Una brutta nottata

per Amy

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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Il Vaticano sapeva essere splendido anche nei suoi anfratti più nascosti, quelli che non avrebbero mai ricevuto gli sguardi di un monarca, di qualche importante ambasceria o della Papessa stessa, come sapeva testimoniare quel piccolo, delizioso giardinetto in cui Bowen si era rifugiato. Non che l'avesse scelto per la sua bellezza, tutt'altro: il demonietto tornava da una serata piuttosto mogia giù in città, in cui non aveva combinato nulla di che (nel senso, molto banale, che non aveva incontrato nessuna di suo gradimento disposta a starci) e non si era divertito affatto, tanto che per sopportare meglio il cammino che lo avrebbe condotto alla sua stanza fin troppo solitaria, aveva comprato una confezione di lattine di birra che stava consumando troppo velocemente. Alla fine, forse un po' alticcio o, peggio ancora, distratto dai suoi pensieri si era perso nel dedalo che era il palazzo del Vaticano e, imbattutosi in quel giardinetto illuminato dalla Luna, aveva deciso che si sarebbe fermato a bere lì, tanto più che addormentarsi in una panchina non gli poteva succedere.
    In realtà, era un po' di tempo che si sentiva di malumore e, per uno come lui, la cosa era davvero atipica, tutt'al più che le cose ultimamente sembravano andargli bene: a parte, infatti, la missione riuscita, aveva legato con gli altri Portatori di Luce e aveva trascorso una notte memorabile con Raiko e Clerice, il cui ricordo gli donava ancora un piacevole brivido lungo la schiena. Eppure, da allora si era fatto sempre più imbronciato e malinconico... forse era dovuto al fatto che non vedeva Krolia da un sacco e che lo stesso Evan si era fatto evanescente? Avrebbe voluto legare (leggasi "prendere in giro") di più con Adam ma questi era tornato a casa sua e non era ancora tornato, senza contare che sia Clerice, che Raiko che Domino sembravano tutte troppo impegnate per lui, anche soltanto per dargli qualche incarico da sbrigare. Insomma, si sentiva solo e piuttosto inutile, circondato da persone sempre indaffarate, sempre in movimento, come frecce scagliate verso i loro bersagli, mentre lui... beh, era ben riposto nella sua faretra ad aspettare il suo turno.
    A peggiorare la situazione, quel pomeriggio era andato a trovare Abramo nel suo letto e l'incontro, come sempre, lo aveva riempito di una furia intensa quanto impotente: il suo amico stava inerme su un letto d'ospedale, impossibilitato a risvegliarsi, mentre lui bighellonava inutilmente. Perché? Perché le cose dovevano esser andate così male? - Che stronzate... - commentò a denti stretti, quasi a sfidare il silenzio fin troppo opprimente di quel posto, mentre apriva una nuova lattina e trangugiava un sorso troppo abbondante, facendo colare un po' di birra agli angoli della bocca. Vedere Abramo in quelle condizioni lo faceva sempre uscire fuori dai gangheri, oltre a ravvivare un acuto senso di colpa nel suo cuore: aveva passato tutta la giornata, anche tra la folla dei locali notturni, a ricostruire gli eventi che li avevano portati a quella situazione: a Evelynn ricercata numero uno del Vaticano, Abramo in coma e Lucia I orribilmente assassinata. E ogni volta in cui si perdeva nei suoi ricordi, in quelli che gli altri avevano condiviso con lui, arrivando delineare la figura di Evelynn, a com'era prima dell'assassinio, al loro rapporto... si rifiutava di proseguire oltre, come se arrivasse a una stanza chiusa a chiave che non voleva aprire, spaventato dal suo contenuto.
    Ma lui non aveva paura di niente, no? Lui non aveva colpa di niente, soprattutto! - Già, porca puttana, già! - gridò, stravaccato su una panchina, agitando in maniera un po' inconsulta la lattina, fortunatamente mezza vuota e che, per questo, non strabordò il suo contenuto. Per un attimo si accorse che non stava dando il migliore spettacolo di sé ma era solo e, in ogni caso, un uomo aveva il diritto di fare schifo, almeno una notte ogni tanto e lui quella notte non aveva voglia di montare su il suo solito sorriso strafottente e di dirsi che andava tutto bene, perché non era affatto così! Andava tutto male da quando Evelynn se n'era andata e benché lui e i suoi compagni superstiti stessero provando, forse con successo, a ricomporre i pezzi del gruppo e ad andare avanti, le cose non sarebbero mai più tornate come prima e questa era una terribile, terribile ingiustizia. - Una fottuta ingiustizia! - bisbigliò, chinando indietro il capo e vuotando in un sol sorso quanto restava della lattina.
    Si prospettava una lunga, squallida nottata... ma, chissà, forse l'imprevedibile era in agguato dietro una qualche ombra del giardino. Lui e, forse, anche qualcun altro.
     
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    Certo che sei ridotto proprio male, Bowen. Questa è la testimonianza vera di come successo, potere e soldi non aiutino minimamente la felicità di un uomo. Metti quasi... tristezza.
    Se Bowen avesse trovato la forza di riaprire gli occhi mentre se ne stava sdraiato su quella panchina, avrebbe potuto vedere il volto di una donna che aveva sullo sfondo il cielo stellato sopra di lui. La donna era chiaramente capovolta rispetto al punto di vista di Bowen, dato che se ne stava in piedi dall'altro lato della panchina, ma nonostante ciò fu facile capire che aveva qualcosa di familiare. Nonostante l'aspetto elegante, gli occhiali rossi e i capelli di una simile sfumatura, l'aspetto di quella ragazza era impossibile da dissociare dal loro primo fallimento come gruppo dopo essersi risvegliati. L'avevano vista tutti in quel museo e per qualche ragione sembrava restia a cambiare travestimento, o più probabilmente voleva che tutti i suoi vecchi compagni la riconoscessero. Stando piegata in avanti, il suo seno era perfettamente vittima delle leggi della gravità e pendeva verso il basso, tanto che se Evelynn non avesse indossato una piccola giacca a maniche lunghe coperta di pelliccia Bowen avrebbe avuto che potessero cascarle in faccia da un momento all'altro. Una serpentina e affusolata coda della ladra si allungò verso le lattine di Bowen, rubandogliene una ancora sigillata per poi portarsela alla bocca. Con la schiena rimase piegata in avanti, ma con le spalle e il capo tornò in posizione quasi normale, così da potersi concedere una bevuta. Fu un movimento lento, visto che fece tutto con una mano sola: il pollice e il medio della mano destra tenevano la lattina, mentre con l'indice infilava uno dei suoi pericolosi artigli sotto la linguetta per strapparla via. Un pò di schiuma uscì dalla lattina prima che Evelynn potesse bere, cadendo inevitabilmente sulla fronte di Bowen.
    Perché sei così triste? Pensavo che l'ultima missione fosse stata un successo... i rapporti con il Nilo Dorato si sono inaspriti? Non mi dirai che era tutta una facciata l'alleanza...
    Senza tornare del tutto in piedi, prese a sorseggiare la birra di Bowen aspettandosi una risposta come se niente fosse.
     
