo voglio. Dammelo Thresh... cercò un bacio da lui, mentre una mano dal petto di Dalamadur si spostò su quella che Thresh gli tirava la stoffa. Lo aiutò a tirare, così che finalmente quel pezzetto di stoffa si rompesse e si liberasse del tutto il suo sesso. Nefertiti però non si accontentò di ciò, poiché una volta liberata, spinse la mano del professore verso il basso, per farsi accarezzare da lui.
     
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    Fu una discesa lenta, ma piacevole, Thresh non sentì mai la necessità di accelerare i tempi perché quel momento apparteneva a Nefertiti e nessuno poteva spezzarlo. neanche Dalamadur con i suoi grugniti impazienti e quelle spinte tese e vigorose con la sua mascolinità in tiro. Doveva assaporarla in ogni foggia senza perdersi niente. La vittoria, il piacere della supremazia, la sottomissione, la guida perversa e quel sottile gioco di seduzione che alternava lei con il desiderio e il suo maestro con quei gesti precisi. Non c'era spazio alla fretta perché non c'era nessun "dopo", quello era il momento in tutto e per tutto, Nefertiti non doveva fare altro che goderselo. La risposta della ragazza compiacque non poco il professore che stavolta però non si perse in nessun ghigno soddisfatto o risata di complicità, si sciolse sulle sue labbra alla ricerca di un bacio intenso mentre Nefertiti lo invitava a strappare anche quell'ultima barriera lasciando la sua femminilità a vuoto. Le labbra del suo maestro si rivelarono immediatamente passionali e vogliose, cercarono quelle di Nefertiti come se volesse divorarla e l'unico istante di pace per permetterle di respirare erano le lunghissime e abbondanti lappate della lingua a caccia di quella della giovane apprendista, come a volerla ripescare da quella gola vogliosa e tirarla a sé. Thresh non trattenne i gemiti provocati da quel bacio neanche per un secondo, respirando affannosamente senza nascondere la sua eccitazione, pulsando vigoroso col suo membro ancorato tra le natiche di Nefertiti mentre le fauci si scioglievano in una danza di lussuria senza tregua. La gola possente e cavernosa di quell'uomo avrebbe ripiombato dentro di lei come se stesse cantando di gioia per quell'unione oscena e blasfema, e non si fece pregare neanche un istante quando Nefertiti lo invitò a toccarla. Il momento in cui quello stretto intimò si stracciò fu paradisiaco per Dalamadur: sentire la carne di Nefertiti che abbracciava completamente la sua verga lo portò ad inarcare la schiena e gonfiare il petto, un piacere incontenibile s'impossessò di lui e i suoi versi di piacere parvero quasi diventare lamenti. Non distante dalla realtà, vista la sua frustrazione: desiderava ardentemente possederla con tutta la forza che aveva in corpo ma non poteva, perché era lei a decidere il ritmo e lui non poteva che pulsare e sfregarsi ancora più forte contro di lei, diventando addirittura frettoloso. Dalla punta del suo cazzo iniziarono a fuoriuscire densi succhi caldi, bianchissimi e quasi trasparenti che crollarono sul suo ventre e riempirono gli spazi lasciati tra gli addominali e i pettorali, descrivendo una perversa maschera che imbrattava in maniera umiliante il suo corpo virile e impaziente. Tutto si spezzò quando la mano del professore si mise in mezzo a lui e la ragazza, strappandogli un altro osceno ruggito di disappunto mentre il bacio di Thresh si deformava in una perversa e lussuriosa risatina. Conscio di averlo di nuovo in pugno, il professore spinse la sua lingua e le sue labbra il più possibile contro la bocca di Nefertiti e fece coincidere quel momento con le sue dita che affogavano dentro quella deliziosa e inviolata intimità, indice e medio. Il fatto che Nefertiti potesse ripristinare la sua purezza era qualcosa di superbo per Thresh, incapace di descrivere qualcosa di tanto prezioso a parole e che invidiava a Dalamadur anche se lui stesso aveva già avuto modo di assaporare. Quindi, quasi come se volesse strappargli quel piacere per il momento, Thresh iniziò a scavare dentro di lei, irruento sì, ma non incapace. Cercava di toccare i suoi punti più sensibili, andando a fondo quel tanto che bastava per separare le sue carni allargando le dita e scivolando fuori il giusto. Non scordò mai di carezzare il clitoride gonfio mentre si muoveva, e più la baciava forte più a fondo si spingevano le dita, più forte, più intense, alla ricerca di quei succhi che avrebbe sparso sulla virilità di Dalamadur senza però dargli nessun piacere. Nefertiti poteva vederlo annaspare, impaziente, sotto di lei e con quella verga che guizzava verso l'alto alla ricerca di soddisfazione, incapace di ottenerla né di opporsi. Era troppo voglioso per sottrarsi, per evitare di sottostare a quel trattamento. Era disposto a tutto pur di assecondarla e anche nell'umiliazione, nell'impazienza, restava lì a fissarla supplicante. Thresh decise quindi di lasciarla andare, spezzando quel bacio così che Nefertiti potesse ammirare il suo operato: non chiuse mai la bocca mentre si separava da lei, lasciando che le labbra e le lingue rimanessero unite da densissimi fili di saliva, resa bollente dalla loro passione. La verga del professore divenne ancora più dura e decisa mentre si sfregava contro le natiche di Nefertiti, e anche lui si faceva impaziente. La mano sinistra del professore non aveva mai smesso di massaggiare il seno di Nefertiti e ora lo stava facendo con vigore rinnovato mentre l'altra mano scavava nella sua femminilità.
    Guardalo... morirebbe per te... per la tua carne. Farebbe qualsiasi cosa pur di ricevere il suo premio. E' un alleato fedele, non trovi? Potresti lasciarlo lì e costringerlo a fare ogni indicibile cosa in nome della tua carne... ma noi non siamo così malvagi. Le promesse vanno mantenute Nefertiti... ma nessuno ti vieta di divertirti mentre lo fai...
    Si leccò le labbra imbrattandole di quella dolce saliva che aveva rubato alla sua allieva, ne ingoiò un grumo così copioso che la sua gola cavernosa rimbombò dietro la schiena di Nefertiti facendole assaporare un altro di quei mostruosi e profondi versi di piacere. Anche Thresh si tratteneva a stento ma non le avrebbe messo fretta, per lui era come assistere al crescendo di un opera teatrale, e mai avrebbe spezzato il ritmo di un attore solo per l'impazienza. Aveva fiducia in lei. La massima e perversa fiducia in lei...
