Un nuovo inizio

per Hina

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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Era completamente nudo sul pavimento di casa, sdraiato in una posizione scomoda e scomposta: avrebbe dovuto alzarsi, fare mente locale e riflettere su quanto aveva fatto era accaduto... ma, semplicemente, non ci riusciva. Non riusciva a smettere di pensare a Hilda, al suo corpo meraviglioso, alle espressioni oscene che gli aveva donato e, di conseguenza, non riusciva a smettere di masturbarsi, come se l'essere venuto dentro di lei più e più volte, riempiendola persino di uova, non fosse stato ancora sufficiente per soddisfarlo, per appagare il bisogno morboso che aveva di lei. E, in effetti, era proprio così: anche se aveva pianto a dirotto, terribilmente affranto e disperato, gli era bastato soffermarsi per un attimo su quanto aveva consumato con Hilda, sulla sua bellezza, che i suoi occhi si erano seccati di colpo e, anche se aveva ancora il volto umido di lacrime, il suo cazzo si era inturgidito di colpo, pulsando impaziente come se non fosse venuto neppure una volta.
    Fu una masturbazione feroce e brutale, estremamente lunga e faticosa, come se il suo corpo si rifiutasse di venire con lo spettro evanescente evocato dai suoi ricordi e reclamasse la vera Hilda, quella sfatta e appagata che aveva lasciato svenuta tra i cespugli, travolta dalla sua brutalità. Purtroppo la vampira non era lì con lui e quindi dovette sforzarsi con tutto se stesso per strapparsi un orgasmo, tanto che arrivò a mordersi a sangue il labbro inferiore mentre, con la mano sinistra, incideva con le unghie il punto del collo in cui era stato morso, in quello che era a tutti gli effetti un tentativo di autoinganno. Alla fine, l'acme tanto inseguito e cercato arrivò, con lui che emise un verso inarticolato, quasi più di frustrazione che di piacere e, tendendo ogni singolo muscolo di quel corpo scolpito, veniva con schizzi abbondanti sul pavimento; non si avvicendarono molti fiotti e, quando l'orgasmo e il pallido piacere che ne aveva ricavato si esaurirono, Adam si accasciò completamente al pavimento, madido di sudore e sentendosi completamente esausto, anche se tutt'altro che appagato. Rimase per un tempo incalcolabile in quella posizione, mentre il suo seme seccava e il suo respiro si regolarizzava, con la mente che vorticava confusamente, stancamente da un pensiero all'altro.
    Forse si assopì per qualche ora, forse rimase in una sorta di trance ad ascoltare le pulsazioni fastidiose del suo cazzo rimasto ostinatamente duro o il ritmo lento, stanco dei suoi respiri, fatto sta che quando riuscì a rialzarsi era l'imbrunire. Si diresse in cucina per bere un bicchiere d'acqua, sentendosi la gola arsa dalla sete e camminando come un sonnambulo, con la testa che gli minacciava di cadere in qualche vertigine da un momento all'altro; non accadde nulla di simile, per fortuna, e riuscì a bere e persino a ripulire le macchie del suo sperma, lavando il pavimento per poi dirigersi stancamente al bagno e farsi una doccia veloce. Si sentiva sfinito e, sebbene non avesse mangiato nulla dalla mattina, sentiva lo stomaco completamente chiuso, tanto che raggiunse il letto e vi si buttò esausto, addormentandosi pochi attimi dopo. Non fu, però, il sonno tranquillo e ristoratore che desiderava: una coorte di incubi era lì ad attenderlo, nelle tenebre della sua mente e subito ne fu ghermito. Si vide pietrificato sotto lo sguardo affranto, ferito della Papessa e sotto quello disgustato di Domino, per poi scoprirsi davanti una Lucia in lacrime per colpa sua e un'Hazel che lo guardava con odio sincero e bruciante; in ognuna di queste situazioni non poté fare o dire nulla, semplicemente era pietrificato, schiacciato dal peso delle sue colpe e della sua meschinità. Poi, improvvisamente, eccolo sotto a Clerice, col cazzo imprigionato dalle sue natiche sode mentre gli ordinava di venire e lui, semplicemente, non ci riusciva. Clerice lo picchiava col frustino, si rivolgeva a lui in maniera sprezzante, lo insultava ma lui non ci riusciva... e il non riuscirci, il fatto stesso di venir umiliato in quel modo, gli procurava un piacere spaventosamente intenso. Anche questa scena si confuse e poi non fu che una fantasmagoria di immagini spezzate, rotte di Hilda che si univa a lui, che lo dominava, che si lasciava sopraffare, che godeva e che piangeva spaventata.
    A sottrarlo dall'abbraccio di queste Hilda spettrali e multiformi ci pensò un suono molesto e l'odore piacevole, rassicurante del caffè: Adam aprì gli occhi lentamente, sentendosi ancora esausto e assonnato ma senza comprendere il significato di quell'odore e di quei rumori. Poi, come un fulmine a ciel sereno, spalancò le palpebre e si alzò di soprassalto, dirigendosi verso la cucina istintivamente, con furia. Lo spettacolo che lo attendeva era peggiore oltre ogni sua aspettativa: davanti a lui, intenta a riempire due tazzine da caffè, c'era Hilda, bella e terribile come il peccato. Adam indossava una maglietta nera aderente e un paio di boxer del medesimo colore, le prima due cose che aveva trovato prima di crollare sul letto la sera prima, quindi la vampira poté gustarsi ogni più piccola reazione di quel corpo imponente: davanti a lei, infatti, la tiranide trasalì e i suoi occhi si sgranarono spaventati, prima che ogni suo singolo muscolo si contraesse pronto per combattere... o per fuggire. I suoi occhi chiari esprimevano qualcosa di più del semplice sbalordimento, una sorta di sincero, stupefatto terrore e la sua bocca schiusa, incapace di articolare qualunque suono, ne era la prova più lampante: provò a muovere le labbra, forse in una prevedibile domanda, ma la sua voce non uscì e il suo sguardo rimase fisso e tremante su di lei. Beh, fisso su di lei, certo... ma non fisso sul suo volto, poiché scivolò inevitabilmente in quella scollatura fin troppo generosa e Hilda poté notare una cosa piuttosto curiosa: tutto quel corpo scolpito era teso dalla paura, ma erano così i suoi boxer, anche se ciò che li riempiva non era affatto terrore. Naturalmente poteva essere il residuo dell'inevitabile erezione mattutina, certo... ma era un residuo sorprendentemente ostinato se neppure tutto quello sconvolgimento riusciva a spazzarlo via.
    C-come... come sei entrata? - riuscì finalmente a dire, anche se in un rantolo roco, dopo aver riportato di tutta fretta lo sguardo sui suoi occhi e non più su quel seno meraviglioso. Era spaventosamente nervoso e il modo stesso in cui si teneva sulla soglia della cucina, come se avesse paura a entrare, era un indizio evidente della tensione che lo animava in quel momento. - Come hai trovato casa mia? Mi hai pedinato? Come... c-come... - così tante domande e così tanta paura in lui, al punto che si confuse e finì tutto in un balbettio a stento comprensibile. Perché era lì, che altro voleva?! Una parte di lui non avrebbe desiderato altro che volgerle le spalle e scappare via a perdifiato, ancora una volta, anche a costo di andare in strada in mutande... mentre un'altra parte di lui, voleva proprio rimanere lì a guardarla. A guardarle il seno, certo, ma anche le cosce meravigliose, il ventre allenato che sembrava richiamare i suoi baci in una vorticosa discesa verso il pube e il delizioso, magnifico fiore di carne che custodiva; fu questa parte, almeno per qualche attimo, a prevalere tanto che Hilda lo avrebbe visto perdersi ancora una volta sul corpo, sui piacevoli dettagli di quell'abito splendido e perverso, sui gioielli con cui aveva impreziosito ulteriormente la sua figura. Per il tempo di un lungo, trattenuto respiro, Adam pensò a quanto sarebbe stato bello trovarsela ogni mattina lì, ad attenderlo con quelle belle, invitanti labbra curvante in un sorriso, in attesa del suo bacio...
    Quasi trasalì a questo pensiero sbagliato, folle e scosse il capo per scacciarlo via, arrossendo addirittura come se si vergognasse, senza capire di cosa: ...s-sto per chiamare la polizia. - riuscì a dire, col solo risultato che le sue gote si fecero ancora più rosse a quella minaccia incredibilmente stupida: cosa gli avrebbe detto? "Aiuto, la donna che ho stuprato ieri mi sta facendo il caffé"? Si sentì un idiota e completamente disarmato, spaventosamente vulnerabile alle armi della vampira.
     
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    Era felice di vedere Adam nel suo aspetto umano dato che riuscì a leggere nei suoi occhi ogni sfumatura delle emozioni che lo attraversavano mentre la guardava. Da quanto era sorpreso, ne dedusse che quel protafogli non glielo aveva lasciato appositamente e che aveva avuto ragione nel pensare che fosse stata la sua adorata dea a far accadere un simile evento per permetterlo di trovarlo e scoprire altro di lui. Non riuscì a reprimere un sorriso malizioso nel vedere il rigonfiamento nei suoi boxer che si disegnava golosamente sotto la stoffa e le lasciava poco all'immaginazione. Rese piuttosto evidente il fatto che guardò prima la zona inguinale dell'uomo e poi il suo volto, facendo una piccola smorfia con un leggero cenno della testa che sembrava voler dire "sei proprio incorreggibile".
    Hai lasciato la porta aperta, dovevi essere particolarmente sconvolto per non accorgertene. rispose brevemente al primo quesito di Adam, mentre elegantemente posava la caffettiera sulla cucina per poi tornare al tavolino su cui erano poggiate le tazzine, piegandosi leggermente in avanti per poggiarsi con i gomiti su di esso e mettere ulteriormente in mostra il suo corpo. Adam intanto continuava a chiedersi perché fosse lì, spaventato al punto da non voler entrare dentro la stessa stanza, come se fare un passo in avanti avrebbe reso troppo reale ciò che stava vedendo in quel momento. Alla fine la minacciò ancora, dicendole che avrebbe chiamato la polizia. A quelle parole non riuscì a reprimere una mezza risata pensando a quanto fosse ironico il fatto che avesse ancora così tanta paura di lei nonostante l'avesse stuprata e poi lasciata in quel giardino da sola e indifesa: suonava così ipocrita da parte sua e quella consapevolezza increpò le sue labbra in un sorriso maligno e soddisfatto. Eimettendosi perfettamente eretta, guardò dritta negli occhi l'uomo, fascendo schioccare le labbra per la delusione.
    Accidenti... sei ancora arrabbiato con me? Nonostante tutto ciò che mi hai fatto? fece un poco teatrale, allungò una mano verso un piccolo oggetto vicino alle tazzine del caffè, lanciandoglielo contro in modo che lo prendesse al volo: era il suo portafogli che aveva smarrito con dentro i suoi documenti ed i soldi.
    Devo ammetterlo, lasciarmi i soldi come se fossi una puttana è stato un colpo molto basso da parte tua Adam. Nonostante questa altra umiliazione, mi tratti ancora come se fossi io la cattivona? Non provi nemmeno un briciolo di vergogna? il tono fu irritato e offeso, ma cercò di tenere sotto controllo la propria rabbia. Prese posto alla sedia vicino al tavolino, zuccherando una delle tazzine di caffè fingendo che andasse tutto bene, ma dai gesti si capiva che non era affatto serena. Non avrebbe accettato un altro rifiuto, e ancora di più non lo avrebbe accettato proprio da Adam e dopo ciò che era successo fra di loro.
    Perché continui a fuggire via? Non ti sei reso ancora conto di quanto io e te ormai siamo legati? Pensavi di appianare i conti e chi si è visto si è visto? Che tornavi alla tua vita serenamente dopo avermi stuprata e riempita di uova? mentre parlava girò troppo violentemente il cucchiaino nella tazzina versando parte del caffè sulle dita, scottandola leggermente, quel piccolo dolore la aiutò a riprendere il controllo delle proprie pulsioni e sbollentò il senso di frustrazione e rabbia che la stava assalendo. Diede una lenta e sensuale lappata sulle dita sporche di caffè per pulirsi ma guardò verso Adam in attesa di una risposta, di scoprire se avesse intenzione di fuggire ancora o di affrontare la situazione e prendersi le sue responsabilità.
     