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    Alla fine Bowen si era stancato di tutte quelle elucubrazioni e, decisamente alticcio, si era sdraiato sulla panchina deciso a farsi una dormita, poco importava se si trovava all'addiaccio e in un giardinetto: nella sua infanzia e prima giovinezza aveva dormito in posti ben peggiori e non gli avrebbe fatto male ripetere l'esperienza, soprattutto se l'avesse aiutato a schiarirsi le idee o, meglio ancora, a smettere di pensare a certe cose. Stava quasi per addormentarsi quando, improvvisamente, una voce fin troppo vicina l'aveva costretto a riaprire gli occhi, guardando spaventato davanti a sé; sopra di lui c'era un volto di donna fin troppo familiare e, particolare che in un altro contesto avrebbe apprezzato di più, un bel paio di tette che la gravità (e la loro floridezza) rendeva incombenti.
    Qualche attimo in più e, anche coi fumi dell'alcool ad annebbiargli la mente, avrebbe capito da sé chi fosse quella misteriosa visitatrice ma quest'ultima gli parlò e rese, così, manifesta la sua identità: era Evelynn! Ovviamente non nelle sembianze con cui l'aveva conosciuta, bensì in quelle in cui l'avevano rincontrata durante la loro fallimentare difesa della Dimensione Infernale. Il cuore di Bowen perse un battito e per alcuni istanti la guardò con gli occhi sbarrati e il corpicino interamente teso, assomigliando davvero al bambinetto spaurito che cercava sempre di non essere. Poi Evelynn gli rubò una lattina e la schiuma che gli finì sulla fronte riuscì a riuscì a riscuoterlo, rendendo reale una scena che non sembrava esserlo.
    Balzò in piedi con un colpo di reni, saltando giù dalla panchina in un attimo e fronteggiandola a qualche passo di distanza: anche dalla velocità con cui si era riposizionato, Evelynn avrebbe potuto dedurre che il suo ex compagno era vicino, quantomeno, a recuperare lo smalto d'un tempo, quantomeno da un punto di vista fisico. L'espressione sul volto del demonietto, per una volta, era seria e allarmata, come mostrava il suo corpo pronto alla fuga o alla lotta e la mano destra fin troppo vicina alla tasca dei pantaloni, dove presumibilmente teneva il suo pugnale. Che diamine ci faceva Evelynn lì? Lo aveva cercato? E perché solo adesso? Era confuso, spaventato e soprattutto assolutamente colto di sorpresa, cosa che uno come lui non era abituato a essere e che contribuiva a far battere ancora più furiosamente il suo cuore. Una parte di sé, quella forse più spaventata dai pensieri che lo avevano assillato tutto il giorno, gli urlò di scappare via, di cercare aiuto... ma, come sempre, l'ignorò: forse non si poteva definire un cavaliere senza macchia e senza paura, ma non era nemmeno un codardo e non intendeva diventarlo adesso, non dopo tutto quello che aveva passato.
    Oh, tranquilla, l'Alto Sacerdote e la Papessa vanno d'amore e d'accordo, grazie per il pensiero. - rispose, recuperando una parvenza del suo consueto sorrisetto ironico, sebbene il suo corpo fosse ancora molto teso. - Piuttosto, a proposito di lavoro: non vuoi rubare nulla, vero? Quella lattina te la offro io, ma per tutto il resto vedi di tenere le mani a posto, okay? - le chiese falsamente supplice, ritrovando pian piano la sua faccia tosta e con essa la lucidità e la capacità di fronteggiare quella che, pur con tutte le difficoltà del caso, doveva considerare una minaccia. - Certo che potevi almeno farmi uno squillo! Avrei organizzato una rimpatriata coi fiocchi: Krolia, Evan... Domino. Oh, soprattutto Domino! Sono certo che ammazzerebbe pur di essere qui con te, sai? - continuò, riuscendo finalmente ad aprire sul suo faccino fin troppo tenero un ghignetto davvero, davvero bastardo, con le zannette candide ben in mostra. Evelynn poteva anche comportarsi con nonchalance ma una Domino arrabbiata avrebbe fatto una paura fottuta a chiunque (lui compreso) e Domino, con lei, era letteralmente pura furia vendicativa: che non facesse la superiore con lui, perché sapeva benissimo che non voleva vedere neanche il suo cappello!
    Quel sorrisetto tanto maligno durò molto poco, però, perché il visetto di Bowen assunse nuovamente l'espressione seria, quasi funerea di prima: - Perché sei qui, Evelynn? Cosa vuoi da me? - le chiese conciso, guardandola negli occhi. Era incredibile come un viso così giovanile e carino potesse risultare duro e terribile ma, dopotutto, Evelynn lo aveva conosciuto anche prima che si ritrovasse in quelle fattezze inadeguate alla sua vera età... e, forse, questo era più un problema per lui che per lei.
     
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    Mentre Bowen passava visibilmente sulla difensiva, Evelynn tornava in posizione eretta, più tranquilla di prima, per niente intenzionata a combattere e anzi con l'aria di chi si sta ritrovando davanti qualcuno di inutilmente bellicoso. Se ne stava addirittura in posa, con un fianco leggermente piegato, la lattina in mano e le cosce semiaperte, dava l'idea di una supermodel in attesa di qualche scatto. Fece spallucce, sospirando mentre intorno a lei comparivano un paio di code che avevano infilzato altre due lattine, segno che erano state loro a rubarle senza bisogno di usare i suoi arti.
    Ufff... va bene, va bene, le ""mani" rimarranno a posto, promesso.
    Dispettosa come sempre, Evelynn dimostrò subito di non essere sotto alcun vincolo e nessuna regola, se Bowen sperava di darle un freno si sbagliava di grosso. Mentre lui parlava, lei sorseggiò la lattina che teneva in mano lentamente, usando le sue labbra come se stesse baciando qualcuno, volle essere sensuale di proposito anche in quel piccolo gesto e quando una fredda goccia le scivolò dal labbro fino al collo la raccolse lentamente col medio, riportandosela alla bocca mentre incrociava di nuovo lo sguardo con Bowen.
    Come sei arido... hai sempre la battuta pronta per tutti i tuoi alleati, ma per me hai solo Domino e minacce? Credevo che tra di noi ci fosse un legame più forte... oppure anche tu mi consideri un'amica da scartare Bowen?
    Breve e concisa, Evelynn non sentì il bisogno di rispondere a tono a tutto ciò che Bowen le aveva detto, riportandolo al suo posto con uno sguardo meno malizioso del solito, e più affilato. Quasi serio, a dirla tutta. Sembrava lì per parlargli di qualcosa ma non sarebbe stata disposta a farlo contro un muro di disprezzo e indifferenza. Anche Bowen aveva abbandonato l'idea di recuperarla e riportarla dalla parte dei buoni?
     