     
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    La testa di Nefertiti era leggera, i suoi pensieri volatili, inafferrabili, riusciva solo a sentire il proprio corpo, le proprie pulsioni. Le piaceva sentire la verga di Dalamadur separarle le grandi labbra e le piaceva anche sentire quella del professore che si adagiava contro le sue natiche. Erano sensazioni nuove che prima di allora non aveva mai saputo apprezzare ma che in quel momento la ubriacavano. Si stava lasciando guidare da ciò che sentiva di volere ecco perché si era girata per avere un bacio da Thresh, perché sentiva il bisogno di una connessione più profonda con lui. Nel modo più perverso possibile, nel cuore di Nefertiti al momento Thresh rappresentava il padre che insegnava alla figlia ad andare in bicicletta senza le rotelle, sostenendola con una mano affinchè non cadesse prematuramente, dandole modo di trovare il suo equilibrio, per poi lasciarla correre da sola. Grazie ad Artù aveva scoperto il piacere dolce che la metteva in connessione con il proprio corpo e voleva riscoprirlo ancora, voleva prendere le redini di quelle sensazioni, e lo fece portando le dita di Thresh sul proprio sesso. Sapeva forse fin troppo bene che non l'avrebbe delusa, era sicura che lui sapesse ancora meglio di lei come e dove toccarla. Dalamdur continuava ad essere impaziente, ma Nefertiti non voleva alimentare la sua frustrazione, semplicemente si stava prendendo il suo tempo per prendere confidenza con quelle novità. Eppure sentirlo grugnire rabbioso in un certo senso la divertiva, non al punto da strapparle una risatina dato che era totalmente immersa nel bacio e nelle carezze di Thresh che iniziarono a farla gemere. Non c'era la valanga di emozioni che la faceva agire in modo perverso, come era successo le precedenti volte. Nefertiti era più lucida rispetto al passato. Stava predendo la sua rivincita anche in quel campo. Thresh avrebbe sentito la carne di Nefertiti risponderle in modo positivo, inzuppandosi di altri umori, la clitoride pulsava e si induriva mentre le sue carni si stringevano morbide attorno alle sue dita. Non riusciva a smettere di baciarlo mentre il suo vacino si inarcava in avanti così che le dita di Thresh potessero arrivare più affondo e darle maggiore piacere. Si crogiolò in quelle attenzioni, fin quando lui non decise di separarsi da lei, facendola mugugnare infastidita come se le avessero tolto un prelibato dolce dalla bocca mentre lo stava gustando. Thresh le parlò ancora di Dalamadur, facendole tornare l'attenzione su di lui che fino a quel momento era stato costretto ad assistere allo spettacolo. Notò il liquido trasparente che rese la sua cappella più lucida e appetibile, sentì la durezza di quella verga e notò lo sguardo languido di quel essere che fino a qualche minuto prima l'aveva guardata con cieco odio. Era suo! Ecco ciò che le stava dicendo Thresh, e le ricordava che non doveva tirare troppo la corda. In effetti sul momento non ne aveva le intenzioni, aveva semplicemente bisogno del suo tempo. Si sentiva pronta perché non riusciva a smettere di fissare l'erezione di Dalamadur che svettava dalle sue labbra vaginali ormai fradice. Si sollevò con il bacino, lasciando che l'erezione si innalzasse insieme a lei. Non fece nulla per togliere le dita di Thresh semplicemente andò ad afferrare la verga di Dalamadur ed indirizzò la punta contro il proprio sesso. Fece piccoli movimenti avanti ed indietro, per sentire la punta sfregarsi contro di lei ed allargarle le grandi e piccole labbra. Espirò pesantemente quando percepì chiaramente il suo corpo che le gridava di prenderselo. Il desiderio bruciava intensamente a quel punto, le palpebre dei suoi occhi socchiusi ne erano una chiara testimonianza, eppure continuava a torturarsi e torturare in quel modo anche lui. Si abbassò leggermente, per sentire la punta solcare le sue carni, ma non si spinse in basso subito, lo fece lentamente, godendosi il calore crescente che la invase e le mandava in tilt il cervello. Sentì una vertigine, la clitoride pulsò più forte e si abbassò ancora fin quando non arrivò all'imene di nuovo intatto. Ecco la sua maledizione, che le ricordava ogni volta che non sarebbe mai stata una donna come le altre, era la testimonianza fisica di cosa volevano rubarle. In quel momento però era sua, ed era lei a decidere di uccidere ogni volta quel simbolo e si abbassò con più forza, per rompere quel fragile sigillo e farla tornare di nuovo una donna adulta. Il dolore le riempì tutti i sensi, ed il potere delle lanterne corruppe quella sensazione rendendola una sensazione paradisiaca molto simile ad un primo orgasmo. Solo a quel punto sorrise e si fece scappare un piccolissima risatina perché ciò che prima l'aveva sempre fatta soffrire terribilmente, umiliandola, adesso invece era diventata fonte di immenso piacere. Lo fece affondare totalmente dentro di lei per sentirsi piena di quella piacevolissima carne. Se ne inebriò così tanto che tornò di nuovo ad afferrare i pettorali di Dalamadur, stringendoli possessivamente. Sapeva che apparteneva a Thresh, ed iniziava a capire perché lo aveva voluto così tanto. Ma adesso, in quel momento era tutto suo, era lei che guardava con desiderio, era di lei che stava godendo.
    E' questo ciò che si prova? fu più una riflessione fra se e se che non una vera e propria domanda rivolta a qualcuno dei due.
    Il sapore di una conquista, è molto più dolce del volersi prendere qualcosa con la forza. continuò la sua riflessione, iniziando a muoversi lentamente su di lui, per poi girarsi di nuovo verso Tresh alla ricerca di un altro bacio ancora.
     
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    Lentamente, gradualmente, assaporando ogni istante. Ecco come si gode la vera perversione, e Nefertiti stava seguendo alla perfezione ogni insegnamento del suo maestro. Quella carne non era qualcosa di fugace e inconsistente, non doveva avere fretta di gustarsela perché le apparteneva ora. E quando qualcosa di appartiene più tastarla meglio. Ecco cosa significa essere una lanterna per Thresh, qualcosa che aveva compreso finalmente anche Nefertiti. La ragazza non avrebbe solo gustato la carne di quel perverso campione con la giusta calma, ma anche le sue espressioni, le sue reazioni: gli occhi che si sgravano gradualmente sotto il corpo della ragazza che si concedeva a lui, che si innalzava sensuale e scivolava gradualmente verso la penetrazione, danzando e facendolo tremare. La bocca che si serrava sempre più forte, il respiro sempre più lento e corpo, non osava muovere un solo muscolo per timore che ci ripensasse eppure la sua virilità non riusciva a stare ferma, pulsando e guizzando verso l'alto ad ogni istante, ogni sospiro di Nefertiti. Thresh non fece nulla per ostacolarla, anzi continuò a massaggiare quella carne perversa sostenendola e invogliandola, facendosi leggermente da parte solo quando fu pronta ad accoglierlo dentro di sé. Leggermente, perché non staccò mai le dita da quell'intimità circondando le grandi labbra e la cappella di Dalamadur con le dita, continuando a massaggiarla anche quando la punta prese a sparire dentro di lei, scivolando con le dita sul clitoride gonfissimo e a caccia di attenzioni.
    Sì... sì così... assaporalo... non c'è fretta... è tuo... divoralo...
    Il bacino di Dalamadur si sollevava come poteva, ma Thresh lo teneva fermo con un ginocchio, bloccandolo e impedendogli di forzare la mano, concedendo a Nefertiti tutto il tempo per assaporare il momento. Appena la cappella toccò quel sigillo di purezza inviolabile Dalamadur prese a respirare come se stesse ansimando, impaziente, irrefrenabile. Le dita affondarono nel pavimento graffiandolo e facendo zampillare sangue dalla carne corrotta che li circondava, le labbra si spalancarono rivelando i denti digrignati. Grumi di saliva densissma scivolarono dai lati della sua bocca, ne voleva di più, ancora e ancora, ma non riusciva a spingere per colpa di Thresh, desiderava prendersi la sua verginità e farla propria. Di sicuro il dono di Nefertiti era qualcosa di unico che ben pochi potevano vantare di possedere. Lei forse lo vedeva come una maledizione, ma per chiunque la assaporasse era speciale. E poi, finalmente, l'unione completa. Dalamadur inarcò la schiena e piegò il capo con essa, ruggendo di puro piacere e facendo tremare il corpo per intero, compresa la sua enorme verga dentro di lei. Senza più il freno di Thresh a trattenerlo poteva colpire con vigore immane l'entrata dell'utero di Nefertiti assaporando il sangue e gli umori della ragazza che ricoprivano la sua virilità e la lubrificavano invitandola a spingersi oltre. Le dita di Nefertiti che assaporarono il petto del campione lo trovarono duro come l'acciaio e bollente come una fiamma viva. Questo era solo per lei. Thresh si strinse al corpo della sua diletta, serrandola con tutta la forza che aveva in corpo, facendole sentire il respiro addosso e il battito del suo cuor.e Geloso mortalmente in quell'istante, sentì il bisogno di condividere con lei quel momento, gustandosi anche solo attraverso un abbraccio quella sensazione perfetta. Sospirò anche lui un istante prima di fiondarsi sulle sue labbra e baciarla ancora, più forte di prima, spingendola verso il basso in modo da annullare la distanza tra il corpo suo e quello di Dalamadur. La cappella del guerriero pulsava e vibrava vigorosamente verso la sua più profonda intimità, e sembrava plasmarsi dentro di lei per ingrossarsi e separare quelle carni vergini così da farla impazzire dal dolore e dal piacere. La lunga lingua del professore circondò completamente quella di Nefertiti e scavò nella sua gola come a volerle rubare ogni respiro, gemette tra le sue labbra sfregando la sua enorme verga contro le natiche di Nefertiti, impaziente di possederla a sua volta, mentre la mano che fino a quel momento le aveva tenuto il seno le afferrava il cappotto, iniziando a tirarlo via. Si strappò da lei come se fosse mera oscurità, e ben presto anche il professore fu completamente nudo, rivelando il suo corpo bollente e turgido che poco aveva da invidiare a quello di Dalamadur. Le dita sporche di umori e sangue che fino a quel momento erano state intorno alla sua femminilità raggiunsero le labbra di Nefertiti macchiandole la bocca e il mento di quel mix osceno, separandolo forzatamente dal suo stesso bacio per poterle carezzare le labbra umide con i polpastrelli. La fissò negli occhi infatuato di lei, leccandosi di nuovo le labbra come se avesse assaggiato qualcosa di impossibile da descrivere per la sua bontà.
