Cacciatori e prede

x Amaterasu

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    Un altro giorno, un altro party. Bicchieri scintillanti. Luci dorate. Mobili di lusso, mucchi di persone sorridenti che competevano per la sua attenzione.
    Fubuki non era interessata. Quel giorno non aveva nessuna propensione a farsi stordire da complimenti e chiacchiere senza peso. Tutto l'annoiava, tutto era grigio e senza vita.
    Seduta sola al suo tavolo privato, sorseggiando un drink, l'ereditiera si crogiolava in quel piccolo momento di ennui.
    Il suo posto le dava una buona visione del party. In cerca di distrazioni, la donna lasciava il suo sguardo vagare lentamente sulla folla.
    Fu allora che la vide.
    Era brava a passare inosservata. Molto, molto brava. Sinuosa come una pantera, si muoveva tra la folla come un'ombra, attirando sguardi per un'istante prima che i loro proprietari tornassero alle loro conversazioni, come se l'avessero dimenticata. Come una brezza tra le foglie.
    Fubuki fu intrigata all'istante.
    Seguendola con lo sguardo, ricordò di aver ricevuto certi rapporti. Parlavano di una persona, elusiva come un'ombra, che si stava impicciando delle sue operazioni, apparendo dove teoricamente nessuno poteva entrare e svanendo prima di dar via anche un solo particolare di sè. I rapporti parlavano di tentativi di cattura frustrati e incredulità per l'abilità, la velocità, l'apparente intangibilità di quel inseguitore senza nome.
    Ma Fubuki aveva un nome per qualcosa del genere.
    Cacciatori.
    Una volta al servizio del Palazzo, adesso una vaga leggenda. Assassini, sabotatori, guerrieri, agivano nell'ombra per eliminare mostri disumani e preservare la razza umana. Cacciatori.
    Fubuki gustò il suo drink, senza togliere lo sguardo di dosso da quell'apparizione. Sorrise tra sè.
    Pensi che anche io sia un mostro? Oh, sono lusingata...
    La noia era dimenticata. Adesso doveva semplicemente saperne di più su quel esemplare cosi intrigante.
    Continuò a guardarla. Non importa dove Vayne fosse andata, avrebbe avuto lo sguardo di Fubuki su di sè, uno sguardo che era intrigante, curioso e sembrava promettere di sapere cose allo stesso tempo.
    Forse Fubuki si sbagliava. Forse era solo una coincidenza e la cacciatrice era lì per tutt'altro motivo. Ma qualunque fosse la verità, cosa avrebbe fatto Vayne?
     
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    Non amava molto l'idea che le fosse stato affidato un caso "facile" per così dire, ma in quanto ligia al dovere mai si sarebbe sognata di rifiutarsi in qualsiasi misura. Uno strano modo di fare la gavetta, dal suo punto di vista, ma visto come si era svolto il suo primo tentativo di approcciare un essere tanto lontano da lei era scontato che doveva fare ancora moltissima esperienza. Faticava ad avere la meglio contro altri combattenti, e dalla sua aveva solo una smodata prontezza di riflessi e la capacità di rispondere a tono quando la situazione diventava pericolosa. Armi poco formidabili contro prede di un certo spessore. Quindi aveva accettato quel caso, perché di indagine si trattava, visto che la persona che stava seguendo già da un pò non sembrava poi così pericolosa o letale. Bisognava solo capire in che misura fosse una minaccia, e se valeva la pena considerarla tale, cosa che si era rivelata difficile senza un approccio diretto ma nonostante la foggia grezza delle sue arti di combattimento, Vayne non era di certo il tipo che si fiondava a testa bassa su un problema cercando di risolverlo con le brutte. Decise allora che valeva la pena instaurare un dialogo, mettersi a confronto con quella persona e distillare le informazioni di cui aveva bisogno direttamente da lei. Il suo nuovo istinto di cacciatrice le suggeriva che quello era il giusto modo, e si fidava del suo istinto per quanto poco abituata ci fosse. Per questo era da sola, senza la fidata Hakai al suo fianco, perché non era lì per combattere ma solo per parlare. Nessuna arma al suo fianco, se non un elegante vestito che serviva a farla passare inosservata tra tutti quegli invitati alla festa. Per quanto quella "maschera" che le decorava gli occhi potesse passare inosservata. Quando era particolarmente calma, il segno della farfalla spariva praticamente del tutto, ma in missione questo le risultava molto difficile e in quel momento appariva proprio come un'elegante maschera da ballo, convenzioni alla quale non era del tutto estranea. Non fece nulla per nascondersi: voleva attirare l'attenzione di Fubuki nella speranza che fosse lei stessa di propria iniziativa ad isolarsi per poter parlare. L'avrebbe accolta generosamente, o l'avrebbe attirata in una trappola, quindi entrambe le possibilità avrebbero garantito a Vayne una risposta ai suoi quesiti, o almeno in minima parte. Il modo in cui Fubuki si rivolse a lei dopo essersi messa da parte lasciò intendere a Vayne che anche il suo obbiettivo aveva fatto le dovute ricerche e non ne fu affatto sorpresa, quindi in barba ai convenevoli afferrò un laccio stretto intorno al suo polso sinistro e lo utilizzò per legarsi i lunghi capelli in una comoda coda, scoprendo il collo e le spalle già messi in mostra dal vestito.