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    La nonchalance con cui Evelynn gli stava davanti, quasi in posa, era offensiva in un modo che il demonietto non sapeva quantificare e che contribuiva, ancor più della tensione, a irrigidire i suoi muscoli. Come poteva star lì come se nulla fosse, apparentemente pronta per una pubblicità di terz'ordine? Si scoprì innervosito, prima ancora che spaventato ed era abbastanza sveglio da sapere che ciò comportava un vantaggio per la sua ex compagna, eppure non riusciva comunque a soffocare le fiamme dell'ira dentro di sé. - Belle, sono nuove? Ma dimmi, sono loro che ti hanno fatto diventare cattiva, tipo film di supereroi o quando ci siamo conosciuti hai omesso qualche dettaglio? - indicò le sue code, uno degli elementi di maggior novità con l'Evelynn di un tempo, sebbene della sua passata compagna non rimanesse quasi più nulla... a partire dal carattere, a quanto poteva giudicare da quel primo scambio.
    La sua voleva essere una frecciatina sfrontata e un po' caustica, ma ci mise troppa amarezza per renderla davvero offensiva: non gli riuscì nemmeno di sorridere, anzi il volto serio, un po' contrito con cui la pronunciò dimostrò inequivocabilmente come fosse lui, tra loro due, quello più in difficoltà. Il disagio che aveva già cominciato a pungergli l'animo si fece più intenso pochi attimi dopo, quando Evelynn lo provocò in una maniera davvero, davvero bieca che aumentò soltanto il suo nervosismo e l'urgenza di fuggire, di allontanarsi da lei. A dispetto, però, di tale bisogno rimase lì a fissarla mentre lei sembrava amoreggiare con la lattina e seguì tutto il percorso di quella malefica goccia sulla sua pelle candida, senza arrestarsi al collo e arrivando fino a quella scollatura che lo chiamava con fin troppa insistenza; Bowen non era tipo da distogliere lo sguardo da una scena sensuale e, ahilui, non era nemmeno qualcuno di così integerrimo da non provare una lieve, sordida fitta d'eccitazione davanti a una scena simile, sebbene il contesto non fosse adatto, ma proprio per questo nei suoi occhi Evelynn poté scorgere un'emozione vibrante e opaca insieme, come di un lampo di rabbia tra le tenebre del disprezzo... o forse, c'era anche qualcos'altro in quel disprezzo? Forse colpa e desiderio insieme?
    In ogni caso, dal suo seno il suo sguardo risalì a quelle labbra fin troppo invitanti e, infine, su quegli occhi ormai sconosciuti, senza neppure concedersi una battuta: la sua ironia s'era ammutolita e lui non aveva intenzione di pregarla per tirare fuori una battuta. Infatti, all'osservazione di Evelynn, non fu questa a risponderle: - Porca troia! Se ti considerassi un' "amica da scartare" a quest'ora avresti lo spadone di Domino su per il culo, stronza! - sbottò, cedendo improvvisamente alla rabbia e comportandosi nel modo stupido, inconsulto che proprio voleva evitare poiché, cessando ogni prudenza, colmò in due passi furiosi la distanza che prima aveva messo e le afferrò il braccio sinistro con decisione, come a volerla scuotere, a costringerla a cambiare atteggiamento. - A che gioco stai giocando?! - le chiese, con fin troppo livore e stringendole un po' troppo forte il polso, prima di lasciarlo andare ma rimanere lì, vicinissimo a lei, guardandola ostinatamente negli occhi. Così vicini, la loro differenza d'altezza era davvero incolmabile e il demonietto doveva tenere davvero in alto il viso, pur di poterla guardare negli occhi, eppure malgrado ciò la sua decisione e il suo sdegno erano comunque impressionanti. - Scusami se non ti ho accolta a braccia aperte, ma da quando mi hanno detto che mangi i cuori della gente e ci fai fare la figura dei coglioni ho qualche fottuta perplessità! - fu sboccato e irato, ma oltre alla rabbia nelle sue parole si poteva percepire il riverbero di altri sentimenti, ben più complessi e profondi. Rimase a guardarla così, intensamente, trattenendo il respiro mentre il suo corpo fremeva appena, quasi un tremolio, come se si stesse trattenendo dal fare qualcosa. Picchiarla? No, a giudicare da come il suo volto rabbioso si sgretolò in un'espressione preoccupata, addolorata, l'azione che stava reprimendo era ben diversa.
    Portò le sue mani (quanto gli apparvero piccole in quel momento!) sulle sue braccia ma non nella presa furiosa di prima, stavolta assai più delicata, quasi l'accenno di una carezza: - Non sai quanto ero preoccupato... quanto sono preoccupato per te! Perché te ne sei andata? Cos'è successo? La tua scomparsa... ci ha distrutto, Evelynn, ci ha distrutto! - le sue non erano parole di accusa, tutt'altro: per quanto, razionalmente parlando, aveva accettato l'idea che Evelynn potesse essersi macchiata di tutte quelle nefandezze, vederla lì aveva sollevato tutti i profondissimi sentimenti che lo legavano a lei e ogni certezza si era sciolta come neve al Sole. Quegli occhi grandi, così bizzarramente colorati, la guardavano pieni di un affetto sincero, profondo e che mal si accordava con l'immagine che Bowen dava di sé, così birbante e, talvolta, addirittura cinico. Ma, dopotutto, se Evelynn avesse serbato memoria dei suoi compagni, avrebbe saputo benissimo chi era davvero il demonietto che la guardava, almeno in quell'istante, tanto vulnerabile... e quali sentimenti nutrisse per i suoi compagni e, soprattutto, per lei.
     
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    Sentendosi chiamate in causa, le code di Evelynn si mossero sinuosamente come due serpi speculari, formando un cuore alle spalle della ragazza come a voler dimostrare il loro apprezzamento nell'essere state notate. Il resto del corpo di Evelynn però non si mosse un pò come se fossero sconnesse da lei, in realtà questo dimostrava solo il suo grande controllo che aveva su di esse. Dopotutto, nonostante tutti ricordassero Evelynn come la più dolce, timida e cauta del gruppo, aveva sempre avuto un talento smodato in ogni cosa che faceva, soprattutto per il combattimento, forse più dei suoi compagni addirittura. A lei però non interessava il riconoscimento dei suoi talenti: le bastava avere lo sguardo su di sé e percepire quella vaga eccitazione mista alle varie paure di Bowen, la fece ghignare soddisfatta. Il suo sguardo si accese di una tetra luce mentre sorrideva, divertita dal fatto che nonostante tutto Bowen si sentisse ancora attratto da lei, come anche Krolia dopotutto. L'attrazione la divertiva, la eccitava, per questo giocava e proprio per tale motivo non si fece indietro di un solo spasmo quando Bowen provò a chiudere le distanze, lasciandosi afferrare da lui e ridacchiando divertita mentre sbottava cedendo alla rabbia: il dolce Bowen non era mai stato bravo a contenere le emozioni e soppesarle a dovere, e il fatto che col tempo fosse addirittura peggiorato era un piacere da vedere.
    Che sciocchino che sei, come sarebbe a dire quale gioco? Lo stesso a cui state giocando anche voi. Non stiamo giocando a fingerci ciò che non siamo?
    La stretta di Bowen fu forte, forse più iraconda di quanto non volesse il ragazzo stesso, ma appena il braccio di Evelynn iniziò a dolere lei non solo non si oppose, ma il verso di dolore che le uscì dalla bocca si deformò inevitabilmente in un brevissimo e acuto gemito di piacere, sedato solo dai denti che strinsero con la dovuta forza il labbro inferiore, portandola di nuovo a guardare Bowen con l'aria eccitata di chi non è per niente intimorita.
    Mangiato?! squillò falsamente scandalizzata, tenendo la mano non stretta da Bowen sul petto per dissimulare sgomento. Ma è disgustoso! Certo sembra eccitante... ma neanche io mi spingerei a tanto!
    Per un attimo si perse nei suoi pensieri, portando la mano libera dal petto al volto, nascondendosi parte della bocca e una guancia tre le dita mugugnando tra sé, il tutto senza togliersi dalla stretta di Bowen e anzi offrendogli di più il braccio, come se non volesse permettergli di lasciarla andare.
    Per le vostre figuracce vorrei potermi prendere il merito ma... beh, come dire...
    Una sibillina come Evelynn sapeva bene che a volte non servono parole per colpire nel segno, e sarebbe bastato quel mezzo sorriso nascosto fin troppo male dalle sue dita a pungere nell'orgoglio Bowen. Lei si divertiva, e Bowen invece esitava, sembrava sempre sul punto di volerle dire qualcosa e lei non vedeva l'ora di ascoltarlo, priva di timori legati a violenza o ripercussioni. Anzi sembrava felice di raccogliere i frutti delle sue azioni in qualsiasi momento. Non ci volle molto prima che il demonietto rivelasse i suoi veri sentimenti e afferrandola in modo forse più noioso ma certamente più gradevole, Evelynn si sciolse assieme a lui in un sorriso più spontaneo, fissandolo in quegli occhioni preoccupati. Mentre lui la stringeva per le braccia, lei gli afferrò il volto con entrambe le mani, carezzandogli le gote con i pollici e facendo scivolare delicatamente le sue unghie affilate sul suo volto, senza infliggergli il minimo graffio.
    Ma certo che siamo distrutti... lo siamo tutti. Quello che è successo non è facile da capire, o da accettare, ma a volte bisogna assecondare le proprie pulsioni... tu questo lo sai bene, non è vero... Bowen?
    Per quanto affettuoso e pacifico il sorriso di Evelynn si allargò in una curva inquietante, vagamente accusatoria, sembrava volerlo giudicare, ammonire, ma al tempo stesso comprendere, perdonare. Ma quell'illusione durò molto poco. La presa sulle guance di Bowen si staccò all'improvviso, lasciando Evelynn con le mani vicino al petto che raggiunsero ben presto una posizione conserte.
    Perché non andiamo a divertirci un pò? Una seratina solo io e te... senza gli altri, senza il passato... solo un pò di sano divertimento. Ho una gran voglia di giocare con te Bowen, ti va di accettare la mia sfida?
    Un malizioso occhiolino sbatté davanti allo sguardo di Bowen, un invito che non poteva o probabilmente non doveva rifiutare...
     
