Un nuovo inizio

per Hina

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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Il ritorno da Neo Venezia era stato veloce, più che altro perché Adam non aveva prestato la benché minima attenzione al tragitto, perso com'era nei suoi pensieri. Gli eventi dei giorni appena trascorsi erano stati semplicemente memorabili e meritavano una riflessione approfondita da parte sua, soprattutto perché mentre avvenivano non aveva avuto né il tempo né il modo di pensare e molte delle sue scelte erano state decise dall'istinto, dalle emozioni del momento.
    Finalmente era entrato nei Portatori di Luce, poteva dire di avere la fiducia o quasi della Papessa, di Domino e di altre personalità importanti che aveva conosciuto praticamente il giorno prima... e, soprattutto, aveva una meta chiara, una stella polare da seguire che lo avrebbe strappato al senso d'impotenza, di smarrimento che avevano caratterizzato le sue giornate negli ultimi tempi. Lui credeva davvero agli ideali incarnati da Veronica, nel cambiamento che le azioni di un singolo potevano portare nel mondo, nella redenzione per sé e per gli altri e sapere che adesso poteva davvero farsi portavoce di simili ideali, di proteggere e diffondere la speranza che aveva illuminato la sua vita, lo riempiva di una felicità e di una serenità che non provava da molto tempo.
    Eppure, sotto alla gioia per un simile conseguimento, oltre alla speranza che rinfrancava il suo cuore... c'era un'inquietudine appena percettibile, più un lieve fastidio, una nota stonata in una musica altrimenti perfetta. Era un piccolo ago sul morbido cuscino di quella giornata, un ago che improvvisamente, senza alcun preavviso, si faceva sentire e scombinava i suoi pensieri, prima che Adam li riaggiustasse e si sistemasse in modo da non sentirlo più. Era una sensazione sgradevole ma così lieve, così saltuaria che Adam poté ignorarla e concentrarsi su tutta la gioia che stava provando, sulle speranze che lo animavano.
    Arrivò a Roma che il Sole era già tramontato e il suo appartamento, freddo e immerso nelle tenebre, lo accolse in maniera quanto mai sgradevole: il palazzo in cui era situato era piuttosto signorile e abitato da persone discrete e beneducate, tanto che era insolito venir disturbati dal loro vociare o da qualche altra attività rumorosa, soprattutto la sera; una qualità che Adam aveva molto apprezzato in passato ma, quella sera, nel vedere l'androne deserto e le scale immerse nel silenzio più totale, si sentì pungere il cuore dalla solitudine e desiderò che qualcuno facesse una festa da qualche parte, con musica e un gran chiacchiericcio allegro. Naturalmente il suo desiderio non poteva essere esaudito e, ormai all'interno del suo appartamento, si diede da fare per scacciare sia le tenebre della notte che quel silenzio tanto molesto. Peccato che, oltre ai suoni che produceva lui o al cicaleccio monotono del televisore, c'era ben poco che poteva fare e per un attimo pensò che dovesse trasferirsi a Neo Venezia, circondato da persone che condividevano il suo credo e, soprattutto, da volti che considerava amici: lì non ci sarebbe stato spazio per la solitudine, per quel silenzio fastidioso, n'era certo!
    Con questo pensiero piacevole e un po' azzardato in testa, cenò e dopo qualche qualche ora, si mise a letto, pensando alla giornata proficua e bella che avrebbe trascorso l'indomani. Peccato che il sonno non arrivava e che quella sensazione spiacevole, quell'ago, era tornata a farsi sentire; dapprima leggera, quasi impercettibile, poi sempre più fastidiosa e manifesta. Non riuscì a prendere sonno e a tarda ora, quando ornai stava crollando, quella sensazione si rivelò per quello che realmente era: un'oscura, segreta nostalgia. Un sentimento di vuoto, di assenza verso qualcosa, anzi qualcuno che aveva cercato di dimenticare e che, per un certo periodo, c'era persino riuscito: Hilda. Le immagini del suo scontro con la vampira, del suo perverso e umiliante pericolo, si avvicendarono in una grottesca, terribile eppure conturbante processione, mentre le sue parole, la sua sfida risuonavano con incredibile chiarezza nella sua mente, ammaliandolo e facendolo infuriare assieme.
    Rivedere la sua pelle bruna, le sue forme, i suoi occhi brillanti di lussuria e beffa... fu un supplizio, un supplizio fin troppo piacevole. Per lunghe ore, in quel bizzarro domiveglia, ascoltò le suppliche disperate della sua erezione fin troppo turgida, che chiedeva a gran voce sollievo e lo chiedeva dalla vampira, mentre il punto del suo collo che gli aveva morso pulsava e doleva terribilmente, di un dolore però che trascinava con sé un malsano piacere. Si svegliò completamente all'alba, in un bagno di sudore e sentendo i boxer fradici di impazienza, mentre le tempie gli pulsavano e gli girava appena la testa. Anche se era passato tanto, troppo tempo, anche se aveva raggiunto i suoi primi traguardi... Hilda era sempre là, nella sua testa, nei recessi oscuri della sua anima, tra le pieghe del suo corpo, pronta a ghermirlo col suo ricordo in ogni momento, in ogni situazione.
    Si rifugiò sotto la doccia, come se nella cabina del bagno non potesse raggiungerlo e, sotto lo scroscio dell'acqua fredda (era così spaventosamente caldo!) decise che così non poteva continuare: non solo perché rischiava d'impazzire ma perché era letteralmente scappato dalla vampira, aveva evitato accuratamente di cercarla, di ritrovarla... e non sapeva nulla di cos'era accaduto a quel povero ragazzo, se fosse ancora sotto la sua malia, se lo fossero altri. Lei gli aveva detto di cercarla alla Sapienza, gli aveva rivelato il suo nome e lui non aveva fatto assolutamente nulla per un tempo lunghissimo, neanche una maledetta denuncia anonima alla polizia! Come poteva fregiarsi del titolo di Portatore di Luce, come poteva pensare a grandi ideali o guardare in volto la Papessa se non riusciva neanche ad affrontare le sue paure?
    Così, finalmente risoluto, uscì dalla doccia, si vestì e uscì deciso quella mattina stessa a trovare indizi su quella donna. Il tragitto verso la Sapienza era stato lunghissimo o così gli era parso, teso e preoccupato com'era ma anche se il suo cuore batteva più forte ogniqualvolta pensava a lei, alla possibilità d'incontrarla ancora, ma non cedette al desiderio di tornarsene a casa e, finalmente, si ritrovò a uno dei tanti ingressi della prestigiosa scuola.
    Vestiva un completo grigio, sobrio e quasi animo e portava dei guanti neri, un lungo cappotto, degli occhiali da sole e persino un cappello del medesimo colore, un borsalino ben calcato sul capo a coprire i capelli: non era un travestimento vero e proprio ma, forse ingenuamente, sperava così di non dare troppo nell'occhio. Un attimo prima di varcare la soglia dell'istituto fu colto da una vertigine e si chiese cosa stesse facendo, scoprendo che non aveva la benché minima idea di come raccogliere informazioni, a chi chiedere, cosa chiedere ma, serrando le mani in pugni e quasi digrignando i denti, la varcò comunque, deciso a non farsi travolgere ancora una volta dalla sua viltà.
    L'atrio dell'Istituto era enorme e degno di un luogo tanto prestigioso e Adam si guardò intorno per lungo tempo, sospeso tra l'ansia che gli faceva battere freneticamente il cuore e la determinazione che gli imponeva di avanzare: non vide nulla di strano e si prese coraggio, quasi sperò che Hilda gli avesse dato un'informazione falsa... quando, improvvisa come un fulmine a ciel sereno, sentì una lama trapassargli il cuore da parte a parte: lei era lì, vicina, troppo vicina a lui. E lui non sapeva che fare.
     
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    Hilda era in piedi davanti alla finestra della sala dei professori, era immobile con una tazza di caffè fra le mani mentre distrattamente vagava con lo sguardo verso l'esterno. Era una giornata tranquilla, ma Hilda aveva continuamente un senso di ansia a tormentarle l'animo. I suoi pensieri vagavano senza controllo: Dorian non si era più fatto sentire, ne aveva perso le tracce e non riusciva più a percepire la sua presenza. Iniziava a pensare che fosse davvero morto, e la cosa che più la tormentava era che non aveva potuto raccogliere la sua anima, così da poterlo far rinascere in un nuovo corpo. Lo aveva perso irrimediabilmente e non poteva fare nulla per cambiare le cose. Aveva deciso quindi di trovare dei nuovi amori, e fra loro Gabriel l'aveva rifiutata, mettendola in enormi difficoltà poiché se voleva continuare la sua farsa doveva fargli credere di non fidarsi più di lui. Era costretta a stargli lontana e come se non bastasse essendo colleghi di lavoro la cosa si sarebbe fatta incredibilmente difficile. Infine i suoi pensieri andarono a Febo, una piccola e preziosa gemma che aveva scoperto lì nella scuola: aveva così tante idee con cui tormentarlo, con cui attirarlo a sé e sentirsi emozionata come una ragazzina della sua età. Era quindi riuscita a trovare dei nuovi amori, ma c'era una nota dolente, una cosa che li accomunava tutti loro: fuggivano da lei. Tutti gli uomini più interessanti che aveva conosciuto e con cui era stata, alla fine le stavano alla larga, cercavano di tenerla distante facendola soffrire. Quelle emozioni le facevano battere il cuore, la struggevano e la facevano sentire viva, ma non le bastava, voleva di più, molto di più, voleva emozioni più forti. Forse i comuni umani non potevano farlo? Doveva cercare creature pericolose? Sarebbero stati capaci di farla innamorare e poi tormentare? Hilda si sentiva smarrita, piccoli nuovi amori ancora da costruire e l'impazienza di sentirsi viva era dura da tenere sotto controllo. Sorseggiò il caffè e mentre rievocava vecchi sapori ecco che qualcosa catturò totalmente la sua attenzione. Forse era meglio dire che era stata una sensazione, era nitida e inconfindibile: la percepiva solo quando qualcuno che aveva marchiato con il suo morso era vicino. Chiuse gli occhi per cercare di capire di chi si trattasse, non era Gabriel ovviamente dato che non era riuscita a morderlo. Non era Febo, lui lo sentiva che stava a lezione, e non era nemmeno Dorian. Aprì la finestra, per sporgersi leggermente e guardare verso l'esterno e notò un uomo alto, imbabuccato per coprirsi il più possibile, nemmeno fosse stato un vampiro dei vecchi tempi che doveva proteggersi dalla luce solare. Avanzava nei dintorni della struttura e sembrava in cerca di qualcosa. Cercò di capire chi fosse, ma sul momento non ricordava a chi avesse detto di cercarla a scuola. Lasciò la tazza sul cornicione della finestra e senza tanti complimenti uscì dalla finestra stessa, con un balzo dal primo piano atterrò alle spalle di Adam. Quando fu a terra riuscì a vederlo meglio, notò qualche ciocca di capelli bianchi, la pelle chiara e la sua altezza imponente, se si fosse voltato verso di lei, solo quando avrebbe visto i suoi occhi lo avrebbe riconosciuto.
    Chi non muore si rivede... disse con un ghigno malefico stampato sul volto. Usò quelle parole appositamente proprio per fargli capire che sapeva benissimo chi fosse. Non era più alta di lui, ma Hilda lo guardava come se si ergesse su di lui schiacciandolo a terra con la sua ombra. Indossava il suo tipico abbigliamento scolastico. Composto da camicia bianca con una generosa scollatura, sulla quale portava una giacca scura, minigonna nera da cui si potevano intravedere appena le reggicalze. Il suo abbigliamento era quello di una normalissima donna che lavorava in ufficio, ma le forme prorompenti del suo corpo la rendevano quasi una parodia per i film spinti.
    Cerchi qualcuno? chiese faticando parecchio a trattenere una piccola risatina divertita.
     