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    Per qualche attimo Adam credette (sperò) di star ancora sognando, tanto la vista di Hilda nella sua cucina era assurda e spaventosa insieme. Purtroppo per lui, più i secondi si avvicendavano, più si trovava costretto ad ammettere di essere sveglio e di star osservando la triste, spietata realtà... e di non essere assolutamente pronto per affrontarla una seconda volta. A dimostrazione di ciò, fu il modo in cui reagì al suo sguardo: non solo, infatti, seguì docilmente la scia bollente dei suoi occhi sul suo corpo ma, quando questi si fissarono sui suoi boxer, istintivamente si coprì con le mani, in un gesto degno di una ragazzina pudica. Naturalmente, subito dopo, arrossì tra la vergogna e l'irritazione e nel vederla sorridere in quel modo, serrò le mascelle e si scoprì, infuriato di aver reagito in una maniera tanto stupida.
    Purtroppo per lui, però, la sua parziale erezione non era stata minimamente fiaccata da quella girandola di emozioni e Hilda poté continuare a bearsi della sua vista, anche quando gli rivelò com'era entrata: Adam sgranò gli occhi e si colpì una gamba col palmo, in un gesto di stizza per aver dimenticato qualcosa di così importante come chiudere la porta. Però sì, la sera precedente era davvero sconvolto... e in quel momento lo era ancora di più, dopotutto la dimenticanza della porta spiegava come aveva fatto a entrare, non certo come lo aveva trovato. Non che quelle informazioni fossero la priorità, al momento: Adam si sentiva spaventosamente vulnerabile e voleva, doveva provare a mettersi in una situazione di vantaggio.
    Sfortunatamente, il meglio che trovò fu quello di minacciarla di chiamare la polizia... parole che gli suonarono vuote e insensate un attimo dopo averle pronunciate. Hilda sembrò condividere quella sensazione, poiché rise apertamente di quella minaccia tanto che Adam si trovò costretto a distogliere lo sguardo, palesemente a disagio, prima di riportarlo da lei, attratto da quella maledettissima scollatura e desolatamente incapace di resistervi. Naturalmente tornò ad arrossire e a serrare le labbra, arrabbiato con lei e - soprattutto - con se stesso per rivelarsi così spaventosamente debole, cedevole alla sua bellezza e alla sensualità di cui sembrava letteralmente impregnata, che grondava anche dal suo gesto più innocente e apparentemente neutro.
    Cosa... cosa io ti ho fatto? Io non... - non riuscì a finire la frase, che Hilda gli lanciò un oggetto che prese al volo: immediatamente, nel sentirlo tra le mani, intuì cosa potesse essere e, nel guardarlo, ebbe la risposta a tutte le sue domande. Era il suo portafoglio! Controllò immediatamente che ci fossero i suoi documenti, temendo che lei glieli avesse sottratti per ricattarlo o chissà cos'altro ma, nel notare che fosse tutto lì, non si sentì affatto più tranquillo. Lei sapeva tutto o quasi di sé e questo perché era stato un idiota patentato, un completo stupido che aveva fatto un errore dietro l'altro e adesso ne stava pagando le inevitabili conseguenze. Il suo occhi erano sgranati e per un attimo si perse nei suoi pensieri, sentendosi spaventosamente alle strette. Le parole di Hilda ebbero il potere di risvegliarlo e di riportare il suo sguardo su di lei: - No, io... io non ti ho lasciato alcunché. Non volevo umiliarti, io... - era confuso e vulnerabile, tanto che si ritrovò a balbettare quelle che sembravano delle vere e proprie giustificazioni... come se fosse lui a doversi giustificare! Il tono arrabbiato di Hilda risvegliò la sua di rabbia e quello sguardo confuso, sbalordito si accese d'ira e, istintivamente, si mosse verso di lei, finalmente abbandonando la soglia della cucina.
    Io non volevo s... non volevo farti nulla! Non volevo neanche incontrarti! Sei tu che mi hai provocato e mi hai... mi hai costretto, sì, costretto a farlo! - ribatté, con l'ira che costringeva a pronunciare di fretta, senza cura le parole... ma senza riuscire a dire neppure una volta la parola "stupro", che evidentemente non voleva associare a sé, alla sua persona. In tal senso, benché si fosse accalorato e avvicinato al tavolo, fronteggiando la vampira, il suo sguardo non era deciso e tutto il suo corpo possente, coi muscoli scolpiti ben in mostra, sembrava essere più pronto per la fuga che per combattere. - Sei stata tu a umiliarmi fin dall'inizio e hai cercato di manipolare i miei sentimenti, le mie emozioni per... per il tuo piacere. Non tollero che adesso tu mi dia l'esclusiva responsabilità di quanto è accadu.... - s'interruppe di colpo, per un attimo completamente e totalmente ammaliato dal modo sensuale in cui Hilda si leccò le dita sporche di caffè; la vampira poté proprio notare quello sguardo azzurro perdere la brillantezza sinistra dell'ira e farsi semplicemente estatico, perso, mentre la sua bocca rimaneva schiusa e afona e tutto quel corpo imponente si rilassava... tranne la parziale erezione contenuta nei suoi boxer, che fu attraversata da un palese fremito. A risvegliarlo da quella che fu una sorta di trance, fu il modo in cui il suo collo prese a pulsare freneticamente, come se stesse reclamando un nuovo morso: una vampata d'ira e vergogna lo avvolse, arrossando il suo volto altrimenti diafano e facendogli digrignare i denti. Emise un verso di rabbia e battè forte i palmi contro il tavolo, facendo tintinnare e tremare le tazzine. - Perché non riesco a toglierti dalla mia testa?! Perché mi stai facendo tutto questo?? Cazzo, sto impazzendo, sto impazzendo! Questo non è un legame, è... è una maledettissima catena! - quasi gridò, sporgendosi verso di lei, mentre le sue braccia muscolose premevano le mani contro il tavolo e lui, minaccioso, incombeva sulla sua figura. Eppure, malgrado quel corpo enorme e i muscoli in tensione, gonfi di rabbia e di frustrazione oltre il velo sottile della maglia, i suoi occhi non esprimevano soltanto furia od odio: c'era anche una muta, quasi infantile, richiesta d'aiuto che vi riluceva appena.
     
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    Vedere Adam che si copriva con le mani dopo che aveva visto il suo membro in erezione sia in forme umane che mostruose la divertì poiché le ricordò un adolescente e non un uomo adulto. Voleva forse negare l'evidenza? Oppure semplicemente non voleva darle la soddisfazione di poterselo mangiare con gli occhi? Adam era in piena fase di negazione, non voleva assolutamente ammettere ciò che aveva fatto, più che comprensibile per qualcuno che credeva di essere "buono" e giusto. Quasi si sentì offesa nel vederlo che controllava il contenuto del portafogli, come se Hilda avesse bisogno di denaro o di prendere i suoi documenti per ricattarlo. Aveva decisamente qualcosa di molto migliore per farlo, ma per il momento non avrebbe giocato quella carta. Si godette invece il suo futile tentativo di giustificarsi, dicendole che non aveva lasciato il portafogli per umiliarla, poi finalmente si fece avanti superando la soglia della porta per avvicinarsi e continuare ancora a negare le sue colpe, riversandole invece su di lei. Hilda lo guardò sconvolta: era ovvio che non lo fosse davvero, era vero che lo aveva provocato e che non aveva fatto niente per fermarlo, ma quella era solo una mezza verità perché il resto ce lo aveva messo lui in modo totalmente spontaneo. Lei aveva solo gettato l'amo, lui aveva abboccato ma poi si era arrampicato lungo il filo divorando anche l'amo. Le diede ai nervi che lui non vedesse in faccia la realtà che fuggiva dalle sue responsabilità, continuava ad etichettarla come l'essere malvagio che lo aveva abbindolato e manipolato.
    In che modo?! sbottò Hilda spazientita per tutte quelle lagne: perché continuava a fuggirle, perché semplicemente non ammetteva che era pazzo di lei? Rifiutava i suoi sentimenti, rifiutava il loro legame, in poche parole rifiutava lei e Hilda non poteva tollerarlo, non dopo la passione folle che le aveva mostrato. Non poteva accettare che continuasse a negare quanto si sentisse preso da lei, quanto in realtà la voleva.
    Analizziamo i fatti Adam! Tu mi hai afferrata e sbattuta contro un muro, quando sono riuscita a liberarmi e a fuggire mi hai inseguita, ti sei anche trasformato per raggiugermi e sopraffarmi. Quando alla fine mi hai catturata, mi hai scopato ancora ed ancora, hai sfogato su di me tutti i tuoi sentimenti che non riesci nemmeno a capire! alzò la voce, gesticolò animatamente tradendo quindi le sue stesse emozioni: era frustrata ed arrabbiata, ma non avrebbe mai ammesso che aveva alimentato lei stessa la furia cieca di Adam. Aveva per le mani una potente arma contro di lui e non ci avrebbe mai rinunciato: i sensi di colpa potevano aiutarla tantissimo a manipolarlo e non avrebbe esitato a farlo. Infatti quando Adam battè le mani sul tavolo, Hilda colse subito la palla al balzo sussultando spaventata e indietreggiando con la schiena, così che sembrasse timorosa verso di lui, come se si aspettasse un altro sfogo di violenza. Le sue parole la colpirono come un pugno nello stomaco, una catena che lo costringeva? Nonostante si fosse fatta stuprare continuava a vederla come un nemico e ciò la fece soffrire. Serrò la mascella e si mostrò coraggiosa, poggiando anche lei le mani sul tavolo avvicinandosi a lui, quasi come se volesse dargli una testata.
    Voi uomini siete tutti uguali, non importa la razza, mentite a voi stessi perché non riuscite ad accettare la verità, non riuscite ad accettare che siete dei mostri, che vedete noi donne come degli oggetti che vi appartengono. Ci usate come dite voi e ve ne fregate dei nostri veri sentimenti. Quante volte hai detto la parola "mia" mentre mi stupravi? Vuoi sapere perché? era agitata e non lo nascose affatto, voleva mostrargli che anche lei aveva un cuore e che non era quel mostro burattinaio che credeva che fosse.
    Perché mi ami Adam! Solo perché non è stato tutte rose e fiori, solo perché non siamo usciti a cena e ci siamo divertiti a bere qualcosa e a chiacchierare, non significa che non lo sia. Credi forse che l'amore sia solo gioia? No! L'amore è dolore, è tramite esso che si cela il velo valore di quel sentimento. E' facile credere di amare quando si è felici, ma è quando si soffre che saprai che è autentico! lo afferrò per la collottola e lo tirò verso di sé rabbiosa, facendo aderire la fronte contro la sua, guardandolo dritta negli occhi. Era un gesto aggressivo e non dolce, come quando due uomini si spingono a vicenda con le teste per mostrare che si era più forti.
    Non sei riuscito a fermarti non è così? Non sei riuscito a controllarti perché non sono un semplice nemico per te. Dici di odiarmi ma non sai che l'odio è l'altra faccia della medaglia dell'amore? Pensi sempre a me perché mi vuoi... gli occhi si abbassarono per fissare le labbra di Adam, la fronte si staccò da lui per avvicinare le labbra alle sue, ma non azzerò le distanze.
    ...ma il tuo stupido cervello si rifiuta di ammetterlo. si avvicinò ancora mancavano solo pochi millimetri per un bacio, ma non lo fece, sollevando invece di nuovo lo sguardo su di lui languida, in attesa di avere il suo consenso, di avere una risposta da parte sua: non voleva imporgli il bacio voleva che fosse una cosa che volevano entrambi.
     
