Seraphine Nagai

Un uomo era talmente innamorato di una creatura stupenda, angelica, che finì per darle tutto il suo amore! Un atto di pura dimostrazione d’amore, da cui nacquero due gemelli! Fin qui, non ci sarebbe stato nulla di strano, se quell’amore fosse stato corrisposto e che l’atto non fosse stato uno stupro. Yoichi, un uomo sui 30 anni aveva rapito una creatura angelica indebolita, Celeste. Una donna dai bellissimi capelli dorati e gli occhi azzurri. Catene furono messe ai suoi piedi, alle sue mani, al suo collo. La spada con cui combatteva tolta dalle sue mani. Fu da quell’unione forzata, che Seraphine e Mikael videro la luce del mondo. I due gemelli erano uguali alla madre, ed uguali tra di loro. Capelli dorati, fatti di filamenti di luce, e degli occhioni dolci e dal colore del cielo. Per diversi anni, dopo la loro nascita, la madre li tenne stretta a lei. Nonostante venisse picchiata, malmenata, e stuprata di fronte a loro. Non lasciava mai che qualcosa accadesse a quelle piccole creature innocenti. Impararono velocemente a camminare e a mormorare alcune parole, così come a quando fare silenzio o essere vocali. Dimostrarono un acuto sesto senso, anche solo per aiutare la madre. Infatti, dopo quasi cinque anni dalla loro nascita, dimostrarono di avere entrambi una affinità per la luce come lei. Celeste non riuscì più a sopportare la sua situazione, a quel punto. Non voleva permettere a Yoichi di fare male ai suoi figli, soprattutto perché ormai sembrava di non essere di nessuna utilità a lui. Riuscì a rompere la porta della prigione dove era stata rinchiusa con i suoi figli, e con loro in mano cercò di fuggire. Intrappolati in una casa vicino alla città, ben messa e vicino alla strada principale. Ma non riuscì ad andare molto lontano, in quanto era ferita. Nemmeno pochi minuti che erano fuggiti, e loro padre lo aveva già scoperto ed era sulle loro tracce. La loro dolce madre, capendo che non poteva fare nulla per salvarsi, pregò che i suoi figli vivessero, lasciandoli e incitandoli ad raggiungere la strada principale così da prendere dei giochi e mentendo a loro che li avrebbe raggiunti. Mikael e Seraphine, mano nella mano andarono avanti come istruito dalla madre, ed effettivamente sembrarono anche attirare l’attenzione di alcuni poliziotti. Vestiti di stracci, e con graffi su di loro. Eppure, Seraphine non voleva aspettare la madre, voleva andare insieme a lei, quindi tornarono indietro. Ma quel che videro li lasciò in shock. In mezzo alla strada vuota, bagnata e tra case i cui proprietari ignoravano quel che accadeva, il loro padre aveva deciso di non aver più bisogno della loro dolce madre. Mentre la colpiva, le faceva male, entrambi i bambini non potevano fare nulla, se non piangere e tremare di paura, con Mikael che tentava di proteggere Seraphine da quella visione. Il corpo dell’angelo dopo diversi minuti che parevano ore smise di muoversi. Dopo l’ennesimo colpo in testa una pozza di sangue che andava ad allargarsi e sporcare i capelli dorati che perdevano lucentezza, divenendo un colore quasi magenta.
Yoichi li vide immediatamente, e dichiarando che la loro madre li stesse ingannando, li prese nuovamente sotto la sua ala, rendendo a quel punto il sacrificio della loro madre inutile. Li prese in braccio, pronto a riportarli a casa. Ma mentre venivano trasportati via, Seraphine riuscì a vedere delle persone con un camice bianco andarono a prendere il corpo della loro madre, ma rimase in silenzio non capendo che stava succedendo. Riportati in quella casa in cui erano stati chiusi per così tanto tempo, le torture che subirono continuarono per diversi anni. Il padre li fece trasferire in una baracca in periferia, così da non destare sospetti nelle persone attorno, come usò gli abusi mentali e fisici per tentare di ammaliarli al suo volere. Li ricattò tramite la scusa del dare loro un’istruzione per tenerli tra le sue mani come pupazzi. E così fu per davvero tanto tempo. Seraphine rimase seriamente traumatizzata, soprattutto quando il padre portava delle donne con cui divertirsi, e diceva che un giorno magari anche loro sarebbero stati delle puttane. Questo perché il padre non sapeva nemmeno se entrambi erano maschi o femmine, visto che non si era mai preso la briga per controllare. O anche per cercare di distinguerli. E loro facevano di tutto per renderlo anche impossibile, tagliando corti i capelli di Seraphine.