    Mostro è una parola grossa, ma non lo escluderò a prescindere. Sono meticolosa io.
    Una volta comoda, Vayne cercò con lo sguardo gli occhi di Fubuki, mostrandole un'aria severa e cercando di essere quanto più enigmatica possibile, lasciando trasparire solo la propria fermezza e forza d'animo. Vayne, in nessuna misura, era plagiata dal fascino di Fubuki, se non un naturale apprezzamento nei confronti del suo corpo. Anche se non lo sapeva con grande sicurezza, Vayne aveva un potere capace di neutralizzare del tutto le abilità come quelle della donna che aveva davanti, cosa che l'aiutava parecchio in quel genere di missioni.
    Vorrei parlare in maniera civile per ora, se possibile, e se completeremo questa conversazione senza dover alterare troppo i toni sarà una grande vittoria per me.
     
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    Vederla accettare il suo invito fu una gioia, vederla sedersi al suo tavola ancora di più. Fubuki ebbe l'immagine di foreste selvagge e sere tropicali, predatori sinuosi tra le ombre e occhi scintillanti.
    Fu un momento: ritornò al momento, e alla sua intrigante ospite in fretta.
    Rise piano, e nascose il suo compiacimento con un piccolo sorso elegante.
    "Di nuovo lusingata" concesse con un sorriso.
    Ammirò il liquido nel bicchiere mentre lei parlava. Per un attimo, fu quasi delusa. Quindi si trattava di un accertamento "amichevole". Che peccato. Essere considerata un mostro degno di essere cacciato era stranamente affascinante.
    O no. Qualcosa le diceva che non sarebbe stato del tutto piacevole. Mentre questo incontro lo era decisamente.
    Non le sfuggì l'atteggiamento professionale di quella ragazza, né il fatto che sembrava sostenere molto bene la sua influenza. Oh beh. Non era un qualcosa su cui faceva costante affidamento. Il mondo era pieno di persone capaci di respingerla dopo tutto. Dall'altro lato, quell'ostentazione di serietà la intrigava. Aveva la sua esperienza con quel tipo di primi incontri e sapeva che a volte quel tipo di atteggiamento serviva anche a mascherare un certo tipo di inesperienza.
    Era solo una teoria, ma molto divertente da ponderare.
    Detto ciò, sarebbe stato molto facile risolvere tutto. Fubuki avrebbe semplicemente potuto affermare la sua estraneità al tipo di bersagli che i Cacciatori inseguivano e forse tutto si sarebbe risolto in un breve interrogatorio. Ma dove era il divertimento in qualcosa del genere?
    "Magnifico", mormorò. I suoi occhi, fissandola appena al di sopra del bicchiere, scintillavano di interesse. "Meticoloso è apprezzabile". Il tono sensuale era innegabile, e Fubuki gli fece seguito sollevando un sopracciglio.
    Ma fu solo un momento. Fubuki sorrise, gentile e piena stavolta, e posò il bicchiere.
    "Beh, a questo punto sono davvero curiosa", disse, colloquiale come se fossero due amiche che non si vedevano da un paio di giorni. "Cosa pensa un Cacciatore del mio party? Devi averne visti cosi tanti che devi semplicemente darmi la tua opinione. Ah, e certamente. Vorrai un drink..." Lasciò in sospeso la frase, per lasciarle l'occasione sia di presentarsi che di dire che preferenze aveva.
