Crocevia vermiglio

x Neko

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    Maeda Fumiko: devi venire con noi.
    Fu molto, molto imbarazzante quando quel piccolo manipolo di Guardiani si avvicinò a lei con un paio di manette Confinanti, e nessuno sapeva di preciso da dove iniziare il discorso visto il presupposto a dir poco indecente, ma questo non bastava di certo a stemperare la gravità della situazione. Quindi con le manette piazzate intorno alle sue caviglie a limitarle i movimenti, e la spada custodita all'interno di una giara Sigillante, Baiken venne strappata di peso dalla sua abitazione dai suoi vecchi compagni di Arti Occulte. Indipendentemente dall'assurdità della situazione, Baiken doveva sapere in cuor suo cosa significava quando a prenderti sono esattamente sette persone, tutte dotate di maschere Kabuki incantate ed equipaggiati con strumenti di confinamento magico. Qualcosa di grosso era successo, e anche se somigliava ad un gigantesco malinteso Baiken in qualche modo c'entrava. Le mattinate di solito non iniziano con i migliori presupposti ma quel giorno in particolare Baiken era ancora a stomaco vuoto all'ora di pranzo ed era stata lasciata da sola in una stanza di confinamento all'interno di uno dei palazzi ufficiali dei Custodi dislocato nella capitale. Non poteva usare liberamente la magia in quella stanza ma poteva sentire cosa la circondava: c'era un grande via vai di persone, evidentemente molti maestri e giudici della Covenant erano stati chiamati per gestire la situazione e ancora nessuno le aveva spiegato niente. Nonostante fosse virtualmente sotto custodia, nella stanza in cui era stata lasciata Baiken aveva tutti i comfort di cui poteva avere bisogno una persona in attesa, tra bevande, cibarie e modi per passare il tempo tra cui anche una televisione, che tuttavia risultava oscurata per la maggior parte dei canali al di fuori di quelli dove facevano film a ripetizione (tema della settimana: Kaiju vs Robot). Il tema della stanza era chiaramente sul classico giapponese in legno, con gli elementi rituali tipici dei custodi: talismani, incisioni, sigilli e altro ancora che servivano a gestire maglio l'energia del luogo. Le manette intorno alle caviglie le avrebbero impedito di rilassarsi a dovere però, dato che non poteva aprire le gambe nella maniera corretta oltre che a bloccare il corretto flusso di energia, ma non erano state strette più del necessario. Anzi ogni indizio lasciava intendere che tutti la stavano trattando col massimo riguardo: la sua fama dopotutto non era poi così passeggera e chiunque poteva riconoscerla nell'ambiente dei custodi, era un pò come se tutti fossero concordi nel pensare che si trattasse unicamente di un enorme malinteso e basta, ma per premura e rispetto dell'ordine tutti eseguivano i loro ordini.
    La cosa avvenne quando Sho non era in casa, altrimenti le cose sarebbero andate molto diversamente. Il giovane si rese conto dell'intrusione appena tornò nell'abitazione e si preoccupò immediatamente di chiedere a chiunque potesse di ragguagliarlo. Le informazioni che raccolse furono poche se non completamente inutili, e la sua massima priorità in quel momento sarebbe stata unicamente raggiungere la sua maestra e prendere le sue parti.

    Sarà pure solo un malinteso, o un errore di forma, o solo un grosso conguaglio, ma con che coraggio la ammanettate e la sbattete in una camera di contenimento, eh?! Idioti e incompetenti! Questo è un insulto!
    Non era facile sentirlo perdere le staffe, ma quando fu davanti alla porta della stanza Sho tirò fuori il peggio di sé. Il ragazzo sbraitò verso le guardie che cercavano di tranquillizzarlo, poi dopo averle allontanate con forza spalancò le porte per assicurarsi che Baiken stesse bene, e mentre entrava si metteva da solo le manette proprio come la sua maestra, così da rispettare anche lui suo malgrado le regole di quel posto. Aveva scelto di farsi ammanettare e isolare a sua volta solo per poterle stare vicino e spiegarle cos'era successo, e visto tutte le madonne che erano state lanciate mentre arrivava lì, le guardie furono più che felici di chiudere Sho dentro la stanza assieme a Baiken.
    Sono mortificato... nel momento del bisogno ero assente. Questa situazione è ridicola! Come ti senti, Maestra? Non ti hanno mancato di rispetto vero?
    Oltre ad avere i polsi imprigionati davanti a sé, Sho portava dietro le spalle la fedele katana legata come al solito assieme alla sua giacca improvvisata a cintura, con la differenza che anche la povera Chikage era stata sigillata con dei talismani, tant'è che il ragazzo la lasciò di fianco all'anfora che imprigionava la zampakuto di Baiken, per poi chiudere le distanze con lei e inginocchiarsi per raggiungere una posizione comoda e sedersi sul pavimento.
    Purtroppo il Maestro Rodin non sarà qui a breve per cause di forza maggiore ma mi ha assicurato che non sa niente di tutto questo e farà ogni cosa in suo potere prima di arrivare qui per risolvere il malinteso. Nel frattempo ho contattato qualche amico che potrà aiutarci.
    Ancora nessuna chiara spiegazione su quello che era successo, ma il povero Sho era più agitato che concentrato al momento, quindi gli fu difficile ordinare le idee.
     
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    Ultimamente la vita di Baiken era stato un continuo susseguirsi di cambiamenti. Tra l'essersi offerta solo qualche tempo prima come aiutante-maestra a un gruppo di aspiranti eroi alquanto importante, l'essersi messa in casa un giovane Maestro dal temperamento a dir poco focoso (in più di un senso) e l'ormai imminente -se non effettivo- trasferimento di Jadis, la spadaccina si sentiva sempre più oppressa dallo stress. Nonostante non approvasse la sua scelta, aveva dovuto persino aiutare Jadis a impacchettare le proprie cose, che già da tempo erano in procinto di essere spedite alla Sapienza. A nulla erano valse le sue ragioni, la ragazza era stata irremovibile e ora, col famiglio come suo tutore, Baiken non aveva più voce in capitolo. Per non parlare del fatto che, ovviamente, in tutto ciò aveva dovuto continuare il proprio dovere di Custode, accettando di quando in quando gli allievi bisognosi che bussassero alla sua biblioteca per qualche lezione teorica. Muramasa percepiva il suo stress e, ovviamente, non la lasciava dormire, rendendole quasi impossibile riposare quando ne aveva bisogno, finendo per riposare a giorni e orari alterni nei posti più improbabili della casa, cosa che le aveva procurato due profonde occhiaie violacee sotto agli occhi disuguali. L'unico momento della settimana che le dava un minimo di conforto era quando riusciva, finalmente, a spogliarsi di ogni problema, materialmente e non, e immergersi nell'acqua bollente della vasca esterna del suo bellissimo giardino. Lì, nella pace più totale, con solo gli uccellini a cullare il suo relax, finalmente poteva godersi il momento più atteso della giornata, se non appunto della settimana intera, lavando via con acqua e sali profumati non solo sudore e sporcizia accumulati, ma anche un po' dei propri problemi. Si sentiva sempre più leggera dopo un bagno rigenerante, per questo fu uno shock ancora maggiore vedersi piombare nella propria dimora un manipolo di Guardiani vestiti a festa, pronti ad ammanettarla proprio mentre stringeva alla vita l'accappatoio a kimono che aveva appena indossato. Era un indumento fin troppo semplice e succinto, di un tessuto bianco estremamente leggero e morbido, talmente da renderlo incredibilmente poco appropriato per un contesto formale, visto che una folata di vento troppo fresco l'avrebbe reso fin troppo aderente sul petto, che restava già ampiamente scoperto lungo il seno; l'unica nota positiva era che le copriva le ginocchia. Nonostante la situazione imbarazzante, quando venne apostrofata in quel modo Baiken non oppose resistenza alcuna, limitandosi a finire di allacciare ben stretto il kimono, l'atteggiamento e la postura accomodanti e sereni. Il tono fu amichevole, quando parlò.
    Ci diamo del tu ragazzi? Non so se essere felice di sentirmi trattata come una signorina od oltraggiata per l'affronto. Nel frattempo immagino sia inutile chiedervi dove mi portiate...
    Non era una domanda, e infatti non disse altro, rivolgendo loro quel suo solito sorriso serafico di chi non ha un solo problema o peccato al mondo. Ben conscia di cosa significasse quel trattamento, e altrettanto sicura che si trattasse di un malinteso, non oppose resistenza né si mostrò reticente in alcun modo, porgendo il braccio buono perché lo ammanettassero insieme al moncherino e allargando le caviglie per facilitare il processo di "cattura". Tirò un sospiro di sollievo quando recuperarono Muramasa dallo sdraio sul quale giaceva, sebbene prontamente la sigillarono. Fece spallucce. Avrebbe pensato dopo a vestirsi a modo, fosse grazie a un incantesimo d'evocazione, o a una chiamata tattica verso qualcuno… sperando che gliela concedessero.
    ***
    Sentire la voce di Shota attraverso le pareti la spinse a soffocare un principio di risatina, disegnandole il sorriso sul viso nonostante, nell'attesa del suo arrivo, lo avesse perso irrimediabilmente. Si era resa conto ben presto di non riuscire a portarsi il cibo alle labbra con quelle manette vecchio stile e ciò aveva fatto decisamente calare il suo umore, dal momento che non mangiava da quella mattina e che il suo bisogno di zuccheri quando aveva la luna storta era ben noto a chiunque la conoscesse nel privato. A giudicare dal via vai che sentiva intorno a sé, si era già convinta di essere finita nel bel mezzo di un gigantesco casino, e sperava vivamente che non c'entrasse qualche disastro d'attualità, visto che oltre ai suoi problemi personali, il mondo di tanto in tanto sembrava passarsela addirittura peggio tra Tartarus aperti chissà dove e cronaca nera di varia entità. Sospirò, rinunciando a mangiare e posando le manette sulle cosce, il cibo abbandonato sul tavolino davanti al quale "sedeva". Aveva passato il tempo cambiando canale di tanto in tanto, nella speranza di carpire qualche info utile dai telegiornali magari, ma si rese ben presto conto di ritrovarsi dinanzi a un caso di censura con i fiocchi, cosa che aumentò la sua preoccupazione. Quanto esattamente era grossa la faccenda?
    Nonostante il proprio umore non fosse dei migliori, nell'istante in cui percepì che Sho stava per piombare nella stanza, Baiken nascose tutto dietro al solito sorriso tranquillo e la sua modalità "mammina" si attivò automaticamente. L'avrebbe trovata così: inginocchiata sul pavimento nella classica posa giapponese Wariza, resa solo MOLTO più scomoda per colpa delle manette alle caviglie, ma comunque l'unica che l'era sembrava consona per nascondere la mancanza di biancheria dato le gambe costrette a rimanere spalancate. Perlomeno c'era una certa distanza tra la sua intimità e il pavimento, proprio grazie alla presenza dell'accessorio indesiderato, sul quale posava i glutei perfetti.
    Calmati, Sho-chan, condivido la tua sorpresa ma non è questo il luogo per esternarla così platealmente.
    Gli sorrise, placida, proprio come se non fosse appena stata prelevata di forza dalla propria abitazione e ammanettata come un delinquente qualunque. Fece cenno di sedersi al suo fianco, proprio mentre il giovane impetuoso la faceva di propria sponte.
    Vieni qui, siedi vicino a me e fai qualche respiro profondo. A parte l'ovvia fretta nello scortarmi qui sono stati tutti gentili, come sempre. Stanno solo svolgendo il proprio lavoro, lo sai. E io sto bene, non preoccuparti.
    Si premurò che il giovane le si mettesse di fianco e non davanti, poiché non voleva sconvolgerlo ancora di più con il proprio abbigliamento. Tenne per sé la propria fame, anche se il brontolio proveniente dal suo stomaco di tanto in tanto e il cibo abbandonato sul tavolino erano piuttosto eloquenti. Sarebbe impazzito notando che l'avevano portata lì in quel modo, ma del resto non era certo colpa dei guardiani se ultimamente la sventura la perseguitava! Si voltò dunque di lato per guardarlo in viso mentre parlava in modo tanto concitato, cercando di tranquillizzarlo semplicemente attraverso il proprio sguardo. Fece in modo di toccargli il fianco col proprio, un piccolo gesto silenzioso che sembrava quasi consolatorio, nonostante fosse lei quella incarcerata. Lo squadrò e non poté fare a meno di mordersi il labbro inferiore e trattenere un sorrisetto dei suoi, perché non era decisamente il caso di fare una delle sue battute su quanto quelle manette avrebbero potuto essere simpatiche e utili in altre occasioni. Non era certa che ironizzare avrebbe aiutato, per cui si diede un contegno.
    Ti ringrazio davvero tanto, Sho-chan, come sempre ti riveli prezioso. Se non chiedo troppo mi servirebbe anche un cambio di vestiti, prima dell'arrivo di Rodin, se avrai tempo. Sollevò leggermente le manette, così da scostare le ampie maniche del kimono dal proprio petto, mostrando al giovane il "problema", rimettendole poi immediatamente dov'erano. Per quel che la riguardava non era importante come fosse vestita, ma in un contesto del genere si sarebbe sentita decisamente più tranquilla con qualcosa di decente addosso. Ma prima di ciò mi preme sapere cosa ti hanno detto. Hai idea del perché io sia qui? E di quali amici parli, se posso?
    Averlo al proprio fianco era di grande conforto per lei, e anche se non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, sperava almeno di ricambiare trasmettendogli un po' di serenità. Era fiduciosa.

    Edited by .Bakemono - 17/5/2022, 20:59
     
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    Il povero Sho dovette dissimulare non poco il vago stordimento che subì nell'entrare in quella stanza: subiva già e di non poco il fascino di Baiken normalmente, figurarsi vederla (non) vestita in quel modo, e per di più ammanettata... vederla in una posizione costretta mentre era praticamente nuda davanti a lui era più che sufficiente per fargli girare la testa, e se mantenne la calma fu solo perché il sangue gli era già arrivato alla testa per la rabbia e non riusciva a scendere per concentrarsi in altri posti. Quella donna aveva davvero un terribile ascendente su di lui, e Sho neanche se ne rendeva conto a pieno. Sospirò, arrendendosi di fronte alla calma irreale della sua maestra, facendo crollare le spalle verso il basso come se si fosse tolto dalla schiena un grosso peso, e accettando il suo invito crollò altrettanto rovinosamente vicino a lei, inginocchiandosi nella speranza di non assumere una posizione troppo tesa visto il nervosismo che lo alimentava.
    Perdona la mia irruenza, è stato fuori luogo, ma è stato difficile ragionare lucidamente.
    Nonostante ciò, sapeva che nessuno dei guardiani le aveva mancato di rispetto e anzi, aveva visto più di qualche volto mortificato venendo fin lì, segno che quella situazione non era chiara proprio a tutti e nessuno pareva volersi scagliare così ferocemente contro Baiken, nonostante i metodi adottati. C'era ancora rispetto verso di lei, ma qualcosa di grosso doveva essere successo per giustificare un simile comportamento. Fu Sho stesso a cercare di mettersi di fianco a Baiken, proprio per evitare che il suo sguardo facesse viaggi sconvenienti: tutto voleva meno che Baiken pensasse che fosse così sciocco e infantile da pensare a certe cose in un momento del genere. Tuttavia, fu la maestra stessa a cercare il contatto con lui, cogliendolo di sorpresa e raffreddando il suo respiro furibondo, portandolo a guardarla con un leggero rossore sul volto nel sentirsi così vicino a lei: era davvero imbarazzante! Si trovava lì per aiutarla e tranquillizzarla, ma alla fine era stato lui a venire consolato da una calma materna che di sicuro non calzava ad una possibile condannata. Il ragazzo strinse gli occhi maledicendo la sua irruenza, ritrovando ben presto la tranquillità necessaria per essere utile alla sua maestra. Il brontolio nello stomaco di Baiken poi gli suggerì esattamente cosa doveva fare in quel momento, e anche se forse sarebbe stato sconveniente Sho era la persona più adatta per poterla aiutare: anche se la dignità della sua maestra era messa in pericolo lui l'avrebbe sempre vista e trattata con rispetto, quindi ancora una volta l'avrebbe aiutata come meglio poteva. Ascoltò le sue domande ma al tempo stesso si posizionò anche in maniera più consona al lato di Baiken, in modo che avesse davanti sia il tavolo imbandito che la donna indifesa.
    Mi procurerò dei vestiti consoni il prima possibile, lascia fare a me.
    Liquidò quel discorso con fare estremamente deciso, lasciandole intendere che non doveva preoccuparsi ma che al momento aveva deciso di dare priorità a ben altro. Senza avvicinarsi a lei più del necessario, impugnò le bacchette con estrema tecnica, iniziando ad imboccare la sua maestra con calma e precisione, stando molto, MOLTO attento a non perdere mai la presa da qualsiasi preziosa pietanza in modo che non le sporcasse anche quel poco di vestito che aveva addosso e soprattutto che non si perdesse il giusto valore nutritivo. Mentre lo faceva, tentava di non perdersi troppo a guardare lei, temendo che anche solo un movimento più smodato di quelle labbra lo avrebbe fatto impazzire di nuovo, concentrandosi piuttosto su ciò che doveva dirle.
    Le guardie ne sanno quanto me, mentre i membri della squadra speciale sono in silenzio assoluto, portano le maschere come se dovessero nascondere un sigillo del silenzio sulle labbra ma... mi rifiuto di credere che la situazione sia così grave.
    Frustrato dalla mancanza di informazioni, riprese subito a parlare per rassicurarla su quel fatto, lasciandole capire che si era preoccupato di trovare una fonte attendibile, il tutto senza smettere di imboccarla mantenendo la giusta e dolorosa distanza tra di loro.
    Ma sapremo presto qualcosa, non ho dubbi. Qualche tempo fa ho aiutato uno studente della Oxford che mi deve un favore, è un tipo fastidioso ma molto furbo, sa come raccogliere informazioni. Se ho visto giusto nel suo cuore quando l'ho incontrato mi farà sapere quello che scoprirà per vie traverse, nel frattempo ho anche una voce più affidabile: Massimiliano Traesto sa della situazione e mi ha assicurato che ci darà una mano prima che arrivi il Maestro Rodin. Purtroppo neanche lui sarà qui a breve ma sono certo dei miei mezzi, uno come lui non lascerà che si consumi qualsiasi tipo di ingiustizia, non nel terreno sacro dei Custodi!
    La voce di Sho si stava chiaramente infervorando di nuovo, ma sarebbe stato notevole realizzare che il rosso non solo era intervenuto il prima possibile ma si era anche creato due possibili vie d'uscita. Sho sembrava giovane ed inesperto ma non si era guadagnato il titolo di maestro in così giovane età solo per dell'immeritato talento. Crearsi sempre un piano B faceva parte della sua grande abilità strategica, e testimoniava anche quanto ci tenesse ad aiutare la sua maestra visto che aveva riscattato favori insoluti.
    In situazioni come queste, la segretezza e la gravità sono sintomi di ben pochi scenari... ho idea che ci sia stato un omicidio nelle alte sfere della nostra alleanza e che per qualche motivo ti considerino coinvolta Maestra Baiken. Ma questo è oltraggioso! Siamo stati quasi sempre insieme nell'ultimo periodo, e siamo stati occupati col trasferimento di Jadis, cosa che so benissimo quanto è stata gravosa per il tuo spirito! Non sanno niente, sono stati frettolosi e irrispettosi, non meritavi un simile trattamento Maestra, mi dispiace di non essere stato presente per impedirlo...
    Un morso al ventre zittì di nuovo Sho, facendo tremare le dita che stavano portando l'ultimo boccone alle labbra di Baiken. Stava diventando emotivo, perché normalmente non avrebbe mai spogliato i sentimenti della sua maestra in una simile situazione, ma parlava a briglia sciolta coinvolto dalle emozioni forti che stava provando. Non poteva sopportare l'idea che Baiken soffrisse già tantissimo per la separazione da Jadis e fosse anche costretta a subire una simile umiliazione. Ma soprattutto non accettava l'idea di essere così impotente per lei.
     