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    La lama che aveva trafitto la sua anima, repentina e improvvisa come un fulmine, rimaneva conficcata in lui e non sembrava volerlo abbandonare. Era una sensazione stranissima e straziante, in cui un atavico senso di pericolo si mescolava con un'esasperata sensazione di attesa, come di un qualcosa che doveva accadere ma che ancora non era arrivato. Non riusciva a comprendere cosa gli stava succedendo, sapeva soltanto che il suo cuore era stato travolto da battiti frenetici e che i suoi occhi, da dietro lo schermo degli occhiali da Sole, non facevano che errare alla ricerca di un non meglio specificato qualcosa come se, segretamente, sapessero già cosa dovevano trovare.
    Questa spaventosa sensazione si acuì negli attimi successivi finché, raggiunto l'acme, percepì alle sue spalle un lieve tonfo e, trattenendo il respiro, si girò in direzione di quel suono: davanti a sé, come se fosse emersa dalla terra o caduta dal cielo, c'era Hilda che lo fissava incuriosita; trasalì, si spaventò ma quella straziante sensazione scomparve da sé, come se la semplice presenza della vampira l'avesse finalmente placata. Naturalmente la sensazione di pericolo non scomparve, anzi Adam rimase per alcuni, lunghi istanti in una postura contratta, rigida e con le braccia parzialmente sollevate verso l'alto, come se l'istinto gli avesse ordinato di proteggersi e lui si fosse dominato soltanto all'ultimo. Sotto lo sguardo della vampira la sua mente si era svuotata di ogni pensiero, tranne che di uno: la speranza che lei non lo avesse riconosciuto; non appena vide quelle belle labbra curvarsi in un ghigno crudele, seppe che anche quella speranza s'era infranta davanti alla realtà.
    Si sentì cedere le gambe e lo assaltò una vertigine furiosa, tanto che dovette appellarsi a tutte le sue forze per non crollare in ginocchio, vinto e sconfitto da un semplice sguardo. Invece serrò le mani in pugni e contrasse la bocca in una piega furiosa, forse prima di tutto con se stesso che con lei. Il commento di Hilda fu la prova definitiva che l'aveva riconosciuto e per un attimo ebbe sdegno di se stesso e della sua ingenuità: come aveva potuto affidarsi a un travestimento stupido come quello? Non fu, però, che un pensiero fugace, subito sostituito dalla necessità impellente di reagire a quella situazione, di reagire a lei. Hilda gli appariva addirittura più bella di come la ricordava e per lui fu terribile resistere alla tentazione d'indugiare con lo sguardo su di lei, perdersi in quella scollatura invitante o nella piccola, irresistibile porzione di coscia visibile ma, fortunatamente, ci riuscì e si concentrò completamente su cosa risponderle.
    Aveva notato l'ironia beffarda con cui si era rivolta a lui e gli era difficile rimanervi indifferente, soprattutto perché in cuor suo sapeva che aveva ragione... ma non poteva certo mostrarsi colpito dalle sue parole o quella maledetta lo avrebbe colpito ancora più dolorosamente. - Cercavo... te. - pronunciare quelle due semplici, piccole parole gli costò una fatica immonda: la sua bocca era secca e la lingua gli sembrava gonfia e goffa, assolutamente incapace di modulare i suoni come voleva. Deglutì a vuoto, senza che questo comportasse alcun miglioramento e cercò di colpire per primo, di metterla sia pure un attimo in difficoltà per riprendere fiato, per mettere fine a quella sensazione che gli urlava di scappare via fin dal primo momento in cui aveva incontrato il suo sguardo. - Sono qui per denunciarti. - affermò, cercando di usare un tono fermo, sicuro di sé benché quella non fosse altro che una bugia e che, in realtà, non sapesse minimamente cosa fare. Fortunatamente gli occhiali da Sole le celavano i suoi occhi e il suo volto era ritornato sufficientemente calmo, quasi indifferente, da rendere quell'affermazione un minimo credibile. - Quel ragazzo dov'è? - le chiese, riferendosi al giovane che li aveva fatto incontrare e che lei si era portata via alla fine del loro incontro. Hilda vestiva come una professoressa e questo avallava una delle sue più grandi preoccupazioni: il fatto che lo fosse e che scegliesse le sue vittime tra i suoi studenti, magari circuendole grazie alla loro giovane età. In tal caso, era possibile che quel ragazzo fosse addirittura consenziente e non si accorgesse di essere biecamente manipolato dalla vampira. Una simile idea gli dava il voltastomaco... e lo faceva sentire terribilmente in colpa. Fortunatamente, però, adesso che si era ripreso dallo stupore e da tutte quelle violentissime emozioni che erano seguite alla vista della vampira, poteva mostrarsi deciso e fermo nei suoi propositi di assicurarla alla giustizia.
    Peccato che, subito dopo averle fatta la domanda, trattenne il respiro e il suo cuore riprese a battere freneticamente, terrorizzato. Ma questo Hilda non poteva saperlo... no?
     
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    Dunque alla fine Adam aveva trovato il coraggio di andarla ad affrontare. L'umiliazione doveva avergli bruciato moltissimo se ci aveva messo tutto quel tempo per cercare una rivincita. Forse si era allenato per diventare più forte? Era davvero curiosa di scoprire cosa lo aveva portato lì e si sentì felice di scoprire che stava cercando proprio lei. Tuttavia non era lì per mostrarle devozione, era lì perché voleva denunciarla per delle colpe che lei non aveva mai avuto. Non riuscì a resistere alla tentazione di ridere, era davvero divertente vedere quanto potesse essere facile manipolare i pensieri di lui. Era davvero molto convinto che Hilda fosse una poco di buono, ed aveva ragione, solo che non poteva usare ciò che aveva visto contro di lei. Si fece quindi una bella risata, conscia del fatto che non aveva poprio nulla in mano per poterla denunciare, altrimenti si sarebbe ritrovata la polizia lì a scuola che la scortavano verso le prigioni. Riusciva a percepire che non era sereno, che qualcosa gli pungolava i nervi ma cercava di rimanere stoico e minaccioso. Forse pensava davvero di essere diventato più forte al punto da poterla affrontare alla luce del sole. Una volta però ritrovati faccia a faccia, Adam doveva aver sentito nel suo istinto che in realtà era successo qualcosa di molto particolare fra loro due, che non era un avversario qualsiasi, e non di certo perché fosse fisicamente più forte di lui. Il legame vampirico gli aveva lasciato un segno, e probabilmente se ne rendeva conto solo in quel preciso istante.
    Denunciarmi per che cosa Adam? Per il ragazzo? Intendi quel ragazzo? puntò un dito verso una direzione alle spalle di Adam, per indicare lo stesso ragazzo che aveva voluto soccorrere la volta scorsa, che passeggiava sorridente e tranquillo nel atrio della scuola, assieme ad un compagno di scuola, mentre si dirigevano nelle aule dove lo attendevano le lezioni. Era in forma, allegro e non dava affatto l'idea che stesse male, anzi quando adocchiò Hilda, il suo viso si illuminò di felicità e sollevò un braccio per salutarla da lontano, urlando un "Buongiorno Professoressa!". Hilda naturalmente gli rispose salutandolo a sua volta, alzando anche lei una mano.
    Cosa pensi di aver visto Adam? Mi hai già condannata nel tuo cuore? Non credi che dovrei essere io a denunciarti? Hai cercato di ostacolarmi mentre assitevo un mio alunno, e poi mi hai aggredita. Io mi sono solo difesa. affermò portando le mani sui fianchi in una posa trionfale, sollevando il viso verso l'alto con il cipiglio di chi aveva il coltello dalla parte del manico. Ovviamente non accennò niente riguardo a cosa era successo dopo lo scontro.
    Cosa credi che io sia Adam? Perché non parli chiaramente? Sei venuto qui per sfidarmi? gli chiese ghignando divertita, non si era nemmeno messa in posa difensiva, se ne stava con le mani sui fianchi tranquilla, facendogli capire che non lo temeva affatto.
     
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    Tutto era precipitato in pochi istanti e adesso, tra lui e un'ennesima disfatta, c'era soltanto il sottile schermo dei suoi occhiali e della sua determinazione. Era una ben magra consolazione sapere che nessuno, al suo posto, avrebbe potuto prevedere tanta sfortuna, poiché lui si era comunque dato da fare per apparirle dinnanzi assolutamente disarmato: non solo, infatti, aveva preso la decisione di cercare informazioni su di lei dopo una notte tormentata e insonne ma, durante il tragitto verso la scuola, a tutto aveva pensato tranne che a imbastire un piano, a riflettere sui possibili scenari e a cercare un modo per adattarvisi o reagire. No, si era precipitato alla Sapienza tormentandosi su quanto tempo fosse passato, sulla paura che provava, sul segreto desiderio che aveva di rivederla... ma nulla su come reagire nel caso l'avesse rivista, nulla su cosa dirle, su come affrontarla.
    Era sceso sul campo di battaglia senza armi né armatura e adesso era dinnanzi a un nemico che non sapeva come combattere, come proteggersi dai suoi colpi. Il bluff della denuncia era lama spuntata, che sapeva lui per primo non servire a nulla se non a sorprenderla o a spaventarla un minimo. Peccato che non riuscì nemmeno a questo: Hilda reagì mettendosi a ridere di gusto e, ancora una volta, Adam ringrazio le lenti scure dei suoi occhiali, che le impedirono di osservare il suo sguardo spaurirsi dinnanzi al suo divertimento. Schiuse le labbra, istintivamente, come a ribatterle ma in realtà non aveva la benché minima idea di cosa dirle e fu una fortuna che Hilda lo anticipò, invitandolo a voltarsi e sottraendolo così a una magra figura: fin troppo docile, si voltò indietro e rivide proprio lui, il ragazzo che aveva evocato e per cui si era sentito tanto in colpa. Il giovane sembrava in buona salute ed era allegro, tanto che non appena vide la vampira, la salutò da lontano chiamandola professoressa.
    Tutte le più nere previsioni di Adam si dimostrarono corrette: non solo Hilda era una professoressa ma quel giovane era chiaramente ignaro di star venendo manipolato, magari usato come una sorta di dispensatore ambulante di sangue! Strinse i pugni, furioso e si voltò verso di lei con le labbra serrate, contratte in una smorfia di disprezzo, pronto a sputarglielo dritto in faccia; peccato che Hilda lo anticipò e, abilmente, gli dimostrò che lui non aveva nulla in mano e che, anzi, poteva fare ben poco affidamento su quanto aveva visto in prima persona. Subdolamente, infatti, la vampira cercò di minare le sue certezze riguardo gli eventi del loro incontro, facendogli notare come la loro prospettiva poteva essere facilmente capovolta. Per un attimo venne assalito dal dubbio che potesse aver ragione, che quella storia potesse essere tutta un terribile equivoco ma, fortunatamente, la sua mente era sovraeccitata, ottenebrata da mille emozioni diverse ma non era ancora così malridotta da cascare in un tranello simile: - Chi credi di prendere in giro?! Non hai detto nulla di simile quando sono intervenuto e io ti ho dato tutto il tempo per spiegarti! Non osare presentarti come vittima, Hilda, perché avresti potuto evitare in mille modi il nostro scontro. - ribatté deciso, serrando con forza i pugni e sentendosi sempre più infuriato. Ad alimentare in quel modo la sua rabbia non era soltanto il tentativo di Hilda di rigirargli la frittata ma, soprattutto, il modo in cui glissò il vero punto della questione: non quanto avvenuto prima o durante lo scontro ma dopo.
    Getta la maschera, Hilda! Puoi anche fingerti una professoressa, una persona rispettabile ma non lo sei. Nessuno che lo è farebbe quello che hai fatto tu, quel... - qui la voce gli mancò, incapace di continuare. Perché non riusciva a denunciare fino in fondo quel crimine? Per pudore? Per vergogna? O forse... forse temeva che, in qualche modo, Hilda sapesse che gli era piaciuto farsi trattare in quel modo? Certo, gli era anche piaciuto ma questo non cambiava il fatto che si era sentito sporco, umiliato e violato oltre che privato della sua individualità, costretto come fu a rinnegare i suoi ideali e a dichiarare un consenso estorto tramite l'eromanzia e la manipolazione. Il piacere che aveva ricavato da quel vero e proprio stupro ai suoi danni, insomma, era corrotto e malvagio, non poteva in alcun modo giustificare l'operato di Hilda... ma era comunque terrorizzato dall'idea che lei lo scoprisse, che glielo rinfacciasse. - ...quell'abominevole atto! Di questo non parli, vero? Ipocrita! Come osi giocare coi sentimenti e i pensieri delle persone? Credi che siano dei burattini da far danzare secondo il tuo volere? - le chiese in tono sempre più concitato, col volto pallido colorato dal rosso della collera... e della vergogna. - Sfidarti? Io sono qui per avere giustizia! - affermò, indicandola come un pubblico ministero durante una requisitoria particolarmente intensa e piena di riprovazione. Trasportato dallo slancio delle sue parole fece un passo avanti, prima di accorgersi che non aveva comunque risposto alla sua domanda: che voleva fare, come intendeva ottenere la giustizia che aveva evocato?
    Ci fu un attimo di smarrimento in lui e, anche se riuscì a dissimularlo abbastanza bene, Hilda lo avrebbe potuto notare dal modo in cui il suo corpo, fino ad allora ritto, determinato, rompesse per un attimo quella postura decisa e ne mostrasse una interdetta, contratta come di chi non sa se darsi alla fuga o gettarsi nel combattimento. Non fu che un attimo, ma abbastanza per dare un'apertura ad Hilda, sebbene c'è da dire che, forse, non ne aveva poi questo gran bisogno: la corazza di Adam era ben più sottile di quanto lui stesso credesse...
     