Mikael era il fratello maggiore, perspicace e coraggioso, mentre Seraphine era palesamenti più debole di carattere. Più sensibile. Piangeva sempre, anche per suo fratello. Però nonostante fosse sensibile, sembrava fosse l’altra metà perfetta di Mikael. Lui forte, e lei veloce. Lui coraggioso, lei pensieriosa. Erano un’anima divisa in due. Visto quanto erano uniti, entrambi si diedero dei nomignoli che solo loro due erano autorizzati ad usare “Mika” e “Sera”. Sera adorava suo fratello, un’adorazione probabilmente malata da un punto di vista esterno, ma totalmente naturale siccome era l'unico di cui si fidava. Il non avere una figura paterna su cui fare affidamento o una materna, si era completamente abbandonata a suo fratello. Però per lei era normale. Mikael al contrario di Seraphine era più sveglio su certe cose. Quando ormai avevano dieci anni, decise che era meglio fuggire. Sera invece come una stupida pensava che era meglio resistere fino ai diciott’anni, per andarsene in modo legale. Non aveva previsto che il padre rendendosi conto di come si stavano comportando e pensando, cominciasse ad essere più oppressivo. E se Mika prima era l’unico a subire violenze fisiche, anche Seraphine a quel punto cominciò a subirle. Per questo, con una frase che andò ad impiantarsi nella sua mente, i primi forti colpi di cintura contro la sua pelle arrivarono.
“Siete gemelli, dovete condividere tutto”
Ferite profonde andavano ad imprimersi sulla sua pelle. Mikael tentò di proteggerla, abbracciandola, ma non servì a molto. Anche lui subì diverse ferite. E quella stessa sera, la prese per mano per portarla via. Scapparono, per ore e ore, e Mikael la portò in un rifugio che lui stesso aveva fatto durante le loro uscite. Mentre si medicavano, ammise che aveva trovato la spada della madre, e che era già da tempo che voleva fuggire. Per non attirare l’attenzione, poi, secondo lui era meglio cambiare anche identità. Per questo Seraphine cambiò nome; Gabriel. Sarebbe stata il fratello di Mikael, uguali come delle gocce d'acqua.
Si misero a fare diversi lavoretti, così come alcuni furti, per raccogliere quanto più potevano per sopravvivere. Ma fino a quando erano insieme, andava tutto bene. Il carisma di Mikael andava a sollevarle il morale, così come ad attirare l’attenzione di altre persone, di bambini che si unirono a loro. Il tutto mentre Mikael portava ancora la spada della loro madre, usandola per proteggere se stesso e sua sorella.