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    Vedere Hilda sbottare di rabbia, quasi ferita per le sue parole, lo soprese e diede uno scossone fin troppo intenso alle povere certezze che, di tutta fretta, stava provando a erigere come un muro protettivo tra sé e la vampira. Uno scossone che fece traballare ogni singolo mattone di quella fragile difesa che, poco dopo, venne sfondata dalle accuse precise, logiche della donna: di fronte alla sua analisi dei fatti Adam non poté che sgranare gli occhi e schiudere afono la bocca, incapace di trovare una risposta convincente, un'obiezione che suonasse sensata e non fosse la giustificazione meschina, lorda di pregiudizio e falsità di uno stupratore impenitente e tutt'alto che pentito di quanto compiuto.
    Certo, lui era convinto che Hilda lo avesse provocato ad arte e che lo avesse manipolato fin dal primo momento in cui l'aveva incontrata... ma che prove aveva dalla sua parte? Quel ragazzino, che pareva essere stata la sua vittima, sembrava essere in salute e l'aveva salutata allegramente, mentre con lui non aveva dette niente di davvero compromettente anzi, adesso che ci pensava, le sue azioni sembravano compatibili con quelle di una donna spaventata e non con quelle di un demone freddo e calcolatore. Anche il modo in cui stava reagendo adesso sembrava sincero, spontaneo... e lui, semplicemente, non sapeva che pensare. Se davvero l'aveva presa contro il suo volere, perché non era andata dalla polizia a denunciarlo, perché era tornata da lui a parlargli di quelle cose, a rinfacciarli di sentimenti che non riusciva a capire? Adam si sentiva stordito, terribilmente confuso e adesso che si era avvicinato a lei, che era entrato in quella stanza che probabilmente la ospitava da alcuni minuti, si ritrovò a respirare il suo profumo dolce, invitante e i suoi pensieri si fecero improvvisamente più lenti, più imprecisi come se il semplice contatto col suo odore fosse abbastanza per offuscare la sua ragione e renderlo più vulnerabile.
    Forse fu anche questa consapevolezza ad accendere la sua ira e farlo abbandonare a quello scatto di rabbia, sbattendo i palmi sul tavolo e facendo tintinnare le tazzine. Di certo fu un gesto di cui si pentì subito, poiché Hilda ne sembrò spaventata e indietreggiò appena, lasciandolo a guardarla sbalordito e poi, subito dopo, terribilmente colpevole: che gli stava succedendo, perché si comportava così? Lui non era un mostro violento, perché non riusciva più a controllarsi, a ragionare lucidamente? Se anche Hilda fosse stata l'aguzzina che credeva, non aveva alcun diritto di comportarsi in quel modo, non aveva alcuna giustificazione per quello che le aveva fatto. Hilda vide letteralmente la rabbia di Adam crollare davanti alla sua paura, mostrando un volto pentito, colpevole, con quegli occhi chiarissimi che la guardavano sinceramente dispiaciuti.
    Fu il turno di Adam di trasalire quando la vampira, presasi di coraggio, poggio anche lei le mani sul tavolo e avvicinò al suo volto, guardandolo con determinazione: - No, ti sbagli, io non ho mai pensato a te in questi termini, io non ho mai voluto usarti... non... non so perché mi sono comportato così, davvero! Devi credermi, io... - ammutolì, fermando quella che sembrava un accorato tentativo di giustificazione. Era davvero bastato così poco per farlo passare dalle accuse alle giustificazioni, per disarmarlo della sua rabbia? Non che si fosse fermato per questo, oh no: semplicemente la domanda di Hilda lo sorprese e scoprì di volerne conoscere la risposta, così stette zitto e le chiese, con una muta richiesta dello sguardo, di svelargli la verità. La verità arrivò e lo colpì come uno schiaffo in pieno volto: Hilda affermò che lui l'amava, che si era comportato in quei modi perché era innamorato di lei e che, sebbene il loro legame non fosse nato in un modo consueto, "normale", non per questo era meno vero, meno autentico. Adam la guardò semplicemente sbalordito e quando lei lo afferrò e premette la fronte contro la sua, glielo permise, docile come un cucciolo ammaestrato.
    Era assurdo! Lui non poteva amarla, lui l'odiava! L'amore non poteva essere qualcosa di tanto sporco, di tanto carnale e sanguinolento... eppure, malgrado la sua mente si oppose con tutte le sue forze a quella folle, malata idea, Hilda poté vedere quegli occhi chiarissimi sprofondare nella confusione più totale e avrebbe sentito il corpo di Adam tornare a tendersi, pronto a una nuova fuga. "Pensi sempre a me perché mi vuoi" le labbra di Adam pronunciarono mute questa frase e, anche la sua ragione gli urlava di no, che era una menzogna, lui sentì che era vero... e che la voleva anche in quel momento.
    Con Hilda così vicina sé, il suo profumo si fece più intenso e ancora più stordente, mentre gli occhi della tiranide perdevano la luce di quel loro conflitto interiore e, quasi guidati da una forza superiore, si fissavano sulle labbra spaventosamente invitanti della vampira. Istintivamente, senza alcun motivo, deglutì (Hilda avrebbe visto il pomo di Adamo guizzare appena, su quel bel collo virile) e schiuse le labbra avvicinandosi alle sue, come a offrirgliele prima ancora che lei manifestasse compiutamente il desiderio di baciarlo. - Hilda... - un sussurro, appena un sussurro soffiato sulle labbra della vampira, così meravigliosamente vicine e così maledettamente lontane, mentre i suoi occhi si perdevano in quelli dorati della vampira... poi, in un respiro trattenuto, socchiuse gli occhi e annullò ogni distanza, baciandola. Adam si limitò soltanto a premere le labbra sulle sue, sospirando di piacere per la loro innaturale, impossibile morbidezza e a bearsi di quel contatto delicato, quasi casto che fece sparire dal suo corpo ogni sensazione negativa, ogni emozione sgradevole: il cerchio alla testa, il pulsare frenetico delle tempie, il ronzio costante dei pensieri... tutto si era acquietato, dissolto, c'era soltanto il suo corpo teso verso le labbra della vampira e le sensazioni magnifiche che gli donavano, la loro assurda morbidezza, la loro consistenza di seta, il loro calore meraviglioso.
    Fu un bacio sospeso, trattenuto e quando Adam aprì gli occhi qualche attimo dopo, Hilda vi trovò una luce intensa, violenta che vi ardeva: si staccò quasi di colpo, spingendo a lato il tavolo con un gesto brusco, violento delle braccia, senza preoccuparsi minimamente delle tazzine che cadevano sul pavimento, rompendosi e riversando così il loro contenuto. Un attimo dopo aver eliminato ogni ostacolo che li separava, Adam si gettò su di lei, stringendole la vita con le sue braccia possenti e tornando a baciarla, stavolta in maniera spaventosamente passionale, mostrando un'urgenza e un bisogno davvero intensissimi; immediatamente cercò la sua lingua, intrecciandola con la sua e spingendo, al contempo, Hilda in modo che si trovasse immobilizzata tra lui e il ripiano della cucina. Il sapore della sua bocca era semplicemente folle, tanto era spaventosamente buono, dolce e mentre la baciava quasi come volesse divorarla, portò la mano destra tra gli spacchi e i veli di quel vestito indecente, accarezzandone la coscia bruna famelico fino a incontrare la sua natica, afferrandola e palpandola come se da quel contatto ne dipendesse la sua vita. Mugolò di piacere, stregato, innamorato delle sue labbra, delle sue forme si premette ancora di più su di lei, tanto che Hilda avrebbe sentito i pettorali scolpiti, sodissimi dell'uomo premerle contro i seni prosperosi, gli addominali definiti contro il ventre... ma, soprattutto, un'erezione piena e granitica contro il suo pube e la sua pancia. - Mh, Hilda... - si staccò un attimo dalle sue labbra, gemendo e guardandola con un'intensità quasi ferina, come se potesse divorarla con gli occhi... prima che quegli stessi occhi s'illuminassero di dispiacere, di timore. - Io... non ho mai provato nulla di simile in vita mia. Non faccio che sognarti, non faccio che pensare a te... quando sono tornato a casa, ieri, mi... - la voce s'interruppe e lui allentò la presa sul suo corpo, smettendo di palparla mentre distoglieva lo sguardo dal suo e quasi cercava di trattenere una confessione particolarmente umiliante. - ...io mi sono masturbato pensandoti. - ammise, ritornando a guardarla e vergognandosi come un ladro ma non riuscendo a reprimere l'estremo bisogno di confessarsi, di condividere il peso dei suoi tormenti, dei suoi demoni. - Non capisco che mi succede, Hilda! Questo è amore? E' amore desiderarti così tanto da star male, diventare duro al tuo solo pensiero? E' amore... essere terrorizzato da te? - le chiese confuso, smarrito, con gli occhi che brillavano di disperazione e di desiderio assieme. Avrebbe voluto soltanto baciarla e tornare a star bene, a non sentire più l'urlo che scuoteva la sua anima, la paura che la faceva tremare... ma lui doveva sapere, doveva capire: la belva che avvinghiata al suo cuore, che lo dilaniava e lo rodeva... era amore? Era questo quello di cui parlavano tutti e che lui non aveva mai provato?
     