    Lo senti? Non ti sei concessa a lui... lo hai conquistato. Sei ancora tu a scandire il ritmo. Puoi avere tutto ciò che vuoi... puoi chiedergli tutto ciò che vuoi... e lo puoi chiedere anche a me. Sei tu la padrona di questo scenario Nefertiti... devi assaporarlo gustandolo fino alla scena madre, e solo tu potrai decidere quando giungerà. E' il tuo momento...
    Anche lui l'avrebbe assecondata, accettando ogni sua richiesta, ignorando il dolore che poteva provocarle o l'umiliazione che poteva subire. Niente aveva importanza in quel momento, c'era solo il piacere perverso e perfetto che avevano creato, come un filtro magico d'amore e lussuria.
     
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    Riusciva a sentire la frustrazione di Dalamadur, la sua voglia irrefrenabile che rendeva quel cazzo semplicemente magnifico. Avrebbe dato per scontato che Dalamadur fosse abituato ad amplessi parecchio più feroci e brutali. Quello però non era il suo momento, non lo avrebbe lasciato sfogare su di sé la sua rabbia, non lo avrebbe premiato lasciandogli le redini. Non lo avrebbe fatto, non in quel momento così particolare per lei. Nefertiti stava scoprendo nuovi lati di sé e non voleva assolutamente farsi disturbare dalla perversione animalesca di Dalamadur. Sebbene quello fosse un atto fra due persone, Nefertiti volle essere totalmente egoista, e venne incoraggiata anche dal suo professore che la invitava ad assaporarlo e prenderselo. Lo fece, mordendosi il labbro inferiore quando lo sentì scivolare dentro di lei, godendosi ogni piccola scintilla di piacere che la infiammava, per poi esplodere fra dolore e piacere quando ruppe l'imene. Quel momento fu particolare dato che si sprigionò una strana energia magica che invase sia Dalamadur che Thresh che in quel momento la stava toccando. Dopotutto era una figlia di strega e la rottura della verginità aveva sempre un rilascio di energia magica che venne automaticamente impolpato dal suo potere e dall'energia delle lanterne, fungendo come una sorta di afrodisiaco, una iniezione di pura energia magica. Ebbe una forte vertigine, dandole l'impressione che stesse precipitando portandola quindi ad afferrare di nuovo quel petto d'acciaio che strinse per avere il suo punto di appoggio, il suo fulcro per ritrovare un equilibrio in quel mare di sensazioni vorticanti. Se fosse stata da sola si sarebbe persa, inghiottita da strani pensieri fino a ritrovarsi di nuovo in un limbo oscuro e pauroso. Invece cercò la sua luce che rischiarava il cammino e la trovò lì vicino a lei, facendola sentire al sicuro, facendola sentire viva. La sua lingua venne avvolta da quella calda di Thresh e si lasciò cullare da quel bacio lascivo e profondo, trovando in quel gesto la mano esperta che prendeva la sua per farle fare i suoi primi passi verso un futuro incerto. Ubriaca di potere ed eccitazione ricambiò il bacio di Thresh come non aveva mai fatto prima, trovandoci finalmente un sapore unico e coinvolgente rispetto al passato, qualcosa che si gustò volentieri, e che la rese capricciosa quando lui interruppe quell'unione di lingua e saliva. Ne voleva ancora, non sopportò restare così a lungo senza altri baci, ma fortunatamente quella fame insaziabile venne lenita dalle dita di lui che si posarono contro le sue labbra. Istintivamente Nefertiti le addentò sensualmente per poi ciucciarle, assaporando il mix di sapori del tutto nuovi che la sorpresero ma non la disgustò, portandola ad assaporare le dita in cambio di quei baci che non stava ricevendo. Sembrò accorgersi solo quando lui le parlò ancora che era nuda, così come lo era lui. Non vi era più la stoffa a separarla da lui, e sentiva chiaramente la verga eccitata aderire contro le sue natiche. Il contatto la scaldava, la eccitava ed un pochino anche la confondeva perché era già piena della carne di Dalamadur ma voleva anche la sua. Con la logica era ovvio ciò che doveva fare, ma sul momento Nefertiti era come un infante che seguiva le sue pulsioni, le sue voglie. Non voleva farsi domande, non voleva riattivare il cervello e rischiare di rovinare tutto quanto. Si stava godendo il momento e lo stava facendo al cento per cento. Quando il suo corpo si adattò alla presenza ingombrante di Dalamadur dentro di lei, iniziò a muoversi, seguendo la voglia di sentire il piacere crescere ancora. Esalò un gemito dalla bocca, ma continuava a tenere le dita di Thresh con i denti. Fece scorrere la verga del cyborg fuori e dentro di lei in un movimento lento e studiato, perché in quel modo poteva sentire anche quella di Thresh scorrere sulle sue natiche. Sentì il bisogno di maggiore ritmo, e ci provò iniziando un amplesso più cadenzato, e non le piacque sentire la pressione di Thresh venire meno, così fu lei stessa a portare una mano sull'erezione del professore, premendogliela contro le sue natiche, a palmo aperto, così che muovendosi su Dalamadur, essa scorreva fra le sue natiche con più decisione. Se Dalamadur avesse iniziato a muoversi a sua volta, lo avrebbe lasciato fare, unicamente per poter godere del piacere che le avrebbe dato, ma se avesse provato a sollevarsi con le spalle, lo avrebbe spinto di nuovo a terra rudemente.
     
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    Le dita del professore diventarono il lauto pasto della sua allieva, brividi di piacere risalirono quell'arto sacrificale strappando lunghi gemiti di piacere dal professore. L'energia sprigionata dalla perdita della verginità di Nefertiti fu più che sufficiente a fargli perdere il controllo, ma quella bocca avida di piacere era davvero troppo anche per il suo buon professore. Thresh non resistette alla tentazione di spingerle dentro di lei, senza prendersi troppo della sua gola, ma schiacciandole la lingua verso il basso e allargando le dita quando poteva così da obbligarla a cambiare sempre posizione, trasformando quel momento in un perverso e insolito bacio. Tale fu l'estasi che la sua verga divenne marmorea come non mai, si schiacciò contro le sue natiche alla ricerca di una soddisfazione che lui non poteva e non voleva prendersi da solo, aspettando che fosse Nefertiti a comprenderlo. Lei però era assorbita da Dalamadur, che non aveva mai smesso di pulsare dentro la sua carne da quando si erano uniti, e cercava sempre di più, come se la stesse supplicando. Ogni tanto si smuoveva come sul punto di opporsi al suo dominio deciso a prendere il sopravvento, ma il piacere che provava era sufficiente a scoraggiarlo. Poi Nefertiti decise che ne voleva di più, e iniziando a muoversi sensualmente afferrò la verga del professore e gli diede un assaggio delle sue carni fradicie. Anche solo sfregarsi su di lei in quel modo riusciva a portare Thresh in estasi, tanto che inarcò la schiena all'indietro, ruggendo di piacere in un verso lento, profondo e cavernoso, mentre le dita spingevano dentro la sua bocca e l'altra mano serrava la presa sul seno. Indice e pollice di entrambe le mani schiacciarono la punta della lingua e del capezzolo di Nefertiti come a volerla ringraziare violentemente di quelle sensazioni, e la sua carne tremava, impaziente, eccitata, degli umori e dell'energia che quella danza gli concedeva. Thresh era così vicino che il suo grosso cazzo era percepibile da quello di Dalamadur: il guerriero, geloso e avido di quella carne, iniziò a ringhiare pronto a sollevarsi e prendere l'iniziativa, ma Nefertiti lo spinse di nuovo a terra trasformando quel ringhio aggressivo in un verso di frustrazione che nulla poteva se non assecondare i suoi movimenti, ed iniziò a muoverei l bacino con vigore così da poter soddisfare la sua nuova padrona. La verga di quel mostro era massiccia, scivolava dentro di lei con grandissima difficoltà e ogni volta che usciva pareva portarsi un pezzo di Nefertiti con sé. La cappella pulsava violentemente contro l'entrata del suo utero, come un ariete che tenta di abbattere le porte di un castello, e per quanto frustrante fosse ogni sfregamento che quei movimenti sensuali provocava tra le due verghe faceva scuotere e tremare ancora più forte quel cazzo mostruoso, mentre la cappella impaziente del professore solcava le grandi labbra occupate, il perineo e la corolla di carne di Nefertiti. Thresh era ovviamente al limite della sopportazione: i suoi mugugni di piacere diventavano sempre più forti e del seme caldissimo iniziava a grondare dalla sua punta: denso come una crema virile e pungente, che scivolava tra le natiche di Nefertiti e imbrattava la carne del Guerriero scivolando dentro di lei come se fosse un veleno pronto a corromperla. La mano e le natiche della ragazza non erano chiaramente più sufficienti per sedare la sua frustrazione e tenendola stretta con quelle mani che la schiacciavano a sé, portò le sue labbra tra i capelli di Nefertiti, vicinissima al suo orecchio, baciandola e leccandole il lobo con avidità, confessandole ciò che provava.