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    Le supposizioni di Adam erano esatte: aveva sedotto lo studente che si offriva spontaneamente a lei per donarle del sangue. Lo manipolava sfruttando la sua cotta adolescenziale, traendo da lui ciò che poteva offrirle, ma Adam non aveva nessuna prova concreta con cui poterla accusare. Oltretutto se anche fosse riuscito a portarla ad un confronto, ad un tribunale anche personale, il ragazzo l'avrebbe difesa strenuamente poiché innamorato. Quindi fu un enorme piacere vedere la sorpresa negli occhi di Adam quando vide il ragazzo in perfetta forma. Non bastò però per farlo ritirare docilmente dalle sue intenzioni, sebbene Hilda ancora non capì che intenzioni avesse avuto nei suoi confronti. Reagì deliziosamente, ingolosendo Hilda per quella rabbia e frustrazione che a fatica riusciva a nascondere. Aveva l'aspetto di un uomo maturo, ma in quel momento parlandole in quel modo, le rivelò invece di essere ancora ingenuo e privo di esperienza verso la maliziosità di una tipa come lei. Lo lasciò parlare, continuando a ghignare malefica e divertita alle sue parole. Non riusciva a farne a meno, vederlo così irritato dopo ciò che avevano condiviso le suggerivano che in realtà Adam aveva ceduto a degli istinti che a quanto pare odiava. In effetti il suo modo di parlare lasciava intendere che era un uomo che ci teneva alla sua immagine, e quella volta invece lo aveva costretto a liberare tutto ciò che aveva dentro, tutto ciò che probabilmente giudicava immorale o sbagliato. Non si sarebbe quindi fatta scoraggiare dalle sue accuse, anche se avevano un fondo di verità.
    Oh davvero? Credo di averti picchiato troppo forte se non ricordi bene come sono andate le cose. Ti avevo detto chiaramente di non mischiarti nelle mie faccende. rispose sicura di sé iniziando ad avvicinarsi a lui a passo lento.
    I professori sono tenuti a proteggere i loro studenti, non potevo di certo dirti che Daniel aveva perso il controllo sul proprio potere, e che io dovevo sedarlo. Non hai mostrato un distintivo, ti sei solo infilato nella faccenda senza nemmeno accertarti quale fosse la verità. Mi hai subito bollata come una delinquente, una predatrice. disse manipolando in effetti i fatti a proprio vantaggio, in ciò Hilda era abile, e le piaceva un mondo farlo.
    Mettiti nei miei panni Adam. Ero da sola con uno studente potenzialmente dannoso per se stesso e gli altri, e spunta un tizio alto e muscoloso che cerca di attacar briga. Di gente con le rotelle fuori posto a Roma ce ne sono in abbondanza, non potevo rischiare che ci attaccassi alle spalle, pensando di aver appianato le cose a parole. Non potevo sapere se potevi essere un potenziale nemico della sapienza, dovevo proteggere il mio studente. Lo scontro era inevitabile. man mano che si avvicinava a lui il volume della voce diminuiva, per rendere la conversazione il più intima possibile. Quando gli fu abbastanza vicina, allungò una mano per toccare delicatamente il bottone della camicia di Adam. Se non si fosse allontanato avrebbe continuato a scorrere con il dito lungo il bottoni, lentamente senza fretta, guardandolo dritto negli occhi con un sorriso malizioso.
    Ammetto che mi sono lasciata andare con te, sai... combattere mi eccita. Soprattutto quando mi scontro con qualcuno pericoloso come te. ritirò la mano incrociando le braccia sotto al petto, diventando leggermente più seria, senza però perdere la sua baldanza. Gli si sarebbe avvicinata ancora di più, sollevandosi sulle punte dei piedi per potersi avvicinare con le labbra al suo orecchio.
    Che tipo di giustizia vuoi avere? E' perché non ti ho soddisfatto del tutto? Perché ti ho lasciato con una enorme erezione e non ho ascoltato le tue suppliche per stare ancora con te? Per darti altro piacere? Nonostante mi avessi riempita di sperma fino a gonfiarmi la pancia? gli avrebbe sussurrato se non si fosse allontanato troppo. Fu molto esplicita proprio perché intuiva che sicuramente lo avrebbe imbarazzato mettendolo di fronte alla realtà.
     
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    Stava muovendo delle accuse corrette, razionali, di questo n'era certo poiché aveva passato notti intere a rimuginarci sopra, a riflette, a considerare ogni singolo aspetto dei suoi ricordi. Eppure, mentre parlava, mentre prova a incalzarla, a farle compiere un passo falso, non solo il sorriso della vampira non si estinse ma divenne sempre più largo, sempre più divertito e perfido. Ciò lo innervosì terribilmente, gli dava la sensazione di non prenderlo sul serio, di trattarlo come uno dei suoi studenti presi in qualche affermazione ingenua o in uno slancio idealistico troppo marcato, utopico. Aveva voglia di cancellarle quel ghigno perfido dalla faccia e sentiva le mani fremere, come se fossero impazienti di darle una bella lezione... ma si dominò, non sarebbe stato un comportamento degno di un Portatore di luce, senza contare che con tutte quelle persone intorno sarebbe stato facile per lei accusarlo di averla aggredita e rendere lui il mostro. Si ritrovò a pensare che potesse essere una sua tattica, quella di farlo innervosire per spingerlo a compiere un passo falso e si ripromise di tenere alta l'attenzione.
    Fu una promessa ancora una volta infranta, poiché la vampira prese a ribaltare la situazione, i suoi ricordi, opponendo delle giustificazioni che apparivano sensate, che suonavano giuste e che fecero traballare le sue convinzioni. Davvero, in sostanza, era colpa sua? Aveva equivocato tutto? La piega dura, rigida della sua bocca s'infranse in un'espressione confusa, incerta, mentre i suoi occhi la guardavano stupiti. Durò un solo attimo, ma fu un attimo spaventosamente difficile, in cui l'intero edificio di convinzioni che l'aveva portato tremò e minacciò di crollare, ma fortunatamente aveva solide fondamenta e rimase dritto dov'era: - Tutto ciò non ha alcun senso! Io non stavo attaccando briga, ti ho semplicemente chiesto di spiegarmi cosa stava succedendo! E tu ti sei rifiutata di farlo, anzi mi hai detto rivolto parole ambigue, che potevo interpretare in mille modi diversi e... - aveva pensato molte volte a quella ricostruzione dei fatti, tanto che proruppe dalle sue labbra come un fiume in piena... e che, però, fu arrestato da un semplice gesto di Hilda: si avvicinò a lui e, con assoluta nonchalance, gli accarezzò con un dito i bottoni della camicia. Sgranò gli occhi, fortunatamente celati dalle lenti degli occhiali, e provò il forte, fortissimo desiderio di allontanarsi, di fuggire. Eppure, malgrado sapesse di doversi allontanare, di interrompere quella non richiesta invasione del suo spazio personale, non ci riuscì: le gambe erano rigide, conficcate nel terreno e sentiva che non avrebbe potuto muoverle qualunque cosa sarebbe accaduta. Come una scudisciata lo colpì il suo odore, quell'odore che tante volte aveva tormentato le sue notte, era finito per appestare i suoi ricordi e adesso tornava a colpirlo con forza. Perché il suo odore era così buono, perché lo sentiva così intensamente? Non era nemmeno trasformato eppure sentiva che gli riempiva i polmoni a ogni respiro, coprendo tutti gli altri odori che, di colpo, erano spariti.
    Seguì come un idiota il tragitto di quel dito e i suoi occhi, senza che lo avesse voluto, sprofondarono in quella ampia, magnifica scollatura, prima di riemergerne un attimo dopo, quasi spaventati. Se anche aveva sentito cosa gli aveva detto (e lo aveva sentito), in quel momento non era assolutamente in grado di risponderle: il cuore gli batteva forte ed era riuscito a trattenere un fremito soltanto con uno sforzo sovrumano della sua volontà. Aveva appena iniziato a riprendersi da quell'evento apparentemente innocuo, che Hilda colpì nuovamente, stavolta con ancora più forza rispetto a prima: si avvicinò ulteriormente a lui, sussurrandogli delle parole direttamente all'orecchio, senza che lui riuscisse a opporsi o allontanarsi di un passo.
    Quella voce, calda e sensuale, gli trafisse l'anima come una spada infuocata e, sia pure per un attimo, lui socchiuse le palpebre e fu assalito dai ricordi che quelle scene gli avevano appena evocato: rivide Hilda nuda, bella da far male, sopra di lui mentre godeva con espressioni magnificamente oscene, sentì la furia, l'eco persino del piacere estremo e, al contempo, insufficiente che lo avevano attraversato... e, per un attimo, vi si abbandonò. Hilda l'avrebbe sentito sospirare lieve, rilassarsi e fremere appena, come se avesse pronunciato una formula magica capace di ammansire la bestia che viveva dentro quell'uomo tanto rispettabile, così noiosamente perbene... la bestia che aveva avuto modo di conoscere e apprezzare in prima persona.
    Fortunatamente fu soltanto un attimo, poi sbarrò gli occhi da dietro gli occhiali e, con una reazione nervosa, quasi goffa si allontanò da lei con un passo. - No! Non... è-è vero... - inciampò sulle parole come uno scolaretto timido al suo primo giorno di scuola, mentre il suo volto pallido si colorava del rosso della vergogna, dell'umiliazione. Hilda non aveva forse ragione? Non aveva passato intere notte a desiderarla? Non si era persino masturbato sul ricordi di quella notte? E poi... e poi, pochi giorni prima, Clerice lo aveva rifiutato, lasciandolo così terribilmente eccitato e frustrato che, adesso, a stento non aveva avuto un'erezione, neanche fosse stato un adolescente con gli ormoni a mille. Abbassò il capo, sentendosi profondamente sconfitto e umiliato, incapace di reagire a quella crudele provocazione e completamente in sua balia.
    Era bastato così poco per rimetterlo a suo posto, era così semplice prendersi gioco di lui? Una forte rabbia gli arse nel petto e lui, in una ventata di determinazione, risollevò il capo e strinse forre i pugni, scavandosi i palmi delle mani con le unghie. - Io sono venuto qui per capire, per comprendere cos'è accaduto! Perché non riesco e non voglio pensare che qualcuno possa fare quello che hai fatto tu per... per divertimento. - confessò quasi amareggiato ma non sembrava una resa, la sua: anzi in qualche modo sembrava aver recuperato padronanza di sé, anche se le tempie gli pulsavano ferocemente e lievi fremiti echeggiavano nel suo bacino, a ricordargli che era terribilmente recettivo e che sarebbe bastato fin troppo poco per fargli avere un'erezione evidente. - E tu puoi anche provare a prenderti gioco di me, ma... non mi vedrai una seconda volta in quel modo. - affermò e anche se il suo tono era deciso, Hilda avrebbe percepito chiaramente la sua voce tremare per un attimo mentre lo diceva, mentre lui si trincerava dietro i suoi occhiali e provava a mostrarsi risoluto, deciso a resisterle. In realtà, anche dal modo in cui evitava accuratamente di dire come lo aveva visto, cosa avevano fatto di preciso, dimostrava quanto fosse difficile per lui parlarne, quanto fosse difficile starle di fronte in quel momento. Eppure stava lì, quasi a sfidarla... sebbene, in realtà, sfidarla fosse l'ultima cosa che voleva in quel momento.
     
