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The unseen BOOB, is the Fappest
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La notte per Lorelay non fu clemente, e la cosa non passò inosservata ai suoi compagni. Nessuno capì cosa fosse successo ovviamente, e come potevano? Era stato probabilmente più simile ad un incubo che altro, ma la sua espressione era cambiata, era cambiato il modo in cui si muoveva, che si rapportava agli altri. Il professore l'aveva in qualche modo toccata e questo non poteva lavarlo via. La mattinata parò, proseguì piuttosto placidamente senza nessun tipo di inghippo e anzi, se Lorelay avesse trovato la forza di reagire avrebbe anche potuto raccogliere qualche indizio. Per esempio nonostante la sua mente fosse annebbiata dal dolore e dal piacere, ricordava perfettamente la forma della chiave di quella misteriosa serratura nella biblioteca. Quella forma che le tornò subito in mente quando, durante la lezione, uno degli inservienti passò a conversare con uno dei professori mostrandogli la bora nel suo carrello, destinata ad essere riordinata. Quadri, vecchi libri e targhe commemorative perlopiù, ma tra quelle cornici c'era una chiave d'argento finemente intagliata che ricordava perfettamente la forma che Lorelay aveva impresso nella sua memoria. Riuscì ad apprendere che quella chiave commemorativa sarebbe finita dentro l'ufficio del direttore appesa ad un muro, un bersaglio facile per la sua investigazione. Prima di potersi dedicare a questo però, la ragazza doveva completare la giornata di lezione, e sembrava essere andato tutto liscio fino a quel momento. Almeno fino a che non entrò in classe il professor Carnovash.
Buongiorno a tutti ragazzi... spero che abbiate riposato bene.
L'amichevole saluto era rivolto a tutti, ma lo sguardo maligno che lanciò subito dopo era rivolto a Lorelay: lui sapeva benissimo che la notte per la ragazza non era stata così pacifica. Appena il professore entrò in classe vestito in maniera elegante come il giorno prima, un formicolio perverso salì sulla schiena della ragazza, facendole percepire un brivido al tempo stesso eccitante e anche terrificante. Il frammento del potere del professore sul suo capezzoli vibrava, facendole scaldare il corpo in maniera quasi impercettibile, ma presente. Quella non sarebbe stata una lezione semplice. Lorelay era seduta ad un banco posizionato all'ultima fila della classe, ma al centro rispetto agli altri, puntava qindi dritta verso la lavagna dietro la cattedra del professore. La lavagna occupava sostanzialmente tutta la parete, alla sinistra di Lorelay c'erano le vetrate tenute appannate dalle tapparelle, mentre a destra la parete che confinava con l'uscita e altri elementi decorativi. Tutti i suoi compagni sembravano indifferenti alla presenza del professore, qualcuno forse era anche entusiasta, ma era evidente che si trovasse lì per lei.. -
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Una notte insonne ancora sulle spalle le pesava come un macigno. Ma cerca a di non pensarci troppo, concentrandosi sulla lezione che stava per avvenire, in modo da avere più avanti tempo per organizzare le idee. Aveva raccolto un sacco di indizi la sera precedente, ora le servivano solo le prove per schiacciare quel maledetto professore. Ogni movimento, ogni pensiero, erano inquinati da quello che aveva provato, e quel.piercing che ad ogni movimento le.mandava fitte di dolore al capezzolo, sapeva trasformarle in un piacere sordo e onnipresente. Già dalla colazione aveva zuppato le mutandine di umori eccitati, mentre ora a lezione cercava di stare buona e quieta al banco, anche per evitare gli sguardi altrui che ora si sentiva tutti addosso. Sicuramente soggezione.
Quando vide quella chiave si animò, andando a segnarsi ogni dettaglio che potesse apprendere per successivamente intervenire. Ma la presenza del professore amplificava quelle sensazioni e non riusciva a concentrarsi. -
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Il professore non perdeva mai neanche la più piccola occasione per lanciare sguardi verso Lorelay per farle capire che era ancora nel suo mirino, era impressionante la sua capacità nel mantenere la freddezza per portare avanti la lezione mentre tormentava semplicemente con gli occhi una persona. La lezione si svolse in maniera abbastanza normale eccezion fatta per la presenza del professore e le fitte provocate dal piercing, ma presto la ragazza avrebbe potuto notare che qualcosa stava cambiando all'ambiente intorno a lei e nessuno dei suoi compagni di classe lo aveva notato. Le sedie e i banchi sembravano avvolte da strane creature tentacolari che si ergevano dal pavimento: gli spazi tra le mattonelle e i muri erano invasi da quei piccoli tentacoli violacei irti di ventose e forme di carapace simili a delle corna. Risalivano i banchi e le sedie come se volessero accarezzare i presenti ma nessuno ci faceva caso. Ad un certo punto Lorelay vide chiaramente un grosso tentacolo guizzare verso l'alto, vicinissimo alla sua faccia, sembrava quasi che la stesse osservando per poterla studiare, le avrebbe dato la sensazione di sentirsi estremamente osservata, anche più vicino del professore stesso. Qualcuno, o meglio qualcosa di estremamente inquietante la stava prendendo di mira e altri piccoli tentacoli si avvolsero intorno alle sue caviglie per poterla imprigionare e bloccare alla sedia. Una delle compagne di Lorelay si voltò verso di lei, mettendole una mano sulla spalla per chiederle se stava bene: nonostante il grosso tentacolo inquietante che se ne stava tra di loro, la compagna di Lorelay non diceva niente, come se non lo vedesse affatto. Lorelay quindi era vittima di un'illusione o qualcosa del genere, e non poteva fare scenate o tutti l'avrebbero scambiata per pazza, o peggio sarebbe finita nel centro dell'attenzione rendendo le sue indagini incredibilmente più complicate. Doveva fare finta di niente, non c'era altra scelta, doveva rimanere impassibile anche mentre quel grosso tentacolo si posava sulla sua guancia, viscido e caldo come una lingua perversa che le risaliva il volto assaggiando la morbidezza della sua carne perfetta. . -
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La presenza del professore a lezione rendeva quel capezzolo talmente sensibile da donarle scosse elettrice, attraverso quel piercing. Quello che però lei non sapeva era che tutto quello stava per peggiorare, a causa dell'intrusione di qualcosa o qualcuno che sembrava aver ulteriormente allungato le attenzioni su di lei. Che fosse stato direttamente il professore? Per lei era difficile dirlo.