    Non posso più resisterti... non posso più trattenere l'amore che provo per te... condividilo con me... condividi la tua conquista con me. Ho bisogno di te...
    Thresh avrebbe assecondato ogni sua richiesta: faceva scivolare la punta del suo cazzo spingendo con vigore quando arrivava davanti alla sua intimità, progettando una penetrazione pressoché impossibile, e faceva lo stesso anche con la sua corolla di carne che forse risultava più realistico ma non meno impegnativo. Tuttavia, il non morto era pronto a fare qualsiasi cosa Nefertiti gli avrebbe chiesto, perché non era tanto importante come o cosa penetrava, ma che fosse anche lui coinvolto nella scena, che fosse anche lui succube delle sue perverse richieste. Il resto non importava, non voleva semplicemente più essere un mero guardiano o una guida, ma parte integrante di quella perversa orgia di carne.
     
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    I versi di piacere di Thresh la eccitavano, una cosa molto strana per lei dato che quando lo aveva sentito farlo con Shila le sensazioni erano state molto diverse, fra il ribrezzo e il nervosismo che non si sapeva spiegare. Lo aveva trovato oltremodo osceno, ma in quel momento tutto era cambiato, tutto era diverso. Ciucciava le dita di Thresh mordicchiandolo dispettosa giocandoci con la lingua, senza chiedersi cosa stesse facendo, seguiva unicamente il suo istinto. Il piacere le annebbiava totalmente il cervello, sentiva il proprio corpo bollente, i capezzoli turgidissimi che venivano torturati dalle sapienti dita del professore che continuavano a mandarle stille di dolore misto al piacere. Le piaceva sentirlo così eccitato, le piaceva vedere Dalamadur così frustrato e sottomesso al suo volere. Nefertiti si sentiva sopra a tutto quello, sentiva che aveva le redini di quel momento perverso. Dipendeva unicamente da lei se la situazione si sarebbe scaldato o si sarebbe interrotta. Sapere di avere tale potere sul evento la eccitava tantissimo, poiché per la prima volta non si sentiva affatto vittima degli eventi, ma padrona. Non aveva mai sofferto di complessi di inferiorità riguardo alla sua bellezza, sapeva benissimo di piacere, poiché lo aveva imparato nel modo più atroce possibile. Non era quindi estasiata dal fatto che ben due uomini la desiderassero così tanto, lo era perché sentiva di averli in pugno entrambi: pericolosi e fottutamente spaventosi, ma in quel momento sbavavano per lei, gemevano per lei. La faceva sentire fortissima e non c'era niente al mondo che potesse eccitarla di più.
    Sì... così... biascicò rivolgendosi a Dalamadur per incoraggiarlo nei suoi movimenti di bacino, per fargli capire che le piaceva molto quando si muoveva. Le toglieva il respiro ad ogni movimento, si sentiva così piena di lui, ogni punto più nascosto della sua intimità era stimolato alla perfezione, rendendo intenso l'amplesso. Come se non bastasse quello, Thresh aveva iniziato a farle sentire la sua erezione anche contro le sue labbra vaginali già ampiamente occupate da Dalamdur. Quella piccola scintilla di desiderio che aveva provato per sentire anche Thresh divenne sempre più grande, il languore appena accennato divenne una fame spropositata. Lo voleva, ed inizialmente non aveva idea di come fare, pensando di alternarsi un pochino con Dalamadur, ma non voleva separarsi da lui, poiché le piaceva da impazzire sentirlo scorrere nella sua carne. La risposta le arrivò spontanea quando percepì la cappella di Thresh premere contro la sua corolla di carne. Un piccolo brivido si irradiò in lei e capì che poteva averlo da quel buco. Esitò un attimo prima di sentire il calore del fiato di Thresh che le parlo vicinissimo all'orecchio. La sua voce le mandò in tilt il cervello, non riusciva più a resistere nemmeno lei, non dopo averlo sentito parlare in quel modo. Si chinò in avanti, poggiando i seni contro il petto di Dalamadur, con una mano si afferrò lei stessa una natica allargandola, mentre con l'altra mano guidò la punta del membro del professore contro il suo ano. Esalò un lungo respiro eccitato nel sentirlo poggiarsi in quel punto. Era strano, ma piacevole, sentiva la carne palpitare e la corolla iniziò ad ammorbidirsi. Aveva già provato con Artù e sapeva che poteva essere bellissimo. Si voltò appena con le spalle per poter guardare Thresh e dargli con uno sguardo l'assenso a ciò che lo invitava a fare. Quello non era che l'inizio di una danza che era destinata a diventare sempre più perversa.
     
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    L'emozione che Nefertiti gli stava concedendo era qualcosa di sublime per Thresh, la sua lanterna ne divorare a piccoli morsi l'anima della ragazza ed essendo una cosa sola con quella di Nefertiti, erano strettamente connessi. Il dolore e il piacere della sua apprendista si mescolavano in quel turbine di sensazioni che gli risaliva la schiena, la nuca, il ventre e rimpinzava il cervello di ogni genere di impulso che neanche riusciva a spiegare o catalogare. Era meraviglioso poter vedere, toccare, annusare quella posizione di potere in cui Nefertiti si trovava perché la ragazza riusciva a coglierla per intero. Davvero uno spettacolo unico da gustare in una posizione ben più che privilegiata. Thresh stava impazzendo al pensiero di unirsi a così tanto piacere e non poteva più resistere. Complice anche l'espressione e i versi di Dalamadur: quell'essere probabilmente non aveva mai goduto così tanto e non poteva esprimerlo. Il sapore di una Lanterna mista al potere di una Strega di Umbra era capace di portarlo ben oltre i suoi limiti di sopportazione, ma il crudele guinzaglio di Nefertiti lo ancorava a terra in una posizione sottomessa. Non poteva fare nulla se non assecondare i suoi movimenti e non era abbastanza. Voleva di più. Voleva spezzare la sua carne, farla gridare, farle perdere il senno, ma era in balia di quella fattucchiera invincibile e della sua intimità affamata. Quindi sfogava tutta la sua frustrazione con pulsazioni vigorose di quella mascolinità impaziente e prepotente: la cappella dava l'idea di voler scavare ancora più a fondo e di voler usare il suo potere per deformarla e ingigantirsi il più possibile. Ma non poteva: non perché fosse bloccato, ma perché il comando di Nefertiti valeva più di qualsiasi flessione energetica. Era succube, vittima e prigioniero di quella ragazza potentissima, incapace di opporsi a lei. Poteva solo assecondarla e sentire i suoi incoraggiamenti come se fosse un bravo cagnolino e nulla più. Vederla scivolare su di sé dunque non fu che una consolazione per Dalamadur, perché anche i seni bollenti e morbidi di Nefertiti bastavano a farlo impazzire ma da quella posizione lei stessa non si muoveva più: doveva fare tutto lui e la frustrazione che non fosse abbastanza aumentò a dismisura. Non smise di muoversi anche quando Nefertiti si concesse completamente al professore invitandolo a farsi avanti, ma i sui ruggiti di frustrazione non facevano che aumentare. Faust invece non era vittima di quella dominazione ma complice, e appena vide Nefertiti sciogliere qualsiasi freno inibitorio per invitarlo a farsi avanti sentì un tuffo al cuore. La sua dichiarazione era stata accolta e ricambiata, non servirono parole, bastarono i sguardi e i gesti: le dita impazienti di Nefertiti che lo invitavano a possederla, e quello sguardo perverso che gliene chiedeva ancora, di quella carne, di quel potere, di quel Thresh aveva finalmente iniziato ad apprezzare così tanto. le mani del professore lisciarono la pelle bruna di Nefertiti: la sua verga pulsava impaziente di fronte a quella corolla di carne come se volesse scoparla di violenza senza nessun riguardo, eppure lui non ebbe fretta e assaporò l'istante, gustandosi la posizione della sua allieva diletta che lo invitava a farla sua e quella pelle perfetta, migliore di qualsiasi merendina il professore potesse immaginare. Le sue dita sembravano ferme eppure tremavano di desiderio, Nefertiti poteva percepirlo come se volesse tirarla a sé da un momento all'altro e non lasciarla più andare. Eppure la ammirava come fa un infante sulla spiaggia che vedeva il mare per la prima volta. Il cuore del non morto stava esplodendo mentre i polpastrelli deformavano le natiche perfette di Nefertiti e allargavano ancora di più la corolla di carne impaziente e ansiosa di ricevere la sua carne. Ad eccitarlo non c'era solo il corpo invitante di Nefertiti, ma anche il cazzo mostruoso e pulsante di Dalamadur che si infilava dentro di lei, frettoloso, impaziente, votato unicamente a lei, perché non poteva smettere di darle piacere... troppo timoroso di essere messo da parte.
