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x Hina e Hyp

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    Il fuoco non purifica, annerisce.

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    Anche quando fai parte di un terribile piano, di una macchinazione, di una cospirazione maligna, non puoi smettere di essere una donna. Non importa quanto malvagia, concentrata e devota alla causa tu sia, resti pur sempre una donna... gelosa, iraconda, irrazionale, insaziabile. Per Oboro era una sofferenza tenere le giuste distanze con le "vittime" che prendevano di mira lei Hilda, soprattutto dopo che così di recente era astata rifiutata e lasciata insoddisfatta dalle meravigliose e incandescenti mani di Iceringer. Il solo pensare ancora a lui la faceva ribollire: di rado una donna seducente come Oboro fallisce nei suoi intenti e quando lo fa... brucia da morire, brucia come l'inferno perché sai bene che non è merito suo se è riuscito a sfuggire, semplicemente non hai osato abbastanza, non sei stata abbastanza seducente, invitante, abbastanza crudele. E nulla fa sentire una donna più a pezzi dell'idea di non avere il giusto fascino. Di non essere abbastanza. Vale per i propri maestri, ma vale anche per le proprie vittime. Per questo quando Oboro scoprì che anche Hilda era stata rifiutata, scacciata e lasciata da sola da Gabriel non poté fare altro che provare empatia e trasferire su di sé quei sentimenti negativi, quella tristezza insormontabile, quella sensazione di fallimento. Oboro capiva benissimo Hilda e l'idea di aver fallito o di essere arrivata ad un punto morto era tremenda: dover favorire la recita anche a discapito dei propri desideri porta inevitabilmente alla sofferenza... come poteva abbandonarla? No, non sarebbe più rimasta in disparte: dovevano aiutarsi a vicenda, dovevano unire le forze per riuscire a superare un ostacolo altrimenti insuperabile, non avrebbe sopportato di vedere Hilda soffrire così tanto solo perché Gabriel era troppo sciocco da capire quanto stupido era stato a scappare da lei. Doveva entrare in scena e fare in modo che Gabriel scoprisse cosa significava lasciarsi sfuggire una creatura meravigliosa come Hilda, la sua adorata amica Hilda. Ovviamente senza mettere fine alla spietata recita che la crudele vampira aveva imbastito. Quindi li convocò entrambi, senza dire niente della cosa a nessuno dei due, così che Hilda e Gabriel si sarebbero ritrovati davanti alla porta del suo ufficio senza spiegazioni, solo un confuso e imbarazzante silenzio prima di trovarla in piedi davanti alla sua scrivania, a braccia conserte e con il bacino piegato all'indietro per trovare sostegno sul lucido legno che componeva la sua postazione. Avrebbe indossato un abito elegante ma mozzafiato per essere sicura di avere l'attenzione di entrambi su di sé, e al suo fianco ci sarebbe stata Palladia nella forma canina ed in una dimensione più contenuta: le serviva un deterrente e la sua preziosa figlia era perfetta per quel compito. L'ufficio si sarebbe presentato in penombra con le tapparelle quasi del tutto abbassate per lasciar filtrare quel poco di luce che arrivava dal tramonto, questo avrebbe conferito un'aria quasi spettrale all'ufficio di Oboro che si prestava molto bene a una simile atmosfera. La donna infatti aveva preso sul serio il suo nuovo destino come lanterna e si era circondata di libri antichi dalle forme inquietanti, cimeli tenebrosi e inquietanti da studiare come teschi polverosi e fossilizzati appartenuti a creature molti diverse da quelle umane. Palladia era a suo agio in un posto del genere, perché amava studiare quelle cose con sua madre, adorava apprendere nuove cose che riguardassero il mondo che suo padre le aveva fatto conoscere, e sapeva per certo che più apprendeva e più lui le avrebbe voluto bene: voleva renderlo fiero di lei. Ma soprattutto a sua volta si struggeva d'amore per Iceringer, un sentimento più puro e diretto rispetto a sua madre che tuttavia non poteva sfogare senza il permesso di quest'ultima. Palladia sperava che facendo un buon lavoro le avrebbe permesso di incontrarlo senza sotterfugi malevoli in modo da potergli confessare i suoi veri sentimenti. Quindi doveva fare del suo meglio quel giorno! Oboro era pronta ad entrare attivamente in scena per dare manforte a Hilda e dare il colpo di grazia a Gabriel, per questo ghignava malefica forte del vantaggio che aveva su di lui in quella situazione. Quella sarebbe stata una battaglia di recite e di menzogne... chi l'avrebbe spuntata?
     
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    Da quando aveva messo piede in quella scuola, la vita diHilda era cambiata e migliorata radicalmente. Si era sempre sentita un pesce fuor d'acqua, incompresa e aliena a tutto. Poi, la sua adorata dea Apocrypha aveva guidato i suoi passi verso quella scuola, per tormentare un imbecille che non era riuscito a sopportare i suoi tranelli, finendo per incontrare lei: colei che sarebbe diventata la sua migliore amica, amante, la sua adorata Oboro che più di chiunque altro sembrava riuscire a comprendere i suoi sentimenti, il suo cuore. Aveva trovato un maestro, una via, un credo ogni giorno benediceva quel luogo che le stava portando gioie e dolori, la stava facendo vivere. Dopo essersi confidata con Oboro, dopo essere stata rifiutata da Gabriel, lei sembrava aver capito perfettamente la sua situazione e le dichiarò che sapeva benissimo cosa fare. Non le aveva spiegato i dettagli, le aveva solo chiesto di fidarsi di lei. Era stata molto combattuta nel chiederle di più, per non fare errori, ma le emozioni che le suscitava il non sapere a cosa sarebbe andata incontro, la stuzzicava molto di più, quindi ad un certo punto fu Hilda stessa a dirle di non darle i dettagli, così che potesse godersi le palpitazioni e l'ansia. Venne convocata da lei, e le chiese di andare nel suo ufficio. Una richiesta che Hilda trovò strana da parte di Oboro, ma su cui non chiese troppe spiegazioni decidendo di fidarsi di lei si recò sul posto. Dato che si trovavano a scuola lei indossava il suo solito vestito da professoressa: una minigonna nera che mostrava una porzione di cosce e le fasce delle reggicalze per suscitare fantasie senza mostrare troppo, la camicia bianca sbottonata di qualche asola e una comoda giacca color vino. I suoi tacchi echeggiavano nei corridoi con passo deciso e fermo, ma il passo divenne sempre più incerto quando arrivò alla porta di Oboro e vide lui lì davanti. Durante il tragitto era stata distratta quindi non aveva fatto caso al fatto se Gabriel fosse arrivato lì da poco o se la stesse aspettando. Quando aveva alzato lo sguardo dal pavimento ed incrociò la sua figura le mancò un battito. Lo aveva evitato in tutti i modi e adesso che lo rivedeva, le sembrava più bello che mai mentre alla sua mente riaffiorarono i ricordi di quando lo aveva sentito vicino fisicamente. Il suo corpo caldo e tonico, la sua erezione premuta contro la sua carne, le sue parole che echeggiavano nella sua memoria e le dichiaravano che voleva salvarla. Sentì il cuore balzarle in gola, e quella voglia insensata di gettarsi fra le sue braccia e baciarlo fino a toglierle il respiro, ma era sicura che l'avrebbe fermata che le avrebbe impedito di sentire ancora l'emozione di averlo vicino e ciò la fece soffrire. Sentì una stretta al cuore e si portò una mano sul petto, mentre i suoi occhi si sgranavano per la sorpresa e la paura. Non dovette quindi fingere di essere in ansia, non aveva idea di che diamine aveva combinato Oboro e trovarlo lì davanti al suo ufficio la fece sentire smarrita, ma capì che lei si era mossa.
    G-Gabriel... mormorò con un filo di voce. Le tremarono le gambe per l'emozione, ma poteva benissimo essere frainteso per paura.
     