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    Tutto il comportamento di Evelynn sembrava improntato a irritarlo e, al contempo, a sedurlo: in che altro modo, infatti, avrebbe potuto leggere il "cuore" che gli rivolse con le code o tutte quelle pose da pin-up a cui, tra l'altro, era fin troppo sensibile? Inoltre, era evidente che le sue reazioni così poco controllate la divertivano moltissimo e ciò, lungi dall'aiutarlo a ritrovare la calma, lo faceva uscire ancor di più dai gangheri. Non lo aiutò nemmeno quella sua risposta sibillina (che intendeva? Lui non stava fingendo un bel niente!) e, quando la vide offrirsi alla sua stretta con un certo, malizioso piacere semplicemente non ci vide più: intenzionalmente, benché sapesse che fosse un comportamento scorretto, le strinse il braccio con forza in modo da farle male. Aveva percepito con fin troppa chiarezza come, dei due, quello a disagio fosse lui e per un attimo cedette all'antica tentazione di utilizzare la violenza per capovolgere la situazione: non l'avesse mai fatto, il divertimento sembrò rifulgere dagli occhi di Evelynn, tanto si fece intenso e, soprattutto, da quelle labbra proruppe un verso di piacere che, per un attimo, rischiò di sconvolgerlo. Non solo gli fece scorrere lungo la schiena un brivido di caldo, intenso desiderio ma, soprattutto, rimbombò dentro di sé come se, in quell'istante, lui si fosse svuotato di ogni pensiero ed emozione per diventare un mero contenitore della malizia, della malia che la nuova Evelynn era così brava a emanare.
    Fortunatamente fu soltanto un attimo e, soprattutto, quel momento lo aiutò a spezzare il circolo vizioso della rabbia, permettendo a emozioni più profonde e complesse di erompere, sebbene ancora mediate dall'ira. Serrò, infatti, le mascelle al modo in cui Evelynn si "difese" dalla sua accusa più grave ma, già alla successiva giustificazione, si sentì quasi disarmato dalla sua ironia e, sinceramente, una frecciatina così ben pensata lo avrebbe fatto sorridere anche se diretta verso di lui, perlomeno in un contesto diverso da quello. - Ah sì? Sai com'è, se non avessimo passato qualche anno a pisciarci addosso per causa di qualcuno, forse a quest'ora avremmo brillato di più! - rispose piccato, ma ormai la sua rabbia aveva finito la benzina e quell'accenno al coma gli fece pensare al povero Abramo e, soprattutto, alla dolorosa scoperta dell'assenza di Evelynn. Insomma, se prima non era riuscito a dominare la sua ira, adesso non fu ugualmente in grado di trattenere la sua tristezza e preoccupazione per lei, la sua vecchia amica e compagna. La presa sul suo braccio, che ormai si era fatta lieve da sola, venne sostituita da un'altra più dolce e Bowen le esternò quello che pensava davvero, aspettando trepidante una risposta: dire che stava letteralmente col fiato sospeso non sarebbe stato sbagliato e, quando vide il suo bel volto sciogliersi in un sorriso affettuoso, la speranza segreta che aveva covato per tutto quel tempo gli palpitò più forte nel petto. Era un'idea sciocca, era il primo a saperlo ma non aveva mai potuto credere davvero, fino in fondo, alla colpevolezza della sua amica e benché la Evelynn che gli stava dinnanzi fosse spaventosamente ambigua e diversa da quella che ricordava, nel vedere quel volto sorridergli tanto dolcemente non poté esimersi dallo sperare che fosse tutto un grande, assurdo equivoco. Per questo motivo si lasciò afferrare il volto docilmente ed Evelynn avrebbe scoperto (o meglio, ricordato) quanto assurdamente morbide fossero le sue gote, come quella pelle tanto esotica avesse una consistenza serica così piacevole da essere difficile persino da descrivere. Forse, però, la donna avrebbe trovato ancor più piacevole il modo in cui gli occhi di Bowen sembrassero, con le sue mani a coprirgli parzialmente il volto, più grandi... e, soprattutto, incredibilmente dolci, terribilmente distanti dagli occhi furbi e smaliziati che probabilmente ricordava.
    Bowen era lì, trattenendo il respiro, ad aspettare una verità che non sarebbe arrivata e, infatti, Evelynn lo punse con un'allusione inaspettata: quegli occhioni, fin troppo sinceri, si spalancarono di colpo ed ella avrebbe sentito come tutto quel corpicino s'irrigidì per un attimo, mentre una dolorosa consapevolezza colmava il suo sguardo. Possibile che si stesse riferendo a... no, impossibile. Lui non aveva fatto niente di male! E poi era una cosa che avevano già affrontato e risolto, sì! Eppure, il cuore gli batté frenetico nel petto e per un attimo, la vista del sorriso allusivo (e giudicante, forse?) di Evelynn gli fu insostenibile e lui distolse lo sguardo, sentendosi bruciare di vergogna per aver ceduto a un bisogno tanto infantile. Cercò di recuperare un po' di coraggio (lui, sempre così sfrontato!) e risponderle, anche con una battuta sciocca purché riuscisse a dire qualcosa, quando Evelynn lasciò andare il suo volto e gli fece una proposta assurda come tutto quell'incontro. Come poteva proporgli di uscire insieme come vecchi amici quando era la più ricercata di Neo Venezia e non solo? Inoltre, a ben pensarci, se Domino avesse saputo di quell'incontro, lui stesso avrebbe avuto qualche difficoltà a tenere la testa attaccata al collo! No, sarebbe stato più prudente rimanere lì e dirle di vuotare il sacco subito, senza giochetti idioti, anche se sapeva benissimo che non avrebbe ottenuto altro che la sua fuga.
    Bowen ci pensò qualche attimo, mordendosi con le zannette appuntite il labbro inferiore, prima di tornare a guardarla negli occhi con una nuova decisione: - Va bene, ci sto. - disse, lasciando andare le sue braccia e mettendo le mani in tasca, con quella posa da ragazzino sfrontato e strafottente che tanto lo contraddistingueva. - Sfidami pure, ma ti ricordo che ero io a farti diventare rossa dalla vergogna! - ed era vero, prima che Evelynn se ne andasse, Bowen adorava punzecchiarla e imbarazzarla, più di quanto amasse fare con Krolia, all'epoca sempre fin troppo composta e controllata. - Dove vuoi andare? - le chiese e, sul suo visetto, comparve finalmente il sorrisetto malizioso con cui Evelynn doveva ricordarlo: le voleva un bene dell'anima e questo lo rendeva spaventosamente vulnerabile, ma era sempre il solito Bowen e non si sarebbe tirato dietro da nessuna sfida. Inoltre, anche lui intendeva sfidarla, perché da lei desiderava la verità... e anche di più.
     