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    Osservando Shota che si accomodava, Baiken non poté fare a meno di immaginarsi dal suo punto di vista: inginocchiata sul pavimento, i lunghissimi capelli rossi lasciati liberi lungo i seni coperti solo da un sottilissimo kimono dall'ampia scollatura, manette rigide che la costringevano a tenere le braccia (o meglio, braccio e moncherino) dietro la schiena e dunque il seno largo ed esposto davanti a lui, condendo il tutto con le caviglie altrettanto bloccate, che rendevano la sua seduta tutt'altro che composta come ella avrebbe voluto. Il kimono in quella posizione le copriva perlomeno una porzione delle ginocchia, nascondendo ben altri riccioli rossi tra le sue cosce, che altrimenti avrebbero mostrato, ancor più delle lunghe ciglia struccate, quanto il colore della sua chioma fosse rosso naturale. Trattenne un sorriso compiaciuto nel vederlo distogliere lo sguardo dopo l'iniziale, più che lecito, sgomento. Trovò estremamente lodevole il suo tentativo di non guardarla in nessuna parte del corpo che non fosse l'occhio buono o il viso, per questo trattenne sulla punta della lingua eventuali battute che avrebbe tanto voluto fare riguardo il proprio aspetto. Non era il momento di scherzare, lei per prima lo sapeva, come del resto non avrebbe dovuto fare la mammina e tentare di consolarlo con la propria sola presenza, ma la verità era che quelli erano i suoi metodi per mantenere la calma: concentrarsi sugli altri per non soffermarsi troppo a esplorare le proprie emozioni.
    Non scusarti con me, caro. Anche se non è il luogo adatto ammiro il tuo temperamento, lo sai, mi fa rimpiangere i bei tempi in cui anche io sono stata una giovane rossa focosa...
    Gli sorrise, rendendosi conto solo dopo aver pronunciato quelle parole quanto poco fossero consone al contesto. Visti tutti gli sforzi di Shouta per restare calmo, era comunque certa che avrebbe preso per il verso giusto la frase e sostituito quel "focosa" con "impetuosa" nella propria mente, che in fondo era ciò che intendeva davvero. Trovarsi al fianco del suo giovane coinquilino, nonché "protetto", in una situazione alquanto ambigua, le fece ricordare uno dei loro primi incontri, quando lo aveva scoperto legato sotto alla tunica d'allenamento durante una delle sue lezioni. Dopo quell'unico episodio, nessuno dei due aveva mai più menzionato l'attrazione che era reciprocamente esplosa tra di loro quel giorno, ma chissà come, ritrovarsi davanti a lui in una posizione tanto inerme glielo riportò alla mente. Quel ricordo la divertì e inquietò al contempo, costringendola a complimentarsi silenziosamente col fato per il suo buffo senso dell'umorismo.
    Decisa a porre lo stesso impegno del giovane sulla questione ben più importante del presente, Baiken si ridestò dai propri pensieri scuotendo brevemente il capo e soffiando su un ciuffo di capelli che aveva deciso di piazzarsi troppo vicino al suo occhio buono. Non poté che essere grata della prontezza con la quale Shouta si riprese dall'iniziale reazione: capì subito di cosa avesse bisogno e non esitò a fornirglielo, partendo con l'assicurarle che avrebbe provveduto al suo vestiario e finendo, non per importanza, ad afferrare finalmente il delizioso Cirashi che giaceva sul tavolino. Baiken chinò il capo, ringraziandolo con un profondo inchino alla giapponese. Non serviva che parlasse per mostrargli quanto era grata di quel gesto, per cui si sporse poco dopo verso di lui, posizionandosi per permettergli di imboccarla nel modo più comodo possibile. Chinarsi in avanti e schiudere le labbra ad ogni boccone non era certo la situazione più consona per entrambi, ma ella si sforzò di non pensarci per compensare l'immenso impegno che ancora una volta il giovane stava dimostrando. Chiuse gli occhi per evitare di guardarlo intensamente e mangiò in silenzio per la maggior parte del tempo, chinandosi lentamente e sopprimendo i mugolii di piacere che ogni singolo pezzo di sashimi tentava di strapparle. Il suo modo di mangiare era impeccabile nonostante la posizione costretta, la lingua leggermente fuori per permettere a Shouta di darle i bocconi sempre e solo dalla parte del pesce, che per tradizione doveva toccare per primo la lingua rispetto al riso; attenta a propria volta a non lasciarsi sfuggire neppure un chicco dal sapore delicato. Se anche questo avveniva, si premurava di catturarlo immediatamente leccandolo via dalla guancia, riprendendo a mangiare composta. Il sapore del sashimi dopo fin troppe ore di digiuno (per i suoi standard di buongustaia) era un piacere tale che ella ringraziò mentalmente di avere i capezzoli introflessi, perché era certa che in diverso modo le si sarebbero inturgiditi per la goduria.
    Proprio come Shouta, anche Baiken cercò di non scomporsi, assimilando le informazioni che via via le venivano concesse e irrigidendosi appena solo quando sentì nominare eventuali Sigilli del silenzio. Anche lei rifiutava di pensare che la situazione richiedesse simili misure preventive, tuttavia non poté trattenere un brivido che le scivolò lungo la schiena. In cosa diamine era stata coinvolta? Continuò a mangiare piano e a occhi chiusi ma quando il ragazzo nominò Massimiliano Traesto, strabuzzò l'occhio buono e lo guardò dal basso, la bocca aperta a mezz'aria per ricevere un boccone che dovette momentaneamente rimandare, facendosi indietro di scatto mentre aggrottava la fronte.
    T-Traesto?! Per poco non si strozzò con la sua stessa saliva. Conosceva Massimiliano Traesto per nomina, non solo perché era ovviamente il famosissimo inventore al servizio di Caius, ma anche perché una volta Seeu le aveva confidato in gran segreto di averlo conosciuto come Immortale terrestre e aver scoperto, tra le altre cose, che era niente meno che Babbo Natale! Baiken inizialmente aveva riso di quella storia, pensando fosse un mero scherzo da parte dell'alleata, ma a giudicare dal broncio che la biondina aveva tirato fuori, con tanto di guance gonfie e braccia incrociate, c'era molta più verità in quel racconto di quanto non avesse pensato. Era decisamente colpita dal fatto che Shouta, per quanto Maestro dei custodi, lo conoscesse alla sua giovane età e avesse addirittura rapporti tanto stretti da potergli chiedere aiuto. Capisco Rodin e il tuo amico -qualunque sia il suo nome- e ti ringrazio, di cuore… Ma addirittura scomodare Massimiliano Traesto? Come lo conosci? Per caso, c'è qualcosa che dovrei sapere e non mi hai ancora detto? Perché ormai mi sembra chiaro di essere in guai molto più seri di un mero malinteso risolvibile con qualche spiegazione.
    La situazione si faceva sempre più tragica e più Shouta la metteva al corrente dei fatti, più ella riusciva a distinguere un cappio che lento ma inesorabile le si stringeva al collo. Era CERTA di non avere nulla da temere riguardo le proprie azioni, ma a giudicare dalle informazioni che stava ricevendo c'era qualcosa di decisamente molto grosso che bolliva in pentola. Forse troppo da digerire, soprattutto in quella giornata. Pensò subito a una reliquia protetta rubata, ma no, persino quell'evenienza suonava poco grave di fronte all'atteggiamento collettivo. No, doveva essere qualcosa di peggio, qualcosa di terribile… Sospirò mestamente. Quando Shouta parlò di nuovo, diede voce alle sue paure. Scosse il capo, incredula. Un omicidio… E di chi? Sono fuori dal giro dei capoccioni da un bel po', è vero, ma mi aspetterei che almeno saremmo venuti a sapere per tempo della morte di uno dei nostri. Questo pone una luce decisamente più cupa sull'intera faccenda. Si fermò, sperando egoisticamente che non venisse fuori un nome conosciuto. Non che ciò avrebbe reso il tutto meno tragico, ma odiava i drammi ed era uno dei motivi per cui "schivava" le relazioni strette ormai da tempo. Lo stomaco le si strinse. Non aveva più spazio per l'ultimo boccone e fece cenno con la testa di riporlo nella ciotola. Dopo quel breve gesto, non tolse più l'occhio dal viso di Shouta, fissandolo con determinazione e anche una punta di severità malcelata mista a irritazione, che comunque non esternò a parole.
    Ti prego di calmarti, caro. So che la situazione è alquanto… spinosa, ma non colpevolizzarti. A essere sincera dubito che piccolezze personali come questa possano essere rilevanti di fronte a un omicidio ai piani alti. Probabilmente riderebbero della mia preoccupazione per Jadis, o dei nostri problemi in famiglia. Spero almeno che mi credano quando sarà il momento...
    Sospirò, leggermente a disagio di fronte al giovane e alla sua perspicacia. A parte le discussioni più o meno animate con Jadis, che spesso avvenivano di fronte a lui, non gli aveva mai parlato direttamente delle proprie remore nel mandarla a vivere da sola in un dormitorio con gente sconosciuta. Non gli aveva mai parlato dei propri pensieri, dell'ansia genitoriale o della paura di non poterla proteggere qualora fosse stata lontana, questo perché lo aveva sempre inconsciamente relegato a coetaneo della giovane, mettendolo quasi al suo pari nel trattamento. Quanto era stata stolta? Sho era una Maestro, attualmente molto più in alto di lei addirittura, e se non fosse stato per lui, a quel punto a salvarle il culo ci sarebbero stati solo lei e... Lei, perché di sicuro ci avrebbe pensato due volte prima di scomodare Rodin per il proprio culone, se fosse stata da sola. Il minimo che potesse fare per sdebitarsi dunque, era ricacciare indietro la lieve irritazione che le aveva procurato sentirsi messa a nudo in quel modo, con i sentimenti in bella vista che la facevano sentire ben più esposta del suo stupido kimono semi-trasparente, e cercare di aiutare il suo insostituibile alleato a riacquisire e mantenere la calma. Questo poteva fare e questo avrebbe fatto.
    Ma tu non temere, Sho-chan. Guardami. Mi vedi? Sto bene. E quando questa storia sarà finita ti porterò a cena fuori per ringraziarti del duro lavoro. Potremmo invitare anche Jadis, se ti fa piacere. Un'ultima cena tutti insieme… lasciando da parte quel suo inquietante famiglio, possibilmente. Pronunciò l'ultima frase borbottando mentre rabbrividiva al pensiero di Syornha. Il suo fastidio verso quella creatura era aumentato da quando aveva scoperto che poteva essere considerata il tutore di Jadis. Ridicolo! Ma non doveva pensarci.
    In ogni caso potrei offrirti una squisita cena a base di carne di Kobe per sdebitarmi un minimo, che ne pensi?
    Aveva origini giapponesi come lei, quindi doveva sapere quanto fosse pregiata e deliziosa quella carne. Sarebbe stato un bel gesto, totalmente innocuo come invito, se solo non avesse continuato la frase: O tutto quello che desideri, insomma. Pensa alla cosa più succulenta che ti piacerebbe assaggiare, ebbene: immaginala già sul tuo piatto, infiocchettata, sopra a un bellissima tavola imbandita!
    Lo disse con fin troppa enfasi, così tanta che si sporse verso di lui lasciando che i seni, già pesantissimi senza le bende a trattenerli, cadessero in avanti rimbalzando. Non lo faceva apposta, davvero. O forse sì? Gli sorrise innocente, con quel suo solito fare materno segno che stava tentando davvero di metterlo a proprio agio e rassicurarlo a modo proprio… non certo di fare discorsi a doppio senso, come invece poteva essere sembrato, proponendosi come pasto principale di un'eventuale portata con il quale premiarlo.
    Dopo quel tentativo decisamente strano di consolarlo, ancora una volta, Baiken si ricompose e si sporse verso di lui per avere quell'ultimo boccone rimasto sospeso, schiudendo le labbra e tirando leggermente fuori la lingua, stavolta dimenticando di non fissare Shouta ma anzi, mantenendo il contatto visivo tutto il tempo. Si rifiutava di lasciare il boccone della vergogna sul piatto, sarebbe stato disonorevole. Dopo ciò, mascherò il proprio umore col suo sorriso più luminoso e si rimise dritta e composta (come poteva), agitando leggermente la testa per sistemarsi i capelli.
    Ora però concentriamoci. (Facile, no?) Mi sembri ben più preparato di me, per cui: Cosa mi consigli? Devo ammettere di essere piacevolmente colpita da tutti i pesci grossi che conosci in questo mare. E lusingata che tu li abbia scomodati per me... Ma nel frattempo? Qualcuno ti ha detto se hanno intenzione di ricevermi per sentire le mie ragioni, o mi aspetta direttamente un interrogatorio? O peggio, il tribunale? Se potessero farmi perlomeno la gentilezza di levarmi queste dannate manette prima, sarebbe davvero grandioso… Cosa pensano potrei fare con un braccio solo, d'altronde!?
    Tutto. La risposta era: decisamente tutto. E infatti non riuscì a nascondere un sorrisetto allusivo quando finì la frase. Lo stava decisamente facendo di nuovo: dissimulava e nascondeva le proprie emozioni dietro finto divertimento. Ma se Shouta l'aveva osservata abbastanza in quel periodo di convivenza che ormai avevano condiviso, avrebbe dovuto capire che era il caso di tacere riguardo i suoi sentimenti, il suo stress, o il suo umore. Perché Baiken semplicemente era abituata ad andare avanti così: nascondendo se stessa sotto strati e strati di sorrisetti e battute allusive, bugie e sotterfugi. E se avesse provato una seconda volta a toglierle quello, probabilmente la sua Maestra si sarebbe parecchio arrabbiata con lui.
     
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    Sentirla definirsi "giovane rossa focosa" non lo aiutò molto a distogliere dalla sua mente quanto stupidamente fosse attratto da lei, dal suo corpo, dal suo essere una maestra e da quel suo fare materno irresistibile, ma Sho era davvero ben addestrato e se riusciva a resistere al richiamo perverso di una spada maledetta, forse poteva anche trattenere i sentimenti che provava per la maestra Baiken, assecondando le sue parole con un sorriso tanto dolce quanto amaro, approvando il suo spirito positivo ma condividendone la giusta preoccupazione. Si dedicò al suo compito con grandissima attenzione, se Baiken rispettava l'etichetta e tratteneva i rumori più sconvenienti, lui teneva lo sguardo basso, l'espressione neutra ed eseguiva movimenti perfetti. In entrambi scorreva nel sangue la rigida tradizione del sol levante, non era difficile dunque compiere quei movimenti fingendo disinteresse, ma restava comunque una farsa. Il movimento di quelle labbra carnose, i respiri trattenuti di Baiken, la lingua calda che scivolava sul pesce per gustarselo e non abbandonare al fato neanche una goccia. Impossibile non guardarla. Sho si maledì interiormente: come poteva pensare a simili cose mentre lei era nei guai e per di più inerme? Il suo aiuto era totalmente disinteressato eppure non riusciva a smettere di immaginarsi al posto di quel delizioso sashimi contro la bocca della sua maestra. Che apprendista indegno. Al contrario di Baiken, Sho non aveva proprio niente di introflesso e anzi, se non fosse stato per la cintura di maniche che portava sempre intorno alla vita sarebbe stato impossibile nascondere la leggera eccitazione che la sua virilità stava sviluppando, tenuta sotto controllo con incredibile difficoltà. Vergogna e sensi di colpa si impadronirono di lui, ma non privò mai la sua maestra di quell'aiuto, perché sapeva fosse la cosa giusta da fare. L'idillio tra erotico e gourmet venne distrutto appena Baiken sobbalzò, sorpresa dalla nomina di Traesto, facendo rinsavire il giovane maestro come se si fosse svegliato dal meraviglioso sogno in cui baciava sensualmente la sua maestra dopo averla imboccata mentre era in difficoltà.
    I-io in realtà... ho solo pensato che qualsiasi aiuto fosse valido...
    Non era molto convincente come risposta per rassicurarla, ma visto che fino a un attimo prima stava combattendo contro sé stesso per trattenere il desiderio di confessarle i suoi sentimenti, non poteva pretendere di elaborare di meglio. La storia dell'omicidio fece suonare subito i campanelli d'allarme della maestra, e dato che come aveva ben intuito una storia di minore importanza sarebbe stata velocemente sulla bocca di tutti, era ovvio pensare che qualcosa di grosso era successo, qualcosa che valesse la pena tenere in grandissimo segreto per tutti, tanto da ammanettarla e chiuderla in una stanza il prima possibile senza troppe preoccupazioni. Sho sentì la sua preoccupazione montare e nel suo cuore onesto non trovò modo di consolarla mentendole e sminuendo il problema. Mortificato da quella realizzazione, Sho abbassò l'ultimo boccone, rifiutato da Baiken, riportando la ciotola sul tavolo pronto all'inevitabile declino delle serenità da poco ritrovata. Si aspettava che finalmente anche Baiken si sarebbe lasciata cogliere dall'ansia, ma per l'ennesima volta la maestra si dimostrò più matura, fissando negli occhi il suo protetto mentre ancora una volta lo calmava, come se fosse lui quello nei guai e lei non avesse nessun problema da risolvere. Abbassò il capo, mortificato all'idea di averla messa in imbarazzo con la sua lingua lunga. Aveva intuito il dolore che poteva provocare il trasferimento di Jadis dalla loro "casa da famiglia allargata", ma non per questo doveva metterlo in evidenza. Come se la sua maestra non avesse già abbastanza problemi. Sentì di aver commesso un brutto errore anche se la donna cercava di riconsolarlo, lui non trovò subito la forza per rialzare lo sguardo, stringendosi piuttosto i pugni che stringevano ancora le bacchette e la ciotola con discreta rabbia e frustrazione. Alzò lo sguardo a quel "Mi vedi?", che tentava in tutti i modi come avrebbe fatto una madre col proprio figlio subito dopo un incidente d'auto. Lui magari aveva solo un graffio, lei invece una gamba incastrata tra le lamiere della macchina, eppure si preoccupava per lui. Quanto duramente stava fallendo? Lo capì nel sentirla parlare di Syornha in quel tono scherzosamente dispregiativo, riuscendo a strappargli una mezza risatina imbarazzata, spezzando la tensione che si era creata.
    Una cena tutti insieme... sarebbe proprio una bella idea.
    Mormorò tra sé mentre tornava a guardarla, ma più Baiken gli parlava di festeggiare assieme, più pensava a lei. E quando gli chiese di immaginare la cosa più succulenta che potesse immaginare, condita e messa davanti a lui come se appartenesse unicamente a una persona, arrossì vistosamente immaginandosi la sua maestra non ammanettata ma legata con i fili vermigli della sua spada, in perfetto stile Shibari e con la bocca bloccata dalle corde, che gli comunicava non con le parole ma con lo sguardo di farla sua. Le sue labbra schioccarono come se dovesse leccarsele, ad uno sguardo poco attento sembrava che Baiken avesse acceso in lui l'appetito, ma dai suoi occhi si vedeva che era uno sguardo perverso, malizioso, affamato di sesso. Era così evidente che neanche ci provò a nasconderlo, ma ancora una volta le sue maniche legate intorno alla vita lo salvarono dal mettere in evidenza un'erezione che aveva ben poco da risvegliare oramai.
    N-non vedo l'ora...
    Stava davvero viaggiando troppo con la fantasia, la testa era leggera, il cervello gli scoppiava, da un momento all'altro il naso avrebbe iniziato a colare di sangue in perfetto stile da pervertito, ancora una volta Sho raccolse tutte le sue forze per ritrovare la pace. Era talmente perso nelle fantasie che non si rese conto di avere le bacchette troppo vicine a sé, quindi quando Baiken si avvicinò a lui fissandolo dritto negli occhi per un attimo gli sembrò volesse baciarlo, e perse chiaramente un battito rimanendo immobile come una statua di sale, mentre ammirava per l'ennesima volta quelle labbra deliziose gustarsi il loro ultimo boccone. Tirò un lungo sospiro di frustrazione appena Baiken tentò di riportare la quiete in quella stanza, era davvero difficile mantenere la concentrazione in sua compagnia con tutte quelle battutine e doppi sensi, ma oramai aveva imparato che faceva parte di Baiken, e adorava la sua maestra anche per questo. Sorrise per quanto gli fosse possibile, riposando tutto quello che c'era sul tavolo (praticamente poco se non nulla) riportando la sua attenzione su di lei.
    Come ho già detto... il solo fatto di aver pensato di usare le manette è oltraggioso. L'intera situazione lo è, quindi non so davvero cosa possiamo aspettarci. Se stanno radunando un consiglio di saggi di sicuro non sarà una cosa veloce, non a caso hanno portato da mangiare, ma pretendere di rimanere in quello stato...
    Dopo aver sistemato le ciotole in maniera piuttosto ordinata, Sho si girò verso Baiken, mantenendo la posizione in ginocchio e le mani ben salde sulle cosce, per evitare di allungare le mani in un tentativo di spiegarsi meglio, visto cosa aveva in mente di proporre.
    Posso togliere io le manette, maestra. Conosco l'incantesimo di sigillo, e fintanto che rimaniamo in questa stanza non verrà considerata una violazione. Purtroppo però devo trovare la zona del corpo in cui hanno applicato il sigillo quindi... dovrei esaminare la tua pelle in cerca di marchi. Non mi aspetto approvazione ma... credimi quando dico che lo faccio unicamente perché non posso accettare questo trattamento.
    Rosso in volto, sì, ma anche mortalmente serio. L'idea di mettere le mani sul corpo di Baiken e spogliarla lo faceva impazzire, ma non mentiva quando diceva che la cosa che desiderava più di ogni altra era di liberarla da quella posizione umiliante e concederle un minimo di respiro in quella situazione stressante. Sho era eccitato, e chiaramente in difficoltà davanti a lei, l'aveva desiderata più di una volta durante quella conversazione, ma la sua espressione esprimeva un mortale rispetto nei suoi confronti, si sentiva in colpa anche solo di aver osato proporre una cosa del genere, quindi manteneva la posizione pronto a ricevere un rifiuto.
     