    Ho davvero bisogno di farti gridare... voglio tirare fuori dal mio Guerriero il meglio che sa fare...
    Una dichiarazione d'intenti senza mezzi termini. La sinistra di Thresh afferrò la natica libera di Nefertiti spalancandola il più possibile. La presa era così possessiva e forte che sembrava volerle strappare la carne con la mera violenza, tanto la desiderava in quel momento. L'altro pugno si strinse alla base della sua verga per avere quanta più presa possibile, gli umori che erano sparsi tra le carni di Nefertiti e sulla sua stessa mano sarebbero stati più che sufficienti. Fu gentile solo il primo tratto, quello dove l'enorme cappella avrebbe deformato la corolla di carne trasformandola in un grido perverso, poi appena i muscoli di Nefertiti avrebbero ceduto, lui si sarebbe fatto avanti con tutta la forza che aveva in corpo, chiudendo le distanze il più possibile ma non riuscendo a unire i loro bacini perché semplicemente la sua virilità era troppo esagerata per la minuta Nefertiti. Il cazzo del non morto sprofondò nella sua carne, dilatando quella corolla e facendola sembrare sul punto di strapparsi, mentre lo spazio dentro di lei diminuiva improvvisamente tanto che il membro di Dalamadur risultò del tutto schiacciato e gli orifizi di Nefertiti ben più che stressati da quella presenza terrificante. Un amplesso brutale, ma oramai la lanterna di Nefertiti era abbastanza perversa e corrotta da trasformare quel calice violento in un'ambrosia perversa senza mezzi termini. Dolore e piacere in una cosa sola, anche nel più semplice e selvaggio dei gesti. Le mani di Thresh si strinsero più forte su di lei mentre gemeva forte e godeva, finalmente unito nella carne a quella meravigliosa creatura, e prese subito a muoversi seppur molto lentamente, strappando altri gemiti di frustrazione da Dalamadur che non riusciva più a muoversi come prima. Era come se la carne di Nefertiti si fosse ristretta all'improvviso e non ci fosse semplicemente abbastanza spazio per entrambi.
    Si... finalmente... finalmente... ogni volta che ti vedo io perdo il senno perché sento queste sensazioni che solo tu mi sai dare... e le desidero ancora e ancora fino a che non posso provarle di nuovo... mi hai davvero stregato Nefertiti... non posso più fare a meno di te... sentilo... lo senti? Quanto è duro... e caldo... questo è ciò che mi fai...
    La voce sempre più profonda e spezzata dal piacere continuava la sua perversa dichiarazione d'amore facendole sentire in profondità quella verga esagerata, resa marmorea e bollente proprio da lei che lo trasformava in questa bestia impaziente e incapace di trattenersi. Voleva farla godere così che anche lei ne sarebbe diventata dipendente e lui non avrebbe più dovuto farne a meno.
     
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    Riusciva a sentire ogni pulsazione del membro di Dalamadur dentro di lei, il dolore di quando spingeva dentro di lei si dipanava e si mescolava al potere delle lanterne rendendole quelle sensazioni molto piacevoli. Respirava in modo affannato cercando di soffocare gemiti che le morivano in gola e le ubriacavano il cervello. Con il senno di poi si sarebbe data della pazza ad aver voluto un amplesso del genere. Sia Dalamadur che Thresh avevano delle dimensioni preoccupanti, qualsiasi ragazza avrebbe avuto paura di prenderne uno dentro di lei, figurarsi due contemporaneamente. Eppure qualcosa in quella stanza, qualcosa che aleggiava come una nebbia attorno ai suoi sensi, la portava a volerli entrambi. Era un folle desiderio scaturito dal suo voler essere libera dalla paura.Voleva sentire il dolore della sua carne dilatarsi ed il piacere che le avrebbe ottenebrato i pensieri. Brividi intensi percorsero il suo corpo nel momento in cui la cappella di Thresh si posò perfettamente contro la sua corolla ed iniziò ad allargarla, facendola espirare pesantemente di piacere, per poi accelerare in un gemito di piacere che somigliava ad uno di dolore mentre lui le scavò dentro sempre più in profondità. Le si rigirarono gli occhi verso l'alto mentre percepiva solo le pareti delle sue viscere pulsare contro quell'enormità dentro di lei, la corolla di carne che tremava e la cervice che si contorceva attorno al membro di Dalamadur. La sua clitoride pulsava contro il guerriero ed i capezzoli durissimi si sfregarono contro il ventre di Dalamadur. Fu un attimo in cui si perse in quel mare di sensazioni, poi percepì il piacere corrompere la sua mente, il dolore che accendeva tutti i suoi circuiti magici. Si sentiva così piena, troppo piena al punto che le venne impossibile muoversi. Solo per un attimo si sentì di nuovo preda, bloccata con le redini che si allentavano e non lo sopportò. Aveva il petto muscoloso di Dalamadur davanti alla faccia, quella forma così attraente che le suscitava altri pensieri lascivi e la faceva vergognare di se stessa. Lo morse sul pettorale, per sfogare quella piccola frustrazione di sentirsi impotente, totalmente vittima di un piacere irrefrenabile. Gemeva a denti stretti ed entrambi avrebbero potuto vedere il suo volto sciogliersi in un espressione oscena.
    NNgghaah sì lo sento eccome, cazzo! fece in un piccolo rantolo rabbioso, quasi come se avesse voluto rimproverare a Thresh di essere così grosso e duro, ma il gemito che ne seguì però lasciava intendere benissimo che non le stava dispiacendo affatto.
    Non... riesco a muovermi... rantolò frustrata mentre il suo viso si poggiava contro il petto di Dalamadur ed inarcava la schiena così che potesse rendere più agevole le due penetrazioni.
    Ne voglio di più... più piacere...più dolore... di più... non era affatto allenata come Thresh, non riusciva ancora a parlare in modo forbito quando aveva il cervello totalmente in tilt per via delle sensazioni. La faceva sentire una scema, ma cazzo se le piaceva, le sembrava che potessero dilaniarla con i loro cazzi, ed invece di esserne terrorizzata, il suo animo corrotto la rendeva eccitata. Poteva prendere due uomini come loro, insieme, poteva arrivare anche ad un amplesso esagerato e lei grazie al suo nuovo potere poteva goderne, poteva sentirsi superiore a qualsiasi donna al mondo.
     
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    Il morso sul pettorale dei Dalamadur fece tremare il suo fisico per intero, trasformando quella cappella impaziente in un vero e proprio martello pneumatico che pulsava dentro di lei e spingeva in alto quanto possibile ma era costretto a trattenersi, e versi di incredibile frustrazione uscivano dalle sue fauci strette facendogli maledire ogni istante di quell'amplesso. Nefertiti era bloccata, al limite delle sue forze probabilmente per via della penetrazione estrema, eppure Thresh riusciva a sentire chiaramente quanto le stesse piacendo e non aveva la minima intenzione di tirarsi indietro. La afferrò per le braccia, tirandola verso di sé, non abbastanza da separarla del petto caldo e duro di Dalamadur ma sufficientemente per poterla "impugnare" a dovere, sfruttando il peso del suo corpo per scandire il ritmo.
    Rilassati... lasciati andare... penseremo noi a farti godere...
