Una brutta nottata

per Amy

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    Il fuoco non purifica, annerisce.

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    Evelynn non riuscì a frenarlo mai durante quello sfogo di emozioni. L'alcol e i sentimenti forti avevano reso la sua personalità labile, volubile, vittima degli eventi, e passava dal provocante e romantico all'aggressivo e possessivo. Non c'erano vie di mezzo, solo tante sfumature di una mente davvero difficile da semplificare e analizzare banalmente. Bowen era molto di più di quanto apparisse ovviamente, ma era costretto a mantenere una sola di quelle sfumature per non fare un grave errore... deludere tutti ad esempio, o "tradire" quello che i suoi amici consideravano giusto e inviolabile. Ecco cosa lo rendeva diverso da Evelynn, e la ladra assaporò l'eruzione di quel vulcano di emozioni che lei era riuscita ad innescare, con l'alcol e i sentimenti potenti che aveva risvegliato in lui. Ridacchiò maligna nel sentirlo esplodere per la frustrazione, non poteva di certo fargli perdere il controllo così presto quella sera, quindi si avvicinò di nuovo al suo bel faccino come se volesse baciarlo, ma portandogli l'indice sulle labbra per gustarsi ancora un pò quella morbidezza e invitarlo al silenzio con un sibillino suono delle labbra, scuotendo il capo lentamente.
    No Bowen... le regole del nostro gioco sono importanti. Sono le regole imposte dagli altri a non avere valore, mi raccomando cerca di capire la differenza... altrimenti rischi di diventare un'animale, e non è questo ciò che siamo, giusto? Rispetta le regole...
    Mentre parlava, Evelynn cercò di infilare sensualmente l'indice dentro la sua bocca, non fu un processo violento o forzato, dava l'idea di volerlo accompagnare in quel procedimento facendogli assaggiare la morbidezza della sua carne. Le dita di Evelynn erano state intinte in quel delizioso alcol e la loro morbidezza era unita al sapore intenso, al fare sensuale di quella donna che pareva voler trasformare la lingua del suo compagno di giochi in un origami lussurioso. Lo stava facendo in maniera molto seducente, invitandolo al silenzio con un piccolo contentino. Tuttavia, allo stesso tempo e in maniera maledettamente subdola, stava applicando un marchio del suo potere direttamente sulla lingua di Bowen, sfruttando la sua confusione e l'alcol che aveva in corpo per impedirgli di percepirlo. Quello le sarebbe tornato utile durante la serata. Dopo aver giocato con la sua bocca, Evelynn gli diede un brevissimo bacio a stampo sulle labbra, riportandolo alla quiete con una perversa carezza sulla guancia. dopodiché avvicinò a sé un altro bicchiere portatole dal barista, allungandolo verso Bowen. Questo era più piccolo ma dall'odore molto, molto forte, dolciastro ma allo stesso tempo infuocato.
    Prima di tornare a giocare devi pagare la tua penitenza... sarai tu a dover rispondere alla mia domanda e dovrai farlo sinceramente. Ma non preoccuparti: sono buona... se pagherai questo pegno ti farò bere il prossimo drink sulla mia pelle...
    Intinse un dito nel drink appena arrivato, portandoselo vicino al petto dove lasciò cadere una caldissima goccia di quel liquido sul petto, così che scivolasse in mezzo ai suoi seni lasciandogli capire perfettamente cosa lo aspettava se rispettava le regole. Sicura di aver attirate la sua attenzione, Evelynn decise finalmente di fare la sua domanda, decisa a metterlo maledettamente in difficoltà.
    Se dovessi scegliere se scopare per il resto della tua vita con Krolia... o con me... chi sceglieresti? Sono sicura che il tuo legame con lei è incredibile... posso solo provarne invidia. Ma qualcosa lega anche noi, non è così? Quello che mi hai preso tu di sicuro non te lo ha dato anche la nostra adorata Krolia... forse sono più speciale di lei? Non vedo l'ora di scoprirlo...
    Un ampio sorriso, nero come il male più profondo, si accese sul suo volto.
     
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    Bowen sapeva di aver perso il controllo e, mentre sbraitava e si accalorava, una parte di lui, solerte e indifferente, continuava a registrare gli avvenimenti nella loro assurdità. Ciò gli provocava una sensazione di straniamento, ovviamente acuita dal troppo alcool e gli dava l'impressione, in alcuni attimi, di star guardando un film, di non essere lui quel buffo ometto che cercava, con tutte le sue forze, di trattenere una donna evidentemente fuori dalla sua portata. Eppure quel grottesco film continuava imperterrito davanti ai suoi occhi e la vampa di quelle emozioni così violente, così autodistruttive lo bruciava di ritorno, rendendolo sempre più insofferente e vicino a un punto di rottura: se Evelynn non l'avesse fermato, imponendogli il silenzio, sarebbe di sicuro scoppiato in lacrime come il ragazzino che sembrava.
    Invece il morbido, invitante indice di Evelynn si posò sulle sue labbra che, come vittime di un sortilegio, s'arrestarono lievemente schiuse, in una posa stupita mentre i suoi occhi si sgranavano enormi, per fortuna privi di lacrime ma traboccanti di stupore. Ascoltò le sue parole con attenzione e, malgrado il cuore gli battesse troppo in fretta (quanto era vicina!) e l'alcool avesse reso confusi i suoi pensieri, comprese subito cosa volesse dirgli: era la solita vecchia storia delle regole che ci si dà e quelle che si riceve, era la promessa di una totale libertà contro la prigione degli altrui valori... ed era una promessa che aveva rifiutato da tempo. Se la sua lingua non fosse stata intorpidita (e il suo dito così morbido) probabilmente avrebbe fatto un commento tagliente, ma all'improvviso l'indice di Evelynn s'insinuò nella sua bocca. - Mhhh... - questa fu tutta la resistenza che oppose: s'irrigidì appena, con gli occhi che per un attimo sembrarono volergli divorare tutto il viso, tanto si sgranarono, prima di socchiudersi con lui che si rilassava totalmente e l'accoglieva fin troppo docile. La lingua e la bocca del demonietto erano un paradiso di assoluta, inconcepibile morbidezza: non c'era un solo lembo di quella pelle, di quelle carni blu che non fossero calde e assurdamente vellutate; la sua lingua, appuntita e lunga, si avvolse entusiasta al suo dito e lo succhiò diligentemente ma senza imporsi, mentre la gola rossa del demonietto deglutiva vorace, assetata della saliva impregnata dal sapore di Evelynn. Ovviamente non si accorse minimamente del marchio e quando tirò fuori il dito dalla sua bocca, mugolò di protesta, fermandosi soltanto per quel lieve bacio a stampo che lo fece fremere.
    Alla fine, Evelynn si staccò totalmente da lui, non prima di aver apposto una lieve ma erotica carezza sulla sua gota, che immediatamente premette sulle sue dita per prolungare il più possibile quel contatto; riaprì gli occhi e le rivolse uno sguardo totalmente liquido di desiderio, con quel faccino delicato totalmente stravolto dal desiderio: le labbra schiuse e lucide di saliva, il petto che si abbassava e si alzava in respiri profondi, quasi affannati. Per un attimo guardò il bicchiere che Evelynn aveva preso senza nemmeno capire cosa diamine fosse, tanto era sconvolto da quel breve contatto, poi riacquistò la lucidità... ma soprattutto l'attenzione. Gli occhi del demonietto, infatti, si fissarono sul suo dito e poi sulla goccia che, irresistibile, si perse nella scollatura della donna con una fissità e una voracità a dir poco incredibili: Bowen deglutì un paio di volte a vuoto, mordicchiandosi il labbro inferiore con le zannette appuntite mentre ancora le fissava il seno, prima di decidersi ad alzare gli occhi verso il suo. - Fammi la tua domanda. - niente battute, nessun commento tagliente o il consueto ghignetto impertinente: soltanto la sua voce arrochita dal lungo silenzio e i suoi occhi che bruciavano di passione per lei.
    Evelynn gli fece la sua domanda e quel visetto, ancora una volta, cambiò davanti ai suoi occhi: dapprima stupore, poi oltraggio e ira. Veramente gli aveva chiesto una cosa simile? Come faceva a sapere di lui e Krolia? E poi com'era stata volgare, cruda... lo aveva fatto apposta, soltanto per urtarlo, per ferirlo, n'era certo! Strinse la mascella e distolse lo sguardo, mentre le sue labbra divenivano una linea rabbiosa e chiudeva le mani in due impotenti pugni. Avrebbe dovuto gettarle il drink in faccia e mandarla a farsi fottere! Lui non le aveva preso alcunché, semplicemente non pensava... e poi che c'entrava questo con Krolia?! Quella tra lui e Krolia non era stata una semplice "scopata", come non lo era stata quella tra loro due! Avrebbe voluto gridargli tutte queste cose, invece non lo faceva, si mordeva il labbro inferiore furiosamente e le sue mani, fin troppo piccole e con le dita sottili, artigliavano furiosamente i pantaloni, stropicciandoli neanche fosse un ragazzetto impreparato che stava venendo interrogato. Perché non riusciva a dirglielo, perché? Perché aveva paura di perderla di nuovo, come l'aveva prima, prima ancora che scomparisse? Dov'era finita la sua Evelynn, dov'era andata? Davvero rispondere a quella schifosa domanda l'avrebbe condotto da lei?
    Ebbe la sensazione che le labbra si muovessero da sole, ma la sua voce gli apparve fin troppo chiara, sebbene rotta dalla disperazione. - Tu. TU! Sei contenta?! Sei tu che mi scoperei per il resto della vita! - anche se la rabbia sibilava in quelle parole, era il dolore che una simile ammissione gli causava a sovrastare tutto. Evelynn aveva aperto una bella ferita nel suo amico... e adesso, finalmente, poteva guardarci dentro. - Adesso rispondi, rispondi! - la incalzò, sostenendo il suo sguardo e quell'orribile, malvagio sorriso... ma i suoi occhi erano irrimediabilmente lucidi e soltanto un filo di autocontrollo impediva loro di prorompere in un pianto disperato. Forse un pianto simile poteva essere sfogato in una scollatura abbondante come quella di Evelynn... ma lei voleva davvero asciugare quei bellissimi, luccicanti occhioni?
     