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    Come poteva evitarla? Dopo le promesse che le aveva fatto, dopo ciò che avevano passato... poteva tenerla lontana, ma non evitarla. Forse a pensarci bene aver creato quel grosso distacco tra di loro era stato utile ma Gabriel non aveva mai smesso di tenerla d'occhio, di sorvegliarla, per assicurarsi che la situazione non degenerasse senza controllo, sia per lei che per sua sorella. Stava commettendo moltissimi errori da quando aveva conosciuto Hilda: la sua missione era quasi compromessa e stava rischiando di peggiorare la situazione, ma in quanto agente poteva ignorare qualcosa del genere? No, non dopo quello che aveva scoperto, non dopo tutto ciò che Hilda aveva passato. Ignorare lei per portare a termine la missione poteva significare sacrificare uno per salvare molti, ma quel singolo volto impresso nella sua mente, con le sue lacrime e il suo corpo mozzafiato stampato a fuoco nella mente di Gabriel, gli avrebbero impedito di dormire sereno per sempre. Doveva portare a termine la missione e doveva farlo tenendo Hilda al sicuro. Per riuscirci doveva mantenere salda la sua copertura, agire come se nulla fosse e rimanere concentrato sulla missione finale, semplicemente tenendo conto che Ursula stava diventando il suo obbiettivo principale. Se riusciva ad incastrare lei allora avrebbe fatto un progresso non indifferente nella sua indagine e per questo quando la donna lo convocò a conferire con lei lo trovò un tempismo a dir poco provvidenziale. Forse anche troppo provvidenziale. Il suo istinto lo costringeva a restare scettico ma soprattutto diffidente: era ben consapevole degli errori che aveva fatto quindi poteva essersi messo nei guai, oltre che peggiorare la situazione di Hilda. Non si sarebbe concesso altri errori. Decise di assumere la massima professionalità, indossando un abito consono ad un incontro tra insegnanti che prevedeva un completo grigio, una camicia nera e una cravatta rossa. Nonostante il vestito elegante, il fisico di Gabriel era impossibile da nascondere e le ampie spalle rendevano la sua mise quasi provocatoria, come se fosse pronto a ribaltare un giudizio scomodo in tribunale con la forza. Sarebbe stato bello essere quel genere di avvocato ma non ne aveva visti molti in vita sua. I suoi pensieri lo avevano costretto ad esitare prima di bussare alla porta di Ursula, come se stesse ripetendo mentalmente la sua parte assicurandosi che non ci fossero errori nella sua trama di menzogne. Quando sollevò il pugno per farsi sentire dalla donna dell'altra stanza rimase sorpreso di vedere Hilda di fianco a lui, anch'ella assorta nei suoi pensieri tanto da ritrovarsi faccia a faccia con lui dopo che per tanto tempo erano rimasti distanti e indifferenti. L'espressione distaccata e seria dell'agente si sciolse per un secondo, lasciandosi cogliere da un leggero sconforto prima di realizzare che quello non era un buon segno. Non riuscì proprio a sciogliersi all'idea che stesse bene, primo perché non ne aveva conferma, secondo perché la preoccupazione per lei e per la missione erano superiori all'attrazione che provava verso quella donna, ancora tenuta a bada per quanto difficile si fosse rivelato per colpa anche dei suoi poteri instabili. Mentre pensava a cosa dirle, assorbito dall'ansia e dal timore di Hilda, ripensò al motivo per cui si trovava lì, il che poteva significare una cosa sola: Ursula aspettava entrambi, non solo lui. Sollevò una mano, lo fece gentilmente, senza alcuna autorità o aggressività. Perfino il suo sguardo mentre si sforzava di sembrare autoritario appariva più preoccupato che altro.
    Hilda... dovresti aspettare il tuo turno. Entro prima io.
    Diede per scontato, o sperò quantomeno, che Hilda fosse lì per altri motivi che non li avrebbe portati a stare nella stessa stanza con una criminale capace di ogni cosa per salvaguardare i propri interessi. Così evitò di bussare e afferrò la porta con decisione, spingendola non con la mano e basta ma con tutta la spalla, come se avesse fretta di aprirla e richiudersela alle spalle, spostando il suo sguardo gelido e distaccato verso Ursula, come se avesse voluto aggredirla con l'indifferenza.
    Mi ha convocato, professoressa Tenebraum?
    Sperava davvero che Hilda fosse lì per caso e che non lo seguisse per qualsiasi ragione, restandone fuori ad ogni costo. La situazione era probabilmente peggiore di quanto potesse immaginare: durante quell'incontro le sue mosse dovevano essere impeccabili.
     
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    Non servì osservarli per poter godere di quella situazione: la sua porta non era così spessa e riuscì a sentire le loro voci prima che entrassero. Quella di Hilda poi, era inconfondibile... nessuno come lei sapeva esprimere le sue emozioni solo con un suono, e il fatto che Gabriel le rispose in maniera tanto accorata, falsamente distaccata e tanto preoccupata, era sufficiente per scatenare una certa invidia nella professoressa. Una gelosia immane per entrambi: sia di lui che le provocava simili sensazioni, sia di lei che così sapientemente sapeva come giocare col cuore degli altri. Appena lo vide entrare con quello sguardo gelido, Oboro assunse un'aria più professionale ma fece ben poco per nascondere il suo sorrisetto maligno. in quella situazione non era lei che doveva giocare a carte nascoste.
    Entri pure professor Langdon, e la prego di non provare a scardinare la mia porta... Hilda dovrà richiuderla dopo essere entrata.
    Fece imperativa, con l'aria di chi aveva capito benissimo le intenzioni di Gabriel ma che non gli avrebbe concesso di fare il protettivo. Mentre Oboro scagliava quella sentenza quasi minacciosa, la sua adorata Palladia abbandonava la posizione seduta e composta, sollevandosi e allungando il muso in avanti, senza mostrare i denti ma rizzando la coda e allargando le narici, come a voler preparare un attacco. Una velata minaccia che avrebbe lasciato intendere ad entrambi che sarebbe stata lei a dettare le regole. Decretato ciò, incrociò le gambe davanti a sé, sedendosi comodamente sulla sua scrivania mentre indicava le due poltroncine posizionate poco più avanti rispetto a lei, distanti pochi metri tra di loro e abbastanza vicine che, volendo, Oboro avrebbe potuto usarle per allungare le gambe e sfruttarle come comodi sgabelli. Non era dietro la sua scrivania dove sarebbe stata alla loro stessa altezza, ma bensì era seduta SOPRA alla scrivania, così da stare seduta più su rispetto a loro. Una posizione di superiorità che voleva mettere in chiaro fin da subito.
    Accomodatevi per favore... abbiamo molto di cui discutere.
    Più i due avrebbero temporeggiato, più Palladia si sarebbe avvicinata a loro, rendendo il pelo più ispido e gli occhi più dilatati, in caso la minaccia non fosse stata chiara e concisa.
     