Ebbe un guizzo sulla sedia, simulandolo poi con uno starnuto, quando quelle creature tentacolari le avvolgevano le caviglie e le gambe, andando a imbrigliarla alla sedia, senza che riuscisse in qualche modo ad alzarsi neanche volendo. Uno sguardo attonito le si dipinse sul volto, mentre allarmata guardava gli altri compagni di classe, ignari e soprattutto inermi di fronte a quella minaccia che invece lei veda e sentiva come estremamente reale. Sentiva quelle viscide propaggini strisciare sulle sue caviglie, verso le ginocchia, sulle cose, facendola rabbrividire per quel contatto talmente alieno e viscido da dover reprimere un mezzo conato di vomito. La compagna di banco che si sporse verso di lei venne accolta con un sorriso Si, si tutto... tutto bene. Ho solo un po' di capogiro, non devo aver fatto colazione come si deve inventandosi una scusa sul momento. Non poteva dire quello che vedeva o percepiva, non poteva assolutamente. Guardava inorridita quel tentacolo che si avvicinava al volto, sgranando gli occhi nel sentirlo accostarsi al proprio corpo, sulla propria pelle, con le labbra socchiuse per lo stupore e l'orrore mentre provare a distanziarlo lentamente, senza scatti o altro, per non destare sospetto a nessuno degli altri ragazzi presenti.. -
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Lorelay ce la stava mettendo tutta per non apparire strana di fronte agli altri e in un primo momento funzionò: nonostante il viscidume e l'inquietante presenza di quei tentacoli non stavano ancora facendo nulla per darle fastidio o indispettirla, conviverci era facile. Almeno per ora. La tensione si allentò gradualmente man mano che la lezione proseguiva, ma proprio mentre la ragazza avrebbe abbassato la guardia ecco quel grosso tentacolo tornare all'attacco in maniera completamente inaspettata: le risalì una coscia stringendosi attorno a lei come un maniaco che le leccava le gambe mentre la abbracciava. La sua consistenza morbida era contrapposta dalla durezza delle fasce muscolari che lo componevano senza contare le turgide corna che rendevano il tocco ancora più intenso, a dir poco pungente. L'estremità del tentacolo si infilò gradualmente sotto la sua gonna e anche se Lorelay avesse provato ad opporsi avrebbe scoperto che quel tentacolo era troppo viscido per poterlo rallentare, non poteva fermarlo. il tentacolo scivolò quindi prima sulle sue mutandine, poi dentro di esse, avvolgendosi al tessuto che copriva le sue parti intime per renderlo il più striminzito possibile fino a legarlo in un laccetto ridicolo, il tutto mentre la sua presenza scivolava sulle carni già bagnate della ragazza, ora destinate a infradiciarsi ancora di più. Poteva sentire quella perversa estremità leccarle le parti intime, scivolare tra le sue natiche, solleticarle la corolla di carne, stimolarle il perineo e massaggiarle le grandi labbra mentre arrivava al culmine con la clitoride della ragazza, cercando di farla inturgidire sempre di più per rendere ancora più facile la stimolazione. Scorreva sulle sue parti intime, si agitava come una serpe e tremava, era una sensazione maledettamente piacevole perché quel perverso affare sapeva dove toccarla, l'unica nota di demerito sarebbero potute essere le piccole corna che pur senza danneggiarla la graffiavano e la pungevano, ma ancora una voltai l perverso potere della lanterna instillato nel piercing sul capezzolo avrebbe trasformato anche quelle leggere torture in ulteriore piacere. Quel tentacolo si stava gustando la sua carne senza remore, ignorando completamente qualsiasi tentativo della ragazza di resistergli, e Lorelay non poteva fare nulla se non subire visto che altrimenti sarebbe stata al centro dell'attenzione. Per non parlare poi del fatto che si sarebbe messa in ridicolo, fradicia, eccitata e ricoperta di umori com'era. Era in trappola e lo sguardo compiaciuto del professore che ogni tanto si girava verso di lei era la stoccata finale al suo orgoglio martoriato. .