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    La bocca di Bowen era un vero e proprio paradiso, fantasticò sul metterla davanti alla propria bocca per baciarlo... e ben altro per darsi piacere, ma non ebbe fretta, solo un caldi brivido sulla schiena che la fece sospirare impaziente, pregustando il momento in cui lo avrebbe avuto tutto per sé. Ma non si sarebbe accontentato di un vago plagio, voleva assicurarsi di annullare del tutto la sua volontà e di portarlo al limite, altrimenti quel suo "furto" notturno non avrebbe avuto il minimo senso. La goccia che scivolò sulla pelle di Evelynn e sparì nel suo décolleté attirò la completa attenzione e l'assoluta invidia di Bowen, facendo allargare il sorriso malefico della ladra in una maniera quasi innaturale. Sentì le emozioni del demonietto cambiare rapidamente e in maniera irruenta, sembrava quasi che gli facesse male sentire una simile sensazione attraversargli il corpo, tanto da renderlo rabbioso. I pensieri e le parole si accavallarono nella sua mente rendendolo incapace di dire alcunché, esitava lasciandole intendere che non aveva una risposta facile, e che avrebbe preferito piuttosto cedere all'ira e risponderle in malo modo, forse non solo con le parole ma anche con i gesti. Evelynn rimase davanti a lui imperterrita, sorridente, col petto all'infuori e le mani verso il basso, come a dimostrarsi impotente, vittima di una sua possibile ira. Se avesse deciso di cedere lei non avrebbe opposto la minima resistenza, si sarebbe fatta perfino picchiare selvaggiamente da lui senza opporsi col minimo fiato, impaziente di ricevere una risposta che fosse anche solo un pugno carico di tutto il suo odio e la sua frustrazione. Ma non fece nulla di tutto questo, nulla di violento almeno, le rispose in maniera quasi frettolosa, pronto a scoppiare in lacrime in qualsiasi momento. La sua reazione riuscì ad intaccare il sorriso di Evelynn che tuttavia non divenne meno soddisfatta, semplicemente cambiò l'espressione in qualcosa di intenerito, come una madre che ascolta la confessione di un figlio che aveva combinato un bel guaio e adesso si sentiva in colpa.
    Oooh Bowen... ma quanto sei dolce? Perché piangi così? Vieni qui, non devi soffrire in questo modo sciocco...
    Le code di Evelynn scivolarono verso le sue gambe, afferrandolo e tirandolo verso la ladra con poco garbo. Non lo aveva afferrato da lì sotto a caso, voleva di proposito sbilanciarlo in avanti così che le sue braccia aperte avrebbero potuto accoglierlo sul suo petto, abbracciandolo affettuosamente in modo da fargli sfogare quel pianto soffocato sul suo morbido seno. Le mani di Evelynn scivolarono sulla sua schiena morbida, carezzandolo all'altezza del bacino e della nuca, infilando le dita artigliate tra i morbidi capelli e donandogli conforto con lenti massaggi sulla testa. Lei si posò con la guancia sul suo capo, baciandolo sulla testa e sulle corna per poterlo consolare, ma riprendendo ben presto a bisbigliare quelle parole perverse e maligne direttamente nelle sue orecchie.
    Perchè piangi? Per la rabbia... per la frustrazione magari? No, io lo so perché... perché quando tornerai da Krolia sarà molto difficile guardarla negli occhi dopo che mi hai confessato questa risposta. Sarà molto difficile parlare di nuovo allo stesso modo... ma è naturale. I veri sentimenti possono cambiare tutto e portare grande sofferenza... ma non devi preoccuparti. Io provo ancora quei sentimenti per te, e ti farò dimenticare ogni dolore. Te lo prometto...
    Dopo un altro bacio sulla fronte Evelynn sollevò il capo e afferrò il drink con la mano destra. Una delle sue code afferrò la scollatura del suo vestito abbassandola in maniera pericolosissima, tanto che le areole dei suoi seni facevano capolino dai margini del tessuto, come se i suoi capezzoli dovessero saltare fuori da un momento all'altro. Evelynn versò quindi molto, molto lentamente il bicchiere sul suo collo, lasciando che il contenuto di quell'alcolico fortissimo e dolce scivolasse sul suo petto e si insinuasse tra i suoi seni dove ora Bowen giaceva. La promessa era stata rispettata, e il demonietto poteva godersi la sua piccola ricompensa.
     
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    Gli occhi gli bruciavano e aveva la testa pesante, con le labbra serrate dopo aver fatto quella terribile confessione: era furente, soprattutto con se stesso e aveva una gran voglia di scoppiare in singhiozzi disperati, soltanto il suo autocontrollo gli impediva di farlo o, peggio, ancora di rivolgere i suoi pugni tanto stretti da far male su Evelynn. Come poteva giocare in quel modo coi suoi sentimenti? Costringerlo a fare simili ammissioni? Si sentiva talmente compresso da essere sul punto di esplodere quando, di colpo, le code di Evelynn si avvolsero attorno alle sue gambe e lui finì sbilanciato in avanti, verso il meraviglioso seno della sua vecchia compagna.
    Una parte di sé avrebbe voluto ribellarsi a quell'abbraccio, sputarle in faccia il suo disprezzo ma il suo volto non aveva quasi fatto in tempo a sprofondare in quelle carni deliziose che, istintivamente, le sue braccia si erano strette attorno alla vita sottile della donna, stringendola disperatamente. Bastarono pochi istanti perché, dai suoi occhi chiusi iniziassero a trapelare le lacrime e queste, in breve tempo, presero a scorrere bollenti sulla pelle di Evelynn. Non che questo aveva più alcuna abbondanza per Bowen: il seno di Evelynn era un paradiso di carne, grande e accogliente sembrava soffice come una nuvola e la sua pelle, così liscia e profumata, risultava inaspettatamente fresca, tanto da dare sollievo al suo volto ormai febbricitante. L'alcool, infatti, misto a quelle emozioni tanto violente aveva reso il suo visetto pressoché bollente ed Evelynn avrebbe potuto percepire quelle guanciotte morbidissime, orami roventi, strusciarsi sulle sue grazie neanche fossero il musetto di un tenero gattino.
    Evelynn... - sospirò il suo nome con un tono quasi estatico, mentre riempiva di delicati baci e carezze la sua pelle, si perdeva nell'indicibile morbidezza di quei seni accoglienti, così grandi da essere perfetti per sprofondarci insieme alla proprie paure, ai propri dolori. In breve tempo, in quel tripudio di lacrime, baci e pelle calda ma vellutata che era divenuto il demonietto, smarrì completamente ogni pensiero che non fosse lei e, fremente, le si strinse ancora più violentemente addosso, pigolando qualche delizioso ma inintelligibile versetto. Ormai quel corpicino tanto dolce (e perverso) era morbida creta nelle sue mani, tanto fremeva alle sue carezze e rabbrividiva di piacere al suo abbraccio, coi suoi seni che ormai erano umidi di lacrime e di tutti i suoi sospiri persi. Per Bowen era come il più meraviglioso dei sogni, le rotative dei pensieri erano irrimediabilmente ferme, il meccanismo della mente immoto e rimaneva soltanto una beatitudine istintiva, quasi da animale, per essere lì, tra le sue braccia, tra i suoi meravigliosi seni senza neppure essere consapevole di sé, senza l'inutile impiccio dei ricordi.
    Durò poco, poiché qualunque paradiso è, in realtà, precluso ai mortali... e perché Evelynn era una dea crudele e capricciosa: mentre, infatti, gli dispensava una meravigliosa carezza sulla nuca, baciandogli dolcemente le corna, tanto che le sospirò di piacere sulla pelle, gli rivolse parole assolutamente crudeli e meschine, che in qualche modo gli imposero di tornare in sé o, quantomeno, provarci. - No... no... - sussurrò, infatti, scuotendo il capo senza, però, resistere alla tentazione di strusciarsi su quelle tette meravigliose, rendendo così meno credibile la sua protesta; purtroppo la sua mente si muoveva come a tentoni nel buio, cercando di uscire dalle tenebre dell'alcool e del desiderio.
    Io... guarderò sempre negli occhi Krolia! I miei sentimenti verso di lei sono ugualmente sinceri! - riuscì, inaspettatamente, ad affermare strappandosi quasi con un atto di furia a quello splendido abbraccio, riuscendo a guardare anche lei negli occhi: il suo viso era splendidamente devastato, con gli occhioni spalancati, lucidi di lacrime e scintillanti di desiderio, le gote bagnate e dalla pelle ancora più gonfia e morbida di prima; eppure, malgrado tutto questo, i suoi occhi riuscivano comunque a essere decisi e la sua boccuccia invitante era ancora capace di mostrare il suo animo volitivo, la profonda dignità morale che lo guidava.
    ...almeno finché Evelynn non afferrò l'orlo del suo vestito e lo abbassò in quella maniera perversa, rischiando di denudarsi completamente in un locale. Immediatamente qualcosa andò in frantumi nello sguardo di Bowen e benché fremette appena, cercando di resistere alla malia di quel perverso invito, i suoi occhi divennero velocemente opachi di desiderio e, prima ancora che una singola goccia di liquore potesse andare sprecata, cedette. - Stronza! - riuscì soltanto a sibilare, senza che questo potesse riabilitarlo molto, prima di premersi contro quelle tette meravigliose e, con gli occhi socchiusi dal piacere, prendere a leccare il rivolo brillante che vi scorreva attraverso. Il liquore era dolce ma fortissimo, tanto da bruciargli la gola mentre con una dedizione quasi fanatica leccava quella pelle meravigliosa, facendole sentire quanto la sua lingua fosse irrealmente morbida e calda, oltre che lunga, mentre mugolava di piacere e la stringeva con le manine, nel frattempo scese ad afferrare con impeto le sue natiche.
    Insomma, Bowen era completamente andato e, quando quel calice fu finalmente vuoto, il demonietto si staccò dai suoi seni ansimante, mostrando un visetto assolutamente stravolto: era spaventosamente eccitato e ciò lo si vedeva non solo dal volto ma, soprattutto, dal gonfiore inequivocabile dei suoi pantaloni, un gonfiore estremamente evidente e... decisamente troppo grande per quel corpicino grazioso. Eppure, malgrado tutto questo, Bowen riuscì a parlarle: - Evelynn... non ce la faccio più! Dimmi... dimmi la verità! - le chiese tremante, eppure vincitore sul suo stesso desiderio: forse la sua razionalità era appesa a un capello ma, ancora una volta, i suoi rimorsi avevano la precedenza. Lei aveva la precedenza.
     