     
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    La prima impressione di Vayne a proposito di Fubuki fu quella di una ragazzina viziata che ama prendersi gioco degli altri e usarli come marionette nel suo teatrino di losche trame, o più semplicemente una riccastra con molto tempo e tanta noia. Tuttavia finì col desistere e non lasciarsi trascinare da quella prima impressione: dopotutto anche lei era stata spesso etichettata tanto facilmente in passato, non voleva fare lo stesso errore. Fubuki si dimostrò collaborativa e per niente scoraggiata dall'atteggiamento formale e serio di Vayne che a quanto pare non riusciva ancora ad esercitare la giusta minacciosità per il ruolo che ricopriva. Frustrante per certi versi, ma comprensibile. Aveva comunque il corpo di una donna e l'abito di una che non passava molto tempo a combattere, come poteva incutere timore? Molto più semplice accendere attrazione e qualcosa le suggeriva che quella non mancava, per quanto al momento lei fosse del tutto concentrata sulla sua missione. Lo svago lo avrebbe rimandato a dopo, non era contemplato, e se Fubuki avesse provato a scorgere nel suo sguardo la malizia che lei stessa stava infliggendo avrebbe trovato un muro come mai prima di allora. Forse quella donna era riuscita ad ammaliare anche feroci combattenti, ma Vayne era immune a simili trucchi, e neanche ne era cosciente. Non nascose affatto una certa diffidenza mentre Fubuki le offriva quel drink, ma con l'aria di chi è pronto ad accettare una sfida si fece avanti, non voleva di certo dare l'idea di essere una che si lascia intimorire.
    Ne ho visti più di quanti sarei disposta ad ammettere, in effetti, e questo non è esente dalle critiche che muoverei a tutti gli altri. Ma credo sia colpa mia, forse non sono una tipa da party mondani... ma non disprezzo un bicchiere di Dalmore senza ghiaccio.
    Assecondò il tono colloquiale rilassandosi sulla sedia e portando le gambe in una posizione incrociata, facendo cenno di essere ben disposta ad accogliere il drink ma senza sbilanciarsi minimamente sulla sua identità. Sarebbe stato fuori luogo per un cacciatore presentarsi a cuor leggero e distribuire nozioni a destra e a manca, dopotutto era lei l'ombra custode che stava portando avanti l'indagine.
    Parliamo un pò dell'azienda di famiglia... la gestione è cambiata molto dopo il passaggio di proprietà, sbaglio? Questo mi suggerisce che non andavate proprio d'accordo tu e tuo padre. Perdonami forse sono indelicata a parlare di una cosa del genere nonostante l'incidente aereo... o magari è stato un vero "colpo di fortuna" per una possibile ereditiera...
    Insinuazione poco velata, la sua, che di storie come quelle ne aveva viste a non finire: in un mondo pieno di magia e abilità speciali è estremamente facile farsi una fortuna con l'inganno e spesso neanche il legame di sangue protegge da simili soprusi. Vayne però aveva la sensazione che Fubuki non fosse affatto la tipica persona che si lascia coinvolgere così tanto da una simile accusa, e anzi forse l'avrebbe preso come l'ennesimo complimento.
     
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    Fubuki mise su un piccolo broncio al sentire la sua domanda venire ignorata. Ma ciò la colpì furono le parole successive della cacciatrice.
    Ogni accenno di ilarità sparì dalla sua espressione. Fubuki chinò il capo e rimase cosi per un'istante, i capelli che le coprivano gli occhi. Quando risollevò lo sguardo, lacrime baluginavano nelle sue iridi smeraldine.
    "Come puoi dire una cosa del genere?", chiese, sinceramente angosciata. "Perderlo è stato già... e adesso questo..." Non riuscì a continuare. La voce le si spezzò in un piccolo singhiozzo angosciato e lei volse la testa, coprendosi il viso con una mano per non mostrarsi ridotta a quel modo.
    Per un momento rimase cosi, tremante, lottando contro le lacrime e i piccoli singhiozzi che non riusciva a trattenere.
    Non ci fu preavviso quando sollevò lo sguardo, lanciandole un'occhiata furba attraverso la frangia dei capelli.
    Fubuki sospirò, rilassandosi contro lo schienale della sedia. La trasformazione fu tanto repentina quanto completa. La ragazza tremante e indifesa era del tutto sparita, rimpiazzata da una donna che guardava Vayne con malcelato disprezzo. Le uniche tracce della sua esistenza erano le tracce di lacrime (false) ancora negli occhi di Fubuki, ma due colpi di ciglia e anche quelle svanirono.
    "Se lo meritava", Fubuki sibilò, velenosa. "Il mio unico rimpianto è che ho potuto farlo ammazzare una volta sola, quel animale".