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    Le battutine a sfondo sessuale erano all'ordine del giorno per Baiken, ma per una volta che non aveva intenzione di farne una, si rese conto troppo tardi del pasticcio compiuto. Buffo pensare che si fosse sforzata tanto di non fare battutine sconce, per poi farsene sfuggire una talmente ambigua senza volere. In un'altra situazione avrebbe riso di quel malinteso, ed era pronta a farlo… finché non guardò il viso di Shouta. Schiuse le labbra davanti a quell'espressione. L'eccitazione che lesse nei suoi occhi la colpì come un pugno in faccia, facendole trattenere il respiro. E come se il suo corpo volesse rispondere a quello sguardo, una fitta decisamente indesiderata le fece pulsare il sesso in risposta. Ringraziò mentalmente che non potesse vederla.
    Fu lei a distogliere lo sguardo stavolta, masticando in silenzio quell'ultimo boccone, in modo molto più lento del normale, un po' come se volesse rallentare anche il tempo. Aveva cercato di consolarlo, invece aveva finito per metterlo a disagio. Era sinceramente dispiaciuta, ma dire qualcosa avrebbe reso il tutto ancora più imbarazzante, per cui tacque. A differenza di quanto potesse pensare il giovane, non lo trovò affatto stupido o infantile per aver pensato a certe cose in una situazione tanto drammatica, ma anzi, biasimò se stessa per aver esagerato, trascinando entrambi nell'imbarazzo. Dopotutto anche lei aveva avuto voglia di scherzare sulla propria semi-nudità svariate volte da quando era entrato a farle compagnia in quella cella di lusso, ed era ben consapevole della carica sessuale involontaria che il suo aspetto poteva emanare. Ancora una volta, quel piccolo malinteso le ricordò dolorosamente il proprio fallimento al loro allenamento, quando Sho-chan aveva voluto avvicinarsi alle sue ideologie mettendosi alla prova con lo Shibari e lei, egoisticamente, lo aveva lasciato a metà dell'opera con un mucchio di domande irrisolte e... il resto. Era stata una codarda. E anche se in seguito si era inginocchiata davanti a lui per scusarsi di quell'errore, e lui l'aveva perdonata, si era sempre sentita come se fosse rimasto sospeso tra loro, irrisolto; una di quelle crepe piccolissime capaci di restare in un rapporto per anni, creando imbarazzo in momenti altrimenti innocui. Ebbene, ora era lei quella legata e in difficoltà, e lui il "Maestro" che avrebbe potuto salvarla. Sorrise della sua proposta, pensando che in fondo si stava già dimostrando migliore di lei, disposto a reprimere il proprio desiderio pur di aiutarla; impresa in cui ella, ai tempi, non era riuscita. Quindi, per quanto trovasse decisamente pericolosa l'idea di essere spogliata e toccata da lui, le sembrava un epilogo calzante per rimediare una volta per tutte a quel vecchio errore. Una specie di punizione meritata. Presa quella decisione, si voltò verso di lui, mettendosi dritta sulle ginocchia leggermente aperte, così da permettergli di toccarla ovunque avesse ritenuto necessario. Tenne la schiena dritta e portò il petto in fuori, così da concedergli il maggior spazio di manovra possibile. Dopodiché lo guardò dritto negli occhi e gli sorrise calorosamente, nella speranza di tranquillizzarlo. Sentiva che si stava biasimando, ma dal suo punto di vista non era certo lui quello da biasimare.
    Non c'è bisogno che aggiungi altro, Shouta-san. L'onorifico non fu casuale, con esso sottolineò che il rispetto era assolutamente reciproco. Non devi giustificarti di nulla, perché so già tutto… e ti sono immensamente grata. Procedi pure come meglio credi dunque; hai la mia totale fiducia. Mi affido a te.
    Quella era la frase più potente che potesse dire per aiutare entrambi a restare calmi nonostante l'attrazione palpabile che provavano, perché era certa che Shouta non avrebbe mai tradito la sua fiducia e ciò avrebbe posto un ché di solenne in quel compito. Non lo fece per manipolarlo però, ma perché lo pensava sinceramente: volente o nolente il suo giovane pupillo era riuscito a entrare nella sua "cerchia ristretta", quel piccolo gruppo di persone per le quali sarebbe stata disposta a perdere il braccio o l'occhio buono. E anche se alle volte ancora si parlavano in modo fin troppo formale per due coinquilini; anche se non si vedevano spesso tra una cosa e l'altra e c'era ancora quell'imbarazzo palpabile tra di loro, Baiken sapeva di poter contare su di lui. Mai come quel giorno n'era sicura. E questo era molto più importante di qualsiasi cosa lui avesse dovuto fare per trovare un sigillo su quel suo corpo pieno di cicatrici. Certo, tutti quei pensieri solenni e profondi avrebbero dovuto aiutare anche lei a stare calma… Ma non fu così. Il senso di responsabilità poteva forse aiutare Shouta a trattenersi, dopotutto sembrava davvero bravo a farlo… ma lei non riuscì a reprimere un brivido, nell'attesa di essere toccata. Era più forte di lei. Entrambi sapevano del suo amore per lo Shibari, ma Shouta si era mai chiesto perché? Adrenalina. Costrizioni, paura, stimoli forti… Baiken era inconsciamente attratta da tutto ciò che stimolasse il rilascio di quell'ormone, perché semplicemente amava ciò che la sensazione d'onnipotenza portava con sé: mente svuotata da tutto ciò che non fosse sopravvivenza, pensieri extra azzerati. Per una che era perennemente affiancata da un demone divora emozioni, il quale non faceva altro che toglierle il sonno, torturandola, era semplicemente la via di fuga migliore. E se l'idea di essere legata le aveva procurato soltanto amarezza quando era stata sola, davanti al desiderio del suo allievo le fece venire, volente o nolente, brividi ovunque. Chiuse gli occhi e respirò profondamente, sforzandosi di ricacciare indietro l'eccitazione. Shouta avrebbe potuto notare che il suo corpo fremeva leggermente, come se il solo restare dritta sulle ginocchia le costasse fatica, cosa decisamente strana per gambe allenate come le sue. Vigliaccamente, Baiken avrebbe voluto stringere le cosce per reprimere quelle fitte indesiderate che ogni tanto la facevano pulsare dall'interno, perché al contrario di Shouta non era così coraggiosa da mostrargli la propria eccitazione. Ironia volle che dimenticò di non poterlo fare e, quando provò a serrare le cosce e le costrizioni alle caviglie glielo impedirono, una fitta più forte delle altre la fece quasi cadere sulle ginocchia. La sensazione di non poter chiudere le gambe, costringendola a rimanere esposta in quel modo… Adrenalina. Il timore che lui potesse vedere o, ancora peggio,sentirequanto fosse eccitata: Ancora, adrenalina.
    Hem, sai, non mi hai risposto riguardo a Traesto: come vi conoscete? Avresti voglia di raccontarmi qualcos'altro, magari? Mi sento un po' a disagio a stare zitta mentre… mentre procedi.
    Il suo tono era incrinato, molto diverso da quello sicuro e ridente che la contraddistingueva. Continuava insistentemente a tenere gli occhi chiusi e controllare il respiro, cercando invano di rallentare tutto del suo corpo, anche quando fremeva ovunque. Non era timida, questo lo sapevano entrambi. Non l'era mai importato cosa potesse pensare un eventuale amante del suo corpo ricoperto di cicatrici, dei suoi muscoli fin troppo definiti in alcuni punti, o del suo seno dai capezzoli ridicolmente timidi, che cozzavano con tutto il resto della sua figura mutilata. Il moncherino? Lo sfoggiava con orgoglio. L'orbita vuota? Pffff, che non guardassero se avevano paura! Insomma, era una cosa che proprio non le importava, apparire bella. Per questo teneva ben saldi i suoi morbidi riccioli ribelli sul pube, nonostante la moda dicesse il contrario. Sempre per questo a volte dimenticava di depilarsi, non si truccava quasi mai e non vestiva con lingerie sexy se non per rari, fortunati, amanti selezionati. Già, quel suo atteggiamento non era decisamente timidezza… Era lussuria. Una lussuria decisamente inopportuna e fuori contesto, che per questo reprimeva. Dannata astinenza e dannata lei, che non faceva sesso da quando un piccolo demone superdotato le aveva dato un minimo di corda mesi e mesi prima. Era in prigione incolpata di chissà cosa e fremeva per il tocco di un ragaz... No, non riusciva proprio più a vedere Shouta come un mero ragazzino dopo che era stato il primo (per ora unico) a salvarle il culo quel giorno. Era un uomo. Giovane, certo, ma non un ragazzino. E stava per toccarla, mentre era legata e sessualmente frustrata, tanto da dimenticare di trovarsi in una cella di massima sicurezza, in attesa di chissà quale sentenza. Per tutti i Sigilli dell'universo… era fottuta.
     
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    La vide voltarsi verso di lui, con uno sguardo a metà trai l senso di colpa e il vago languore. Non poteva vedere più di quanto non ci fosse davanti ai suoi occhi, ma nello sguardo di Baiken c'era qualcosa di diverso, un pò come se stesse biasimando qualcuno, difficile capire se il suo allievo oppure sé stessa. Il rosso deglutì di fronte al modo in cui Baiken aveva accettato la sua proposta, schiuse leggermente le labbra perché l'ossigeno che passava dalle narici non era abbastanza e dovette socchiudere lo sguardo per non lasciarsi sfuggire un verso di estrema gioia nel sentirla accettare. Ancora una volta Baiken si era affidata a lui e questo lo rendeva estremamente... immensamente felice. Non solo perché avrebbe potuto mettere le mani su quel corpo mozzafiato, ma perché godeva davvero della sua fiducia e questo era ancora più importante. Si maledì mentalmente per aver pensato davvero una cosa del genere... davvero aveva intenzione di gustarsi il meglio da una situazione del genere solo perché lei si fidava di lui? Non c'era niente di erotico, niente di perverso che potessero condividere, lei era nei guai e lui la stava aiutando, perché le era riconoscente, perché la rispettava, perché avrebbe fatto di tutto per proteggerla, non perché banalmente non vedeva l'ora di metterle le mani addosso. Eppure, da una parte, il suo petto batteva di gioia come un ragazzino davanti alla sua torta di compleanno, una gioia non perversa ma primordiale, incontrollabile, che suscitava in lui emozioni così spontanee che erano difficili anche solo da interpretare. La testa era leggera, e nel suo animo si sentiva uno stupido, ma non poteva che sentirsi estremamente felice nel vedere che Baiken lo accettava come un alleato prezioso, e non solo come un pupillo da proteggere. Inspirò a pieni polmoni, annuendo col capo, prima tenendolo basso, poi incrociando lo sguardo con lei per mostrarle determinazione: non avrebbe ceduto né ai suoi sentimenti né ai suoi più bassi istinti, voleva aiutarla e lo avrebbe fatto. Aspettò che Baiken si mettesse comoda, per quanto le fosse possibile, notando subito quanto la sua maestra fosse in difficoltà: Sho rilegò tutta la colpa alle catene, osservandole con grande disprezzo e serrando le labbra in un'espressione di rabbia, deciso più che mai quel poco bastò a dargli la forza per chiudere le distanze tra di loro, arrivando a portarle le mani sulle spalle così da aiutarla a sostenersi per non farla cadere o provare dolore per la posizione scomoda. Solo a quel punto si rese conto che la sua maestra non stava affatto soffrendo... ma fremendo. Poteva sentire la sua pelle attraverso il kimono quasi trasparente, sembrava impaziente di venire toccata, sentirsi alla mercé di un tocco forte e deciso mentre il suo corpo bloccato non poteva rispondere. Deglutì un amaro rospo in quell'istante ma non fu abbastanza per fargli dimenticare il suo compito, quindi annuendo col capo come a dirle che avrebbe iniziato a quel punto, iniziò lentamente a scoprirle il braccio buono sollevandole la manica. Le sue dita scivolarono sulla pelle della maestra carezzando con attenzione la sua carne, facendole sentire i polpastrelli caldi e decisi. Poteva cercarlo anche con gli occhi ma se era nascosto allo sguardo quel sigillo sarebbe stato meglio affidarsi anche ai suoi sensi magici. Ne approfittò anche per toccare le manette, tirandole un pochino senza farle male, strattonandole con decisione per comprenderne la fattura e l'essenza magica, magari così l'avrebbe fatta risuonare con il suo potere per trovare meglio il sigillo. Le mani di Sho sfiorarono anche il braccio tagliato di Baiken, e a quel punto fu lui a sentire un brivido. Quella doveva essere una parte delicata per lei, probabilmente era come sfiorare una delle sue parti più intime, ma ancora una volta Sho fu fermo, deciso in quello che faceva, non provava vergogna, non per quello almeno. La vergogna era rivolta verso la sua eccitazione, che più sentiva la carne di Baiken fremere, più cresceva. Forse neanche a lei dispiaceva essere toccata in quel modo, e man mano che Sho le carezzava la pelle e le cicatrici, anche il suo corpo reagiva. La pelle della sua maestra era molto simile alla sua: allenata ma sensuale, coperta di cicatrici vistose e nette. Il colletto aperto del ragazzo mostrava il suo collo che riusciva a riassumere perfettamente lo stato del suo fisico: che si muoveva impaziente, quasi arrossato, scivolava su e giù per respirare e gestire la saliva e ogni tanto gonfiava il petto mettendo in evidenza anche le cicatrici che il rosso portava sul petto. Immaginò di usare quelle cicatrici come una "guida" per le corde rosse che sul suo corpo perfetto avrebbero creato un mosaico senza eguali, e ancora una volta il suo respiro lo tradì: la differenza a quel punto era che risultavano così vicini da farle sentire il suo respiro bollente, colmo di desiderio, e dato che la stava gradualmente spogliando Baiken lo avrebbe percepito scivolare sulla pelle come la più perversa delle carezze. Il silenzio rendeva ogni suo respiro un alto tradimento, un modo per mancarle di desiderio, che le confessava quanto amasse il suo corpo ma soprattutto il suo sguardo colmo di fiducia mentre si affidava a lui. Fortunatamente ci pensò la maestra a spezzarlo, riprendendo la domanda che prima Sho aveva distrattamente ignorato, troppo plagiato dalle sue battutine e dalla necessità di alleviare l'umiliazione della sua maestra. Senza distrarsi da ciò che stava facendo, le rispose proprio mentre le sue mani le arrivavano al colletto del kimono, allargandolo e sciogliendolo sulle sue spalle, iniziando a scoprirle il petto e il ventre.
    Perdonami, non era mia intenzione evitare una risposta, mi sono distratto... c'è stato un breve periodo dove la polizia di Roma e Traesto hanno investigato nelle vecchie metropolitane della capitale trovando attività sospetta. Hanno usato marchi di magia nera potentissimi, è stata una crisi abbastanza importante, di fatti il governo aveva richiesto aiuto direttamente al maestro Rodin... ma lui ha voluto chiamare me. Forse pensava che sarei stato alla sua altezza o che mi sarebbe valsa come esperienza formativa... in realtà è stato davvero spaventoso! E se non fosse stato per altri validi combattenti di sicuro non sarei riuscito a dare una vera mano. Traesto è... estremamente preparato su qualsiasi cosa. Non è solo uno scienziato geniale... è un altissimo mago, alchimista, inventore, ma soprattutto ha un forte senso di giustizia. Mi ha trasmesso molto mentre indagavamo in quei luoghi pericolosi e mi ha sempre detto di essermi grato per l'aiuto che gli ho dato. Non mi sono mai sentito all'altezza di riscattare questo favore che aveva nei miei confronti, e se non fosse stato per questa situazione probabilmente non lo avrei fatto mai. Ma sono sicuro che ci aiuterà volentieri quando capirà dell'insensatezza della situazione.
    Il suo discorso filava, e lo aiutò a mantenere la concentrazione nei punti più salienti. Il petto e le spalle della sua maestra erano privi di sigilli e li esaminò con molta attenzione cercando disperatamente di non cedere con lo sguardo sul suo seno, non più del necessario almeno. I capezzoli introflessi di Baiken lo avrebbero condannato ad un desiderio irrefrenabile di succhiarli per portarli all'eccitazione più evidente, e quello era uno sguardo voglioso che non poteva concedersi. Quando fu il momento di passare proprio a quelle parti il ragazzo esitò un momento, ma continuò il su discorso in scioltezza spostandosi alle spalle della sua maestra, abbassandole il Kimono quasi del tutto, spogliandola al cento per cento o poco ci mancava, concentrandosi però prima di ogni altra cosa sulla sua schiena, così che avrebbe potuto continuare senza che il languore gli impastasse la bocca rendendolo più simile ad un rospo che provava a parlare. Le carezzò la schiena a partire dalle spalle, lentamente, scivolando con le dita sapienti su quella pelle perfetta, solcandole le cicatrici e soffermandosi su di esse. Il tocco di Sho era gentile, ma nascondeva un certo spirito possessivo, come se l'idea che qualcuno avesse osato piantare un sigillo su di lei fosse assolutamente insopportabile, e adesso era suo compito rimuoverlo e metterle il suo di marchio addosso: una pressione gentile, calda, virile, ma che apparteneva soltanto a lui e serviva non per umiliarla, ma per farla sentire protetta. Vicinissimo al suo bacino, Sho prese un lungo respiro dopo aver completato il discorso su Traesto, e scivolò con le dita sulle sue natiche, stando ben attento a non avventurarsi troppo oltre e interrompendo subito appena capì che lì non avrebbe trovato niente. Chiuse gli occhi, terrorizzato all'idea di spingersi oltre, ma a quel punto non poteva rimangiarsi la parola data solo perché aveva paura di affrontare il suo corpo nudo e sensuale in prima persona, ma avrebbe comunque contato sul suo aiuto, rimanendole alle spalle con le mani una sulla schiena e una sul fianco, non intento ad accarezzarla per non rendere tutto più ambiguo, ma semplicemente per offrirle sostegno e magari nascondere il più possibile la sua eccitazione mentre la sentiva fremere.
    Per ora non l'ho trovato... Maestra... devo esaminare anche le gambe. Non so se riesci a stare in piedi o... se preferisci sdraiarti. Prometto che quando avrò rimosso queste manette, e lo farò cascasse il cielo... ne sarà valsa la pena.
    Il respiro caldo del rosso scivolava sulla pelle della sua schiena come quelle mani decise e bollenti, il corpo di Sho era quello di un uomo eccitato ma la sua dedizione era quella di un maestro di arti occulte. Non avrebbe perso di vista la sua missione ma... quanto era bella quella donna? Senza un braccio, un occhio, il corpo coperto di cicatrici, gli arti bloccati e con indosso niente se non un pezzo di stoffa bianco. L'unica altra cosa che Baiken poteva percepire netto quanto il suo respiro, era il cuore del ragazzo che in quel momento stava battendo sempre più forte.