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    Il volto di Bowen, il suo respiro agitato, le sue lacrime, erano caldi come magma incandescente, sembrava che si stesse sciogliendo per lei e quella sensazione la faceva impazzire. Adorava sentire una persona che si perdeva in lei, nelle sue parole, nella sua malizia, nella sua bellezza, Evelynn si ritrovò quindi a sospirare come se fosse in un magico sogno, gustandosi quel momento di estrema debolezza di Bowen attribuendosi tutto il merito di quell'opera, assaporando le sue labbra e quei baci perversi che sapevano decisamente di buono. Lasciò che si illudesse di poterle resistere assecondando la sua giostra di sentimenti, ben consapevole che non avrebbe resistito al richiamo del suo corpo. Lasciando scivolare lentamente l'alcolico sulla sua pelle mentre quasi si denudava, Evelynn poté gustarsi la lingua avida e le labbra golose di Bowen al massimo della perversione. Non trattenne affatto i gemiti, sospirando con passione crescente alzando addirittura il mento e inarcando il capo, mugugnando come un'animale in calore mentre la pelle rabbrividiva e la sua femminilità si inumidiva, mischiando ai fumi dell'alcol anche il suo odore femminile, perfetto in relazione con quello di Bowen che non stava facendo più niente per nascondere la sua di eccitazione. Evelynn lo lasciò lì, come a volergli offrire il suo corpo senza nessun filtro, lasciandosi palpare e leccare mentre con le dita tornava ad accarezzarlo, scivolando sulla sua pelle morbida e afferrandogli a sua volta quelle natiche morbidissime che sembravano avere poco da invidiare alle sue.
    Non essere infantile Bowen... cosa ti aspetti che ti dica? Che ti odio perché mi hai stuprata mentre ero ubriaca... o che sono pazza di te perché mi hai reso una vera donna? A quale delle due crederesti senza esitazione? O magari vuoi sentirmelo dire solo perché vuoi stare a posto con la coscienza... oh, che egoista. Mi dispiace, non sono queste le risposte che cerco, e neanche quelle che cerchi tu...
    Come al solito fu sibillina ma tagliante, capace di giocare con la mente della sua vittima ed ubriacarla non solo con l'alcol ma anche con le parole. Tuttavia, nessuno aveva ancora messo fine al loro gioco e di sicuro non lo avrebbe fatto Evelynn
    E poi... mi dispiace Bowen, ma anche se hai fatto un ottimo lavoro sul mio petto... hai quasi fatto cadere tutto il drink. Non sei in vantaggio anzi stai perdendo...
    Evidenziò il fatto mostrandogli il suo corpo quasi del tutto bagnato per via del suo fallimento, il tessuto aderiva quindi alla perfezione col suo corpo mettendo in evidenza la forma dei prosperosi seni e i capezzoli turgidissimi che non potevano più essere nascosti in nessun modo. Evelynn avvicinò quindi la bocca a quella di Bowen, sembrava pronta a baciarlo ma all'ultimo momento scivolò verso il suo orecchio, sussurrando con un tono di voce estremamente lascivo e languido.
    Sai in questo posto hanno anche delle piccole sale privé... dove portano da bere senza fare troppe domande e rimanere a disturbare. Ho sempre voluto andare in un posto del genere con uno dei miei migliori amici... ma magari sei stanco Bowen? Hai bevuto troppo forse... dovrei riportarti a casa?
    Ma certo che gli avrebbe concesso la possibilità di scegliere... e se le avesse detto ti prego Evelynn, smetti di abbracciarmi, di stringermi al tuo seno e di toccarmi con le tue mani morbide e portami a casa, lei lo avrebbe fatto senza pensarci due volte. Se le avesse chiesto di non mostrargli più il suo corpo bagnato ma solo le lenzuola di un buon letto, lei lo avrebbe messo a dormire senza pensarci due volte. Lo avrebbe fatto.
     
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    Finché l'alcool scorse sulla pelle di Evelynn, qualcosa rimase irrimediabilmente rotto nella mente del demonietto, che continuò a leccarla come un ossesso, arso vivo dal fuoco del desiderio. Lei non faceva che gemere e mugolare in una maniera così oscena che la sua asta, già durissima, prese a pulsare come impazzita e quando lei gli afferrò le natiche lui si sporse all'indietro col bacino, affinché lei potesse afferrargli meglio quel culetto pieno e sodissimo, mentre la codina nascosta sotto alla maglietta fremeva come impazzita. Nella sua mente non c'era spazio per altro che per quella pelle vellutata, per il suo profumo delizioso, per quei seni prosperosi e perfetti, in cui era così semplice sprofondare e dimenticare ogni cosa. Riuscì a staccarsi soltanto quando l'alcool finì, con un tremendo sforzo di volontà perché aveva bisogno assolutamente di sapere, di avere delle risposte.
    Le ebbe, ma non furono quelle che si aspettava: le parole che Evelynn gli sbatté in faccia furono sferzanti, dolorose e lei avrebbe potuto vedere quegli occhioni sgranarsi e riempirsi di dolore per lei, mentre quel grazioso visetto s'irrigidiva tutto dalla sofferenza. - Io... io non ti ho... - non riuscì a continuare: davvero poteva esserne sicuro? Davvero non lo aveva fatto? E se ne era così certo perché non ne aveva più parlato con lei, nei giorni a seguire? Certo, Evelynn scomparve e lui cadde in coma pochissimo tempo dopo, eppure non poteva dire di non aver evitato un confronto con lei nei giorni subito dopo, nei giorni in cui era ancora possibile parlare con l'Evelynn che aveva conosciuto e amato. E se l'Evelynn distorta, corrotta che gli stava di fronte fosse così a causa sua, perché il giorno dopo quella maledetta notte era stato un codardo, come il giorno dopo e quello dopo ancora? Non avrebbe dovuto prendersi la responsabilità delle sue azioni, non avrebbe dovuto espiare la sua colpa? - Cazzo! Cazzocazzocazzo! - ringhiò, portandosi le mani alla testa, dalla disperazione e dal dolore: l'emicrania gli martellava le tempie senza pietà e lui sentiva di non essere in sé, scosso dalla vertigine dell'alcool. Aveva bisogno di prendere una boccata d'aria fresca, di bagnarsi il viso e dissipare i fumi dell'alcool, provare a calmare il desiderio che gli tormentava il bassoventre. - Devo... io devo... - non riuscì a continuare, poiché emise un verso strozzato quando Evelynn si avvicinò pericolosamente alle sue labbra, senza nemmeno capire cosa gli stesse dicendo: semplicemente il suo sguardo allucinato scivolò tra quelle curve meravigliose, valorizzate dai vestiti resi aderenti dall'alcool e quando Evelynn gli fu troppo vicino, semplicemente chiuse gli occhi e schiuse le labbra in un sospiro che sapeva di resa.
    Li riaprì poco dopo, quegli occhi, nel sentirsi fare quella meravigliosa e, allo stesso tempo, terribile proposta, fremendo di desiderio e paura insieme. Non doveva accettare, ne sarebbe uscito uno sbaglio più grande del primo! Doveva resistere, resistere a quel corpo meraviglioso, resistere ai suoi sensi di colpa, resistere al desiderio che gli martellava le carni... sarebbe bastato poco, pochissimo per articolare un "portami a casa" ed essere salvo, sbronzo e colmo di dolore, ma salvo. Provò a parlare, ma la sua lingua era gonfia e goffa nella sua bocca, sentiva di essere arso dalla sete e di non avere neppure una goccia di saliva. Poi, fatalmente, il suo sguardo cadde su quei seni perfetti, lucidi della sua saliva e delle sue lacrime più che dell'alcool e ogni determinazione si spezzò in lui: si lanciò contro il suo seno quasi con un singhiozzo, premendovi il volto contro neanche volesse soffocarsi, mentre la stringeva con una possessività esasperata dalla disperazione.
    Portami là, non mi lasciare, non mi lasciare! - pigolò, provando anche ad sottrarsi dall'abbraccio meraviglioso del suo seno per alzarsi e precederla ma aveva bevuto decisamente troppo: non riuscì a fare neanche un passo che un giramento di testa lo costrinse a cadere. O meglio, sarebbe caduto se Evelynn non avesse deciso di trarlo in salvo... quantomeno da una grama figura.
     