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    Adam sentiva il primo campanello di allarme facendosi la giusta domanda: perché Hilda non era andata a denunciarlo? Dopo lo stupro e con in mano i suoi documenti, sarebbe stato semplice ed efficace denunciarlo per ciò che le aveva fatto. Invece era andata da lui, gli aveva riportato i documenti e lo affrontava faccia a faccia da sola. Mettendosi quindi in teoria di nuovo in pericolo. Se glielo avesse chiesto, Hilda sapeva già come rispondergli, ma non servì giustificarsi dato che Adam si preoccupò di capire cosa stesse provando realmente, di trovare una spiegazione logica a ciò che sentiva. Vedere la reazione di Adam quando lei indietreggiò spaventata le fece capire quanto in realtà lui volesse comportarsi in modo diverso. Lui si credeva diverso, gentile e buono, ma con lei perdeva il controllo e quando se ne rese conto cercò di giustificarsi, cercò di scacciare via a parole l'accusa di essere come tutti gli altri che la trattavano come un oggetto, che proiettavano su di lei le loro frustrazioni e le loro paure. Eppure era ciò che Adam aveva fatto, si era lasciato andare totalmente ai suoi istinti quasi non provando nemmeno a combatterli. Ovviamente c'era stato il legame vampirico ad aver influenzato molto e probabilmente anche altro, ma era ciò che serviva ad Hilda per portare i pensieri di Adam verso un percorso preciso di pensieri. Nel vederlo così curioso e confuso in attesa di sentire la sua risposta, le verità che non aveva afferrato, diede la conferma ad Hilda che aveva tutta la sua attenzione, che poteva fargli credere tutto ciò che voleva. Bugie folli in cui anche Hilda voleva credere, ecco perché si era avvicinata a lui ecco perché gli stava chiedendo un bacio per poter spazzare via ogni dubbio con il desiderio; ma non sarebbe stata violenta, voleva usare la dolcezza per fargli accettare quella verità, la loro verità. Attese quindi con il cuore in gola e quando le labbra di Adam si posarono contro le sue, un brivido bollente di felicità le attraversò la spina dorsale, facendole scappare un mugugno eccitato e felice che si soffocò fra le loro labbra sciogliendosi in un bacio quasi casto. Hilda piegò la testa leggermente, pronta a rendere quel bacio più intenso, ma lui si separò da lei facendole temere il peggio. Difatti sussultò sgranando gli occhi dallo spavento quando lui scaraventò via il tavolino che faceva da ostacolo: non capì se voleva aggredirla, il suo corpo teso lo fissò ma in un attimo lui le fu addosso stringendola fra le sue braccia. Dopo un primo momento di tensione, Hilda si sciolse mugugnando sorpresa nel sentire ancora la sua bocca e poi la lingua affamata di lui che cercava un tocco più profondo. Lei ricambiò con lo stesso ardore, sollevando le mani che intrecciò sulla sua nuca, piegando la testa da un lato così che le loro bocche potessero incrociarsi al meglio e rendere i loro baci passionali e voraci. Una mano continuava a carezzargli i capelli mentre l'altra si ancorava alla sua spalla per abbracciarlo. Assecondò la carezza rude di Adam sollevando la coscia così che potesse scivolare facilmente sulla sua pelle ed afferrarla come voleva. Si beò di quel contatto stretto fra loro due, nel sentire il suo corpo tonico, e quella deliziosa erezione premerle contro il ventre. Quando si separarono, Hilda continuò a guardarlo languida ed anche un pizzico sorpresa. Intanto Adam sembrava accettare il fatto che ciò che sentiva per lei potesse essere "amore". Sorrise intenerita quando le confessò che si era masturbato pensando a lei dopo che si erano separati. Quindi era più grave di quanto si aspettasse e ciò non poteva che farle un immenso piacere.
    Se non è amore cosa è? Se mi odiavi davvero mi avresti uccisa. Se mi odiassi l'unico pensiero che ti tormentava sarebbe quello di volermi vedere morta. Invece guarda... la mano sulla spalla scivolò fra loro due arrivando a posarsi contro l'erezione di Adam carezzandola attraverso la stoffa. Eccitandosi nel sentire la sua consistenza ed il suo calore.
    ... vuoi prendermi, vuoi fare l'amore con me. L'amore non è un sentimento semplice e logico, non hai letto di tutti i poeti che ne parlano? Qualcuno di loro ha mai detto che è una cosa semplice? Che abbia una logica? portò le mani sulle natiche di Adam e lo strinse contro di lei, in modo che il loro pube entrasse in stretto contatto. Si strusciò contro di lui lentamente, spalmandosi quell'erezione contro il ventre. Ridisegnando nella sua mente le sue forme, rievocando i ricordi di come l'aveva fatta sentire bene.
    L'amore è folle, è gioia e dolore è insensato, ma è grande è intenso, ti fa provare emozioni che non conosci, che ti fanno paura. le mani dalle natiche andarono verso la maglia di Adam e ne raccolse la stoffa sollevandola così da spogliarlo di essa. Mentre sollevava la maglia, lei baciava la pelle che scopriva, baciandogli il ventre e risaliva verso il petto, leccandogli un capezzolo, continuando a salire ancora verso il collo, il mento e quando gli sfilò via la maglia si fece trovare davanti al suo viso così da baciarlo ancora. Lo fece con passione, infilandogli la lingua in bocca, intrecciandola con la sua e facendogli sentire quando fosse più lunga di una lingua umana normale. Intanto le mani si infilarono nei boxer, spostando la stoffa verso il basso così da liberare l'erezione. Lo voleva nudo, lo voleva in tutta la sua perfetta bellezza davanti a lei.
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Hilda si sciolse quasi immediatamente tra le sue braccia, accogliendo il suo bacio con desiderio e offrendosi completamente alle sue mani. Per Adam il suo corpo rappresentò un sorso d'acqua fresca quando si ha gola riarsa, il primo respiro dopo aver rischiato di soffocare: tutto il dolore, la confusione, la paura che lo avevano attanagliato fino a quel momento si sciolsero davanti al tepore meraviglioso di quella pelle vellutata, svanirono dinnanzi alla perfetta morbidezza delle sue forme. Respirò intensamente il suo meraviglioso profumo mentre continuava quel bacio intenso, vorace inclinando appena il capo dall'altro lato rispetto a come aveva fatto lei, in modo da poterlo approfondire ulteriormente e avere pieno accesso a quella bocca semplicemente unica. La morbidezza di quelle labbra non aveva eguali, la sua lingua era pura seta e tutta, tutta la sua bocca non era che un paradiso di carne in cui non voleva far altro che perdersi; come il giorno prima, accarezzava con la lingua quei canini puntuti ma, a differenza del bacio precedente, lo faceva senza foga e quindi senza procurarsi tagli o piccole ferite: semplicemente voleva esplorare, adorare tutto di lei e anche quelle zanne tanto pericolose erano qualcosa da accarezzare devotamente, da incidere profondamente nella sua memoria.
    Per qualche breve, meraviglioso istante per Adam non esistette che un lungo, indefinito presente, senza un passato a precederlo o un futuro ad aspettarlo: c'erano soltanto lui e Hilda, abbracciati che si baciavano e la felicità era tutta lì, non poteva essere altrove, non poteva essere qualcos'altro. Avrebbe voluto soltanto continuare quel bacio in eterno, gustando l'infinita dolcezza della sua saliva, della sua lingua ma, malgrado ottenebrata, gli era rimasta una ragione bisognosa di risposte e, per averle, doveva fare le giuste domande. Si staccò, dunque, lasciando scivolare la mano da quella natica piena, perfetta, che la vampira gli aveva offerto e che lui aveva stretto con desiderio, per fare una confessione difficile, forse persino umiliante ma che non poteva più trattenere e fu sollevato, in maniera del tutto irrazionale, dal vederla sorridere intenerita in risposta, come se gli avesse rivelato qualcosa di incredibilmente dolce. Eppure dolce non lo era affatto, era qualcosa di morboso, d'inquietante: lui stesso aveva vissuto quella masturbazione con sofferenza, come di un qualcosa di sporco, di anormale... perché lo era! Hilda, però, lo accolse come se le avesse detto di giocare a "m'ama non m'ama" pensando a lei e ciò, anziché stupirlo o farlo preoccupare ulteriormente, lo rilassò ancora.
    D'altronde non riusciva a ragionare bene, si sentiva inebriato come quando si beve qualche bicchiere di troppo e più si teneva vicino a lei, stretto a quel corpo meraviglioso, più la sua estasi cresceva e disarmava la sua ragione di ogni spirito critico. Attese, dunque, la sua risposta osservandola quasi estatico e completamente assorbito da lei: ascoltò le sue parole proprio come avrebbe fatto uno scolaretto diligente, tanto che quando gli disse "guarda" portò davvero lo sguardo verso il basso, seguendo il cammino della sua mano calda. Si stupì appena di sentirla sulla sua erezione ma, un attimo dopo, eccolo sospirare di piacere e socchiudere gli occhi, annuendo appena alle sue parole. Sì, voleva fare l'amore con lei... lo voleva così tanto, la voleva così tanto: l'asta che Hilda carezzava delicatamente da sopra i boxer pulsò impaziente, oltre a farsi ancora più calda e turgida. - Ti voglio... - sussurrò appena, come a rimarcare ulteriormente quell'ovvietà, mordendosi subito il labbro inferiore come a voler sfogare quel desiderio o, forse, come tardivo tentativo di frenarsi.
    In ogni caso, riaprì presto gli occhi poiché Hilda continuò a parlargli, a spiegargli cosa stava provando... e benché ciò fosse assurdo, lo era meno del modo rapito con cui la seguiva. - No, non è semplice, non è logico... ma, allora, cos'è? - le chiese e, fortunatamente, il tentativo di seguire le sue parole lo aiutò a recuperare un minimo di raziocinio e a impiegarlo correttamente o, quantomeno, a porre qualche domanda più intelligente. Non che durò molto, certo: Adam si sentì stringere le natiche sode e, in un attimo dopo, la sua erezione era meravigliosamente premuta contro il pube e il ventre di Hilda, cosa che gli strappò un gemito leggero ma sentito. Immediatamente socchiuse gli occhi e, senza nemmeno pensarci, iniziò a strusciarvisi contro, lasciando che la vampira sentisse quanto quella verga fosse calda e dura, quanto pulsasse per lei.
    Docile com'era, aiutò Hilda a togliergli la maglia e fremette a ogni singolo bacio che ella disseminò lungo la sua risalita. - Ahh, Hilda... - gemette appena, scosso da un brivido piacevolissimo nel sentirsi leccare un capezzolo che, immediatamente, s'inturgidì davanti allo sguardo probabilmente soddisfatto della donna. Per un attimo la maglia gli coprì la vista e, quando finalmente fu a terra e il suo ampio, scolpito torace fu libero, si trovò il volto splendido di Hilda davanti al suo: per un attimo la guardò sorpreso, poi sorrise felice e accolse il suo bacio con un sospiro di pura beatitudine. Le labbra, la lingua di Hilda gli mancavano già e la strinse forte a sé, mugolando di piacere nel sentire la sua lingua, così deliziosamente lunga e flessibile, avvolgere e succhiare perversamente la sua; naturalmente non oppose la benché minima resistenza alle sue mani e, presto, i suoi boxer seguirono la maglia sul pavimento, liberando una vera che, seppur non minimamente comparabile a quella della sua forma mostruosa, era davvero enorme e terribilmente dura. Sebbene fosse ancora coperta da quel perverso vestitino, Hilda poté percepire quel grosso, bollente cazzo premersi contro il suo ventre e pulsare violentemente, reclamando un contatto più profondo diretto. Allo stesso tempo, però, la vampira avrebbe sentito le mani grandi, forti di Adam esplorare, carezzare, adorare il suo corpo e non solo afferrarle le natiche sode da sotto i veli di quell'osceno vestito, ma anche carezzarle la schiena, le cosce, le braccia... come se desiderasse tutto di lei, come se volesse gustare ogni singola parte del suo corpo.
    Leccò devotamente la sua lingua, bevendo assetato la sua saliva prima, dopo qualche minuto, di staccarsi dalle sue labbra e guardarla languido ed eccitato. - Sei bellissima. - soffiò sulle sue labbra portando una mano sul suo viso, l'altra sulla sua schiena, in una lenta carezza che avrebbe sfiorato anche le sue labbra, ancora lucide e schiuse per il bacio. Sembrava quasi che Adam stesse per tornare nuovamente a baciarla ma così non fu: scivolò verso il suo collo e lo baciò con desiderio ma senza brutalità, senza fretta, assaporando quella pelle meravigliosa mentre le sue mani grandi, forti, tornavano a stringerle quel culo semplicemente perfetto. Tutto il corpo della tiranide, enorme e scolpito, premeva su di lei, intorno a lei ma senza risultare opprimente, senza essere una prigione da cui non poteva fuggire: era un abbraccio passionale, intenso in cui lei poteva sentire il suo respiro regolare accarezzarle la pelle, oltre che i baci passionali delle sue labbra e la sua lingua morbida, calda.
    Per un attimo provò l'insano desiderio di morderla, di tornare a dissetarsi del suo sangue prelibato, dolcissimo ma non lo fece e, con un sospiro, risalì fino al suo orecchio, dalla forma appuntita, così esotica che leccò lungo l'elice, succhiandone appena la punta. - Mi fai così tanta paura... - le sussurrò, prima di tornare a occuparsi del suo orecchio, leccandolo e mordendolo delicatamente. - ...ma quando ti stringo mi sento bene. Bene come non lo sono mai stato in tutta la mia vita. - le rivelò, tornando a guardarla negli occhi, a un nulla dalle sue labbra. Hilda avrebbe sentito il suo respiro regolare, caldo sulla bocca, quel corpo muscoloso e completamente nudo, esposto al suo sguardo, stringerla in un abbraccio intenso, romantico così diverso dalla furia di prima... e quella verga, enorme e bollente, premersi contro il suo pube, il suo ventre e pulsare appena.
    Avrebbe voluto baciarla ancora, scendere sui suoi seni, liberarla pian piano da quel meraviglioso vestito ma, anche se si sentiva completamente in pace e il suo animo sereno, c'era una domanda che doveva farle, anche se era nudo, anche se il suo cazzo premeva contro di lei, impaziente: - Perché sei tornata da me, Hilda? Se il mio è amore... il tuo cos'è? - a quella domanda, gli occhi di Adam brillarono come quelli di un ragazzino che si dichiara per la prima volta, mentre tratteneva il respiro e il suo cuore perdeva un battito. La cosa assurda è che, sebbene non fosse propriamente un ragazzino, era davvero così.
     