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    Anche se Adam celva i suoi occhi dietro a delle lenti scure, da quella distanza Hilda riusciva comunque a vedere i suoi sguardi nervosi, e se avesse avuto qualche dubbio, c'era il legame vampirico a farle sentire i suoi guizzi più acuti di emozioni. Amava sentire quella voglia che aveva di picchiarla, la faceva sentire forte perché andava a toccare corde sensibili. Le dava la certezza di aver colpito i punti giusti, era sicura che con la giusta dose poteva farlo cedere al suo istinto più violento. Adam però mantenne il controllo delle sue emozioni e cercò di risponderle ancora a tono, interrompendosi nel momento in cui gli sfiorò i bottoni con le dita.
    Perché mai avrei dovuto spiegare ad un perfetto sconosciuto che un mio studente era in serie difficoltà? Così da rivelare ad un possibile nemico che eravamo vulnerabili? gli rispose a tono, sollevando di nuovo il volto verso l'alto con il cipiglio di chi aveva ben chiare le idee e fosse molto convinta che lei non aveva fatto proprio niente di male. In realtà Hilda era ben cosciente di essere stata ambigua, infondo lo aveva fatto proprio per spingerlo a sfidarla. Fu un piacere poi vederlo fremere un momento quando gli aveva parlato all'orecchio, lo osservò molto attentamente mentre sussurrava le sue parole per godersi ogni più piccolo cambiamento nel ritmo del suo respiro. Un piccolo brivido di soddisfazione le attraversò la colonna vertebrale nel vederlo allontanarsi di un passo e rifiutare la verità. Prese coraggio, e ne fu meravigliata che avesse così tanta forza di volontà nonostante gli fosse così vicina. Evidentemente il legame vampirico si stava indebolendo e riusciva ancora a lottare contro la sua malia. Alla fine confessò che era andato lì per capire ciò che era successo, per fare chiarezza nel suo cuore. Ci aveva messo del tempo ma alla fine aveva trovato il coraggio di affrontare la cosa faccia a faccia. In poche parole era andato lì perché non voleva accettare di essere stato stuprato da una predatrice come lei. Eppure ricordava ancora bene la sua passione galoppante, la sua supplica nel chiederle di morderlo ancora. Era stato spontaneo, la verità era che ciò che era successo non fu altro che mettere a nudo la sua natura, ma a quanto pare non voleva accettarla.
    Divertimento? Oh no mio caro... c'è stato più del divertimento. disse senza alcuna esitazione, facendogli capire che ciò che aveva fatto non era stato solo unicamente per sfogarsi.
    Io avevo vinto, e ciò che ho fatto è stato marchiare a fuoco nel tuo cervello che non sarò mai la tua vittima. affermò guardandolo dritto negli occhi, con un espressione fra il feroce ed il malizioso. Le era piaciuto tantissimo prenderselo e farlo supplicare per avere altro piacere e di sicuro tornando indietro lo avrebbe rifatto.
    Se fosse stato solo divertimento, mi sarei presa da te ciò che volevo e ti avrei lasciato lì senza alcuna risposta, invece ti ho detto dove trovarmi. gli si avvicinò di nuovo, invadendo il suo spazio personale appositamente, fino ad arrivare a poggiargli i seni contro il torace.
    Adesso sei qui, perché ne vuoi ancora, non è così? seguì una risatina bassa e maliziosa, mentre lo guardava pronta a godersi ogni reazione di Adam. Fu molto attenta a non toccarlo con le mani, non voleva impedirgli di allontanarsi, voleva invece scoprire come avrebbe reagito alla sua vicinanza dopo quelle verità dette in modo così diretto e crudele.
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Hilda dava risposte sicure, senza un solo segno d'incertezza né nella voce né nello sguardo, che rimaneva determinato e sereno come se quella discussione non la impensierisse affatto. In più, Adam aveva la sgradevolissima sensazione che lei, a differenza sua, non si fosse mai soffermata a riflettere su quegli eventi e il fatto stesso che trovasse con una tale facilità delle obiezioni così maledettamente convincenti lo faceva imbestialire, oltre che insinuargli pesanti dubbi. Comprendeva il dovere di un professore di proteggere i suoi alunni e la sua scuola, di non divulgare informazioni sensibili su di essi... ma lui ricordava, sapeva perfettamente che Hilda non aveva agito spinta da simili, nobili motivazioni! Eppure, malgrado fosse così sicuro, non riusciva minimamente a esprimersi come avrebbe voluto, come aveva fatto nelle tante volte in cui aveva immaginato quella conversazione, in cui l'accusava e svelava le sue colpe.
    Invece, adesso che era davanti a lei, sembrava che fosse lui quello sotto accusa, quello i cui segreti gli venivano estorti crudelmente, senza possibilità di opposizione. Inoltre, adesso che l'aveva così vicina a sé, si sentiva completamente immerso nel suo profumo, ottenebrato da quell'odore così maledettamente buono da accorgersi di avere l'acquolina, come se desiderasse leccarla come un cane o qualche altra bestia addomesticata. Il suono della sua voce, poi, era una spaventosa tentazione, una musica meravigliosa che lo fece fremere come un ragazzino e quel passo indietro che fece, fuggendo dalla sua malia, gli costò una vorticosa vertigine.
    La verità gli rotolò dalla bocca come se non potesse far nulla per trattenerla e, sebbene in lui ci fosse ancora molta determinazione, molto desiderio di ribellione, istintivamente sentì di essere perduto. Sensazione che si acuì dolorosamente nel sentire la sua risposta: le sue sopracciglia si alzarono, i suoi occhi si sgranarono e la sua bocca dapprima si schiuse, poi si contrasse in una smorfia ferita, profondamente addolorata. Lui non aveva mai voluto renderla una sua vittima... lui non aveva mai voluto rendere nessuno una vittima! Quindi perché lo era diventato lui? Perché lo aveva stretto in simili catene? Soltanto perché aveva vinto, perché poteva farlo? Per dimostrargli che lui, mai e poi mai, avrebbe potuto vincerla? Questi pensieri, dolorosissimi, vorticarono e ulularono nella sua mentre come una bufera, tanto che non si accorse della rinnovata vicinanza di Hilda se non quando fu troppo tardi: la vampira avrebbe percepito tutto quel corpo enorme, statuario, tendersi e fremere come se fosse sul punto di crollare in ginocchio davanti a lei, come se fosse dilaniato dall'interno da due diversi, opposti impeti.
    Fu in questo stato, in cui Adam istintivamente si premette su di lei in modo da percepire meglio quei seni magnifici, che la vampira gli rivolse quella domanda tanto terribile, ridendo di lui e continuando a guardarlo in quel modo feroce e malizioso assieme, facendolo sentire piccolo e inerme come mai era stato in tutta la sua vita. Quella domanda gli sconquassò l'anima come un fulmine sconvolge la volta celeste e, per un attimo, non seppe assolutamente cosa dire, cosa fare. Poi, come il tuono erompe alcuni attimi dopo, una furia ribollente l'assalì e le strinse con forza le braccia: Hilda avrebbe sentito come quelle grandi mani le avrebbero strette ferree, dolorosamente le braccia e l'avrebbe tratta ancora più vicina a sé, probabilmente mozzandole un respiro per come il suo seno procace si sarebbe compresso contro il torace ampio, scolpito della tiranide.- NO! Non lo voglio! Non lo voglio! - quasi gridò e fu una fortuna che, nel frattempo, le lezioni fossero cominciate e non ci fosse quasi più nessuno fuori. - Io voglio giustizia... voglio vendetta! - continuò, col volto contratto dalla rabbia, col cuore che gli martellava nel petto e gli occhi arsi di rabbia; eppure, malgrado fosse così furioso, malgrado il desiderio di picchiarla, di cancellarle quel ghigno malevolo con un pugno, di trasformare quel volto meraviglioso in una maschera tumefatta di sangue... la sensazione di quei seni giunonici su di sé era semplicemente paradisiaca, il suo profumo era così intenso da stordirlo e quelle labbra... quelle labbra che tanto avrebbe voluto spezzare, colpire adesso gli apparivano la tentazione più irresistibili del mondo. Forse i suoi occhiali avrebbero celato il modo in cui il suo sguardo vi si perse, ma nulla avrebbe potuto nascondere il modo in cui la sua furia sembrò arrestarsi di colpo, in cui la presa delle sue mani perse di forza e tutto di lui si bloccò, a parte il respiro frenetico, affannoso che continuava a far contrarre spasmodicamente il suo torace.
    Io voglio... io voglio... - sussurrò come se avesse perso il filo, con gli occhi fissi sulle sue labbra come se ne fosse ipnotizzato, in un ultimo, disperato tentativo di resistenza. Poi, semplicemente, le palpebre si fecero pesanti e la sua bocca precipitò verso quella di Hilda, come se il suo corpo fosse soggetto a una forza che poteva solo subire, così come si subisce la gravità o la morte. - ...te. - sospirò a un nonnulla dalle sue labbra, prima di sfiorarle e, con un ansito di fame, di urgenza, baciarle come se ne andasse della sua stessa vita. Hilda avrebbe sentito quelle mani che prima le stringevano le braccia correre sulla sua schiena, quelle enormi braccia muscolose cingerla e abbracciarla non come si farebbe con un nemico che si vuole trattenere... ma come si farebbe con un'amante troppo a lungo desiderata. Ma ciò che, certamente, l'avrebbe colpita di più sarebbe stato proprio quel bacio: se, infatti, non si fosse sottratta, sarebbe stata travolta da una furia, da una passione che nulla avevano di umano. Adam si sarebbe premuto contro le sue labbra come volesse divorarla, mentre la sua lingua avrebbe cercato la sua con ferocia e spaventosa impazienza.
    Più che un bacio era un vero e proprio morso di lussuria, quasi un tentativo distorto, disperato di sopraffarla, di vincerla pur nella sconfitta. Non che servisse a nulla, certo: adesso lui era completamente nelle mani di Hilda e, quel che era peggio, lui lo sapeva, lo sapeva anche se non poteva fare a meno di baciarla... e forse era anche questo a rendere quel bacio così furioso.
     
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    Più andavano avanti a parlare e dibattere, più notava come Adam si sentisse smarrito nelle sue argomentazioni, di cui era sicura fosse certo, ma non aveva idea di come usare perché lei era stata abbastanza abile da ritorcergli tutto contro. Era perfino riuscita a fargli venire qualche dubbio sul fatto che avesse agito male, lo aveva visto chiaramente come un velo sui suoi occhi. Adam non aveva torto ovviamente, Hilda aveva appositamente taciuto delle informazioni preziose, ed aveva appositamente manipolato gli eventi affinchè arrivassero a combattere. Non lo avrebbe mai ammesso, non gli avrebbe mai rivelato la verità se poteva vedere reazioni di quel genere in lui. Quella volta era stata una tentazione troppo ghiotta per farsi sfuggire l'occasione di tormentare un paladino della giustizia. Vederlo quindi così incerto sul da farsi eccitava la vena sadica della vampira che avrebbe voluto tormentarlo ancora di più. Era un piacere per tutti i sensi vedere un colosso come Adam tremare e balbettare incerto come uno studente delle medie. Ecco perché volle incalzarlo anche fisicamente, dando quasi per scontato che si sarebbe ritratto, incapace di risponderle a tono. Invece lo sentì premersi contro di lei, poi le mani grandi di Adam la afferrarono per le braccia con forza, mozzandole un respiro quando la tirò verso di lui. Un brivido percorse la schiena di Hilda, pensando che probabilmente avrebbe usato la violenza su di lei, perché non avendo parole con cui controbatterla, non poteva fare altro che zittirla con la brutalità. Era pronta a riceverla, non fece nulla per difendersi, attenendo che lui sfogasse la sua frustrazione. Adam tuonò con la voce che non lo voleva, rifiutandosi con la forza di non darle ragione. La pelle delle braccia le bruciava per quanto stava stringendo, sentiva i muscoli intorpidirsi. Eppure Hilda non aveva paura, anzi, si sforzò con tutta se stessa di non sorridere estasiata, risultando invece parecchio più maliziosa e malefica, dandogli l'impressione che si aspettasse una reazione del genere da lui e quindi lo aveva praticamente attirato in trappola. Vide la furia nei suoi occhi, Hilda fremette un attimo guardandolo come se lo stesse incitando a cedere alla rabbia. Invece improvvisamente sembrò calmarsi, come se avesse trovato una risposta che avrebbe appianato tutto quanto. Iniziò a sentirsi delusa quando percepì le mani di Adam perdere forza, poi sentì la frustrazione di non aver fatto abbastanza. I pensieri iniziarono a correre per una nuova provocazione, ma sul momento non le venne niente perché non si era aspettata che si calmasse improvvisamente. Prese un respiro socchiudendo la bocca in cerca di parole che non arrivarono, ma al loro posto arrivarono le labbra di Adam che si posarono contro le sue. A quel punto fu Hilda a sentirsi smarrita e totalmente incredula: cosa diamine era successo? Cosa aveva visto per farlo capitolare in quel modo? Non ebbe la forza di respingerlo poiché ancora sorpresa dalla sua confessione, ed avendo aperto la bocca per prendere respiro, si ritrovò ben presto la lingua di Adam in bocca, affamata mentre le sue braccia la stringevano facendole sentire il suo fisico statuario. Fu travolta da una passione bruciante che la fece mugolare per via dell'impeto dell'uomo. Non era mai stata baciata in quel modo, non aveva mai sentito un desiderio così feroce nei suoi confronti. Quel bacio conteneva tutta la rabbia, la frustrazione ed il segreto desiderio che Adam aveva per lei ma che aveva rimbalzato continuamente nella sua mente. Si aggrappò alla sua giacca piegando la testa lateralmente così che le loro bocche potessero incrociarsi meglio, le loro lingue intrecciarsi caotiche fra di loro. Divorò quella passione, ne godette immensamente al punto che se non avesse avuto la giacca a coprirla si sarebbero visti i capezzoli inturgidirsi anche sotto la stoffa. Gli diede il tempo di sfogarsi, di esternare la sua furia confusa, poi avrebbe cercato di rallentare il ritmo dei loro baci fino a portare una mano contro il suo viso, afferrandolo con decisione ma non con violenza, così che potesse spingerlo via da lei di qualche centimentro e mettere fine al bacio. Hilda si sarebbe ritrovata leggermente ansante e vagamente languida, con le labbra umide di saliva a guardarlo negli occhi colpita, deliziata. Sorrise maliziosamente, ma questa volta c'era meno accusa in quell'espressione e più complicità.
    Quanta passione Adam. L'hai tenuta in serbo tutta per me? chiese giocosa, lasciando scorrere le braccia lungo le sue per poter poggiare le mani sulla nuca dell'uomo. Gli si premette addosso con tutto il corpo, poggiando la fronte contro la sua. Sfiorò le sue labbra con la punta della lingua, e se lui si fosse lanciato in avanti per un nuovo bacio lo avrebbe frenato con una mano contro il viso, prima che potesse azzerare le distanze.
    Dimmelo ancora... sussurrò con voce suadente e bassa. Voleva sentirselo dire di nuovo, perché voleva che diventasse una certezza anche nella mente di Adam. Poiché prima sembrava più una piccola confessione per chiedere la redenzione. Era stato qualcosa di cui si vergognava, invece fargli ripetere ancora quelle parole avrebbe dovuto dare un peso diverso a ciò che aveva ammesso.
     