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    Vederlo gradualmente cedere verso la pazzia, attraverso il dolore, l'ebbrezza e i sensi di colpa, era davvero una ricompensa meravigliosa per Evelynn. In quel momento stava mettendo a frutto la somma delle sue azioni, e spogliare il suo vecchio compagno d'armi di tutto il suo orgoglio e la fermezza che aveva contraddistinto i cavalieri in tutti quegli anni era piacevole come dolce miele, anche più buono di qualsiasi drink che avevano provato. Perché alla fine di quel baratro non c'era niente: solo lei. Bowen poteva credere, fidarsi e affidarsi unicamente a lei, e questo simboleggiava la sua caduta. Evelynn lo afferrò al volo, certo, non gli avrebbe impedito di cadere, ma la cosa peggiore non era che fosse ancora in piedi... lo era grazie a lei. A quella che doveva essere la sua nemica giurata. Il furto stava andando meglio del previsto. Evelynn fece un cenno al barista per fargli capire che avrebbero preso una stanza, e che andava riempita di drink, poi lo trascinò con sé tenendoselo tra le braccia, stretto in quella morsa che sapeva di spire di serpente, ma al tempo stesso era perversa e morbida come una madre troppo apprensiva. Non lo lasciò mai andare, camminando lenta verso quel luogo di perdizione dove aveva tutta l'intenzione di farlo suo. Lo lanciò senza molto garbo sulla prima poltrona a disposizione, le luci soffuse e i fumi dell'alcol avrebbero reso i contorni di quella stanza quasi indistinguibili per Bowen, ma poteva vedere chiaramente Evelynn che camminava davanti a lui, lentissima, come se stesse marchiando il suo territorio. E mentre camminava, iniziava a togliersi i vestiti.
    Suvvia... non morderti con quei sensi di colpa. Non pensare a quello che è successo in quel momento. Pensa a cosa è successo prima. Ti ricordi? Questa non è la prima volta che mi spoglio in questo modo per te...
    Anche se i vestiti che indossava erano una pura illusione, Evelynn li fece scivolare comunque sulla sua pelle con grande maestria, mantenendo la giusta distanza da Bowen in modo che potesse vederla dalla testa ai piedi. Tolse la giacca per scoprire le sue spalle e quasi del tutto il suo seno, già messo in evidenza dalle prime mosse di quella perversa serata. Poi portò il tacco della scarpa destra sul tavolino davanti a Bowen, iniziando a far scendere le dita sulla cerniera che copriva gli stivali, scoprendo gradualmente la sua pelle perfetta. Man mano che lo faceva, il colore della pelle di Evelynn passava dal pallido e innocente carne a quel blu corrotto che contraddistingueva ora la sua nuova natura.
    Non lo avevo mai fatto prima... mi sono messa davanti allo specchio pensando a tutte quelle volte che mi hanno detto che sono bella, che dovrei valorizzarmi di più... che dovevo essere sensuale. Mi spogliai imbarazzata, ma mi sentivo forte... mi sentivo... bella. Almeno fino a che non siete entrati senza accorgervene tu e Abramo...
    Non le rimase addosso nulla che non fosse l'intimo ma anche quello scomparve improvvisamente in una nube nera appena Evelynn perse il suo aspetto "umano"; tornando alla forma originale che adesso le apparteneva. Sembrava a tutti gli effetti nuda, e si avvicinò lentamente a Bowen per farsi ammirare. muoveva i fianchi, teneva le braccia e le code leggermente allargate, così che ogni parte di lei fosse in evidenza.
    Allora non me ne rendevo conto... mi vergognai ed evitai i vostri sguardi... ora mi sarebbe piaciuto scoprire cosa poteva succedere se vi avessi invitati ad entrare...
    Piantò gli artigli sui braccioli della poltrona su cui si trovava Bowen, le sue forme femminili pendevano di fronte a lui, sode come se fossero state scolpite nel marmo, mentre il suo volto malizioso, intento a mordersi il labbro inferiore, si avvicinava a quello di Bowen per guardare da vicino ogni sua reazione...
     
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    Bowen si rifugiò tra le sue braccia con l'abbandono di chi si lascia cadere in una voragine: sì, Evelynn lo aveva salvato dal duro, freddo pavimento del locale ma i morbidi, profumati seni in cui il suo volto era sprofondato non erano meno pericolosi, anzi. Si sentì perduto non appena quell'abbraccio si strinse e lui, come un bambino spaventato, le circondò con le braccia la schiena e si strinse forte a lei, quasi aggrappandosi; in effetti, quella criminale, quell'assassina, quella traditrice era l'unico punto fermo dei suoi pensieri, l'unica isola in un mare in tempesta che reclamava la sua vita.
    Non disse nulla mentre, un passo alla volta, si allontanavano dagli altri astanti e scivolavano in una stanza appartata, in penombra: sapeva che qualcosa di fatale, di terribile stava per compiersi ma non aveva assolutamente la forza di sottrarvisi o, addirittura, di definirlo. Semplicemente, tutte le possibilità di quell'incontro, la miriade di strade che avrebbe potuto percorrere (affrontare Evelynn, denunciarla, andarsene via furente e mille altre ancora) si erano ridotte a una sola: lui, totalmente succube di Evelynn, alla sua più completa mercé. Provo a camminare senza incespicare, senza tirare fuori la faccia dalla sua scollatura nemmeno per vedere dove stavano andando; semplicemente, dopo un tempo indefinito, si ritrovò spinto in una poltrona, in una stanza che pareva emersa dalle nebbie di un sogno, tanto gli appariva indistinta e irreale, con Evelynn che torreggiava meravigliosa su di lui e occupava totalmente il suo campo visivo. Bowen era spaventosamente ubriaco ed eccitato, la testa gli doleva tanto da dargli l'impressione che, da un momento all'altro, sarebbe esplosa come una colorata pignatta... e il suo volto ben esprimeva lo stravolgimento di tutto il suo essere: seduto scompostamente sulla poltrona, sprofondato nell'ampio schienale che lo faceva ancora più piccolo di quanto già non fosse, la guardò con gli occhi sbarrati e trattenendo il respiro.
    Gli parve che la sua Evelynn stesse emergendo dalla tenebre dei ricordi, dei rimpianti ancora sanguinanti e un sorriso estatico, stolido gli si disegnò su quel visetto sconvolto, reso ancora più bello dalla sua estrema vulnerabilità. Il cuore gli batteva al ticchettio dei suoi tacchi verso di lui e quando prese - lentamente - a spogliarsi, in quegli occhioni rapiti brillò, violentissima, la luce della brama. Una cupidigia sfrenata gli ardeva le carni e gli tormentava il bassoventre, tanto che serrò le mascelle e per un attimo digrignò i denti, mostrandole le zannette appuntite neppure le stesse ringhiando contro. Poi, gli giunse la sua voce, dolce come l'abbraccio che lo aveva portato là e, seguendo l'eco dei ricordi, si immerse nuovamente nella memoria: rivide la dolce, timida Evelynn di un tempo e rivede anche la sua bellezza, la bellezza incorrotta che aveva visto, un giorno, per sbaglio insieme ad Abramo. Quella bellezza incorrotta che era caduta nella sua mente come il seme di un'erba infestante e, in un attimo, l'aveva interamente riempita. Aveva iniziato a guardare diversamente la sua compagna, a desiderarla da allora, da quel momento fatidico e sebbene all'inizio avesse tentato di reprimere ogni sentimento, ogni impulso... alla fine, in quella notte meravigliosa e terribile insieme, ogni argine era andato distrutto e la passione era sgorgata tanto violenta quanto irresistibile.
    Sussultò quando Evelynn premette il tacco contro il tavolino, come se lo avesse strappato a forza ai suoi ricordi e la guardò pieno di desiderio, aggrappandosi con le mani ai braccioli della poltrona come se dovesse farsi violenza pur di non saltarle addosso. Immediatamente i suoi occhi, come bestiole ben addestrate, si fissarono sui suoi stivali, sulla cerniera che pianissimo ma inesorabile veniva abbassata. - Eri... bellissima. Lo sei sempre, sempre... - sussurrò con voce roca, quasi più in un sussurro con se stesso che non una risposta a lei. Man mano che i vestiti le scivolavano di dosso, quella pelle meravigliosa, di perfetto candore e che era l'unica cosa che era rimasta della sua Evelynn si corrompeva, acquisiva un colorito bluastro che, lungi dallo spaventarlo, aveva conquistato totalmente la sua brama. La fissò fuori di sé per lunghi attimi, respirando con l'affanno dato da un'eccitazione a stento trattenuta, mentre il suo intimo svaniva in una nuba vera e, con esso, si perdeva ogni frammento di umanità nella sua figura: la creatura che era davanti ai suoi occhi era pura, meravigliosa tenebra incarnata e benché il demonietto, per un attimo, fremette quasi spaventato... immediatamente i suoi occhi ritornarono bramosi e si fissarono su quelle forme meravigliose, spaventosamente perfette.
    Finalmente, eccola incombere su di lui, a un sospiro dalle sue labbra, a un fremito dalle sue dita: Bowen era lì, tremante e affannato che bruciava di desiderio, eppure non si era ancora lanciato su di lei, non aveva fatto divampare la sua lussuria. Come un cane, trattenuto da una catena di cui non si avvedeva era lì immobile, come se stesse raccogliendo le forze per un ultimo, violento scossone che potesse spezzare o la catena o il suo collo: all'improvviso si gettò su Evelynn, abbracciandola e premendo il suo volto contro i suoi seni finalmente nudi. Non furono le carezze da gattino di prima, tutt'altro: quelle piccole, morbidissime manine la strinsero con brama violentissima, quella boccuccia tanto graziosa si spalancò famelica e prese a succhiare con desiderio forsennato i suoi seni, leccandoli furiosamente e premendovi contro le sue zanne appuntite; la sua bocca era assurdamente morbida e calda, puro velluto fattosi carne e la sua lingua lo era ancora di più, cosa che sarebbe stata particolarmente intensa perché non faceva che sfregarla contro i suoi capezzoli. - Non... non avremmo resistito! Sei troppo bella! L'ho sempre pensato, ti ho sempre desiderata! - Bowen era completamente fuori di sé, non ragionava più: i suoi pensieri correvano lungo un piano inclinato che portava verso la voragine del desiderio: semplicemente non facevano che affrettare la loro (e sua) corsa verso la rovina. Mugolò di gioia nel poter strizzare, leccare quelle forme meravigliose, mentre versi deliziosi, fin troppo teneri gli sfuggivano dalle labbra contratte dall'estasi e dalla bramosia.
    Si staccò a fatica soltanto lungi attimi dopo, tenendo saldamente le mani su quei seni perfetti e avvicinandosi quasi timoroso a quel volto così alieno eppure così maledettamente amato: - Ti prego... ti prego, permettimi di baciarti. Ho sempre sognato farlo, fin dal primo momento in cui ti ho vista... - confessò con un visetto meravigliosamente straziato dal dolore di un desiderio mai realmente appagato: Bowen nutriva dei sentimenti davvero intensissimi per lei ed era per questo che, sebbene fosse con le mani sulle sue tette, malgrado stesse ansimando madido di sudore e avesse un'erezione pressoché marmorea a gonfiargli i pantaloni, non si era ancora gettato come una belva su quelle labbra spaventosamente invitanti. Certo, Evelynn avrebbe potuto rimproverargli di non averle usato la stessa gentilezza in una certa notte... ma avrebbe mai potuto rivolgere un'accusa così crudele a un visetto che la guardava consumato dal desiderio e da... altro? Un altro che troppo, troppo facilmente sarebbe potuto essere chiamato amore.
     