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    Gabriel era dannatamente bravo a frenare le sue emozioni, ma dato che Hilda conosceva la verità, riuscì a scorgere nei suoi occhi la preoccupazione quando la vide lì davanti alla porta di Oboro. Le mancò un battito nel sentirlo parlare in modo autoritario, fingendo che lei non centrasse niente con quella storia, dicendole che doveva entrare lui per primo. Sembrava comportarsi come se avesse voluto dare ragione a ciò che Hilda gli aveva detto accusandolo. Quindi stava continuando a proteggerla? Nonostante ciò che era successo in quello strano posto? Sì non c'erano altre spiegazioni, soprattutto quando vide il modo in cui aprì la porta dell'ufficio come se avesse voluto abbattare con la forza bruta il nemico, e tenerla al sicuro dietro le sue spalle. Hilda non gli disse niente, ammutolita lo guardò mentre si faceva avanti, e solo quando le diede le spalle si lasciò sfuggire uno sguardo innamorata persa di quell'uomo. Era così nobile, così battagliero, era anche coraggioso perché stava affrontando il problema faccia a faccia. Come poteva mai rinunciare a Gabriel? No, più vedeva cosa faceva, come agiva, più il suo desiderio di averlo diventava forte, ossessivo. Chiuse gli occhi e cercò di darsi un contegno prendendo un profondo respiro mentre la voce di Ursula la invitava a farsi avanti a sua volta, ordinandole di entrare e chiudere la porta alle sue spalle. Hilda si sentiva tesa, emozionata ed entusiasta perché finalmente poteva dare una svolta a quella situazione che altrimenti rischiava di arenarsi. Una volta che Gabriel passò, Hilda rispose con un S-sì! servile, recitando la parte di chi non aveva scelta se non obbedire. Una volta che entrò nell'ufficio e vide Oboro, dovette fare uno sforzo immenso per non farsi spuntare uno sguardo ammirato e ingolosito. Oboro era semplicemente meravigliosa vestita in quel modo, era sexy, e quel suo modo di fare autoritario la rendeva terribilmente eccitante agli occhi di Hilda. Se non ci fosse stato Gabriel si sarebbe fiondata su di lei per baciarla e toccarla, scherzando su quanto fosse arrapante. Maledetta! Alla fine voleva mettere in difficoltà anche lei: come poteva nascondere a lungo la sua attrazione fisica verso Oboro? Notò anche la presenza di Palladia che nella sua forma minacciosa poteva lasciar intendere a Gabriel quanto fosse pericolosa, e magari fargli fare anche qualche ipotesi sul fatto che Hilda non era riuscita a difendersi con i suoi poteri. Come poteva farlo se la sua aguzzina aveva un mastino al suo fianco? Era semplicemente perfetto e decise che poi anche lei avrebbe fatto un regalino di ringraziamento alla dolcissima Palladia. Hilda prese un profondo respiro, si concentrò per entrare nella parte, così da recitare alla perfezione. Si avvicinò alla sedia e prese posto, si sedette tenendo la schiena così tesa e dritta da non poggiarsi contro lo schienale, mentre le gambe le teneva ben piantate a terra e le mani poggiate contro i braccioli, pronta ad alzarsi e togliersi dalla sedia al minimo segno di pericolo.
    Che cosa vuoi adesso? Non ti è bastato mandarmi il tuo scagnozzo per farmi soffrire? Quando ti stuferai? la voce di Hilda tremava, i suoi occhi erano fissi su Oboro, leggermente lucidi come se non riuscisse a nascondere la sua paura. In realtà pensava a quanto adorasse Oboro e ciò che stava facendo per lei, sentendosene commossa. In casi come quelli usare le proprie emozioni per recitare alla perfezione diventava molto più facile.
     
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    In totale contrapposizione di Hilda, Gabriel non poteva essere più teso: il suo sguardo gelido e marmoreo sembrava non aver sortito nessun effetto su Ursula, anzi l'aveva probabilmente solo divertita, tanto che non esitò a mettere in chiaro i suoi ordini costringendo praticamente Hilda ad entrare con loro. La cosa rischiava di degenerare rovinosamente prima che l'agente potesse fare qualsiasi cosa, davvero non poteva permettersi passi falsi e in quel momento Hilda rappresentava la sua più grande debolezza. Bastava una parola di troppo e rischiava di metterlo nei guai tanto quanto lo erano lei e sua sorella al momento e se tutti e tre si ritrovavano incastrati allora non c'era più alcuna speranza. Fece appello a tutta la sua forza di volontà e cercò di mantenere la calma, dissimulando una freddezza tradita solo da una spontanea diffidenza. Istintivamente, nonostante tutto, Gabriel cercò di frapporsi sempre tra la linea visiva che univa la professoressa Tenebraum e Hilda, come a volerla proteggere anche solo dai suoi sguardi. Tuttavia, fu inevitabile finire distratto dalla belva che stava al fianco di ursula e che silenziosamente li minacciava. Non aveva mai visto una creatura simile se non qualcosa che le somigliasse tra le documentazioni di trafficanti e scienziati pazzi. Belve nate per proteggere e uccidere, creature da non mettere alla prova. La Tenebraum non era pericolosa solamente per le informazioni che aveva e le persone che stringeva in pugno, era evidente. Facile immaginare come fosse riuscita a mettere sotto scacco una vampira dotata di poteri come Hilda. Meglio non indispettirla prima del tempo: Gabriel annuì con fare gentile accettando con tranquillità l'invito a sedersi, affiancando Hilda in maniera molto più placida e non agitata. Non apprezzava comunque la situazione: osservare la sua avversaria dal basso mentre un mastino diabolico minacciava lui ed Hilda non era il massimo, ma finché tenevano sotto controllo la situazione forse sarebbe andato bene. Forse. Non fece neanche in tempo a prendere fiato che Hilda lo superò sul tempo, vomitando addosso ad Oboro tutti i suoi pensieri e i suoi sospetti sull'agente sotto copertura, facendogli per un attimo raggelare il sangue. Questo era il genere di errori che non poteva permettersi. Per l'ennesima volta mantenne la calma, socchiudendo gli occhi indeciso su come muoversi. Doveva riflettere con calma. Se erano lì entrambi era chiaro che Ursula sapeva benissimo che ci fosse qualcosa tra di loro, anzi forse era proprio il genere di reazione che si aspettava. Questo non implicava nulla sulle sue conoscenze e Gabriel era una totale incognita, anzi se si trovava lì molto probabilmente era proprio perché Ursula doveva inquadrarlo, e l'agente sarebbe stato al gioco.
    Posso sapere perché ci troviamo qui? Non ho intenzione di prestarmi ad inutili perdite di tempo...
    Non volle scoprire nessuna carta per il momento, ciò di cui aveva bisogno era tempo e soprattutto se dovevano parlare, avrebbe lasciato parlare loro. Doveva capire quale fosse la posizione di Ursula e magari proprio grazie a lei avrebbe riguadagnato la fiducia di Hilda. Doveva mantenere la calma ma quanto era difficile in quella situazione. L'istinto di attivare la sua armatura, neutralizzare la bestia e catturare Ursula era immane, ma non poteva permettersi di essere frettoloso, soprattutto adesso che sia lui che Hilda erano lì, e sua sorella era tutta da sola. Ursula era maledettamente subdola, Gabriel dava praticamente per scontato che quella donna maledetta avesse la povera ragazza sotto tiro proprio per evitare scherzi in una simile situazione.
     