    Come a voler assecondare la richiesta taciturna della sua padrona, Dalamadur sollevò finalmente le mani come se si fosse liberato da delle strette catene, afferrandola per i fianchi con una soddisfazione inarrivabile. Il modo in cui le dita del Guerriero sparirono dentro le carni morbide di quella ragazza irresistibile erano paragonabili solo alle mani di un moribondo che si avventava su un banchetto pantagruelico dopo lunghe notti di digiuno. Divenne ancora più evidente quando Nefertiti lo sentì mugugnare, non più frustrato ma estremamente eccitato, deciso a seguire il ritmo del professore se questo significava godere ancora. Quindi la ragazza non avrebbe dovuto fare proprio un bel niente: Dalamadur si spinse verso l'alto dentro di lei, riprendendo a scoparla più forte di prima, ignorando quanto stretto fosse divenuto il passaggio e anzi lasciandosi trascinare dall'eccitazione. Con le braccia di Nefertiti in mano, Thresh avrebbe invece cavalcato il culo della sua protetta senza nessuna pietà, facendole sentire come poteva essere vigoroso il sesso di un non morto quando riportato in vita a dir poco letteralmente dal fascino di una donna. Poteva sentirlo gonfiarsi dentro di lei, pulsare forte, e ad ogni spinta entrava sempre più a fondo. Poteva sentire i testicoli gonfi e turgidi del professore sfiorarle l'intimità conquistata da Dalamadur, impazienti di toccarla e di farsi sentire contro di lei. Il ritmo fu talmente intenso e improvviso che la giovane lanterna non ebbe neanche il tempo di abituarsi, Thresh la spingeva in avanti senza pietà costringendola a gustarsi la forma fisica invidiabile di Dalamadur, e ogni spinta la trascinava verso le sue fauci quasi a volerla condannare ad un morso violento. Ma nella la bocca di Dalamadur non c'era spazio per la vendetta e la violenza, poteva solo godere e doveva farlo assieme a lei. Thresh aveva imparato a conoscere la sua protetta, e lui stesso non era di certo il tipo che preferiva il romanticismo sopra ad ogni cosa, quindi decise di stuzzicare quel suo lato più infantile e primordiale, quasi sfidandola al turpiloquio, così che potesse divertirsi non solo con la carne.
    Ti piace farti rompere il culo dal tuo professore, Nefertiti? Lo sento... lo sento benissimo... lo vedo come si apre per far entrare il mio cazzo... e come si stringe quando è dentro di te. Ne vuoi ancora... te ne darò tutto quello che vuoi... non devi fare altro che chiederlo...
    Avrebbe serrato il ritmo, tirandola con forza verso di sé, piegandosi in avanti per farle sentire quelle parole perverse direttamente nel cervello e affondando quella enormità di carne quanto più possibile, sempre di più, sempre più forte, fino a che i loro corpi non avrebbero finalmente azzerato le distanze dando vita ad un perverso applauso di oscena fattura. Il bacino possente, muscoloso e virile del professore si sarebbe abbattuto sulle sue natiche irresistibili, deformandole assieme alle dita di Dalamadur affondo dopo affondo, deciso a farla impazzire.
     
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    La reazione di Dalamadur al suo morso non passò inosservata a Nefertiti, era praticamente impossibile ignorare quella vibrazione interna che le fece rigirare per un attimo le iridi oltre le palpebre, sbavando sul suo petto per la sensazione meravigliosa che le aveva dato. Era sempre più ubriaca di lussuria, e la cosa meravigliosa era che non c'era alcuna traccia di rabbia, frustrazione o terrore a muoverla. Finalmente si stava prendendo il piacere per quello che era, senza rendere tutto così maledettamente drammatico, senza farle pensare con il senno di poi che era stata "drogata" da energie e dalla situazione. Ed era tutto merito di Artù che le aveva permesso di vivere il sesso come ogni normalissimo adolescente della loro età. Con la sua semplicità aveva aiutato Nefertiti a trovare una sua dimensione, e adesso la stava scoprendo ancora una volta, sentendo Thresh complice di ciò che stava facendo. Aveva detto che non riusciva a muoversi per via della posizione assunta e del fatto che era praticamente impalata da due verghe enormi, non si sentiva affatto stanca, ma solo bloccata nei movimenti, e per fortuna entrambi decisero di darle ciò che voleva. Non si oppose quando il professore la afferrò per le braccia, e nemmeno quando Dalamadur la afferrò per i fianchi. Prese un profondo respiro e finalmente entrambi iniziarono a pompare dentro di lei quelle carni esagerate, togliendole le forze, costringendola a gemere rumorosamente. Aveva dovuto lasciare prima un pochino di redini a Dalamadur perché le piaceva da impazzire sentirlo spingere dentro di lei con forza. Si sentiva come una sorta di fisarmonica poiché erano i loro cazzi a permetterle di respirare o meno.
    Aah... aah.. sì...ca...zz..hhoo...aaah.. le sillabe uscivano a tratti per via di ogni affondo che le mozzava il respiro. Si sentì felice, finalmente poteva anche lei scoprire cosa provava Thresh ogni volta che scopava con qualcuno. Anche lei voleva sedurre chi le pareva e piaceva solo perché voleva lei, perché lo desiderava lei. Usare ciò che prima la terrorizzava come una propria arma, come un proprio diletto, vincendo totalmente i suoi traumi, le violenze che aveva subito. Facendo un grosso dito medio ai suoi passati aguzzini. Era così presa dall'amplesso che non si rese conto che aveva iniziato ad infondere la sua energia nel proprio corpo, forse come reazione fisica incontrollata, ma la sua natura di umbra avrebbe reso i suoi circuiti attivi, infondendo oscurità nei suoi due amanti. I suoi seni ondeggiavano contro il ventre ed il petto di Dalamadur, ogni tanto sollevava la testa per guardare negli occhi quella creatura così spaventosa, e quando notava lo sguardo languido in lui, la sua cervice si stringeva attorno al suo membro in una morsa bollente e avida. Voleva la sua lingua, ma aveva le braccia occupate, così il suo istinto le fece usare il proprio potere, usando filamenti oscuri, che dalle braccia corsero come sottili fili che si inspessirono in piccolissimi tentacoli neri che si allungarono verso la bocca di Dalamadur, invitandolo ad aprire la bocca, mentre lei tirava fuori la propria lingua a sua volta, così da fargli capire che voleva un osceno e animalesco bacio da lui. E proprio in quel momento Thresh si abbassò di più su di lei, sussurrandole parole oscene che la fecero sorridere divertita ed anche un pizzico indispettita. Le piaceva scopare con lui ovviamente, ma non le piaceva sentirsi dire che "le rompeva il culo", come se fosse stata una specie di rivincita su di lei. Credeva forse che l'aveva vinta? Che l'aveva corrotta come le sue precedenti amanti che avrebbero sbavato per lui dicendogli solo "sì, fammi tutto ciò che vuoi!"? No, lei non voleva essere come le altre, non si sarebbe lasciata trascinare dalla lussuria diventando la sua personale troia. Altri piccoli filamenti andarono ad allungarsi verso la coda di Dalamadur che era stesa sul pavimento sotto di loro. L'oscurità afferrò la coda e la spinse velocemente per poter dare una vera e propria scudisciata sulle chiappe di Thresh con essa.
    Sei.. un maiale. protestò scherzosamente, per poi tornare di nuovo a gemere rumorosamente dato che aveva serrato il ritmo, arrivando così affondo dentro di lei, da darle l'impressione che le fosse arrivata nella gola.
    Aaah cazzo! Godo! Maledetti maiali con quante lo avete fatto eh? la frase uscì tutta insieme, poichè dopo tornò di nuovo a gemere rumorosamente, scivolando sempre di più verso picchi altissimi di piacere, sentiva che stava per giungere ad un intensissimo orgasmo. Così poco lucida come era le era venuto spontaneo una frase a tratti possessiva e gelosa, poiché in quel momento li considerava "suoi": erano la sua conquista, la sua vittoria e odiava il fatto che fossero così abituati a spartirsi una donna, rendendo quel momento un poco meno speciale di quanto avrebbe voluto. Non era lusinghiero, ma di sicuro si stava complimentando. Il piacere crebbe sempre di più, i rumori dei bacini che schioccavano si fecero via via più umidi a causa dei suoi umori sempre più copiosi, la clitoride era gonfia e si sfregava contro il pube di Dalamadur mandandole stille di piacere intensissime in tutto il corpo. Assorbì la loro energia, gradualmente e ricambiandola, avviando un vero e proprio circolo di energia che incrementò ancora di più le sensazioni corporee. Sulle braccia di Nefertiti una sostanza nera si era diffusa ricoprendole fine a poco sotto le spalle, mentre sul resto del corpo apparvero segni energetici, come se i suoi circuiti magici si fossero illuminati sotto pelle. La sostanza scura sulle braccia ribolliva facendo apparire e sparire punte che sembravano correre lungo di essi, come se bollissero. Nefertiti ormai gridava di piacere e si lasciò catturare dall'onda di un primissimo orgasmo che la travolse...