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    Quella danza non serviva solo a sedurlo, ma anche per far riaffiorare i ricordi, le sensazioni che si erano già scambiati in passato, e che avevano acceso qualcosa nel corpicino di Bowen, nella sua mente perversa e vogliosa. Da quel punto di vista loro due non erano poi così diversi, e anche Evelynn si perdeva nel suo sguardo, ubriaco di passione e non di alcol in quel momento, capace di trasmetterle tutta l'attrazione che provava nei suoi confronti. Un senso di appagamento irreale s'impossessò di Evelynn facendole venire voglia di spogliarsi ancora e ancora davanti a lui, così che potesse ammirarla all'infinito. Lo spettacolo raggiunse il culmine quando Bowen vide la "vera" lei, l'incarnazione di tutto ciò che Evelynn aveva sempre voluto essere, e che finalmente era diventata. Un sorriso malato e assolutamente assuefatto da quella visione si dipinse sul volto di Bowen, amava quando il suo aspetto veniva rivelato ed emozioni fortissime s'impossessavano della sua "vittima", che fosse terrore, eccitazione, o entrambe. Non servì nessun invito: in un attimo la bocca di Bowen fu tra le sue carni, le mani afferrarono i seni stringendoli avidamente mentre le sue labbra li succhiavano avidamente facendogli sentire le zanne. Le code di Evelynn s'impennarono verso l'alto per la punta, come a voler seguire il ritmo acuto del suo verso di piacere appena nato dalla sua gola e ben presto trasformatosi in un lungo gemito perverso. La bocca di Bowen era capace di darle sensazioni incredibili, e ne divenne subito avida. L'oscurità si smarrì del tutto scoprendole completamente il seno così che non ci fosse niente ad ostacolare la sua brama, i capezzoli turgidissimi di Evelynn erano a sua disposizione e poteva banchettare con loro come voleva, era Evelynn stessa ad offrirglieli inarcando la schiena e schiacciandogli il petto addosso, così che non dovesse sforzarsi neanche un pò per assaporarli. Persi in quel perverso abbraccio, formavano proprio una bella coppia, ma prima che Evelynn potesse prendere l'iniziativa fu lui stesso a supplicarla di darle un bacio. Una richiesta che la colse di sorpresa, ma che trasformò ben presto quelle labbra torte dalla goduria in un malizioso sorriso.
    Vuoi baciarmi, Bowen?
    Pronunciò quelle parole in maniera lentissima, e più parlava, più rallentava il ritmo, come a voler ritardare quel momento il più possibile. Nel frattempo si avvicinava a lui, senza sfiorarlo ancora con la bocca, come a voler assecondare il suo desiderio rendendolo però languido.
    Ma certo... che puoi...
    Le labbra si sfiorarono per un istante, ma prima che potesse baciarla Evelynn gli lanciò una leccata sulla bocca, solo con la punta, un movimento rapidissimo prima di staccarsi da lui, scivolando via anche dalla presa delle sue curiose mani, lasciandolo praticamente a bocca asciutta. Durò poco però, perché Evelynn si sollevò in piedi sulla poltrona, piegando le ginocchia in avanti solo per crollargli addosso e rimanere lì davanti a lui, piazzandogli il bacino davanti alla bocca. Con una mano gli afferrò la testa e i capelli, in maniera possessiva ma non troppo violenta, obbligandolo però a guardare verso l'alto. Con la mancina invece, si passò le dita dal pube verso il basso, così da diradare l'oscurità che nascondeva la sua carne femminile, e quando fu sulle grandi labbra l'indice e il medio le allargarono completamente, mostrandogli da vicinissimo l'interno della sua intimità. La pelle blu scura diventava sempre più chiara e cristallina man mano che si ricopriva di umori. Riusciva ad allargarla benissimo come se fosse una gola, Bowen riusciva a vedere completamente ogni piega dell'interno, le labbra morbidissime spalancate e il clitoride turgido leggermente appuntito, chiaramente in evidenza. L'interno di quella femminilità umida e bollente tremava, sembrava che lo stesse chiamando, cose in profondità l'entrata del suo utero fossero delle perverse labbra che lo invitavano ad entrare.
    Baciamo pure quanto vuoi Bowen...
    Detto questo schiacciò il proprio bacino contro la sua faccia, stringendolo in una morsa senza uscita tra lei e la poltrona alle sue spalle, Non lasciò la presa dei suoi capelli, manipolandolo leggermente per costringerlo a muovere anche il capo, non solo la bocca e il suo contenuto, così che quel perverso bacio non gli avrebbe solo spezzato il fiato, ma anche catalizzato del tutto l'attenzione, mentre lei si concedeva una sinistra e malefica risatina. Se voleva un bacio vero, colmo di amore, doveva guadagnarselo...
     
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    La donna che gli stava di fronte non assomigliava in niente alla sua amata Evelynn, alla ragazza dolce e splendida che era stata sua compagna. Ella era stata sempre pura, tanto nell'animo che nel corpo, la cui bellezza radiosa prima che pensieri cupidi suscitava tenerezza e affetto; ora, invece, quella stessa ragazza gli appariva totalmente diversa, come se ogni cosa in lei si fosse capovolta e, a unirla alla sua vecchia se stessa, fosse rimasta soltanto una bellezza esteriore che, però, risultava anch'essa stravolta. Il corpo corrotto, oscuro che gli stava dinnanzi sembrava forgiato dalle brame più indicibili, modellato da perversioni tanto estreme quanto esotiche, aliene ai più: era un gorgo oscuro sulla superficie del mondo, tanto quanto il suo corpo passato era invece una luce sì abbagliante, ma anche rassicurante, gentile.
    Eppure, mentre quelle anche danzavano davanti ai suoi occhi ed Evelynn, la nuova Evelynn, incombeva sempre di più, Bowen scoprì che tutto ciò non gli importava, come non gli importava chi (o cosa) fosse diventata, che cosa avesse fatto o se, addirittura, il suo mai sopito sentimento fosse comunque destinato alla disfatta, dopo quella notte: voleva soltanto stringerla a sé e baciare ogni centimetro di quel corpo perfetto, naufragare tra quelle carni voluttuose e dimenticare ogni cosa, tranne che finalmente era di nuovo con lei e poco importava se la vecchia Evelynn non esisteva più. Si gettò, dunque, su quei seni come un animale famelico e gli donò un brivido tutto speciale il verso acuto, di piacere che scappò alla donna quando percepì quelle zannette sulla sua pelle; in un attimo fu preda di una frenesia tutta insensata, mentre l'oscurità che celava quel tripudio di perfezione si dissipava e scopriva, finalmente, due capezzoli meravigliosamente irti che, immediatamente, furono vittime delle sue attenzioni. Bowen raggiunse un parossismo di felicità in quel momento, mugolando di pura gioia e stringendo le sue manine morbidissime su quei seni magnifici, mentre succhiava e leccava quei capezzoli perfetti con quella sua boccuccia bollente e incredibilmente vellutata. Sembrava aver trovato il suo personale Eden da abitare per l'eternità, se non fosse che lo legava a Evelynn ben altro che il desiderio di leccarle le tette: voleva le sue labbra, bramava un bacio colmo di sentimento, oltre che di passione.
    Tale brama era talmente intensa da vincere la malia dei suoi seni e il demonietto si ritrovò a supplicarla, mentre la guardava con quegli occhioni stravolti e privi, ormai, del filtro dell'ironia e del velo dell'astuzia: c'erano soltanto quelle iridi così particolari e quella luce disperata, totalmente succube a illuminare i loro colori esotici. Alla domanda di Evelynn, pronunciata con la lentezza paziente di chi parli con un bambino molto piccolo o assonnato, Bowen annuì piano, con un visino così deliziosamente serio e ingenuo insieme da essere irresistibile. Il demonietto non era mai stato un ragazzino grazioso e ingenuo, neppure nella sua vera giovinezza, eppure Evelynn era riuscita a spogliarlo di così tante cose (la sua determinazione, la sua faccia tosta, la sua dignità...) che, adesso, quel visetto era nudo e mostrava un'anima sì perversa ma, soprattutto, anche tanto dolce e delicata.
    Così, mentre Bowen la guardava con occhi fissi e ubbidiva da bravo bimbo, un dolce brivido gli corse lungo la schiena e sgranò gli occhioni, che subito si colmarono di gioia: Evelynn aveva accettato, poteva baciarla, poteva baciarla! - Grazie! Graziegraziegrazie... - miagolò con una vocetta resa ancora più carina dalla felicità, mentre sollevava quanto più poteva il capo per venirle incontro, per anticipare le sue labbra: schiuse persino le sue, che apparvero incredibilmente morbide e piene, mentre gli occhi si facevano e si socchiudevano docili, dopotutto non si è mai visto un bacio tra innamorati con gli occhi aperti, no? Fremette e le sospirò sulla bocca a quel primo, tenero contatto e prima che potesse inseguirla, ecco che Evelynn gli dispensava quella leccatina che lo sciolse del tutto: boccheggiò, letteralmente e si aggrappò alle sue spalle come se temesse di cadere, mentre la sua codina fremeva impazzita e la sua erezione, più turgida che mai, si bagnava di presperma in maniera davvero, davvero perversa. Era semplicemente sovraccarico di desiderio e si sarebbe sciolto irrimediabilmente a un suo bacio, se Evelynn non gli fosse sfuggita di colpo dalle mani... e dalle sue labbra.
    La guadò tradito e schiuse la bocca per chiederle perché si fosse allontanata quando, all'improvviso, si ritrovò il suo pube davanti alla faccia e la sua mano sulla testa, a spingerlo contro la poltrona: i suoi occhioni si riempirono prima di sorpresa e poi di languida impazienza, mentre le dita di Evelynn dissipavano l'oscurità che le copriva i genitali, mostrando una femminilità semplicemente... irresistibile. Era spaventosamente perversa, con quel colorito tanto particolare (e che assomigliava un pochino al suo) e soprattutto quelle particolarità pressoché uniche, che gli permettevano di vederla in profondità e che la rendevano più simile a una bocca affamata che a una fica impaziente. Emise un respiro di pura eccitazione e si ritrovò il visetto schiacciato su quelle carni perverse, cosa che non lo spaventò affatto: in un attimo, infatti, le sue manine circondarono e strizzarono quelle natiche perfette mentre lui premeva il viso contro la sua femminilità, leccandola col piatto di quella lingua lunga e morbidissima e carezzandola con le sue labbra davvero, davvero morbide.
    Forse Evelynn si era fatta un'idea di quanto fosse lunga la sua lingua prima, mentre le leccava le tette da tutto quel liquore, ma ben presto ne avrebbe avuto una dimostrazione pratica che le avrebbe chiarito di quanto si fosse sbagliata: non solo, infatti, il demonietto conquistò ogni singolo centimetro di quelle carni meravigliose ma, soprattutto, le rivelò quanto fosse assurdamente sensibile e morbida, tanto da apparire irreale; non le diede un solo attimo di preparazione, poiché fin da subito partì con un cunnilingus intenso, spezza respiro, mentre seguiva docilmente i movimenti che lei gli imponeva con la testa: se avesse cercato i suoi occhi, avrebbe ritrovato lo sguardo deciso e bramoso di sempre, sebbene per davvero il demonietto tenesse di più alle sue labbra superiori... anche se di certo non gli dispiacevano quelle che stava baciando in quel momento!
    A rendere il tutto ancora più intenso, ci pensò il suo potere: copiando l'abilità di Clerice, infatti, il demonietto trasformò l'oscurità del suo pugnale in modo che divenisse più sottile di un voglio di carta e strisciasse sulla pelle di Evelynn, correndo immediatamente verso l'alto, come un lungo nastro attaccato alla pelle, in modo che ricoprisse entrambi i suoi capezzoli; la consistenza di quell'oscurità era morbidissima, simile alla pelle umana ma un po' più calda e vellutata, inoltre non appena si trovò sui suoi capezzoli iniziò a stimolarli proprio come avrebbero fatto delle labbra vere, soltanto in maniera infinitamente più precisa, poiché li succhiavano con la sua intera superficie, rendendola una sensazione pressoché totalizzante. Bowen teneva davvero, davvero molto a ottenere quel bacio e avrebbe fatto ogni cosa in suo potere pur di riuscirci.
     