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    Era come un cucciolo tra le sue dita, carino da morire, tutto da strapazzare, da mangiare addirittura. Quegli occhioni colmi di speranza sapevano di miele e la sua pelle morbida era irresistibile, tanto che Evelynn si staccò da lui con grandissima difficoltà perché avrebbe preferito di gran lunga rimanere lì a impastargli la faccia per tutta la notte. Aveva davvero un fascino unico Bowen col suo modo di fare strafottente in netto contrasto con quell'aspetto tanto innocente, il tutto condito dai suoi veri sentimenti che in realtà lo rendevano molto più vulnerabile di quanto non sembrasse, e questo Evelynn lo sapeva molto, molto bene. Nel sentirlo accettare la sua sfida allargò un sorriso soddisfatto, tenendo gli occhi socchiusi mentre si gustava ancora un pò quell'aria da bambolina innocente che assecondava i folli giochi della predatrice che aveva avuto la sfortuna di incontrare. Ma la verità era che quell'incontro di fortuito non aveva proprio niente.
    Oh, io lo so molto bene... tu sei l'unico che possa tenermi testa, altrimenti non avrei sfidato te ti pare?
    Si lasciò sfuggire una risatina stretta tra le labbra, per poi riportare le code ad uno stato di quiete più flebile, tanto da farle somigliare a delle lunghe sciarpe più che parti del suo corpo. Si voltò di novanta gradi dando una spalla a Bowen e rivolgendo l'altra verso le strade che portavano verso il cuore di Neo Venezia. La nottata non era particolarmente rumorosa o ghermita di persone, ma il pubblico non mancava di certo.
    Una sfida non è niente senza un pubblico che possa fare da testimone. iniziamo col bere qualcosa... sembravi alticcio ma ti è bastato vedermi per smaltire tutto, non è così? Mi piace l'effetto che ti faccio...
    Gli lanciò un occhiata molto più che maliziosa, dopodiché come una serpe sinuosa e seducente gli diede le spalle, camminando lentamente verso il cuore della città. I suoi movimenti non erano frettolosi né sgraziati, anzi oscillava come a voler mettere in mostra ogni curva del suo corpo perfetto, mentre con le ciocche dei capelli e le punte delle code lo invitava a seguirla.
    Stabiliremo le regole man mano che troviamo qualcosa di divertente da fare, ma il premio della sfida rimarrà invariato: ogni volta che uno dei due vince, l'altro dovrà rispondere ad una domanda nella maniera più sincera possibile. Così ci divertiremo e al tempo stesso avrai quello che ti serve in caso qualcuno ti chieda come mai eri con me.
    Evelynn aveva già capito le possibili preoccupazioni di Bowen, per questo gli stava dando ottime motivazioni per non rifiutare. Purtroppo per lui, non aveva la minima idea che Evelynn aveva tutta l'intenzione di avanzare sfide che Bowen non aveva la minima possibilità di vincere...
     
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    Il tocco di Evelynn era morbido, piacevole e lasciava trasparire quanto le piacesse carezzargli il viso e ciò, al di là della morbidezza delle sue mani, rendeva Bowen decisamente incline a far perdurare quel contatto. Era bello sapere che, dopo tutto quel tempo, Evelynn trovasse piacevole toccarlo, stargli vicina e dovette molto trattenersi per non emettere un lieve, triste sospiro quando quel contatto ebbe termine. - Mi stai lusingando, per caso? Guarda che io non sono Evan, che si scioglie tutto per qualche moina... - riuscì a risponderle a tono, anzi da quando aveva realizzato che non sarebbe scomparsa di punto in bianco lasciandolo con delle domande senza risposta, si era ringalluzzito e non doveva più sforzarsi per sorridere in quel modo sfrontato che gli era proprio. A dimostrazione di ciò, proprio un sorriso di quella risma apparve sul suo visetto, addirittura scoprendo per qualche attimo le zannette che componevano la sua dentatura, ad aumentare così la sua aria birbante e anche un po' feroce malgrado l'aspetto, in generale, fin troppo dolce.
    Osservò, dunque, in attesa la sua adorata ex compagna, mentre si voltava in direzione di Neo Venezia e delle sue strade: in un certo qual senso, benché ciò aumentasse i rischi che qualcuno (Domino) lo riconoscesse in sua compagnia, ciò lo fece sentire sollevato e non tanto perché avesse paura di quello che avrebbe potuto fargli Evelynn. O meglio, in qualche modo c'era anche quello, ma non nel senso che temesse di ritrovarsi una di quelle lame conficcate nel cuore o le spire delle sue code attorno al collo; era perfettamente consapevole, infatti, che se avesse voluto fargli del male avrebbe avuto tutto l'agio di farlo in quel momento, al riparo da sguardi e orecchie indiscrete. No, temeva che loro, da soli, avrebbero potuto combinare qualcosa di molto inappropriato e sbagliato che, in quel momento, si rifiutava di definire ulteriormente. Si scrollò, comunque, di dosso quella lieve paura con un ghignetto malizioso, tutt'altro che timoroso di misurarsi con lo sguardo bollente che Evelynn gli rivolse: - Anche a me piace l'effetto che mi fai, te lo assicuro. Sarà che ho sempre avuto un debole per le ragazze cattive... perché tu sei proprio una ragazzaccia, vero Evelynn? - la provocò bellamente, seguendola spavaldamente con le mani in tasca e senza staccarle gli occhi di dosso: Evelynn era un vero piacere per gli occhi e adesso che si sentiva un po' più tranquillo poteva guardare quelle curve mozzafiato, appositamente messe in mostra per lui, senza troppe remore o disagio di sorta. Insomma, le stava guardando biecamente il culo ed era anche abbastanza certo che le avrebbe fatto piacere saperlo.
    Quindi, se non ho capito male, sono l'unico con cui vorresti fare una "seratina" come questa? Un po' ti capisco, Evan ti sfiderebbe di sicuro a bingo e, comunque, a quest'ora si è già mangiato la sua mela cotta, quindi avrà di sicuro un gran sonno, mentre Krolia... oh, lei ti farebbe proprio una ramanzina coi fiocchi. E qualcosa mi dice che a te non piacciono le ramanzine, vero? - la punzecchiò, curioso della risposta che avrebbe potuto dargli: anche se stava mascherando il tutto come una plausibile provocazione e un modo per prendere bonariamente in giro i loro compagni assenti, era sinceramente curioso di sapere quali fossero le intenzioni di Evelynn verso di loro. Non che si aspettasse una risposta sincera ma, insomma, anche una bugiarda patologica com'era la nuova Evelynn doveva pur lasciarsi sfuggire qualche briciola di verità! - Uuuh, tu sì che pensi a tutto! Non ti ricordavo così furba, sai? A quanto pare diventare dei criminali ricercati aguzza l'ingegno... se mi va male con questo lavoro, quasi quasi ci faccio un pensierino. - sì, Bowen si era decisamente ripreso dal suo momento di vulnerabilità emotiva e, dal modo in cui brillava il suo sguardo, il fatto che Evelynn avesse intuito almeno qualcuna delle sue preoccupazioni non lo aveva impensierito neanche un po'.
    Comunque, qua c'è un localino interessante: perché non entriamo a prendere qualcosa? - propose, affiancandola per la prima volta da quando si erano messi in cammino (Evelynn aveva davvero, davvero un bel culo), indicandole un pub apparentemente ben fornito e carino, sicuramente un buon posto dove iniziare la serata. - E prendimi il braccio, su: voglio far schiattare d'invidia qualche bastardo. - sorrise birbante, offrendole il braccio proprio come un fidanzato avrebbe fatto con la sua ragazza. Bowen era sinceramente allegro e, senza troppi misteri, l'origine della sua allegria era proprio lei: chissà se questo l'avrebbe fatta sentire in colpa mentre gli preparava qualche tiro mancino...
     
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    Evelynn non rispose a quel "ragazzaccia", non con le parole almeno. Si limitò a sfoggiare un sorrisetto maligno mentre dalla gola usciva una risatina semplicemente diabolica. Una risatina molto più che sincera, che parve rimbombare dal profondo della sua anima visto che la leggera impronta energetica le diede un riverbero inquietante, difficile da interpretare ma sicuramente molto, molto spontaneo.
    Non essere così superficiale... magari anche a me piacciono le mele cotte e le ramanzine. Davvero credi che l'unica cosa a renderti speciale siano i difetti degli altri? Fa davvero male stare troppo tempo chiusi nelle mura del Vaticano...
    Al di fuori della malizia con cui pronunciò quelle parole, Evelynn espresse una critica davvero molto, molto precisa verso Bowen: forse lo aveva sempre visto così, oppure semplicemente lo stava inquadrando bene molto, molto velocemente. Sembrava volergli far capire che il suo criticare gli altri doveva essere un modo per non buttarsi giù, per sentirsi superiore in qualche modo altrimenti sarebbe stato più noioso, più banale. Un disperato tentativo di ricevere attenzioni, e che Evelynn voleva dargli, tant'è che no ci pensò due volte ad allungare il braccio verso di lui, e per quanto comica fosse la cosa vista la loro differenza d'altezza sembravano davvero una coppietta mal assortita in qualche misura. Si infilarono quindi nel pub indicato da Bowen e il tono della serata venne immediatamente deciso: luci soffuse, poco movimento, molta gente ma tutti che stavano per le loro a chiacchierare, non era come stare in discoteca, per quanto gli abiti succinti dei presenti lasciassero intendere che la serata non sarebbe stata esattamente family friendly. Intorno al bancone c'era molto spazio ed Evelynn decise di andare in quella direzione: non voleva un tavolo tutto per sé né un angoletto in cui nascondersi. Lei amava stare al centro dell'attenzione e non smise mai di muovere i suoi fianchi mentre avanzava, cercando di rimanere impressa nella retina di chiunque la sfiorasse con lo sguardo. Anche quando fu al bancone, non cercò di sedersi in maniera composta ma piuttosto piantò i gomiti su di esso, piegandosi leggermente in avanti mentre la schiena formava una curva sinuosa diametralmente opposta a quella nascosta dai suoi strettissimi pantaloni.
    Ho già pensato alla prima regola: vietato bere qualcosa che sia di gradazione pari o inferiore all'ultimo drink bevuto. E, ovviamente, è vietato troppo tempo senza bere. Siamo d'accordo?
     