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    Malgrado le avesse stretto le braccia in una presa ferrea, dolorosa, Hilda non reagì e non fece il benché minimo tentativo di sottrarvisi, di resistere alla violenza che minacciava di abbattersi su di lei da un momento all'altro. Eppure lei non era affatto debole o indifesa come appariva in quel momento, poteva non avere la sua stessa forza fisica ma era comunque in grado di reagire e di metterlo in difficoltà, quindi... perché non lo faceva? Adam vedeva la risposta riflessa negli occhi ferini, meravigliosi della vampira: lo stava sfidando a colpirla, a picchiarla come non era riuscito a fare nel loro combattimento. Sembrava divertita all'idea che lui potesse farle male, cedere in quel modo alla furia e alla brutalità dopo tanti discorsi idealistici, dopo che le aveva opposto i suoi valori e aveva cercato di sottrarsi alla malia del suo fascino, all'attrazione degli istinti più biechi.
    Eppure, proprio perché sentiva e sapeva tutto questo, il desiderio di picchiarla a sangue lo attraversava da capo a piedi, facendogli ribollire il sangue nelle vene e pulsargli le tempie come se fossero sul punto di esplodere: voleva vederlo comportarsi come una bestia, pur di dimostrargli che aveva ragione? Voleva vederlo macchiarsi del suo sangue come di una colpa, mostrargli che tra loro non c'era alcuna, reale differenza? Bene, glielo avrebbe dato questo piacere! Ma nel darglielo si sarebbe tolto la soddisfazione di spezzarle un dente, di vedere un fiotto di sangue sgorgarle dalla bocca, di vedere... di vedere quelle belle, bellissime labbra spezzarsi e piegarsi per lui, quella bocca meravigliosa schiudersi per lui, solo per lui... e, prima che se ne rendesse conto, quella furia brutale, quasi omicida era diventa puro e semplice desiderio.
    Non riuscì a controllarsi e, prima ancora che un pensiero o un sussulto di colpa potesse frenarlo, Hilda schiuse le bocca per trarre un respiro e lui vi premette contro le sue labbra con furia, con bisogno. Fu subito un bacio frenetico, ferocemente passionale e quell'attimo di stupore che le irrigidì il corpo, che lasciò la sua bocca inerme e in balia del suo desiderio, non fece che dargli ancora di più alla testa. Le labbra di Hilda erano un inferno di morbidezza, puro velluto in cui avrebbe voluto fregare non solo le sue di labbra ma anche tutto, tutto il suo corpo mentre l'interno della sua bocca... emise un ansito quasi estatico nel venire in contatto con quella carne setosa, accogliente e meravigliosamente calda, mentre la sua lingua, spasmodica, le accarezzava il palato, l'interno delle guance e si spingeva più a fondo, quasi come se volesse conquistarle la gola senza che potesse davvero raggiungerla, come se si fosse dimenticato di essere nella sua forma umana e che non poteva fare certe cose; ciò che lo fece del tutto impazzire, però, fu la sua lingua e il sapore della sua saliva: quando, infatti, Hilda si lasciò andare a quel bacio feroce e iniziò a rispondere, premendosi contro di lui, piegando il capo pur di rendere quel contatto più intenso, più profondo, poté finalmente riprovare l'incanto della sua lingua serpentina, meravigliosamente lunga e vellutata, così perversamente flessibile, sulla sua, nella sua di bocca, mugolando di puro piacere. Sentire le loro lingue intrecciarsi in quella maniera caotica, frenetica, era puro piacere e senza neanche accorgersene, prese a deglutire furiosamente, incapace di poter attendere oltre, assetato della sua saliva spaventosamente dolce, buona e terrorizzato di perderne anche soltanto una goccia. Il piacere che quel bacio gli stava dando era insensato, la bellezza, la perfezione di quella bocca era inspiegabile, quasi impossibile ma Adam non pensava a nulla di tutto ciò: ogni pensiero era stato spazzato via, ogni inibizione spezzata e se Hilda avesse potuto penetrare nella sua testa, avrebbe visto una distesa di magma ribollente e nient'altro.
    Il piacere e la sua frenetica ricerca lo avevano così ottenebrato che, quando Hilda rallentò il ritmo di quel bacio, Adam la seguì docilmente e quando percepì la sua mano afferrargli il volto e spingerlo via, incredibilmente non si oppose e si allontanò accondiscendente. Sebbene ci fossero ancora le lenti degli occhiali a celare, in parte, i suoi occhi, la vampira avrebbe facilmente notato come questi fossero semisocchiusi, liquidi e il modo il cui la bocca di Adam rimase schiusa, con le labbra lucide di saliva e protese in avanti come se ancora desiderassero la sua bocca, il suo bacio, era chiaro che in quel momento si trovasse in una sorta di trance, di estatica contemplazione della sua bellezza.
    A riprova del fatto che in quel momento non era altro che un simulacro palpitante di carne e desiderio, non rispose alla sua domanda e si limitò ad ansimare più forte, come se avesse percepito soltanto lo sguardo della vampira e il suo mutamento, quel farsi più caldo e complice, senza aver neppure sentito le sue parole... proprio come una bestia che è più sensibile alla mimica, agli atteggiamenti e non a un linguaggio che non capisce, che gli è alieno. Gli ansiti si fecero più forti, decisamente perversi nel sentire le sue braccia circondarle il collo, le sue mani premersi sulla nuca e lei avvicinarsi pericolosamente a lui, premere la fronte contro la sua: Hilda avrebbe sentito tutto quel corpo statuario, enorme, piegarsi docile, entusiasta verso di lei, accoglierla come se fosse il suo tesoro e, al contempo, il suo bisogno più grande. Si gettò contro le sue labbra, schiudendole e cercando di afferrare, succhiare la sua lingua già alla sua prima lieve, delicata carezza ma non si oppose nel sentire le sue dita trattenerlo. L'uomo retto, rigoroso che fino a qualche minuto prima le aveva rinfacciato le sue colpe e aveva tentato in tutti i modi di resistere al suo stesso, intimo desiderio non c'era più, era scomparso come se non fosse mai esistito: al suo posto c'era una bestia eccitata, resa folle e docile dal desiderio carnale, tanto che non cercò di leccarle la mano soltanto perché lei gli diede un chiaro ordine.
    Hilda avrebbe notato come, alla sua richiesta, le sopracciglia di Adam si corrugassero, prima incapaci di comprendere, poi nello sforzo di ubbidirle, eppure... quella richiesta dovette sprigionare in lui una nuova consapevolezza, poiché poco dopo i suoi occhi persero il velo opaco del desiderio e tornarono luminosi, ardenti... e feroci. Voleva che lui ammettesse ancora una volta che la desiderava con tutto se stesso, che non gli importava nient'altro se non averla... proprio come, durante il loro primo incontro, lo aveva costretto a supplicarla, a rinnegare ogni suo ideale e facendolo sentire, dopo, profondamente malvagio e umiliato. Quella richiesta gli suscitò una rabbia spaventosa, un odio che bruciava il suo sguardo e che era visibile malgrado lo schermo degli occhiali, tanto che tornò a stringerla a sé in una maniera rude, indelicata mentre il suo volto altrimenti perfetto veniva attraversato, contratto da desideri contrastanti.
    Di nuovo il desiderio di picchiarla, di farle male, di sentire quella pelle vellutata, deliziosa escoriarsi, tingersi di un livido nero soltanto perché lui voleva così... e, di nuovo, quel desiderio non faceva che gettarsi tra le fauci della sua bramosia e renderla ancora più grande, ancora più urgente. Si morse le labbra, quasi a sangue e fremette, fremette come se si stesse trattenendo dal darle un manrovescio e, al tempo stesso, dal gettarsi ai suo piedi e dirle tutto, tutto quello che voleva sentirsi dire. Quel dissidio si consumò in lui in pochi, concitati attimi e quando schiuse le labbra... c'era un solo e inaspettato vincitore: - Io... - appena un sussurro, subito interrotto, spezzato da una contrazione furiosa di quel volto apparentemente fatto per esprimere emozioni più nobili e sublimi, prima che nuovamente le sue labbra si dischiudessero e, per alcuni istanti, quel silenzio carico di aspettativa e tensione non fosse rotto che da dei respiri affannati: - Ti voglio... - la sua furia sembrò cedere come il suo animo, tanto che Hilda avrebbe sentito la presa della sue braccia venire meno e i suoi occhi socchiudersi, mentre la verità usciva dalla sua bocca in un sussurro. Non fu, però, che un attimo e tornò a spalancare furioso, feroce gli occhi e a guardarla fuori di sé: - TI VOGLIO! - quasi gridò e, senza che Hilda potesse fare nulla per opporvisi, non tornò semplicemente a baciarla ma la travolse con tutta la sua furia. Le afferrò con le mani i polsi e la spinse brutalmente contro il muro, che distava da loro per poche decine di centimetri, schiacciandola tra di esso e il suo corpo enorme, statuario che si premette contro di lei senza alcun riguardo. La presa che stringeva i suoi polsi era ferrea, dolorosa, così come lo fu l'impatto contro il muro, mentre quel torace ampio, scolpito schiacciava il suo seno abbondante, il suo ventre senza alcun riguardo; l'aveva completamente immobilizzata e se Hilda aveva trovato il bacio di prima passionale, questo l'avrebbe travolta con una ferocia che non aveva nulla di umano: Adam piegò il capo il modo da rendere fin da subito quel bacio più intenso ma, soprattutto, si lasciò andare totalmente a una furia cieca. La sua lingua cercò quella della vampira come un'invasata, avvinghiandosi, avvolgendosi non per intrecciare una danza ma per dominarla, schiacciarla mentre si premeva contro le sue labbra in maniera quasi dolorosa; Adam sembrò uscito del tutto di senno, quelle labbra le mordeva, le succhiava e poi subito, a cercare di schiacciare la lingua della vampira contro il suo stesso palato, oppure di ficcarle la sua di lingua in gola, anche se non poteva riuscirci perché aveva ancora forme e dimensioni umane. Quello che, però, avrebbe probabilmente più sorpreso (e deliziato) la vampira, però, sarebbe stato il modo in cui Adam le avrebbe premuto spasmodicamente la lingua contro i denti, soprattutto i canini, ferendosi superficialmente e stillandole direttamente in bocca calde, prelibate gocce di sangue: ogni qual volta che si feriva avrebbe ansimato di piacere, mentre il punto sul suo collo dov'era stato morso, avrebbe pulsato in maniera meravigliosamente piacevole e la furia di quel bacio, il sapore della sua bocca, della sua saliva si sarebbe mischiato perversamente con quello del suo sangue. Non erano che pochi rivoli, incapaci di saziarla o permetterle di accedere ai ricordi, all'anima di Adam... ma sarebbero bastati per rendere quel bacio spaventosamente perverso, osceno e affamarla come poche cose al mondo, oltre che farle percepire appena uno spiraglio di quello spaventoso abisso di desiderio che si agitava in lui e che la reclamava nelle sue profondità.
    Fu una fortuna che praticamente non ci fosse più nessuno fuori dall'istituto, poiché quella sarebbe potuta sembrare una violenta aggressione... perché lo era, era una sopraffazione evidente e, soprattutto, consapevole, desiderata e attuata senza ormai alcun inibizione o timore. Si sarebbe staccata dalle sue labbra per soltanto per guardarla fuori di sé e ansare sulle sue labbra schiuse, arrossate dalla violenza di quel bacio feroce. - Voglio sbranarti. - le disse con uno sguardo che avrebbe fatto venire i brividi a chiunque altro, tanto ribolliva di rabbia, di odio, di un desiderio talmente feroce da essere più spaventoso di un semplice impulso omicida. Un attimo dopo Adam avrebbe spinto la sua bocca contro il suo collo, l'avrebbe costretta a scoprirlo con la pura forza bruta e l'avrebbe azzannata senza alcuna pietà, senza alcun riguardo, premendosi contro di lei come se volesse schiacciarla, polverizzarla tra sé e il muro. Non fu un succhiotto o un semplice morso: se fosse stato nella sua forma da tiranide, con le sue zanne, le avrebbe squarciato la gola senza possibilità di errore mentre così, con la sua bocca umana, poté soltanto farle molto male... e, non appena l'avrebbe sentita gemere per il dolore, avrebbe iniziato a succhiarle il collo come una furia, come se il desiderio di ferirla, di farle del male fosse indissolubilmente legato, aggrovigliato a quello di possederla, di fotterla come se ne andasse della sua stessa vita.
    E della vita di Hilda, invece? La vampira si trovava in una morsa che non avrebbe potuto sciogliere facilmente come prima e, soprattutto, si trovava a camminare su un filo sospeso in un abisso spaventosamente affamato: cos'avrebbe fatto? Avrebbe tentato di procedere in avanti, con perfetto equilibrio e sublime controllo... o si sarebbe gettata di sotto senza un timore? A ben vedere, forse, poteva provare a fare entrambe le cose...