Gabriel quasi parve cadere dentro l’ombra di Mikael, per diverse settimane, ma lui l’aveva sempre rassicurata. Tirandola su e dicendole che erano la stessa cosa, la stessa persona e che per questo, non doveva sentirsi inferiore a lui. E che anzi, non doveva sentirsi inferiore a nessuno. Il loro gruppetto era formato da pochi membri, ma era chiaro chi fosse il leader. Mikael li guidava, diceva loro che avrebbero costruito loro stessi i loro futuri, perché gli adulti non avrebbero dovuto decidere per loro. Ogni discorso pieno di speranza, che le faceva stringere il cuore e voler affondare il volto nel petto del gemello dalla felicità. Perché lei ci credeva, voleva crederci. Con il passare degli anni, Gabriel cominciò ad imparare sempre di più da Mikael. Lasciò dietro di lei la sua paura, la sua indecisione, per poter affiancare il fratello come un’altra luce. I crimini però commessi dalle loro piccole scorribande non andavano a passare inosservate, ed poco alla volta gli altri membri del gruppo cominciarono a dubitare di loro due, come se entrambi fossero qualcosa di malato. Non era normale essere così attaccati al proprio fratello. Iniziarono con semplici commenti acidi, ma che venivano ignorati, ma andò a divenire sempre peggio. Commenti principalmente rivolti verso di lei, in quando le ragazze del gruppo erano attratte da Mika. Un giorno, una dei loro compagni, era stata presa dalla polizia, e Mikael e Gabriel cercarono di aiutarla a fuggire. Peccato che questo comportò quasi con la cattura di entrambi. Gabriel venne colpita con forza alla testa, mentre Mikael al ventre, ma nessuno dei loro compagni tentò di aiutarli, lasciandoli indietro da soli. E per qualche divino miracolo, non vennero messi in carcere. Al contrario, Gabriel si svegliò con delle bende in testa e Mikael che la trasportava verso il suo rifugio. Non le rivelò mai quel che era accaduto, semplicemente le sorrideva dolcemente e le diceva di non pensarci. Ma da quella volta, Mikael si allontanava spesso. Gabriel riuscì comunque a crearsi dei gruppetti per girare lungo le strade, per non essere mai sola, gruppetti di vario genere. Quando ormai entrambi iniziarono ad entrare in pubertà, cominciarono anche i problemi legati a questa. Però nonostante tutto, erano molto legati i gemelli. Tanto da condividere un bacio a stampo in segretezza, con la scusa del “voglio che il mio primo sia con te”.
Nonostante però fossero passati anni duri. Tutto sembrava andare per il meglio. Ma nulla può durare a lungo. Dopo che stavano tornando da un lavoro, la terra sotto di loro cominciò a tremare, formando delle crepe che si andarono a rompere e far cadere entrambi. Mikael avvolse con il suo corpo Gabriel, così che lei non si facesse male. Il rumore della pioggia che appena cominciata cadeva su di loro, lasciando i loro corpi infreddoliti. Gabriel cercò di alzarsi, rendendosi conto che Mikael era completamente immobile, se non per gli occhi che la seguivano e i suoi respiri affaticati. Sangue cominciò a formarsi sotto di lui, e nonostante ogni richiamo di Gabriel, lui non rispondeva se non con versi. Con disperazione, Gabriel chiamò aiuto ma nessuno andò a soccorrerli.
“Ascoltami… vai alla… strada principale… e chiama Ren… Stai con lui…”
Una preghiera, quella del fratello. Un rantolo di dolore mentre cercava di rassicurare sua sorella. Egli infatti, mentre Gabriel piangeva, le accarezzò dolcemente il volto, come a rassicurarla, prima che lei annuisse per alzarsi in piedi.
“Aspettami… non andare da nessuna parte, capito?”
Non voleva che suo fratello morisse. Non così. Non per averla salvata. Gabriel cercò di risalire i detriti per tornare in superfice, graffiandosi mani e gambe, fino ad raggiungere quelle poche persone in strada. Ma nessuno sembrava volerla aiutare. Però non si sarebbe arresa. Il suo destino lo avrebbe creato lei, non gli altri o gli eventi intorno a lei! Avrebbe salvato suo fratello, a tutti i costi! Testarda come non mai, riuscì a raggiungere la polizia, e chiamare questo Ren chiedendogli aiuto. Egli la seguì fino al buco, chiamando subito i soccorsi appena appurato quanto grave fosse la situazione. Gabriel perse la voce da quanto la sua voce si alzò, in grida di richiamo pregne di dolore, quando non le venne permesso di scendere. L’unica cosa che la fermò dal rimanere li per ore, furono le mani del poliziotto che la tirarono via di forza. Riuscì a capire poche parole, su come quel posto fosse pericoloso, prima di venir portata alla centrale di polizia. L’uomo che l’aveva ascoltata le fornì delle coperte, e trattò le sue ferite. Le fece diverse domande, a cui lei rispose a stenti. Seduta, con una tazza tra le mani calda, e le mani di quel poliziotto sulle sue ginocchia mentre era seduto a terra, la tenevano a contatto con la realtà. Le disse che sarebbero andati entrambi a cercarlo, quando sarebbe stato buio. Che lui l’avrebbe accompagnata, ma che prima doveva spiegargli la situazione, mentre lui le avrebbe rivelato la verità.