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    Il senso di fame e insoddisfazione con cui Evelynn lasciò Bowen era davvero delizioso, neanche poteva immaginare quanto distruttivo era stato quel gesto per lui, poteva solo immaginarlo e intuirlo dalle sue prossime mosse, ma bastava anche solo questo per farla godere immensamente di una soddisfazione intensa. Gli aveva rubato un sogno, un bacio, in un modo che solamente lei poteva fare. Nessun altro era in grado di compiere un simile furto e Evelynn godeva anche solo all'idea di essere riuscita in una simile impresa, tanto che mugugnava vittoriosa mentre cavalcava le sue labbra come se fosse stato una macchina da rodeo. Solo in un secondo momento subentrò la lingua di Bowen, rivelatasi incredibilmente molto più intensa del previsto: lunga, caldissima, vellutata, era unica nel suo genere e bastò molto poco per strappare a quella perversa creatura dei lunghissimi gemiti di piacere, mentre la presa delle dita sui suoi capelli diventava più forte e possessiva. Più lo tirava a sé, più si muoveva forte su di lui, lasciandogli ben poco lavoro da fare, dava quasi l'idea che volesse stuprargli la bocca con la sua carne vogliosa e qualsiasi cosa stesse provando a fare ci stava riuscendo decisamente.
    Ahhnn... com'è calda la tua bocca... e com'è vogliosa la tua lingua... il tuo bacio mi piace un sacco Bowen... voglio che continui a baciarmi... voglio riempirti la gola coi miei umori femminili... voglio venirti in bocca. Lasciamelo fare... sono impaziente... non chiedere la bocca. tienila spalancata per me! Fammi godere!
    Sembrava fosse lei a supplicarlo, ma la realtà era completamente diversa: Bowen non aveva nessun modo di opporsi a quella morsa, tra la posizione e l'alcol che aveva in corpo Evelynn probabilmente poteva tranquillamente soffocarlo con la sua intimità e quel piccoletto si sarebbe lasciato volentieri crogiolare dal bacio della morte pur di non staccarsi da lei. Tra i gemiti, una perversa risatina si unì ai versi lussuriosi di Evelynn mentre aumentava il ritmo dei movimento col bacino, a caccia di stimoli più forti. Bowen parve captare quel desiderio, e usando i suoi poteri andò a stimolare i capezzoli turgidi della ladra, strappandole altri gemiti di piacere mentre osservava quell'oscurità toccarla tanto vogliosamente, ritrovandosi a mordersi il labbro inferiore per trattenere gli spasmi.
    Ooooh ci tieni proprio a farmi godere... se non è amore questo? Quanto vorrei che Krolia fosse qui a vedermi... scommetto che sarebbe invidiosa di quello che mi stai facendo... dai Bowen, fammi godere! Fammi venire come se dovessi far morire d'invidia tutti gli altri! Se mi farai venire... potrai bere qualcosa di molto più succoso di un drink questa sera...
    Eccitata da morire, perdeva umori a non finire, riempiendo la bocca del piccoletto con la sua carne e la sua essenza, promettendogliene ancora. Bowen on doveva far altro che accettarla e ben presto Evelynn sarebbe stata più che generosa con lui...
     
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    Se una qualunque altra donna gli avesse negato le sue labbra e gli avesse concesso la sua intimità, Bowen ne sarebbe stato più che felice... ma Evelynn non era una donna qualunque, Evelynn era il suo sogno e il suo tormento, era la persona di cui desiderava prima l'abbraccio che la stretta delle cosce, di cui avrebbe voluto baciare le guance prima di morderne i seni. Per quanto il "bacio" con quella femminilità perversa, fradicia fosse meraviglioso, provava una frustrazione e un dolore indicibili per non essere tra le sue braccia, ad accarezzarle dolcemente le labbra con le sue. Era un dolore talmente grande che a stento tratteneva le lacrime e che gli avrebbe fatto stringere le mani in due pugni carichi di rabbia... se solo non fossero state letteralmente incollate al suo culo, che stringevano con una foga senza eguali e - apparentemente - totalmente slegata dalla terribile sofferenza che stava provando in quel momento.
    Sofferenza acuita dal fatto di sentirsi totalmente impotente: le uniche parti di sé che sembravano ancora dotate di una qualche energia o volontà erano le sue mani (la cui occupazione ormai è conosciuta), la sua lingua che non faceva altro che saettare dentro di lei e il suo cazzo oscenamente turgido, che aveva sicuramente già bagnato di presperma i boxer, neanche fosse davvero un ragazzino inesperto. Tutto il resto di sé rimaneva inerte o, al massimo, sussultante mentre Evelynn danzava meravigliosa e terribile sopra di lui: ecco, questa era la fonte maggiore di sofferenza, di vera e propria agonia, sapere cioè che Evelynn lo stava biecamente usando per il suo piacere. Lo stava usando... proprio come lui aveva fatto con lei, quella notte?
    Mugugnò di protesta tra le carni fradice della sua ex compagna, serrando gli occhi e facendo sussultare in maniera sconnessa, inutile il suo grazioso corpicino che si dimenò senza allentare di un grammo la presa di quelle cosce meravigliose: - Non è vero! Non è vero!!! - pensò mentre la gola gli bruciava per il poco ossigeno che riusciva a respirare, col dolore dei capelli crudelmente tirati che gli faceva lacrimare l'angolo degli occhi e contrarre quel visetto tutto teso verso lo sforzo di farla godere; all'improvviso spalancò quegli occhioni illuminati da una luce selvaggia, piena di decisione e le artigliò quelle natiche perfette, graffiandole per quanto gli consentivano le sue unghie troppo corte e decise di ubbidire alla sua richiesta: spalancò il più possibile la sua boccuccia, che si rivelò ben più larga di una umana, tanto che il pube di Evelynn profondò tra quelle fauci irte di zannette appuntite (che si premettero tutt'altro che delicate su quelle carni morbide) e la sua lingua, già lunghissima, sprofondò totalmente in quella fica oscena e perversa. Lui voleva un bacio romantico, un gesto d'amore e lei lo aveva trasformato in una sorta di giocattolo erotico?! Ebbene, le avrebbe dato quello che voleva! L'avrebbe fatta godere così tanto che avrebbe urlato il suo nome fino a ribaltare gli occhi, come la cazzo di protagonista di un hentai di quart'ordine!
    E' vero, era difficile contrastare le sue spinte, era difficile non farsi usare come un mero giocattolino ma lui voleva opporsi, voleva mostrarle che non era ancora stato spezzato dalla sua crudeltà! Nella furia e nella concitazione di quegli attimi (oltre che per le sue condizioni psicofisiche) era difficilissimo muovere la lingua in maniera ragionata, attenta al piacere di quella donna ma ci provò con tutte le sue forza, mostrandole come tutta quell'indicibile morbidezza e lunghezza potessero donare sensazioni pressoché uniche, molto più intense di quelle che si possono provare cavalcando la testa di qualcuno finché questi non sviene per la mancanza d'aria. Aveva persino reclutato i suoi poteri per lei, per stimolarle i seni... eppure fu proprio questo a risultare la proverbiale goccia: Evelynn, ispirata dal suo gesto, rincarò ulteriormente la dose delle sue cattiverie, prendendo nuovamente in giro il suo amore e nominando ancora, per l'ennesima volta Krolia. Bowen non ci vide più, i suoi occhi divennero due fessure di puro odio e decise di fargliela pagare, di fargliela pagare per ogni volta che aveva nominato impunemente la sua "Krolia"! Fece colare un po' dell'oscurità che le ricopriva i seni fin da lui, nella sua bocca e la fece assorbire dalla sua lingua: in un attimo quel raffinato, piacevolissimo strumento di piacere divenne... qualcos'altro. Non solo, infatti, le sue dimensioni divennero oscene, assolutamente ingestibili per una femminilità umana (ma non certo per la sua), tanto che si sarebbe potuto vedere da fuori, sul suo ventre, quello che risultava essere un vero e proprio rigonfiamento inoltre, a renderle tutto più difficile, fece ricoprire quell'enormità con piccole borchie di carne alterata dall'oscurità, che avrebbero reso ogni penetrazione assolutamente intensissima. - Mghh! Gghh! - mugolò furente, spalancando fino a farsi male le mascelle e prendendo a scoparla con tutta la forza che la posizione gli permetteva... mentre le sue manine presero a schiaffeggiare con violenza quelle natiche perfette, imprimendo in ogni schiaffo tutta la sua rabbia, tutta la sua frustrazione e, soprattutto, tutto il suo dolore. Anche l'oscurità rimasta sui suoi seni cambiò corso e dalla piacevole, delicata stimolazione di prima passò a torcere, a pizzicare, a mordere crudelmente quei capezzoli meravigliosi.
    Eppure, malgrado tutto l'odio e l'ira che era riuscito a infondere ai suoi gesti, perché non faceva altro che bere i suoi umori neanche stesse cercando di affogare? Perché il suo cazzo pulsava più di prima, neanche fosse vicino all'orgasmo? Perché, infine, non voleva altro che bere il suo orgasmo e ricevere il premio promesso, anche se in quel momento era così arrabbiato con lei? Il suo odio non era decisamente più forte del suo amore... e della sua lussuria.
     