    La guardava fissa, gli occhi smeraldini che bruciavano di odio e disprezzo.
    Poi, anche quella maschera scivolò via. Un battito di ciglia, un aggiustare delle linee e qualsiasi emozione negativa era sparita. Fubuki le sorrise dolcemente, l'immagine della gentilezza e la cortesia.
    Per un momento. Poi la sua espressione si indurì, e l'ereditiera lasciò andare un sospiro irritato e si voltò a guardare la festa.
    Maschere dopo maschere dopo maschere, tutte abilmente e brillantemente indossate, facili da prendere e lasciare come un capo di vestiario. Questa era Fubuki. Ma quale era la verità?
    "E cosa avrebbe che non va il mio party?" l'ereditiera chiese dopo qualche minuto di silenzio. Era irritata adesso.
    Guardava gli ospiti, ticchettando un'unghia sul tavolo. C'era durezza nella sua espressione, la stessa nello sguardo che rivolse verso Vayne.
    "Questo sarebbe un Cacciatore?" chiese, retorica quanto era scettica. La guardò, ma adesso c'era noia e delusione nella sua espressione. "Nessuna sottigliezza. Brutale come un elefante. Maleducata. Cielo, mi hanno mandato la novellina?" Fubuki scosse la testa. "Lavorerei sulla tua eloquenza se fossi in te, coniglietto. Oppure sarebbe meglio che rimanessi a fare la spia. Senza parlare". Il sorriso che le rivolse era condiscendenza pura.
    Si rivolse di nuovo verso la festa, ignorando ciò che Vayne le avrebbe detto. Guardò gli invitati, un piccolo sorriso che le danzava sulle labbra.
    "Beh?" Chiese dopo un po', tornando a guardarla con curiosità. "Cosa non ti piace del mio party, coniglietto?" Aggiunse l'ultima parola con un sorrisetto divertito.
    Un vero enigma a volte, Fubuki pareva muoversi al proprio ritmo, giocando con maschere ed emozioni come fossero nastrini colorati. Molti sarebbero rimasti confusi, altri intimiditi, altri offesi, altri ancora avrebbero riservato il proprio giudizio.
    Cosa avrebbe fatto Vayne?
     
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    Vayne osservò la recita di Fubuki alzando lentamente un sopracciglio, non tanto perplessa quanto più interrogativa. Fino ad un momento fa aveva ostentato la sua fermezza, pronta ad ammettere che sarebbe stata disposta anche a spacciare la droga più profana dell'inferno, e ora voleva farle credere di essere dispiaciuta per i suoi genitori? Non fu tanto una questione di bere o non bere una simile recita, quanto più il tentativo di impressionarla con le sue doti attoriali. Non era un granché come, oppure lo stava facendo di proposito per trarla in inganno in futuro... o più semplicemente disdegnava suo padre a tal punto da utilizzarlo come una barzelletta. Fubuki si stava rivelando davvero troppo enigmatica e Vayne sentiva di dover fare un passo in più per poterla decifrare a dovere. La confessione spietata parve dare ragione alla tesi dell'odio paterno e Vayne la somatizzò con un sospiro tra sé e sé, distogliendo per un attimo lo sguardo. Il suo istinto l'avrebbe portata a cercare una giustizia più empirica ma adesso era una cacciatrice, non una poliziotta e non era del tutto sicura che il sedicente padre non meritasse davvero la fine che sua figlia gli aveva serbato. Fubuki tornò alla domanda che sembrava premerle di più, arrivando addirittura a spazientirsi, forse turbata dalla calma irreale di Vayne e dalla sua schiettezza. Da un lato si sentì punta nell'orgoglio a farsi chiamare "Novellina", ma dall'altra capì anche di aver fatto breccia nella sua immensa mole di maschere che aveva costruito per nascondere le molte verità che conosceva. Fubuki non avrebbe avuto nulla da ignorare, Vayne non era la tipa che rispondeva a tono frettolosamente, anzi forse era ancora troppo accondiscendente nonostante la sua nuova "natura", l'educazione Londinese di alta società è difficile da stendere, anche per una prova come quella che serve per diventare a tutti gli effetti cacciatore. Calma e ben conscia che una frecciatina non brucia quanto il morso di un licantropo, riprese la sua parte di discorso.
    Mi dispiace deluderti signorina Fubuki ma... sì... sono una novellina, evidentemente non tutti i ricchi ereditieri meritano la massima attenzione del nostro club, o magari è il party che non ispirava a nessuno e hanno mandato quella nuova ad aspettare il suo Dalmore senza ghiaccio non ancora servito.