    Edited by BOLSHAK VS DOOM - 5/6/2022, 07:12
     
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    Baiken dovette usare ogni barlume di autocontrollo per restare perfettamente immobile. L'unico movimento che proprio non riuscì a controllare era quel fremito che le sconquassava il corpo dall'interno, un fremito che sarebbe potuto anche apparire lieve al tocco, fisiologico quasi, ma dentro minacciava di farle esplodere petto e polmoni. Il pensiero che lui potesse sentirlo ogni volta che la sfiorava non faceva che peggiorare la situazione. Cercò di concentrarsi intensamente sulla conversazione e su ciò che Shouta diceva, ricordandosi mentalmente, secondo dopo secondo, dove si trovassero e soprattutto perché fosse legata. Non certo per il proprio piacere, tantomeno per intrattenersi con un compagno Custode. Ripeterselo come un mantra le sembrava l'unico metodo per mantenere il raziocinio… ma non aveva fatto i conti con la sensazione che le avrebbe procurato avere le mani del ragazzo su di sé. Restare a occhi chiusi era stata una pessima idea e se ne rese conto tardi. Si ritrovò letteralmente a sussultare appena le sfiorò il braccio buono per denudarlo, un po' come se il suo tocco bruciasse contro la pelle. Da un ragazzo giovane si sarebbe aspettata palmi morbidi e lisci… Figurarsi. Non era così fortunata. Anzi, le sue mani erano dannatamente ruvide e fin troppo grandi per i suoi gusti. Le mani di un combattente… e questo le piaceva fin troppo. La prima volta che l'aveva toccata era troppo presa da altro per accorgersene, con la pioggia, Ebrietas e Muramasa a giocare con loro… ma stavolta, invece, ogni singolo senso era concentrato su di lui. Nonostante tutto, si lasciò esaminare muovendosi il meno possibile, trattenendo quasi il respiro, e il suo giovane allievo avrebbe potuto accorgersi del suo umore irrequieto solamente quando toccava un punto più sensibile degli altri, perché puntualmente la maestra sussultava leggermente e il suo enorme seno sobbalzava appena. Una singola volta, ogni volta. La paura dell'ignoto stava aumentando e con essa la sensazione di essere in trappola, costringendo il suo corpo ad accelerare, pompando sangue sempre più forte; questo avrebbe dovuto anche rallentare l'eccitazione che montava, perché certo non era una delle funzioni primarie di un organismo, ma chissà come ad ogni singola carezza di Shouta, una nuova fitta si faceva strada tra le sue cosce, costringendola a serrare più forte i denti sul labbro. Imprecò in giapponese stretto quando il suo tocco arrivò alla scollatura, incapace di resistere oltre. Kuso! "Merda". Quell'imprecazione le uscì dalle labbra come se dovesse sputarla fuori ad ogni costo, incazzata con chissà chi e chissà cosa. Aprì l'occhio per tentare di rassicurare il proprio cervello sulla situazione, così da soffocare un minimo la sensazione euforica che in qualsiasi altro contesto avrebbe amato completamente. Doveva assolutamente smettere di sentirsi in "pericolo" ed eccitata per il solo fatto di esserlo. E voleva farlo subito… ma guardarlo non servì a calmarsi, anzi, forse peggiorò le cose. Si ritrovò davanti il suo collo, arrossato, il respiro affannoso e il suo cuore che pulsava così forte che quasi poteva distinguerne i battiti, come i rintocchi di una campana. Ogni singola emozione che Sho cercava di trattenere le venne sbattuta in faccia e per poco non indietreggiò per il contraccolpo. Ovviamente si era accorta anche in precedenza di quanto fosse attratto da lei, ma aveva sempre scelto di ignorarlo, per il bene di entrambi. E adesso? Subire il suo tocco in quel contesto, bloccata e impossibilitata a fuggire da quel desiderio, semplicemente la stava divorando dall'interno. Le faceva immaginare cosa avrebbe potuto fare con lei, nuda e legata per il suo piacere e soffocò un ansito. I crampi che si hanno allo stomaco quando si ha fame? Lei iniziava a sentirli in tutt'altre parti del corpo, a partire dal seno che lui scelse saggiamente di ignorare, concedendo a entrambi un minimo di respiro.
    Baiken respirò profondamente, guardando in alto all'improvviso, come se dovesse votarsi a chissà quale divinità per sopravvivere alla loro vicinanza. Invece che aumentare, la sua salivazione era praticamente azzerata. Si sentiva morire di sete, ed era costretta a ingoiare a vuoto nel tentativo di darsi sollievo. Gli avrebbe chiesto dell'acqua subito, se solo farlo non avesse significato bere dalle sue mani, a bocca aperta, la gola esposta… No, era escluso. Cercò di rimanere ancorata al discorso, come ad un'ancora di salvezza che potesse evitarle la follia.
    Non essere modesto con me, Sho-chan. È davvero… lodevole che tu abbia compiuto un'impresa tale da guadagnarti la gratitudine di una figura tanto importante. Dubito che un tipo come Traesto, con la sua nomina e le sue capacità, ti avrebbe offerto un simile favore da riscattare, se non te lo fossi sinceramente guadagnato. Sono molto fiera di te, devo dire. Non ci siamo visti abbastanza in questo periodo da allenarci ancora insieme, ma forse in fondo non hai più bisogno di me... Anzi, forse presto sarai tu a dovermi dare qualche lezione, eh?
    Ok, sì, altre frasi da mammina e ritorno a quel "chan" tanto familiare. Una grande mossa per apparire quanto più calma e serena possibile, azzardò persino una risata breve, che non esplose mai. Peccato che vedere Baiken distogliere lo sguardo fosse un evento decisamente raro e sospetto per chi la conosceva un minimo. E Shouta, purtroppo, la conosceva. Non osò guardarlo oltre. Anzi, finì il proprio discorso guardando il soffitto come se si fosse persa ad ammirare la fattura delle decorazioni nella stanza e di eventuali sigilli per il blocco magico. Vagò alla ricerca di qualsiasi particolare avesse potuto catturare la sua attenzione se solo in realtà non fosse stata troppo occupata a morire nell'attesa. La verità era che, fin da quell'unica fugace effusione, l'era rimasto il desiderio insoddisfatto di vedere Shouta alle prese col suo seno. Non sapeva neppure dirsi perché, ma il modo in cui la guardava aveva qualcosa di cupo nascosto ben in fondo e lei avrebbe davvero voluto scoprire di cosa si trattasse. Per curiosità da Custode, ovviamente. Certo.
    Fu estremamente sollevata quando lo vide portarsi alle sue spalle, rimandando un eventuale contatto con quella parte di lei tanto sensibile. Ne approfittò per tornare a guardare davanti a sé, osservando il proprio stato: fortunatamente i lunghi capelli rossi, indomabili senza la giusta costrizione, l'erano ricaduti addosso in due lunghe ciocche distinte, come uno scialle su ogni seno, creando un gioco di vedo o non vedo che, per quanto sexy, le diede l'illusione di rimanere protetta dal suo sguardo. Anche perché, dopo quei pensieri, non essendo affatto immune alla situazione come cercava di apparire, i suoi capezzoli iniziavano lentamente a inturgidirsi e facevano capolino per una piccola parte dalle areole gonfie, cercando di schiuderle per farsi strada e uscire del tutto. Sospirò dunque di sollievo, convinta di aver schivato il peggio e di non essere stata scoperta. Illusa. L'esplorazione che seguì, una lenta carezza dalle spalle e poi giù per la schiena, la fece immediatamente rilassare, strappandole un piccolo mugolio di apprezzamento. Ecco, forse quello era ancora meglio di qualsiasi stimolazione sessuale, perché realmente la aiutò a scaricare un bel po' dell'agitazione accumulata nell'attesa. Si rilassò lentamente, ma considerevolmente, riuscendo a smettere di tremare o persino pensare alla legatura, almeno per qualche istante. Ma come tutte le cose belle anche quel relax era destinato a finire, durando decisamente troppo poco per il suo povero corpo bisognoso e finendo solamente per farle abbassare la guardia. Quando Shouta sfiorò con le dita i suoi glutei, per quanto delicato e fugace fosse stato il suo tocco, fece letteralmente scattare sull'attenti Baiken, facendole quasi perdere l'equilibrio in avanti. Semplicemente, non se lo aspettava.
    Oh-ohi ohi! Credo che me ne sarei accorta se mi avessero messo un sigillo lì! Gulp.
    Le dita così pericolosamente vicine all'interno dei suoi glutei non erano decisamente il meglio. Un minimo di curiosità da parte del giovane e avrebbe scoperto quanto fosse dannatamente bagnata nonostante la gravità della situazione. Solitamente Baiken non era il tipo da biasimarsi (o biasimare il prossimo) per le proprie pulsioni sessuali, eppure persino lei si sarebbe sentita terribilmente in imbarazzo in quanto Maestra, se fosse stata colta in fragrante dal suo allievo a eccitarsi durante discorsi così solenni, per un paio di manette e qualche carezza.
    Nonostante i pensieri cupi, si riprese subito, rimettendosi composta, sorretta dal tocco preventivo di Shouta, ma ciò non bastò per riportare quel momentaneo e delizioso stato di quiete che aveva raggiunto durante il mezzo massaggio. Se gli avesse chiesto di dimenticarsi le stupide manette e tornare a fare la magia che aveva compiuto sulla sua schiena, sarebbe stato sconveniente, o un'idea geniale per evitare di tornare a concentrarsi su quanto fosse eccitata? Ci pensò su, ma fu Shouta a interrompere quel ridicolo pensiero, sorprendendola.
    Chiuse gli occhi, percependo nuovamente la tensione ai piani bassi sovrastare le altre sensazioni. Capì distintamente che se si fosse sdraiata, non ne sarebbero usciti più. Non senza che facesse qualche follia comunque, in barba alla situazione tremenda in cui si trovava. Per questo fu fin troppo repentina nel rispondere: NO! Con tale foga che dovette subito ammorbidire il tono e cambiare rotta. Hem, mi metto in piedi, grazie. Dovrebbe essere più comodo per te… Tranquillo. Mi reggo solo un attimo alla tua spalla per alzarmi, ok? Non sono un fuscello, quindi sopporta il peso giusto un istante.
    Con tutti quei muscoli, le forme generose e 1 metro e 84 d'altezza, Baiken non era decisamente una donna leggiadra, ma il pensiero che presto sarebbe stata libera la rese fin troppo impaziente e veloce nell'agire. Sì, ancora qualche istante e si sarebbero liberati entrambi di quel contatto tutt'altro che indesiderato ma tremendamente fuori luogo, mettendo fine al senso d'attesa che la stava dilaniando. Quindi si fece forza e, ammesso che lui l'avesse sorretta, si affidò alla sua presa per alzarsi, posando la nuca su una sua spalla e mettendo i piedi a terra così da potersi poi sollevare sulle piante con uno scattante colpo di reni. Certo, era un po' difficile per via delle caviglie costrette a rimanere spalancate, ma proprio come aveva detto si affidò alla forza del suo alleato per concludere il movimento, convinta che l'avrebbe soccorsa se avesse incespicato per un qualunque motivo. Tipo… il desiderio di saltargli addosso, che a quel punto non era un pericolo da sottovalutare. Baiken aveva infatti risposto precocemente alla sua proposta di sdraiarsi o rimettersi in piedi, e ciò fece sì che la frase del giovane finisse mentre lei cercava già di portare a compimento il cambio di posizione. Per un momento sarebbe parsa una cafona per averlo quasi interrotto mentre parlava, ma purtroppo aveva sentito perfettamente il resto di quella frase… anche se lo realizzò in ritardo.
    "Ne sarà valsa la pena."
    La frase le rimbombò nel cervello facendola quasi inciampare mentre si rimetteva in piedi (o, perlomeno, ci provava). Perché persino un'uscita innocente le sembrava una promessa a sfondo sessuale? Forse stava impazzendo. Oppure anche lui si era messo a fare frecciatine a doppio senso, perché si era accorto delle sue reazioni? Sarebbe stato ironicamente meritato, ma sperava vivamente di no.
    Grazie Sho-chan, davvero. Apprezzo molto i tuoi sforzi, e prometto di ricompensarti appena possibile. Quella cena dovrà essere bella costosa, eh? Eheh... eh. Uhm, eccoo, so che è chiedere molto però… Se riuscissi anche a velocizzare il processo te ne sarei davvero, davvero grata. Non per metterti fretta eh? Ma non le sopporto proprio più queste manette. Spero perdonerai la mia impazienza...
    Si riferì alle manette nella speranza di mascherare tutto il resto. Come se il cuore e il respiro del ragazzo non le avessero riacceso ogni singolo fremito di desiderio, o il solo fatto di sentirlo così vicino non l'avesse fatta scattare in avanti e alzarsi come se avesse appena preso la scossa. Per non parlare di quella ridicola reazione sconvolta quando le aveva a malapena sfiorato le natiche! Cercò di mantenere la calma, ancora un pochino. Tutto questo poteva essere stato casuale, in fondo, e sperò vivamente che anche Shouta se la fosse bevuta. Bastava solo che non mettesse le mani dove non doveva, e tutto sarebbe filato liscio. Perché sarebbe bastato un tocco in più tra le sue cosce per trovarvi il terribile segreto che aveva così maldestramente nascosto: riccioli rossi completamente zuppi di voglia, e un profumo di sesso che arrivò persino alle sue stesse narici, quando non ci furono più né il kimono né la posizione a mascherarla. Se solo avesse potuto serrare le cosce… Ennesima fitta.
    ... È solo che sono… davvero scomode, capisci?
    Quel giorno le bugie le venivano decisamente poco credibili. Un fallimento totale, per una che di solito era la regina delle bugiarde. Magari però, senza guardarla in faccia, c'era ancora speranza. " E il premio peggior bugiarda del secolo va a..."
     