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    Sentire la sua verga rispondergli al semplice tocco, facendosi più dura e calda, eccitò Hilda, sentendo chiaramente un calore al basso ventre farsi sempre più diffuso e forte. Un piccolo brivido attraverso la sua schiena quando lui confermò le sue parole dichiarando che la voleva, in modo docile e dolce, perfino con un pizzico di timidezza che lo portò a mordersi il labbro come se avesse rivelato troppo dei suoi pensieri. Aveva visto giusto in lui, era un dolce agnellino appena venuto al mondo, così puro da farsi contaminare totalmente dalle sue emozioni. Non conosceva bene le tiranidi, quindi non sapeva se fossero creature che faticavano a controllare le proprie pulsioni, ma ricordava perfettamente le emozioni che aveva sentito la prima volta che gli aveva succhiato il sangue. Adam era uno scrigno di misteri, ma allo stesso tempo le dava la sensazione di essere una creatura nuova, una tela bianca su cui poter dipingere, e lei voleva assolutamente marchiare quell'animo e disegnare in lui il proprio profilo. Sentiva di averlo in pugno, sentiva che lo aveva catturato fra i fili della sua ragnatela, ormai pendeva dalle sue labbra. Bastava rendere tutto plausibile anche alla sua mente per afferrarlo e tenerlo tutto per sè. Quella consapevolezza la eccitava anche più del suo fisico nudo. Le sue labbra lo baciarono sul corpo con desiderio, deliziandosi di quella muscolatura così tonica che lo rendeva bellissimo come un dio. Si prese solo un momento per poterlo osservare mentre la maglia gli copriva il volto, mordendosi il labbro inferiore per lo spettacolo che si trovava davanti. Faticava a credere che non avesse una compagna al suo fianco, ma probabilmente non l'aveva ancora per via dei suoi problemi di "controllo"? Dopotutto non era facile trovare una donna che potesse accettare la sua natura mostruosa, che non fosse della sua stessa razza si intendeva. Gli insetti però avevano insegnato che le femmine erano terrificanti, poiché molte razze uccidevano il proprio compagno dopo essere state fecondate. Si sentì quindi fortunata ad averlo conosciuto in tempo, prima che lui sarebbe maturato troppo e avesse trovato una compagna che lo amasse. Lo baciò senza fretta ma passionale, facendogli sentire il suo desiderio crescente, gustandosi il tocco devoto della sua lingua, e le carezze sul proprio corpo. Si piegava verso le mani di lui, per incoraggiarlo a lasciarsi stringere e carezzare, beandosi del calore delle sue dita, mentre la sua eccitazione non faceva che crescere nel sentire la verga sempre più dura premersi contro di lei. Le carni di Hilda si stavano già inumidendo, inzuppando le sottili mutandine di caldi umori. Sorrise grata e felice al complimento di Adam, carezzandogli la schiena con le dita, pronta ad una nuova sessione di baci. Le labbra di Adam però si spostarono sul suo collo, e lei piegò la testa per lasciarlo fare mentre con le mani continuava a carezzargli le spalle, le braccia, la schiena, le natiche, alternando tocchi affettuosi ad altri colmi di desiderio. Caldi brividi continuavano a scaldarle il corpo, e quando la bocca di Adam arrivò sul suo orecchio, gli rivelò uno dei suoi punti deboli poiché tremò ed emise un basso gemito espirato. Era sensibile su quei punti, anche se a vederlo non si sarebbe mai detto. Trattenne a stento piccoli gemiti stringendo le labbra, mugugnando sempre più eccitata ai piccoli morsi sul suo orecchio. Iniziava a sentirsi impaziente, a volere un contatto molto più carnale, infatti l'avrebbe trovata languida e colma di desiderio, pronta a lasciarsi andare totalmente al piacere, ma lui esitò, sembrò avere dei dubbi nonostante avesse accettato il verdetto. Infine le fece una domanda ovvia e giusta, che fece sorgere un sorriso un poco colpevole sul volto di Hilda.
    Per capire... confessò, tornando a carezzarlo sulla schiena, dandogli piccoli baci sul petto.
    Adesso so che provo la stessa cosa. Devo chiederti perdono... perché non ti ho detto una cosa. leccò ancora una volta il suo capezzolo, e risalì lentamente verso il collo, strinegndosi con tutto il corpo a lui, piegandosi leggermente con il bacino così che potesse sentire il turgore del suo cazzo premersi contro le sue mutandine.
    Quando ho bevuto il tuo sangue la prima volta, ho visto un frammento del tuo animo. Ne ero rimasta folgorata, ti ho cercato ma non sapevo come trovarti. era la pura verità, quando avevano finito il loro primo incontro, frastornata e spossata non aveva pensato minimamente ad un modo per ritrovarlo lei, dandogli solo il proprio nome e dove trovarla. Ed il fatto che lui non fosse andata subito a cercarla l'aveva fatta soffrire, poiché la faceva sentire impotente.
    Così ho aspettato che arrivassi tu, ma iniziavo a perdere le speranze, tardavi ed ho creduto di non vederti mai più. Così quando ti ho visto a scuola, mi sono sentita felice. Ma sono stata ingenua perché non ti ho dato il tempo di capire... la sua voce era calda ma sincera, aveva iniziato a strusciarsi contro la sua erezione, spostando finalmente la stoffa in più del vestito, per sentirlo almeno solo sopra le mutandine.
    Quando sei scappato di nuovo, nonostante tutto ciò che era successo, mi sono sentita perduta, perché non aveva avuto modo di farti capire. La mia dea però mi ha permesso di trovarti, ed eccomi qui Adam. le sue labbra passarono sul collo, sulla mascella e sul mento, una delle sue mani afferrò la verga di Adam ed iniziò a masturbarlo lentamente, rabbrividendo alla consistenza che percepiva fra le dita.
    Io ti voglio Adam, voglio amarti, voglio stare con te. lo baciò ancora ma questa volta con una passione travolgente, infilandogli la lingua in bocca senza tanti complimenti, piazzando la mano libera sulla sua nuca come se avesse avuto paura che gli sfuggisse.
     
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    Il corpo di Hilda era morbido e accogliente, un paradiso fatto di pelle bruna e forme meravigliose, assolutamente perfette. Il solo stringerla tra le sue braccia gli donava un'intensa sensazione di benessere, un senso di pace che non aveva mai provato prima di allora, ogni bacio che apponeva su quel collo meraviglioso, su quelle labbra invitanti era pura beatitudine, felicità che colava su di lui come miele denso e dolcissimo. Hilda era puro desiderio incarnatosi, non c'era una sola parte di lei, del suo corpo, che non lo eccitasse e non desiderasse mordere, baciare, adorare. Era assurdo, visto tutto il tempo che aveva trascorso a temerla e, per questo, a odiarla... ma adesso che era lì, nella sua cucina, sapeva e sentiva che non avrebbe mai voluto vederla altrove, che era nel posto giusto: nella sua vita.
    Le mani della vampira viaggiavano sul suo corpo nudo, completamente esposto ai suoi occhi e alla sua volontà, ora con carezze leggere, ora con prese appassionate e, proprio come un gatto troppo coccolato, Adam si sentiva sempre più rilassato e ottenebrato, coi pensieri che si muovevano nella sua testa lentamente e a fatica, quasi goffamente. Di nuovo, la sua serenità era del tutto immotivata poiché Hilda lo aveva spogliato senza chiedergli prima il permesso, agendo in un momento di grande confusione e vulnerabilità per lui, tanto che sarebbe stato facilissimo pensare che stesse nuovamente provando a manipolarlo, ad ammaliarlo tramite il desiderio e il piacere per renderlo docile e ubbidiente... eppure, non solo Adam non pensò a nulla di simile ma si crogilò, persino, in quelle piacevoli sensazioni, dandole pieno accesso al suo corpo e, allo stesso tempo, al suo cuore. Ricambiare quelle attenzioni, quelle dolci ma ardenti carezze non fu che l'inevitabile conseguenza e, oltre a stringere quel corpo meraviglioso, la tiranide si profuse in una processione di baci adoranti che, dal collo della vampira, lo portarono al suo orecchio a cui si dedicò con particolare dedizione (e devozione). Scoprire che Hilda, lì, fosse particolarmente sensibile accese il suo entusiasmo e lo portò a intensificare i morsi, le leccatine al solo scopo di strapparle qualche mugugno in più o più definito, mentre continuava a carezzarle la schiena e, soprattutto, le stringeva i glutei sodi o le cosce tornite.
    Una domanda, però, gli vibrava nel petto, l'unica parte di sé che non solo era ancora vigile ma persino fin troppo attiva: non appena gliela pose, rimase in trepidante attesa della sua risposta, non osando neppure respirare, quasi che quella minima azione potesse spezzare la magia del momento e far precipitare di nuovo tutto. Il sorriso colpevole che Hilda gli rivolse non fece altro che esacerbare la sua tensione, come ben esprimeva il suo corpo rigido e dai muscoli contratti, che però si sciolse quasi immediatamente nel sentire le sue parole e (soprattutto) quei baci delicati; la vampira, infatti, poté sentire quei pettorali tesi, contratti rilassarsi quasi di colpo nel sentire le sue labbra, con Adam che si lasciava andare a un sospiro di piacere e la guardava con occhi appena velati di languore. - Hilda... - sussurrò appena, attendendo che gli svelasse ciò che gli aveva tenuto nascosto... prima che quella leccatina inaspettata al suo capezzolo non lo facesse gemere e fremere tutto, completamente dimentico di tutto tranne che di lei. La sua verga, durissima, pulsò impaziente sul pube e sul ventre della donna e Adam cedette quasi immediatamente al bisogno di strusciarvisi sopra, neanche fosse stato un ragazzetto sovraeccitato. Eppure, benché fosse già perso e in attesa di altri baci, quando Hilda continuò lui comprese immediatamente cosa gli stava dicendo e la guardò dapprima sorpreso, poi... colmo di tenerezza e dolcezza. Non si chiese cosa intendesse con quel "ho visto un frammento del tuo animo" né come fosse possibile vedere alcunché bevendo il sangue di una persona, semplicemente accolse quelle parole come una verità evidente, che si spiegava da sé, con la semplice presenza di Hilda in casa sua; no, non si chiese nulla e si sentì commuovere per la dolcezza di quella donna incredibile, per il fatto che qualcuno avesse visto una delle parti più segrete e riposte di sé e l'avesse trovata bella. I suoi occhi brillarono di tenerezza e gratitudine, mentre le sue labbra si curvavano in un sorriso felice, commosso: le carezzò dolcemente la schiena e quando la sentì strusciarsi sulla sua erezione, semplicemente granitica, emise un lieve sospirò di piacere e accompagnò i suoi movimenti, guardandola intensamente negli occhi, come a volerle rimarcare che adesso era lì, erano insieme e lui non sarebbe più scappato via.
    Sì, eccoti qui... - sussurrò con voce felice, grata mentre fremeva per quei lievi baci e si abbandonava a un gemito sentito, reclinando appena il capo all'indietro e offrendole tanto il collo che la sua verga, che pulsò semplicemente felice tra le sue dita. Forse avrebbe dovuto fermarla, dirle che non poteva masturbarlo mentre facevano discorsi simili, così complessi e delicati... ma come fermarla? E, soprattutto, perché? Amore, dopotutto, era anche desiderio, passione, carne e sangue: se Hilda poteva stringere il suo cuore, poteva fare lo stesso col suo cazzo e il piacere che gli stava donando non era diverso, non era un'altra cosa rispetto a quello che aveva provato e provava semplicemente standole vicino. Sgranò appena gli occhi, sorpreso, quando lei lo baciò, per poi abbandonarsi completamente alle sue labbra e stringerla forte a sé: accolse la sua passione, la sua furia col suo desiderio e anche lui portò una mano sulla sua nuca, a carezzarle i capelli mentre l'altra le stringeva famelico la coscia e la natica. Quella era una risposta già più che perfetta per la sua confessione ma, dopo qualche minuto in cui le loro lingue avevano danzato frenetiche, Adam le volle dare anche una risposta a voce e, perciò, si staccò delicatamente dalle sue labbra, più belle e invitati che mai. - Perdonami per essere stato così stupido, così codardo Hilda. - le disse, carezzandole una gota con dolcezza e con gli occhi che brillavano di colpa, di dispiacere per la sofferenza che le aveva inflitto. - Avevo la felicità davanti a me e sono scappato via come un idiota... ma adesso non scapperò più. Mai più, te lo prometto. - baciò delicatamente quelle labbra dolcissime, prima di staccarsi e, con un sorriso lieve, quasi giocoso, l'avrebbe sollevata da terra come se non avesse alcun peso. Hilda si sarebbe sentita sorreggere da quelle braccia possenti e, in un attimo, sarebbe stata presa in braccio proprio come si farebbe con una sposa, stretta a quell'ampio petto scolpito. Adam le sorrise ancora e, senza attendere oltre, si diresse in camera da letto: qui la depose sull'ampio letto a due piazze e, in un attimo, Hilda si sarebbe trovata con Adam sopra di lei, con le mani ai lati del suo capo mentre lui la guardava perso e, senza neppure volere, le offriva tutto il suo enorme, perfetto corpo... compresa la sua erezione, più gonfia e dura che mai.
    Sei meravigliosa. Sei così bella da non sembrare neanche vera... - sussurrò sulle sue labbra, prima di baciarla con desiderio e premersi sul suo corpo senza schiacciarla, soltanto per il piacere di sentire le sue forme morbide, meravigliose sui suoi muscoli, sulla sua pelle. - Sai quando ti ho vista in cucina, prima ancora di spaventarmi, ho pensato che sarebbe stato bello vederti così ogni mattina, dopo aver passato la notte a fare l'amore... è stato un pensiero istintivo e subito dopo ne ho avuto paura, ho temuto di avere qualcosa che non andava. E ho pensato la stessa cosa tutte le volte in cui... mi sono masturbato su di te, magari dopo averti pensata per tutta la notte. - confessò e benché stesse dicendo cose imbarazzanti, spaventosamente intime e persino morbose, lo faceva con un sorriso sereno, dispensando lievi baci su quelle labbra magnifiche. - Ed era vero, avevo qualcosa di strano, di incredibile... qualcosa che mi sconvolge e mi confonde tutt'ora. E' la prima volta che sento queste cose per qualcuno, Hilda, è la prima volta che mi batte il cuore in questo modo, che non riesco a pensare. - proseguì, con gli occhi che la guardavano pressoché adoranti mentre si premeva su di lei per farle sentire il suo corpo, il suo desiderio. - E va bene così, perché è bellissimo. Ho ancora paura ma non fa niente: tu sei qui con me e non andrai più via. Vero? - le chiese con un sorriso e, dolcemente, iniziò a baciarle il collo, a risalire fino al suo orecchio, che leccò e mordicchiò dolcemente, come aveva imparato che le piaceva. - Adesso... adesso vorrei soltanto scoparti fino a crollare tra le tue gambe. - soffiò sensuale, bollente direttamente nel suo orecchio, prima di tornare sulla sue labbra e scendere lentamente, un bacio alla volta, sul suo seno, mentre strusciava il suo cazzo sulle sue mutandine, sul suo ventre. Con una mano, delicatamente, afferrò un suo seno da sopra il vestito, senza stringere troppo mentre riempiva di baci la sua scollatura, senza osare andare oltre magari abbassando il vestito o mordendo il capezzolo puntuto da sopra il tessuto, tanto era già ben visibile. Dopotutto voleva scoparla, sì, ma voleva anche gustarla senza fretta, senza furia.
    E Hilda, invece, cosa voleva?
     