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    Ma che diamine?! Quelle due non riuscivano proprio ad essere serie per un momento? Era una fortuna che Gabriel fosse così preso dalla sua recita o quelle due si sarebbero tradite nella maniera più sfacciata possibile! Avrebbero dovuto mantenere una faccia da poker perfetta mentre recitavano la rispettiva parte senza errori, e invece eccole lì che ogni tanto si scambiavano degli sguardi languidi colmi di attrazione ed ammirazione come se quell'armadio d'uomo non ci fosse nemmeno! Erano davvero poco professionali insieme, ecco perché spesso era meglio lavorare divise. ma quella situazione richiedeva l'intervento di entrambe, quindi dovevano sforzarsi di non saltarsi reciprocamente addosso prima del tempo. Dato che entrambi avevano seguito gli ordini,. Palladia tornò seduta e placida leccandosi rapidamente le fauci senza dire nulla, muovendo lentamente la coda intorno alle sue zampe per far capire che li teneva d'occhio. Oboro non disse nulla tanto per iniziare, dato che immaginava perfettamente che sarebbe stata la sua preziosa compagna a fare la prima mossa, e una meravigliosa: lanciò immediatamente il veleno che aveva accumulato durante quella recita, poteva sentire la frustrazione del rifiuto di Gabriel e l'ammirazione verso di lei, Hilda era davvero un'attrice meravigliosa e con i loro poteri lei e Ursula potevano davvero fare qualsiasi cosa. Gabriel non aveva la minima idea di cosa avesse davanti. La professoressa accolse la provocazione di Hilda senza dire nulla, limitandosi ad annuire col capo, sorpresa, voltandosi verso Gabriel come a volergli chiedere cosa ne pensasse di una simile affermazione. Lui, di tutta risposta, si rivelò imperturbabile: come faceva un uomo solo ad avere così tanta forza di volontà? Che razza di abilità aveva? Chi lo aveva addestrato? Chi era realmente quel tipo che sembrava incapace di provare vere emozioni? Forse anche loro stavano venendo raggirate da un altro abilissimo attore... Oboro non avrebbe commesso l'errore di sottovalutarlo. Dato che lo scopo principale di quell'incontro era far riavvicinare i due, Oboro sapeva perfettamente cosa dire e qualcosa le suggeriva che era esattamente ciò che Gabriel sperava succedesse. Illuderlo di aver fatto un passo avanti sarebbe stato un buon modo per fargli abbassare la guardia. Con forza e velocità, Oboro sferrò uno schiaffo di manrovescio sul volto di Hilda, abbastanza forte da farle sanguinare il labbro ma non abbastanza da farla cadere. Voleva scuotere la sua bella chioma e strapparle un gemito di dolore, sia per punire lei per quella linguaccia, sia per attirare l'attenzione di Gabriel, verso la quale si rivolse dopo quel forte colpo.
    Quella sua linguaccia del cazzo sostiene che tu lavori per me, Gabriel Langdon... questa si che è una novità. Ecco perché ti trovi qui: devo scoprire chi sei veramente dato che il mio intuito mi dice che stai cercando guai...
    In quel modo avrebbe suggerito che tra lei e l'uomo non c'era proprio nessun tipo di legame, e che la povera disperata Hilda aveva preso un abbaglio a non fidarsi di lui, l'unico che era davvero rimasto dalla sua parte fino alla fine. In caso Gabriel avesse provato a fare qualcosa in risposta a quel doloroso schiaffo, Palladia gli avrebbe mostrato di nuovo i denti per costringerlo a calmarsi.
     
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    Hilda aveva un debole per Oboro c'era poco da fare, e lei di certo non aiutava vestendosi in quel modo provocante. L'occhio quindi cascava sulle sue forme ma si sforzava con tutta se stessa di darsi un contegno, dicendosi che alal fine di quel balletto, quando sarebbero rimaste da sole poteva sfogare il suo desiderio. Palladia recitò perfettamente il suo ruolo, ritirandosi quando notò che entrambi furono collaborativi, senza mai smettere di apparire minacciosa. La trovò incredibilmente adorabile, sebbene Hilda fosse cosciente del fatto che Palladia era perfettamente in grado di uccidere qualcuno senza tanti complimenti. Ciò che Hilda notò più di tutto però era il modo di comportarsi di Gabriel, che istintivamente si posizionava davanti ad Hilda come se avesse voluto proteggerla dagli sguardi indiscreti di Oboro facendo da ostacolo. Incredibile che nonostante Hilda gli avesse fatto capire che lo credeva un galoppino di Oboro continuava comunque ad essere protettivo verso di lei, era quindi disposto ad aiutarla e proteggerla nonostante le enormi difficoltà in cui erano finiti. Era disposto a sacrificare la loro amicizia per il suo bene: come poteva non innamorarsi di lui? Anche se appariva gelido e impertubabile? Quanto sarebbe stato bello prenderlo lì con la forza, sbatterlo sulla cattedra e stuprarlo fino a farlo svenire? Fantasie erotiche che tuttavia dovevano rimanere tali se voleva davvero arrivare al suo cuore. Dal modo in cui si comportava era evidente che fosse abituato a situazioni critiche, che aveva imparato a gestire le proprie emozioni e tenerle a freno: chi diavolo era davvero Gabriel? Non era un professore, e non riusciva a credere che avesse un passato così complicato che lo aveva portato a cambiare vita e insegnare. Quella domanda avrebbe tormentato sia lei che Oboro sicuramente, e non c'era occasione migliore per capirci di più se non affrontandosi tutti assieme. Le parole di Hilda giocarono un ottimo assist per Oboro che prese subito la palla al balzo. Lo schiaffo che le arrivò sul viso la sbilanciò all'indietro, costringendola a poggiare la schiena contro il sedile, mentre un bruciore intenso si diffuse su tutto il viso ed il labbro inferiore si spaccava sanguinando. Hilda emise un gemito di dolore, con un misto di paura per un gesto così improvviso che non si aspettava. Rimase un momento rivolta verso la direzione opposta dello schiaffo, così da nascondere anche quel velo di goduria nei suoi occhi; ansava pesantemente per trattenere altri versi di dolore, e recitare la parte di chi non voleva dare la soddisfazione ad Oboro per ciò che le aveva fatto. Poco dopo si portò una mano sulla guancia dolente e si voltò lentamente verso Gabriel ed Oboro mentre lei dichiarava che Hilda le aveva rivelato che Gabriel lavorasse per lei. Aveva quindi deciso di giocare a carte scoperte, così da costringere Gabriel a dire qualcosa di utile.
    Che significa? Volete ostinarvi a farmi credere alla vostra recita? protestò Hilda, usando un tono meno aggressivo e più ansioso, il suo respiro era agitato, guardava intimorita Oboro e sempre più confusa Gabriel.
     