     
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    I versi spezzati di Nefertiti erano musica per le orecchie dei suoi amanti che si lasciavano incoraggiare da quel ritmo lussurioso, come se fosse in realtà una tacita supplica. Ogni parola soffocata, ogni volgarità sussurrata, bastavano a rendere quei cazzi più duri e vogliosi, come se non ci fosse un fondo a quella carne irresistibile e loro potessero scavare sempre di più, sempre più forte. Non ci volle molto prima che quel richiamo brutale e senza sosta ricevesse finalmente una risposta: il corpo di Nefertiti che danzava martoriato dai suoi amanti reagì a tutti quegli stimoli andando a infondere energia di Umbra in quella danza perfetta, così da attirarli ancora di più a sé. Dalamadur non era affatto abituato come Thresh, quindi Nefertiti lo vide subito iniziare gradualmente a impazzire. I versi diventavano soffocati, l'espressione vacua, la saliva grondava abbondante dalla bocca come se fosse sopraffatto dalle convulsioni. Il suo cazzo iniziò a pulsare ritmicamente dentro di lei ma in una maniera sconnessa, come se dovesse esplodere da un momento all'altro, all'apice di un orgasmo prossimo e impossibile da trattenere, eppure incapace di raggiungerlo ancora. Completamente vittima di Nefertiti, i suoi filamenti oscuri non trovarono nessuna resistenza, solo quella lingua calda, enorme e ricoperta di saliva che oscillava verso di lei, un ultimo disperato modo di chiederle pietà, o ancora... difficile dirlo. Corrompendogli la coda con i filamenti oscuri, Nefertiti avrebbe potuto notare che non le serviva fare forza, anzi le sarebbe venuto naturale muoverla come se fosse stata la sua di coda, un pò come se Dalamadur si fosse del tutto prestato a lei e potesse ubbidire anche agli ordini mentali più semplici. Quindi la scudisciata della coda sul corpo di Thresh arrivò chiara e vigorosa, ma soprattutto Nefertiti poté gustarsi la soddisfazione di sentirlo contro le sue dita, come se a schiaffeggiarlo fosse stato lei. Inutile dire che la reazione di Thresh fu estasiata: inarcò la schiena all'indietro serrando i denti e le labbra come poteva, ma un grosso grumo scivolò inevitabilmente dalle sue guance tagliate. Thresh non la considerava affatto "una delle sue troie", anzi tutto l'opposto, ma quel suo animo ribelle, violento e passionale doveva pur tirarlo fuori in qualche modo. Non si pentiva di nulla.
    Oooooh si... lo sono... lo sono eccome...
    Mugugnò a denti stretti, incapace di contenere l'entusiasmo per tutto quel piacere, assorbito del tutto dalla carne di Nefertiti che pareva chiederne sempre di più. Il ritmo si fece serrato e con esso il potere della ragazza cresceva. L'estasi di Dalamadur era oramai incontenibile e quella di Nefertiti prossima, Thresh sapeva che non poteva restare soddisfatto con un assaggio così misero, quindi avrebbe impedito loro di limitarsi a così poco. Almeno per quanto riguardava Dalamadur, questo sarebbe stato facile. Ecco perché il Guerriero non riusciva a venire: il suo padrone lo bloccava, e solamente Nefertiti in quel momento era abbastanza potente da spezzare quelle catene. E Thresh era nella condizione giusta per perdere il controllo. Piegato su di lei, incapace di rallentare il ritmo, continuava a scoparle quella corolla di carne stretta assecondando i movimenti sempre più spasmodici e caotici di Dalamadur. Nel mentre non si sarebbe fermato, avrebbe continuato a provocarla per far emergere il lato più oscuro e spontaneo di Nefertiti.
    Lo abbiamo fatto molte... molte volte senza di te... abbiamo portato molte donne alla follia, e non solo loro. Ma nessuna era mai riuscita a tenerci testa così... quindi dovrai essere all'altezza delle aspettative che hai creato...
    Bisbigliò seducente, cavernoso ed eccitato, mentre il potere di Nefertiti le rivestiva il corpo e la trascinava verso l'orgasmo che tanto desiderava. Fu abbastanza per distrarre Thresh che sentì il potere di Umbra mescolarsi a quello delle lanterne intorno a sé, afferrò così forte Nefertiti dal asciarle i segni sulle braccia, tirandola verso di sé come a volerle strappare la carne e affondando con tanta foga da far sparire la sua virile mostruosità dentro di lei, fino in fondo, fino alla fine. Dalamadur oramai aveva perso il senno e non faceva altro che gridare e annaspare, spingendo più forte la sua carne nella speranza che questo lo portasse finalmente all'orgasmo. Ci riuscì grazie a Nefertiti, che con la sua influenza aveva completamente inibito Thresh e liberato momentaneamente Dalamadur, portandolo a quella pace dei sensi che anche lei agognava. I loro fluidi si mescolarono, e mentre lei grondava di piacere femminile il Guerriero spingeva fiotti bollenti della sua mascolinità. Era densissima, tutt'altro che umana, somigliava quasi ad un grumo di piccole sfere immerse nello sperma, tanto che riusciva a sentirle attraversare prima la lunghezza di quella verga, poi l'uretra e infine le invadevano il ventre. Erano addirittura pesanti, ma un peso come quello Nefertiti non lo aveva mai provato: così sature di energia da diventare altri pulsanti stimoli per la sua carne, scivolavano dentro il suo utero e le gonfiavano il ventre allungando quell'orgasmo oltre ogni immaginazione. E più lo teneva dentro di sé, più avrebbe sentito quelle sfere entrare in lei: il seme di Dalamadur traboccava da quella carne scura ma quei perversi stimoli non cessavano di invadere la sua più profonda intimità. Thresh, stando letteralmente "nella stanza accanto", poté assaporare ogni cosa di quell'orgasmo come se fosse il suo. Lui non esplose, ma semplicemente perché non poteva accontentarsi e ne voleva molto, molto di più. A quel punto era Nefertiti a dover trovare una misura, a dover trovare la forza per contenersi. Quello era il momento in cui poteva imporre il suo controllo e frenare quei due... oppure sarebbe completamente finita vittima delle loro perversioni. A lei scegliere qual'era la migliore migliore... o peggiore...
     
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    La sua mente era sempre più leggere e ubriaca di piacere, sembrava inesauribile ed anzi si condiva di sempre più ingredienti con le reazioni dei due amanti. Fu una soddisfazione immensa sentire il rumore della scudisciata sulle natiche di Thresh, ed ancora più interessante fu sentire la sua verga pulsare dentro di lei dopo quel colpo. Per non parlare di quanto invece stava pulsando dentro di lei Dalamadur, quella sensazione meravigliosa che lo rendeva più bollente, più duro e che accelerava il piacere di Nefertiti. La parte bassa del suo corpo era bersagliato da quelle sensazioni che si fecero sempre più intense. Desiderava lasciarsi andare, sciogliersi nei sensi e non pensare più a nulla, ma Thresh continuava a provocarla, ammettendo senza alcuna vergogna che fosse un maiale, e che in effetti lo avevano fatto molte volte, che avevano fatto impazzire molte donne, alimentando in quel modo la sua insana gelosia del momento, ma le diede una magra consolazione dicendole che al momento era l'unica che stava tenendo loro testa, alzando l'aspettativa di ciò che poteva fare. Avrebbe imprecato ancora se non fosse stata totalmente presa dalle sensazioni inebrianti che la ubriacavano. Le parole le morirono in gola mentre percepì molto chiaramente le pulsazioni di Dalamadur farsi molto più intense. La clitoride pulsava forsennatamente e si sentì riempire di un calore intenso e vischioso che la aiutò a raggiungere il suo primo ed intenso orgasmo. Ebbe le vertigini, le iridi le si rigirarono verso l'alto mentre la bocca spalancata gemeva rumorosamente, ed il corpo tremava. Spruzzò umori caldi dalla sua intimità, confondendole i sensi al punto che non riuscì più a capire se era lei a spruzzare caldi umori, oppure se erano quelli di Dalamadur che le vorticava in corpo. Le sensazioni si amplificarono, allungandosi nel tempo, facendola strillare ancora, stupita dal seme di Dalamadur così diverso da quelli che aveva avuto modo di provare in passato. Le corna che aveva sul capo le si illuminarono di energia, altri parti del corpo si rivestirono di quell'oscurità che sembrava liquida e venosa allo stesso tempo. Si aggrappava alle gambe, al collo, espandendosi gradualmente anche sulle zone del corpo che entravano in contatto con i suoi amanti. Thresh avrebbe sentito chiaramente il suo ano tremare e vibrare attorno alla sua mazza, mentre il resto delle sue viscere si contorcevano attorno alle sue forme. Il corpo di Nefertiti tornò di nuovo a nutrirsi della loro energia, come se non le fosse bastato affatto il seme di Dalamadur e le servisse molto altro. Quel flusso di energia che rubava ai suoi amanti la inebriava, la drogava e la rendeva avara di intensissime sensazioni. "Impazzire" per Nefertiti di certo dava risvolti davvero pericolosi, poiché ciò che avrebbe dovuto danneggiarla invece la portava a nutrirsene. E più sentiva la loro energia fluire dentro di lei, più lei godeva immensamente. Quando il momento più intenso passò, affievolendosi gradualmente, le mani di Nefertiti che erano rimaste inerte si girarono ed afferrarono le braccia di Thresh. Cercò di riprendere un senso di equilibrio, anche se si sentiva mezza stordita dal proprio orgasmo. Tirò le braccia di Thresh mentre lei si adagiava con tutto il corpo contro quello di Dalamadur usandolo come se fosse stato il suo giaciglio. Ghignò felice mentre si guastava il proprio corpo chiuso fra quelli massicci dei due uomini.