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    Il corpo della sua maestra sussultava in maniera ipnotica, per Sho era davvero difficile non cadere con l'occhio su di lei in maniera lasciva, e questo da una parte lo aiutava a rimanere concentrato, ma dall'altra spingeva il suo cuore a tradirlo, facendolo battere sempre più forte, tanto che il respiro normale che si stava sforzando di mantenere non gli bastava più per ossigenare a dovere il cervello e si sentiva con la testa leggera come una nuvola. E' questo quello che si prova quando si è sul punto di svenire solo per la bellezza che hai davanti? Sho non aveva risposte, solo un compito: trovare quel dannato sigillo. Come se non fosse già abbastanza difficile, stava cercando di mantenere la sua pressione energetica al minimo: usando un pò più di energia di sicuro avrebbe stimolato meglio i circuiti magici di Baiken rendendo più evidente il marchio, ma d'altro canto significava anche farle sentire una presa ancora più forte, una pressione energetica pressoché possessiva, perversa, vogliosa. Non poteva permettersi un tocco così audace, sarebbe stata una mancanza di rispetto per lei, quindi lo teneva al minimo ottenendo però l'inaspettato risultato di stuzzicarla in modo diverso, come fa un'amante che cerca di lasciare la sua donna sulle spine, carezzandola appena con le dita o col respiro. E a proposito di respirare: stava diventando difficile farlo normalmente ignorando il fiato di Baiken, il corpo di Sho sembrava volersi sincronizzare su di lei in maniera quasi istintiva, e questo non andava bene per due che volevano a tutti i costi tenersi i vestiti e la dignità addosso. Cercava di non fissarla, di non rimanere bloccato su un punto, ma mentre la sentiva parlare i suoi occhi cadevano inevitabilmente sulla gola arsa e impaziente di quella donna che pareva chiedere acqua in qualsiasi modo, che fosse saliva... o peggio, purché ricevesse un minimo di sollievo. Anche solo il modo in cui ingoiava quegli amari rospi di insoddisfazione erano sensuali per Sho, e si ritrovò ad arrossire in maniera sempre più vistosa mentre il disperato tentativo di non fissarsi troppo su di lei iniziava a fallire miseramente. Baiken alleviò un pochino la tensione complimentandosi con lui e i suoi successi, Sho riuscì a riprendere fiato mentre si concedeva un sorriso e annuiva col capo, come a volerla ringraziare silenziosamente, senza emettere un fiato, perché qualsiasi "grazie maestra" che fosse scivolato dalle sue labbra sarebbe stato probabilmente come un lungo gemito che la ringraziava per ogni cosa, eccetto quella lusinga che gli aveva appena concesso. Grazie per quel corpo, per la fiducia, per la confidenza... per la vicinanza. Avrebbe davvero voluto ringraziarla per ciò che pensava davvero, ma dopo l'ennesimo grumo di saliva mandato giù, Sho bisbigliò qualcosa ad un tono di voce molto più basso di quanto avrebbe voluto, somigliante ad un "grazie maestra" che tanto disperatamente aveva cercato di dissimulare in maniera decisa, ma che suonò come un modo per accettare il perverso invito di fare lezione a posti inversi la prossima volta. Baiken di solito provocava così per sciogliere la tensione e perché le piaceva provocare, ma in quel caso Sho sapeva benissimo che quella mezza risatina smorta era insolita rispetto al normale. Quella donna non era immune al fascino e al talento di Sho, e per quanto non se ne sentisse degno il rosso non poteva ignorarlo. La stava davvero mettendo in una posizione scomoda? Aveva solo desiderato aiutarla fino a quel momento e stava fallendo anche in qualcosa di così semplice. Era davvero un pessimo studente... ma perché allora, nonostante il fallimento, l'imbarazzo e la vergogna... non poteva smettere di toccarla? Sarebbe stato tutto molto più facile se Baiken lo avesse rimproverato e scacciato via con disprezzo per quello che le stava facendo, e invece rimaneva inerme, lo accettava, anzi pareva quasi invitarlo come se lei, esattamente come Sho, desiderasse qualcosa che non osava chiedere. Forse anche lei, proprio come Sho, avrebbe voluto vedere quel seno abbondante, perfetto e sobbalzante bloccato in una morsa di corde sapiente, diventando immobile e turgido anche di fronte alle scosse più nette, così stimolato da trasformare quei capezzoli introflessi in pugnali perversi pronti ad infilzarli con altro irrefrenabile desiderio. Quel pensiero gli riempiva la bocca di saliva rendendolo sempre più languido nello sguardo. Rinsavì, come una bolla che scoppia all'improvviso cullata dal vento, appena Baiken guizzò verso l'alto dato che Sho si era avvicinato troppo alle sue natiche, costringendolo ad esitare temendo di averla indispettita sul serio. La maestra inizialmente si oppose ma sapevano entrambi che un Custode abile poteva infliggere sigilli senza permettere alla vittima di accorgersi dove e quando, quindi purtroppo non bastava l'istinto della maestra a convincere Sho a fermarsi lì. Era ovvio che poteva essere anche in punti imbarazzanti, o semplicemente difficili da raggiungere con le mani legate in quel modo. Al di fuori delle sfaccettature moleste di una simile mossa, la funzionalità aveva perfettamente senso. Non le disse nulla però, non voleva insistere, lasciando che fosse Baiken a capire che se volevano completare quell'opera dovevano andare fino in fondo, e la maestra suo malgrado accettò, forse anche per nascondere qualcosa che era stato sotto il naso del rosso fino a quel momento ma che non era riuscito a notare, ottenebrato dai sensi di colpa per quanto quell'odore femminile fosse evidente, specialmente una volta arrivato a sfiorarle le natiche. Baiken gli disse che si sarebbe messa in piedi, forse temendo una posizione fin troppo vulnerabile di fronte al suo allievo, Sho rispose distogliendo lo sguardo e abbassando il capo mortificato, pentendosi di averle fatto una richiesta tanto esplicita. Era davvero sconveniente da dire, si sentì immensamente in colpa e mortificato ma ancora una volta non le disse nulla, per non contagiarla con quell'aria patetica che doveva aver assunto e offrendosi piuttosto di buon grado per aiutarla a rialzarsi. Come se quella donna non fosse già abbastanza perfetta, con le sue forme irresistibili, quel seno mozzafiato e lo sguardo seducente, Baiken aveva anche una stazza considerevole, la migliore da appendere al soffitto con delle legature perverse... no! Sho! Ma cosa stai pensando?! Non per questo... perché con quella stazza aveva il corpo di una guerriera, e un combattente come lui non poteva che provare attrazione per una simile dimostrazione di perfezione fisica... che rimaneva maledettamente appetibile da appendere sul soffittoBASTA! Quei pensieri gli stavano mandando in pappa il cervello, doveva concentrarsi.
    Reggiti a me maestra, ti tengo io...
    Si offrì immediatamente, senza pensarci, cercando di stare attento a dove quelle dannate mani finivano. Sentiva il bisogno di afferrarla con vigore, non solo per sfogare la voglia di abbracciarla e stringere a sé quel corpo perfetto, ma anche per l'istinto di proteggerla e assicurarsi che non cadesse per via della scomodità di quelle manette. Era davvero una situazione potenzialmente piena di equivoci ma Sho sapeva che la cosa più importante era liberarla da quella umiliazione, quindi avrebbe sopportato, cercando di trattenere disperatamente il desiderio di abbracciarla. Che avrebbe dato per potersi stringere a quell'ampio seno col volto, solo una volta, solo per mezzo secondo, ma approfittare di quel momento sarebbe stato sbagliato sotto ogni punto di vista. Sho voleva stringerla per essere ricambiato, non per avere banalmente un paio di pezzi di carne sulla faccia, per quanto perfetti fossero. Si rese conto solo mentre la aiutava a rialzarsi di quello che aveva detto: Baiken era stata una brava maestra con lui visto che adesso anche Shouta iniziava a fare battutine a doppio senso in maniera pressoché spontanea. Il rossore sul suo volto aumentò ma riuscì a tenerlo sotto controllo, almeno per il momento, dato che il contatto prolungato con la sua maestra rischiava di spezzargli completamente il fiato. Fortunatamente, ancora una volta la voce della sua maestra lo guidò verso la chiarezza della mente, e quando gli chiese se gentilmente poteva velocizzare il processo, Sho saltò subito sull'attenti, aiutandola a rialzarsi il prima possibile per poi fare mezzo passo indietro, frettolosamente, deciso ad adempiere a quella ragionevole richiesta. Fino a quel momento gli era parso di muoversi nella melassa in un tempo rallentato da sensazioni, attrazione e vergogna, ma adesso che tutto aveva ripreso a scorrere normalmente la cosa era ancora più strana.
    Perdonami maestra... ci ho messo più del dovuto, se avessi usato più energia l'avrei trovato subito, solo che... ecco... forse ho peccato un pochino di sicurezza...
    Adesso faceva anche il falso modesto? Si vantava? Faceva lo splendido? Non poteva dirle che se usava più energia rischiava di trasformare quella sessione in un massaggio erotico, quindi si era mosso con cautela. Ogni frase sembrava quella sbagliata, e se da una parte Baiken mentiva male, lui reagiva peggio, erano davvero giunti a un punto dove il susseguirsi di frasi e gesti in eccesso rischiava di compromettere tutto, quindi Sho decise di darsi una svegliata, serrando gli occhi e respirando profondamente così da sciogliere la tensione, togliersi il rossore dal volto e affrontare a brutto muso l'ultima parte di quella prova. Non poteva mancare molto dopotutto! Erano rimasti pochi luoghi in cui cercare. Ora che Baiken era in piedi si sarebbe tranquillamente inginocchiato davanti a lei, avrebbe trovato il sigillo, l'avrebbe liberata e con tutto il garbo del mondo l'avrebbe lasciata rivestirsi senza pretendere niente in cambio, perché lui era saggio, paziente e di buon cuore, e tutto ciò che voleva era che la sua maestra potesse nascondere quei riccioli rossi zuppi di umori femminili che adesso se ne stavano... davanti... a lui? Gli occhi di Sho si spalancarono appena fu in ginocchio davanti a lei. Se non avesse respirato a pieni polmoni giusto un istante prima di sicuro a quel punto avrebbe sbuffato dalle narici come un treno a carbone d'altri tempi, o una pentola a pressione pronta ad esplodere. Pensava di poter affrontare quell'ultima prova con coraggio e determinazione, ma appena vide quella carne femminile così fradicia da aver corrotto completamente anche la sua peluria il cervello di Sho andò completamente in tilt, tanto da bloccarsi come una statua di gesso davanti a lei. Tentò di respirare ma appena ci provò l'odore femminile di Baiken gli entrò nel cervello e chiuse istantaneamente i ponti per non venirne corrotto, ritrovandosi in apnea. L'aria gli mancò così velocemente che per non caderle addosso svenuto dovette tenersi con le mani sulle sue cosce, poco più su delle ginocchia, un tocco decisamente meno delicato rispetto agli altri e che sapeva molto più di possessivo e voglioso. Era un tocco disperato che cercava un appiglio per non impazzire, ma poteva tranquillamente essere troppo tardi. Sho lo sapeva. Le sue dita tremavano, i polpastrelli resi duri dai calli che si era fatto a forza di allenamenti con spada e altre armi ora arrossavano la pelle di Baiken in maniera perversa, sensuale, sembrava pronto a tirarla verso di sé in qualsiasi momento e seppellire la sua faccia in quella fonte di umori perversi, cosa riuscisse a trattenerlo solo una divinità superiore poteva saperlo, perché Sho era completamente fuori di testa a quel punto e prima di riattaccare ogni sinapsi del suo cervello dovette riprendere un nuovo disperato fiato, anche se significava inebriarsi della femminilità della sua maestra. Aprì la bocca ma non riuscì a parlare, come se ogni singola parola che potesse dire fosse quella sbagliata a prescindere, ma anche quei mugugni vagamente eccitati sapevano decisamente di SBAGLIATO, quindi si disse che qualcosa doveva dirla eccome.
    M-maestra... non pensare mai... un solo istante di essere in debito con me, capito? Vorrei solo... vorrei solo non essere così stupidamente imbarazzato di fronte al corpo di una donna.
    Si decise ad ammetterlo, perché sentiva che era l'unico modo per poter ritrovare un pò di pace, un minimo di lucidità. Serrò gli occhi e tornò ad arrossire, la presa delle mani si fece più delicata ed iniziò a risalirle le cosce, una carezza delicata, ancora una volta flebile eppure così possessiva. C'era... decisamente molto affetto in quel tocco, un vago senso di colpa perché sapeva di essersi spinto troppo oltre, ma dato che non voleva rinnegare oltre ciò che era dannatamente palese, tentò di essere del tutto onesto tornando a respirare come una persona normale. Più o meno.
    Immagino sia perché questo non è il corpo di una donna qualsiasi...
    Il tono cambiò leggermente, più passionale, più... sincero. Alzò lo sguardo verso di lei, accennando un sorriso molto imbarazzato, quasi fanciullesco. Il seno della sua maestra lo stordì di nuovo, ma la sua confessione lo aveva reso abbastanza lucido da riuscire a notare qualcosa di importante: eccolo lì, proprio sotto il seno sinistro, ben celato dalla mente astuta di chi sa per certo che un paio di mani dietro la schiena non possono raggiungere un punto così delicato. Il ragazzo fece un breve respiro e mentre una mano si appoggiava al ventre allenato di Baiken, con la destra allungava indice e medio sotto il seno della sua maestra, toccandone la morbidezza con discreta soddisfazione, per poi chiudere gli occhi per potersi concentrare il giusto e spezzare una volta per tutte il sigillo. Le manette si staccarono automaticamente, cadendo rumorosamente a terra e liberandola all'improvviso, mentre il rosso si concedeva un lungo sospiro di sollievo. Non si tolse da lì però, rimase in ginocchio davanti a lei, con le mani sul suo ventre, forse concedendosi un istante di pausa da quell'esperienza assurda, o più semplicemente perché... non voleva staccarsi dalla sua pelle perfetta, o privarsi dell'odore inebriante della sua intimità. Lo sguardo di Sho si fece supplichevole a quel punto, ma molto probabilmente anche solo un grazie accompagnato da un gentile invito a spostarsi sarebbe stato sufficiente. Senza quest'ultima parte però, difficilmente il rosso si sarebbe tolto di mezzo...
     
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    Dietro di te OwO

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    Aspetta! NON...
    Era molto difficile concentrarsi in quella situazione, per questo Baiken impiegò decisamente più secondi di quanto avrebbe dovuto, a rendersi conto di cosa realmente significasse restare in piedi di fronte al rosso nello stato in cui si trovava. In verità, sarebbe stato un piano perfetto non sdraiarsi così da poter nascondere meglio la propria eccitazione, se solo il giovane non avesse preso la decisione di… inginocchiarsi per esplorare meglio le sue gambe, alla ricerca di quel dannato marchio. E mentre la sua Maestra si dava della completa idiota per non averci pensato prima, al tempo stesso gemette nel guardarlo dall'alto mentre quasi cadeva ai suoi piedi, finendo inginocchiato in una posa ambigua che fu la classica goccia che fece traboccare il vaso. O, in questo caso, la sua intimità completamente fradicia di umori, che ebbe un fremito così forte da far gocciolare un rivolo di fluido giù, sul pavimento.
    ... In ginocchio.
    La donna aveva iniziato a parlare ancor prima di realizzare cosa stesse succedendo, iniziando con un grido destinato a consumarsi velocemente e finendo la frase con due parole che, prese singolarmente, la facevano quasi sembrare un ordine, più che una supplica di "non" farlo. La sete si fece ancora peggiore, e mentre le spalle crollavano leggermente, come chi è pronto ad arrendersi all'inevitabile, anche gli occhi della donna si socchiusero e la sua gola sussultò mentre ingoiava a vuoto, un'ennesima volta. Era ancora legata, quindi non poté far altro che subire (non troppo dispiaciuta) il tocco possessivo del giovane che si ancorava alle sue cosce come se volesse affondarvi la faccia in mezzo. Baiken non poté resistere dal gemere leggermente mentre lo fissava, incapace di distogliere lo sguardo o dissimilare. Aveva perso quella facoltà nell'istante in cui lo aveva visto: il preciso momento in cui, inspirando, Sho aveva catturato il profumo della sua eccitazione e si era praticamente paralizzato in risposta, mostrandole perfettamente quanto fosse sconvolto dalla scoperta… e quanto duramente gli piacesse. Era fottuta. E il peggio del peggio era che avrebbe voluto esserlo letteralmente, non certo in senso figurato. Le sembrò quasi di subire un'allucinazione: immaginò di essere libera e afferrare i capelli rossi del giovane per invitarlo -quasi costringerlo- a farsi avanti una volta per tutte. Fu un'immagine così distinta, che per la prima volta in quel giorno, ringraziò qualsivoglia divinità possibile di essere legata, e non libera di dar sfogo a quell'improvvisa fantasia perversa. Doveva calmarsi, e proprio mentre chiudeva gli occhi per cercare di privarsi della vista meravigliosa di quell'espressione bramosa che la stava facendo impazzire, Shouta parlò, e quello che iniziò con un discorso quasi consolatorio verso di lei, per una volta, finì con una confessione che la fece sussultare, costringendola ad aprire le palpebre e fissare con quel suo unico occhio il giovane, vedendoci dentro un affetto così forte da calmarla tanto quanto avrebbe fatto una doccia fredda. No, non perché fosse fuori luogo o indesiderato, né tanto meno poco eccitante, ma perché la intenerì e fece tornare immediatamente quel suo fare materno che la caratterizzava. Solo che… non riuscì a mantenerlo per molto, non senza che il desiderio accumulato lo corrompesse, trasformandolo.
    Proprio quando penso che forse mi sbagliavo, che forse davanti a me ho un uomo fatto e finito, venuto a salvarmi con le sue mani magiche… ti lasci prendere dalla timidezza, Sho-chan? Il doppio senso fu più che voluto, stavolta. E si sarebbe potuta fermare lì, davvero. Anzi, era sua intenzione farlo, inizialmente, soprattutto quando ricambiò quel sorriso così adorabile da farle venir voglia di abbracciarlo e scompigliarli i capelli come una brava mammina. Ma quel sorriso cambiò, sfumandosi verso una nota decisamente meno rassicurante, più maliziosa. Purtroppo per entrambi, ormai Baiken aveva già preso una decisione a cui difficilmente poteva rinunciare, una decisione che non era totalmente dettata da lei… E infatti non fu solo il suo cervello a parlare.
    E quindi, dopo avermi torturata per interminabili minuti, facendomi bagnare fino al limite del lecito… È tutto qui, quello che hai da dirmi? Che non volevi, ma è stato più forte di te, perché il mio corpo ti piace troppo? No, mi dispiace. Che tu sia diventato così forte è un fatto, ma in quanto tua Maestra non posso non ricordarti che a questo mondo è troppo importante… prendersi le proprie responsabilità.
    Sembrava una frase rivolta più a se stessa che a Sho, perché in fondo sarebbe stata perfettamente calzante e infatti quando la pronunciò il suo sguardo fu così intenso, nonostante l'occhio solo, che sembrava volersi specchiare nel suo. Poi scese lungo le sue mani e sospirò dal naso trattenendo un mugolio perverso, ipnotizzata dal suo tocco e dai suoi occhi. Fu un attimo però, perché poi il tanto agognato marchio venne trovato e, chissà come, Baiken si ritrovò a desiderare di non essere liberata affatto, mandando al diavolo tutto l'autocontrollo (per quanto scarso) e le remore a cui si era affidata fino a quell'istante. Al suono delle manette che impattavano contro il pavimento serrò le palpebre, ancora. Si concesse un respiro. Un lungo, lento, ampio respiro che potesse ossigenarle il cervello e farla tornare in sé, convinta che così avrebbe cambiato idea e desiderato, magari, di potersi rimangiare anche le parole appena pronunciate. Fu un respiro, uno solo. Poi aprì gli occhi… e non era cambiato assolutamente NIENTE dentro di lei. Nessuna illuminazione divina che potesse salvarli dalla compromissione della propria reputazione, o da una figuraccia colossale se qualcuno fosse entrato proprio in quel momento. Ok, fanculo. Era forte di solito, avrebbe potuto trattenersi, ne aveva tutte le facoltà ora che era libera ma... Quello sguardo… Quel dannato e delizioso sguardo supplicante, di chi sarebbe semplicemente morto senza averla subito. Come poteva resistere? Anzi, DOVEVA davvero resistere? E lasciarlo disperato, anche quella volta, una seconda volta? Forse no. Magari era suo dovere in quanto sua maestra occuparsene. O più probabilmente il sangue non era più nel suo cervello e lei si stava raccontando una marea di scuse ridicole per giustificare ciò che si apprestava a fare. Perché una volta libera il suo braccio scattò immediatamente verso di lui, con l'intento di affondare le dita tra i suoi capelli e carezzarli per costringerlo a sollevare lo sguardo ancora di più o, perlomeno, non abbassarlo mai. All'inizio poteva sembrare quasi che sarebbe stata lei, proprio come aveva immaginato, ad attirare la testa verso il fulcro di quel profumo che sembrava averlo sconvolto tanto, ma si trattenne, limitandosi a quel tocco deciso ma anche affettuoso. Per una volta fu lei a concedersi una carezza possessiva nei suoi confronti, tanto che se avesse voluto sottrarsi probabilmente avrebbe dovuto lottare.
    Mi dispiace, Sho-chan. So che è deplorevole da parte mia… Voglio dire, tu sei giovane, io sono l'adulta navigata. Dovrei essere la tua Maestra, permetterti di scostarti da me, perché certo non volevi ridurmi in questo stato e tutte quelle cose più che giuste che dovrei dire adesso per salvarci entrambi… Ma penso che morirò se non ti sbatto contro quel muro in questo preciso momento. Mi capisci, vero?
    E quasi in contemporanea con quelle parole, ammesso che lui fosse abbastanza stordito da non opporre resistenza, il braccio di Baiken scivolò ad afferrargli il colletto, sollevandolo da esso e spingendolo con tutto il corpo verso la parete più vicina. Lo avrebbe sollevato fino ad avere il suo sguardo ad altezza viso, perché persino i pochi centimetri che li separavano in altezza in quel momento l'erano insopportabili. Fatto questo, il suo occhio si ancorò alle labbra del giovane mentre i suoi seni gonfi d'eccitazione lo premevano al muro, insieme al resto delle sue forme prorompenti. Sentì distintamente la sua erezione contro l'addome e trattenne il fiato, mostrando i denti come se si fosse scottata o stesse sibilando. Nonostante l'aggressività, gli sorrise.
    Scusami, piccolo. Le proteste sono concesse… ma dopo. Adesso ho troppa… sete.
    E lì, salvo proteste decisamente violente da parte del giovane (perché lei non si sarebbe certo scostata con poco) si avventò sulle sue labbra, baciandolo mentre lo sovrastava con tutto il corpo, rinchiudendolo in una gabbia morbida ma decisa, composta alle sue spalle dalla parete e davanti dal suo enorme seno, premuto così forte contro di lui che quasi poteva sentirne i capezzoli, per quanto timidi, strusciargli addosso nel tentativo disperato di uscire completamente fuori. Ovviamente non bastava. Voleva che li mordesse, che li succhiasse come i suoi occhi avevano promesso. Il corpo di Baiken a quel punto era un conglomerato di bramosia e desiderio. Un desiderio che lui aveva risvegliato… e che lei pretendeva mettesse a tacere. Era completamente fuori di sé, abbastanza da averlo letteralmente assalito dimenticandosi persino di essere nuda, ma per il momento non riusciva neanche a pensarci. Probabilmente la sua presa sarebbe parsa fin troppo rozza e mascolina rispetto alle aspettative del suo giovane allievo, ma testimoniava quanto si fosse trattenuta fino a quell'istante; quanto a lungo, anche lei, lo avesse desiderato.
    Nnnhon dovevi trattenere la tua energia, caro... Adesso ho così fame che vorrei mangiarti. Non penso proprio che qualche bacio basterà a soddisfarmi...
    Gli parlò tra un bacio e l'altro, labbra contro labbra. Avrebbero dovuto fermarsi subito. LEI avrebbe dovuto fermarsi… Ma non riuscì a dirlo. Non ancora.
     