    La punse con lo sguardo, facendole notare che in primo luogo la sua velata richiesta era stata ignorata, non un buon inizio per una padrona di casa che ci tiene molto al giudizio del proprio party. Stavolta si concesse anche un leggero sorriso, forse ci stava prendendo gusto a scambiare frecciatine con lei, dopotutto era da un pezzo che non faceva quattro chiacchiere "da ragazze" e le mancava lo spirito competitivo che devono assumere due giovani ranpolle durante gli anni scolastici. La differenza era che Vayne aveva perso tutto, mentre Fubuki aveva guadagnato ciò che desiderava. Se un party bisognoso di una buona recensione era quello a cui Fubuki ambiva quando aveva ucciso suo padre.
    Magari il party è importante proprio perché serve a nascondere le attività più incresciose? C'è una sostanza speciale nei drink che viene servita a chi ha pagato un biglietto speciale? Oppure qualche piano più sotto si battono aste per pochi intimi? Potrei anche indossare la mia tuta da combattimento e andare a controllare cercando di non farmi vedere ma un drago corrotto da sostanze diaboliche incatenato ad un muro può essere frainteso... è un gioco erotico? E' un'arma? E' il cacciatore prima di me che ha annoiato troppo la padrona di casa? A queste cose non posso rispondere buttando giù una porta, ma solo interrogando chi mi interessa.
    Non le interessava che le sue motivazioni fossero valide, voleva portarla a sciogliersi, a vantarsi anche di questo party che non aveva molto da offrire al momento, e che di sicuro sarebbe stato considerato insufficiente proprio come la loro conversazione per Fubuki. Nel tentativo di stupirla la padrona di casa avrebbe parlato dei suoi loschi affari, e questo era tutto ciò che voleva Vayne, evidente o meno che fosse.
     
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    Fubuki non rispose subito, limitandosi a ridere piano all'atteggiamento irriverente della sua ospite. Quando lei ebbe finito di parlare, l'ereditiera rimase qualche momento a guardare la festa, un piccolo sorriso contemplativo sul viso.
    Quando tornò a voltarsi verso di lei, la sua espressione si era fatta divertita.
    "E' divertente", commentò. "Sei stata molto veloce e meticolosa a cercare di giustificare le tue azioni". L'ereditiera socchiuse gli occhi, un lampo ferino che vi balenava dentro. "Prima lezione: non devi niente a nessuno, men che meno una giustificazione". La sua espressione si addolcì. "Detto ciò, molto interessante. Mi hai detto molto su ciò che puoi o non puoi fare. O ciò che voi Cacciatori siete in grado di fare". Le rivolse un cenno e un sorriso, lasciandola a meditare su quella frase. Con la sua fretta di giustificarsi, Vayne le aveva fornito informazioni sulle capacità sue o dei Cacciatori, cioè che non poteva ottenere le informazioni che voleva senza un contatto diretto con la padrona di casa. Era un'informazione che Fubuki registrò, ma senza affiggerci troppo peso: Vayne poteva sempre stare mentendo; o, iù probabilmente, si riferiva solo alle proprie di capacità. Un'altra cosa interessante se vera: i Caccitori non sembravano molto interessati in Fubuki, al punto da mandare una novellina.
    "Seconda lezione: ascolta e guarda", l'ereditiera sollevò un dito, come una maestra. "Non ho criticato il fatto che tu sia qui a parlarmi. Ho criticato il modo in cui l'hai fatto". Scrollò delicatamente le spalle. "A nessuno piace essere interrogato". La guardò, e adesso il suo sguardo era dispettoso. "Non mi interessa granchè di cosa pensi del mio party, nè del party in sè. E' solo uno dei tanti, e di festicciole ne succedono una ogni giorno. Ma le domande? Sul mio caro, defunto padre? Ah, cosi frustrante. Cosi noioso. E' per quello che mi sono irritata, non perchè un coniglietto apparso dal nulla trova un party noioso". Le rivolse un sorriso condiscendente. "Ascolta e guarda, con gli occhi e con le orecchie. Ma fallo sul serio o non sentirai e non vedrai nulla".
    Proprio in quel momento, un cameriere arrivò, interrompendo la loro discussione. Portava il Dalmore di Vayne e glielo posò di fronte prima di congedarsi.
    "Servizio quasi perfetto", Fubuki esordì una volta che furono di nuovo sole. L'ereditiera la guardò di sottecchi, dispettosa. "A dispetto di ciò che dicono le malelingue". Fubuki la guardò in silenzio per un lungo momento.