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    Hilda non si aspettava di vedere della tenerezza nello sguardo di Adam quando gli confessò che aveva visto un frammento della sua anima. Aveva avuto paura che potesse leggerlo nel modo sbagliata, invece sembrava appagare del tutto i suoi dubbi, le sue paure; forse perché era la verità: Hilda si era interessata a lui proprio per via di ciò che aveva percepito dopo aver bevuto il suo sangue. Infondo per Hilda era diverso rispetto agli altri, lei poteva conoscere la persona in fretta grazie alla sua abilità, quindi non era strano che potesse innamorarsi di qualcuno dopo aver "conosciuto" la sua anima, invece di uscire varie volte con tale persona per trovare un feeling. Molti rimanevano scombussolati da questa cosa, e lei aveva sempre cercato di non accelerare troppo i tempi. Con Adam però era diverso perché anche lui alla fine si era lasciato trascinare dalle sue emozioni saltando varie tappe, anche se in modo violento e distorto. Si baciarono ancora, ed Hilda fu felice di sentire Adam che ricambiava senza paura, con desiderio e senza la furia che li aveva uniti la volta precedente. Hilda si immerse in quel bacio scivolando sempre di più in uno stadio di desiderio crescente, difatti quando lui si staccò dalla sua bocca, la trovò languida, impaziente di continuare. Adam le chiese praticamente di perdonarlo poiché era stato accecato dalle sue paure, e le promise di non scappare più. A quelle parole Hilda sorrise felice, innamorata, ed anche un pizzico maliziosa, poichè lasciò scivolare i polpacci dietro le sue natiche per stringerlo a sé con una leggera spinta.
    Lo hai promesso... sussurrò a fior di labbra prima di tornare a ricambiare il bacio di Adam. Lo aveva fatto con complicità, facendogli capire che ormai era tutta acqua passata e potevano ricominciare da capo. Hilda si lasciò afferrare più che volentieri da lui, e si beò di quanto fosse forte, ridacchiando felice e giocosa mentre lo assecondava, stringendo le cosce ai suoi fianchi per reggersi e le braccia attorno al suo collo. Continuò a baciarlo lungo tutto il tragitto, premendosi con tutto il corpo contro di lui, deliziandosi della pressione della sua erezione che premeva contro di lei ad ogni passo. Quando furono sul letto, Hilda gli carezzò con una mano il viso, mentre con l'altra gli carezzava il petto, l'addome scolpito e scivolò sui fianchi, avvicinandosi tantissimo alla zona pubica senza però raggiungerla, saggiando invece con le dita ogni fossetta che componevano i suoi muscoli. Aveva sempre amato gli uomini muscolosi, e lui era praticamente perfetto in ogni parte. Era di una bellezza mozzafiato e si chiese se quella forma umana non l'avesse concepita in quel modo per compensare la sua forma mostruosa che invece incuteva timore.
    Grazie, anche tu sei bellissimo Adam. gli rispose ad un soffio dalle labbra, divorando ogni bacio che lui le dava, sorridendo di volta in volta in cui lui confessava i suoi pensieri, i suoi desideri che fino a quel momento lo avevano spaventato.
    No, non andrò da nessuna parte. Non aver paura Adam, ciò che hai sentito è normale, noi non siamo comuni esseri umani, noi sentiamo in modo diverso da loro. E' giusto avere paura di ciò che non si conosce, ma puoi avvicinarti a quella paura piano piano, fin quando non la vinci e capisci che è da sciocchi temere una cosa così bella. Ecco perché sono tornata da te, perché lo aveva capito, e sono qui per te....nyyaah le sfuggì un gemito aspirato, mentre dei bollenti brividi attraversarono il suo corpo al morso sul orecchio. La sua dichiarazione di volerla scopare fino a crollare la eccitò tantissimo, al punto che si ritrovò a respirare in modo affannato, sentendosi sempre più impaziente di lui, ma allo stesso tempo non voleva correre, voleva godersi ogni singolo attimo, gustarsi ogni gesto di Adam, così da sedurlo e imprimergli nella memoria anche il piacere puro senza contaminazioni di alcun genere. I capezzoli di Hilda erano ben visibili da sotto la stoffa, quindi divennero facile preda della sua bocca. Hilda lo incoraggiò portando una mano sulla nuca, carezzandolo dolcememente, mentre la sua bocca si apriva ed esalava un nuovo gemito. Scoprì che quindi Adam sapeva come toccare una donna per darle piacere, non era solo una belva dominata dai suoi istinti, e adesso Hilda poteva godersi Adam in una nuova e piacevole veste, scoprendo altre sfaccettature di lui.
    Aaah sì... facciamo l'amore Adam. Fin quando le forze ce lo permetteranno. disse ansante, colma di desiderio, mentre l'altra mano andò sulla bretella del suo vestito per abbassarlo e denudare il seno lasciato libero dalle cure dell'uomo. Le sue cosce si sfregavano contro i fianchi di Adam per carezzarlo, poi la sua mano tornò di nuovo ad esplorare il corpo dell'uomo, carezzandolo sul fianco, per poi sgusciare fra i loro corpi e tornare di nuovo ad afferrare la sua verga bollente, masturbandolo dolcemente, senza fretta, come se stesse studiando le sue forme per imprimersele nella memoria. Di fatti ogni tanto la mano continuava a scivolare verso il basso, carezzandolo anche sui testicoli, per poi risalire ancora una volta verso l'asta. Questa volta nessuno dei due avrebbe lottato per sopraffare l'altro, si sarebbero donati piacere a vicenda, come due innamorato che facevano l'amore per la prima volta.
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Hilda accolse la sua promessa con un sorriso, stringendosi a lui sensuale e guardandolo languida. La felicità sbocciò nel suo cuore immediatamente, come un seme a lungo sepolto che aveva atteso l'arrivo della primavera per nascere... e la primavera, per Adam, era lei. Era assurdo, visto per quanto tempo l'aveva odiata ed era fuggito da lei, persino dal suo ricordo ma, forse, non lo era poi così tanto: vista la sua natura artificiale, aveva sempre sentito di non comprendere pienamente le emozioni che pure, però, lo attraversavano e nei primi tempi di quella nuova e inconcepibile vita, quando ancora i ricordi della precedente erano più nitidi, aveva avuto enormi difficoltà a comprendere cosa provava e cosa provavano gli altri. Col tempo era divenuto sempre più facile, finché vi si era abituato ed era divenuto un automatismo di cui non avrebbe più potuto fare a meno, ma era sempre rimasta un'emozione, un sentimento che non era ancora riuscito a provare: l'amore. Era riuscito ad affezionarsi ad altri, addirittura con alcune persone aveva gettato le basi per qualcosa di più del semplice affetto... ma l'amore, puro e semplice, rappresentava per lui un confine che non aveva ancora varcato, una terra incognita piena di misteri e forse, come le mappe antiche insegnano, di leoni famelici. Nulla di strano, dunque, se con Hilda c'era stata tanta sofferenza e paura: senza saperlo, senza accorgersene, stava varcando una soglia misteriosa, fatale in cui nulla sarebbe stato più come prima. Era come attraversare il mare, lasciare la terra natia per un nuovo, sconosciuto mondo.
    Eppure, adesso che si sentiva imbarcato verso questa lontana meta, che non poteva più tornare indietro, nel suo animo c'era una letizia e una serenità come mai aveva provato prima e sentiva chiaramente, tanto con la mente che col corpo, che finché avrebbe avuto Hilda tra le sue braccia, finché lei gli avrebbe sorriso in quel modo, nulla avrebbe potuto infrangere la sua felicità. Fu con questa certezza nel cuore che, con un gesto gentile, la prese in braccio e si diresse verso la camera da letto: sentirla ridere felice lo riempì di un'allegria sincera, vivace e per lui fu bellissimo baciarla mentre, a ogni passo, la sua erezione si premeva su di lei. Una volta arrivati al letto fu inevitabile sussurrarle sulle labbra quanto la trovasse bella e, come se non potesse più arginare il flusso delle parole, dei sentimenti, confessarle quanto l'aveva desiderata e quanto ancora la desiderava, alternando una frase a un bacio passionale, pregno di bisogno ma non di fretta, non della furia che lo aveva animato appena il giorno prima.
    Al sentire la sua risposa, quelle parole che gli parvero così vere, così sensate, si ritrovò a sorridere appena: era ironico che proprio lei, la creatura che a lungo aveva ritenuto essere figlia delle tenebre, lo stesse aiutando a fare luce dentro di sé, nei suoi più reconditi e sinceri sentimenti. Il sorriso, però, si accentuò nel sentire quel gemito finale, strappatole da un morso un po' più forte dei precedenti: - Sei così saggia, Hilda... però mi piaci ancora di più quando gemi per me. - soffiò sensuale direttamente nel suo orecchio, carezzandole appena il contorno dell'elice con la punta della lingua, prima di spostarsi sulle sue labbra, su cui appose un lieve bacio. Si spostò, poi, sul suo collo e sui suoi seni, beandosi del profumo di quella pelle vellutata e della consistenza perfetta di quelle forme magnifiche, tanto che non resistette alla tentazione di mordere appena, da sopra il vestito, quei meravigliosi capezzoli turgidi.
    Per fare l'amore con te, per scoparti... io avrò sempre forze. Lo senti, Hilda? Lo senti quant'è duro, quanto ti vuole? - le chiese, premendo la verga eretta, durissima contro la sua femminilità, prima di tornare a occuparsi di quei capezzoli ancora sottratti al suo sguardo. - Non basterà qualche ora, non basterà tutto il giorno per saziarlo. Per saziarmi. - continuò, guardandola negli occhi terribilmente eccitato ma, allo stesso tempo, perso nella sua indicibile bellezza, prima che Hilda gli afferrasse proprio l'asta di cui parlava e iniziasse una lenta, magnifica masturbazione che lo fece sospirare in maniera languida e lo costrinse a mordersi il labbro inferiore, in modo da sfogare un minimo l'impeto feroce, istintivo di farla sua subito, senza aspettare oltre. La vampira avrebbe potuto constatare in prima persona che Adam stava dicendo la verità: quella verga, enorme per essere quella della sua forma umana, era spaventosamente dura e calda, nonché oscenamente eccitata e con le gonadi gonfie, come se non si fossero liberate in svariati, copiosissimi orgasmi appena il giorno prima.
    Ciò che, però, accese lo sguardo della tiranide di una luce davvero ferina fu il gesto successivo di Hilda, quando si scoprì il seno che lui non stava stimolando: emise un verso aspirato e, in un attimo, la sua bocca fu su quel capezzolo turgido, meravigliosamente roseo malgrado la pelle color caramello. Benché vi si lanciò come una belva, le labbra di Adam furono incredibilmente delicate, mentre lui circondava quel seno meravigliosa con la sua mano sinistra, calda e davvero grande, abbastanza per provare a contenere tutta quella deliziosa abbondanza, mentre con la destra andava a liberare il gemello, titillandone immediatamente il capezzolo. - Come sei bella... - sussurrò, staccandosi un attimo dal quel seno perfetto per poi, subito dopo, premervi con tutto il volto, strofinando le gote su quelle magnifiche forme e inspirandone il profumo: era semplicemente meravigliosa e lui era deliziosamente diviso tra il desiderio di adorarla tutta, fino all'ultimo centimetro, usando la giusta lentezza e divorarla in pochi, larghi bocconi. Mentre il suo volto si strusciava beato tra quelle meraviglie, le sue mani scivolarono dai suoi seni, carezzando lentamente e dolcemente il suo ventre, fino a raggiungere i suoi fianchi, che afferrarono con sensuale decisione.
    Non immagini nemmeno quante cose vorrei farti... così tante che non so decidermi. - le svelò, sollevandosi quel tanto che bastava dai suoi seni, prima di tornare a mordicchiare un capezzolo ancora umido della sua saliva e, lentamente, scendere verso il basso, verso il suo ventre ancora coperto, dispensando una lunga scia di baci. Arrivato poco più sotto dal suo ombelico, sempre stringendole i fianchi, avrebbe sollevato il capo e l'avrebbe guardata complice, malizioso: - Dove vuoi che vada? - forse una domanda retorica ma non era soltanto un piccolo, gradevole gioco: entrambi si erano strappati qualcosa a vicenda, entrambi avevano calpestato la volontà dell'altro... e quello era un modo giocoso e sereno per rimettersi sullo stesso piano, per evitare prepotenze e lasciare, tra loro, soltanto il piacere e la gioia di averlo condiviso.
     