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    Forse Bowen neanche se ne rendeva conto, oppure proprio perché era tanto evidente non poteva evitarlo, e ne finì succube? La voglia di Evelynn di rubare anche quel sentimento, il desiderio irrefrenabile di appartenersi reciprocamente, quasi romantico, più che sensuale, era qualcosa che Bowen desiderava ardentemente ma che lei non voleva concedergli. Anzi, era giusto dire che glielo stava rubando. Un pò come aveva fatto lui con lei quella fatidica sera che tanto difficilmente rievocavano, lei perché non voleva, lui perché non poteva. Una cosa era certa però: quel "furto" era sicuramente la cosa più piacevole della serata, voleva farlo sentire privato di qualcosa al punto da renderlo ancora più avido nell'ottenerla. Non si sarebbe risparmiata, lo avrebbe portato a supplicare e ancora non gli avrebbe concesso niente. Era suo per quella notte, aveva rubato i suoi sentimenti, la sua attenzione, la sua voglia e anche la sua anima, da brava e perfetta ladra quale era. Altrettanto piacevole però, era l'espressione sconfitta e sofferente del demonietto mentre cedeva alla sua carne, bisognoso di ossigeno e mortificato da quella presa violenta e autoritaria che lo obbligava a non tirarsi indietro. Evelynn si morse i lati del labbro inferiore di fronte a quello spettacolo, sciogliendo altri umori dolcissimi per l'eccitazione. Ma ancor più soddisfacente fu la sua ripresa: l'espressione malevola e vittoriosa si trasformò in una smorfia di goduria e sorpresa, tanto che spalancò le labbra ma non riuscì ad emettere nessun verso se non un lunghissimo sospiro di piacere, mentre le fauci di Bowen la catturavano per intero iniziando a darle un bacio tutt'altro che puro e romantico. A forza di provocarlo aveva risvegliato il suo lato battagliero e deciso a darle una degna sfida Bowen aveva reagito d'istinto, voglioso di farla gridare di piacere. E perché togliergli una simile soddisfazione? La presa intorno ai capelli si fece più forte e possessiva, e mentre respirava affannosamente e con voce stridula gli rispose a tono, facendogli capire che quella era la sfida che stava cercando.
    OOooohhhnnn... si Bowen! Divorami! Fammi sentire quanto sei bestiale davanti a me! Le tue zanne... mi fanno impazzire! Voglio sentirle affondare nella mia carne... ooooh quanto sarebbe bello lasciarmi divorare da un demone vero... saresti capace di rubarmi fino all'ultimo brandello di carne, non è così? Tu vuoi ogni cosa da me, lo so... ma non devi vergognartene... perché anche io voglio tutto da te...
    E lo spingeva verso la sua intimità, forte, tirandogli i capelli priva di gentilezza alcuna, possessiva e irruenta tanto quanto lui, che alternava i gemiti con acute risatine soddisfatte. Quello era il gioco erotico che cercava. Lo assecondò col bacino come poteva, mordendosi le labbra e lasciando danzare i suoi seni marchiati da quello strumento oscuro, tutto era al giusto livello di stimolazione ma mancava ancora qualcosa, le serviva lo stimolo finale per venire davvero di cuore e non ci volle molto prima che la sua provocazione sortisse l'effetto sperato: prima ancora di sentire qualcosa crescere dentro di lei, Evelynn sentì chiaramente la violenza e la sete di vendetta montare nel cuore di Bowen, il suo sguardo non era più solo aggressivo, ma violento. Voleva fargliela pagare, voleva zittirla una volta per tutte... voleva farle male. La sua lingua assorbì l'oscurità del suo potere e s'ingrossò immediatamente riempiendole l'intimità con delle dimensioni ragguardevoli perfino per lei, l'espressione di Evelynn cambiò immediatamente, stravolgendosi come se avesse appena subito un pugno in pieno ventre, e forse non era poi così lontano dalla realtà: il suo sguardo cascò sulla pancia gonfia di quella carne oscura e subito un verso di folle piacere si sollevò dalle sue labbra facendole gocciolare saliva densissima dalla lingua sulla pelle del petto. La sua intimità prese immediatamente a grondare di piacere e i movimenti della lingua di Bowen le strapparono altri lunghissimi gemiti di piacere, non riuscì a trattenersi e mentre la sua carne si contorceva intorno alla lingua di Bowen, lei tornava a danzare su di lui ancora più forte. Le unghie di Evelynn stavano graffiando la testa del povero demonietto a quel punto per quanto forte lo tirava a sé, impaziente di sentirlo fino in fondo e gustarsi un orgasmo degno di questo nome.
    Siiii! SSIIIII! Questo è il Bowen che conosco! Questa forza... questa violenza! E' mia! E' solo mia! Non fermarti! Fammi godere cazzo! Fammi esplodere con la tua grossa lingua! AAAAHHHH!!!
    Prima ancora di smettere di muoversi Evelynn era già al limite, e la sua carne grondante si trasformò presto in una fontana di pura perversione solo per lui. Ogni movimento sensuale del bacino, accompagnato da quelle morbide manine sulle sue natiche, finiva con lo schizzare dolcissimi umori femminili sulla sua faccia. Ogni movimento più intenso era un orgasmo che la faceva cantare di passione, gemiti aspirati e acutissimi riempirono la stanza man mano che Evelynn si prendeva tutta la sua violenza. Ma ne fu avida: infatti avrebbe continuato a danzare su quella lingua mostruosa, beandosi del suo ventre deformato, anche dopo i primi orgasmi. Se ne sarebbe concessi a non finire, schizzando umori direttamente sulla faccia di Bowen e nella sua bocca, gridando e gemendo, danzando su di lui, AFFOGANDOLO nella perversione più totale. Non avrebbe smesso di godersi quella lingua fino a che Bowen non avrebbe perso le forze, arrivando al punto di farlo svenire o quasi, trasformando la sua sete di vendetta in un contrappasso lussurioso e perfetto. Voleva assicurarsi di prendersi ogni singolo orgasmo che poteva, e quando lo avrebbe lasciato boccheggiante sul divano avrebbero ripreso. La notte era ancora lunga e lei sapeva benissimo come divertirsi ancora con lui...
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Anche quando spalancò le mascelle e le sue zanne premettero pericolosamente sulle carni di Evelynn, in un pericolo (e in una minaccia) assolutamente reale ebbe la terribile sensazione che neanche quel gesto, neanche quella rabbia potevano riscattarlo. In quel momento era il giocattolo per quella versione distorta, da incubo della sua amata compagna e lo sarebbe rimasto anche se avesse fatto a brani quelle carni morbide, meravigliose, anche se avesse preso a morsi quella fica che non smetteva di desiderare neanche col cuore gonfio d'odio. la cosa più terribile è che, mentre l'impotenza si mescolava all'umiliazione nel suo cuore, dai recessi più profondi del suo io iniziava a risalire un piacere sporco, degradante che, in altri casi, gli avrebbe fatto distorcere la bocca in una smorfia di disgusto per se stesso.
    Eppure, quella sordida marea saliva e saliva, seguendo i gemiti e persino le risatine beffarde di Evelynn, gli umori che copiosi gli scorrevano sulla lingua fino in gola. Si cullò con l'idea, deliziosamente autoassolutoria, che fossero proprio quegli umori a drogarlo, con la loro dolcezza e con la loro natura sicuramente corrotta, perversa... ma era una bugia e ne era perfettamente consapevole: il cazzo gli pulsava nei boxer da far male, i suoi fianchi talvolta si spingevano in avanti, ondeggiando appena perché era troppo il desiderio che lo consumava e, ogni secondo in più che passava a leccarle in quella maniera oscena la fica, sentiva montare dentro di sé il desiderio di serrare le fauci come una tagliola e gustarsi l'ambrosia dei suoi umori misti al suo sangue. Naturalmente represse fino allo spasimo quel desiderio, non voleva abbassarsi a tanto, non voleva che quegli occhi ormai sconosciuti lo guardassero con totale, assoluto trionfo: non meritava di capitolare in quella maniera vergognosa, non quando rappresentava i Cavalieri e la loro nuova strada, la loro nuova natura. Perché non era stupido, aveva perfettamente capito il gioco di Evelynn, anche se continuava a girare sulla sua ruota come un bravo cricetino: sapeva che voleva far cadere lui per far cadere anche i suoi compagni, per dimostrargli che sotto la patina del Vaticano, della luce della Papessa, non c'erano che i soliti, vecchi tagliagole. No! Il suo animo non bramava il suo sangue, il suo dolore perché irrimediabilmente corrotto o irrecuperabile, ma perché lei aveva fatto di tutto per instillargli quella furia nel cuore!
    ...e però, quando gli parlò di nuovo di Krolia e, soprattutto, gli pronunciò quelle esclamazioni entusiaste, in cui si beava della sua furia e l'aizzava, qualcosa si ruppe in lui. Odiò, semplicemente odio quel riferimento a "un demone vero" perché lui, forse equivocando, lo percepì come un'ennesima provocazione: certo, lui era perfettamente consapevole di non essere un vero demone, Evelynn poteva ancora ricordare il suo aspetto da umano (per certi versi il suo vero aspetto) e di non essere realmente un demone non gli era mai importato, ma in quel momento credette che gli stesse dicendo che lui non era capace di mettere in atto le sue minacce, che non era realmente in grado di usarle violenza e divorarla come lei voleva fare con la sua mente, col suo cuore! Certo, per i dettami del suo nuovo credo essere considerate persone intrinsecamente buone, gentili non poteva essere che motivo di vanto... ma in quel momento avrebbe tanto voluto affondarle le zanne in gola per dimostrarle che non doveva sottovalutarlo, altro che gentilezza o bontà! Per questo motivo unì l'oscurità del suo potere alla sua lingua, rendendola più simile a uno strumento di tortura che di piacere e conficcandole una simile enormità più in fondo che poteva, mentre i suoi occhi fiammeggiavano d'ira.
    Amò l'espressione stravolta che le distorse i lineamenti, così come quel verso così profondo e perverso che la fece sbavare su quei seni meravigliosi, ancora marchiati dalla sua oscurità. Fu tale la gioia feroce che gli invase il cuore che, se non avesse avuto la bocca terribilmente spalancata, avrebbe ghignato assolutamente malevolo, forse non meno di quanto lei era stata in grado di dimostrare in precedenza. Adorò sentire come la sua femminilità sbrodolò quegli umori dolcissimi incapace di controllarsi, il modo in cui gemette persa e quasi straziata per quell'enormità che le aveva sfondato l'utero e stava per muoversi, per fotterla con tutta la furia di cui era capace... quando sentì la presa sulla sua testa tornare a essere forte, anzi più forte di prima: una lama di paura gli attraversò il cuore mentre quegli artigli gli graffiavano a sangue la cute, con Evelynn che tornò a danzare su di lui come una baccante sfrenata. Sgranò gli occhi, sconfitto, con lei che ritornava a fotterlo, a usarlo malgrado tutti i suoi tentativi di capovolgere la situazione e riscattarsi.
    Si sentì schiacciato mentre quel corpo meraviglioso s'impossessava di lui, lo usava per il suo piacere e roventi lacrime d'umiliazione prendevano a scorrergli copiose sulle guance, già umide di umori e saliva. Eppure, malgrado quell'ennesima sconfitta, malgrado si sentisse soffocare dalla sua irruenza, il piacere che fino in quel momento l'aveva bruciato ma non ancora dominato esplose e, semplicemente, prese possesso di lui, di quella lingua oscena e di ogni fibra del suo corpo: prese a premersi come un dannato contro la sua fica, a contorcere quell'enormità dentro di lei con tutta l'abilità e la furia di cui era capace, le sue manine letteralmente si aggrapparono a quelle natiche meravigliose e cercò di ingoiare ogni singola goccia di quel mare di umori che lo investì, finché l'ossigeno non fu che un mezzo respiro rubato ogni tanto, mentre soffocava tra le sue carni palpitanti di piacere. Evelynn avrebbe visto quegli occhi colmi di lacrime, opachi di piacere, perdersi verso l'alto mentre le sue manine le graffiavano il culo e, alla fine, perdevano ogni forza e, soprattutto, tutto quel corpicino delizioso veniva colto da sussulti furiosi, da pulsazioni violentissime che, alla fine, s'interruppero con un suo verso strozzato, sofferente mentre una macchia umida si spandeva all'altezza del cavallo dei suoi pantaloni. Così, mentre Evelynn gli aveva rubato tutto, la sua rabbia, la sua dignità, il suo amore... poté vantarsi di avergli strappato anche un orgasmo in quel modo terribile, semplicemente usandolo e soffocandolo.
    Quando, finalmente, sollevò il bacino soddisfatta e gli permise di respirare, il volto e il corpo di Bowen erano ridotti a uno spettacolo pietoso, assolutamente indecente: la lingua, tornata normale gli penzolava come morta sul mento, gocciolando umori e saliva, mentre i suoi occhi erano quasi del tutto ribaltati e sembrava respirare a fatica, con le membra ancora scosse dal piacere e dal soffocamento. L'erezione era ancora granitica e perfettamente visibile, anzi resa ancora più evidente da quella larga chiazza di seme, poiché era venuto come se non ci fosse un domani proprio quando stava per svenire. - Dhanna... tha... s-sthonzha... puttha... - non era riuscito a finire l'ultima parola, ma questa aleggiava nell'aria mentre, piano piano, si riprendeva. In quel corpicino svuotato di tutto, tranne che di dolore e di desiderio cos'altro poteva rubare Evelynn?
     