    "Un'ultima cosa", disse. "Quel drink... è avvelenato".
    Avrebbe continuato a guardarla, lo sguardo reso quasi luminoso dalle luci della festa, come quello di un gatto predatore.
    Mentiva? Diceva la verità? E se era quest'ultima, perchè dirlo? Maschere su maschere su maschere.
     
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    La fierezza con cui Fubuki carpiva informazioni che non conosceva bene nemmeno Vayne era perfino toccante, la cacciatrice doveva ammettere a sé stessa che era difficile leggere una persona tanto lunatica ma dalla sua la confortava il fatto che dopotutto nemmeno lei era propriamente una cacciatrice esperta e ogni suo passo falso valeva quanto il suo peso all'interno del "gruppo". Quello che non riusciva davvero a capire era cosa poteva farsene quella capricciosa ereditiera di tante informazioni su un organizzazione che ai suoi occhi doveva essere come una specie di fisco sotto steroidi. Magari contava di rivendere quelle informazioni?
    Sto prendendo appunti.
    Non distolse lo sguardo, non alzò lo sguardo al cielo, non sospirò con fare arreso, non era così esasperata. Poteva dirsi frustrata dai scarsi risultati che stava ottenendo ma quella non era la situazione peggiore che poteva capitarle. Vayne tra i banchi di scuola era quella che si poteva definire una vera e propria secchiona, di quelli che riesce ad attirare perfino l'antipatia dei professori, quindi in quanto a maestri dalla bocca piena di giudizi ne era più che esperta, per questo non volle fare nulla per esasperarla oppure per frustrarla: stava iniziando a parlare e questo era tutto ciò di cui aveva bisogno. Forse Fubuki non le stava dando molte informazioni sui suoi affari ma le stava dicendo molto della sua personalità: si annoiava molto facilmente, cambiava spesso tono e voglie, doveva essere terribilmente frustrante per lei non trovare nessuno capace di stimolarla a dovere, per una abituata ad avere tutto dalla vita la noia è una predatrice davvero temibile. Forse questo poteva giocare a vantaggio di Vayne. Attese il suo drink e quando se lo ritrovò davanti ringraziò con garbo la cameriera, tradendo forse il fatto che la servitù non andava necessariamente ringraziata e scoprendo quindi il suo lato più gentile e garbato, ma questo le diede il tempo per non bere di fretta il drink, così che Fubuki potesse rivelare il segreto dietro tanta attesa: era stato avvelenato. Si bloccò, non tanto per timore quanto più per la mossa inattesa. Che senso aveva dirle una cosa del genere PRIMA di vedere l'ospite bere il drink? Davvero era così annoiata? O stava cercando di fare un doppio doppiogioco con tanto di salti mortali? Vayne iniziava a rimpiangere il fatto di non essere passata direttamente all'intrusione, prendere a calci qualche energumeno vestito in giacca e cravatta non poteva essere più difficile di questo. Sospirò ma non con fare arreso, più che altro per riprendere fiato, visto che la sua espressione non cadde mai fuori dal bicchiere o dallo sguardo di Fubuki.
    A pensarci bene, a questo punto o provavi a sedurmi o ad uccidermi... e ammetto che avrei dato per scontata la prima ma... forse non sono il tuo tipo. Un buon motivo per bere allora.
    Con una punta d'ironia, storse il naso, le labbra, si concesse un movimento solenne per quanto poco ispirato come a voler proporre un brindisi e poi iniziò a berlo senza la minima esitazione, gustandoselo e sorseggiandolo per non finirlo troppo presto, dopotutto non stava ostentando coraggio, solo... voleva il suo drink.
    Era un test o serviva per capire se i cacciatori sono immuni ai veleni? Ma il drink era buono, ne sarà valsa comunque la pena... forse ho sottovalutato il party dopotutto.
    Non era del tutto certa che quel drink fosse davvero avvelenato, né che lei fosse davvero immune ad ogni tipo di sollecitazione, ma che poteva farci? Alla fine se fosse svenuta per risvegliarsi in un dungeon dove nascondeva altri possibili schiavi o cavie per le sue sostanze sarebbe stato comunque un passo avanti: accettando la vita da cacciatrice Vayne aveva imparato a mettere in gioco qualche rischio e qualcosa le diceva che se Fubuki avesse voluto provare ad ucciderla lo avrebbe già fatto, quindi tanto valeva rischiare.
     
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