    Edited by Kira dietro lo specchio. - 30/4/2021, 19:32
     
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    Non aveva la più pallida idea di cosa fosse successo ad Adam, ma se il risultato era quella passione bruciante per lei, pensò che doveva capitargli più spesso. Il bacio era stato travolgente, al punto che Hilda se ne sentì un poco spiazzata: pensava che lui la odiasse per ciò che gli aveva fatto. Aveva creduto che provasse disgusto verso di lei, invece quel bacio fece capire tutto l'inverso. Era come se non potesse vivere senza toccarla e sentirla vicina. Le doti che aveva mostrato sessualmente, le fecero credere che avesse già delle amanti con cui si sfogava, non credeva di avergli lasciato un marchio così profondo nel suo animo. Aveva perfino pensato che non lo avrebbe più visto, dato che era passato del tempo. Invece era lì stretto a lei mentre le loro lingue guizzavano nelle bocche affamate, quasi disperate. Anche quando smise di baciarlo, si comportava come un innamorato che non vedeva la propria amata da troppo tempo, era travolto dalle sue emozioni, dai suoi impulsi. Hilda si diceva che non poteva dipendere soltanto dalla malia vampirica che gli aveva fatto, c'era sicuramente altro sotto, oppure semplicemente era diventata più forte lei, quindi anche il suo potere mischiato alla sua natura di vampiro davano certi risultati? Delizioso! Se fosse stato davvero così doveva assolutamente mordere coloro che le interessavano di più. Quando gli chiese di ripeterle ciò che aveva detto, notò un piccolo cambiamento in lui. Se prima era impaziente di continuare le sue effusioni, ciò che gli chiese lo aveva di nuovo ripiazzato a qualche passo prima, lo aveva di nuovo costretto a connettersi con la ragione, ciò però lo aveva reso di nuovo furioso. Un brivido gelido attraverso la schiena di Hilda, e per un solo attimo temette che Adam rinsavisse e prendesse il totale controllo di se stesso, ribellandosi ancora all'idea di ammettere ciò che aveva detto nel delirio, fuggendo da lei, esattamente come aveva fatto Gabriel. In quel contesto però non stava contando l'odio di Adam, la sua rabbia che invece lo spinse a stringerla più forte, a lottare contro la voglia di farle male. Hilda iniziò ad aver paura, le tremarono le gambe, percepiva chiaramente a quella vicinanza che Adam era diventato più forte, lo sentiva a pelle e sapeva che se avesse voluto realmente farle del male, non poteva fare nulla per fermarlo. Le era superiore fisicamente, poteva trasformarsi e farla a pezzi. Lei infondo aveva bisogno di tempo per poter agire alla perfezione tramite il suo potere. Tuttavia la paura di Hilda era anche di natura masochistica, i brividi gelidi non fecero che eccitarla, mentre attendeva in ansia il responso di lui. Le mancò un battito quando pronunciò la prima parola, non sapeva che aspettarsi, per la prima volta non riusciva a prevedere un comportamento di qualcuno che aveva tormentato. Non aveva avuto modo di studiarlo meglio, sapeva che era un uomo buono, ma la sua rabbia, e quei lampi di odio le fecero pensare che non doveva sottovalutarlo e che doveva stare attenta a non tirare troppo la corda. Non era un essere umano, doveva ricordarselo, era una tiranide, una creatura poco conosciuta e particolare, quindi era totalmente imprevedibile. Infine lui lo ammise, dandole appena il tempo di sorridere deliziata da quelle parole, prima che venisse travolta di nuovo dalla sua furia, prima con la voce, ammettendo che la voleva. Sembrava quasi un vagito, poiché aveva davvero l'aria di chi si sentisse sconfitto a dirlo. Infine venne travolta dal suo corpo, spinta contro il muro dove sarebbe stata intrappolata da lui. Le sfuggì un piccolo gemito di incredulità e sorpresa, condito però da una crescente eccitazione. Amò quel gesto, così impetuoso, impulsivo e passionale. Le facevano male i polsi, perse forza nelle dita, ma percepì una bollente sensazione risalirle dal bacino lungo tutta la colonna vertebrale e poi espandersi nel cervello. Non si sentiva in quel modo da anni, e quell'uomo trascinato dalla sua emotività la stava facendo sentire di nuovo viva. Inspirò aria avidamente cercando qualcosa da dire, ma non riuscì a dire nulla se non guardarlo in tono di sfida: non voleva mostrarsi spaventata, anche se lo era. Non ebbe il tempo di dire nulla però, poiché Adam le fu di nuovo addosso anche con la bocca. Sospirò e mugugnò di nuovo sorpresa e poi invaghita da quella bruciante passione. La lingua di Adam scavava nella sua bocca furiosa, al punto che le facevano male le labbra per quanto si spingesse contro di lei, le toglieva il respiro, le impediva di pensare. Poteva solo sentire la sua stazza enorme che la bloccava, i suoi muscoli tesi e caldi premersi contro il suo corpo morbido. Amava quella furia, le piaceva tantissimo. Si sentiva già umida fra le cosce, mentre la lingua di lui si spingeva in profondità nella sua bocca, come se avesse voluto violarla in profondità. Era fuori controllo, al punto che si ferì con i canini di Hilda. Il sapore del sangue in bocca rese tutto ancora più intenso. Il cuore di Hilda batteva più forte nel petto mentre il suo istinto di vampiro scalpitava sotto pelle, e se non fosse stato così furioso in quel bacio, probabilmente gli avrebbe morso e succhiato la lingua per avere più sangue. Ansò eccitata mentre il calore ed il sapore del sangue le scivolava nella gola, rendendola più golosa a ricambiare il bacio di Adam. Le fece dimenticare dove si trovassero, ed Hilda agì di impulso, sollevando le cosce per avvinghiarli attorno ai suoi fianchi, così che i loro bacini entrassero in contatto, e potesse sentire ogni cosa di lui. Quando smise di baciarla allontanandosi da lei, Hilda emise un lamento di protesta, guardando languida l'uomo come se ne avesse voluto ancora. Fu un momento di debolezza, ma come poteva resistere a quella passione così intensa? Una passione che iniziò a distorcersi in lui poiché la guardò con un aria feroce da predatore e dichiarò di volerla sbranare. La sorpresa di Hilda fu ancora più grande: sembrava impazzito fuori di testa eppure non avevano nemmeno iniziato a lottare, come diamine era possibile? Si sentì aggredire, poi una fitta di dolore lancinante al collo la fece strillare, forse più per lo stupore e la paura che per il dolore. In ogni caso fu così intenso che Hilda ne godette, non al punto da arrivare ad un orgasmo, ma fu una scossa di piacere non indifferente. Doveva fermarlo, farlo calmare e ricordargli dove fossero, sarebbe stata la scelta più sensata. Però la tentazione di lasciarlo fare, di spingerlo a stuprarla lì contro il muro era irresistibile.
    A-Adam... fu un sussurro con la voce ansante, ricolma di piacere e di supplica. Lui poteva interpretarla come una supplica a fermarsi, ma in realtà Hilda chiedeva l'esatto opposto, voleva tanto che si lasciasse andare sempre di più alla sua natura feroce. Così che alla fine avrebbe comunque vinto lei. Infatti si spingeva con il bacino contro di lui, sembrando quasi che volesse spingerlo via, quando in realtà si sfregava contro di lui alla ricerca del suo turgore.
     
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    Hilda era davanti a sé, così vicina che poteva sentire il suo respiro accarezzargli le labbra, il suo profumo invadergli la testa a ogni respiro... e, soprattutto, così vicina da poter vedere ogni emozione che attraversava i suoi splendidi occhi, più splendenti di una pietra preziosa, più spaventosi dello sguardo di un predatore. E in quel momento, negli occhi della vampira, brillava una meravigliosa, preziosissima paura: era spaventata da lui, dalla sua forza, dalla sua furia. Lo sentiva anche da altri piccoli, meravigliosi dettagli: il modo in cui il cuore le batteva frenetico nel petto, i lievi fremiti che avevano riecheggiato nella sua schiena flessuosa e si erano propagati fino alle sue gambe, l'odore spaventosamente delizioso del suo sudore freddo; tutti piccoli, meravigliosi dettagli che non aveva mai notato prima di allora e che pure, però, il suo corpo era predisposto per registrali perché era il corpo di un predatore, di una fiera abituata alla caccia, al combattimento... a sentire tra le sue fauci il sapore della paura, prima di quello della morte.
    Eppure, tutte quelle sensazioni gli erano sempre state negate prima di allora, come se ci fosse un velo a separarlo dalla sua natura più bestiale, predatoria. Quel genere di natura che, notando la paura in qualcuno alla sua mercé, non sentiva altro che il ruggito della propria fame e il ringhio dell'impazienza. C'era voluto il lento stillicidio delle notti insonni, il furioso rimuginare dei pensieri, il martoriarsi costante al ricordo di quello che gli aveva fatto Hilda per aprire grossi squarci sul velo, per permettergli di gettare uno sguardo nell'abisso di pura tenebra che si estendeva appena sotto la sua coscienza, poco più sotto lo stato più superficiale dei suoi pensieri. Una scoperta spaventosa, terribile ma in quel momento dolce come il sapore della vittoria: ognuna di quelle istintive, vane reazioni di Hilda gli procurò vere e proprie stilettate di piacere e si sentì terribilmente ingordo, terribilmente affamato della sua paura.
    Certo, la predatrice che lo aveva umiliato, che aveva abusato di lei era ancora là e nella sua mente corrotta dalla furia, stravolta dal brutale piacere della dominazione, vi era ancora conficcata l'idea che, in qualche modo, lei stesse continuando a manipolarlo, che l'essersi abbandonato così ai suoi istinti più biechi non fosse altro che la sua vittoria più grande... ma scoprì che in quel momento non gli importava: finché i suoi occhi sarebbero stati attraversati da quella paura così sincera, così eccitante non gli importava se vinceva, se trionfava ancora una volta su di lui.
    Il modo in cui lo guardò con sfida, subito dopo che l'aveva schiacciata contro il muro, gli donò un meraviglioso, caldo brivido lunga tutta la schiena e si ritrovò a gonfiare i muscoli, a raccogliere l'energia come se si preparasse a iniziare un combattimento rituale, una lotta bestiale per conquistare il favore della femmina... peccato che la femmina in questione fosse lei e che lui, in quel momento, non avrebbe voluto far altro che frantumare il suo sguardo con la pura brutalità della forza. La baciò come se volesse divorarla, fremendo di puro piacere per il modo in cui Hilda mugolò e sospirò, accogliendo il suo bacio come se non avesse desiderato altro: il contrasto tra la sfida, la ribellione nei suoi occhi e il modo in cui si era sciolta, cercando la sua lingua, bevendo avida la sua saliva mista al suo sangue... fece raggiungere un nuovo, folle picco alla sua eccitazione, qualcosa di profondamente insano e animalesco, qualcosa che rischiava di travolgerla in maniera assai più pericolosa dell'odio, della furia cieca che lo avevano invaso poco prima.
    Il modo in cui, poi, Hilda gli cinse i fianchi con le sue cosce meravigliose, non fu che un ultimo, decisivo passo verso la completa liberazione della belva che abitava, che riempiva gli oscuri abissi della sua anima: istintivamente si premette ancora di più su di lei, emettendo un verso gutturale e animalesco e schiacciandola davvero dolorosamente contro il muro e il suo corpo statuario, enorme; inutile dire che la vampira percepì immediatamente una gigantesca, durissima erezione premersi contro il suo bacino e poté distinguerla nitidamente malgrado l'ostacolo dei loro indumenti. L'ultima, feroce confessione e quel morso ferino non fu che la conseguenza inevitabile di tutto quel folle desiderio, di quella fame animalesca che gli consumava l'anima e gli soffocava la mente.
    Le grida di dolore di Hilda, a quel morso, lo fecero sbavare e mugolare di piacere, per poi gettarlo in una vera e propria frenesia lussuriosa in cui lecco, succhiò e adorò la porzione di gola che aveva appena morso: anche se l'odiava, anche se voleva la sua paura... lei era così dannatamente buona che, prima di tutto questo, voleva gustarla, assaporarla fino all'ultimo lembo di pelle. - Sì... SI'! - tuonò alla sua invocazione, sfregandosi contro il suo pube con la stessa frenesia di un cane in calore, ripetendo il morso stavolta in maniera meno dolorosa e più lussuriosa. - Voglio... mangiarti! - si staccò dal suo collo e, come una furia, tornò a baciarla, ficcandole la lingua in bocca e premendosi sulle sue labbra con pura brutalità, continuando a sfregare in maniera bestiale la sua enorme, impaziente erezione sulle sua femminilità, sul suo ventre. - Baciarti... leccarti! Morderti! - continuò a dire, separandosi dalle sue labbra improvvisamente per morderle forte il labbro inferiore, prima di succhiarlo e leccarlo proprio come farebbe una bestia. Qualcosa si era rotto in Adam e il modo in cui continuò la sua "confessione" lo dimostrava chiaramente, ripetendole in quel modo slegato, ossessivo cosa le voleva fare... ma questo non significava che non sapesse più cosa stava facendo, che i suoi gesti non avessero più uno scopo.
    Le afferrò entrambi i polsi con una mano, era abbastanza grande da poterlo fare senza troppi problemi e con l'altra finalmente libera, scese lungo la schiena di Hilda, sotto la gonna e le ghermì, senza alcuna delicatezza, una natica, stringendola con furia e sospirando di puro piacere nel risentire nuovamente quella magnifica, perfetta consistenza. - ...graffiarti! Strapparti! Scorticarti! - continuò quella folle, inquietante cantilena, mentre Hilda avrebbe sentito la mano che le aveva afferrato la natica graffiarla anche da sopra le mutandine, prima di schiaffeggiarla con forza inaudita, un vero e proprio ceffone che non aveva nulla della dissimulata delicatezza di un amante attento. Nel sentire quello schiocco meraviglioso Adam emise un verso che poteva essere definito di sola, pura estasi e lei avrebbe visto i suoi occhi farsi languidi, persi e tornare a baciarla con quella foga, con quella furia animalesche. Prese a schiaffeggiarle il culo con violenza, mentre le ficcava la lingua in gola e tornava a invaderle la bocca con la sua saliva mista al suo sangue, che non smetteva di far stillare ferendosi contro i suoi canini.
    Quando, dopo molti, lunghi minuti il culo di Hilda sarebbe stato caldo e bruciante come se le avesse davvero scorticato la pelle e quel bacio violentissimo l'avrebbe mandata in apnea fin quasi a farle rischiare lo svenimento, si sarebbe staccato dalle sue labbra e l'avrebbe guardata spirato, stravolto e semplicemente fuori di sé.
    Scoparti... voglio scoparti! Fotterti, fotterti... - praticamente ringhiò, mostrando un respiro sconvolto, ansante. Hilda avrebbe visto quei meravigliosi occhi azzurri, già da molto tempo non più tersi, colorarsi di un rosso sangue mentre le sclere diventavano nere e le pupille due fessure trasudanti ferocia: immediatamente il corpo già statuario di Adam si gonfiò ulteriormente, tendendo i vestiti e squarciandoli in alcuni punti, mentre vene nere, gonfie e spesse apparivano sul suo collo e quasi arrivavano sul suo volto. Non si era trasformato del tutto, ma abbastanza perché la camicia fosse squarciata ai lati del suo torace da due nuove braccia, uguali a quelle che l'avevano imprigionata tranne che per il colorito di un nero cupo, ancora privo della lucentezza del carapace. Agì completamente d'istinto e, una volta riafferrati i suoi due polsi con entrambe le mani, con quelle nuove avrebbe afferrato le sue cosce, costringendola con la forza a spalancarle e tenendola schiacciata a muro, completamente sollevata da terra e alla sua mercé.
    La sollevò quanto bastava perché il suo pube gli fosse davanti alla faccia e, emettendo un verso bestiale, immediatamente premette le sue labbra contro la sua femminilità già rorida. La gonna si era del tutto arrotolata lungo i fianchi e a proteggere le sue carni c'era soltanto il velo delle sue mutandine, sebbene ad Adam non sembrò importargli molto: la baciò, la leccò frenetico come se non ci fosse ed emise versi gutturali, bestiali di piacere, come se soltanto l'odore, il calore e il lieve sapore che traspariva dal tessuto bastasse per farlo ammattire del tutto. Per quanto tempo aveva sognato, bramato quelle sensazioni? Finalmente erano di nuovo sue, sue! Sentiva appena gli umori inumidirgli il viso, le labbra oltre le mutandine, il loro delizioso, prelibato sapore trasudare da quel velo e raggiungere la sua bocca troppo, troppo avida.
    Afferrò con i denti l'orlo delle mutandine e, con un gesto secco, feroce le strappò sputando a terra il lembo di tessuto che gli era rimasto in bocca, liberando in maniera brutale quella femminilità meravigliosa che guardò con una bramosia al limite della follia. - Bellissima... - appena un sussurro e Hilda avrebbe sentito quelle labbra voraci, quella bocca feroce gettarsi sulle sue carni con pura, spaventosa furia. L'avrebbe baciata, leccata come se ne andasse della sua stessa vita e subito Hilda avrebbe notato come la lingua di Adam risultasse molto più lunga e larga di prima, decisamente mostruosa come se fosse mutata più del resto del suo corpo. La leccò, si strusciò addirittura col volto, con le guance contro le sue grandi labbra, contro il suo clitoride turgido non come un amante premuroso, ma come una bestia nel bel mezzo di un pasto meraviglioso, buonissimo, come uno squalo entrato in frenesia alimentare.
    Quella lingua enorme l'avrebbe penetrata senza alcun riguardo, colmandola fino all'utero e iniziando non un cunnilungus, ma un vero e proprio amplesso, bestiale, furioso, feroce come gli occhi di fuoco che la guardavano dal basso, folli di bramosia, folli di odio. Eppure, malgrado tutto quell'odio, i versi di Adam, ora gutturali, ora quasi dei distorti vagiti, ora degli animaleschi ringhi... esprimevano soltanto la gioia più pura, più profonda di sentire nuovamente il suo sapore, il calore delle sue carni, la morbidezza paradisiaca della sua fica. E, mentre si consumava quello che era a tutti gli effetti un amplesso, anche per via delle spaventose dimensioni di quella lingua, Hilda avrebbe percepito anche qualcos'altro venir emanato da Adam, a parte quella cieca furia: una vera e propria esplosione di eromanzia sarebbe stata irradiata da quella lingua, dalle sue mani, dalle sue labbra nel suo corpo e da dentro il suo corpo... un'eromanzia che le sarebbe stata terribilmente familiare e per cui lei non avrebbe avuto difese: perché era la sua.
    O, quantomeno, era spaventosamente simile, perché così a fondo il loro primo incontro aveva segnato Adam, al punto da corrompere, pervertire la sua stessa energia, la sua stessa essenza. E forse, in quel nuovo incontro toccava ad Hilda andare incontro a qualche di molto, molto simile.
     