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    In quanto pressoché indistruttibile, Gabriel non temeva nessun tipo di assalto né di ferita: non era neanche la prima volta che si trovava in una stanza con qualcuno da proteggere e sapeva benissimo come difendere Hilda da possibili attacchi. Il problema era che quella non era un'operazione di eliminazione o di estrazione, né tanto meno una negoziazione... lui aveva una copertura da mantenere, e doveva controllarsi per non mandare tutto a puttane. Per questo quando vide la mano di Ursula colpire Hilda non mosse un solo muscolo, anche se sgranò gli occhi per la rabbia e strinse i pugni tenendo i muscoli di tutte e due le braccia e le spalle. Se avesse potuto, il suo vestito sarebbe esploso per la rabbia a quel punto.
    Hey smettila! Che cosa significa??? Sei impazzita forse? Non puoi colpire una persona in questo modo!
    Provò a dire la sua ma non solo Ursula mise in chiaro le sue intenzioni, ma anche Hilda si dimostrò poco propensa ad accettare le cose come stavano, rimanendo piuttosto sulla difensiva ignorando quanto in realtà si stesse sbagliando. Purtroppo la cosa non era andata come Gabriel sperava ma non poteva di certo assecondare Ursula. Serrò i denti e socchiuse gli occhi per un istante, lasciando che la cosa gli scivolasse addosso non senza una certa frustrazione. Ma non poteva proprio commettere errori a quel punto.
    Io non lavoro proprio per nessuno. Sono un professore che ha scoperto cose parecchio inquietanti su questo posto e sono preoccupato per l'andamento degli eventi. Non cerco guai, ma puoi forse biasimarmi? Le hai dato uno schiaffo come se fosse un cane che ha disubbidito, credi sia normale?
    Forse poteva riuscire a strapparle qualche informazione se restava ancora sulla difensiva, era abbastanza ovvio che avrebbe sfruttato Hilda per spillare quante più informazioni possibili a Gabriel ma l'agente non si sarebbe scomposto facilmente. Non gli andava a genio l'idea di farla soffrire ancora, considerando anche che aveva visto quanto male poteva ridurla dato che gli aveva distrutto la macchina l'ultima volta. Ma non poteva permettersi errori e avrebbe invocato a gran voce il perdono di Hilda una volta finita quella storia. Non avrebbe ceduto, non così facilmente.
     
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    Sia la risposta di Hilda che quella di Gabriel, entrambe smodate, ricevettero l'ennesimo ammonimento di Palladia che si sollevò dalla posizione seduta e divenne rigida come una statua, mostrando i denti e ringhiando, arrivando addirittura ad abbaiare feroce per rimetterli a loro posto. Il verso di quella creatura non somigliava affatto a quello di un cane: era come il ruggito terrificante di una fiera nascosta nella notte fatto più per intimorire silenziosamente la preda che non per difendere il proprio territorio. Dovevano stare molto attenti perché Oboro aveva dalla sua un'alleata tremenda. La placò allungando il palmo aperto verso di lei e ancora una volta Palladia si placò tornando al suo posto, silenziosa ed ubbidiente. Forse Gabriel era indistruttibile ma quella creatura poteva dargli filo da torcere. Prima di riprendere il discorso, Oboro ebbe qualche istante di tentazione che dovette trattenere mordendosi le guance internamente piuttosto che passare al labbro inferiore, ma era davvero impossibile resistere: Gabriel neanche poteva immaginare quanto stesse facendo il loro gioco ad incazzarsi e irrigidire il corpo mettendo in mostra quella muscolatura irresistibile. E Hilda poi, con quello sguardo aggressivo e le labbra rosse macchiate dal sangue... aveva una gran voglia di stuprarli entrambi sul momento abbandonando ogni genere di chiacchiera, ma la sfida era ancora aperta e Gabriel si stava rivelando un osso duro. Decise che per ritrovare il contegno doveva sfogarsi, e forse anche Hilda aveva bisogno di uno sfogo, quindi per risponderle di tutto punto allungò la gamba verso di lei, piantandole il vistoso tacco sul pube proprio all'altezza del suo clitoride, torturandola come se stesse schiacciando un miserabile insetto.
    Che c'è, credi di aver capito ogni cosa e sei diventata spavalda? Dovrei rimetterti in riga ora e subito davanti al tuo amichetto così da farti capire che a me non devi rispondere... oppure preferisci che mi occupi della tua sorellina, eh?! Falla finita, puttana!
    AH se solo fossero state da sole e nude quelle parole seppur identiche avrebbero avuto tutto un altro tono, più seducente, meno aggressivo, ugualmente violento e molto più pratico, ma finché erano con Gabriel doveva necessariamente farsi valere. Assicurandosi di non mollare mai la tortura sul corpo di Hilda col tacco, ursula si voltò verso Gabriel portando le braccia in posizione conserte, decisa a dargli qualche contentino nella speranza che si sciogliesse a sua volta.
    Credi di meritarti un premio solo perché ci vedi bene, professore? Non conta niente la tua opinione da queste parti. E ad essere onesti non conta neanche la mia... almeno per ora.
    Insinuò subito il seme del dubbio in Gabriel: con quelle parole gli aveva lasciato intendere che anche lei non stava ai vertici di quella catena di comando, e le cose non le stavano del tutto bene. Tornò a guardare Hilda torcendo il tallone per poter spingere contro il suo ventre anche la punta della scarpa per strapparle altre stille di dolore.
    Devo accontentarmi di torturare delle viscide scrofe come lei che mi sono inferiori, questo sistema è ancora maledettamente patriarcale e non mi sta bene per niente. Ma con la giusta pazienza riuscirò a farmi strada... capisci perché non posso permetterti di essere una spina nel fianco, Gabriel?
    Torturando Hilda e muovendo i giusti pezzi della scacchiera, Oboro era certa di potergli strappare qualche preziosa informazione, oltre a rimettere in piedi quella recita che aveva seriamente rischiato di finire male. Gabriel sarebbe diventato il loro giocattolo, non c'erano dubbi...
     