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    Hilda aveva avuto una vita lunga, aveva raccolto molte esperienze, quindi conosceva bene i sentimenti umani. Ciò però non l'aveva resa più dolce verso il mondo, non l'aveva fatta diventare una sorta di sciamana in pace con il mondo e con se stessa. Le sue esperienze e ciò che aveva imparato avevano invece aperto una voragina nella sua anima che riusciva a colmare unicamente con sentimenti forti, con amori complicati che cercava continuamente. Hilda risultava pericolosa perché non si approcciava agli altri con freddezza per il gusto di essere crudele e vedere soffrire il prossimo. Lei lo faceva venendo totalmente coinvolta da tutto quanto, quindi non fingeva, mai, nemmeno quando gli aveva detto che lo voleva amare, che voleva stare con lui perché era la pura e semplice verità. Non aveva senso per lei avvicinarsi a qualcuno per cui non provava nulla, solo per vederlo ballare sul palmo della propria mano. Non le dava alcuna soddisfazione perché non sarebbe stata toccata nel animo. Lei invece cercava proprio le emozioni, anche quelle più innocenti che si vivevano durante la prima fase di innamoramento: la mancanza di appetito per via della sensazione delle farfalle nello stomaco; l'emozione di sentirsi impacciata ed allegra al pensiero del proprio amato; la struggente impazienza di attendere un suo messaggio; l'ansia di non essere abbastanza. E quelle prime emozioni le avrebbe fatte crescere ed evolvere in qualcosa di più travolgente per entrambi. Poiché era convinta che niente al mondo era più potente dell'amore, sebbene lei avesse una concezione un tantino contorta di esso. Voleva quindi vivere quel momento dolce con Adam, voleva sentirsi bene e farlo stare bene, e sapere che lo stavano facendo che si stavano scambiando piacere solo per condividere qualcosa l'aveva resa felice, allegra, e sorrideva complice e ridacchiava contenta alle parole civettuole di Adam. Non nascondeva quindi i piccoli femiti e gli ansiti di quando la morse sul capezzolo, lasciandosi travolgere da un desiderio crescente che accendeva il suo corpo. Adam poteva sentirlo sotto il suo tocco, come la pelle si increspava per i brividi, come i suoi capezzoli si facevano turgidi ed il suo respiro sempre più affannato; di come si coloravano di un tenue rosa le sue guance, il suo sguardo languido. Poteva sentire quanto ormai le mutandine fossero zuppe di umori nel momento in cui le fece sentire l'erezione contro di lei. A quella sensazione Hilda non riuscì proprio a resistere, ancheggiando con i fianchi per sfregarsi contro di lui, sempre più impaziente di averlo dentro di lei.
    Aahn sì che lo sento, anche io ti voglio Adam, non senti quanto sono calda per te? Non senti quanto sono fradicia per colpa tua? fece lasciandosi toccare volentieri, incoraggiandolo a continuare con piccoli movimenti impazienti del corpo.
    Sì... sì, facciamo l'amore per giorni, per settimane, fin quando lo vogliamo. rispose entusiasta, mentre lo afferrava sulla verga e si gustava quella parte del corpo senza alcuna vergogna. Abbracciandolo con l'altra mano mentre lui si beava dei suoi seni, premendoglieli giocosamente contro la faccia e fargli sentire quanto fossero morbide.
    Ooh anche io amore. Non hai idea di quante cose voglio provare con te. disse con tono malizioso, facendogli capire che non temeva nulla, che poteva mostrargli parecchie perversioni e che ne avrebbe accolto altrettante. Hilda si sentiva al settimo cielo, e fu felice di vederlo così dolce mentre continuava a scendere verso il basso con i suoi baci, fino a chiedere a lei dove volesse che andasse. A quella domanda Hilda sorrise maliziosa, poiché intuì che cosa volesse fare lui. Lo assecondò allargando le cosce davanti a lui, mentre le mutandine si stringevano al suo sesso, la stoffa era diventata trasparente quasi, si vedeva la sua carne rosata attraverso la stoffa, lasciava davvero poco all'immaginazione.
    Qulacosa mi dice che lo hai già capito... fece maliziosa, non riuscendo a frenare una piccola risatina divertita e sensuale.
    Dai fallo! Strappami via le mutandine a morsi... fammi impazzire... gli disse sollevando leggermente il bacino così che lo strappo sarebbe stato facile.
     
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    Il seno di Hilda era semplicemente perfetto: grande, morbido eppure sodo, capace di sfidare la gravità come se neppure esistesse e meravigliosamente profumato. Aveva già avuto modo di scoprire quanto l'odore di Hilda, della sua pelle, dei suoi umori lo inebriasse ma, in quel momento, con la faccia sprofondata in quelle forme sublimi, si sentiva davvero come se avesse bevuto qualche bicchiere di vino di troppo. Non era un'ubriacatura vera e propria, era un'allegria e una disinibizione davvero piacevole, che accendevano e lasciavano andare a briglia sciolta il suo desiderio, pur senza lasciarlo in sua balia.
    Si godette, dunque, quella morbidezza e quel calore, beandosi della pelle vellutata e titillandole i capezzoli vuoi con le labbra, la lingua o i denti, mentre Hilda rispondeva positivamente al suo desiderio, alla sua felicità e gli mostrava che erano reciproci. Adorò sentirla bollente e zuppa di umori quando premette l'erezione contro la sua femminilità e fu ancora meglio quando gliela afferrò con desiderio, masturbandolo con decisione. - Mhh... sì, intere settimane qui con te, sul letto... sarebbe un sogno. - sospirò con gli occhi che, per un attimo, si persero a osservare un futuro probabilmente irrealizzabile, dopotutto anche se i loro corpi avessero retto (e non potevano reggere a tanta passione!) entrambi avevano delle vite a cui fare ritorno, degli impegni che li avrebbero chiamati. Ma perché pensare agli impegni, perché guastare il piacere pensando alla futura, inevitabile separazione? Il tempo era relativo e forse anche poche ore, forse pure una manciata di secondi se vissuti intensamente, fino in fondo, potevano estendersi più di intere giornate. I suoi occhi, dunque, tornarono a posarsi su Hilda, brillanti di desiderio e ridenti come le sue labbra, mentre lei ancheggiava appena contro la sua verga, affamata come lui di sensazioni più intense.
    Sensazioni che sarebbero arrivate, non c'era alcun dubbio, ma Adam voleva gustarsi ogni cosa di Hilda, ogni suo lembo di pelle, ogni sua reazione prima di perdersi nel vortice della lussuria e quindi, con sorriso malizioso e felice, procedette nella sua lenta discesa verso il basso, un bacio alla volta. Si fermò sul suo ventre, guardandola complice e chiedendole un implicito, giocoso permesso per continuare: anche se era evidente che la vampira lo desiderava, che voleva tutti i baci, tutte le attenzioni che poteva darle, per Adam era importante avere il suo consenso esplicito, era un modo per lasciarsi alle spalle ciò che aveva fatto il giorno prima, la colpa di cui si era macchiato. La risposta di Hilda fu eccitata (ed eccitante) come aveva sperato, non solo perché rise melodiosa, facendolo sorridere anche lui felice ma, soprattutto, lo invitò a strappargli le mutandine coi denti, sollevando persino il bacino per invogliarlo e rendergli tutto più semplice.
    Gli occhi di Adam brillarono eccitati e, senza staccarsi dai suoi, il suo volto scivolò verso il pube della vampira, su cui appose un leggero bacio da sopra le mutandine, ormai fradice e deliziosamente trasparenti; si beò per qualche istante dell'odore intenso, dolcissimo dei suoi umori, del calore che quelle carni invitanti e bellissime emanavano e, dopo essersi leccato le labbra con fare sensuale, le portò sull'elastico delle mutandine, mentre le sue mani scendevano ad accarezzarle i fianchi e, subito dopo, i glutei sodi e pieni. Stette un solo, lungo attimo, poi afferrò coi denti il bordo delle mutandine e tirò con forza, in uno gesto secco e forte: si sentì il lacerarsi del tessuto sottile e, in un attimo, la femminilità di Hilda fu libera da ogni costrizione. La guardò eccitato, famelico per dei lunghi istanti, perdendosi della lucentezza di quelle carni rosee, bollenti e bisognose di sollievo... il sollievo che soltanto lui poteva dargli. - Sei bellissima... - Adam socchiuse gli occhi e fece uscire la lingua dalle sue labbra, in modo che Hilda potesse vedere ogni cosa e, semplicemente, diede una profonda, larga lappata dal perineo fino al clitoride, sospirando di piacere al solo sentire il suo sapore. - ...e sei anche buonissima. - aggiunse, aprendo gli occhi e guardandola eccitato, con le labbra già lucenti di umori che si curvarono in un sorriso malizioso.
    Dopo quel commento, si dedico con passione a quelle carni meravigliose, apponendo lievi baci intorno alle grandi labbra, titillando con la punta della lingua il clitoride o direttamente la soglia per le sue profondità, pur senza varcarla e rimanere lì ad affamarla, a tentarla e, allo stesso tempo, ad affamare e a tentare lui. - Mi fa impazzire l'idea che, quando te ne andrai, non avrai le mutandine... mi fa impazzire di desiderio e di gelosia. Quanto vorrei essere tutti gli occhi eccitati, rapaci che ti osserveranno. - ammise, allontanandosi appena da quel paradiso tutto di carne in cui, ancora, non si decideva a entrare. - D'altronde, perché dovresti andartene? Ti potrei dare molti motivi per rimanere tanto, tantissimo... - aggiunse con un largo, seducente sorriso malizioso e, prima che Hilda potesse fare alcunché, avrebbe sentito la carezza sui suoi glutei divenire una presa eccitata, rapace e in un attimo le labbra di Adam furono premute, spalmate contro le sue inferiori, con la lingua dell'uomo che immediatamente sprofondò in lei, in un cunnilingus immediatamente travolgente, intenso. La lingua rosea, ancora del tutto umana di Adam saettava in lei magnificamente, sfruttando tutta l'esperienza che aveva accumulato nei loro precedenti incontri e tutta l'abilità maturata da Adam con altre donne, replicando un meraviglioso, piacevolissimo amplesso.
    Non era che l'inizio ma Adam voleva davvero gustarsi lei, tutto il piacere che potevano condividere a piccoli passi... o, meglio ancora, a piccoli bocconi.
     