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    Riusciva a sentire la battaglia nella mente e nel cuore di Bowen che si incarnava nella sua bocca perversa. Un dissidio perverso e irrefrenabile che si trasformava in pura goduria per lei, e che portava grande disagio nell'anima di quel povero demonietto, la cui unica colpa era stata cedere al fascino della sua vecchia compagna. Lo stava derubando di qualcosa di così intenso che probabilmente a mente fredda si sarebbe sentito nudo a ripensarci, ma cosa poteva fare in quel momento? Evelynn lo aveva intrappolato alla perfezione tra due fuochi: quello della passione ardente e quello della morale inflessibile. Alla fine della serata solo una delle due avrebbe vinto, ma anche solo la battaglia che c'era stata per Evelynn andava considerata una vittoria a tutti gli effetti. Nulla valeva di più di quel perverso orgasmo però, lo strappò dalla bocca di Bowen e fu immediatamente suo, se lo godette fino alla fine assaporandosi quei respiri strozzati e l'espressione sempre meno vigile del suo deliziosa amante, e quando se lo ritrovò davanti con la faccia piena del suo orgasmo, il corpo imbrattato dei suoi umori e quella macchia dall'odore pungente sui pantaloni, Evelynn si concesse una malefica risatina a labbra strette, che rese di nuovo la sua espressione malvagia e lussuriosa.
    Cosa stavi per dire? Puttana per caso? Oh... il tuo tono sembra così dispregiativo Bowen, pensavo ci stessimo divertendo... non mi dispiace se mi chiami in quel modo mentre mangi la mia fica, ma quello sguardo... uuuuh mi fai venire brividi di paura...
    Mentre gli parlava se ne stava ancora sopra di lui, in posizione vittoriosa, approfittando della sua debolezza per passargli le dita della mano destra addosso: prima sul volto, poi sulle labbra, andando per il collo e le spalle, spargendogli addosso tutti i suoi umori come a voler mettere in evidenza cosa aveva tirato fuori con la sua linguetta demoniaca. In tutto questo nonostante l'orgasmo si fosse esaurito la carne di Evelynn continuava a gocciolare, provocando un rumore sottile ma costante che si abbatteva sul corpo di Bowen e sulla poltrona, come una lentissima pioggia che testimoniava quanto quel loro incontro fosse ben lungi dall'essersi esaurito.
    E poi è una cosa strana da dire in questo momento... adesso più che altro TU sembri la mia puttana...
    Si allontanò, ma di pochissimo, quanto bastava per scendere da quella posizione troneggiante e vittoriosa, così da potersi piegare su di lui e portare le dita sui pantaloni imbrattati di caldissima virilità. Il suo membro eretto era uno spettacolo invidiabile e quella macchia sui pantaloni appariva come la perfetta cornice di quella notte perversa. Evelynn allungò la bocca verso di lui, leccando quella macchia avidamente, respirandoci sopra affannosamente e serrando le labbra sulla stoffa, succhiando quel che poteva e lasciandosi deformare le corde vocali da un lungo gemito di piacere. Una vera delizia. Approfittando della sua debolezza fece in modo di spogliarlo del tutto: usò i suoi artigli e le sue code affilate per strappargli i vestiti di dosso e lasciarlo nudo davanti a sé, ancora mezzo tramortito e boccheggiante su quella poltrona. Nel completare quell'opera si portò l'indice ancora sporco del suo seme alla bocca, senza succhiarlo con troppa avidità, tenendolo sulla lingua con fare pensieroso mentre il suo sguardo lo divorava con gli occhi e la bocca si deformava in un ghigno soddisfatto.
    Quanto sei bello cazzo... hai un corpo irresistibile... hai un cazzo meraviglioso e... quella bocca... mio dio quella bocca mi farà morire. Ho davvero una gran voglia di infilarmi il tuo cazzo dentro di me... voglio mangiarmi ogni goccia del tuo seme fino a che non mi avrai riempita... ma credo di avere ancora bisogno di farti sentire mio... per toglierti quella brutta parola dalla bocca... non perché mi dispiaccia ma... se mi chiami puttana ancora mi sa che non riuscirò proprio più a resisterti... devi rimetterti in riga...
    Visto che stava ancora boccheggiando, Evelynn prese l'iniziativa. Aveva tutta l'intenzione di tirare fuori la massima eccitazione di lui, così che quando si sarebbe presa il suo cazzo tutto per lei sarebbe stato al limite. Non si sarebbe accontentata di niente di meno. Quindi prima di tutto doveva spingerlo all'estremo. Le sue mani si unirono in un oscuro intreccio magico, utilizzò l'evocazione di armi per mettere davanti agli occhi di Bowen uno strumento prezioso, tra i suoi giocattoli preferiti.
    Questo è un dono speciale... l'ho rubato ad una tribù di Amazzoni esclusivamente donne che lo utilizzano per potersi accoppiare tra di loro... dopo che l'ho preso hanno dovuto reintegrare gli uomini nella loro società e sono diventate quasi tutte schiave del sesso di un ricco mercenario... immagino che ora non ne abbiano più bisogno...
    Tra le sue mani c'era a tutti gli effetti quello che sembrava un dildo demoniaco: nero e lucido, attraversato da spirali rossicce e dall'aspetto decisamente vivo. Era ancorato ad una imbracatura che somigliava ad una sadica mutanda, le dimensioni non erano eccessive ma faceva abbastanza invidia ad una media maschile modesta. Evelynn se lo legò intorno alla vita per bene, stringendo le cinghie con fare particolarmente aggressivo davanti agli occhi di Bowen, per fargli capire cosa lo aspettava. Appena la cintura fu stretta, un lungo gemito di piacere salì dal ventre di Evelynn, portandola a mugugnare soddisfatta mentre quello strumento sembrava prendere vita, guizzando verso l'alto come se fosse vero. Chiaramente uno strumento magico. Evelynn chiuse dunque nuovamente le distanze con Bowen, piegandosi davanti a lui, afferrandogli le gambe e allargandole, tirandole verso l'alto e sporgendo in avanti quel culetto morbidissimo che non vedeva l'ora di prendersi.
    Ah... che peccato... i miei umori sono arrivati fin qui... sei tutto bagnato. Così è troppo... questo affare rischia di entrare troppo facilmente. Avevo una gran voglia di sentirti gridare di dolore prima di tutto... sai perdere la verginità fa male... ma credo proprio che mi accontenterò...
    Leccandosi le labbra e mordendole maliziosa, Evelynn spinse il suo perverso giocattolo contro la corolla di carne di Bowen, in maniera decisamente poco aggraziata. Lei non era un uomo, non conosceva i trucchi del mestiere e anzi non aveva la minima intenzione di usare qualsivoglia gentilezza in quel gesto: voleva solo aprirgli il culo con quel perverso giocattolo e stimolargli la prostata fino a rendere una colonna gigante il suo cazzo. Gli avrebbe rubato anche la sua migliore erezione.
     
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