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    Quella risatina diabolica, distorta dall'energia non lo turbò affatto, anzi allargò il suo sorriso e la consapevolezza che le cattive ragazze avevano un loro fascino particolare... e lui ne era davvero succube! Però, per quanto gli piacesse quella versione della sua Evelynn, non era né dimentico dei suoi propositi né, soprattutto, dell'apprensione che provava per la sua ex compagna, tant'è che quella sua risposta maliziosa e, al contempo, un po' puntuta lo turbò un poco e benché non smise di sorridere, forse Evelynn avrebbe potuto vedere l'onda della tristezza increspargli il viso. - Wow, non so se tu mi abbia detto che ho dei problemi di autostima o che sono il tuo preferito! Ah no, non rispondere, ho già scelto la risposta che mi piace. - reagì con un battuta e mostrò un'espressione da vero monello, ma si chiese davvero cosa volesse dire. Naturalmente non gli sfuggì il modo in cui glissò sul senso della sua domanda: Evelynn era sempre stata molto intelligente ma, adesso, sembrava aver acquisito un'astuzia che prima non le apparteneva... o che, forse, non aveva mai espresso.
    Ad ogni modo, sembrò accogliere di buon grado la sua proposta riguardo al locale e accettò di prendergli il braccio, cosa che lo divertì moltissimo e che (anche se non lo avrebbe mai ammesso) gli gonfiò davvero un pochino il petto dall'orgoglio. Naturalmente percepì immediatamente gli occhi di tutto il locale puntati su Evelynn e la cosa non gli dispiacque, soprattutto perché era al suo fianco ma, allo stesso tempo, si ritrovò a rammaricarsi un pochino per la loro differenza di altezza: sarebbero sembrati una coppia meglio assortita se lei non lo avesse sovrastato così tanto! - Senti, non mi dispiace se fai felici pure gli altri, ma non ti dimenticare di me o mi costringerai a sedermi alle tue spalle. - la "minacciò" scherzosamente, alludendo ovviamente alla vista mozzafiato che dovevano avere gli altri clienti, a causa del modo in cui era seduta. Ad ogni modo, si sedette anche lui al suo fianco e ascoltò con attenzione la sua proposta, sogghignando man mano che la esponeva nel dettaglio. - D'accordissimo. Anzi, che ne dici se beviamo subito qualcosa? Però, Evelyn... io parto un po' in svantaggio, non è un problema se tu prendi un drink doppio per iniziare, vero? Dai, ti lascio scegliere per prima. - dal modo in cui l'aveva detto non era assolutamente un proposta e, soprattutto, da come le sorrideva era evidente che l'avesse sfidata.
    Continuo a ripensare a quanto mi hai detto prima, riguardo ai difetti degli altri eccetera, eccetera. Vuoi dire che sono speciale da me? E, soprattutto, cos'è che mi rende speciale ai tuoi occhi, Evelynn? - le chiese, sinceramente curioso ma anche desideroso di iniziare quel gioco: non era uno stupido e sapeva perfettamente che era terribilmente facile ubriacarsi con una simile regola, ma non gli importava affatto; aveva sempre retto bene l'alcol e, in ogni caso, voleva starle vicino e voleva penetrare nell'enigma che era diventato il suo animo, costi quel che costi. Ma poi, a ben pensarci, davvero l'animo di Evelynn era divenuto un enigma soltanto adesso? Una parte di lui, al momento un po' timidamente, gli sussurrava che era così anche prima, soltanto che allora aveva preferito non farci caso.
     
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    Per quanto orgoglioso apparisse nel poter sfoggiare una compagna di serate come Evelynn, Bowen non nascondeva di certo una discreta gelosia che forse poteva provare a spacciare come vaga preoccupazione, ma che la ladra riusciva a percepire esattamente per quello che era. E la cosa la divertiva, tanto che rispose a tono alla sua proposta di compensare il loro dislivello di partenza riguardo all'alcol che avevano già in corpo. Evelynn quella sera sarebbe stata tagliente ad ogni minima occasione, e non ne avrebbe persa nemmeno una.
    Svantaggio? Ma come, un vero uomo che si preoccupa di una simile inerzia? Chissà cosa penserebbero tutti gli altri se ti vedessero farmi bere così tanto... avrò decisamente bisogno di un principe azzurro per togliermi dai guai...
    Lo disse guardandosi attorno rapidamente come a voler cercare davvero un possibile salvatore, per poi tornare a fissare malignamente Bowen nella speranza di cogliere uno sguardo ancora più geloso dei precedenti, e rubarglielo come solo lei sapeva fare. Ad ogni modo attirò l'attenzione del barista e chiese subito qualcosa da bere, e non ci andò di certo leggera: aveva già ordinato qualcosa dal valore alcolico molto elevato, tanto per far capire a Bowen che non si sarebbe di certo tirata indietro rispetto alla sfida che si erano scambiati. Il piccoletto poi iniziò ad incalzarla con le domande, forse dimenticando i termini della loro sfida dato che non aveva proposto nessun tipo di gioco. Ma visto che per il momento si stava gustando il suo altissimo calice di alcol non volle fare troppo la misteriosa e lo assecondò, forse preparando la sua primissima mossa.
    Tutti siete speciali Bowen, siete i miei migliori amici dopotutto, vi conosco bene... ognuno di voi è unico, anche tu. La cosa che ti caratterizza meglio secondo me... è la tua abilità nel mantenere i segreti...
    Lo disse con aria sibillina, suonava quasi come un'accusa ma nello sguardo della ladra c'era anche una discreta ammirazione, dopotutto non stava mentendo, semplicemente parlava in maniera più diretta e sempre più chiara, senza essere frettolosa. Dopodiché, una volta che ebbe svuotato il suo calice mostrando delle guance rosse provate dall'alcol, fece cenno al barista di riempire di nuovo quel grosso bicchiere per poi farlo scivolare sul bancone davanti a Bowen, segno che ora toccava a lui bere.
    Per la prossima domanda dovrai finirlo tutto in un solo fiato, altrimenti toccherà a me chiedere...
    Lei lo aveva finito, ma sorseggiandolo con calma, quel bicchiere era davvero enorme e anche solo per via della stazza sarebbe stato difficile per Bowen scolarlo in una volta sola. E anche riuscendoci il suo fegato non l'avrebbe di certo considerata una vittoria completa.
     