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    Sentire la reazione di Gabriel allo schiaffo diede intensi brividi ad Hilda, dovette temporeggiare un pochino con il volto rivolto dal lato opposto di lui per assicurarsi di non avere strani sguardi in quel momento. Anche se non lo aveva guardato direttamente, aveva percepito benissimo nell'aria un guizzo di energia, che le fece pensare che si stesse trattenendo con tutte le sue forze. Infatti quando si voltò e vide lo sguardo frustrato e i muscoli in tensione ne ebbe la conferma e ciò la deliziò profondamente. Oboro però non le avrebbe dato il tempo di contemplare le cose dato che si mosse subito, piazzandole un tacco proprio sul suo punto più sensibile del corpo. Hilda trasalì, maledicendosi per il fatto che Oboro ormai conosceva così bene il suo corpo da poter indovinare anche ad occhi chiusi i punti focali su cui tormentarla. Irriggidì le gambe e portò subito una mano sulla sua caviglia per frenare la pressione del tacco contro di lei. Aveva paura che i suoi versi potessero uscire fuori in modo troppo ambiguo ma riuscì in qualche modo ad emettere un suono più simile al dolore che non al piacere. Strinse i denti, tremando sul posto mentre Oboro la minacciava sulla sorella. Un piccolo moto di gelosia la fece trasalire ed usò quello stesso sentimento per emulare la paura, trasformando la paura che Oboro preferisse Selene a lei, nella paura che le facesse del male.
    Nggh no, scusami! Ti prego, lei non centra niente con tutto questo... farò tutto quello che vuoi ma lasciala stare... la supplicò con la voce tremante, mentre il corpo si scaldava sempre di più sotto le cure di Oboro. Sussultò ancora quando lei premette tutto il piede anche contro il ventre, sentendo chiaramente il tacco premere con più forza contro la clitoride, le sfuggì un gemito espirato e un pizzico stridulo dato che in ogni caso la stava toccando su un punto molto sensibile del corpo. Strinse i denti dolente, ma iniziava ad eccitarsi ed infatti le mutandine avevano iniziato ad inzupparsi di caldi umori, e la mano che le teneva la caviglia lottava fra la voglia di spingerla ancora più a fondo e il bisogno di farle allentare la pressione. Abbassò la testa per nascondere il suo volto fra i capelli, recitando una profonda vergogna per ciò che le stava facendo la sua amica.
    Che... c-cosa... significa? N-non lo avevi mandato tu a soccorrermi? provò a chiedere confusa e in difficoltà. Hilda cercò in tutti i modi di rimanere concentrata, aveva intuiro cosa stesse facendo Oboro, dando informazioni vaghe ma che facevano sembrare che la scuola nascondesse chissà quali politiche e macchinazioni. Una mossa astuta che avrebbe potuto attirare l'interesse di Gabriel se non era solo un semplice professore, o chissà anche se lo fosse stato con un passato burrascoso, magari era la sua indole da "eroe" a spingerlo a voler saperne di più.
     
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    A nulla servì alzare la voce, se non far imbestialire ulteriormente la creatura canina che li teneva sotto scacco. Ursula aveva davvero molte risorse dalla sua parte e Gabriel doveva tenere conto che la pazienza di quella donna andava di pari passo con la sua crudeltà. Mentre l'agente digrignava i denti quasi sopraffatto dalla rabbia pur mantenendo un certo decoro e distacco, la crudele donna spiegò molto bene il suo punto di vista sull'opinione di Gabriel e senza dirlo direttamente lasciò intendere che qualcosa di losco succedeva eccome da quelle parti e lei non era altro che l'ennesima pedina. Una pedina che però voleva fare la sua parte. Forse in quella scuola non si era insediata una setta unificata e pericolosa come Gabriel pensava, forse tra i loro stessi adepti c'era competizione? Dunque forse quello che si diceva a proposito di adepti "moderati" più "pericolosi" era vero? In una simile situazione era difficile concentrarsi per via della preoccupazione rivolta ad Hilda, ma c'erano davvero troppe possibili informazioni per poterle ignorare. Teneva ancora il volto teso e la bocca serrata, era sul punto di cedere a duna supplica per permettere a Hilda di ricevere un minimo di tregua, ma fu lei stessa a supplicare Ursula di non fare del male a sua sorella, quindi non ebbe bisogno di scomporsi troppo. Commettere errori stava diventando sempre più facile e Gabriel si maledì per questo. tuttavia, d'altro canto, l'enorme fraintendimento che il panico aveva generato nella fiducia di Hilda stava pian piano dissipandosi proprio per mano di Ursula e almeno quella potevano considerarla una grande vittoria. Avere di nuovo dalla sua parte la fiducia di Hilda poteva essere un grande passo avanti. Se non voleva diventare vittima degli eventi, Gabriel doveva giocare molto bene le sue carte e decise che quello era il momento giusto. Prima lanciò uno sguardo verso Hilda, come se volesse dispiacersi per averle mentito fino a quel momento, poi si rivolse ad Ursula con aria risoluta.
    E se ti dicessi che posso esserti utile, invece?
    Era rischioso, ma a quel punto doveva giocare in maniera più aggressiva: restandosene sulle sue non faceva altro che aumentare la diffidenza nei suoi confronti. Se voleva destreggiarsi in quell'intricata trama di inganni, doveva partecipare allo stesso gioco usando le loro regole.
    Non ho mentito: io sono davvero un insegnante. Semplicemente non sono solo quello e non sono in questa scuola per un motivo tanto banale. Sono un giornalista di quelli che non compaiono sulle riviste perché mi procuro gli scoop e le notizie scottanti come freelancer. E' importante che non esca fuori mai il mio nome per poter fare il mio lavoro. La notizia di una scuola così misteriosa e pericolosa sotto lo sguardo ignaro o complice di Caius era una possibilità succosa e più di qualche testata mi ha offerto grosse somme di denaro in cambio delle informazioni necessarie per mettere in ridicolo l'impero, la polizia e tutto il suo corteo di leccapiedi...
    Non scelse a caso le sue parole: non aveva nominato una singola testata giornalistica per lasciar intendere che avrebbe volentieri venduto quelle informazioni a chiunque, dando l'idea di essere una persona subdola in realtà. Aveva anche velatamente insultato Caius e Eloy disprezzando l'impero e la polizia in modo che non lo collegassero a loro. La sua storia era verosimile ma Gabriel doveva ancora giocare la sua carta migliore. Si fece più serio, staccando la schiena dalla poltrona per potersi sporgere in avanti e assicurarsi di avere la massima attenzione dalla donna davanti a lui.
    Ascoltami attentamente, Ursula: se mi permetti di raccogliere quelle informazioni io farò in modo che nulla su di te venga rilasciato. Ne uscirai intoccata e tutti i tuoi rivali invece si ritroveranno al centro di uno scandalo che li costringerà a farsi da parte. Io avrò il mio scoop, tu avrai la tua scuola: non dovrai più rispondere a nessuno.
    Ecco il piano che voleva proporle, il culmine della sua recita. Doveva assolutamente convincerla che quella era la sua migliore opzione: se diventava un potenziale alleato prezioso allora non poteva tagliarlo fuori e con un pò di fortuna l'avrebbe perfino aiutato nella sua REALE indagine. Ma soprattutto voleva offrirle qualcosa che non poteva rifiutare, in cambio ovviamente della libertà e la pace di Hilda. A lui non serviva altro.
     