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    Dalla terza vita

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    Hilda attendeva divertita la complicità di Adam che si palesò con il suo sorriso giocoso. Sembrava impossibile che fino a qualche ora prima quello stesso uomo l'aveva praticamente stuprata e lasciata in balia di se stessa. Si poteva quasi paragonare alla quiete dopo una furiosa tempesta, il sole che rischiarava la terra umida e rinvigoriva le foglie che poco prima erano state appesantite dal vento e dall'acqua. Allo stesso modo sembrava che i due stessero trovando il loro spazio, il loro ritmo. Stavano ricominciando da capo, e Hilda ne fu più che felice. Fremette al sentire le labbra di Adam contro le sue mutandine, il suo respiro si accelerò mentre lui la tentava e tormentava con la sua studiata lentezza prima che strappasse con un gesto secco le sue mutandine con i denti. Hilda sussultò gioiosa, facendosi scappare una piccola risatina divertita, complice, tornando di nuovo a posare i fianchi contro il materasso, o meglio le sue mani visto che la stava reggendo. Si sentiva sempre più febbricitante di desiderio, e quando finalmente percepì la bollente lingua di Adam contro la sua carne, espirò pesantemente spingendo la nuca contro il letto. Era stato solo un assaggio, ma era bastato per accendere ogni nervo del piacere e fargliene desiderare molto di più.
    NNghaa la tua lingua.... meravigliosa. espirò allargando le cosce spontenamente a lui, così che potesse raggiungere ogni angolo della sua femminilità senza alcun ostacolo. Adam le mostrò le sue abilità, facendole capire chiaramente che aveva avuto altre esperienze con le donne e che non era di certo un novellino. Non che fosse stato difficile da capire le precedenti volte, ma c'era sicuramente una perizia ed una attenzione ben differente. Se le volte precedenti era stato famelico ed egoista nel prendersi da lei il piacere, questa volta era premuroso e attento ad ogni sua reazione. Hilda inarcò la schiena, espirando piccoli gemiti di piacere, gli carezzò la testa, affondando le dita fra i suoi capelli, senza mai spingerlo o frenarlo lasciandolo fare liberamente, si limitava a carezzarlo per fargli capire quanto stesse apprezzando ciò che le faceva.
    Solo tu saprai il segreto sotto le mie vesti. Nessuno di loro potrà immaginare che sono tua.. aaaAAAHH sìì... non riuscì nemmeno a finire il discorso prima che Adam tornasse vorace contro la sua carne, strappandole gemiti di piacere più acuti. La clitoride pulsava furiosa contro la sua lingua, la sua carne lo risucchiava dolcemente dentro di lei. Era una sensazione meravigliosa, ma presto ad Hilda non bastava più limitarsi ad accarezzargli la testa, lo voleva con tutta se stessa, ma non voleva bruciare le tappe per arrivare subito al piatto forte. Voleva condividere con lui il piacere, non voleva essere l'unica a godere.
    Anche io... anche io ne voglio... biascicò con la mente ottenebrata dal piacere. Quella frase poteva avere mille significati diversi, ma presto Adam avrebbe capito cosa intendeva dire poiché sollevò la schiena, e si piegò lateralmente per poi sgusciare sulle lenzuola, per scivolare con la testa fra le gambe di Adam. Nel tragitto gli baciò i fianchi, l'addome, fin quando non incontrò di nuovo la sua erezione a cui diede una golosa lappata, prima di posare la schiena sul materasso ed allargare di nuovo le gambe davanti alla faccia di Adam. Da quella angolazione Hilda poteva vedere il corpo tonico ed allenato di Adam su di lei, ed adorò la vista facendola eccitare ancora di più. Avrebbe voluto morderlo dappertutto gustarsi ogni singolo fascio muscolare che componeva il suo corpo, lo adorava, lo trovava bellissimo e finalmente poteva godersi anche la sua forma umana che non aveva avuto modo di poter "divorare" con calma. Gli diede un malizioso e delicato morso all'interno coscia, poi lo leccò tracciando un sentiero di saliva che si avvicinò ai testicoli, fece un giro su di essi, e poi continuò lungo l'erezione fino alla base della cappella. Allungò la lingua su tutta la superficie arrotolandola per lubrificarlo con la sua saliva. Risalì poi con la testa e la lingua verso le gonadì che iniziò a leccare e carezzare, giocandoci golosa mentre con le mani guidò l'erezione fra i suoi seni. Intrappolò l'asse di carne di Adam fra di essi, massaggiandolo con attenzione, beandosi di quel turgore e del suo calore.
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Le mutandine, ridotte a inservibili brandelli, scivolarono oltre il suo campo visivo che, com'era lecito aspettarsi, si colmò interamente dalla visione del fiore roseo, rorido di nettare che era la femminilità di Hilda. Osservare quelle carni perfette con desiderio, respirarne con gli occhi socchiusi l'odore e abbandonarsi subito a una lenta, intensa leccata col piatto della lingua non furono, poi, che l'inevitabili conseguenze di un simile, magnifico spettacolo: non appena il suo sapore, la sua più intima essenza fu nella sua bocca Adam si ritrovò a mugolare di piacere, quasi commosso da una simile, impossibile dolcezza. I suoi umori erano così buoni, così innaturalmente deliziosi che dovette frenarsi dal leccarla come un animale affamato e costringersi a usare lentezza, a gustarsi ognuno di quei momenti.
    Fu una scelta difficile ma, alla fine, generosa poiché poté assaporare ogni singolo fremito che scosse le sue carni, il modo in cui si rilassò tra le sue mani e, un attimo dopo, quei glutei meravigliosi si contrassero dal piacere, mentre la sua voce si spezzava in un gemito semplicemente eccitante e, con deliziosa difficoltà, gli rivolgeva un bellissimo complimento. Era bello stringerla sapendo che lei non sarebbe scappata via, che non aveva bisogno di trattenerla o costringerla con la forza, che desiderava tutto quello che avrebbero condiviso quel giorno... e fu proprio questa consapevolezza a convincerlo che quell'approccio graduale, delicato fosse la scelta migliore. Questo e, naturalmente, tutti i gemiti sentiti che le stava strappando.
    Ma io voglio che lo sappiano... che sappiano che sei mia e che ne siano invidiosi. Che sappiano quanto sono fortunato. - continuò, frapponendo tra una parola e l'altra un bacio, una veloce ma intensa leccata a quelle carni bisognose di cure. Se l'Adam di tutti giorni avesse potuto sentirlo sarebbe rimasto stupefatto, per non dire preoccupato dalle affermazioni che fece in quel momento: a parte, infatti, un'ostentazione di sicurezza che ormai non gli apparteneva più da tempo, dire che lei fosse sua significava, implicitamente, ammettere anche il contrario! Lui si sentiva pronto a essere suo, ad appartenere a qualcuno? Non sarebbe stato meglio lasciare tutto questo, quelle promesse, quelle attribuzioni, fuori da ciò che stavano condividendo? Forse sì, sarebbe stato più saggio, più cauto... ma in quel momento non voleva essere né l'uno né l'altro, voleva essere ardente per lei, bruciare in un grande rogo di piacere e desiderio e scoprire cosa sarebbe rimasto di sé il mattino dopo, sotto le ceneri del vecchio se stesso.
    Intanto, c'erano già delle fiamme a cui badare ed erano tutte attorno alla sua bocca: le carni di Hilda, infatti, erano bollenti e, allo stesso tempo, fradice e non sembravano desiderare altro che la sua lingua, visto come vi si serravano e la succhiavano fameliche, bisognose di attenzioni sempre più intense, sempre più voraci. Per Adam fu facile perdersi in quelle sensazioni, bastò chiudere gli occhi e lasciarsi guidare dai suoi fremiti, dalle lievi contrazioni che attraversavano tutto il suo corpo quando toccava i punti giusti, aiutandolo a rendere i suoi movimenti sempre più precisi, sempre più letali e presto Adam si sarebbe abbandonato al ritmo sfrenato, vorace che il corpo di Hilda, forse inconsapevolmente, gli suggeriva... non fosse stato che, di colpo, Hilda gli sfuggì.
    La sua mano non gli accarezzava più con dolcezza i capelli, né la sua femminilità fradicia si premeva sulle sue labbra: aprì gli occhi sorpreso, quasi preoccupato di aver sbagliato qualcosa e vide che la vampira, desiderosa di ricambiare, si capovolse per portare il volto dinnanzi alla sua erezione. - Oh, Hilda... - sospirò tra le sue cosce, stupito e felice mentre lei, un bacio alla volte, raggiungeva il suo sesso. I muscoli di Adam erano contratti, la pelle vellutata tesa e Hilda, attraverso le labbra, poté percepire come fremevano a ognuno di quei delicati, meravigliosi baci. - Ahhh... - un gemito leggero, che gli sfuggì dalle sue labbra quando la vampira, quasi improvvisamente, diede una veloce leccata alla sua erezione bollente e pressoché marmorea, facendogli un attimo socchiudere gli occhi per ritrovarsi, così, lo spettacolo di quelle cosce spalancate e quella femminilità perfetta, lucida di umori e della sua saliva, che sembrava quasi chiamare la sua bocca, la sua lingua.
    Le afferrò le cosce con bisogno, con desiderio e si tuffò tra le sue carni, leccandole famelico con il piatto della lingua per poi, di colpo, penetrarle nuovamente e far saettare al loro interno quella lingua umana, sì, ma abilissima. Fremette (e Hilda poté sentire lo spasmo della sua lingua dentro di sé) quando gli morse la coscia, ma non si fermò e continuò quell'intenso cunnilingus finché, semplicemente, non poté più trattenere i gemiti: - Mhh!! O-oddio, sì! Ahh! - si ritrovò a inarcare la schiena possente, scosso da fremiti, soltanto perché la lingua di Hilda aveva circondato, per un breve attimo, le sue gonadi prima di risalire verso l'asta, subito avvolta dalle spire di quella lingua meravigliosa. Hilda poté, dunque, percepire quanto quel cazzo fosse eccitato, duro e grande per essere quello di un umano, benché non fosse paragonabile a quello della sua forma da tiranide; l'avrebbe sentito pulsare, contrarsi tra la sua lingua mentre Adam gemeva e, con un verso quasi ferino, ritornava a leccarle la fica vorace, affamato, affondando tutta la sua lingua dentro di lei e premendovi contro le sue labbra.
    Il meglio, però, doveva ancora venire: Hilda guidò la sua asta verso la prigione meravigliosa dei suoi seni e, così, mentre quella carne grossa e bollente scivolava tra quelle perfette icone di femminilità, le gonadi dell'uomo finivano "vittima" delle meravigliose labbra della vampira, strappandogli un verso strozzato e facendolo fremere tutto, come se non riuscisse a gestire il piacere che gli stava donando. - Ahhh! Oddio... mi farai... mi f-farai veningghh! Venireh subito! - Hilda poté godersi tutto quel corpo possente, decisamente più grande e scolpito del suo, tremare e dover trattenersi dall'inarcare la schiena in maniera incontrollata per via del piacere: non solo quei muscoli invitanti, perfetti fremettero come impazziti ma anche quel cazzo grande, durissimo pulsò come se fosse ormai prossimo a un orgasmo, mentre le gonadi che leccava si facevano ancora più calde e gonfie, ricolme di un piacere che avrebbero tanto voluto far scorrere sul suo ventre scuro e quei seni magnifici.
    Peccato, però, che Adam non aveva alcuna intenzione di godere senza sentire in bocca il sapore del suo piacere, quindi afferrò con desiderio le sue natiche e iniziò a scoparle letteralmente con la lingua la fica, non solo facendo su e giù con la testa ma aiutandosi con tutto il corpo che, inevitabilmente, premette con sempre maggiore impeto su quello della vampira. Certo, prese anche a muovere furiosamente i fianchi, tanto che Hilda non solo si sarebbe trovata quel grosso cazzo a scoparle bollente le tette ma, soprattutto, quelle gonadi grandi, bollenti, non fecero altro che schiacciarle le labbra e invitarla, con un po' di prepotenza, a succhiarle per bene.
     
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