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    Evelynn non sembrava incline a smussare la sua lingua affilata e Bowen non trovava la cosa affatto negativa: amava scherzare in quel modo e partecipare a un duello fatto di frecciatine e veloci stoccate, soprattutto se sapeva che il suo interlocutore non pensava davvero le piccole, gustose provocazioni che gli rivolgeva. Ma Evelynn davvero non le pensava? D'altronde la sua amata, tenera compagna non gli aveva mai risposto a tono, anzi si lasciava punzecchiare con una sorta di graziosa benevolenza, a differenza di una Krolia decisamente più incline a spazientirsi (e a imbarazzarsi)... dov'era, nell'assurdamente bella donna che gli stava di fronte, la vecchia Evelynn, la sua Evelynn?
    Se lo chiedeva davvero e la luce nei suoi occhi si fece appena più affilata, come se col solo sguardo avrebbe potuto squarciare pelle diafana e ritrovare la sua vecchia amica. tale luce, però, a un commento (e, soprattutto, a un gesto) della donna si fece appena più feroce, possessiva, prima di sciogliersi nel ghignetto delle sue labbra fin troppo piene. - Mi pare che la parità di genere non ti piaccia poi così tanto, Evellyn. E poi come ti permetti? Stai parlando con uno dei buoni, non dimenticartelo. Anzi, non provocarmi troppo o finirai col farmi venire voglia di giocare a guardie e ladri. - la sua non era assolutamente una minaccia, anche perché il tono con cui l'aveva detta lasciava presagire che il "poliziotto cattivo" che voleva impersonare con lei c'entrava davvero poco con prigioni e aridi interrogatori. Forse, però, quella battuta gli era uscita un po' intensa del normale per via della fitta di gelosia che ancora lo mordeva: per quanto sapesse che Evelynn lo aveva semplicemente provocato, fingendo di cercare un altro accompagnatore, la cosa non lo aveva lasciato indifferente... e come poteva?
    Ad ogni modo, Evelynn non perse tempo e ordinò i loro primi due drink: fece un ordine piuttosto pesante e non solo per la grandezza dei calici portarono da lì a poco. Quella roba era fortissima e, secondo la sua regola, avrebbero dovuto alzare la gradazione subito dopo! Per un attimo il buonsenso del demonietto gli bussò, consigliandogli di ritirarsi da un gioco che non poteva vincere: a parte le dimensioni che lo svantaggiavano, era già mezzo brillo, dopotutto. Come sempre, però, Bowen non rispose e si finse non in casa: guardò il calice con sfida e poi spostò lo sguardo, con uguale determinazione, verso Evelynn, in attesa che rispondesse alla sua domanda. La risposta fu sibillina, come c'era da aspettarsi... ma non poi così tanto.
    La donna poté notare (e bearsi, forse) di come quegli occhioni troppo grandi si sgranassero ancora di più, mentre il visetto s'irrigidiva e la manina, posata morbidamente sul bancone, aveva un lieve scatto: davvero si stava riferendo a quella cosa? Ne parlava con una sorta di complicità che lo metteva sul suo stesso piano... neanche fosse anche lui una sorta di criminale! Quella tensione, però si sciolse un attimo dopo e Bowen allargò il suo ghignetto. - Il segreto della mia bellezza? O del mio successo con le donne? Beh, hai ragione, penso che tutti i presenti vorrebbero proprio saperlo... - scherzò, monello, certo che buona parte degli astanti si stesse chiedendo come facesse un piccoletto come lui ad avere un'appuntamento con una simile strafiga.
    Prima che potesse continuare con la battute, Evelynn gli ricordò le regole e Bowen guardò per un attimo sorpreso il suo bicchiere, prima di sorriderle: - Scusami, mi sconvolgi così tanto che mi dimentico tutto il resto... - e malgrado lo avesse detto con un tono da vero monello, era assolutamente vero. Guardò per qualche attimo il suo calice, quasi diffidente, poi di colpo lo afferrò e, accennando un brindisi in sua direzione, lo vuotò in un solo fiato. O meglio, ci provò con tutte le difficoltà del caso: quel calice era davvero enorme, il suo contenuto fortissimo e la sua bocca davvero piccola in proporzione. Nei secondi che seguirono, però, Evelynn poté osservare quel collo morbido, delicato gonfiarsi e deglutire quasi sensualmente mentre, sorso dopo sorso, il calice pian piano finiva. Quando lo vuotò, lo poggiò sul bancone con un gesto netto e la guardò deciso, con gli occhi lucidi per la lunga apnea e un rivolo di alcool che gli correva, fin troppo maliziosamente, all'angolo delle labbra. - Voglio chiederti di che segreto parlavi. Ma prima... - la fermò, con un piccolo gesto della mano, mentre riprendeva fiato. Forse non era stata una buona idea, la sua, perché la testa gli girava appena per lo sforzo e, forse, ben presto avrebbe iniziato a farlo per l'alcool ma voleva dimostrarle che lui non si tirava indietro, né dalle sfide, né da lei... né dalla verità.
    ...ma prima fammi la tua domanda. E fammela all'orecchio. - il suo sorriso malizioso lo divenne ancora di più, poiché si leccò con fare plateale le labbra con la sua lunga, azzurra lingua da demone, prima di voltarsi in modo da essere di profilo. L'orecchio particolarissimo del demonietto fremette appena, come a invitarla a dirgli proprio tutto quello che voleva. Meglio ancora se sporco, ovviamente.
     
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    La risposta tagliente di Bowen non incrinò minimamente il sorriso di Evelynn, che rispose a sua volta frettolosa e concisa, senza lasciare spazio ad ulteriori commenti, accendendo quel bagliore crudele negli occhi di chi sapeva esattamente di cosa stava parlando.
    La parità di genere è una cosa che hanno inventato le donne per avere altro su cui avere ragione...
    Come a fargli intendere che non doveva lasciarsi manipolare così facilmente da ciò che gli diceva. Sapeva che non avrebbe risposto, una simile frase non aveva di certo bisogno di una contro stoccata, e poi come poteva pensare ad altro mentre quel calice grosso come la sua faccia gli si stagliava davanti? C'era ben altro a cui pensare piuttosto che a una sessione di dibattito. Lei lo fissava tenendosi una guancia con la mano destra, lisciandosi lo zigomo con gli artigli, sorridente, enigmatica, persa nella carineria di quel corpicino così strano mentre impugnava un calice tanto grosso e cercava di farsi coraggio. Come al solito, lo cercò nella sua tagliente ironia che non riusciva proprio a scalfire le difese di Evelynn, anzi la divertiva da mattia e le faceva allargare quel sorrisetto che pareva cercare in ogni modo di resistere alla tentazione di afferrargli le guance morbide e tirarle fino a fargli lacrimare quegli occhioni giganti. Ovviamente lei si sentiva complice con Bowen, come se avessero tantissime cose che li accomunavano, per questo gli stava vicino, come se volesse carezzarlo con lo sguardo. Non era sull'attenti, ma perfettamente rilassata, impaziente di giocare con lui, o meglio: assieme a lui. Aspettò che afferrasse il calice per staccarsi dalla comoda posizione che aveva assunto e mettersi in posizione eretta, così da poterlo guardare meglio. Era davvero irresistibile mentre si sforzava: la sua piccola stazza non riusciva a contenere il suo ego che lo portava a bere con tutte le sue forze, sforzandosi oltre il necessario per riuscire a vincere quella sfida. Lo sguardo di Evelynn si fece languido: le labbra umide di Bowen, le guance bagnate, la gola che si gonfiava ritmicamente, il corpo che tremava per lo sforzo... non vedeva l'ora di ammirarlo di nuovo in quello stato, voleva vederlo sforzarsi con tutto sé stesso per il resto della serata, aveva intenzione di prosciugarlo... quello era il futuro di Evelynn per una nottata tanto speciale: rubare a Bowen tutta la sua determinazione. Vinta la prima sfida, Bowen rivendicò la sua ricompensa ma prima di ogni altra cosa volle sentire la domanda di Evelynn. La ragazza però non aveva vinto, non poteva pretendere una risposta, quindi gli portò una mano sulle labbra, prima zittendolo, poi passandogli l'indice sulla goccia di alcol che gli scivolava sulla guancia, rubandogliela lentamente mentre gli lisciava la guancia.
    Dobbiamo rispettare le regole Bowen, altrimenti il gioco non ha senso... quindi non posso chiederti niente. Ma posso sussurrarti all'orecchio di cosa stavo parlando prima...
    Lenta, come un video al rallentatore, si portò la goccia di liquore alla bocca succhiandosi il dito, non prima di averlo adagiato sulla lingua messa in mostra come un perverso tappeto. Man mano che le labbra si serravano intorno alla falange Evelynn si avvicinò a lui, scivolando verso il suo orecchio solo alla fine del viaggio, come se avesse voluto dargli un bacio fino all'ultimo istante. Non gli parlò vicinissimo all'orecchio, piuttosto vicinissima al collo, facendogli sentire il fiato scaldato dall'alcol e reso languido dallo spettacolo a cui aveva assistito. Sforzandosi di parlare sottovoce, il suono delle sue parole apparve molto più erotico e seducente.
    So che anche tu sei molto bravo a mantenere i segreti... so che non dirai dove ci troviamo ora, perché io non ho detto a nessuno dove piace mettere le mani alle persone quando si ubriacano. Me lo ricordo... molto... molto bene...
    Nel suo tono non c'era la minima traccia di timore, di rabbia o tristezza, solo una gran voglia id provocarlo e di mettere in chiaro le cose. Lei lo ricordava bene, e non era un caso se lo aveva sfidato ad ubriacarsi quella sera.
     