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    Hilda aveva sempre cercato una passione così bruciante nei propri amanti, non c'era niente di più eccitante per lei che vedere il compagno folle di amore per lei, oppure di odio. Adam la odiava tantissimo, non avrebbe mai immaginato di averlo colpito nei suoi punti più deboli la scorsa volta. Non conosceva a fondo ciò che lo tormentava nell'animo. Aveva avuto solo un istintivo sentore, ma non poteva fare delle diagnosi precise. Aveva intuito che Adam lottasse costantemente con la sua natura bestiale, voleva domarla ma Hilda invece lo aveva fatto perdere. Non poteva immaginare che non era nato come tiranide e che c'era un mistero profondo dietro di lui. La forza con cui la stringeva le faceva capire che la incolpava di ciò che gli era successo, vedeva in lei il suo più acerrimo nemico, ma allo stesso tempo non riusciva a resistere, esattamente come non poteva resistere ai suoi istinti perché facevano parte di lui. Ecco perché era così brutale su di lei, ed Hilda amò ogni piccolo istante ogni grammo di forza che lui le muoveva contro. Annaspò aria avidamente quando sentì la sua erezione premersi contro di lei. Le sue sottili mutandine le lasciarono poco all'immaginazione: era durissimo e si sentiva benissimo anche attraverso i pantaloni, ed infatti la sua clitoride pulsò contro di lui, affamandola ancora di più. Come se non bastasse il sangue nei loro baci le stordiva la mente, richiamava la sua natura di vampiro, accuendole i sensi da predatore che le resero più evidenti le vene sul corpo di Adam, sentiva il suo odore, i battiti del suo cuore accelerati e potenti. I flussi energetici che scorrevano sotto la sua pelle. Non riuscì a resistergli, ancheggiando con i fianchi per sfregarsi contro il suo sesso per darsi un minimo di sollievo da quella folle eccitazione che la ubriacò totalmente. Le sfuggì un gemito quando la morse ancora ma in modo più lussurioso, mentre la sua verga si premeva contro di lei affamata. Era travolta da lui e non riuscì a rispondergli perché quando ci provava la lingua di Adam le finiva di nuovo in bocca per altri lussuriosi baci. Lo sguardo di Hilda dallo spaventato si sciolse in uno sempre più languido ed eccitato.
    Sì...aah le scappò con un ansito, mentre brividi bollenti attraversavano il suo corpo, facendole pensare che voleva che lo facesse, che la mordesse, la mangiasse la stuprasse con tutta la sua forza. Ormai le sue mutandine divennero zuppe di umori, i suoi capezzoli così turgidi da essere ben visibili da sotto la stoffa della camicia. Sussultò strillando stupita quando venne schiaffeggiata, sentendo il piacevole bruciore sulla pelle e l'adrenalina che saliva e la rendeva sempre meno lucida. Percepì l'energia di Adam farsi più acuta, notò che si era gonfiato, facendola sentire ancora più stretta fra il muro e lui: non poteva crederci che si stesse trasformando, ma non lo fece del tutto, limitandosi a far apparire altre due braccia con cui praticamente la rese la sua bambolina. Bloccandole braccia e gambe era praticamente alla sua mercee. Un moto di gioia la invase, mischiato con una ondata di piacere all'idea che ormai era totalmente andato, che l'avrebbe presa lì senza curarsi di ciò che avevano attorno. La sollevò con una facilità disarmante da farla sembrare senza peso. Quella dimostrazione di forza eccitò ancora di più Hilda, che fremette fra le sue braccia, incapace di proferire parola perché ansava pesantemente. Inarcò la schiena sollevando il volto verso l'alto gemendo rumorosamente nel sentire la sua bocca contro il suo sesso. I suoi versi bestiali vibravano contro la sua pelle, il suo calore la ubriacò totalmente, quelle sensazioni divennero parecchio più intense quando le strappò via le mutandine con un morso. Sorprendendo ed eccitando Hilda all'inverosimile: quel gesto così impaziente e bestiale rese tutto così dannatamente erotico. Era così che voleva il suo amante: folle di fame sessuale, brutale e diretto. Se avesse avuto le mani libere le avrebbe sicuramente portate sulla sua testa per afferrarlo sui capelli e spingerlo contro di lei. Abbassò lo sguardo su di lui e si godette lo spettacolo di quella faccia premuta contro la sua figa, gemendo rumorosamente quando la lingua la invase e le tolse le forze. Raggiunse un primo e fioco orgasmo, incapace di controllarsi: era stato così perfetto così incredibilemnte arrapante che aveva raggiunto il picco di piacere in un istante. Come se fosse stata sparata nella stratosfera ad una velocità pazzesca e poi ricadesse verso la terra placidamente, galleggiando in aria. E forse proprio grazie a quel primo orgasmo e quindi quando arrivò un preziosissimo momento di lucidità, Hilda si accorse che qualcuno la stava guardando da una delle finestre più in alto. Aveva fatto troppo rumore, si erano lasciati andare e adesso stavano per finire nei guai. Hilda non poteva permettersi di essere vista in quelle condizioni per molti motivi diversi. Il primo fra tutti era che qualcuno sarebbe intervenuto pensando di doverla salvare, avrebbe quindi interrotto tutto quanto e avrebbero portato via Adam da lei. Il secondo motivo era che c'era l'alto rischio che i suoi studenti più fidati, e che stava ingannando potessero vederla e ogni cosa che stava costruendo con loro si sarebbe irrimediabilmente frantumato. Non doveva poi scordare che Gabriel la credeva una vittima, quindi se la vedeva poteva intervenire per salvarla. Insomma in poche parole sarebbe finito tutto e non poteva permetterlo.
    Adam! fece con tono di voce allarmato. Rendendosi conto che poteva sembrare che avesse paura di lui, che volesse tentare di supplicarlo di fermarsi. Le mancò poi un battito quando si accorse che aveva iniziato a infonderle energia eromantica in corpo, rendendola spaventosamente affamata di piacere. No! Era troppo, se lo lasciava fare lì in quel momento sarebbe stato un casino colossale. Doveva agire, anche se il suo corpo si ribellava all'idea di fermarsi doveva farlo a tutti i costi. Così iniziò a fare forza davvero con la schiena per spingere Adam lontano dal muro, mentre concentrò energia sulle corna e sparò un dardo rosso contro la sua spalla. Lo fece perché era l'unica arma che aveva a disposizione per poterlo fermare con il dolore. E quel momento prezioso le servì per ricreare alle spalle di Adam i tentacoli dell'arte occulta che lo avrebbero afferrato per le braccia ed il collo, tirandolo via da Hilda. In quel modo la presa sarebbe stata allentata, e lei sarebbe scivolata di nuovo a terra, ancora sconvolta da quella carica erotica che avevano condiviso. Fece uno sforzo immenso per reggersi sulle gambe e allontanarsi, divoncolandosi da lui per liberarsi. Quando riuscì ad essere libera e a qualche passo da lui, lo guardò e gli sorrise maliziosa, diabolica, mordendosi poi il labbro nel vedere il rigonfiamento nei suoi pantaloni.
    Non mi hai ancora vinta... gli disse, in barba ai discorsi sensati e lucidi per farlo rinsavire. Confidava nel fatto che avendogli sparato addosso un dardo del suo potere e che i tentacoli che lo afferrarono, lo avessero intirizzito di eromanzia rendendolo ancora più folle per lei. Iniziò a correre verso una direzione, voltandosi verso di lui per assicurarsi che volesse inseguirla. Infatti dopo un piccolo vantaggio di distanza, sciolse i tentacoli dell'eromanzia per lasciarlo correre, così che la inseguisse. Ovviamente nella corsa non si preoccupò minimamente di abbassare la gonna, lasciando in bella vista le natiche, dando loro la stessa funzione di una carota davanti alla bocca dell'asino per farlo andare avanti. Sperava che Adam la inseguisse come una belva a caccia, e se lo avesse fatto, lo avrebbe guidato praticamente verso i giardini della scuola, dove non ci sarebbero state delle finestre da cui potevano vederli. Immersi nel verde dei loro rigogliosi giardini avrebbero potuto dare totale sfogo alla loro voglia. Chissà magari l'inseguimento avrebbe reso Adam ancora più eccitato, ancora più brutale e pazzo di lei. Infondo fra innamorati si giocava all'inseguirsi in quel modo, così da rendere più gustoso il momento in cui lui l'avrebbe afferrata per abbracciarla e stringerla.
     
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    Che dice il Coccodrillo del Nilo | che batte la coda iridata | ... | nel tonfano, nella cascata, | ... | e sopra la sponda assolata? | «Trovato è il pasto agognato! | Trovato! Trovato!