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    Starsene lì ad ammirare i suoi succhi mentre le imbrattavano la peluria e le cosce, imbarazzata e mossa dai gemiti trattenuti appena, avrebbe dovuto muovere nel cuore di Sho un grande senso di colpa... e lo fece, lo fece eccome. Solo che non era niente in confronto all'idea di essere finalmente davanti a lei, nuda e meravigliosamente bella, dannatamente bella, la cosa più bella che Sho avesse mai visto in vita sua e che tanto disperatamente desiderava. Quel desiderio, il piacere che provava nel sentirla gemere, fremere sotto i suoi tocchi, tremare davanti a lui, sgocciolare perché c'era lui a respirare quella calda intimità. Era come un sogno, e l'unica cosa a tenere vivi i suoi sensi di colpa era proprio l'idea di star abusando di quella situazione di debolezza per la sua maestra. Si maledisse infinitamente per questo, per così "poco" da un certo punto di vista. Lui era lì per aiutarla, non avrebbe dovuto trarre vantaggio da una simile situazione, ma più si malediceva, più l'odore di quella donna gli plagiava il cervello, sciogliendo le sue sinapsi e rendendo ogni pensiero più leggero. Nessuna donna gli faceva quell'effetto tranne lei, tranne Baiken... la sua Baiken. I pensieri divennero fumosi fino a venire sovrascritti dalle parole della maestra che riuscì ancora una volta ad attirare l'attenzione di Sho su di sé, il volto era ancora imbarazzato ma quel rossore era accompagnato da un'espressione serena. Si era tolto un peso dallo stomaco e anche prendendosi uno schiaffo e venendo scacciato a quel punto sarebbe stato soddisfatto. Era stato onesto con sé stesso e con lei, faceva bene a vergognarsi ma almeno non era rimasto viscido e fuori dalla sua morale. Semplicemente le aveva confessato cosa provava, e ne avrebbe accettato le conseguenze, anche se significava erigere una barriera tra loro due. Non necessariamente perché lo disprezzasse, anche solo perché banalmente NON dovevano... ma quella barriera non sembrava destinata a mostrarsi. Il discorso iniziale sembrava vertere proprio su quello: lo avrebbe ammonito col suo solito fare, provocandolo e punzecchiandolo a modo suo, facendo però la cosa giusta. Sho lo avrebbe accettato, un rifiuto in perfetto stile maestra Baiken lo avrebbe accettato volentieri, perché significava semplicemente rimanere come stavano, ma la frase della donna non finì lì, facendo diventare immediatamente più rosso il volto del ragazzo, fino alle orecchie, tanto che addirittura la cicatrice tra gli occhi arrossì assieme a lui, mentre gli occhi stessi si sbarravano non tanto di sorpresa quanto di languore. Lo stomaco si contorse come se qualcuno lo stesse strizzando come un canovaccio, e appena si rese conto che Baiken pretendeva da lui delle responsabilità, il fiato si spezzò completamente. Se non avesse trovato la forza di tenere i denti serrati di sicuro a quel punto avrebbe iniziato a boccheggiare. Cosa stai dicendo Maestra? Che cosa vuoi da me? Domande talmente retoriche che neanche trovò la forza di pronunciare, sperava che ripetendole a mente sarebbe riuscito a respirare id nuovo, a connettere ancora una volta le sinapsi, ma l'unica cosa che il suo corpo riusciva a fare era pompare il sangue nel suo corpo, facendo sbattere quel tamburo che portava in petto in giro come se fosse una trottola impazzita. Lo sguardo della sua maestra non aveva più niente di dolce e protettivo, lo guardava con languore, desiderio, lo stesso che lui aveva maldestramente mascherato fino a quel momento, entrambi stavano guardando un mero riflesso di loro stessi a quel punto, era come se fossero già una cosa sola e per un istante Sho sentì di nuovo la testa cedere e il naso pronto ad esplodere come una fontana di sangue. Non riuscì a sentire neanche gli altri suoni, niente, era totalmente concentrato su di lei e quando Baiken respirò profondamente, libera, lui si soffermò su ogni singolo dettaglio della sua perfezione: il seno morbido nascosto dai capelli, i fianchi prosperosi, il ventre allenato, le gambe scolpite, le labbra umide, lo sguardo desideroso. Un singolo respiro e lui fu completamente rapito, quella era decisamente la cotta più micidiale che il rosso avesse mai provato in vita sua. Aspettava lì, in ginocchio, in attesa di qualcosa, di un cenno, una parola, anche solo uno sguardo che gli dicesse cosa fare, anche se lui stando lì in ginocchio sapeva ESATTAMENTE cosa voleva fare, cosa voleva farLE per assicurarsi che quella prigionia si trasformasse in un vero e proprio sollievo per entrambi. Pensare a una cosa del genere in un momento del genere era folle, ma Sho era follemente innamorato, quindi tutto aveva senso. Quando vide quella mano avvicinarsi a lui non fu come un cagnolino ubbidiente, né un pargolo che cerca rifugio tra le braccia della madre. Non abbassò lo sguardo, anzi la fissò, piegandosi con il capo da un lato per agevolare lo scivolare di quelle dita tra i suoi capelli. le palpebre tremarono come intente a chiudersi da un momento all'altro, senza però farlo mai, non poteva smettere di guardarla. Le labbra si mossero come a voler balbettare qualcosa, magari cercare qualcosa da baciare, da mordere, da leccare, rimanendo insoddisfatte ma vogliose, come se la stessero divorando con lo sguardo. No, quello era lo sguardo di un amante che non vede l'ora di ricambiare quelle attenzioni. Non usò mezzi termini: mentre Sho si sfregava contro le sue dita e le ciocche rosse gli ricadevano sullo sguardo nascondendo in parte gli occhi languidi rivolti verso di lei, gli disse chiaramente cosa voleva fargli e con quanta violenza voleva farlo, e anche solo con la mano sulla testa poteva sentire il brivido perverso che risalì il corpo di Sho per intero, non solo fisicamente, ma anche magicamente: l'intero sistema di circuiti magici di quel giovane combattente si era acceso di colpo facendolo vibrare intensamente, tanto che il rossore della cicatrice venne per un istante sostituito da un leggero bagliore bluastro che sparì pressoché subito. Ciò che non sparì invece fu la sua erezione, impossibile da nascondere neanche sotto centro strati di magliette legate intorno alla vita, un'eccitazione che non aveva più nessun motivo di celare e che adesso pulsava come non aveva mai fatto in vita sua. Forse corrompendolo col potere Jadis e la sua perversa tutrice mostruosa gli avevano fatto raggiungere vette profane, ma in quel momento non c'era niente di occulto ad indurire la sua mascolinità, solo una vera, spontanea e folle eccitazione rivolta verso la sua maestra. La SUA Baiken.
    ...Maestra...
    Sì maestra. Fallo maestra. Maestra fallo ti prego. Ogni cosa andava bene, un qualsiasi segno sarebbe andato bene, ma non riuscì a pronunciare niente con quella gola arsa e piena di saliva, anzi ebbe la sensazione di poter traboccare semplicemente aprendo le labbra, tanto era affamato di lei. Quel "Maestra" non nascondeva affatto il suo desiderio e quasi la accompagnò quando lo tirò su di forza spingendolo contro il muro. Lui non fece la minima resistenza, anzi sembrò un fuscello tra le sue dita, semplicemente una bambola da manipolare, con la differenza che quella grossa verga pulsante intenta a spingere contro l'addome di Baiken lasciava intendere chiaramente che lui non fosse affatto una vittima, ma un complice. Il petto morbido della sua adorata Baiken sciolse completamente lo sguardo del ragazzo, lo fissò senza vergogna alternando quelle montagne della follia con l'occhio languido di Baiken che sembrava bramare le sue labbra. Il respiro del ragazzo si fece più veloce, più intenso, seguiva il ritmo del petto che dava l'idea di poter esplodere da un momento all'altro, stava per baciarla, stava per toccarla ma le sue mani esitavano non perché non volevano farlo, semplicemente non sapevano da dove iniziare. Era bello, era un sogno, era abbondante. Provò a balbettare ancora qualcosa ma escludendo ap rescindere altre proteste, Baiken cercò le sue labbra e gli diede il bacio più bello della sua vita. Fu così intenso che bastò sentire le sue labbra per decidersi una volta per tute dove andavano le sue mani: la destra cercò il volto della sua maestra, accarezzandolo sulla guancia e sul lato per attirarla a sé, ma non era un tocco delicato e gentile, era una carezza possessiva che la tirava verso di lui, che rendeva quel bacio anche suo e che mescolava le loro carni prima ancora di unirsi davvero. La bocca di Sho fu languida da subito, e non si accontentò di leccare la lingua di Baiken, ma lo fece anche con le sue labbra, succhiandole, mordendole, come se volesse divorarle. La baciò respirando profondamente, disperato, mugugnando e gemendo, facendole capire quanto anche solo quel bacio fosse per lui un dono divino. L'altra mano ebbe una diversa ispirazione: il seno della sua maestra gli plagiava il petto e lgi bucava l'anima con quei capezzoli turgidi ed eccitati. Ma non bastava. Fu il ragazzo stesso a tirarsi la maglietta in maniera decisamente scomposta, sfilandola dalla cintura che portava intorno alla vita fatta delle maniche della sua giacca per scoprirsi il corpo allenato e scolpito, perfettamente in tensione, rivelando cicatrice dopo cicatrice la sua pelle allenatissima, calda e turgida come non mai, fino a che il oro corpi non furono a diretto contatto senza ulteriori filtri. Il seno della sua maestra si schiacciò caldo contro il suo di petto, che quasi come a volerla accoglierei n un perverso abbraccio ne ricambiava l'eccitazione, anche i capezzoli del ragazzo erano intensione per quanto gli fosse possibile e finalmente trovava conforto in quella perversa unione. Era un sogno? No, era il SUO sogno, e voleva goderne il più possibile. Gli disse che quel bacio non le sarebbe bastato, e prima di darle una risposta esaustiva Sho allungò anche l'altra mano verso il suo viso, tirandola a sé per baciarla di nuovo, appassionatamente, tirandosi a lei con forza, spingendo quella verga sul suo ventre, caldissima e folle, mentre lui danzava ancora sulla sua bocca con quella lingua irrefrenabile. Lo sguardo di Sho non era più solo languido: la voleva, voleva renderla sua.
    Non voglio che basti Maestra... ne voglio ancora anche io... mi dispiace di non essere riuscito a trattenermi ma... non credo di volerlo davvero...
    Non lo voleva, non voleva trattenersi, ciò che voleva era Baiken, la sua maestra, la sua Fumiko, ecco cosa voleva. Voleva baciarla ancora, prenderla, stringerla a sé, gridare il suo nome, il suo vero nome, come se fosse sua e sua soltanto mentre gridavano il loro piacere. Fu lui a prendere l'iniziativa a quel punto, senza togliersi quelle labbra di dosso afferrò la maglietta che aveva ancora addosso tirandola verso l'alto, spezzando il bacio solo per sfilarsela una volta per tutte in modo da rimanere a petto nudo davanti a lei. Con tutti quei strattoni anche le maniche della giacca si areano allenati e sarebbe bastato decisamente poco per farla scivolare via, rivelando quanto i suoi pantaloni fossero al limite della loro resistenza: la sua erezione bramava libertà, e una volta privata di quella prigionia, proprio come Baiken, si sarebbe mostrata in tutto il suo vigoroso splendore. Se Baiken aveva già visto un uomo davvero eccitato al limite delle sue capacità, quel giorno avrebbe assistito di nuovo a quello spettacolo raro, perché il suo pupillo le avrebbe mostrato un eccitazione fuori scala, indomabile, che esprimeva chiaramente cosa provava in quel momento per lei.
     
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    Per una volta dopo tanto tempo, Baiken si ritrovava spaesata di fronte a qualcuno. Disarmata. Non tanto perché fosse confusa o avesse remore su ciò che stava per succedere con il suo allievo più intimo, ma piuttosto per l'esatto contrario e per l'assurdità dell'intera situazione. Il fatto era che, ciò che fino al giorno prima, la mattina stessa addirittura, le sembrava impossibile, sconveniente e assurdo, ora appariva l'unica cosa giusta da fare, come se l'immagine di lei che amoreggiava dentro una cella di contenimento con Shouta Minazuki non avesse un singolo dettaglio sbagliato, anzi, era esattamente ciò di cui aveva bisogno. Di cui avevano bisogno. E per quanto fosse sicura che prima o poi un'illuminazione divina le avrebbe fatto tornare un minimo di sale in quella zucca piena di fantasie sessuali e corde che si ritrovava, per adesso la sua coscienza risultava non pervenuta, con un grosso cartello nella sua immagine mentale che diceva: "Assente a tempo indeterminato". E chi era lei per far lavorare il suo povero cervello stanco più del dovuto? Dopotutto Shouta era talmente dedito alla sua causa che meritava di certo un trattamento speciale da parte sua. Ma anche senza quello, Baiken non poteva continuare a mentire a se stessa: lo trovava delizioso. Ogni sua reazione faceva guadagnare un millimetro in più ai suoi capezzoli, ancora non completamente esposti e dunque imprigionati in minima parte nelle areole gonfie, ma già turgidi come spilli. E quando avevano ricevuto il suo sguardo fisso, era stato come se li avesse morsi, o pizzicati: fecero capolino quasi del tutto davanti ai suoi occhi e lei scostò i capelli per esporli, come per dargli il benvenuto, un benestare per afferrarli e farci ciò che voleva. Voleva di più, stava impazzendo, e gemette quando capì che il suo allievo non era da meno. Per un millesimo di secondo si era forse aspettata che fosse lui a riportare la ragione tra loro, a fare il saggio della situazione lasciandola di stucco e giustamente a bocca asciutta, ma per grazia divina niente di ciò avvenne. Si morse il labbro ansimando quando lo sentì spogliarsi in quel modo frenetico e scomposto, lasciandosi trascinare in quel contatto quando la strinse a sé. Non avrebbe voluto perdersi neanche un centimetro della vista sulla sua carne scoperta ma, per diversi momenti, si lasciò cullare da quel bacio, strusciandosi contro il suo petto in modo che i capezzoli di entrambi venissero stimolati da quella frizione, rigirandosi gli uni contro gli altri. Per trattenere i gemiti si rifugiò nella sua bocca, succhiandogli la lingua, mordendogli il labbro, tutto pur di intrappolarlo il quel momento divino. A un certo punto divenne tutto così intenso che pensò di rimanerne catturata. Percepiva qualcosa di ben più profondo del mero desiderio in ogni singolo gesto di Shouta e questo la spaventava a morte, ma semplicemente si sarebbe strappata il braccio buono piuttosto che staccarsi da lui. Ecco, quanto lo desiderava.
    E allora non farlo... sussurrò quando le disse che non era riuscito a trattenersi. Io, di certo, non lo farò.
    Il braccio buono vagava su di lui frenetico, dalla nuca, al collo, ai trapezi, un po' come se non sapesse quale parte saggiare per prima. Aveva voglia di toccarlo ovunque. Non le capitava così spesso di sentire la mancanza dell'arto che l'era stato strappato, in fondo ormai si era abituata totalmente a quell'assenza, ma per accarezzare al meglio quel dannato ragazzino sentiva che neppure due braccia sarebbero bastate, figurarsi una soltanto! Trattenne un lamento tra i denti quando lui si tolse la maglia, infilando la mano tra i loro corpi dopo un sospiro rassegnato, gemente, arrivando a toccargli un pettorale e poi l'altro con estrema voglia, graffiandolo e pizzicandogli un capezzolo quasi volesse impossessarsene. Lo tirò, stuzzicandolo con l'unghia dell'indice in punti strategici. Chi pensava che i capezzoli maschili andassero trascurati solo perché tali era un mero dilettante, e lei conosceva ogni singolo punto di un corpo dove valesse la pena imporre pressione per accendere l'intero organismo. Non solo per migliorare il flusso energetico di un combattente, ma anche per scopi lascivi che personalmente reputava ancora più nobili, al diavolo chi pensava il contrario.
    Dopo un ennesimo bacio che sapeva per entrambi di bramosia a lungo trattenuta, Baiken premette la stessa mano che aveva imposto la propria energia sul petto di Shouta per stimolarlo, a spingerlo invece contro il muro col palmo aperto sul suo sterno, imponendovi una pressione decisa per allontanarlo da sé e riprendere fiato.
    Non hai idea… del pasticcio in cui ti sei cacciato, Sho-chan. Ci sono così tante cose che vorrei farti… Tutti i sigilli magici del mondo non basteranno a fermarmi.
    Baiken poteva sembrare calma in ciò che diceva, sicura di sé, ma ansimava pesantemente e il suo petto sussultava ad ogni singolo respiro, gonfio come non mai e leggermente arrossato per lo sfregamento dei loro corpi. Anche con i sigilli presenti nella stanza, la mano della maestra aveva rilasciato una minima parte della sua energia ad ogni carezza, ad ogni contatto, scivolando sul corpo del ragazzo come un marchio magico che lo avrebbe lasciato insoddisfatto per il solo fatto di essersi separato da lei. Ansimò un'ultima volta, prima di prendere fiato e sorridergli: di nuovo maliziosa, di nuovo tranquilla. Il suo occhio scivolò in una lenta carezza da quelli del giovane, ad ogni singola cicatrice, seguendo poi la lievissima peluria rossastra che spariva al centro di quella buffa barriera di maniche col quale aveva cercato di nascondere il proprio desiderio. Era così eccitato che Baiken riusciva a scorgere il gonfiore persino attraverso quella montagna di tessuto inutile. La quasi assenza di peli doveva dargli parecchio fastidio orgoglioso com'era, ci avrebbe scommesso, ma decise di rimandare eventuali battutine in proposito. La verità era che lo trovava stupendo, con o senza peli.
    Mmmh, vediamo, cosa dovrei fare con te, Sho-chan? Hai qualche suggerimento?
    Mentre valutava se fosse il caso di tirar via la sua giacca per scoprire lo spettacolo che nascondeva, sempre imprimendo una certa forza al centro del suo petto, l'occhio di Baiken finì ai polsi del giovane e improvvisamente realizzò una "terribile" ingiustizia consumata fino a quel momento nei suoi confronti. Ciò le diede tutte le idee che le occorrevano per proseguire e il suo sguardo si accese di una malizia così intensa che probabilmente "Sho-chan" avrebbe faticato ad attribuirla a lei.
    Guarda un po'. Le tue manette sono fin troppo facili da gestire… è stata una lotta impari, non trovi? Forse dovrei farti assaggiare un po' dello splendido trattamento che mi hai riservato, uh? Dopotutto i favori vanno restituiti...
    Gli sorrise, uno di quei sorrisi da togliere il fiato, soprattutto se proveniente da una rossa completamente nuda con il seno gonfio ed esposto per le proprie carezze. Sorrise in quel modo appositamente perché Shouta rimanesse vagamente stordito, così da non lasciargli il tempo di capire cosa stesse dicendo, o cosa si apprestasse a fare. Per un attimo spostò anche il peso in avanti, cosicché quello stesso seno gli si premesse addosso e contro la sua stessa mano che cercava di tenerlo bloccato contro il muro. Poi fu un attimo: avrebbe aspettato il minimo secondo di cedimento per cambiare velocemente posizione e afferrare la catena che separava le manette del giovane per tirarla in alto il più possibile, agganciandola e costringendolo dunque a lasciare la presa su di lei definitivamente e sollevare le braccia muscolose sopra la testolina rossa. Diversamente dalle manette cadute a terra, che erano state rigide e più simili a gogne, a Sho in quanto prigioniero spontaneo era stato riservato un trattamento più magnanimo, con delle semplici manette con catena, addirittura abbastanza lunga da permettergli diversi movimenti. Questo le dispiaceva da una parte ed eccitava dall'altra, soprattutto ora che aveva riavuto il braccio libero e poteva dunque inventarsi qualcosa per rimediare a quel disequilibrio. Quando il corpo perde un pezzo, il cervello si abitua a compensarlo nei modi più assurdi, e Baiken non faceva differenza. Proprio per questo Sho avrebbe potuto rendersi ben presto conto del fatto che il braccio della sua Maestra era ancora libero, e più precisamente la mano non si era spostata dal suo petto ma anzi, stava scivolando lentamente su e giù, carezzandolo. Quindi… come diavolo lo teneva?
    Sai, per la tua età, non ho mai visto un corpo più allenato e vissuto… Queste cicatrici in particolare, mi fanno impazzire. A dirla tutta avrei una voglia matta di leccarle per tutta la loro lunghezza… Che dici, potrebbe piacerti?
    Ne stava seguendo una con le dita, mentre ne parlava e si avvicinò al suo orecchio per finire la frase, come se dovesse confidargli un grande segreto che solo lui poteva ascoltare.
    A me puoi dirlo, siamo simili in fondo. E sai, quando hai sfiorato le mie, una ad una, desideravo ci affondassi la faccia. Solo condividendo l'esperienza della carne che diventa più tenera e sensibile si può capire quanto sia bello quando qualcuno se ne prende cura, vero? E scommetto che tu lo sai… Lo sapevi benissimo e mi torturavi appositamente, facendomi quasi desiderare che le riaprissi una ad una, pur di sentirti dentro di me in qualche modo.
    In verità non credeva che il giovane fosse così machiavellico da averla torturata sessualmente di propria iniziativa, ma questo non poteva certo dirlo o avrebbe completamente rovinato quel giochino divertente. Era fantastico potersi "vendicare" in quel modo. Liberatorio. Averlo bloccato sotto di sé quando fino a poco prima era lui quello a stuzzicarla, le dava alla testa, rendendola molto più maliziosa e malefica del solito, ma soprattutto eccitandola ancora di più. Baiken non era propriamente sadica a letto, niente di paragonabile a quella piccola peste di Jadis che pensava di dominare il mondo sicuramente, anzi, era molto versatile e decisa, sicuramente più esperta, eppure in quel momento sembrava quasi che Shouta avesse risvegliato in lei un qualche tipo di appetito pericoloso, famelico. Di tanto in tanto avrebbe potuto beccarla a leccarsi le labbra sovrappensiero mentre lo accarezzava, come se ora fosse lei a immaginarlo legato e appeso al soffitto per potergli fare le cose più indicibili. Percorse le cicatrici una ad una, e a un certo punto si chinò a fare esattamente ciò che aveva promesso: leccarne una, sul petto, risalendo fin quasi al suo collo, al mento, facendogli pensare che lo avrebbe baciato di nuovo, fiondandosi sulla sua bocca e invadendo la sua gola con la propria lingua… Ma non avvenne, lo lasciò insoddisfatto.
    Quando sollevò il viso da lui gli sorrise, iniziando a scendere con la mano, con una lentezza studiata appositamente per essere snervante e accendere ogni singolo muscolo sfiorato durante il tragitto. Se anche avesse provato a dimenarsi, non sarebbe servito a nulla, tale era la forza della sua presa. Ma se la sua mano lo stava toccando, c'era da chiedersi come diavolo avesse fatto a bloccarlo al muro… e Shouta avrebbe potuto rispondersi seguendo proprio quelle dita: che a quel punto gli stavano percorrendo l'addome, strappando via le maniche al proprio passaggio, alla ricerca della stupefacente erezione che ancora smaniava per essere liberata. E lì, ecco svelato l'arcano, pericolosamente vicino alla carne intrappolata e tesa del giovane, c'era il sesso di Baiken in tensione, completamente esposto e fradicio, perché il suo piede aveva sostituito la presa sulle manette e, come la migliore delle ginnaste, ella se ne stava lì, piede contro il muro, dita intorno alla catena, incombendo su di lui con la gamba spalancata, estremamente tesa e una spaccata verticale in corso, il tutto con la faccia di chi non ha fatto altro per tutta la vita. Era così serena e a proprio agio in quella posizione, che lasciava tranquillamente intendere come quello fosse il suo modo di compensare la propria menomazione. Del resto, quante volte l'aveva vista mentre girava per casa col braccio occupato, costretta a usare la gamba destra per prendere qualcosa troppo in alto magari? Ecco. Peccato che in quella situazione quella sua abitudine rischiava di sembrare semplicemente letale, ipnotica, promettendo indicibili piaceri che tuttavia la donna non era ancora disposta a concedere al suo allievo. Eh no, quello era il momento di restituirgli il trattamento che l'aveva accesa, togliendole letteralmente ogni freno inibitore. Non che fosse un tipo vendicativo, ma resistere alla tentazione di stuzzicarlo a propria volta era semplicemente impossibile. Quindi, con la vulva schiusa e fin troppo vicina a lui per via della posa a dir poco surreale, Baiken iniziò a giocare con la cerniera di Shouta, facendola scivolare giù con estrema lentezza, millimetro dopo millimetro. Gli diede tutto il tempo di dimenarsi, di agitare i fianchi, o di tentare al contrario una completa immobilità come aveva cercato di fare lei quando era stata legata, ma arrivata a metà del percorso si rese conto che la carne del suo giovane allievo era semplicemente impaziente, indomabile e imprevedibile, esattamente come un adolescente eccitato ai limiti di una crisi ormonale. Ironico, no?
    Strabuzzò l'occhio, mentre il cazzo semplicemente più delizioso che le fosse capitato davanti dopo chissà quanto tempo dall'ultima volta, prendeva vita, scattando sull'attenti, finalmente libero davanti al suo sguardo. Per un momento la cicatrice sul viso, il marchio che un tempo testimoniava la sua appartenenza ai Taimanin, si accese di energia cremisi, come se un lampo di magia le avesse attraversato il corpo nonostante i sigilli, esattamente come era successo anche al rosso. Baiken schiuse le labbra per la sorpresa, riprendendo a sorridere solamente quando riuscì a sottrarsi da quella vista semplicemente incredibile. Era… decisamente più dotato di quanto si fosse figurata, o di quanto ricordasse, per quel poco che lo aveva visto la prima volta. E siccome la sua Maestra non era certo il tipo che si teneva le cose dentro, non poté che esternarlo con un sorriso decisamente soddisfatto stampato in faccia. Lo guardò dritto negli occhi, distogliendo a fatica lo sguardo da quello spettacolo.
    Incredibile… Non mi ero mai soffermata a guardarti in questo modo ma... Sei davvero bellissimo, lo sai? Sono sicura che farai impazzire tutte le tue coetanee con il corpo che ti ritrovi… E forse, a dirla tutta, anche quelle più grandi. Piccola pausa. Di sicuro, <i>stai facendo impazzire me.
    E proprio come lui aveva esternato così sinceramente i propri sentimenti, lei non fu da meno, mostrandogli tutto della sua espressione che diceva esattamente quanto lo desiderasse, quanto fosse eccitata e quanto sarebbe semplicemente impazzita se non avesse fatto qualcosa subito. Fletté dunque la gamba in modo che le labbra fradice si posassero sulla sua erezione, iniziando a farle scorrere lungo l'asta insieme al clitoride, massaggiandola (e massaggiandosi) per tutta la sua lunghezza. Nel frattempo non distolse lo sguardo dal suo viso per godersi ogni singola reazione, né gli nascose le proprie. Dovette mordersi il labbro, sorridente ma in difficoltà, tanto che fremeva leggermente lungo tutto il corpo, non per la fatica di mantenere la posizione ma per quella che le costava resistere alla tentazione di prenderlo immediatamente dentro di sé dopo una così lunga agonia. Nel frattempo carezzò l'asta più volte, direzionandola per lubrificarla con quelle stesse labbra fradice e, alla fine, la direzionò verso il fulcro di quel desiderio, già leggermente schiuso per accoglierlo. I loro sessi si stavano letteralmente baciando l'un l'altro. Sarebbe bastata una singola spinta e sarebbe entrato dentro di lei… Ma la donna non si mosse perché ciò accadesse, rimase anzi immobile, fremendo contro di lui, abbastanza lontana da costringerlo a lottare contro manette e catena, se davvero voleva possederla.
    Che ne pensi, piccolo… dovrei metterlo dentro? A essere sincera non lo faccio da così tanto tempo che ho un po' paura… Sei molto più grosso di quanto pensassi.
    Ridacchiò, roca. Come a smentire quelle parole il suo sesso pulsò di rimando, rivelando il bluff. Neppure tutto il tempo e l'astinenza del mondo sarebbero bastati per farle avere paura di una meraviglia simile. Era solo un ennesimo modo per farlo impazzire… Peccato che così facendo stesse torturando entrambi.
     