Loro non erano stati lasciati andare via per miracolo, quando erano stati abbandonati. Ma erano stati lasciati andare. L’uomo, di nome Ren, aveva badato a loro da lontano. Risolvendo le situazioni legali, preoccupato ma incapace di agire di prima persona senza un vero e proprio evento che potesse permetterglielo. Mika infatti passava molto tempo con Ren, a cercare un metodo per incastrare loro padre e far perdere la custodia di entrambi a lui. Gabriel pianse come non mai, tutta la pesantezza che possedeva nel petto, a quelle rivelazioni, sollevata che non era sola al mondo.
Ren e Gabriel, quella sera tornarono al buco. Alcune attrezzature erano state messe, così come tendoni, ma nessuna traccia di suo fratello o persone. Nascosti scesero entrambi nel buco per vedere dove Mikael fosse. Ma l’unica cosa che trovarono fu solo il cappotto con il sangue del fratello e la sua spada. Ma mentre Gabriel crollava, Ren riuscì a farla allontanare prima che qualcosa di più grave potesse accadere. Incapace di trattenere la sua voce, venne riportata alla stazione, dove l’uomo la consolò per tutto il tempo.
Il giorno dopo, il poliziotto le disse cosa aveva trovato. Quel che sembrava una radice, ma anche delle tracce di persone che erano state li sotto. Che suo fratello non era morto o scappato via, ma era stato preso. Da chi? Non lo sapeva. Quello stesso giorno, Yoichi riuscì a ritrovarla. Arrivò alla stazione e con un sorriso quasi amorevole, chiese di riprenderla. Ma Ren, e gli altri poliziotti della stazione, si misero a difenderla, impendendo dunque al padre di portarla via. Infondo, Gabriel e Mika erano rimasti in strada per diversi anni senza che lui si facesse vedere. Ed era strano che la volesse indietro in quel momento. In seguito, i giorni passarono come niente. La ragazzina sembrava un guscio vuoto, che piangeva a non finire e che aveva attacchi di panico più volte al giorno. Quasi sempre qualcuno le era di fianco, a tentare di impedirle di compiere qualche cazzata. Questo periodo bruttissimo però ebbe un termine non appena le vennero consegnati gli effetti personali trovati. La spada del fratello e il suo cappotto. Cappottò che tenne stretto a lei. e spada che iniziò ad usare, trattandola quasi come se fosse il fratello stesso alcune volte.

A seguire, i mesi furono decisamente duri per Gabriel. Iniziò il procedimento per venir adottata da Ren, prendendo il suo cognome nel mentre, e gli altri poliziotti della stazione erano divenuti i suoi “Zietti”. Era ancora una piccola attaccabrighe, disubbidiva alle regole e faceva esasperare le persone che le erano intorno. Ma alla fine si faceva sempre perdonare. Cominciò dei corsi di autodifesa, oltre che imparare ad usare il suo utilizzo di spada. Gabriel migliorò il proprio approccio alle altre persone, divenne più socievole, ma non smise mai di cercare il fratello. Ren le fece conoscere la Justice Gakuen. E Gabriel si interessò immediatamente. Se diventava Akira poteva scoprire anche dove era suo fratello, oltre che dimostrare che poteva costruirsi il suo destino da sola, che nessuno poteva decidere come sarebbe divenuta la sua vita! Poteva fargliela vedere a chiunque, che lei non era una persona debole. Avrebbe trovato il modo per avere la sua famiglia al completo, si sarebbe riunita a Mika e l’avrebbe fatta pagare a suo padre. Che dopo aver perso la sua custodia, non aveva più visto nuovamente. Lei era libera, e avrebbe aiutato anche altre persone a diventarlo!