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    Poteva sentire chiaramente il calore dei suoi umori filtrargli attraverso i pantaloni, i boxer e bruciargli la pelle del suo sesso come fuoco liquido, come pura e sciolta lussuria. Però, ciò che lo faceva davvero impazzire, che faceva alzare e abbassare spasmodico, vorace il petto e che rendeva il suo sguardo spiritato, folle d'eccitazione, era l'odore di quegli umori, il loro assurdo, meraviglioso, spaventoso profumo. Era così maledettamente buono e intenso che Adam aveva la sensazione che gli stesse penetrando direttamente nel cervello, che non lo avrebbe abbandonato anche se si fosse separato da lei e fosse andato a nascondersi dall'altra parte della Terra; quel profumo era trasudato nella sua anima, l'aveva ricoperta, invischiata e lui adesso non ne riusciva più a farne a meno. Ma c'era forse qualcosa di Hilda di cui poteva fare a meno? Il momento esatto in cui le schiaffeggiò il culo e sentì lo schiocco soddisfacente di quelle carni magnifiche, accompagnato dal suo strillo di dolore misto a piacere, scoprì che avrebbe potuto passare la sua intera esistenza a riprodurre quei suoni, ad ascoltarli così come un assetato potrebbe bere un bicchiere d'acqua... e, soprattutto, scoprì anche che non avrebbe più potuto vivere senza sentirli.
    Hilda, in quel momento, era di più, molto di più di una donna odiata e desiderata assieme, di una femmina da fottere e un nemico da abbattere: era il suo confine, la linea d'ombra che lo separava da una nuova, diversa esistenza. Un'esistenza in cui le sensazioni erano intense come mai lo erano state in tutta la sua vita, in cui le emozioni bruciavano come pure fiamme e in cui il sangue ribolliva nelle vene, urlandogli a ogni battito, a ogni istante che lui era vivo, che lui era vivo ed era affamato. Un'esistenza in cui ogni attimo passato senza desiderare, senza ardere di desiderio era una morte più terribile e spaventosa di quella vera, in cui fare un singolo respiro senza bramare di divorare il mondo intero era come non aver respirato affatto. Un'esistenza in cui era Hilda il suo mondo, la sua intera realtà.
    Come fare a essere cauti, prudenti, a ricordarsi dove si trovava se lui non si trovava in nessun luogo? Era su di lei, presto sarebbe stato in lei e questo gli bastava. Gli unici occhi di cui gli importava erano quelli d'oro fuso che lo guardavano tra la paura e il desiderio, l'unica voce che poteva (e voleva) sentire era quella, meravigliosa, che urlava di dolore e di piacere insieme. Trasformarsi parzialmente, farsi spuntare due braccia, manipolarla come se fosse una bambola mentre il mondo intero continuava a vorticare nella sua folle, indifferente danza fu il mimino, fu il nulla; il suo vero mondo era lì, a un niente da lui (ma ancora troppo, troppo lontano!) e sapeva di poterlo prendere, sbranare e divorarlo fino all'ultima goccia di sangue, fino all'ultima molecola di carne e lo avrebbe fatto, lo avrebbe fatto anche a costo della vita. Per questo motivo si gettò col volto tra le sue gambe come un viaggiatore assetato immerge il viso in una polla d'acqua pura, per questo le aveva strappato con un morso le mutandine e aveva dovuto resistere alle tentazioni di succhiarle come una perversa caramella, soltanto perché il sapore di cui erano impregnate gli dava alla testa, lo faceva uscire di senno come una sostanza psicotropa. Le spalancò le carni con quella lingua inumana come se volesse impalarla, non semplicemente leccarla e assaporarla, mentre Hilda gemeva di piacere e ansimava travolta da quell'impeto bestiale; fin dal primo affondo sentì le carni della vampira stringersi attorno alla sua lingua, fremere come impazzite e, istintivamente, la stimolò ancora più intensamente, con ancora più brutalità perché era impaziente di sentire, di assaporare ciò che il suo godimento gli avrebbe donato: quasi subito un rivolo di umori più caldi, dolcissimo gli colò in bocca e, con una voracità tutta bestiale, lo bevve come se fosse pura ambrosia. Il suo sapore fu così meraviglioso che emise dei mugolii di pura estasi, i suoi occhi si ribaltarono in un'espressione oscena e la sua lingua si agitò come impazzita, impaziente di assaporarlo ancora, di sentire nuovi, prelibati rivoli scorrerle sopra. Fu così travoltò dalla dolcezza diabolica dei suoi umori che praticamente non si accorse che la vampira stava cercando di spingerlo via e, quando gli lanciò un dardo dritto verso la sua spalla, non poté far altro che sussultare all'indietro ed emettere un verso di dolore, con la bocca spalancata e quella lingua lunghissima che si contorceva all'aria, come se non si fosse accorta di non essere più dentro di lei.
    I suoi occhi recuperarono un minimo di consapevolezza, di luce quando si sentì afferrare da quei maledetti tentacoli e perse presa, contatto su di Hilda. - No... - gemette, all'inizio, quasi più stupito che straziato, che infuriato. La vampira lo avrebbe visto provare a protendere le mani verso di lei, ad afferrarla ancora, mentre la guardava allucinato, sconvolto e spaventosamente bisognoso di lei. Lo sguardo e il sorriso che gli scoccò lo fece fremere se dovesse andare in mille pezzi da un momento all'altro ma, ciò che davvero gli fece perdere ogni controllo, fu quanto gli disse un attimo prima di allontanarsi da lui: non l'aveva ancora vinta? Ma lui non voleva vincerla, voleva sbranarla, voleva sbranarla con tutto se stesso, con ogni fibra di sé. Doveva sbranarla perché altrimenti sarebbe impazzito, sarebbe uscito fuori di senno: la sua vita era legata, intrecciata a quelle magnifiche carni che, adesso, si allontanavano terribili e impietose da lui. - NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! - un vero e proprio ruggito lo scosse e, se Hilda si fosse voltata verso di lui proprio in quel momento, avrebbe visto i suoi vestiti sul punto di esplodere in brandelli e quel volto tanto bello, quasi celestiale nella perfezione dei suoi lineamenti, contratto nella smorfia più disperata e bestiale che avrebbe mai visto, mentre spesse vene nere lo corrodeva e i suoi occhi, un tempo cieli tersi, non erano altro che due pozzi oscuri con una ferita sanguinante nel loro centro.
    Si dimenò come un ossesso, così furioso che neppure pensò a trasformare i suoi arti per tranciare i tentacoli e, quando questi finalmente lo lasciarono andare, si lanciò all'inseguimento di Hilda proprio come una bestia a caccia. Inutile dire che i suoi occhi si fissarono come frecce infuocate sulle sue natiche e che corse come se davvero dovesse ghermirla per divorarla. E, in effetti era proprio quello che intendeva fare: Hilda avrebbe fatto appena in tempo a entrare nei giardini della scuola, a trovarsi in una splendida e appartata radura che quell'inseguimento, quella caccia avrebbe trovato un'improvvisa fine. Adam, infatti, proprio mentre le correva dietro si lasciò completamente andare e si trasformò totalmente: il suo corpo già enorme praticamente esplose, riducendo in mille brandelli i suoi vestiti e divenendo davvero mastodontico, mentre si ricopriva di lucido carapace e tutti e quattro i suoi arti divenivano più lunghi del normale, tanto da farli apparire più sottili di quanto non fossero, poiché erano notevolmente più larghi di prima.
    In quella trasformazione improvvisa, Adam si sarebbe accucciato per terra e, un attimo dopo, avrebbe spiccato un balzo aiutandosi anche con le braccia: prima ancora che Hilda potesse fare alcunché si sarebbe sentita investire da quella spaventosa, colossale massa nera, schiacciata a terra da centinaia di chili di muscoli, corazza, zanne e artigli. Si sarebbe sentiva rigirare come se non avesse alcun peso, da una sola mano e quando sarebbe stata messa supina a terra, comodamente sdraiata sulla soffice erba del prato, avrebbe visto davanti a sé una belva fremente e impaziente, una belva assolutamente gigantesca che la teneva spietatamente immobilizzata. Sotto lo sguardo della vampira si sarebbe rivelato un torace davvero immenso, palpitante e in cui neanche lo spesso carapace poteva nascondere l'enorme muscolatura sottostante: Hilda avrebbe visto ognuno di quegli incredibili, formidabili fasci muscolari fremere da sotto la corazza flessibile, mentre braccia enormi, sproporzionatamente lunghe la bloccavano al suolo; se aveva percepito grandi le mani di prima, queste che le stringevano i polsi al suolo sarebbero sembrate mastodontiche, tanto che avrebbero potuto racchiuderle la testa nel palmo e spappolargliela come se fosse stato un guscio di noce.
    Il volto splendido di Adam era stato sostituito da due fauci immense, irte di zanne e armate delle caratteristiche mandibole a tenaglia di alcuni insetti, mentre tre roghi di pura passione, di pura follia la fissavano bramosi. - Mia... - quel sussurro bollente, bramoso fu pronunciato da una voce del tutto distorta, spaventosamente mostruosa e roca. Hilda non avrebbe avuto modo di fare nulla, forse avrebbe potuto dire qualcosa ma quelle fauci enormi si sarebbero spalancate e si sarebbero gettate sul suo volto; quella bocca mostruosa era abbastanza grande da poter accogliere per intero il suo capo e avrebbe potuto tranciarlo di netto con estrema facilità, però non fece nulla del genere: Hilda avrebbe sentito le mandibola a tenaglia scattare dietro la sua nuca, bloccandola tra le sue fauci prima che una lingua gigantesca, lunghissima e completamente rossa la forzasse ad aprire la sua di bocca e affondasse in lei senza alcun riguardo. Quella lingua non aveva nulla a che vedere con quella che, pochi minuti prima, l'aveva fatta godere tra le sue gambe: era spaventosamente più larga e ancora più lunga, oltre che essere completamente irradiata di eromanzia purissima, che le avrebbe fatto rilassare completamente bocca e gola permettendole di violarle con estrema semplicità; quello, infatti, non fu minimamente un bacio ma una sorta di folle, estremo e perverso amplesso, in cui quell'enorme lingua conquistò le profondità del suo esofago già al primo affondo, poi poi ritirarsi abbastanza da consentirle uno spiraglio di respiro e tornare, nuovamente, ad occuparle tutta la gola, in un ritmo folle, brutale e intensissimo. Hilda si sarebbe sentita scopata in gola senza alcun riguardo e la cosa assurda sarebbe stata che la sua gola, il suo stomaco, sottoposti a tutta quell'enorme quantità di eromanzia, sarebbero diventati ricettivi come la sua femminilità, donandole un piacere tanto osceno quanto assurdo. Un piacere che sarebbe cresciuto esponenzialmente, perché quella lingua non faceva che sprofondare in lei un po' di più a ogni affondo, portando quell'eromanzia e quel piacere in parti del suo corpo che mai avrebbero dovuto essere raggiunte, che mai avrebbero dovuto recarle godimento. - MIA! MIA! MIA! - la testa di Hilda era praticamente sprofondata nella bocca mostruosa di Adam, bloccata dalle sue fauci in una morsa terribile e quindi ognuna di quelle sue parole, di quella cantilena feroce e persa, sarebbe rimbombata in lei come se scaturisse direttamente da dentro la sua anima, rendendo tutto ancora più estremo, più perverso e osceno.
    Quella lingua avrebbe scavato così a fondo in lei, con una determinazione e una meticolosità disumane, che la vampira avrebbe presto percepito il rischio che persino il suo culo ne venisse riempito, in una penetrazione assolutamente folle e irripetibile e, proprio in quel momento, l'eromanzia e il piacere in lei avrebbero raggiunto la saturazione, facendo impazzire completamente il suo corpo. Solo allora, quando Adam lo avrebbe sentito completamente succube e vinto, meravigliosamente arreso, le avrebbe liberato le viscere, la gola e la bocca da quella lingua mostruosa, lasciandole andare la testa. - Sei mia... sì, sì! Mia! - ripeté ossessivo, sempre tenendola immobilizzata al suolo, prima che con le altre mani squarciasse con assoluta facilità la sua camicetta e il suo reggiseno, liberando così i suoi magnifici seni. Hilda avrebbe visto quei tre enormi occhi rossi spalancarsi e la pupilla farsi piccola come una capocchia di spillo, prima che Adam si fiondasse ad accogliere uno di quei seni nella sua bocca: per lui fu semplice come mangiare una caramella e immediatamente la vampira avrebbe sentito quell'enorme lingua intrisa di eromanzia avvolgersi in mille spire attorno al suo seno, leccarlo e succhiarlo con una bramosia folle e che mai nessuna bocca umana avrebbe potuto replicare; la punta, addirittura, si aprì rivelando una bocca aggiuntiva che si attaccò al suo capezzolo, succhiandolo con gusto mentre Adam sbavava ed emetteva dei versi di puro godimento. - Buona... buonissima! - ringhiò, gustandosi il suo seno e pizzicandola senza pietà con le zanne acuminate alla sua base, come a ricordarle che lui non voleva soltanto scoparla ma sbranarla...ed era assolutamente certo che, se avesse fatto appena poco più di pressione con le fauci, si sarebbe gustato il boccone più dolce della sua vita, il primo strappato a una creatura vivente, il primo vinto di diritto dopo una caccia trionfale. Non fece nulla del genere e le sue antenne, mobilissime, si strusciarono contro il suo corpo, il suo volto, i suoi capelli: annusandola, assaporandola e divorandola in una maniera che non poteva essere compresa da chi non aveva organi di senso simili e che pure, però, facevano mugolare di pura estasi Adam, tanto che se Hilda avesse potuto toccarle, stringerle probabilmente gli avrebbe donato una scarica di piacere spaventosa. Ma Hilda non poteva toccare alcunché, non poteva praticamente muoversi e l'unica cosa che le era concesso fare era godere, godere e ancora godere.
    Nel pieno di quella vera e propria frenesia alimentare, Adam lasciò perdere il capezzolo di Hilda e lasciò scivolare la lingua lungo il suo ventre, sempre lasciando delle spire ben avvolte al suo seno, finché non raggiunge la sua fica e la penetrò senza alcuna delicatezza, spalancandola meglio di un grosso cazzo e cozzando subito contro la sua cervice. Nel sentire il sapore dei suoi umori Adam emise un verso gutturale, languido e spaventosamente osceno, mentre le sue pupille volavano verso l'alto in un'espressione perversa anche per un volto mostruoso come il suo, assolutamente incapace al vero e proprio piacere fisico che ricavava dal suo prelibato sapore. Pochi attimi dopo, però, si staccò dal suo seno (quantomeno con le fauci, perché la lingua rimase avvolta mentre continuava a scoparla come se nulla fosse) e la guardò con spaventosa bramosia, mentre liberava il suo cazzo dalla prigione di carapace che lo conteneva: quella colossale mazza, irta di aculei carnosi e dalla cappella mostruosa, appuntita, si premette contro il suo pube, il suo clitoride, il suo ventre fino ad arrivare ai seni. Era spaventosamente lunga e larga, bollente e rossa come la lingua che l'aveva e la stava violando. - Dimmi che lo vuoi. - le chiese, mentre affondava con ancora più decisione la lingua nella sua fica e le stringeva più forte il seno, guardandola negli occhi con un'intensità da fiamma, con una bramosia da predatore affamato. - ...dimmi che lo vuoi! DIMMELO! - ruggì e le premette con furia, con rabbia spaventosa quel cazzo colossale contro il ventre, quasi a farle male, mentre la cupidigia dei suoi occhi non nascondeva i lampi d'improvviso odio che li illuminava: quella non era una richiesta ma un ordine. Un ordine che pretendeva un'assoluta, pronta obbedienza.
     
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