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    Ne avevano bisogno, entrambi. E su questo non c'erano dubbi. Lo spazio per le remore era stato completamente riempito, no anzi annegato, dalla consapevolezza che era ciò che volevano entrambi e tanto bastava per permettere a Sho di spingersi oltre il mortale rispetto che aveva nei confronti di quella donna, portandolo a desiderarla e seguire unicamente i suoi sentimenti, i suoi desideri. Forse Baiken si aspettava che fosse lui a riportare l'ordine nella loro mente, ma questo era impossibile: la donna neanche si immaginava quanto schifosamente cotto di lei fosse Sho, e non solo in quel preciso momento ma nel senso più generico del termine. Certo i suoi capezzoli morbidi e quei seni da capogiro che si schiacciavano contro il suo petto nudo erano un deterrente non da poco, ma non i pieni colpevoli, questo era certo. Se dobbiamo trovare un "vero" colpevole, il massimo della pena andava alle loro labbra che non si erano fermate neanche un istante, forse solo per respirare o esprimere dei desideri fin troppo ovvi a quel punto, ma non avevano mai lasciato spazio alla decenza, al pudore, al senno. Solo una perversa danza, uno scambio di gemiti e di sospiri, disperati e appassionati. Poteva anche non dirle che l'amava con ogni fibra del suo corpo, sarebbe stato fin troppo ridondante di fronte ad un bacio tanto intenso. Lui non voleva trattenersi, e lei gli rispose a tono lasciandogli intendere lo stesso. Il cuore di Sho riprese a battere all'impazzata, perché continuava a non poter credere alla perfezione di quel momento. L'unica nota dolente, che lo avrebbe fatto vergognare col senno di poi, era che in realtà doveva trovarsi lì per aiutarla, non limitarsi a consolarla carnalmente. Ma non poteva resisterle, non più: ai sensi di colpa avrebbe dato attenzione dopo, ora non poteva far altro che sciogliersi tra le labbra della sua amata maestra e dimostrarle di essere un allievo degno di cui non potersi vergognare né lamentare. E forse era sulla buona strada, visto il modo in cui la sua maestra lo toccava, carezzava, impaziente come se quel corpo le stesse lasciando l'imbarazzo della scelta. Lui non se ne vergognò minimamente, neanche quando Baiken tirandogli i capezzoli gli strappò un vagito più intenso e acuto, forse meno mascolino degli altri, ma che le donò con piacere: dopo quelle attenzioni i suoi capezzoli rimasero turgidi e divenne voglioso di altre attenzioni della sua maestra, tutto per lei, tutto per donarle il suo corpo come se fosse sull'altare di un tributo. Fu come annegare, in un mare di carne e di passione, di lussuria inebriante, tanto che quando Baiken si allontanò come a volerlo spingere via dopo aver attivato i suoi circuiti magici così bene, per Sho fu come riprendersi da un bellissimo sogno, svegliandosi di colpo e riprendere fiato. La sua faccia era paonazza, le labbra umidissime, gli occhi lucidi e vogliosi, l'espressione persa in lei. Quel corpo era tutto un fuoco per la sua maestra, Baiken poteva ammirarlo in un turgore assoluto, totale e non limitato alla sua virilità, che tuttavia in mezzo a quel quadro spiccava in maniera fin troppo ovvia e a dir poco volgare. Ma forse per lei sarebbe stata lusinghiera. Avrebbe voluto dirle a parole che nessuna era mai riuscita ad eccitarlo così tanto con un "semplice" bacio (per quanto "semplice" fosse quel perverso sfregamento di corpi che avevano assaporato fino a un istante prima) ma la sua espressione parlava ampiamente già da sola. Gli disse che si era cacciato in un bel pasticcio e lui deglutì eccome, ma non per timore. Deglutiva emozionato, perché era esattamente il genere di pasticcio in cui desiderava ardentemente cacciarsi, soprattutto ed esclusivamente con lei. I suoi occhi si illuminarono di energia intensa, come a volerle rispondere non solo col corpo, col fiato e con lo sguardo, ma anche con l'energia che la sua maestra tanto abilmente aveva stimolato.
    Se non riuscirò a fermarti con i sigilli, Maestra... allora ti legherò. Ti legherò stretta... e allora sarai tu a doverti liberare... se ne sarai capace...
    Quello non era da lui... una risposta a tono, quasi bisbigliata, ma decisa, netta. Una promessa più che una minaccia. Prima aveva solo fantasticato sul legarla e appenderla sul soffitto, ma adesso glielo aveva detto chiaramente, un pò come se volesse sfidarla a fare del suo peggio, pena il finire sotto le grinfie del suo perverso studente. Forse in un contesto diverso sarebbe sembrato più minaccioso, ma in quel momento ansimava emozionato, con gli occhi che rimbalzavano tra lo sguardo perverso di Baiken e il suo seno che ondeggiava ad ogni sussulto della maestra, praticamente ipnotizzandolo. Ogni centimetro di quel corpo lo faceva impazzire, anche solo starle lontana in quel modo dopo che si erano stretti con tanta passione era insopportabile, come stare in apnea, e rispondeva vibrando col suo membro pulsante, prigioniero di quei pantaloni in maniera a dir poco disumana, costretto a non potersi esprimere per colpa di dannata stoffa che ne limitava la libertà. Era impaziente di mostrarglielo, non per ostentarne le dimensioni ma piuttosto per mostrarle quanto maledettamente era attratto da lei. Quindi rimase immobile, lasciando che fosse lei ad assaporarlo: mentre le dita di Baiken lo carezzavano con ritrovata pazienza i muscoli di Sho reagivano al suo tocco, cercando di indurirsi ancora di più, come se volessero mettersi in mostra, ben consapevoli che la sua destinazione era assai più perversa e si perdeva nei pantaloni stretti, unica barriera alla decenza del ragazzo per il momento. Lui però non si oppose, si lasciò semplicemente toccare, respirando profondamente come se gli stessero passando un cubetto di ghiaccio gelido sulla schiena, ma in realtà era un pugnale che gli squarciava di netto il petto permettendo finalmente al suo cuore di esplodere di passione per lei. Anche senza alcuna pressione energetica lui sarebbe rimasto immobile, assaporando il momento culmine in cui finalmente avrebbe toccato la sua virilità. Ma Baiken aveva ancora qualche gioco perverso in serbo per lui, e senza arrivare al punto portò l'attenzione del ragazzo sulle sue di manette: più libere, meno costringenti, meno umilianti delle sue. Era stata una lotta impari? Il suo istinto lo avrebbe portato a giustificarsi in una situazione calma, ma in quel momento non riuscì a dire nulla, solo lo sguardo fintamente colpevole di un cagnolino che ammette la sua colpa e non vede l'ora di subire la giusta punizione. Si lasciò manipolare da lei, ritrovandosi con le mani tirate verso l'alto per quelle scomode manette, ma la costrizione invece che infastidirlo non fece altro che tremare più vistosamente il gonfiore nei suoi pantaloni, portandolo a sospirare arreso e completamente perso in lei. Solo abbassando lo sguardo di nuovo verso quel seno meraviglioso si rese conto che la sua maestra non stava usando la mano buona per tenerlo, avvalendosi probabilmente di qualche abilissimo artificio magico, ma non riuscì ad interrogarsi al momento, la sua attenzione era catalizzata da Baiken e la promessa di assaggiare ognuna di quelle vissute cicatrici come se fossero il suo personale bottino. Gli tirò fuori le parole dalla gola con quelle provocazioni sensuali, Sho era riservato ma non esattamente timido, quindi con il giusto stimolo poteva tirare fuori il meglio di sé, e misto a quello spirito così fortemente battagliero avrebbe dato vita a quello che Baiken aveva già intuito essere il partner perfetto per lei. Opponendosi alla presa delle manette quel minimo che bastava per non liberarsi ma per mostrarsi determinato, le rispose a tono.
    Avevo una voglia matta di leccarti quelle cicatrici Maestra... fino a farle sparire con la mia lingua... e mi sarei sfregato lascivamente anche solo sui tuoi capelli pur di sentirti vicino a me...
    Non disse "cazzo", ma fu talmente palese a cosa si riferiva, tanto che il bacino si mosse da solo, un movimento lento ma netto che esprimeva la sua impazienza. Confessò subito quello che aveva pensato poco prima, perché non aveva più bisogno di nasconderlo. Certo, in origine era stato davvero animato unicamente dalle buone intenzioni e Dio solo sa quanto era stato attento a non mancarle di rispetto... ma in quel momento sentiva di volerla provocare, desiderava di essere punito, di dimostrarsi deciso, di volerla ardentemente con tutto sé stesso. Sentì il fiato di Baiken vicinissimo alla pelle, ancora una volta serrò i muscoli per prepararsi al contatto, così che la lingua della sua maestra avrebbe trovato pane per i suoi denti. Solcandogli le cicatrici avrebbe strappato al rosso dei lunghi versi di piacere, di intensità crescente. Inizialmente alzò il collo per farle assaporare anche quelle intorno al mento, ma nel sentirla avvicinarsi alla bocca si piegò ancora su di lei, impaziente di avere un altro bacio, ma stavolta non ci fu niente, lo lasciò così a boccheggiare con lo sguardo sorpreso e voglioso. Sho si morse il labbro inferiore per nascondere l'imbarazzo e la frustrazione, ma trattenne ogni altro sentimento, limitandosi a sospirare per somatizzare quell'insoddisfazione. Baiken riprese quella carezza, quella pugnalata perversa che non si accontentava più del suo cuore, a desiderava anche il suo sesso, e lo provocava con movimenti lentissimi delle dita, spingendolo a dimenarsi, opporsi, impaziente. Non poteva liberarsi e ancora non sapeva il perché, troppo concentrato a fissarla negli occhi e ammirare quei seni che gli danzavano morbidissimi addosso. Solo quando la stretta dei pantaloni e della giacca si sciolse, Sho si rese conto di essere maledettamente vicino a quel sesso fradicio che poco prima, in ginocchio davanti a lei, aveva ammirato come l'apparizione di una divinità ai fedeli. E in quell'istante percorse in tutta la sua lunghezza quella gamba in tensione di fianco a lui che come un'acrobata lo stava tenendo bloccato al muro per le manette. Quando si era messa così?! Possibile che Sho fosse così preso da lei da non essersi reso conto di una mossa del genere?! Che talento poi... che fascino. Il suo primo pensiero non andò nemmeno a quella femminilità grondante, ma proprio a quella posizione: non solo si immaginava centinaia di scenari dove la possedeva rimanendo immobile in quella posizione, ma sognava di leccarla dalla pianta del piede a terra fino alla punta del piede in alto, passando per le sue cosce perfette, massaggiandole le natiche e affondando il volto in quella fica irresistibile che tanto bramava. Il suo cazzo, come se non fosse già abbastanza turgido, tremò assieme a tutto il suo corpo per l'eccitazione in quel momento. Quella donna... lo stava facendo a pezzi. Se quella era la sua vendetta per le provocazioni di Sho espresse poco prima... il rosso si pentì di non aver osato di più per stuzzicarle di peggio. L'odore femminile di quella carne grondante mentre si schiudeva penetrò nel suo cervello portandolo sulla soglia della follia. Spinse in avanti col bacino, preso da una follia praticamente animale, e solo a quel punto si rese conto che non era affatto libero, semplicemente la situazione era così eccitante che gli sembrava di essere già dentro di lei. Un sospiro frustrato e impaziente gli sfuggì dal naso e subito dopo anche dalle labbra, sembrava volerla supplicare di liberarlo, di lasciargli finalmente lo spazio di possederla, ma ancora una volta non ebbe abbastanza forza per soverchiarla in maniera brutale, poteva solo assecondarla perché quel gioco era perfetto. La sua richiesta venne però finalmente ascoltata, forse Baiken aveva percepito la sua impazienza o più semplicemente anche lei non poteva più aspettare di vederselo davanti agli occhi, quindi lo liberò e ciò che si ritrovò davanti aveva davvero poco di umano, lasciando intendere che il potere di Sho aveva attecchito in lui in maniera fin troppo chiara. Enorme, turgido, estremamente venoso, degno di vergogna per una persona normale, ma il modo in cui vibrava e guizzava verso l'alto davanti a lei era una riverenza perversa e perfetta, riservata unicamente a Baiken. Quella mostruosità poteva sventrarla volendo eppure lei la domava... semplicemente con lo sguardo. Una volta libero da quella prigionia Sho si concesse un lungo sospiro di sollievo, che colmò in un verso di assoluta frustrazione mentre la fissava impaziente, paonazzo in volto ma deciso ad andare fino in fondo. La cicatrice sul volto di Sho si illuminò chiaramente a quel punto, rispondendo al marchio che Baiken portava sul volto: nonostante i sigilli le loro energie erano così forti ed eccitate da farsi notare anche in una situazione del genere, sembrava che i loro poteri li stessero richiamando per mettere fine una volta per tutte a quel gioco di provocazioni e darci dentro come dei conigli nella stagione degli amori. La sua maestra non esitò a tessere le lodi di quello spettacolo, decantando forse con invidia le coetanee di Baiken e le sue possibili amanti, senza togliersi da quel numero. Ostentare una purezza incauta o semplicemente vantarsi delle sue conquiste non era nello stile di Sho, quindi le rispose di nuovo a tono, ma a modo suo.
    Non sono mai stato più eccitato di così... questo non ha niente a che fare con tutte le esperienze che ho avuto fino a dora... questo è... su tutto un altro livello Maestra...
    Glielo disse chiaramente, forse lasciando intendere dei sentimenti più forti della semplice attrazione, forse sottolineando come lei non fosse una semplice ragazza da scopare, ma la donna più perfetta e meravigliosa che potesse avvicinare, nonché l'unica a poter tenere testa ai suoi poteri senza lasciarsi corrompere da Sho stesso. Erano fatti per quel momento ed entrambi lo desideravano ardentemente. Avrebbe continuato a confessarsi volendo, ma il suo cazzo bollente che si fregava sulla clitoride turgida e fradicia di Baiken fece morire ogni singola sillaba nella sua gola, trasformando qualsiasi altra dichiarazione in lunghi gemiti di piacere impazienti. La sua verga prese a pulsare e guizzare impaziente, sembrava volesse penetrarla a forza godendosi però ogni centimetro di quella perversa stimolazione. Era un momento perfetto. Si baciarono con i sessi e fu così intenso da sembrargli già all'altezza di una penetrazione, il su ocazzo venne ricoperto di quegli umori vogliosi come una lenta e sensuale leccata, ma non poteva più accontentarsi oramai. Si allinearono, chiaramente i loro corpi erano stufi di giocare, ma Baiken fu abbastanza sadica da posizionarsi in modo che a Sho non sarebbe bastata una semplice spinta: avrebbe dovuto lottare con le manette ma... chi mai avrebbe avuto il coraggio di togliersi quella gamba di dosso, andiamo?
    Se non lo farai tu... lo farò io Maestra...
    Maestra, maestra, maestra... sempre quel tono, anche quando stavano praticamente per scopare, anche quando si erano baciati come se fosse l'ultimo secondo della loro vita, ancora la chiamava maestra. Anche quando piegava ogni singolo addominale del suo ventre per spingersi verso di lei e far finalmente affondare quella cappella nel suo fiore impaziente, ancora la chiamava maestra. Un lungo gemito iniziò a uscire dalle sue labbra mentre con tutta la forza che aveva in corpo spingeva in avanti il bacino per poterla, gradualmente penetrare, e più si univano in quella maniera forzata e lenta, più il suo corpo tremava.
    S-sono dentro... Maestra... Baiken... posso... posso chiamarti... Fumiko...?
    La sua verga stava finalmente per entrare del tutto, erano una cosa sola, un piccolo sforzo e l'avrebbe impalata con la sua carne, rosso in volto con quella fiamma blu di passione che gli accendeva lo sguardo, la fissava negli occhi mentre le faceva quella richiesta così intima, forse anche più intima del profanare la sua carne, e tutto si spezzò appena i sigilli della stanza iniziarono gradualmente a decadere. Intorno alla porta un pallido fulgore che lasciava intendere la presenza di ospiti oltre la porta, che stavano per entrare. Prima di spezzare i sigilli e aprire la porta ci sarebbero voluti alcuni secondi, forse avevano il tempo di mettere fine a quella follia, ma appena se ne reso conto Sho non riuscì a farsi indietro, anzi sembrava voler continuare ad affondare dentro di lei, fissandola con gli occhi colpevoli di chi sa di aver fatto qualcosa di terribile, ma che non vuole smettere proprio a quel punto. Un lungo verso di disappunto uscì dalla sua bocca, entrambi a quel punto sapevano cosa fare ma... quanto sarebbe stato doloroso?
     