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    Non era facile bere tutto quell'alcool, soprattutto quando si possiede un corpicino così minuto, si è già un po' brilli e, soprattutto, gli occhi di Evelyn ti sondano l'anima nel frattempo; non che potesse vederli, dato che il calice occupava tutto il suo campo visivo ma li percepiva con assoluta chiarezza mentre accarezzavano languidamente la sua pelle, con la stessa trattenuta pericolosità di una lama che passa sulla carne senza inciderla. Eppure, lo sguardo di Evelynn qualcosa l'incideva eccome: la sua anima, che pareva non avere difese o nascondigli per lei.
    Il demonietto sentì con un'intensità quasi violenta la sua fragilità, la sua debolezza rispetto a lei e fu questo a fargli bere con più decisione il suo calice, come a mostrarle che lui poteva farcela, poteva superare la sua sfida e, soprattutto, contrapporsi a lei senza paura. Ma, mentre la gola veniva bruciata dall'alcool, sentì che non era vero... quantomeno per l'ultima parte. Aveva paura di lei, non solo (e non tanto) per ciò che poteva fare a lui, bensì per quello che poteva fare del suo ricordo di Evelynn: già adesso la donna che gli stava dinnanzi non era per nulla simile, nel corpo e nel carattere, alla sua adorata compagna ma, ancora, sentiva un legame profondo, viscerale con lei. La nuova Evelynn, però, avrebbe potuto reciderlo per sempre quel legame... e a lui che cosa sarebbe rimasto, a parte una terribile assenza e alla condanna del rimpianto? Quando, finalmente, vuotò il calice e ritornò a guardarla si sentì quasi stordire dalla sensualità che traspirava dalla sua figura: era così maledettamente bella e perversa che si sentiva pungolare dal desiderio anche soltanto a starle vicino.
    Forse fu proprio in risposta a quel desiderio, un desiderio antico (quanto tempo era passato da quella notte?) e nuovo insieme, che si decise ad affrontarla e le chiese di rivelare il segreto di cui parlava. Essere coraggiosi, però, è più complesso di una decisione ardita: la sua richiesta non si era ancora spenta del tutto che, quasi di colpo, si trovò a cedere alla malizia; si voltò quel tanto che bastava per offrirle il suo orecchio e lo offrì a una sua domanda, invitandola senza pudore a essere maliziosa. Era un comportamento strano ma, come si diceva, le decisioni coraggiose non vanno semplicemente fatte ma anche sostenute, accompagnate fino al loro compimento e, in quel momento, le gambe di Bowen tremavano troppo per accompagnarle di un solo passo... metaforicamente e non.
    In un primo momento Evelynn sembrò volerlo accontentare, visto che gli pose un dito sulle labbra a imporre il silenzio... e la sua attenzione. Le labbra del demonietto erano morbidissime ma, soprattutto, la donna poté percepire come avesse immediatamente trattenuto il respiro e si fosse irrigidito, spalancando quegli occhi fin troppo sinceri. Fremette appena nel sentirsi accarezzare le gote dalle sue dita e dovette lottare contro la tentazione di socchiudere le palpebre e abbandonarsi a quel tocco delicato, prima di sospirare appena quando interruppe la carezza. Non che la situazione migliorò in alcun modo: Evelynn portò il dito, macchiato da una goccia di liquore, alla bocca, leccandolo e succhiandolo in un modo che lo fece fremere. Non avrebbe voluto farlo, non avrebbe voluto mostrarle quanto lo eccitasse ma non poté impedirlo e, anzi, il modo in cui serrò le mascelle e tese ancora di più il suo corpicino urlava il suo desiderio più di quanto avrebbe mai potuto fare un gemito.
    In un attimo Bowen aveva dimenticato ogni cosa e, quando Evelynn gli ricordò le regole del gioco, dovette pensarci per un paio d'attimi di troppo per capire a che diamine si riferisse: - Dai, posso credere a tutto tranne che ti piaccia seguire le regole! - malgrado il suo tono fosse divertito e sul suo volto s'aprisse un sorriso davvero birbante, la sua tensione era palpabile. Era già tanto se non avesse avuto un'erezione a quello spettacolo (neanche fosse veramente un ragazzetto inesperto!) e adesso l'idea di sentirsi dare una risposta a quella domanda tanto terribile lo aveva gettato in una paura tanto intensa quanto inutile, poiché non poteva scappare dalla verità. Socchiuse, quindi, gli occhi e lasciò che Evelynn gli sussurrasse la sua risposta direttamente nell'orecchio: quest'ultimo aveva un aspetto molto particolare, simile a quello di un cerbiatto e dall'apparenza assolutamente morbida, neanche la stesse invitando a morderlo. Le parole della ladra furono sibilline ed esplicite a un tempo: si stava palesemente riferendo a quella notte ma non voleva ancora nominarla veramente, mentre tutta la sensualità e la malizia di cui erano impregnate gli davano alla testa. Bowen provò a resistere, Evelynn avrebbe visto il suo pomo d'Adamo andare su e giù mentre deglutiva a vuoto e tendeva le membra, artigliando con le dita lo sgabello come a trattenere un impulso esplosivo come il suo potere... ma riuscì soltanto a ritardarlo di qualche attimo. Le afferrò il volto, infatti, con entrambe le mani e la costrinse a guardarlo negli occhi, adesso ben aperti: - E' dove mi piacerebbe metterle adesso. - le sussurrò fin troppo vicino alle sue labbra, guardandola per lunghi, intensissimi istanti come se si stesse trattenendo dal baciarla o dal saltarle addosso, in tutti i sensi possibili. A dispetto delle loro dimensioni e della loro incredibile morbidezza, quelle manine sapevano sprigionare una forza davvero incredibile e sebbene la loro non fosse una presa dolorosa, per Evelynn non sarebbe stato affatto facile sottrarvisi. Poi, distogliendo lo sguardo quasi colpevole, la lasciò andare di colpo.
    Scusami... non so cosa mi prende. - disse, sollevando uno sguardo dispiaciuto ma ancora brillante d'eccitazione. Si sentiva stordito, spaventosamente accaldato e coi pensieri totalmente inceppati: come poteva afferrarla così quando lei si riferiva alla loro notte? Come poteva dirle quelle cose... così vere e, allo stesso tempo, così irrispettose? - Cazzo, mi stai facendo impazzire! - esclamò, trattenendosi appena in tempo dallo sbattere un pugno sul bancone, prima di guardarla come un animale ferito, con la stessa paura mista a ferocia. - Mi devi dire la verità, Evelynn. Mi devi dire che ricordo hai di quella notte, io... io non ce la faccio più con questi giochetti! E se proprio vuoi continuarli... - disse, afferrando il calice della donna, ancora a metà e vuotandolo in pochi, feroci sorsi. Si bagnò ancora di più di prima e il suo sguardo aveva un che di disperato e di feroce insieme, ma aveva rispettato la maledetta regola del loro gioco. - Adesso parla! Dimmi come l'hai vissuta, io non ce la faccio più a... - e non disse più nulla, mordendosi le labbra lucide di alcool e gli occhi pieni di una terribile impazienza. La frase che non aveva avuto il coraggio di continuare finiva con "sentirmi in colpa": voleva, insomma, un'assoluzione ma una ladra come lei poteva forse assolvere qualcuno?
     
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