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    Appena Hilda invocò il suo perdono Oboro si fece lentamente più placida nel torturarla, dapprima dando l'idea di volerla lasciare in pace, poi però prima di mollare la presa sul suo punto sensibile le diede un altro colpo col tacco per farla sussultare. Non riuscì proprio a nascondere il piacere perverso che provava in quel momento nell'abusare di Hilda, che fosse una recita oppure no, era una gran fortuna che fosse in una posizione di vantaggio e tenesse le gambe accavallate, altrimenti la sua intimità pronta a bagnarsi sarebbe stata decisamente evidente. Ma forse poteva anche concederselo dopotutto, visto il modo in cui Gabriel era preoccupato per Hilda forse non avrebbe notato quanto piacevole fosse per la loro aguzzina tenersi in una simile posizione.
    Soccorrerti? Non sprecherei nemmeno un cerotto su una vampira che può rigenerarsi... speravo saresti stata costretta a succhiare il sangue di qualche passante così da avere qualcos'altro con cui ricattarti. Quanto sei stupida...
    Il suo ruolo in quella situazione si stava rivelando fin troppo semplice ed era ovvio che alla fine di quell'incontro Hilda e Gabriel si sarebbero consolati a vicenda, non avrebbe permesso loro di uscire da quella stanza senza aver subito un pò delle sue angherie ma prima di ogni altra cosa doveva scoprire cosa davvero volesse Gabriel dalla loro preziosa scuola. Lo vide cedere rabbiosamente, non poteva resistere oltre di fronte alle torture della povera Hilda, e trovato il coraggio di confessare attirò l'attenzione di Oboro con una frase ad effetto. La donna non disse nulla, limitandosi a fissarlo con un'aria diversa: voleva fargli capire che lo stava esaminando a quel punto e che avrebbe colto ogni imperfezione di quel racconto. La verità che gli rivelò sembrava decisamente convincente... dove la polizia aveva fallito poteva arrivarci uno scandalo. Non era sorprendente che per un compito simile ci fosse un uomo tutto d'un pezzo e che sembrasse ligio al dovere, ma soprattutto capace di intimorire e di difendersi da solo. Era una storia assolutamente verosimile e che da un certo punto di vista avrebbe potuto preoccupare non poco Oboro e gli altri: dopotutto se usciva davvero qualche informazione capace di indispettire Caius la loro pace sarebbe stata minacciata. Avevano la benedizione di Aprocypha dalla loro ma per quanto il professore fosse potente non poteva tenere testa ad Imperatore e Monarchi contemporaneamente. A quel punto Oboro si morse il labbro inferiore, rabbiosamente. Non riuscì proprio a trattenere quell'impulso perché da un certo punto di vista... Gabriel le aveva messe ulteriormente sotto scacco. Rinunciare al suo aiuto significava lasciare una mina vagante nella scuola, ma diventare alleati rendeva comunque le cose più complicate perché gli avrebbero concesso una scappatoia verso informazioni preziose alla quale non doveva arrivare. Che in realtà fosse un giornalista o meno non aveva importanza... le aveva fregate in ogni caso e mantenendo comunque le sue buone intenzioni di aiutare Hilda! Quell'uomo... Oboro lo aveva assolutamente sottovalutato e si accese ancora di più sia la rabbia che l'invidia.
    Capisco... in effetti la tua proposta sembra davvero vantaggiosa per entrambi. Ma c'è un problema: la verità è che io non mi fido assolutamente di te... e tu non puoi fidarti di me. Accettando questo patto io accendo anche un enorme rischio... riesci a immaginare cosa potrebbero farmi "loro" se scoprissero che collaboro con te per distruggerli? Farei una fine anche peggiore di ciò che è toccato a questa inutile vampira. Ma lei... è per lei che mi stai dicendo tutto questo, non è così?
    Di fronte a quelle ultime parole, lo sguardo di Oboro cambiò completamente, assumendo piuttosto un ghigno malefico mentre si leccava lentamente le labbra. Spostò lo sguardo su Palladia, facendole un cenno con il capo per invitarla a farsi avanti: la bestia balzò quindi su Gabriel, bloccandolo sulla poltrona con la sua mole: non mostrò artigli o zanne ma lo costrinse a rimanere fermo, come se volesse bloccarlo. Oboro a quel punto si rivolse a Hilda, facendole segno con la mano di avvicinarsi.
    Devo metterti alla prova... quanto ci tieni a lei? Devo scoprirlo, così da capire se mi tradirai sacrificandola volentieri... oppure se andrai fino in fondo per poterla aiutare.
    Il tono di voce di Ursula si fece sempre più basso e sensuale, e man mano che faceva cenno ad Hilda di avvicinarsi scioglieva la posizione delle sue gambe, allargandole rimanendo seduta sulla sua scrivania. Quando furono spalancate, rivelò che indossava un particolare tipo di indumento intimo: una mutandina di pizzo nero pressoché trasparente che al centro mostrava un taglio verticale, partiva dalla sommità dello striminzito laccio nero intorno alla vita e arrivava fino alla base, in modo da mostrare completamente la sua intimità. Era già bagnata e arrossata, tutta colpa dei versi di Hilda e della voglia matta che aveva di saltarle addosso. L'avrebbe umiliata davanti a Gabriel per assicurarsi di carpire ogni più piccola espressione, ogni sua reazione, ogni parola che avrebbe detto... così facendo non solo lo avrebbe messo alla prova, ma avrebbe fatto sentire alla sua adorata amica Hilda quanto quell'uomo ci tenesse davvero a lei.
    Sai cosa devi fare: leccala e succhia i miei umori... se ne fai colare anche solo una goccia a terra mi assicurerò che la tua sorellina patisca ogni genere di sofferenza...
    Ghignante e malefica, tanto quanto eccitata, Oboro lasciò scivolare la sua schiena leggermente all'indietro, tenendosi sulla scrivania con la mano destra, mentre la sinistra scivolava verso la sua intimità. L'indice e il medio solcarono le sue grandi labbra per spalancare ancora di più la sua carne, concedendo alla sua preziosa amica una visione di ciò che la aspettava. E quello non era che l'inizio... quanto poteva resistere il volto di ghiaccio di Gabriel?
     