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    Baiken non sapeva come reagire a quelle che sembravano a tutti gli effetti le dichiarazioni di un ragazzo innamorato. Le sembrò quasi di rivedersi in lui, mentre un tempo lontano confessava i suoi sentimenti all'unica creatura che avesse amato con passione in vita sua. Tutto ciò che era venuto dopo di lui, l'aveva trovata arida, prosciugata, come se di lei, quella Fumiko giovane e spensierata, in fondo, non fosse rimasto poi molto. E Shouta aveva il suo sguardo… lo sguardo di chi si sarebbe votato a lei se solo avesse avuto la volontà di accettarlo. Quel sentimento che le sembrava di leggergli negli occhi, la spaventò più di qualsiasi altra cosa al mondo, ma al tempo stesso… la riempì di un calore così piacevole, così intenso, che per pochi, deliziosi istanti, la fece pentire di avervi rinunciato. Ci si crogiolò per un momento, lo concesse a se stessa e soprattutto lo concesse a lui, perché era così bello... così puro... che rischiava di darle alla testa. Poi l'unione dei loro corpi spezzò la magia (o forse la accese di più), regalandole uno spasmo ben più forte degli altri che la riportò al presente. Le strappò un gemito a stento soffocato, semplicemente perché era impossibile trattenersi e fu lei, a quel punto, deliziata dai fianchi di Shouta che combattevano contro le catene pur di averla, a spingersi finalmente contro di lui per un'unica, potente e deliziosa spinta. Con un grido lo accolse completamente, in profondità, finché i suoi riccioli rossi non si scontrarono col suo pube, graffiandogli la pelle e il clitoride non si strusciò contro di lui. Si premette completamente sul suo corpo, lo fece nonostante e grazie a quella perversa posizione. Ed era perfetto. Quel momento era semplicemente perfetto, incrinato solamente da qualcosa che stonava, una piccola nota stridula in lontananza, che minacciava di distruggere l'intera orchestra e mandare in frantumi i meravigliosi archi che Baiken aveva iniziato a sentir suonare con quell'unica spinta. Le chiese se potesse chiamarla per nome, e in qualsiasi altra situazione avrebbe riso per quella richiesta, visto il loro stato, ma non stavolta.
    Chiah- Chiamami come ti pare, ragazzino. Inizialmente si strozzò con il suo stesso ansito, troppo sorpresa dal piacere per parlare in modo continuato. Metterla in difficoltà non era da tutti, anzi, Shouta poteva sentirsi fiero, se avesse voluto. Qualsiasi cosa andrà bene, se la pronunci con quelle labbra fantastiche. Anzi, mi farai solo impazzire di più…
    Le sfuggì in un sibilo, con tono sdegnato, apostrofandolo "ragazzino" quasi ce l'avesse con lui. La verità era che aveva percepito qualcosa alla lontana ancora prima di accorgersi dei sigilli che si spegnevano uno ad uno e anche lei, aveva fatto finta di nulla. Perché? Perché voleva continuare. Perché era perfetto, incredibile, tanto che pregava di essersi sbagliata e lo fece fino all'ultimo secondo.
    Rrrgh... Quando ormai fu chiaro che invece non si era sbagliata affatto, le uscì qualcosa di fin troppo simile a un ringhio ferino dalla profondità della gola, qualcosa di furioso e malizioso, molto più sadico di lei stessa, come se anche lei -come Shouta con Ebrietas- nascondesse da qualche parte uno spirito maligno che voleva corromperla. Alla fine, sconfitta, allontanò il viso dal suo con estrema fatica, posandogli la fronte contro la fronte come per sorreggersi contro di lui, mentre godeva ancora un pochino della sua carne. Lentamente e in modo sempre più frenetico, iniziò a scuotere la testa con gli occhi socchiusi, guardando in basso, madida di sudore, nel punto in cui i loro corpi smaniosi si stavano unendo: ancora una volta, anche la vista era semplicemente perfetta.
    Nnnh... cazzo, cazzo, no. No. Non può essere vero… Non lo accetto! Argh... mi dispiace.
    Farneticava, borbottava, il tono altalenante. Non voleva accettarlo, non poteva. Ma doveva… E il senso del dovere per una come lei era più importante di qualcosa cosa, anche quando significava strapparsi un pezzo di carne dal corpo. O, in questo caso, il cazzo di quel dannato ragazzino che la stava facendo impazzire e che era la cosa semplicemente migliore che le fosse capitata da mesi e mesi a quella parte, forse addirittura anni. Quindi lo guardò, lo sentì gemere e, mentre ricambiava quel lamento devastante, prese coraggio e agì per entrambi, salvandoli dalla più colossale figura dei secoli e, più probabilmente, da qualche altra denuncia. Ma prima, folle che era, si concesse un altro bacio, un bacio frettoloso ma profondo, nel quale riversò tutta la passione, tutto il desiderio che provava, gridandoci dentro per reprimere anche la voglia di urlare. Era un bacio di rinuncia, ma anche di promesse, dal quale si staccò a fatica, con un rivolo di saliva che li tenne uniti fino all'ultimo istante. Cosa stava facendo? Lì, col suo allievo, in una cella… Come se il pericolo di essere incriminata di omicidio non l'avesse minimamente sconvolta. Era impazzita?! Forse sì, ma non del tutto.
    Un istante prima era lì, spinta completamente contro di lui per accoglierlo tutto con quell'unica, perfetta spinta, e l'istante dopo era finita seduta pseudo-composta, mani sulle cosce serrate, a nascondere labbra succose ancora spalancate dalla straziante separazione che la carne con cui l'aveva conquistata si era lasciata dietro di sé. Se ne stava lì, semplicemente seduta: in modo un po' rozzo forse, scomposto, ma lei era così, in po' maschiaccio a volte, nessuno si sarebbe fatto troppe domande. In tutta fretta aveva dovuto sforzarsi e sfruttare l'instante in cui i sigilli erano decaduti per evocare la prima attrezzatura addosso, in quel caso il suo kimono da combattimento, il più comodo che aveva e Gael sulle spalle. Non aveva potuto fare niente con il reggiseno visto che la sua intera collezione di biancheria era composta principalmente da bendaggi da combattimento e perizomi alla giapponese, tutte cose che richiedevano una preparazione manuale e piuttosto lunga e che non aveva tempo di fare attraverso un sigillo. Sospirò tra sé, avrebbe dovuto sopportare il sobbalzo del seno ad ogni movimento, cosa che lo avrebbe reso ancora più sensibile di quanto non fosse. Persino una come lei poteva perdere la calma per una cosa del genere, ma anche se dentro di sé stava imprecando in giapponese stretto e ogni lingua a lei conosciuta, dall'esterno si stampò in faccia il suo sorriso migliore. Era stata talmente pronta da aver aiutato anche Shouta a rivestirsi, tirandogli su pantaloni e maglietta con la magia negli ultimi millisecondi in cui erano stati vicini. Dopotutto era pur sempre una custode affermata, non poteva lasciarsi deconcentrare da un semplice amplesso… Neppure quando era così dannatamente magnifico. Con ancora il sapore del ragazzino sulle labbra (entrambe) le sembrava di essere ubriaca, ma sì asciugò la saliva e fece in modo che dall'esterno non trasparisse nulla. Sapeva bene quanto ancora ci fosse del sessismo nel loro campo e, per quanto fosse superiore a queste cose, non voleva diversi occupare di faccende minori come proteggere il fantomatico "onore" di entrambi. Come se poi ci fosse anche solo una minima cosa sbagliata in qualcosa di così fottutamente incredibile… Doveva smettere di pensarci. Si schiarì la voce ma, nonostante il tentativo, fu terribilmente roca quando parlò, con fare apparentemente disinteressato e serioso.
    Non devi preoccuparti di questo, Shouta-san. Sono sicura che qualcuno arriverà presto da noi per rispondere alle nostre domande. Merito certamente una spiegazione. Quanto al nostro precedente discorso... Sono sicura che avremo modo di... discuterne ancora. È una promessa.
    Aggiunse quella frase solamente nell'eventualità che qualcuno potesse sentirli, ma Shouta poteva benissimo capire a cosa si riferisse, anche e soprattutto dallo sguardo che riservò solo a lui, un ultimo sguardo affettuoso e bramoso prima che la maschera tornasse al proprio posto e vi si ancorasse sopra.
    Chiunque fosse entrato dalla stanza li avrebbe trovati a debita distanza fra loro, ma non abbastanza da destare sospetti. Lei si era messa nuovamente seduta e sperava che Shouta avesse la prontezza di fare lo stesso. Baiken sentiva di aver fatto anche più di quanto fosse nelle proprie possibilità, perché a dirla tutta i sigilli potevano anche rivestirla alla velocità della luce, ma non esisteva una magia abbastanza veloce da fare riassorbire tutti gli umori che ancora le bagnavano le labbra e l'interno coscia, costringendola a nascondere il tutto serrando bene le gambe. Fanculo. Fanculo. Fanculo! Fanculo a quella situazione tremenda. Fanculo a quell'omicidio. Fanculo anche a chiunque fosse entrato da quella dannata porta, trovandola a sorridere come se non avesse un solo problema a quel dannato mondo. E soprattutto al diavolo se stessa, che nonostante la maschera di finta serenità che si era cucita addosso un'ennesima volta, non faceva altro che ricordare continuamente l'esatta sensazione del cazzo del suo allievo diciassettenne profondamente infilato su per la sua fica. Quando era agitata persino lei sapeva essere terribilmente sboccata a giudicare da quei pensieri, ma per fortuna nessuno poteva infilarsi nella sua testa per leggerli.
     
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    Quando ebbe il suo permesso di chiamarla Fumiko, Sho stava praticamente volando su un altro pianeta. Era l'istante perfetto, non il romantico bavoso di un ragazzino in fasce che faceva di tutto pur di portarsi a letto una tipa, quella era una fase già ampiamente superata per uno maturo come lui. Sho voleva la passione, qualcosa di travolgente, di primordiale, di irrefrenabile come il sentimento che provava per quella donna e una volta fuso con lei fu come tuffarsi in un mare di nuvole. Era il suo personale paradiso, con la differenza che non c'era pace e grazia e terna, solo il bollore di un piacere immenso che aveva a malapena iniziato a scoprire. Mugugno ancora per qualche istante il suo nome tra le labbra, impaziente di gridarlo a gran voce, ma la loro bruciante passione era destinata a morire molto prima del previsto. La sentì vicinissima e lui si spinse a lei, ma quello non era un vinto a continuare, e la testa che scuote Baiken al momento contro la sua fronte lasciava intendere cosa stava per succedere. Stava per supplicarla di non smettere ma il ragazzo non riuscì a dire niente, mugugnò al massimo una mezza supplica ma lui stesso sapeva che non poteva continuare, non così. La situazione era già precaria, non potevano di certo dare spettacolo in quello specifico contesto. Però... come separarsi da lei? Dopo aver assaporato quella carne divina, dopo aver pronunciato finalmente il nome della donna che amava, dopo averle promesso quelle cose indecenti... come poteva separarsi da lei? Tutto si spense in un bacio, un caldissimo e voglioso bacio che si scambiarono frettolosamente. Sho si fiondò sulle sue labbra come se volesse soffocare davanti a lei, sparire e morire per la vergogna piuttosto che abbandonarsi del tutto, ma voleva anche dirle che quella non era colpa sua, che non poteva rinunciarci, che la desiderava più di ogni altra cosa. Quando il bacio si spense, fu come riemergere dal mare che ti sta portando in un lento e soffocante sonno eterno. Fu come riprendersi al viaggio astrale più intenso e meraviglioso di tutta la tua vita. Rossa in faccia, coperto di sudore, eccitato da morire, Sho si ricompose il più velocemente che poteva per mettersi di fianco alla sua maestra e fare in modo che sembrasse come se niente fosse successo. Era impossibile riuscirci al cento per cento, ma quella boccata d'aria, quel ritorno alla realtà, bastarono per rimettere assieme le poche sinapsi ancora funzionanti e utili allo scopo. Sembrava uno studente che aveva fatto nottata e si era presentato in classe sfatto e tirato a lucido il meglio che poteva, spettinato e storto sia nel vestiario che nella postura, ma dissimulava bene. Nella sua mente ripercorreva ogni singolo istante perfetto che aveva vissuto fino a quel momento e lo rimpiangeva con ogni fibra del suo corpo. Si ritrovò a serrare le labbra, i denti e le palpebre per sfogare in silenzio la sua frustrazione, pregando chissà quale dio che tutto non finisse in maniera tanto stupida. Fortunatamente però, ancora una volta la voce della sua maestra corse in aiuto della sua sanità mentale, donandogli un minimo di quiete. Gli disse di non preoccuparsi: ancora una volta lei era quella nei guai ma quello da consolare era il suo impulsivo e immaturo allievo. Una nota di sconforto lo colse per un istante e la guardò come se volesse giustificarsi per averla delusa, ma quando gli fece capire che quella parentesi non era affatto chiusa, lui deglutì rumorosamente, fissandola con grande desiderio e con l'aria di chi è pronto a prendersi la responsabilità della parola data. Prima che potesse spalancarsi la porta, Sho annuì col capo accennando un sorriso risoluto.
    E' una promessa... Fumiko...
    La porta si spalancò e lui fece un altro passo lontano dalla sua maestra, sedendosi di colpo e assumendo una postura più composta. Cancellare dalla sua mente la sensazione della carne della sua maestra intorno al suo cazzo era impossibile, qualcosa di paradisiaco che non avrebbe mai rimosso dalla sua mente. Tuttavia, quando vide entrare quella figura imponente nella cella in cui si trovavano, gli occhi del ragazzo si sgranarono così velocemente che il sangue nel suo corpo abbandonò del tutto l'attuale posizione, facendolo sbiancare di colpo e trasformando i tremolii di eccitazione in brividi freddi di timore. Un uomo alto e slanciato si avvicinò lentamente a loro, ogni passo faceva tintinnare il pesante metallo che portava addosso e le catene che componevano il suo vestiario stridevano con fare inquietante. Al suo fianco, una figura leggermente più contenuta ma comunque massiccia e slanciata si faceva avanti, sistemandosi la cravatta elegante e la giacca scura. Gli occhiali riflettenti dell'uomo dal passo pesante e le spalle di ferro si soffermarono su Baiken con aria inquisitoria, e fermò la sua avanzata solo quando fu a pochi metri da lei, sollevando le braccia e portandole in una posizione conserte, tenendo i pugni chiusi e serrati. La pelle violacea del suo capo completamente pulito e coperto solo dalla maschera che nascondeva il suo viso lo rendeva una figura inquietante.
    M-maestro... Mugen...?
    Quell'uomo era altissimo e dalle spalle ampie, una figura enorme quasi sovrumana, sfiorava sicuramente il metro e qualcosa, forse anche trenta centimetri, e sebbene non avesse una muscolatura colossale appariva comunque imponente. La figura al suo fianco invece aveva una corporatura simile a quella di Sho, in confronto a Mugen sfigurava ma era evidente che anche lui sfoggiasse un corpo perfettamente allenato, degno di ogni custode di alto livello. Non portava vestiti sgargianti, ma era vestito elegante e mostrava con disinvoltura la lunga chioma bionda, probabilmente motivo del suo vanto.
    Oh... Shouta-chan, come sei sgarbato a salutare il maestro Mugen! Pensavo che con le mie cicatrici fossi riuscito ad imprimermi bene nella tua memoria...
    Il biondo dalla faccia inquietante, gli occhi di colore diverso e lo sguardo malefico, suscitò subito in Sho una reazione di rabbia che non si sfogò solamente per colpa della presenza di Mugen. Ovviamente tra lui e quel ragazzo c'erano dei trascorsi, e pronunciò il suo nome a denti stretti, riservandogli un enorme rancore.
    Uzumaki... che significa tutto questo? Perché la squadra inquisitori è qui?!
    Fa silenzio, maestro Minazuki...
    La voce imponente e metallica del Maestro Mugen tuonò verso Sho, zittendolo come se gli fosse arrivata una mannaia sulla nuca, costringendolo a piegare il capo in avanti in tono reverenziale.
    ...siamo noi qui a fare le domande. La tua presenza in questo luogo è una gentile concessione... non abusare della nostra magnanimità.
    Detto questo Uzumaki si fece indietro, lasciando spazio al maestro Mugen che si rivolse a Baiken direttamente. La squadra inquisitori era senza ombra di dubbio la più temuta di tutto il corpo dei Custodi. La maggior parte dei guerrieri si occupa di insegnare, di proteggere e di studiare, assicurandosi l'armonia nell'apprendimento e l'uso delle arti occulte. Gli inquisitori invece erano tutta un'altra razza. Non erano come i cercatori di spiriti che aiutavano le persone o scacciavano i demoni. Non erano guerrieri militanti che si occupavano dei ladri e dei profanatori di tombe. No. Loro davano la caccia ad altri Custodi, ai traditori e a quei mostri che normalmente un custode comune non può avvicinare. Gli inquisitori sono guai.
    Maeda Fumiko... nella notte antecedente ad oggi il corpo di uno dei leader della nostra alleanza è stato trovato morto nella capitale di Roma. I segreti di cui si era fatto carico sono stati trafugati, le armi pericolose che conservava sono perdute, e il suo corpo è stato orribilmente macellato. La furia è riconducibile all'azione di un demone, me la traccia magica rimasta sul suo corpo appartiene ad una tipologia molto precisa di demone.
    Il Maestro Mugen esitò, prendendo un lungo respiro, come se stesse annusando la fragranza che usciva dal corpo di Baiken. La sua espressione divenne vagamente disgustata, un pò perché forse aveva sentito i suoi umori imbrattagli il ventre e le cosce, d'altro canto invece perché aveva distinto una fragranza molto specifica provenire da quella donna.
    Taimanin...
    Sho rialzò la testa a quel punto, capendo perfettamente dove volevano andare a parare, deciso a prendere le difese di Baiken.
    Questo è impossibile! E poi potrebbe essere stato qualsiasi altro demone...!
    rima che potesse continuare, Uzumaki lo aveva zittito piantandogli la scarpa sulla testa e spingendolo a terra, facendogli baciare il pavimento con la faccia e il naso, interrompendo brutalmente le sue parole e trasformando ogni tentativo di difesa in un rantolo di dolore.
    Il povero Maestro Uzui era protetto da molteplici strati di sigilli... qualsiasi violazione sarebbe stata notata, ma sono stati sciolti tutti con grande maestria. Una maestria che appartiene appunto, solo a un Maestro.
    E c'è solo UN maestro che è al contempo degno di questo titolo, ma col sangue dei Taimanin nel suo corpo...
    Qualcuno aveva incastrato la buona vecchia Fumiko Maeda, e lo aveva fatto da gran maestro...
     
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