    Non sono ancora impazzita. fece con la voce ansante, un pochino provata ma da vera faccia tosta.
     
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    L'essenza del piacere di Nefertiti aveva completamente contaminato l'aria: l'odore della sua pelle imperlata di sudore e umori, il suono di quelle carni che si riempivano di virilità e succhi, l'energia che impregnava i loro corpi e le loro anime stava oramai contaminando tutto e Thresh si sentiva chiaramente parte di quel monumento alla loro perversione. Un istante sublime che lo portò a frenarsi, dondolare quasi in trance per poter assaporare quel momento, lasciando il suo mostruoso cazzo che pulsava dentro a quella corolla di carne del tutto dilatata e che continuava a massaggiarlo e invitarlo a entrare. Poteva vedere l'oscurità che si solidificava tra di loro come a volersi fondere in un unico essere e Thresh desiderò ardentemente diventarlo con lei. Dalamadur giaceva esausto sotto il corpo di Nefertiti: non riusciva a muoversi e l'unica cosa "sveglia" del suo corpo era quell'enorme verga che continuava a pulsare e riversare dentro la giovane lanterna tutto il suo liquido maschile. La frequenza con cui versava dentro di lei il liquido e quelle misteriose sfere era diminuita, ma non aveva mai smesso. Solo che il Guerriero era stato provato dal potere di Thresh che lo tratteneva e ora che Nefertiti aveva ripreso a nutrirsi di entrambi lui non poteva che essere una vittima in quel momento. Ma Thresh no. L'oscuro sacerdote non era ancora giunto al culmine, né tanto mento al più intenso di quelli che sperava di provare, lui aveva ancora bisogno di soddisfazione e traeva piacere e vigore da Nefertiti che risucchiava la sua forza vitale. Non aveva bisogno di tutta quell'energia, poteva dargliene in abbondanza e decisa che l'avrebbe trattata a tutti gli effetti come un primo orgasmo. Gli serviva solo un invito, un modo per capire che doveva essere lui a prendere l'iniziativa, e neanche quello tardò ad arrivare. L'aveva davvero addestrata bene. Nefertiti si adagiò sul corpo di Dalamadur come se fosse il suo perverso talamo e con uno sguardo e una voce lussuriosa quanto furbesca provocò il professore lasciandole intendere che non era affatto impazzita come lui le aveva promesso. Quel contatto più estremo spezzò di nuovo il fiato di Dalamadur: sembrava quasi che più superficie entrasse in contatto con Nefertiti, più la sua energia venisse risucchiata velocemente, e sentire il seno morbido, i fianchi deliziosi e il ventre riempito dalla sua virilità contro il corpo lo stava semplicemente prosciugando. Da partner Dalamadur si era trasformato in una vittima di quell'amplesso e la parte peggiore era che non riusciva a interromperlo: la sua verga era bloccata dentro Nefertiti e l'unica cosa che riusciva a fare era venire dentro di lei, senza mai interrompersi, e stimolare il cazzo di Thresh dall'altro lato che stava iniziando a risvegliarsi. Nefertiti lo avrebbe sentito tremare dentro di sé come se quella provocazione avesse risvegliato il lato più sadico del professore, e la fiamma verde, la scintilla oscura che ora animava il suo sguardo, testimoniava che la follia e la lussuria stavano per prendere il sopravvento.
    Allora è giunto il momento della prossima lezione, piccola mia...
    Commentò perverso, sollevando il bacino per godersi lo spettacolo di quel corpo perfetto corrotto dall'oscurità che si offriva a lui, invitandolo a fare del suo peggio. Le mani di Thresh si strinsero sulle sue natiche, schioccando rumorosamente dandole due schiaffi vigorosi contemporaneamente. Un forte rossore si accese sulla pelle bruna di Nefertiti mentre una fiamma verde intensa scaturiva dal corpo del professore. Alle sue spalle si sollevò un'inquietante macchina della tortura, la fidata Iron Maiden che si spalancò completamente dietro di lui, come un metallico e tenebroso mantello. Da essa fuoriuscirono quattro catene sulla sommità della quale c'erano dei ganci artigliati e uncinati, che subito scivolarono sulla pelle di Nefertiti, prima graffiandola e poi ancorandosi a lei. Si agganciarono due alle sue natiche, trapassando la loro morbidezza e due alle sue spalle. Furono ganci estremamente precisi, perché quelli alle natiche le penetrarono la carne in modo da non danneggiare le fasce muscolari e assicurandosi di prendere abbastanza carne per non "strapparla" accidentalmente tirando, il corpo di Nefertiti non avrebbe ceduto facilmente. Quelle sulle spalle invece avrebbero circondato le ossa, evitando i capillari e ancora una volta limitandosi ad ancorarsi alla carne in modo da non danneggiare niente che non fosse tessuto mole. Il sangue di Nefertiti avrebbe iniziato a colare sul corpo di Dalamadur, cristallizzandosi con l'oscurità e iniziando ad assorbire più potere: non stava prosciugando solo il suo orgasmo, lo stava prosciugando per intero. Il dolore di Nefertiti divenne anche quello di Thresh che iniziò a godere assieme a lei. Le vene della sua verga si ingrossarono di colpo e all'improvviso su tutta la sua superficie si sollevarono dei spuntoni callosi, dono di Hilda e dei suoi amplessi estremi a base di corruzione. Quella mazza chiodata in più di un senso bloccò completamente la verga di Dalamadur dentro Nefertiti, impedendogli di muoversi in qualsiasi modo e avrebbe reso l'amplesso ancora più intenso. Ultimo ma non meno importante: la Iron Maiden alle spalle del professore avrebbe allungato i chiodi al suo interno, in modo che ogni volta che Nefertiti si sarebbe spinta verso di lui, con la sua forza o solo con le catene, lo avrebbe spinto e infilzato contro quei dolorosi muri acuminati.
    Voglio tutto ciò che da te può grondare... il sangue... gli umori... anche le tue lacrime... lascia che mi nutra di te come tu fai con me...
    A quel punto cambiò anche posizione, assicurandosi di essere sollevato rispetto a lei così da poter spingere quel grosso cazzo esagerato così in profondità da farglielo sentire fin dentro il cervello, e che con la mole dei suoi movimenti avrebbe schiacciato lo spazio dentro l'intimità di Nefertiti rendendo intensa la penetrazione di Dalamadur. Non solo le sue mani dunque ma anche i ganci della macchina della tortura iniziarono a tirare Nefertiti verso di lui, così che oltre alla dolorosa penetrazione si sarebbero aggiunte anche le estremità del suo corpo che invocavano pietà per quel dolore intenso. Thresh faceva uscire quasi del tutto la sua verga da dentro di lei, era una penetrazione lunghissima e incredibilmente profonda, dava lo spazio alle sue carni per tirare un sospiro di sollievo e poi le tradiva di nuova, impalandola con un vigore disumano. I gemiti del professore si fecero forti e iniziò subito a desiderare di più: la sua bocca, il suo seno, la sua carne femminile, non appartenevano a nessun altro che a lui e le avrebbe prese tutte alla fine di quella cerimonia, dilaniando il corpo perfetto della sua allieva per farle conoscere ogni genere di estremo piacere. Ma senza fretta, senza affanno, c'era molto che potevano condividere e lui non avrebbe rinunciato a niente.
     
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