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    Oboro rispose subito alla domanda falsa di Hilda, portandola a sgranare gli occhi preoccupata e sorpresa come se stesse cercando di mettere assieme dei pezzi che fino a quel momento erano confusi nella sua testa. Oboro aveva detto le parole giuste, così da far capire anche a Gabriel che pian piano il seme del dubbio in Hilda stava germogliando. Hilda non si aspettò la mossa di Gabriel che decise di farsi avanti, dicendo ad Oboro che poteva invece essere molto utile a lei. A quella frase Hilda si voltò verso di lui, sebbene continuasse a rimanere dolente per via del tacco sulla sua carne, lo guardò preoccupata poiché si stava praticamente mettendo a disposizione di Oboro. Era stupita ed ascoltò con attenzione ciò che aveva rivelato. Avevano quindi ottenuto una preziosa informazione su di lui, e qualche risposta che cercavano. Aveva senso ciò che stava dicendo, era molto plausibile e quel ruolo avrebbe spiegato molte cose. Certo Hilda non aveva idea di quanto potesse essere pericoloso quel tipo di mestiere, e si sorprese nello scoprire che erano anche ben attrezzati con punti di ritrovo in cui medicarsi e rifugiarsi. C'era qualche nota stonata in quella storia, ma sul momento ad Hilda suonò plausibile e vera. Ecco perché lui faceva quelle domande particolari, e perché sapeva come tenere d'occhio una zona con telecamere ed altro, e soprattutto sapeva dove procurarsi certe attrezzature. Hilda digrignò i denti mostrando una certa frustrazione. La faccenda si stava complicando, e permettere a Gabriel di indagare lo avrebbe portato sicuramente a svelare qualche mistero sulla scuola e sul loro culto. Era rischioso, ma allo stesso tempo quel senso di pericolo elettrizzava moltissimo il lato masochistico di Hilda. Le cose potevano diventare molto interessanti proprio perché si stavano facendo sempre più rischiose. Oboro era mossa da un sentimento protettivo nei confronti del suo maestro, Hilda invece era mossa da un interesse diverso, probabilmente simile a quello che avrebbe abimato Thresh che sarebbe stato curioso di vedere come si sarebbero sviluppate le cose. Gabriel quindi era stato astuto, aveva trovato un modo per poter risolvere quella situazione assurda, accentuando quindi ancora di più l'ammirazione di Hilda nei suoi confronti. Inoltre Gabriel si stava praticamente sacrificando per salvarla, un gesto così nobile che fece battere il cuore di Hilda sempre più forte. Se fossero stati in un altra situazione probabilmente Hilda avrebbe guardato Oboro con gli occhi adoranti come a volerle dire "non è meraviglioso?". Come poteva non invaghirsi di quell'uomo perdutamente?
    Non.. è possibile... si lamentò Hilda, inumidendo gli occhi mentre (nella sua recita) realizzava che aveva condannato l'unica persona che avrebbe davvero potuto aiutarla. Se quella situazione fosse stata vera, Hilda avrebbe provato emozioni uniche, la sofferenza sarebbe stata grande. Forse non poteva soffrire a quel modo perché la sua situazione non era vera, ma le emozioni di Gabriel invece lo erano, lui era genuino. Ne era commossa e sfruttò proprio quella sensazione per rendere più veri i suoi occhi colmi di lacrime che venivano trattenute sulle sue ciglia. Oboro intanto continuò a giocare con loro, chiedendo a Palladia di bloccare Gabriel per metterlo alla prova. Notò un lampo di perversione e di crudeltà nei suoi occhi, ed un brivido attraversò la schiena di Hilda poiché intuì che avrebbe fatto richieste particolari, magari giocando con entrambi. Ed infatti non aveva sbagliato a pensarlo poiché chiese a lei di avvicinarsi, spalancando le cosce senza alcuna vergogna. Anzi, ostentava la sua femminilità come se fosse uno stendardo e quella sicurezza di Oboro accendeva la vampira di puro desiderio nei suoi confronti. Hilda abbassò la testa e si avvicinò titubante ad Oboro, si fermò in piedi davanti a lei, mentre lei mostrava il suo intimo indecente e le sue carni arrossate. Hilda diede le spalle a Gabriel, così da potersi finalmente concedere uno sguardo malizioso su quelle labbra umide. Se avesse potuto parlare l'avrebbe provocata, chiedendole quanto la eccitasse assumere quel ruolo dominante, e quanto in realtà fremeva dalla voglia di sentire la sua lingua dentro di lei. Non si mosse fin quando non fu Oboro a dirle chiaramente cosa voleva. Emise un piccolo verso stizzito, che lasciò morire in gola, poi si inginocchiò davanti a lei come se stesse per poggiare il capo su un patibolo e aspettasse la sua condanna. In realtà gli occhi di Hilda erano fissi su quelle deliziosi carni e sentiva già l'acquolina in bocca. Si avvicinò a lei con la testa, poggiando le mani sulle cosce di Oboro per tenergliele ferme. Soffiò leggermente sulle sue carni, così da rendere la sua pelle più sensibile ed allo stesso tempo provocare la sua amica. Allungò la lingua dandole una lappata contro le grandi labbra, partendo dal basso per raccogliere i suoi primi umori e trascinarli verso l'alto dove le grandi labbra si separarono e le permisero di saggiare quelle più piccole e morbide, arrivando fino alla clitoride sui cui premette la punta di essa, tintillandola appena per accenderla di ulteriore desiderio. La guardò mentre lo faceva e fu felice di poter sorridere nascosta fra le sue cosce. Avrebbe poi continuato con perizia, affamando Oboro con tocchi dapprima delicati, facendo serpeggiare la lingua fra le labbra vaginali senza però penetrarla. Piegando la sua lingua lunghissima in modo da coprire più superficie possibile, andando solo in un secondo momento a solleticare l'ingresso vaginale, per farle desiderare una penetrazione, senza però soddisfarla, torturandola affinché magari la afferrasse per le corna per farsi dare ciò che voleva. Voleva farla impazzire di piacere, ma serviva una certa cura per aumentare il suo desiderio così che il piacere sarebbe stato incontenibile.
     
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    Stava giocando praticamente a carte scoperte a quel punto, almeno dal punto di vista delle due donne. Stava correndo molti rischi ma era l'unico modo per far coincidere la pienezza del suo compito e la salvezza di Hilda. O almeno questo si ripeteva mentre a denti stretti cercava di mantenere una calma già scemata da molto tempo e che non poteva fare altro che peggiorare. Neanche immaginava quanto fosse intricata quella storia ma per il momento tutto ciò che poteva fare era assecondare Ursula e continuare con la sua farsa. Se non altro aveva creduto a quella storia, estremamente credibile in un mondo come il loro dove un losco trafficante può facilmente pensare di voler far fuori un tipo troppo curioso, quindi anche per un giornalista freelance ad alto rischio come lui un rifugio dove nascondersi e medicarsi poteva tornare utile. Nonostante la mente pragmatica, per Gabriel diventava davvero difficile mantenere la calma mentre vedeva Hilda iniziare a piangere per via dei sensi di colpa e della disperazione, si stava probabilmente rendendo conto di essersi sbagliata fino a quel momento e non era quello il modo che Gabriel avrebbe preferito per riconquistare la sua fiducia. Era davvero una situazione tragica e per quanto gli fosse possibile cercò di guardarla con condiscendenza, nella speranza di farle capire che non doveva preoccuparsi per lui. Almeno per il momento aveva la situazione sotto controllo. Tornò a guardare Ursula nella speranza di ricevere una risposta positiva, ma sapeva per certo che non sarebbe stato affatto facile: la donna aveva colto la possibilità offerta ma non poteva fidarsi di un estraneo. doveva metterlo alla prova e quel tono Gabriel non lo gradiva affatto.
    Possiamo raggiungere un accordo...
    Voleva proporle qualche offerta, ma prima di riuscirci il grosso mastino che li teneva sotto scacco dall'inizio balzò su di lui bloccandolo. Il primo impulso fu quello di liberarsi, attivare il suo potere e ribaltare la situazione, ma tutti gli sforzi fatti fino a quel momento sarebbero stati vani. Aveva bisogno dell'alleanza con Ursula, non poteva più semplicemente neutralizzarla. A denti stretti, più rabbioso di quella belva dalle zanne affilate, Gabriel cercò di trattenersi iniziando a respirare rumorosamente.
    Non serve che la umili in questo modo!
    Il modo servile e sottomesso con cui Hilda le ubbidiva non poteva essere che la testimonianza dell'oppressione che stava provando, e che aveva già provato. Ursula la ricattava così tanto e da così tanto tempo che riusciva ad eseguire un lavoro perfetto nonostante la situazione in cui si trovava e ogni verso di piacere che quella crudele donna ne traeva suscitava una rabbia incredibile nel volto di Gabriel, immobile solo per colpa della belva che lo teneva fermo.
     
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94 replies since 30/5/2021, 12:54   969 views
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